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Autore: Nicky Rising    04/04/2015    1 recensioni
L'autobiografia della più grande rockstar degli anni '90, Minnie, in arte Aree Monroe, diventata famosa grazie al suo produttore Axl Rose e alle sue molteplici collaborazioni con i Guns N' Roses. Ripercorriamo insieme alle sue stesse parole le emozioni, e la strada che l'ha portata al successo insieme agli uomini che lei stessa, ancora oggi, definisce come i più importanti della sua vita.
Aree sono io e siete voi: prendendo spunto solamente dai sogni, un personaggio e una storia, che spero vi possano appassionare. Mia prima long degna del termine!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose, Quasi tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Giugno, 1992 “Of Monsters and Man – Little Talks”
 
Tutte le volte che mi guardavo allo specchio, mi veniva spontaneo chiedermi chi fossi veramente. Quei lineamenti da bambina, quegli occhi azzurri, profondi, mi chiedevo perché fossi proprio così, perché avessi quell’aspetto. Se qualcuno avesse già pensato al mio destino oppure se stava tutto avvenendo a caso. Ad ogni modo, in tutta la mia vita, non avevo mai pensato di essere bella.
In casa c’era Rebbie che era una splendida ragazza, alta e magra e dagli occhi neri e misteriosi, e, soprattutto, le gemelle, che erano incredibilmente graziose. Quando mamma e papà ci portavano da qualche parte, per esempio, in visita a parenti, tutti riconoscevano la bellezza delle mie sorelle e la dolcezza di Maddalena, che era sempre considerata la più tenera essendo la minore tra noi ragazze. Io non era niente di speciale. Avevo il naso leggermente storto e avevo passato il periodo di sviluppo in leggero sovrappeso. I capelli lunghi e ricci non facevano che appesantirmi i lineamenti del viso minuto e la più completa assenza di trucco non faceva risaltare i miei pregi.
Intorno ai sedici anni iniziai a dimagrire e, per quanto non avessi mai avuto il fisico da supermodella, diventai più carina, ed iniziai ad attirare le attenzioni di qualche ragazzo come Michele.
Da quando però, Axl e i ragazzi mi avevano preso con loro, trasformato con quello stile, mi sentivo molto più me stessa, più sicura di quello che ero, e mi sentivo bella. E questo, faceva sì che io lo fossi davvero.
Quando Izzy mi aveva rivelato di essersi forse innamorato di me, io non capivo come fosse possibile che un ragazzo di venticinque anni, fidanzato con una modella europea, uomo di una misteriosa bellezza che poteva conquistare chiunque, potesse essere interessato a me. Eppure, la mia sincerità, la mia spontaneità e la mia ingenuità, donavano un senso di pace e di protezione a quei ragazzi abituati a ragazze fin troppo civettuole e incapaci di mostrarsi per quello che erano. Duff iniziò a chiamarmi Angelo, dicendo che li stavo lentamente salvando dal baratro, anche se a me sembrava semplicemente di star distruggendo un gruppo. La verità è, come mi fece notare Slash, che li stavo facendo smettere di bere, li stavo facendo pensare, e se l’uomo pensa, si accorge dei problemi che lo circondano. Così Axl si accorse dei problemi enormi di Steven e così Izzy si accorse di non essere felice. E se agli occhi di una vera amica questo sembra grandioso perché alle persone che conosce viene data una nuova opportunità di diventare persone in pace con il proprio futuro, agli occhi di una fan, tutto è disastroso, perché in realtà, i Guns N’ Roses si stavano disintegrando.
La prova inconfutabile di questo drastico cambiamento avvenne quando a giugno Izzy ebbe la brillante idea di essere onesto. In tutto e per tutto con il suo migliore amico Bill. Non con Axl, con William Bruce Bailey, il ragazzino magro e timido che aveva conosciuto a Lafayette, sperando di essere capito e non giudicato.

Ovviamente, fu il delirio più totale.

Una domenica pomeriggio tornai a casa dalle prove con gli Indecent Grace, che, intanto, stavano già iniziando ad avere dei problemi organizzativi e che faticavano ad esibirsi in qualche locale il venerdì sera, mentre io come solista riuscivo a cantare davanti a platee gremite di fans insieme ai Guns. Arrivata nella villa Rose, entrai e chiamai a gran voce il proprietario avvertendolo del mio ritorno.
Nessuna risposta.
Lo cercai un po’ in giro, per poi decidermi a chiamare Izzy e poi Duff, per sapere se era uscito con loro. Il primo non rispose.
Il bassista, dopo minuti di preoccupante attesa, finalmente alzò la cornetta.
“Pronto?”
“Duff, sono Minnie.. Sei con Axl?”
Silenzio. Un sospiro. Dei sussurri. Poi finalmente rispose:
“Hai fatto un bel casino bambolina. Sono da te tra dieci minuti.”
E lì chiuse la chiamata, lasciandomi interdetta e con gli occhi sgranati incapace di capire quale cazzata potessi aver fatto quella volta.
Quando arrivò non mi lasciò neanche il tempo di chiedere:
“Bimba è successo di tutto stamattina. Tu eri alle prove vero? Quello stronzo di Stradlin ci ha provato almeno a non coinvolgerti.. Ma che cazzo. Doveva pensarci prima. Lui le sue stronzate e la sua onestà del cazzo. E poi che cazzo vuol dire che se ne vuole andare? E’ fuori di testa?! E Axl che arriva tremante che sembra sul punto di scoppiare. Ha spaccato la grancassa di Matt a proposito. Poi è scappato.. Non lo so dov’è. E poi dice: “Ah ma lo sapevo, lo sapevo” E che cazzo quando pensava di dircelo?!”
“Duff ti prego calmati..”
“Oh certo, tu dici di calmarmi, tu non centri niente in tutto ciò, hai ragione, però quando quello stronzo del cazzo ti ha baciato non ti sei tirata indietro, vero?”
Si lasciò cadere sul divano, grattandosi nervosamente la testa e guardandomi sconsolato.
Non era arrabbiato, era stanco, e tremendamente nervoso.
Respirò una o due volte profondamente, mentre a me non restava che guardarmi i piedi vergognandomi di esistere.
Dopo qualche respiro sembrò calmarsi.
“Vieni qui, dai..”
Mi sedetti vicino a lui con riluttanza, e portai le ginocchia al petto, per provare a proteggermi da eventuali attacchi esterni.
“Non è colpa tua, scusami.. In fondo non è colpa tua se sei così, vero Angelo? La colpa è di Izzy, e allo stesso tempo lo capisco, e tutto questo mi manda in tilt..”
“Ti prego.. Spiegami soltanto cos’è successo..”
Duff si alzò in piedi e iniziò a camminare a lunghi passi per il soggiorno, come a cercare le parole più adatte. Prese una sedia e ci si accomodò al contrario, guardandomi.
“Stamattina, quando sei uscita, Izzy ha chiesto a tutti noi di fare delle prove extra, a sentir lui perché doveva parlarci di cose importanti.. Eravamo tutti abbastanza confusi, succede di rado che qualcuno di noi debba dire qualcosa di serio agli altri, ma alla fine ci siamo presentati tutti, puntuali e leggermente preoccupati..”
Si rigirò i capelli in un dito, cercando l’ispirazione al suo racconto nel pavimento che iniziò a fissare insistentemente.
“Ci ha detto che..”
Alzò gli occhi al cielo:
“Ci ha detto soltanto che vuole andare via. Che lascerà la band, che è una decisione su cui ha riflettuto molto e cazzate varie, motivazioni insensate, il sogno di una strada diversa.. Tutte stronzate egoistiche insomma.. E poi beh.. Lui ha chiamato in disparte Axl, ma abbiamo sentito tutti. Gli ha detto.. Insomma puoi immaginarlo. Lui vuole sempre essere onesto su tutto, una parte di lui credeva che William Bruce Bailey l’avrebbe capito, compreso, appoggiato. Invece quando gliel’ha detto, ha ottenuto soltanto la reazione di Axl.”
“Che cosa Duff? Cosa gli ha detto?”
Mi lanciò uno sguardo quasi supplichevole, speranzoso che gli risparmiassi i dettagli.
“Di te Angelo.. Ti quanto l’hai cambiato.. Di come lui si è innamorato di te.. Di come ti ha baciato..”
Arrossii vistosamente e scostai lo sguardo dal suo.
“Puoi immaginarlo.. Axl è andato su tutte le furie..”
Mi alzai di scatto:
“Perché?! Sinceramente, non è mio padre, non ha il controllo né su di me, né su Izzy. Non sono di sua proprietà, non ha mai fatto nulla per potermi trattare come tale. Che cosa gli interessa se mi ha baciato?!”
“Dio Bimba.. Non è abbastanza evidente?”
Nel momento in cui mi voltai verso di lui per chiedergli ulteriori spiegazioni, sentii le chiavi girare nella toppa. Duff si alzò velocemente e si chiuse dentro un armadio in salotto, dopo avermi mostrato il dito indice teso sulle labbra ad indicarmi il silenzio.
Perché nascondersi? Non doveva forse essere lì a spiegarmi? Secondo Axl, non mi meritavo di sapere da una persona razionale?
Il cantante entrò silenziosamente in casa. Mi risedetti sul divano cercando di assumere un atteggiamento rilassato e di stare al piano di Duff. Io non sapevo nulla.
“Minnie?!”
Brutta voce. Era arrabbiato. Si sentiva.
“Sono di qua..”
Sentii i suoi passi pesanti seguire la mia voce e raggiungermi in salotto. Aveva un aspetto indecente. Gli occhi rossi, i capelli spettinati e le labbra che continuavano a tremargli insieme alle dita.
“Stai bene?”
Mi alzai realmente preoccupata e andai verso di lui. No, non avevo ancora imparato.
“Stammi lontano.”
“Hai bisogno di calmarti, ti prego..”
“Non sai niente, vero?”
“Io..”

Bene. Il mio migliore amico mi ha appena tradito. Davanti a me ho la ragione della mia vita, ignara di tutto, incapace di essere così dannatamente bella, così ingenuamente bambina. Traditori. Tutti traditori. LUI LO SAPEVA! LUI.. LUI SAPEVA, A LUI L’AVEVO DETTO. Ed è stato il primo a ripagarmi così! A ripagare la fiducia che avevo in lui con.. Con lei.. Con la mia unica ragione di.. Con.. CON UNA TROIA. LEI NON E’ NIENT’ALTRO CHE QUESTO. E io sono stanco di sopportare. Sono stanco. Non si meritano niente.
Calmati ora. Calmati Axl, prova a calmarti.
Non posso.
Sai cosa sei capace di fare, sai a cosa stai pensando, combattilo prima che sia troppo tardi.
Voglio farlo.
Non è vero. Non vuoi!
Non voglio? SI. CHE VOGLIO. VAFFANCULO. MI SONO ROTTO IL CAZZO DI FIDARMI. Mi sono rotto il cazzo di aspettare, di sperare, di affrontare i problemi con amore.
Smettila! Non puoi perdere completamente il controllo, non con lei!
E’ troppo tardi


“Axl? Ti prego..”
“Non sai.. Non sai che mi ha avvertito del tuo essere semplicemente.. sai.. no? Una troia.”
Feci un passo all’indietro.
“Mi ha detto tutto.. Quello che consideravo il mio migliore amico, ha rovinato tutto. E poi.. Poi ha avuto le palle, incredibilmente, di dirmelo. Di avvisarmi. Lo ringrazio, perché ora so di avere una troia in casa.”
Trattenni a stento le lacrime, ormai avevo la schiena al muro e non potevo più indietreggiare.
“Tu non sei così..”
“Cos’hai detto, troia?”
“Tu  non sei così! Smettila!”
“SONO STANCO. IO SONO COME CAZZO VOGLIO ESSERE. E tu no. Tu sei solo una puttana. E sai cosa fanno, le puttane?”
Ormai sentivo il suo respiro addosso. Sapeva di alcool.
Rimasi pietrificata, pietrificata e basta, quando mi accorsi di come la sua mano si stesse pericolosamente avvicinando alla lampo dei suoi jeans. Lo guardai un’ultima volta terrorizzata, incontrai i suoi occhi infuriati, pieni d’odio e di desiderio, fuori di senno, da animale. Mi portai le mani sugli occhi. Poi buio
.
Quando mi scostai le mani dal viso, Axl era a terra, il naso sanguinante e le mani entrambe sull’occhio destro.
Duff, in piedi a fianco a me, si stringeva il pugno livido con cui aveva appena colpito il cantante con tutta la forza che aveva in corpo, salvandomi. Incapace di muovermi e di reagire, mi lasciai trascinare nella mia camera dal bassista. Mi stava parlando probabilmente, ma non capivo. Le gambe mi tremavano. Ricordo solo le sue braccia salde che mi adagiavano sul letto e poi chiudevano la porta. L’espressione dura e arrabbiata, ma che con me sorrideva.
Rimasi a fissare il soffitto per ore, mentre le lacrime finalmente si decidevano ad inondarmi le guance. Continuavo a rivedere il suo viso troppo vicino al mio, il suo desiderio, la sua rabbia.
In mezzo a quei tremendi pensieri, in mezzo alla paura, le lacrime riuscirono a portare con loro la stanchezza e, senza nemmeno accorgermene, caddi in un sonno turbato da sogni e da paura, fino alla mattina seguente.

Quando aprii gli occhi, lo vidi di schiena, nella poltrona davanti alla finestra aperta, con un cappellino da baseball inclinato sull’occhio nero e i capelli che si muovevano al vento. Il suo sguardo, perso nell’orizzonte, era di occhi lucidi, desolati, e tremendamente stanchi. Di un uomo che dimostrava ora più anni di quanti non avesse, che portava i segni del dolore e della sconfitta. Che ora portava odio solo per sé stesso e non più per gli altri.
Rimasi ad osservare la sua sagoma in controluce che si stagliava contro il cielo nuvoloso di quella mattina per non so quanto tempo, ma, mentre io mi fingevo addormentata, non si mosse mai, se non per respirare, se non per emettere un flebile sospiro. Ad un certo punto iniziò a sussurrare qualcosa, pensai ad una canzone, ma mi accorsi dopo poche parole che si trattava in realtà di una preghiera.
Allora mi rizzai a sedere tra le coperte vittime del mio sonno disturbato e lui si voltò.
Non cambiò espressione. Entrambi aspettavamo qualcosa dall’altro. Un segno. Un gesto. Ma rimanemmo immobili, a guardarci. I miei occhi caddero inavvertitamente sul segno violaceo che il cappellino non riusciva a coprire.
Se ne accorse e si abbassò lentamente la visiera. Si vergognava di quello che avevano dovuto fare per fermarlo. Si vergognava di essere così.
“Non sei obbligata a restare..”
Tra tutto quello che poteva dirmi, quella fu una delle poche cose che non mi aspettavo.
“Non credo di essere in grado di prendermi cura di te.. Non dopo quello che è successo”
Incapace di rispondere, mi guardai le mani. La paura che nutrivo per lui era scomparsa, ma ancora pronta a ripresentarsi ad ogni suo movimento brusco.
“So che non sei così”
“Ma non posso fermarmi, non posso cambiare..”
“Io credo di sì..”
Sospirò, scotendo leggermente la testa.
“Ci provo da così tanto tempo..”
“Dicono che sei migliorato, ma.. Beh scoprire che Izzy se ne sarebbe andato, non è facile, credo..”
Sorrise leggermente, e mi guardò:
“Izzy mi ha detto che avrebbe lasciato il gruppo a gennaio..”
“Tu lo sapevi?!”
Annuì.
“Certo che lo sapevo.. E’ il mio migliore amico..”
Perfetto, quindi la causa della sua crisi ero soltanto io. Io, io, io. Io e il fatto che quel ragazzo di nome Izzy Stradlin mi avesse proposto di seguirlo e di scappare da quella città che a sentir lui, anziché sogni, aveva da offrire solo la distruzione.
Probabilmente, Axl si accorse della mia deduzione. Si avvicinò a me, molto lentamente, per evitare di spaventarmi forse, oppure anche per evitare di spaventare sé stesso, ancora incapace di controllare quello che era, impaurito da quello che era capace di fare quando perdeva il controllo di sé.
“Mi dispiace, di essere così.. Ma mi sono sentito tradito per.. Per motivi che ora non posso.. Io non posso…”
Mi alzai dal letto e andai verso di lui, addosso ancora i jeans e la maglietta che portavo dal giorno prima. Gli tolsi cautamente il cappellino. Lui chiuse gli occhi, indifeso. Gli sfiorai dolcemente l’occhio tumefatto, livido, che non riusciva ad aprire. Soffocò un lieve gemito di dolore quando passai il dito sulla palpebra e mi fermò la mano. Me la strinse e se l’appoggiò sulla guancia.
“Non so perché sei così speciale, Bimba.” Disse in un sussurro
“Ma non potevo sopportare l’idea di perderti. Di perdervi entrambi.. Ho bisogno di te”
Posò delicatamente le labbra sul palmo della mia mano, io incapace di pensare, di resistergli.
“Non sono mai stato dipendente da niente, da droga, da medicinali, odiavo tutta quella merda, eppure adesso, adesso che ti ho qui accanto a me, vorrei soltanto che non te ne andassi mai, ed è esattamente quello che ho pensato quando ti ho sentito cantare la prima volta.. Non potevo non portarti con me”
In un attimo, mi fu tutto chiaro, tutto. Io non avevo una voce eccezionale, io non ero la migliore cantante in quel concorso di canto, ma io avevo qualcosa, qualcosa in più. E quel qualcosa era arrivato all’uomo che ora mi stava sussurrando, in balia del dolore e delle emozioni, quanto lo riuscissi a rendere vulnerabile e più forte allo stesso tempo.
“Non voglio andare via..”
Lo vedevo, con le lacrime agli occhi, combattuto tra quello che provava per me e il desiderio di proteggermi dalla sua incapacità di controllarsi.
“Ti prego.. Non posso cambiare”
“Puoi provarci?”
“Per te? All’infinito”
Le sue labbra erano così dannatamente vicine alle mie, sentivo la mano tremarmi nella sua e lui stringerla così dolcemente, persino così fragile, con quell’occhio così ridotto, riusciva a togliermi il respiro, mentre sentivo il suo su di me.

In quell’istante suonò il campanello. Axl serrò gli occhi, con la fronte appoggiata alla mia. Mi lasciò la mano non senza fatica e andò ad aprire la porta senza voltarsi a guardarmi, quasi imbarazzato.
Rimasi sola, nella mia camera vuota e grigia, resa tale dalle nuvole così pacificamente stabili in un cielo di giugno irriconoscibilmente freddo. Iniziai a pensare, a chiedermi se tutto quello che mi stava accadendo non fosse un sogno, se potesse esistere un mondo così perfetto, e mi domandai come potesse un uomo chiudere in sé due personalità diverse, in conflitto tra loro. Poi realizzai.
Non potevo definirmi innamorata di un uomo, se di lui amavo solo una delle sue due parti.
E non potevo nemmeno definirmi una cantante di talento, se il vero motivo per cui ero lì era la mia capacità di stregare un uomo, non un pubblico.
Una lacrima incontrollata mi rotolò sulla guancia, mentre guardavo il cielo. Il mio riflesso sulla finestra, mi ricordò com’ero diventata, come mi ero trasformata, come avevo voltato le spalle alla mia famiglia più di una volta. Mi ricordò chi ero prima e chi ero in quel momento.
Mi voltai e slegai la tenda sul vetro, per nascondere la mia immagine. Annuii al vento, non volevo tornare quella che ero.

“Posso entrare?”
Mi voltai sul suo viso bianco e sugli occhi chiari e malinconici che mi guardavano.
“Ciao”
“Axl non mi vuole parlare, ma non ha detto che non potevo venire a salutarti..”
“Tu lo sapevi, vero?”
Izzy si guardò le scarpe, e si sedette sul mio letto, l’avevo interrotto.
“Sì.”
“Se la mia migliore amica volesse portarmi via il ragazzo di cui sono innamorata non la perdonerei”
Si portò la testa tra le mani.
“E se la tua migliore amica fosse realmente innamorata? Più sicura di te? Capace di promettere un futuro migliore al suddetto ragazzo?”
Mi voltai, abbandonai quel cielo buio per guardarlo:
“Davvero? Credi di essere migliore di lui?”
“Minnie che cosa ti può dare un uomo incapace di gestire persino sé stesso?!”
“Non ti ricordavo così, Izzy, non puoi voltargli le spalle in tutto”
Alzò le spalle:
“Mi sono stancato di essere sempre quello che fa ciò di cui gli altri hanno bisogno. Anche io ho bisogno di qualcosa. Se quel qualcosa sei tu, non posso farci niente.”
“Izzy non posso seguirti! Non voglio farlo!”
Si sedette sul pavimento e appoggiò la schiena e un’anta del mio armadio. Lo guardai dall’alto per pochi secondi, poi mi misi vicino a lui, stanca di essere arrabbiata.
Appoggiai la testa sulla sua spalla.
“Non hai realmente bisogno di me.. Puoi avere quello che vuoi”
“Ti amo”
Il mio cuore si fermò. Smisi di respirare. Nessuno mi aveva mai detto che mi amava. Neanche Michele, neanche alla scuola elementare. L’unica volta che le parole “Ti amo” avevano incrociato la mia strada, era stata quando le avevo viste scritte su un palazzo di Los Angeles con una bomboletta Spry. Ricordo di aver pensato che a chiunque fosse stato indirizzato, in quel modo chiunque ci passasse davanti, avrebbe in qualche modo pensato di essere amato da qualcuno, ognuno poteva pensare che chi l’avesse scritto l’avesse fatto pensando a lui.
Baciai la guancia a Izzy.
“Nessuno me l’aveva mai detto”
Mi guardò stupito, quasi ridendo.
“Davvero?”
Gli tirai un leggero schiaffo, ma sorridevo.
“Non fa ridere, idiota.”
“Sì, invece. Un sacco di donne hanno detto a me di amarmi.”
“Perché non sei con loro, allora?”
“Non sono te.”
Sorrise, più a sé stesso che a me, e rimanemmo così per chissà quanto tempo.
“Sai Izzy, a volte ho paura”
“Di cosa?”
“Di questa casa, è terribilmente grande, lui non c’è mai..”
“Ci sarò io con te”
“Tu te ne andrai! Io non riesco nemmeno a dormire”
“Mi uccide vederti così..”
D’un tratto dai nostri occhi era scomparsa la malinconia, l’amore, l’odio, tutto. Ora c’era solamente un sentimento, ed era uno dei sentimenti più orribili che per me esistesse. La gente dice di odiare l’inimicizia, la solitudine, la tristezza. Io odiavo, e odio tutt’ora la rassegnazione.
E’ come uno stop che ti preclude ogni via di uscita, è la frase “C’è sempre una scelta” cancellata con una grande x che ti impregna lo stomaco. Ed allora, sia io che Izzy, eravamo pieni di rassegnazione.
“Tornerai?”
Chiuse gli occhi, sono sicura che lo fece per nascondere le lacrime. Non rispose.
“Non puoi andartene per sempre, Izz. Ti prego”
“Non lo so.”
“Non lo sai?!”
“No Minnie! Potrei tornare tra due giorni, tra sei mesi, come tra vent’anni.. Come mai più”
“Se non sai nemmeno tu che cosa vuoi, come posso abbandonarti? Come posso essere sicura che sarai felice così?”
“Non potrai, non lo sarei comunque.”
La grande capacità di Izzy di far provare i più grandi sensi di colpa esistenti è sempre stata una sua ammirevole dote: Izzy è una di quelle persone che ti dà tutta la sua vita per aiutarti, che ti offre più di quanto darebbe a sé stesso. Ma tutto ha un prezzo.
“Per quanto continuerai a farmi sentire così, sapendo che non cambierò idea?”
Sospirò e rimase in silenzio per attimi che mi parvero interminabili.
“Spero solo che Axl si meriti davvero, una come te..”
Mi guardai i piedi imbarazzata e cercai velocemente di cambiare discorso:
“Come vi siete conosciuti?”
Sorrise debolmente.
“Perché lo vuoi sapere?”
“Perché no?”
Scosse la testa:
“Avevamo undici anni.. Andavamo alla stessa scuola elementare, ma diciamo che non frequentavamo proprio le stesse persone..”
“Come mai?”
“Sai, lui era.. Un ragazzino magro, con i capelli lunghi, la schiena curva, la paura di lottare e io..”
Rise e mi guardò mordendosi un labbro:
“Andiamo, ero il ragazzo più sexy della scuola!”
“Posso immaginare!”
Risi anche io, poi continuò:
“No.. Seriamente, mio padre.. Mi dava la roba da spacciare in giro, perciò avevo sempre il mio seguito di persone che mi stava vicino per averla, compresi i ragazzi più grandi..”
“Spacciavi a undici anni?!”
“Sì ragazza, e ho smesso che ne avevo diciotto..”
Rideva, ma il suo sguardo vagava incerto tra quei ricordi che non sembravano essere felici come stava provando a descriverli.
“Ad ogni modo.. Un giorno, ero uscito dalla classe stufo della lezione, e avevo sentito un gran baccano, come di libri caduti, seguito dall’urlo della direttrice..” Rise,
“Puoi immaginare, la scena successiva fu una fiamma rossa che correva come una dannata per il corridoio, e questa donna che lo seguiva isterica cercando di non cadere su quei dannati tacchi che continuavano *Tac tac tac* su tutto il pavimento della scuola ed era un delirio! Le bidelle iniziavano ad incuriosirsi mentre cercavano di controllare degli alunni che avevano visto la scena..”
Izzy non smetteva più di ridere contagiando anche me.
“Ah.. L’ho sempre detto che Axl faceva impazzire le donne sin da piccolo!”
“E quando entri in scena tu?”
“Aspetta, con calma! Lui stava correndo a perdifiato, e mi passò davanti come una scheggia. A un certo punto si infilò in una classe vuota, ma così era in trappola. Riuscii a raggiungerlo prima di quella stronza della preside e gli indicai il mio armadietto e che aprii giusto in tempo per farlo nascondere.. Ricordo ancora la preside: <>
<>.. Alla fine se ne andò sbuffando e si chiuse nel suo ufficio..”
“E Axl era ancora nell’armadietto?!”
“Puoi giurarci. Quando il pericolo era scampato, lo lasciai uscire e allora ci presentammo.. Gli dissi: <> E lui tranquillo, alzando le spalle: <>”
D’un tratto smise di ridere:
“Tremava quando parlava di suo padre.. Non.. Non poteva sopportarlo. Ero un figlio di puttana ma non ero uno stronzo senza cuore, non potevo sopportare di vederlo così.. Diciamo che divenni suo amico, mi sembrava solo.. Tutto qui. Non è così emozionante..”
“E’ una bella storia, invece”
“Immagino che per una fan lo sia..”
Si alzò in piedi e mi tese una mano per aiutarmi a fare lo stesso.
“Dovresti fare pace con lui..”
“Con Rose?! Impossibile..”
“..Perché?”
“Pronto? Axl Rose ce l’ha a morte con me, non ho molte possibilità di riuscita”
Rise amaro, poi riprese:
“Ma è lecito, l’ho tradito..”
“E quindi? Continuerai a non parlargli fino a quando non te ne andrai?”
“Magari sarà meno doloroso per entrambi.. Alla fine non sentiremo così tanto la mancanza dell’altro”
Lo guardai con rimprovero, ma lui fece finta di ignorarmi e diede un’occhiata all’orologio:
“Cazzo, è tardissimo.. E’ meglio che vada..”
Annuii impercettibilmente e lo accompagnai fino alla porta di ingresso, Axl si era chiuso in soggiorno. Izzy uscì in giardino, mani nelle tasche, sguardo basso:
“Ci vediamo” Mi salutò senza guardarmi.
“Izzy!”
Si voltò:
“Cosa?”
“Vi conoscete da quasi quindici anni, pensaci bene prima di fare cazzate.. Non perderlo per sempre, non per colpa mia…”
“Farò come dici, amor mio.”
Gli sorrisi e feci per rientrare in casa.
“Ah, un’ultima cosa, bambolina!”
“Che vuoi?!”
“Sei bellissima”
 
  
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