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Autore: Mrs__Direction    28/03/2015    2 recensioni
Correre.
Era tutto ciò che potevo fare, i miei compagni erano stati uccisi, massacrati e io non avevo neanche avuto il tempo di vedere bene i miei nemici: combattere era fuori discussione.
Sentivo già la sensazione della morte, vi siete mai chiesti come sarebbe stato morire? Io me lo chidedevo da sempre… e adesso sapevo che non avrei aspettato molto per scoprirlo. Il sudore grondava dalla mia fronte, coperta dalla fascia del villaggio della Nebbia, ero stanca ma questo non mi impediva di correre con tutta la mia forza ma per quanto io continuassi… mi avrebbero raggiunta prima o poi.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akasuna no Sasori, Akatsuki, Deidara, Hidan, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Aprii lentamente gli occhi, ero sdraiata a terra… tutto intorno a me era sfocato e buio.
Un forte dolore alla gamba mi fece spalancare gli occhi: era buio l’unica luce era quella delle braci di un ormai quasi spento fuoco che si trovava accanto a me. Questo significava che non era passato molto tempo dalla mia battaglia con Hidan.
Una dolorosa fitta alla gamba mi fece gemere dal dolore.
«Stai calma, adesso ti fascio anche quella sul petto.» Quella voce… apparteneva a uno di quei tre bastardi, era un ricordo sfocato finche non lo misi bene fuoco: il biondino!
Era concentrato nel fasciarmi la gamba, quanto avrei voluto protestare, ma non ne avevo la forza.
Era così semplice: dovevo solo alzarmi, tirare un pugno a Deidara e correre via... Ma il mio corpo non aveva nessuna intenzione di muoversi, la gamba faceva malissimo.
«N-non sono m-morta....» Balbettai con una voce roca che non sembrava neanche la mia, non avevo abbastanza forza neanche per parlare normalmente.
«Ringrazia me per questo.» Rispose, adesso sapevo anche chi era stato a fermare Hidan.
«Dovevi lasciarmi morire.» Gli dissi, digrignando i denti.
«Ci servi viva.» Rispose lui, senza togliere lo sguardo da ciò che stava facendo.
Non risposi, lui legò la fasciatura… era cosi fottutamente stretta, faceva cosi male che mi sono dovuta mordere il labbro per non urlare.
«Riesci a tirarti su? Devo ricucirti la ferita sul petto.» Lo guardai con un'espressione vuota.
Sbuffò.«Ti aiuto io.» Stavo per alzarmi io ma il biondino mi aveva già messo una mano dietro la schiena tirandomi su.
Lo guardai, aveva dei lineamenti quasi femminili, gli occhi erano azzurri, aveva tutti i capelli in faccia, la fronte era coperta dalla fascia del villaggio della roccia con un taglio nel mezzo. Non stava indossando la sua veste da membro dell’organizzazione Alba, notai poco dopo che era ciò che stavo usando come cuscino prima di essere tirata su.
«Dovresti toglierti la maglietta.» Arrossii, era meglio se  questo lo facevo da sola, non avevo bisogno del suo aiuto, se veramente voleva aiutarmi in qualche modo mi avrebbe lasciata scappare.
Mi tolsi la maglietta… mi costò un po' di dolore ma non importava.
Deidara fece un sorriso malizioso, abbassò lo sguardo sul mio reggiseno, feci una smorfia di disprezzo ma lo lasciai fare.
Finito di guardarmi, Deidara bagnò la ferita, per togliere il sangue il quale non gli lasciava la visuale della ferita. Non appena ebbe finito si mise al lavoro con ago e filo e fu li che le vidi: aveva delle bocche sulle mani! Che cosa disgustosa... Non commentai, ma la cosa mi aveva al quanto disgustata.
La ricucitura fu dolorosa ma non mi lamentai, finito tutto mi fasciò la ferita con una benda bagnata, come con la gamba.
«Per un po' non potrai camminare, l’osso della gamba è fratturato...» Commentò Deidara, più a se stesso che a me, mi aiutò a rimettermi la maglietta.
«Sei un medico ninja?» Chiesi, guardandolo. Lui rise alla mia domanda per poi tornare a guardarmi.
«Io sono un artista.» Disse, con un sorriso orgoglioso.
«Disegni?» Gli chiesi, infondo potevo conoscerlo meglio, se diventavo sua “amica” sarebbe stato a mio vantaggio. Dovevo scoprire le sue abilità e i suoi punti deboli. Lui guardo le braci per poi spostare gli occhi al cielo con un sorriso sincero.
«L’arte è un istante di effimero splendore, è energia, creatività, movimento! Qualcosa che suscita forti sentimenti dentro di noi, un momento breve ma magico… non si può scordare la vera arte. È come un esplosione.» La sua voce era piena di emozione, alzai un sopracciglio in segno di confusione ma in realtà ero d’accordo su ciò che aveva detto, sembrava cosi devoto all’arte, scossi la testa come per farci uscire ciò che aveva detto… non potevo ammirare un nemico. Tolse lo sguardo dal cielo guardando me. «Ma come ogni bravo artista… so anche disegnare.» Aggiunse, tornando serio.
«È una specie di… hobby?» Chiesi.
«L’arte è il mio ninjutsu, il mio hobby, la mia felicità, l’unica cosa che conta.»  Rispose lui. «Comunque… non ho intenzione di rivelarti le mie abilità.» Disse, aveva già capito le mie intenzioni. Digrignai i denti. Se l’arte era il suo ninjutsu… poteva essere per quello che avevo trovato dell’argilla nella sacca accanto a quella delle armi!
Deidara rise. «È divertente… parlare di arte con una ragazza di cui non so neanche il nome e che probabilmente non ci capisce niente.» Commentò Deidara. Sospirai.
«Mi chiamo Akira.» Dissi. «Probabilmente non capisco l’arte in modo profondo come te… ma sono bravina a disegnare.»
«Il fatto che sei “bravina” non ti rende un artista… un aritista è colui che ama ciò che fa’.» Disse lui.
«Mi diverto a disenare.» Risposi io facendo spallucce.
«E che cosa disegni?» Chiese l’artista, curioso… mi sembrava quasi di stargli simpatica.
«Di tutto.» Risposi. Lui sorrise, divertito.
«Ad esempio?» Chiese.
«Non lo so… ho dei flash nella mente e disegno ciò che mi appare.» Guardai il fuoco, pensierosa. Ci fu un lungo momento di silenzio.
«A che clan appartieni?» Mi chiese, come se gli interessasse qualcosa. Lui voleva solo il mio demone per poi uccidermi a sangue freddo, lo sapevo benissimo… ma in fondo, se suscitavo la sua simpatia avrebbe potuto anche lasciarmi scappare.
«Non lo so… so solo che appartengo al villaggio della nebbia.» I suoi occhi azzurri si piantarono nel nero dei miei, con curiosità. Restammò così per un po’ ma poi digrigani i denti, i suoi occhi si spalancarono, come se avesse visto un mostro dentro di me, ma non disse niente.
«Non importa...» Disse lui. «Mi dispiace che ti teniamo lontano dall’arte… so cosa significa, non poter disegnare, scolpire e cose cosi.» Mi sorrise, una lieve luce iniziò a illuminare la foresta in cui ci trovavamo il sole stava sorgento da sopra le montagne.
«Dovresti riposarti… è l’alba e quel coglione di Hidan ti ha ridotta davvero male. La prossima volta pensaci due volte prima di provare a scappare.» Mi disse, guardando verso il sorgere del sole. Lo imitai, scrutando l’orizzonte.
 «Sono troppo sveglia per dormire.» Feci una pausa di qualche secondo. «L’alba è magnifica.» Commentai.
«Concordo, è come l’arte della natura.» Rispose Deidara.
Il sole era sorto solo per metà, colorava le nuvole e il cielo di un arancione acceso era un contrasto di colori, era bello sapere che in una giornata tutto iniziava in modo cosi bello.
Guardai il volto di Deidara, illuminato dai primi raggi del caldo sole, era carino… ma a me non importava. Voleva solo il mio demone, stava provando a mandarmi fuori strada facendo il gentile ma non ero cosi facile da ingannare.
Ci fu un lungo silenzio, il sole era già del tutto sorto.
«Meglio svegliare Sasori e Hidan… c’è ancora molta strada da fare.» Mi venne un brivido solo al pensiero di dover vedere Hidan o di dover sentire la sua voce da pazzo furioso un’altra volta. Quel ragazzo mi spaventava a morte, com’era possibile che non morisse mai? Deidara si alzò in piedi, stiracchiandosi.
«No… Deidara, per favore.» Lo guardai con uno sguardo preoccupato, afferrando i suoi pantaloni per fermarlo. Lui rispose con uno sguardo confuso. «Solo cinque minuti…»
«E va bene.» Feci un sospiro di solievo. Deidara si fece scappare una risata divertita. «Hai paura di loro?» Mi chiese.
«No.» Arrossii. Deidara mi guardò divertito. «Solo di Hidan.» Aggiunsi, mordendomi il labbro.
«Io avrei più paura di Sasori, se fossi in te.» Disse Deidara. «L’unica abilità di Hidan è quella dell’immortalità, non è niente di troppo speciale.»
«Ma come è possibile?» Chiesi io.
«Hidan prende la sua immortalità da tutti i sacrifici che regala al suo adorato Jashin.» Mi spiegò il ragazzo, sapevo che non mi avrebbe detto niente di lui stesso ma dei suoi compagni forse si, potevo provare a sconfiggere loro. «Se un giorno si stufasse di ammazzare la gente con quel suo stupido rituale idiota, tornerebbe mortale… ma dubito che smetterà, ha tutta l’aria di uno che si diverte a uccidere.» Continuò.
Anche tu. Rispose la mia mente… Deidara aveva un’aria pericolosa e non sapevo nulla di lui se non che era un’artista e che sapeva creare prigioni di argilla.
«Senti… mi dispiace ma devo legarti di nuovo.» Disse Deidara. Sospirai, ma gli consegnai le mie mani senza porre resistenza… non potevo scappare finche avevo la gamba rotta, questa proprio non ci voleva.
Me le mise dietro la schiena, legandole ma non erano strette come l’ultima volta. Subito dopo camminò fino a dove si trovavano Hidan e Sasori. Iniziò a scuotere Hidan.
«No… ancora cinque minuti! Sono stanco.» Si lamentò.
«Ti faccio esplodere se non alzi il culo.» Rispose Deidara.
«Ok, ok…» Rispose lui con un grugnito. Si tirò su, aveva i capelli scompigliati e le occhiaie sotto gli occhi violetti. Sbadigliò sonoramente per poi alzarsi.
Deidara si spostò verso la marionetta di Sasori e iniziò bussarci sopra.
«Svegliati Sasori, dobbiamo andare.» Disse il biondino. «Non vuoi uscire per un po’ da quella tua maledetta marionetta? Solo per vedere il sole.» Chiese. Mi aspettavo una risposta brusca tipo “scordatelo” oppure “lasciami stare”… non conoscevo bene Sasori ma mi aspettavo comunque qualcosa del genere ma non mi sarei mai immaginata di vedere la marionetta aprirsi per rivelare un ragazzo con i capelli e gli occhi rossi. Non sembrava tanto pericoloso, anzi. Quella sua marionetta lo faceva sembrare molto peggio senza mi sembrava quasi indifeso, ma lo sapevo benissimo che le apparenze ingannano, doveva essere uno chinobi molto forte. Il mio sguardo passò a Hidan, si stava infilando la sua uniforme da Akatsuki, mi lanciò un’occhiata assassina per poi guardare Deidara.
«DeiDei, si può sapere perché cazzo dobbiamo camminare?» Chiese. «La tua meravogliosa arte ci può far volare…» La parola “meravigliosa” fu marcata da molto sarcasmo. Deidara lo fermò con uno sguardo parecchio arrabbiato.
«Ci sono due semplici ragioni, idiota, una è che non volevamo far sapere alla ragazzina le nostre abilità.» Disse Sasori, guardando Hidan in modo irritato. Deidara stava ancora provando a calmarsi dal sarcasmo del suo compagno. «E secondo, siamo vicini al villaggio della foglia, ci conoscono, noi e le nostre abilità. Riconoscerebberò il, emh… come chiamarlo? Il… “ninjutsu” di Deidara.» Concluse Sasori facendo spallucce.
«Ninjutsu? Non è semplice ninjutsu! È arte!» Si lamentò il biondino. Sasori alzò gli occhi al cielo.
«Non puoi chiamare arte quei tuoi cosi di argilla.» Ribattè Sasori.
«Ma smettetela, fa schifo la fottutissima arte di tutti e due… Possiamo mangiare? Io ho fame!» Chiese Hidan, intromettendosi, i due lo guardarono con disprezzo ma presero dei panini dalle loro sacche… Sasori mi slegò per lasciarmene mangiare uno, potrei giurare di averlo visto sorridere. Fu solo in quel momento mi accorsi della fame che avevo. Finita la breve colazione mi rilegarono le mani ed era ora di rimettersi in viaggio.
«La puttanella non può camminare… chi la porta?» Chiese Hidan. Deidara e Sasori si fermarono a guardarlo con aria di rimprevero.
«Tu l’hai ferita, tu te la porti.» Rispose Sasori.
Deidara mi lanciò uno sguardo per poi anuire. Hidan sospirò e mi prese a sacco di patate, la giornata non avrebbe potuto iniziare in modo peggiore.
 
NEKOMAKI P.O.V.
 
Riuscivo a vedere i portoni di Konoha! C’ero quasi, stavo correndo… non potevo lasciare la mia amichetta umana in balia dell’organizzazione Alba, dovevo assolutamente avvertire qualcuno.
Arrivato all’entrata uno dei ninja che la sorvegliava mi fermò.
«Chi sei? Cosa vieni a fare nel Villaggio Della Foglia?» Mi chiese.
«Stai parlando con un gatto, idiota!» Gli disse l’altro.
«Sono un gatto ninja, so parlare. Miao.» Dissi io. Il primo ninja fece la linguaccia al suo amico, ma dove ero capitato? «Sono qui perché devo assolutamente vedere l’Hokage.» Dissi.
«Perché?» Chiese il secondo.
«Lo dirò all’Hokage il perché, miao.» Risposi io.
«E va bene, ti porto da lei.» Rispose.
Iniziò a camminare, adentrandosi nel villaggio lo seguii velocemente, mi portò davanti a un edificio al centro della città per poi dire a una ragazza coi capelli rosa di portarmi dall’Hokage.
«Si, subito.» Rispose lei con un sorriso, doveva avere l’età di Akira, pensai che potrebbero diventare amiche se mai si dovessero incontrare. Mi portò dentro per poi bussare a una porta.
«Signorina Tsunade, posso entrare?» Chiese, aprendo la porta.
«Cosa succede, Sakura?» Chiese la signora seduta al tavolo dove doveva esserci l’Hokage, ma chi era? Non sarà mica lei? Non poteva avere le tette cosi enormi. Mi accorsi dopo del ragazzo in piedi davanti alla signora.
«Oh, mi dispiace… ho interroto una discussione?» Chiese Sakura.
«No, non ti preoccupare, me ne stavo per andare… che succede?» Chiese il ragazzino con tono pacato, aveva le mani immerse nelle tasche e lo sguardo di un menefreghista i suoi capelli erano raccolti in una coda che lo faceva sembrare un ananas.
«Entra pure Sakura.» Disse la signora. Nessuno si era accorto di me, allora feci un sonoro “Miao”. Tutti abbassarono lo sguardo per guardarmi.
«È arrivato un gatto ninja, l’ho solo scortato dentro, non ho idea di perché sia qui.» Disse Sakura facendo spallucce.
«Capito, cosa succede?» Chiese la signora, rivolta a me. Ormai avevo capito che doveva essere l’Hokage.
«Io sono Nekomaki e sono stato portato qui da una mia cara amica, ha usato la tecnica del richiamo.» Risposi io. «Era qui vicino al villaggio della foglia… lei è la forza portante del gatto a sette code, miao.» Sgranò gli occhi.
«Ma il sette code appartiene al villaggio della nebbia, cosa ci fa qui a Konoha?» Chiese l’Hokage.
«Lei non sapeva di essere vicina a qui, è stata rapita dall’organizzazione Alba… è riuscita a chiamarmi finche i tre shinobi dormivano. Miao.» Risposi, con un sospiro.
«Cosa?!» Sbottò lei. Il ragazzo ananas aveva sgranato gli occhi.
«E il villaggio della nebbia lo sa?!» Chiese l’Hokage.
«Dubito, per quel che so io lei era in missione prima di essere rapita, miao.» La ragazza coi capelli rosa digrignò i denti.
«Manderò qualcuno, adesso.» Disse. Guardò il ragazzo ananas.
«Shikamaru, ho bisogno che mi formi una squadra, in fretta!» Gli disse. Il ragazzo annuì.
«Nekomaki, giusto? Puoi dirmi come erano fatti i tre chinobi che erano con lei?» Mi chiese il ragazzo. Ripensai a poche ore prima… li avevo visti di sfuggita ma un occhiata ero riuscito a dargliela.
«Uno di loro ha i capelli biondi che gli coprono il viso.» Dissi io.
«Deidara…» Disse Tsunade. «Abbiamo un libro con i loro nomi, fotografie da ricercati e tutte le loro abilità, lo conosco a memoria.»
Shikamaru si mise una mano sul mento, probabilmente lo conosceva anche lui.
«Un altro era una specie di tartaruga di legno, miao.» Dissi.
«Sasori.» Disse Sakura.
«E l’ultimo l’ho visto di schiena ma aveva i capelli argento ed era petto nudo.» I tre si guardarono.
«Potrebbe essere Hidan.» Disse Shikamaru. «Ok…»
Il ragazzo si accucciò a terra unendo le mani per formare una specie di cerchio, chiuse gli occhi, ero confuso, nessuno parlò così seguii l’esempio… lui rimase così per un paio di minuti. Poi aprì gli occhi.
«Deidara non è bravo nei combattimenti ravvicinati, qundi ho bisogno di qualcuno di molto veloce e forte come Rock Lee e il maestro Gai.» Fece una pausa. «Sasori usa le marionette e il suo stesso corpo è una marionetta ha un solo punto debole, il cuore… ho bisogno di qualcuno di preciso e veloce: Kakashi e Neji sarebbero l’ideale, Neji mi serve anche per riuscire a trovarli e per la stessa ragione richiedo Kiba.» Sospirò. «In quanto a Hidan, non bisogna avvicinarsi, è mortale nei combarrimenti ravvicinati e  se riesce a ottenere anche solo una goccia del tuo sangue non c’è scampo… io sono la persona adatta e… dovrebbe venire anche Ino, la sua tecnica potrebbe essere utile.» Guardò Sakura. «In caso la ragazza fosse ferita ho bisogno anche di te, Sakura.»
«E Naruto?» Chiese l’Hokage.
«Non sarebbe saggio portarlo con noi, l’organizzazione Alba ha bisogno anche del nove code, in caso la spedizione andasse male non solo avrebbero la ragazza ma anche Naruto.» Rispose Shikamaru.
«Shikamaru, lo conosciamo entrambi… se Naruto lo scopre che andiamo in missione contro l’Organizzazione Alba non ci sarà modo di farlo restare qui.» Disse Sakura.
«Proveremo a tenerglielo nascosto.» Rispose il ragazzo. «In caso lo scopra… verrà con noi, potrebbe servirci il suo aiuto.»
«Kakashi, Gai, Rock Lee, Ino, Neji e Kiba.» Tsunade anuì. «Andate ad avvertirli… dovete partire immediatamente.»
«Riusciresti a tornare dove erano accampati la tua amica e gli Akatsuki?» Mi chiese Shikamaru.
«Certo, miao.» Risposi io.
«Ok, Sakura… io avverto Neji, Kiba e Ino. Tu vai da Lee, Gai e Kakashi, Nekomaki, vieni con me… è meglio che tu faccia subito amicizia con Hakamaru. Ci troviamo ai cancelli tra dieci minuti.» Fece un sorriso ironico. Sakura annuì e uscì con passo spedito.
«Salvate il sette code.» Disse Tsunade.
«Non si preoccupi, non falliremo.» Shikamaru uscì e io lo seguii.
«Chi è Hakamaru? Miao.» Chiesi, lui fece una risatina rimettendo le mani nelle tasche.
«Lo vedrai… stiamo andando proprio da Kiba.» Rispose lui, il resto della camminata fu silenziosa. Fin quando non arivammo alla porta di una casa. Shikamaru bussò e ad aprire fu un ragazzo con i capelli arruffati e dei triangoli rossi disegnati sulle guance… conoscevo quei segni. Voleva dire che era parte del clan… Oh merda.
«Non mi avevi detto che il ragazzo era un Inuzuka! Miao!» Mi lamentai io, Shikamaru rise e sentii un abbaio da dentro la casa. Rabbrividii.
«Hey, ciao Shikamaru… cosa succede?» Chiese l’Inuzuka.
«Stiamo per partire per una missione e devi venire con noi.» Gli disse Shikamaru. «Preparati, ok? Tra dieci minuti all’entrata del villaggio, ti spiegherò tutto quando saremo tutti lì.» Shikamaru sorrise e fece per andarsene.
«Chi è quel gatto?» Disse Kiba con disgustp, non dovevano piacergli molto i gatti ma in fondo…era un Inuzuka.
«L’idea di conoscere il tuo cagnolino non entusiasma neanche me, miao.» Dissi io, indignato. Shikamaru sospirò, alzando gli occhi al cielo.
«Tra dieci minuti all’entrata, sbrigati. Nekomaki, andiamo.» Seguii Shikamaru lontano da li.
«Non mi piace, miao.» Dissi io. Shikamaru rise.
«Ovvio che non ti piace, puzza di cane!» Rispose lui.
Camminammo fino a un’altra casa e Shikamaru bussò.
Una ragazza con lunghi capelli neri ci aprì… aveva gli occhi viola chiarissimi, era molto carina.
«Ciao Shikamaru! Cosa fai qui?» Chiese lei.
«Hey Hinata, Neji è qui?» Rispose lui.
«No, Neji è in missione…» Shikamaru imprecò. «Perché?» Chiese lei.
«Allora dobbiamo cambiare i piani…» Fece una pausa. «Hinata abbiamo bisogno che tu venga con noi per una missione, è urgente, ti spiegheremo tutto più tardi. Ci troviamo tra dieci minuti all’entrata del villaggio.»
«Ok, capito!» Rispose. «A dopo.» Chiuse la porta.
«Ultima nella lista è Ino, andiamo.» Disse Shikamaru, lo seguii senza protestare.
La casa di Ino non era lontana da quella di Hinata, ci mettemmo solo cinque minuti a raggiungerla.
Shikamaru bussò.
«Inoichi.» Disse quando un uomo di più o meno 30 anni con i lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri aprì la porta. «C’è Ino a casa?» Chiese Shikamaru con un sorrisetto nervoso.
«Si… è in camera sua.» Rispose l’uomo con aria sospettosa. «La vado a chiamare.»
Ci lasciò soli, di nuovo.
«E’ convinto che io provi qualcosa per sua figlia… può essere molto impabrazzante certe volte.» Sorrise Shikamaru.
«Ed è vero, miao?» Chiesi io, incuriosito.
«No.» Capii subito che diceva la verità, non era andato sulla difensiva o cese simili, era tranquillo. «Ma siamo grandi amici, quindi suo padre pensa che ci sia qualcosa.» Disse lui facendo spallucce.
«Shika!» Sentii una voce da dentro la casa e una ragazza coi capelli biondi sulla faccia uscì abbracciando Shikamaru, facendolo quasi cadere.
 «Ino! Stai attenta!» Protestò lui. Lei rise e poi si staccò.
«Che succede?» Chiese con un sorriso, poi abbassò lo sguardo e mi vide.
«Oh. Mio. Dio.» Disse lei con la bocca aperta. «Ma quanto sei carino!» Gridò, con un grande sorriso. Le sorrisi a mia volta.
«Grazie, miao.» Era totalmente incantata da me.
«Io sono Ino! Tu sei?» Chiese sempre sorridendomi.
«Nekomaki, un gatto ninja.» Risposi.
Shikamaru si schiarì la voce, per riportarla all’attenzione.
«Oh scusa… dimmi tutto Shikamaru!» Gli disse lei.
«Abbiamo una missione, è una scocciatura, ero appena tornato da un’altra.» Si lamentò lui. «Comunque è una cosa urgente, ci troviamo tra cinque minuti ai portoni del villaggio, ok?» Chiese Shikamaru. Ino esultò.
«Finalmente! Era da una vita che non andavo in missione.» Disse lei, emozionata.
«Non sarei cosi felice… questa missione è particolarmente pericolosa, spiegherò tutto dopo.» Ino annuì.
«Ok, a dopo Shika!» Disse lei. «E ciao Nekomaki!» Sorrise un’ultima volta chiudendo la porta.
«E adesso?» Chiesi.
«Adesso si aspetta ai portoni.» Rispose.
Fu una corta camminata per arrivare ai portoni, il villaggio era grande ma tutto pareva cosi vicino.
Arrivati ai portoni Shikamaru si sedette a terra cominciando a guardare le nuvole e sospirò.
«Quanto vorrei essere una nuvola…» Disse. «Non fanno mai niente, ci guardano da lassù, invece noi dobbiamo sempre faticare.» Sospirò nuovamente. «Che scocciatura.»
Mi sembrava un ragazzo parecchio pigro, come faceva ad essere un ninja?
Ripensai ad Akira, anche lei era pigra ma con un po’ di allenamento era riuscita a cambiare totalmente, ma non ostante questo amava comunque riposarsi.
«Andresti d’accordo con lei, miao.» Commentai.
«Con la forza portante?» Chiese lui.
«Non chiamarla cosi, lo detesta, miao… si sente come se la gente la odi solo per quello, si chiama Akira comunque.» Risposi io. Shikamaru sorrise.
«La forza portante delle nove code è uno dei miei migliori amici, non sono il tipo che giudica le persone solo da quello.» Rispose lui.
«Buon per te, ragazzo, miao.» Risposi, Akira sarebbe dovuta vivere qui… almeno non sarebbe stata sola, come al villaggio della nebbia. «Quanti anni hai?» Chiesi io.
«Sedici.» Rispose lui.
«Anche Akira.» Dissi io, solo a pensare al fatto che era prigioniera dell’organizzazione Alba mi faceva male al cuore… se moriva non me lo sarei mai perdonato, l’aiutavo ad allenarsi da quando aveva imparato la tecnica del richiamo. Dopo tutto il tempo che aveva passato ad allenarsi per diventare più forte ed evitare cose come questa era stato inutile? Non volevo crederci, lei non aveva mai avuto nessuno vicino, neanche un maestro, solo me. Per lei ero come un maestro ma allo stesso tempo amico e familiare e lei per me è come una sorella più piccola.
Vidi un gruppo di persone avvicinarsi, erano in tre.
Una dei tre era la ragazza di prima, Sakura… era insieme a due ragazzi, uno aveva una maschera che gli copriva la faccia dal naso in giù e l’altro era biondo. Li vide anche Shikamaru.
«Cosa cazzo ci fa qui Naruto?» Disse a se stesso, alzandosi in piedi e andando incontro al gruppo, lo seguii.
«Shikamaru, mi dispiace… si stava allenando col maestro Kakashi e non sono riuscita a convincerlo a non seguirci.» Si giustificò Sakura, mortificata.
«Naruto, perché sei qui?» Chiese Shikamaru.
«Non lascio Sakura e il mio maestro andare in una missione senza di me… a proposito, di che missione si tratta?» Chiese il ragazzo, grattandosi il collo in segno di confusione.
«Una missione a cui non puoi partecipare.» Rispose Shikamaru.
«Perché?» Chiese Naruto. Shikamaru pensò per un secondo.
«Perché… non è alla tua altezza! Tu sei troppo forte per venire in una missione come questa!» Disse con un sorriso palesemente falso.
«Perché avreste biosgno del maestro Kakashi, allora? Lui è un Jonin.» Shikamaru impallidì.
«Naruto....» Disse Sakura «Se resti qui prometto che quando torno andiamo insieme a mangiare del Ramen e potrai persino chiamarlo un appuntamento!» Disse lei, provando ad aggiustare il fatto di averlo lasciato venire qui.
«Se mi proponi cosi tanto per restare qui deve essere una cosa seria!» Ecco, aveva solo peggiorato le cose.
«Naruto, tu resti qui e basta.» Disse Kakashi.
«Ma… Maestro!» Digrignò i denti. «Ho almeno il diritto di sapere perché?!» Gridò.
«Naruto, lo stiamo facendo perché ci teniamo a te.» Rispose Sakura. Lui la guardò, confuso e arrabbiato.
«Se vieni con noi, c’è il rischio che tu venga catturato dall’Organizzazione Alba ed è una cosa che dobbiamo assolutamente evitare!» Disse Shikamaru. Naruto rimase a bocca aperta solo a sentir nominare l’organizzazione. Fu lì che capii perché non volevano che venisse il ragazzo: era la forza portante del nove code!
Proprio in quel momento arrivarono due tizi vestiti con una specie di calzamaglia verde insieme a Hinata e Kiba con un enorme cane bianco. Mancava solo Ino.
«Maestro Gai? Rock Lee? Kiba? Hinata? Ma in quanti dovete andare?!» Chiese Naruto.
Hinata arrossì, Lee, Gai e Kiba lo salutarono. Il cane mi abbaiò in faccia, rabbrividii.
«E’ una missione difficile ma sono sicura che ci riusciremo anche senza di te, Naruto.» Disse Sakura. «Ti prometto che torneremo tutti, vivi.» Continuò lei.
Ed ecco che era arrivata anche Ino.
«Scusate il ritardo, mi sono persa qualcosa?» Chiese.
«No, non preoccuparti.» Gli disse Shikamaru per poi tornare a Naruto. «Non abbiamo tempo per questo, Naruto!»
«Non ho intenzione di andarmene.» Disse lui. «Non finche so che cosi tanti miei amici stanno rischiando la vita!»
Kakashi sospirò.
«Naruto, ma quanto sei testardo?!» Gridò Sakura, arrabbiata.
«Non abbiamo tempo per questo, Naruto… verrai anche tu.» Disse Kakashi.
Shikamaru sospirò.
«Ok, adesso vi spiego tutto.» Disse.
  
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