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Autore: pamina71    01/04/2015    3 recensioni
Ho utilizzato i 3 movimenti di ognuno dei 4 concerti de "Le quattro stagioni" per una "song-fic" in cui ad ogni movimento di ogni stagione associo una scena dall'autunno 1788 all'estate 1789.
L'associazione è data più dalle sonorità che dai titoli dei singoli movimenti, oltre che dalla stagione rappresentata dal concerto. Suggerisco di leggere ogni racconto ascoltandone il tema, magari nell'esecuzione del Giardino Armonico. Per ogni tempo avremo un "violino solista" diverso.
La base dei racconti è principalmente il Manga della Ikeda (traduzione francese) comprese le Storie gotiche e il Gaiden di André.
E' la mia prima fanfic, ed ammetto di essere partita con un progetto ambizioso, visto che la cronologia e i singoli tempi dei concerti mi concedono davvero pochi gradi di libertà.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lame e violini'
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Primavera in Mi Maggiore – Allegro – Terzo movimento

Solista: Josephine Marie Elodie de Jarjayes, Duchessa de Liancourt.

 

(...) al suon festante

Danzan Ninfe e Pastor nel tetto amato
Di primavera all'apparir brillante.
Il sole é già alto, è sicuramente molto tardi. Eppure sono stanchissima. Non avrei mai creduto possibile che ricominciare a frequentare più assiduamente mia sorella Oscar sarebbe stato così sfiancante.
In questi due mesi abbiamo fatto di tutto. O meglio, Oscar ha fatto di tutto, e nel frattempo ha anche lavorato. Io mi sono limitata a seguirla e mi sento davvero esausta. Se ripenso all'ultimo periodo, mi gira la testa.

L'ho seguita dal notaio, ed abbiamo cercato vecchi documenti coperti da anni di polvere.
Mi sono occupata di seguire la confezione di tende e recupero di mobili per una sposa che nel frattempo sorvegliava gli Stati Generali e l'Assemblea Costituente.
Ho controllato la confezione dell'abito per una sposa che non aveva mai indossato una veste1.
Ho partecipato al matrimonio più chiacchierato degli ultimi dieci anni.
Sono stata trascinata ad una festa dove mi hanno presentato Maximilien de Robespierre
Ieri infine ho comprato della fettuccia per corsetti, perché Oscar non osava farlo di persona.

La stessa sorella che dieci giorni fa, a soli quattro giorni dalle nozze, ha gridato in faccia al Generale Bouillé che avrebbe potuto arrangiarsi da solo per sparare sulla folla, visto che era in procinto di sposare un uomo del popolo ieri era in pieno imbarazzo all'idea di recarsi da M.me Francou per comprare qualche auna2 di nastro...
Questi due episodi rendono tutta la incredibile contraddizione creata dalla sua educazione.
Quando il 23 giugno Il Generale si é recato alla Caserma delle Guardie Metropolitane dove presta servizio Oscar, arrivandovi in tarda mattinata, probabilmente già si aspettava il rifiuto di mia sorella ad obbedire ad un simile ordine. Ciò che sicuramente non si attendeva era il contemporaneo rifiuto di dodici soldati. Così l'affare si è ingrandito. Ha dovuto condurre i soldati alla prigione dell'Abbaye. Ha tenuto Oscar rinchiusa in ufficio mentre tornava a Corte ad avvisare il Luogotenente Generale del Re, mio Padre e le loro Maestà.
Notizie simili corrono in fretta; nel primo pomeriggio ero a Corte con mia madre, quando è arrivato nostro padre, furente e stravolto per l'annuncio appena ricevuto, seguito dal solito Girodelle che da quando il Generale è tornato dal fronte, lo segue come un cagnolino, e da mio cognato, il Luogotenente de Liancourt.
Ha comunicato a mia madre che sarebbe tornato a Palazzo per lavare l'onta di persona.
Ho chiesto a Liancourt perché avessero dato un simile ordine alla Guardia Metropolitana, ben sapendo l'estrazione sociale dei soldati. Sarebbe stato meno problematico affidare l'incarico alla Guardia Reale, o ai mercenari del Royal Allemand. Mio cognato ha spiegato che l'idea era stata suggerita e caldeggiata dal maggiore Girodelle3, il quale aveva l'aria soddisfatta e sorridente. Credeva di avere raggiunto il proprio scopo. Avendo saputo in qualche modo delle nozze, aveva ordito quella stupida messinscena confidando nel carattere bellicoso di mia sorella, sperando che sbottasse come in effetti è avvenuto.
Nelle sue intenzioni, nostro padre si sarebbe dovuto infuriare alla scoperta delle imminenti nozze di mia sorella. Non aveva minimamente pensato al fatto che il generale avrebbe trovato invece gravissimo il rifiuto opposto a Bouillé.
Anche io posso essere preda di furie leggendarie, non solo Oscar e mio padre.
L'ho aggredito, dando a mia volta materiale per i pettegolezzi dei prossimi tre, anzi trentatré, giorni.
- Siete un idiota senza rimedio! La vostra ottusità è pari solo alla vostra vanità! Avete condotto mia sorella a rischiare la vita per una stupida gelosia da adolescente! Cosa credete farà ora nostro padre?
Poi sono corsa a Palazzo.
Quando sono arrivata, ho trovato la nonna in lacrime sull'ultimo gradino dello scalone, davanti al quale si apre la porta dello studio di mio padre.
Dall'interno arrivavano le sue urla furibonde.
- RIBELLE4! E' inutile attendere la sanzione del Re! Non tollererò ribelli nella nostra famiglia! Vi correggerò io stesso! Oddio! E' passato al Voi delle peggiori occasioni!
- Non lo tollererò! Soprattutto dopo essermi piegato alle Vostre richieste ed aver dato il mio consenso a questo matrimonio! Oddio! Non è il Voi! E' un plurale!
Gli faceva da contraltare la voce alterata ma pacata di André, che gli chiedeva di uccidere prima lui, poiché non avrebbe sopportato di veder morire la sua futura moglie.
Mio padre ha ceduto, ha ammesso che non avrebbe potuto farlo5, anche se le ultime parole, pronunciate a voce bassa, mi sono sfuggite. Di lì a poco è arrivato il Messo Reale con il messaggio recante il perdono di Sua Maestà.
E dalla porta in quercia ho visto uscire non il severo genitore che conosco, ma un vecchio, sul volto un'espressione di sollievo.
Più tardi ho visto Oscar ed André uscire in carrozza, col buio, per tornare solo a notte fonda.
Dopodiché non se ne è più parlato. Nella nostra famiglia, si è sempre agito così. E' tipico di nostro padre negare l'esistenza delle situazioni sgradite o inopportune, cambiarne la natura modificandone il nome, In fondo, è quello che ha tentato di fare chiamando Oscar una bambina.

Ho scoperto il seguito della vicenda solo ieri in serata, in modo fortuito. Sono passata a Montmartre6 per salutare gli sposini e portar loro il famigerato nastro blu. Li ho incontrati sull'uscio, pronti per recarsi al salotto della Baronessa Marie Christine7, la favorita del Duca D'Orleans. Mi hanno invitata ad aggiungermi a loro, così gentili ed affettuosi da non darmi l'impressione di essere di troppo. Ero sinceramente stupita dal fatto che vi andassero. Di sicuro non era un ambiente che frequentassero abitualmente. E nessuno dei due ha mai avuto smanie mondane.

Le loro motivazioni mi si sono chiarite quando, subito dopo i dovuti convenevoli alla padrona di casa, si sono recati direttamente a parlare con quel giornalista che ha sposato Rosalie, e che era al loro matrimonio. Però sembravano attendere qualcuno, che è arrivato di lì a poco. Quel qualcuno si è rivelato essere niente di meno che Maximilien de Robespierre! Ah, se lo sapesse nostro padre!
Ho sentito Oscar ed André ringraziare entrambi per aver contribuito a fare uscire i dodici soldati di prigione.
Mi ha veramente fatto specie sentire Robespierre rivolgere loro le congratulazioni di rito per il matrimonio, complimentandosi anche per il segnale che le loro nozze hanno dato a livello sociale. Non mi era mai capitato di considerare la cosa da questo punto di vista; se mio padre e gli altri aristocratici vedono i matrimoni come un modo per stringere alleanze, anche questi cosiddetti progressisti li considerano un mezzo per propagare le proprie idee. Mi pare che si somiglino più di quanto vorrebbero farci credere, soprattutto nell'uso disinvolto delle donne nei loro maneggi...
Ho poi assistito, involontariamente, ad un dialogo tra mia sorella e suo marito che mi ha scaldato il cuore.
Si stavano già preparando in anticamera per rientrare a casa, mentre io mi attardavo con gli ultimi saluti; quando sono arrivata presso l'uscio ho rubato un frammento di conversazione estremamente intima e delicata.
Oscar stava dicendo ad André che la padrona di casa era davvero molto bella.
- Non ha smesso un momento di guardarti.8
- Non dire stupidaggini. Guardava te. Anche con il solito abbigliamento maschile, fai ombra a molte delle dame presenti.
- Non è vero, André. Stava guardando te.
Le si è avvicinato dalle spalle e le ha detto, anzi, le ha sussurrato con un bisbiglio quasi inaudibile:
- Si direbbe quasi che ti faccia piacere. Alla fine poco importa chi mi abbia guardato. La sola che io guardo9 sei, tu, Oscar.
Se ogni volta che le parla in privato, assume questo tono di voce, non ho nessuna difficoltà ad immaginare come perché mi abbia povero nastro non era più recuperabile...



Angolo dell'autrice: per ovvi motivi legati alla struttura musicale dei quattro Concerti, ho dovuto tralasciare la parte delle nozze. Se volete sapere "come fu che Oscar dovette ricomprare il nastro per il suo abito da sposa", siete invitati al Piccolo Concerto per flautino in Do Maggiore, RV 443, di prossima esecuzione.

1 O meglio, uno sì, ma Josephine non ne è al corrente.

2 Citazione divertentissima dal sito del Politecnico di Torino: "Nel Settecento, la confusione sulle unità di misura era indescrivibile. Praticamente, ogni città usava misure diverse (...). A Torino, ad esempio, l'unità di misura era il braccio, corrispondente a un terzo dell'impronta del corpo di Cristo sulla Sindone, a Londra era la yarda il cui valore era pari alla distanza tra la punta del naso e il pollice della mano di Enrico I (...). Soltanto a Parigi, esistevano circa ottocento diverse unità di misura che sovente, sotto lo stesso nome, nascondevano valori molto diversi creando, nel loro folclore, una confusione enorme. Ad esempio, le stoffe si compravano ad aune, un'antica misura corrispondente a circa un metro e 20 centimetri, ma già solo a Parigi c'erano tre diverse aune, per misurare i diversi tipi di stoffa e, per complicare ulteriormente le cose, c'erano aune più lunghe per comprare all'ingrosso, più corte per la vendita al dettaglio. Gli speziali usavano la libbra come unità di peso, ma la libbra dei fornai era più leggera di quella dei commercianti di ferramenta. Il sale si vendeva al moggio, la calce al poinçon, il gesso a sacchi, i minerali alla raziera, l'avena a profenda."

3 Non mi ero dimenticata del duello al capitolo 6...

4 Nel manga

5 Nel manga il Generale non attende l'arrivo del messaggero reale, abbassa la spada spontaneamente.

6 All'epoca la collina di Montmartre non era stata ancora inglobata nel comune di Parigi. Era un borgo a sé, sotto il governo dell'Abbazia ora distrutta, ove i terreni erano principalmente coltivati a vigneti.

7 Nel Gaiden di André, vi si recano solo Oscar ed André, e si parla di un ricevimento. Nel fumetto si parla dei fatti dell'Abbazia, quindi la collocazione cronologica è tra giugno e luglio 1789.

8 Dialogo ripreso dal Gaiden, dove la Ikeda immagina che Marie Christine provenisse dallo stesso villaggio in cui André viveva da piccolo, e che lo abbia riconosciuto.

9 Lo so, ci sono moltissime ripetizioni dello stesso verbo. Ma in un reale scambio di opinioni di due innamorati su un simile tema, nessuno prenderebbe in mano il dizionario dei sinonimi.

   
 
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