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Autore: La Kurapikina    29/03/2015    5 recensioni
"Merlino è stato aggredito questa mattina all'alba, mio signore. Temo stia per morire."
Quella giornata non sarebbe dovuta cominciare così, Artù ne era sicuro.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Diciannovesimo e ultimo capitolo! Questa storia si sarebbe potuta concludere mesi fa se solo io non fossi stata così lenta negli aggiornamenti e di questo non finirò mai di scusarmi. Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno letto, apprezzato e magari recensito questa mia fanfiction, soprattutto chi è riuscito a resistere ai miei ritardi continui. Grazie di cuore!
Jenny80big: ciao e grazie davvero per essere arrivata fino in fondo a questa storia! I nostri amati riusciranno finalmente ad uscire da questa brutta situazione e avranno il lieto fine che si meritano! Grazie ancora!
Chibisaru81: ciao e grazie per aver letto tutta la mia storia fino in fondo nonostante i miei continui ritardi! Artù e Merlino avranno finalmente la pace che si meritano e potranno riposarsi almeno un po’ prima di ricominciare a mettersi nei guai! Grazie ancora!
 
 
 
Artù aprì piano gli occhi, confuso: c’erano delle voci, poche e soffuse, come se qualcuno stesse sussurrando. E faceva freddo. Molto freddo, come se fosse all’esterno.
“Mio signore?”
Qualcuno lo stava scuotendo con energia, sussurrando ripetutamente il suo nome come se fosse un’invocazione.
“Artù, per favore, apri gli occhi. Stai bene? State bene Mio Signore?”
Il biondo rilassò i muscoli, riconoscendo la voce gentile del proprio valletto: “Merlino…”
sussurrò in risposta, aprendo piano gli occhi e trovandosi difronte al viso evidentemente sollevato del moro.
“Oh, grazie al cielo state bene!”
Prima ancora che si potesse rendere conto di quello che stava accadendo, Artù si trovò stretto fra le braccia dell’altro, mentre Merlino nascondeva il volto nell’incavo del suo collo e respirava a fondo per calmarsi.
Lo strinse a sua volta, rendendosi lentamente conto di essere in un vicolo buio della periferia della cittadella, appena rischiarato dal sole che sorgeva lentamente.
“Perché tremi, Merlino? Va tutto bene.” sussurrò, ancora confuso.
Il moro non rispose, allontanandosi piano da lui e rimanendo a guardarlo mentre la consapevolezza si faceva largo nella mente ancora annebbiata del principe.
“Aspetta!” esclamò a quel punto Artù guardandosi freneticamente intorno: “Come c i siamo arrivati qui? Insomma, dov’è il lucertolone? E il baratro? Cosa…”
“Non lo so, Mio Signore. Ho aperto gli occhi e mi sono ritrovato qui con voi, ma non capisco davvero come si stato possibile.”
Il principe rimase a guardarlo senza sentire veramente le sue parole: erano vivi, quella era la sola cosa importante.
“Il tempo sembra essersi sbloccato, guarda.” Continuò il moro indicando con un cenno del capo le persone che si intravedevano dalla loro posizione e che si dirigevano parlando piano verso il mercato.
“Mi state ascoltando?”
No, Artù non lo stava ascoltando minimamente: era troppo distratto dalle sue labbra piene che si muovevano velocemente, dai suoi occhi blu che rilucevano al sole nascente, dalle sua pelle chiara arrossata per il freddo.
Prima che Merlino potesse parlare di nuovo, il biondo lo attirò a sé, baciandolo con forza.
“Che avete Mio Signore?” mormorò il moro quando finalmente fu libero di tornare a respirare.
“Sono felice. Anche se non capisco ancora cosa diavolo stia succedendo. Insomma, ci siamo buttati in un burrone senza fondo ed ora siamo qui in un vicolo. Abbastanza strano anche per uno come te?”
Merlino rise piano, guardandolo con gli occhi assottigliati: “Ho visto cose anche più strane.”
Artù sorrise a sua volta, ma prima che potesse rispondere un rumore poco distane lo fece immobilizzare. Conosceva quella sensazione: qualcuno si stava avvicinando con intenzioni poco onorevoli.
Quello era il suo campo finalmente. Niente draghi, niente magie.
Un guerriero.
In un attimo si alzò, afferrando Merlino per un braccio e spingendolo dietro di sé, poi, con un gesto fluido dettato dall’abitudine, sguainò la spada e bloccò l’arma che il nemico aveva sollevato sopra la testa per colpirli.
Una mazza chiodata.
“Rodomont?” sbottò spingendo indietro il cavaliere, ma rimanendo comunque in posizione di difesa.
“Mio signore…” il cavaliere si inginocchio istintivamente, chinando il capo come se fosse schiacciato da un sentimento troppo grande per essere contenuto: “Mi dispiace mio signore. Non avrei mai voluto fare del male al ragazzo, ma vostro padre me lo ha ordinato. Ve ne prego, non lasciatemi macchiare di una tale colpa. Uccidere un servitore innocente, prendendolo alle spalle… non è questo che fa un cavaliere.”
Artù lanciò uno sguardo stralunato a Merlino, che lo fissò a suo volta con gli occhi spalancati.
“Scusate Sir Rodomont…” cominciò Merlino avvicinandosi di qualche passo al cavaliere, ma Artù lo afferrò subito per un braccio tirandolo nuovamente dietro di sé.
Merlino sbuffò piano lanciandogli un’occhiata di rimprovero a cui il biondo rispose roteando gli occhi, quindi il moro si rivolse nuovamente al cavaliere: “Potreste dirmi se questa scena è per caso già avvenuta? Sì insomma, avete già cercato di uccidermi?”
Rodomont li guardò entrambi con gli occhi spalancati e le sopracciglia aggrottate, evidentemente confuso: “Certo che no…”
“Oh.” Merlino incrociò le braccia al petto passandosi la lingua sulle labbra ed esibendosi nella sua migliore espressione da pesce lesso.
Un pesce lesso molto affascinante, ovviamente.
“Oh, bene allora. Grazie comunque.”
“Sì, Rodomont, grazie comunque.” Intervenne il biondo schiarendosi la gola: “Ora dovresti andartene però. Andartene da Camelot, intendo. Non mi fa piacere mandarti via, ma non c’è molto altro che io possa fare: se resterai, mio padre ti costringerà ad uccidere Merlino. Va’ e rimani il cavaliere valoroso che sei sempre stato e che so continuerai ad essere. Va’.”
Rodomont si rialzò velocemente e, per quanto fosse effettivamente appena stato bandito, sembrava essere profondamente sollevato dalla consapevolezza di non doversi macchiare di un atto tanto meschino. Chinò con devozione il capo e, dopo aver lanciato uno sguardo veloce a Merlino, sparì nell’alba.
“Ora sono davvero molto confuso.” Mormorò Artù voltandosi verso il moro.
Merlino dondolò piano sui piedi, rimanendo in silenzio qualche altro istante, poi, preso da un’illuminazione improvvisa, si mise a ridere.
Ridere con gioia, ridere di cuore.
E in un attimo, Artù si trovò nuovamente quelle braccia esili strette intorno al collo: “Ha detto che gli serviva una conferma!”
Il biondo lo scostò delicatamente da sé per poterlo guardare negli occhi, lasciandosi contagiare dal suo sorrise felice pur senza comprenderne l’origine: “Cosa stai dicendo?”
“Kilgharrah ha detto che gli serviva una conferma mio Signore! E’ un incantesimo di una potenza incredibile, una magia che solo una creatura antica e potente come un drago avrebbe potuto compiere.”
“Continuo a non seguirti…” protestò Artù imbronciandosi appena.
“Il tempo! Il grande drago lo ha fatto tornare indietro, è tornato indietro il tempo! Abbiamo l’occasione di rivivere questa giornata orribile, e già il fatto che io non stia agonizzando è un passo avanti. Ha fatto tornare indietro il tempo Artù!” improvvisamente il ragazzo arrossì e distolse lo sguardo, imbarazzato: “La conferma che gli serviva era che noi ci amassero veramente, solo così l’incantesimo avrebbe funzionato…”
Artù lo strinse a sé, respirando direttamente nei suoi capelli scuri e sorridendo, rendendosi conto solo in quel momento che, finalmente, il suo cuore aveva ricominciato a battere dopo essersi fermato la mattina in cui Gwen era andata a svegliarlo in lacrime.
“Andrà tutto bene, Merlino. Te lo prometto. Ogni cosa andrà bene. Morgana, mio padre, noi. Andrà tutto bene. So che andrà così.”
Il moro sollevò lo sguardo, sorridendo: “Lunga vita al re. Lunga vita a Camelot.”
“Per Albion.”
E baciarlo non era mai stato così facile.  
  
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