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Autore: pamina71    29/03/2015    4 recensioni
Ho utilizzato i 3 movimenti di ognuno dei 4 concerti de "Le quattro stagioni" per una "song-fic" in cui ad ogni movimento di ogni stagione associo una scena dall'autunno 1788 all'estate 1789.
L'associazione è data più dalle sonorità che dai titoli dei singoli movimenti, oltre che dalla stagione rappresentata dal concerto. Suggerisco di leggere ogni racconto ascoltandone il tema, magari nell'esecuzione del Giardino Armonico. Per ogni tempo avremo un "violino solista" diverso.
La base dei racconti è principalmente il Manga della Ikeda (traduzione francese) comprese le Storie gotiche e il Gaiden di André.
E' la mia prima fanfic, ed ammetto di essere partita con un progetto ambizioso, visto che la cronologia e i singoli tempi dei concerti mi concedono davvero pochi gradi di libertà.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lame e violini'
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Primavera in Mi Maggiore - Largo

Solista: Francois Armand

 

Dorme 'l Caprar col fido can' à lato.

Sono stanco, mortalmente stanco.

Non sono mai stato così stanco, in tutta la mia vita.

Non so da quanto tempo non dormo.

Non so da quanti giorni sono qui. Ho perso il conto, forse due, o forse tre.

E ad ogni ora del giorno e della notte uno di quei dannati cani1 abbaia e ulula. Mi sembra di impazzire. Se non riesco a dormire, divento matto. Ma appena mi si chiudono gli occhi, l'abbaiare mi sveglia. Oppure sono le catene ai polsi, il loro peso, il dolore dei tagli, che non mi lasciano addormentare. Oppure il russare di uno degli altri. Sono così rumorosi che a volte li odio. Eppure in camerata non mi dava così fastidio. Forse perché in camerata crollavo sfinito dalle ronde, e non dovevo invidiare il loro sonno.

Ora invece non dormo da giorni, e le notti sono lunghe veglie come quelle dei monaci2, che mi riscuotono all'alba quando si alzano per celebrare il mattutino.

E io li invidio, i compagni che riescono a dormire.

Non pensano alla morte, loro?

Io sì, che ci penso. E tanto.

Tra un paio di giorni ci appenderanno alla forca.3 Appesi come bambole alla fiera, e moriremo così.

Ma io non ho nemmeno vent'anni, ho ancora tante cose da fare.

Avrei voluto dire ad Amélie quanto mi piace, e portarla a fare una passeggiata lungo la Senna.

Ora vorrei solo baciarla.

Avrei voluto vedere i fratellini crescere.

Ora vorrei solo abbracciarli.

Avrei voluto aiutare la mamma.

Ora vorrei solo stringere anche lei per l'ultima volta.

 

Invece morirò così.

Senza salutare nessuno.

E non so nemmeno scrivere, non posso neanche mandare un biglietto di addio.

Certo, potrei chiedere ad Alain, lui un poco sa scrivere. Ma mi vergogno. Mi prenderebbe in giro. In caserma lo sopportavo, ma qui no. Non riuscirei a sopportarlo.

Pazienza.

Morirò così.

 

1Nello spartito di Vivaldi la viola rappresenta il latrato dei cani.

2La prigione dell'Abbaye era adiacente all'abbazia di Saint-Germain-des-Prés.

3La decapitazione, sotto l'Ancien Règime, era riservata ai nobili.

   
 
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