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Autore: Sciabola di Avorio    04/04/2015    1 recensioni
Aiden Crawford è solo un ragazzo di 17 anni quando le certezze della sua vita incominciano a vacillare. Sua sorella Deanne contrae una misteriosa malattia che sta incominciando a dilagare in tutto il mondo, e dovrà lottare se vuole mantenere unita e viva la sua famiglia. Nel frattempo, mentre caos e distruzione si impadroniscono della Terra, la magia sembra tornare sul pianeta, come emblema di pace.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Tematiche delicate
Capitoli:
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PESTILENZA II

Faceva freddo là fuori. Si strinse nella coperta di fortuna che era riuscito a prendere prima di fuggire. La felpa che aveva addosso si era appiccicata contro la sua pelle, ma non sapeva se era per il sudore o per il sangue. Gli venne una gran voglia di vomitare. Come avevano fatto a fuggire?
"Una gran bella botta di culo", pensò, stringendo con il braccio destro, quello che non gli faceva male, il corpo debole e tremante della sorella.
Era stato inevitabile. Zoppicavano entrambi a causa della caduta, ma nonostante il piede di Aiden fosse gonfio da fare impressione era Deanne a non riuscire più a muovere un solo passo.
<< Coraggio. >> le sussurrò all'orecchio, dandole un leggero colpo alle spalle, come per spronarla a proseguire. Non disse nulla, si limitò a mordersi il labbro inferiore con forza, fino a farselo sanguinare. Ma non si fermò.
"Non mi sono arreso io quando tutto sembrava perduto. Ora dobbiamo essere forti assieme."
Quando si erano trovati in trappola nel loro stesso appartamento, Aiden si era giocato il tutto per tutto.

"Dobbiamo scappare", aveva detto la madre, coi nervi a fior di pelle. Nonostante ciò, sembrava troppo spaventata solo per reagire. Perciò Aiden aveva preso in mano le redini della situazione. Si infilò il coltello nei jeans maldestramente, e nella fretta si tagliò la coscia. Per l'adrenalina e il panico sulle prime non sentì dolore. Solo in seguito si rese conto di avere quel profondo e bruciante taglio rossastro all'altezza dell'anca sinistra.
Sgattaiolò con rapidità nella camera dei genitori. Lì suo padre, in boxer, ronfava beato. Per un istante provò un odio indescrivibile nei suoi confronti.
"Svegliati, imbecille", pensò, ma in realtà non fece altro se non prendere due coperte di lana dall'armadio e correre nuovamente in cucina.
"Cosa fai?!" domandò la madre quando notò che stava aprendo la porta del ripostiglio. Lui non rispose.
Oltre quella sgangherata porta, c'era Deanne. Tremante, gli occhi color cioccolato spalancati dalla paura, le labbra piene e morbide che tremavano per la febbre.
Aiden le porse una mano, lei non esitò ad afferrarla.
"Si è strappata le unghie" osservò il fratello, inorridendo. Dando un'altra occhiata alla porta, si rese conto che doveva avere graffiato contro al legno fino a portarsele via. Venne sopraffatto dalla nausea, ma non poteva rimettere, non ora.
La trascinò rapidamente dall'altro lato della cucina, aprì la porta finestra.
Era un balcone così piccolo che due persone sedute si sarebbero scontrate continuamente con le ginocchia e le gambe. Aiden aveva sempre odiato quel balcone, ma in quel momento sentiva di amarlo.
"Ti prego, Aiden." piagnucolò la madre. Si trovavano al secondo piano. Era un bel salto, ma se si impegnava...
"Deanne, tieniti forte." le disse. Ora, se possibile, la ragazzina aveva ancora più paura.
Abbassò lo sguardo. Se saltava bene, poteva finire nell'aiula del vicini...
Dall'altra parte, avevano incominciato a battere contro la porta.
"Stanno cercando di sfondarla", pensò, andando in preda al panico.
"Ora o mai più, Aiden." disse in un sussurro. Detto ciò, prese la sorella con un braccio sotto alle ginocchia e uno dietro alla schiena. La malattia l'aveva consumata al punto che sembrava di sollevare un cuscino.
"Tieni le coperte." la ragazzina obbedì, stringendosi poi contro al suo petto. "Non respirare."
Trattenne il fiato e si buttò giù.

Così, avevano scelto di imboccare le strade più oscure, le vie che un tempo erano state abitate, ma che poi a causa della malattia e dei controlli erano state svuotate.
Per un bel pezzo Aiden aveva corso con la sorella tra le braccia, obbligandola a respirare attraverso una coperta di lana. Poi, il dolore al piede era stato insostenibile, ed erano stati costretti a camminare entrambi, sostenendosi a vicenda.
<< Ho fame. >> mormorò Deanne. Aiden la fulminò con lo sguardo, ma quando quelli azzurri di lui incontrarono quelli castani di lei si addolcirono.
<< Non possiamo. >> le rispose, trattenendosi dal non schiaffarle un bacio sulla guancia. Al contrario, tornò a guardare di fronte a sè. << Ora stai buona. >>
Non aveva proprio pensato al cibo, nè tantomeno all'acqua. Beh, quella potevano procurarsela in qualche modo. Da qualche parte avrebbero trovato una bottiglietta vuota, e di sicuro c'erano ancora delle fontane. In realtà non sapevano nemmeno dove andare.
"Sono uno stupido", si disse. Per guarire il piede avrebbe dovuto stare fermo per almeno cinque giorni, curandolo con pomate e fasciature, ma non poteva permetterselo. E sua sorella... Sua sorella aveva assolutamente bisogno di riposarsi. "Se continuiamo così, morirà" sentì le lacrime fargli bruciare gli occhi. "L'ho portata a morire". Ma non era quello il momento per deprimersi. Non doveva abbattersi, o sarebbe stata la fine.
<< Aiden. >> sussurrò dietro alla coperta Deanne. Lui porse l'orecchio. << Qualcuno ci segue. >>
"No..." un brivido freddo percorse la spina dorsale del ragazzo, che tuttavia continuò a camminare.
<< Te lo immagini. >> le rispose, stringendola tuttavia più stretta. "Dovrete passare sopra al mio cadavere, bastardi."
<< Invece no! >> lo aveva detto troppo forte.
<< Shh! >> sibilò Aiden, fermandosi di colpo. La piccola, più che ferita, sembrava contrariata. Anche quando era più piccola, quando litigavano e lui non la credeva assumeva quell'espressione. Aiden trovava che fosse fin troppo tenera. In circostanze normali quella faccia l'avrebbe fatta ridere, ma ora era cadaverico in volto, la mano destra stretta attorno all'impugnatura del coltello.
In effetti, poteva sentire dei passi.
Estrasse la lama, sopprimendo un gemito: nel farlo, si era procurato una nuova ferita.
<< Deanne, dietro di me. >> disse, con una calma glaciale che non gli apparteneva. La piccola tossicchiò. Non sembrava avere voglia di obbedirgli, ma lo fece comunque. "Brava ragazza".
I rumori continuavano ad esserci, ma comunque suonavano lontani. Conveniva fuggire, invece di fare gli eroi e finire ammazzati, o peggio, catturati. << Veloce, piccola. >> la prese per mano e la spronò a correre. Lui zoppicava in una maniera terribile, ma nonostante ciò la bambina faticava a tenergli il passo. Quando si fermarono, svoltando l'angolo, scoppiò in una tosse soffocante.
<< Non ora... >> mormorò, ma comunque non poteva fare niente per alleviare il male della sorella.
<< Avete sentito? >> il cuore di Aiden si fermò.
"No..."
<< Sì, è per di qua. >>
"No, no, no, no."
I passi si avvicinavano sempre di più a loro.
"Sono gli uomini dello Stato". Abbracciò fortissimo la sorella, nascondendole il viso contro il suo petto.
<< Andrà tutto bene. >> le disse. Lei annuì, ma sentiva, lo sapeva che non ci credeva per niente.
E poi, apparvero dalla stessa direzione in cui loro due erano arrivati. Ma non erano per niente uomini dello Stato.
Per un attimo, sia Aiden che gli altri rimasero spiazzati. Fratello e sorella si trovavano al cospetto di altri quattro ragazzi. Probabilmente il più vecchio non arrivava ai vent'anni. Erano anche loro "armati": uno aveva una mazza da baseball, uno una sbarra di ferro battuto che terminava con una punta (probabilmente la sbarra di un cancello), gli altri non avevano assolutamente nulla, ma a giudicare dalla stazza non avevano bisogno di nient'altro se non dei loro muscoli.
Quello più grosso emise un verso indistinto.
<< Butta giù quel coltellino. >> indossava una tuta lurida. I capelli un tempo dovevano essere stati rossicci, ma in quel momento, madidi di sudore e di sporcizia, era difficile dirlo. Una cosa era sicura: era super muscoloso e con gli occhi fin troppo verdi.
<< No. >> disse Aiden, deglutendo nervosamente. Uno del gruppo ridacchiò.
<< Lasciali stare, non sembrano così minacciosi. >>
<< Chi siete? >> indagò un'altra voce. Per Aiden era difficile dire chi avesse parlato, perché aveva gli occhi piantati in quelli verdi della montagna.
<< Un fratello e una sorella. >>
<< Qui tutti siamo fratelli e sorelle, la strada ci accomuna. >> ribattè dolce una voce femminile. << Il vostro nome? >>
Ci pensò due volte prima di dirlo. Ma in ogni caso, sarebbe cambiato qualcosa?
<< Aiden. >> borbottò. << Mi chiamo Aiden. E lei è Deanne. >> all'udire il suo nome, la ragazzina sbirciò dietro di sè, facendo capolino tra i bei capelli biondo miele.
Nel vederla in faccia, il ragazzo grosso indietreggiò.
<< Ha la Malattia. >> piombò il silenzio. Aiden tentò disperatamente un approccio.
<< Vi prego, ci serve aiuto. Le stanno dando la caccia... >>
<< Aiden. >> un ragazzo parlò con voce femminile. Guardandolo meglio, Aiden poteva notare un abbozzo di seni, e il suo volto aveva un aspetto vagamente femminile. Tuttavia si era tagliata i capelli, e in quella maniera sembrava davvero un maschio. << Noi stiamo fuggendo dalla Malattia. Non possiamo aiutarti. >>
<< Può guarire. >> s'impuntò lui, in preda al panico. << Può guarire! >>
<< No, non può. >> le disse con semplicità la ragazza. Aveva grandi occhi violetti, innaturali, e i capelli neri e corti erano scompigliati. << E' tempo di qualche settimana, mese forse, ma poi cadrà pure lei, come sono caduti gli altri. >>
Tutti stavano zitti. Sua sorella era così stanca e provata che non sembrava nemmeno avere capito il discorso. Gli occhi spenti che fissavano ciò che la circondava senza realmente vedere.
"Qualcosa la sta mangiando dall'interno" incominciò a respirare affannosamente "E io non posso fare nulla."
<< Tu... >> la ragazza dagli occhi viola si avvicinò a lui.
<< Puoi venire con noi. Si occuperà Edvin di lei. >> indicò il ragazzo armato di "lancia". << E' la cosa migliore... >>
Sentì Edvin piagnucolare un "Perché proprio io?". Una lenta, pesante pioggia incominciò a cadere dal cielo incolore.
<< Non... >> Deanne si stava incominciando ad afflosciare a terra, come priva d'energia.
Deanne...
La lasciò andare, adagiandola sull'asfalto con delicatezza. Il suo petto si alzava e si abbassava sempre più velocemente. Stava soffrendo.
E poi, fu percorso dalla rabbia. Si mosse repentinamente, si voltò verso la donna. Nessuno ebbe il tempo di fare nulla. La sua lama incontrò la gola di lei, e andò oltre, scavò, lacerò famelica la carne.
Sangue caldo e denso colò giù da quella pelle pallida.
Nessuno reagì. Il corpo della ragazza cadde a terra con un tonfo.
Si voltò verso di loro, con rabbia e follia.
<< Non l'avrete mai! >> la pioggia cadeva sempre più forte. Si sentiva così pesante...
Il sangue scorreva denso e placido, come se avesse vita propria.
Aiden si sentiva mancare.
<< Mai... >>
<< Prendeteli. >> stava perdendo i sensi. Si ritrovò in ginocchio sul terreno. Come ci era finito? Perché faceva tanto freddo? Sbattè ottusamente le palpebre.
La ragazza dagli occhi viola era in piedi. Il sangue aveva smesso di scorrere. << Vedrò cosa posso fare... >>
"No, ti prego. Non ucciderci... Non ucciderla... Puttana..." pensieri scoordinati, che presto sfumarono nel nero dell'incoscienza.
   
 
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