Titolo: In memory of
Fandom: Katekyou Hitman Reborn
Capitolo: 01
Rating: Nc-14
Character: Tsunayoshi Sawada, Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto, Reborn,
Kyouya Hibari
Pairing: 80x27x59
Prompt: 17.Cuscino
Word count: 3.385
Note: Stupido capitolo. Ci ho messo un sacco di tempo per riuscire a
scriverlo e a finirlo ed alla fine non è neppure uscito come voglio io >_>! In
ogni caso la mia pigrizia mi impone di non metterci più mano o come minimo
finirà che mi deciderò a chiuderlo tra un altro paio di mesi e non mi pare il
caso, sono già abbastanza lenta di mio XD.
Warning: spoiler, shounen ai, troisome,
death
Disclaimers: I personaggi appartengono ad Akira Amano e aventi diritto
I prompt appartengono alla community Mezza_Tabella@livejournal
Un letto e tre persone.
Un cuscino a cui affondavano tre teste. L'argento mesciato nel
castano, il castano sparso insieme al nero.
Un materasso singolo e lui nel mezzo.
Schiacciato tra corpi più grandi di lui, in un intreccio di
braccia e gambe in cui soffocare piacevolmente.
Gli occhi chiusi, il respiro trattenuto.
Fingeva di dormire.
Ogni notte.
Nell’attesa che Hayato si sporgesse verso la sua fronte,
sfiorandone la pelle candida con le labbra umide e Takeshi lo
stringesse più forte a sé, facendo aderire completamente il
proprio petto alla sua schiena più esile.
Ognuno da una parte.
E lui nel mezzo.
Come un bambino al sicuro nel lettone del genitori,
abbracciato e coccolato dai suoi eroi, protetto e vegliato in
un abbraccio che aveva il profumo della pelle dei due
Guardiani.
Attendeva paziente, tremando di piacere le volte che le dita
di Gokudera gli sfioravano le cosce o quando il mento di
Yamamoto affondava tra i suoi capelli e la mano sinistra si
apriva completamente al suo addome, al di sotto del pigiama,
con la pelle che toccava altra pelle ed il calore del suo
corpo che andava aumentando.
Attendeva finchè entrambi i Guardiani non cadevano vittima del
sonno.
Soltanto allora apriva gli occhi, uno alla volta, spiando
prima il volto del Guardiano della Tempesta, sempre di fronte
al proprio, poggiato vicinissimo sul cuscino; il suo respiro
gli sbatteva in faccia, il suo naso sfiorava il proprio. Si
girava, nel silenzio delle ombre e dei raggi di luna,
incontrando il volto di Takeshi che bisbigliava nel sonno il
nome di lui, in un suono simile a quello sottile che provocava
Shigure ogni qual volta la sguainava.
Li guardava dormire.
Solo questo.
Sdraiato in un letto minuscolo, con il calore dei corpi di
Hayato e Takeshi abbracciati al proprio, Tsunayoshi era
felice.
~Click~
Capitolo 01: Un cuscino per tre
[30 days before Death]
Burocrazia.
Un essere detestabile che riempiva le sue giornate di
tediosità.
Sospirò stancamente per la terza volta in un'ora, poggiando la
stilografica sulla scrivania riempita di plichi, carte da
lettera costose e timbri ormai usurati. Si erano ritrovati a
combattere una sorta di guerra fredda con i Millefiore, era
assurdo rischiare la vita di qualcuno perchè facesse
rifornimento di cancelleria da ufficio, c'erano cose ben più
importanti a cui pensare e di certo poteva fare a meno di un timbro
con il marchio della Famiglia Vongola.
Le dita si portarono distrattamente dietro la nuca, passando
tra i capelli castani cresciuti fin oltre le spalle.
Erano anni che li lasciava crescere, avevano raggiunto ormai
il fondoschiena ed erano diventati più che altro un impiccio,
ma per tagliarli avrebbe dovuto chiedere il permesso di Reborn.
Sorrise.
Era una vecchia storia, ormai.
"Ma non
puoi costringermi!"
"Scommettiamo?"
"Ma... ma... Reeebooorn!"
Il Serial Killer aveva scosso annoiato il capo assottigliando
lo sguardo che poi era affondato come un pugnale di petrolio
ghiacciato negli occhi preoccupati di lui, Tsunayoshi
Sawada, Decimo Boss della Famiglia Vongola.
"Riesci ad essere DameTsuna anche adesso che hai ventidueanni,
dovresti vergognarti." lo aveva rimproverato l'uomo -sì, uomo;
erano cresciuti tutti, Reborn compreso, riuscendo a riottenere
indietro la sua vera età, altezza e tutto quello che
concerneva l'aver di nuovo ventisei anni o poco più-.
DameTsuna aveva abbassato lo sguardo ingoiando ogni lamentela
e l'uomo gli aveva tirato nuovamente i capelli. Sembrava che
quel giorno si divertisse particolarmente a torturare quella
sua cascata castana che sfiorava appena le spalle.
"Se hai qualcosa da dire, parla DameTsuna, non ho voglia di
perdere inutilmente tempo a cercare di tirarti fuori le parole
di bocca."
Tsunayoshi era cresciuto, era diventato un boss rispettabile,
aveva iniziato a mandare avanti nel meglio il proprio Quartier
Generale e ad allargare la propria Famiglia.
Tsunayoshi era il più forte, più dei suoi Guardiani, anche più
di Kyouya, sì!
Ma se c'era qualcuno che riusciva a fargli venire i brividi
ogni qual volta scivolasse alle sue spalle, comparendo come
fosse stato un fantasma, principe di una dimensione più oscura
e pericolosa, era l'Hitman.
"Hiiii!" aveva urlato il giovane, cercando di scrollarsi di
dosso quella sensazione sinistra che il solo essere fissato
dal tutor gli procurava "Reborn, non puoi fare così, non è
giusto!"
"E chi me lo impedirà?"
"Hiiii! Ma perché devi sempre spaventarmi?!"
"Perché è divertente." aveva semplicemente affermato, in una
tranquillità disarmante.
"Ma... ma... ma i miei capelli cosa c'entrano? Voglio
tagliarmeli, è estate ed io ho caldo!"
"Umpf, non è una cosa che mi riguardi. Li taglierai quando ti
darò io il permesso."
"Ma perché?"
"Perché sembra ti diano fastidio e se riuscirai a superare
anche questa difficoltà diventerai più forte."
Tsunayoshi lo aveva capito da subito, era bastata una semplice
occhiata all'espressione annoiatamente inalterata del Killer e
lo aveva realizzato: quel maledetto Hitman gli aveva rifilato
la prima scusa che gli era saltata alla mente ed in realtà
voleva obbligarlo a farsi crescere i capelli fino a nuovo
ordine così, perché non aveva nulla di meglio da fare che
creargli problemi!
Non era cambiato niente tra loro due: lui poteva essere
diventato il Boss più potente del Mondo mafioso, ma Reborn era
ancora il petulante tutor in miniatura che si divertiva a
terrorizzarlo con le sue follie.
"Comunque, se preferisci fare a modo tuo non hai che da
sconfiggermi."
Era l'ultima cosa che avrebbe fatto Tsunayoshi, non solo
perché combattere senza un reale bisogno non era mai stato nel
suo carattere ma, soprattutto, perché la canna della pistola
dell'uomo premeva già contro la sua tempia e sulle labbra era
già nato un sorriso mefistofelico.
Certe cose non sarebbero mai cambiate.
"Adesso non potrò più tagliarmeli, eh, Reborn?" bisbigliò a
nessuno in particolare, poco prima che la porta del suo
ufficio si spalancasse di colpo e un uragano in abito scuro
facesse il suo ingresso.
"Juudaime!"
Aveva riconosciuto ancor prima che urlasse il volto di Hayato,
incorniciato da capelli che erano di un colore
straordinariamente chiaro: non erano biondo scuro come quelli
di Dino o dorati come quelli di Belphagor-kun. I capelli di
Hayato erano d'argento ed i suoi occhi smeraldini.
Di certo comunque non era quello con i capelli più strani,
prima di lui c'era Chrome-chan.
E Mukuro.
C'era. Per l'appunto, tempo passato.
Mukuro era stato sconfitto.
Reborn era morto.
E chissà cos'altro li aspettava.
"Hayato, perchè sei così agitato?"
Senza rendersene conto si era alzato in piedi, aprendo le mani
sulla scrivania e protendendosi con il busto in avanti.
Prima che potesse rispondere alla domanda, il Guardiano si era
fermato all'improvviso e nello sguardo era passato un lampo
che il Boss dei Vongola imputò semplicemente al carattere
impetuoso dell'uomo, non a caso era stato scelto per essere il
Guardiano dell'Anello della Tempesta.
"Quel maledetto..." sibilò Smoking' Bomb, irrigidendo i
muscoli e stringendo i pugni. L'espressione si era fatta
improvvisamente più dura ed i lineamenti del volto erano
contratti in una smorfia irritata che ricordava i tempi in cui
Lambo ed I-Pin giocavano a rincorrersi e al ragazzo toccava
proteggere il Decimo Vongola dalle bombe a mano che volavano
per casa.
"Quell'idiota di un Bovino ha di nuovo fatto esplodere l'ala
ovest! Ti prego, dammi il permesso di cacciarlo fuori dalla
Tenuta! Anzi, riempio una delle sue corna di polvere da sparo
e gliela faccio ingoiare dandogli fuoco, così finalmente avrà
un motivo serio per far esplodere l'Head Quarter della
Famiglia Vongola!"
"Alla fine è davvero colpa di Lambo-kun..." sospirò
Tsunayoshi.
Hayato addolcì di colpo l'espressione per rivolgere uno
sguardo incuriosito verso di lui.
"Hai detto qualcosa, Juudaime?"
"Ehmm..." iniziò vago "Stavo solo pensando che forse non
dovresti prendertela così a cuore, in fondo si sta allenando
duramente per migliorare la sua Elettrico Corrida.
Dovremmo cercare di sostenerlo."
"Oh Juudaime, tu sei troppo buono!"
Il Guardiano della Tempesta si era avvicinato alla scrivania,
raggiungendola in un paio di veloci falcate che gli permisero
di ergersi di fronte al giovane, specchiando l'immagine di lui
nelle proprie iridi e poggiando le mani al di sopra delle sue,
più piccole ma sempre straordinariamente calde.
"Ma questa volta non posso proprio perdonarlo."
Le dita si strinsero intorno a quelle di Tsunayoshi e con aria
grave Hayato continuò, senza mai distaccare lo sguardo.
"Ha distrutto parte della sala di musica e... e... e la tua
stanza..." la voce gli tremò, per un attimo Tsunayoshi ebbe il
timore che si sarebbe messo a piangere, invece si riprese
subito e rizzandosi in piedi gli diede le spalle urlando
contro un nemico immaginario "Quell'aho ushi ha osato
distruggere la stanza di Juudaime! Maledetto bastardo!"
Si volse nuovamente di colpo, aggirando la scrivania e
poggiando entrambe le mani alle spalle più esili di lui,
tirandolo appena verso di sé.
"A questo punto non c'è nient'altro da fare!"
"Che vuoi dire?"
"E' naturale, l'unica soluzione è che tu, Juudaime, dorma con
me, nella mia stanza!" nulla sarebbe riuscito a scalfire la
sua sicurezza.
"Ma... ma non è necessario..."
"Sì invece, non posso permettere che il Decimo Boss della
famiglia Vongola dorma in una stanza che è stata appena
attaccata, chissà quali pericoli si celano tra quelle quattro
pareti!"
"Guarda che non è stata attaccata e poi..."
Si fermò.
Aveva incrociato lo sguardo di Hayato, era stato imprigionato
da tutte le sfumature di verde dei suoi occhi e di colpo
qualcosa aveva attraversato il cervello, come una scintilla
unita al calore improvviso del suo corpo e al cuore che
martellava più rumoroso nel petto.
Aveva ricordato quando, più immaturi ed inesperti -o forse
semplicemente più giovani-, Gokudera gli aveva chiesto la
stessa cosa.
"Ehm.. Gokudera-kun, ecco... io dove
dormo?"
Non era stata la prima volta che aveva accettato l'invito del
ragazzo a passare la notte a casa sua, aveva pensato che fosse
una villa troppo grande per una persona soltanto, ma di solito
c'era una stanza sulla sinistra adibita per gli ospiti.
Dopo cena, dopo i soliti litigi tra Yamamoto ed Hayato che
sgridava il compagno per essersi autoinvitato ed essere come
al solito di troppo, dopo il bagno caldo che il Guardiano
della Tempesta aveva preparato personalmente, Trunayoshi aveva
raggiunto la stanza, aprendone la porta.
Era tutto come ricordava, con l'enorme letto a baldacchino nel
mezzo, dalle coperte azzurro cielo.
Hanno il colore della tua anima. Era sfuggito ad Hayato
la prima volta che gli aveva mostrato la camera, prima di
cominciare uno sproloquio nevrotico per cancellare l'imbarazzo
di essersi lasciato troppo andare.
Sulla sinistra le tende erano raccolte da nastri di seta blu
che le spostavano ai lati di una porta-finestra dai doppi
vetri e sulla destra un'armadio gigantesco occupava la maggior
parte della parete.
Era tutto come ricordava, tranne un particolare.
E quando si era voltato per cercare il padrone di casa, lo
aveva trovato alle proprie spalle, con l'aria colpevole di un
bambino scoperto a rubare la marmellata ed un cuscino stretto
tra le braccia. Quel cuscino era esattamente ciò che mancava
alla stanza degli ospiti.
"Ju... Juudaime..." lo sentì appena, mentre aveva iniziato con
un sussurro sottile e terminava con una sbrodolata di parole
tutte attaccate l'una all'altra "tipregodidormireconme."
Tsunayoshi aveva sbattuto le palpebre, cercando di capire cosa
gli fosse appena stato detto, ma la comparsa di Yamamoto li
aveva interrotti.
"Ohè, Tsuna, che ne dici di fare come al campeggio delle
elementari?"
"Ma perchè sei sempre tra i piedi, yakyuu baka?"
"Ahahahah, gomen-gomen, cercavo l'altra stanza degli ospiti e
mi sono perso!"
"L'altra stanza degli ospiti non è per te, è riservata a
Juudaime!"
"Infatti la cercavo proprio perchè c'era Tsuna, ahahaah!"
"Maledetto, che volevi fare?!"
"Te l'ho detto no? Volevo proporgli di fare come quella volta
al campeggio, è stato divertente! Eh, Tsuna?"
Lui non aveva risposto, era impegnato a cercare qualsiasi
altro discorso purchè non fosse quello del campeggio ed
agitare nervosamente le braccia per fargli segno di non
proseguire.
"Faceva talmente freddo quella volta che Tsuna bagnò il suo
letto!"
"Yamamoto!"
Troppo tardi.
Yamamoto aveva già fatto la spia.
"Ed alla fine siamo finiti a dormire nello stesso sacco a
pelo!"
"Tu... Tu... tu e Juudaime... nello stesso..."
Takeshi aveva annuito, Hayato era caduto in ginocchio
sconfitto dalla precocità del giocatore di baseball e
Tsunayoshi aveva desiderato sparire per la vergogna.
Poi, non si sa come, si erano ritrovati tutti e tre nello
stesso letto, gli uni stretti all'altro, mentre il suo cuore
non gli dava tregua ed il volto andava a fuoco.
Non era stato divertente, come aveva detto Takeshi.
Era stato Bello.
"D'accordo." concesse, in un sorriso che Smoking' Bomb definì
divino.
Gli sorrise di rimando, muovendo il primo passo in direzione
della porta, ma subito dopo il corpo fece dietro front e le
proprie braccia si alzarono per circondare il corpo del
proprio Boss.
"Ti amo, Juudaime." pronunciò le prime due parole in un
perfetto italiano, terminando con un bacio tra i capelli di
lui.
Non c'era più imbarazzo nei gesti di Hayato.
Diventare uomo significava anche prendersi la responsabilità
dei propri sentimenti.
"Da... daisuki mo."
Specialmente se erano ricambiati.
"Mhmmmm." sembrò che il Guardiano gli stesse facendo le fusa
"E mi ami più di quello yakyuu baka?"
"Ha... Hayato." pigolò lui, con voce lamentosa. Anche
crescendo non aveva perso certe intonazioni che soltanto un
fifone come lui poteva possedere.
Hayato sciolse l'abbraccio a malincuore, si abbassò e posò le
labbra a quelle del Decimo Boss, in un bacio lieve che ebbe
subito termine.
"Ho deciso, sarò magnanimo con il Bovino." annunciò il
Guardiano, mentre lui sorrideva contento di sentirglielo dire.
"A proposito..." apparve imbarazzato quando ne ricercò
nuovamente l'attenzione, con un sorriso sforzato "Si chiama
Elettrico Cornata, non Corrida. Quella è una parola
spagnola."
"Eheheh, mi confondo sempre."
Se non fosse stato così non sarebbe stato da Juudaime,
probabilmente.
Lo baciò ancora, ancora e ancora, finché non divenne naturale
respirare direttamente nella bocca di lui, cibarsi dei suoi
ansimi e mischiare la propria saliva con la sua.
E poi ricominciare a baciarlo.
Soltanto la presenza di qualcuno, entrato senza nemmeno
bussare, lo spinse a smettere, per volgere la propria
attenzione alla porta.
"Sawada Tsunayoshi." chiamò l'intruso, serafico e
gelido come d'abitudine.
"Hibari!"
"Ah... Hibari-kun..."
"Umpf, ti avverto, se mi farai perdere tempo ti morderò fino
alla morte. Caccia l'erbivoro e dimmi perché volevi parlarmi."
"Ehy tu, quante volte ti devo dire che devi portare rispetto a
Juudaime?!"
Lo sguardo di nero fumo di Kyouya abbracciò l'interno della
stanza, spaziando velocemente sulla mobilia, superando con una
feroce prepotenza la figura di Hayato per affondare
direttamente nelle polle nocciola del Decimo Vongola.
"Ehy, ma mi stai ascoltando maledetto?!"
Ancor prima della voce del Guardiano delle Nuvole, arrivò il
freddo metallo dei suoi tonfa puntati al collo di Smoking'
Bomb.
"Mi stai infastidendo, erbivoro."
"Smettetela voi due."
Era stato inaspettato, come ogni volta che il giovane si
metteva tra loro, dividendoli e regalando sguardi di
disapprovazione traditi dalla naturale dolcezza dei suoi occhi
nocciola.
Tsunayoshi si era infilato nel mezzo della discussione, una
mano aveva stretto l'estremità del tonfa di Kyouya e l'altra
il polso di Hayato. Si soffermò su quest'ultimo, sorridendogli
poco dopo.
"Hayato, vai pure. Per favore."
"Ma..."
"Ti prego."
"Nh... Come desideri, Juudaime."
Attese che fosse uscito prima di rivolgersi all'altro
Guardiano, senza mai far sciogliere il sorriso appena nato.
"Mi avevano detto che saresti stato via sino alla prossima
settimana, mi fa piacere che tu sia tornato, Hibari-kun."
"Sawada Tsunayoshi tieni per te i convenevoli. Mi cercavi,
sono tornato, ora dimmi perché."
Kyouya non aveva bisogno dei suoi tonfa per colpire.
Bastava un'occhiata.
Una parola.
"Non vuoi accomodarti?"
"No. Parla."
E chiunque rantolava ai suoi piedi soffocato dal terrore che
incuteva.
"D'accordo." il giovane Boss abbassò lo sguardo, raccogliendo
le idee prima di tornare a guardare l'uomo e di colpo il suo
sorriso scomparve.
"Ho preso la mia decisione e ho pensato di parlarne prima con
te, perché sei l'unico che... non proverà a fermarmi."
Poi era arrivata la sera, preceduta dal tramonto.
La notte.
E l'alba di un giorno nuovo.
L'estate era la sua stagione preferita. No, forse la primavera
in cui i ciliegi fiorivano e tutto sembrava meno caotico e più
delicato.
L'inverno invece non faceva per lui.
Era pigro. Sempre stato. Così come era sempre stato freddoloso
e l'idea di doversi alzare dal letto e privarsi del calore
delle pesanti coperte per cadere vittima degli spifferi e del
gelo invernale, non gli era mai andata a genio.
"Ancora cinque minuti." borbottò una voce alla sua sinistra,
divorata in gran parte dal materasso in cui il volto di
Takeshi era affondato, scivolando dall'unico cuscino.
Tsunayoshi sorrise, spingendosi maggiormente contro l'uomo che
la notte precedente lo aveva seguito, mentre scivolava nella
stanza di Gokudera.
"Argh, yakyuu baka, sei di nuovo salito in ascensore con
Juudaime senza il mio permesso..." ringhiò nel sonno un'altra
voce alla sua destra e quando lui tentò di mettersi sul
fianco, per evitare di rubare spazio ai due guardiani, le dita
dell'altro si impossessarono della stoffa del suo pigiama,
all'altezza del petto, tirandolo con prepotenza a sé.
Gelosamente.
Per quanto le giornate si riempissero di impegni, iniziavano e
terminavano con loro tre insieme. Sempre.
Si accoccolò meglio tra i due, fingendo che fosse tutto come
al solito.
Erano così rari i momenti in cui un'apparente calma si
sostituiva alla tempesta che, alla fine, l'unica cosa a cui
riusciva a pensare era quanto sarebbero durati, quando
avrebbero dovuto ricominciare a combattere per difendersi
dall'odio innato dei Millefiore e quando avrebbe seppellito un
altro dei suoi amici.
Sentì improvvisamente freddo.
"Tsuna...?"
"Juudaime..."
Si erano svegliati.
Soltanto quando le dita di Takeshi e Hayato ne sfiorarono la
pelle del volto si rese conto di non essere stato in grado di
trattenere le lacrime.
Scattò a sedere, asciugandosi gli occhi in fretta ed alla bene
e meglio, nascondendosi dietro una risata forzata a cui
nessuno dei due Guardiani credette.
Hayato scivolò fuori dal letto, per poi salire sul materasso
ed inginocchiarsi di fronte a lui, mentre Takeshi si metteva a
sedere a sua volta, circondandogli entrambe le spalle con il
braccio e facendogli poggiare il capo alla propria spalla.
"Ehy, finirà prima o poi, lo sai, vero Tsuna?"
La voce del Guardiano della Pioggia si era fatta leggera, era
stato come venire accarezzati dalle gocce di una pioggia di
primavera, riscaldata dai raggi di un sole accecante.
Annuì, frusciando con la guancia contro la pelle nuda
dell'uomo, segnata da cicatrici più o meno profonde che si era
provocato durante gli allenamenti o contro gli avversari
affrontati. Era passata un'eternità da quando il suo unico
sogno era quello di giocare a baseball e diventare il numero
uno del Giappone.
"Vedrai, riusciremo a vincere anche questa battaglia, te lo
prometto, Juudaime."
Le labbra di Hayato erano calde quando si posarono alla fronte
di Tsunayoshi.
Chiuse gli occhi, piegando gli angoli della bocca in un debole
sorriso.
Annuì ancora, questa volta più convinto.
C'erano momenti in cui Takeshi e Hayato riuscivano
perfettamente a leggere nei suoi pensieri, interpretando ogni
sua espressione, scacciando ogni sua paura. Ed altri, in cui
non si rendevano che il suo terrore più grande, quello che la
mattina lo spingeva a starsene tra le loro braccia cinque
minuti in più, solo cinque minuti in più, era quello di
perderli.
Non avrebbe retto alla vista dei loro nomi incisi su di una
lapide grigia.
"Rimaniamo a letto. Ancora cinque minuti, vi va?"
"Anche tutta la mattina se vuoi."
"Tsè, certo, tanto per quello che fai tu potresti startene a
letto anche tutto il giorno!"
"Sentito, Tsuna? Hayato propone di starcene a letto tutto il
giorno, per passare un po' il tempo potremmo... beheee..."
"Aha, Ta... Takeshi, aspetta... aha... se mi spogli ho
freddo... Almeno fammi sistemare meglio sotto le coperte!"
"Non travisare le mie parole, Maniaco! Ah... Ju... Juudaime,
non vorrai davvero... Oddio, ma come diavolo fai a spogliarlo
sempre così in fretta, yakyuu baka?!"
"Si vede che sono portato! E, a proposito, tu mi sembri troppo
vestito."
"Sembri sempre più maniaco!"
Risero.
Tutti e tre.
Al caldo sotto le coperte che sarebbero rimaste su quel letto
per poco; poi tra baci, carezze e gemiti le avrebbero perse
chissà dove, cadute sul pavimento.
Tsunayoshi si protese per allacciare le braccia intorno al
collo dei due Guardiani, ora vicini e chinati su di lui, che
lo guardavano con lo stesso sguardo di adorazione di un fedele
davanti al proprio Dio.
Inspirò a fondo l'odore della loro pelle.
Cinque minuti.
Solo per altri cinque minuti, rimaniamo dove posso sapervi al
sicuro.
.CAPITOLO 01 END.
prashebook-
Aho ushi = Stupid cow
Juudaime = Tenth
Yakyuu baka = Stupid baseballman
Daisuki mo = I love you too