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Autore: malpensandoti    06/04/2015    7 recensioni
Jodie le sorride di tanto in tanto, le scosta i capelli dal volto e le dice che Louis non ha idea di cosa si stia perdendo a non volere una sorella del genere.
Georgia la ringrazia e tace, alla fine non ci crede più di tanto.
Aspetta piano gli uomini – le persone – della sua vita prendersi qualcosa e sparire, perché è così che funziona, è così che semplicemente vanno le cose.
Vanno via.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Words As Weapons
Tear In My Heart

sometimes you've got to bleed
to know that you're alive





 
Lottie Tomlinson è una puttana.
C'è scritto sul muro nel bagno femminile del primo piano. È stata Melissa Fox, Georgia lo sa perché lo ha sentito durante la lezione di matematica, un lunedì pomeriggio.
Lo ha scritto contro le piastrelle rosa dopo che sono iniziate a circolare voci sul suo ragazzo e Charlotte. Voci non carine, per niente.
All'inizio si parlava solo di una scopata da ubriachi, poi Melissa ha quasi rischiato di investire il suo (ormai ex) ragazzo finché lui, con occhi finti, le ha confessato più di un mese di tradimenti.
Ma era solo sesso, amore – le ha detto davanti al cancello principale della scuola – ti giuro, Melissa. Tu vali molto di più
Lottie Tomlinson è una puttana, c'è scritto sul muro nel bagno del primo piano ma di questo Georgia non ne è così sicura.
Non conosce Lottie, non è il tipo di persona che giudica qualcuno in partenza. Quel poco che sa di lei, lo ha appreso tramite voci di corridoio e dal suo comportamento. È carismatica, Lottie, circondata sempre da persone – per lo più maschi – e sempre col sorriso malizioso sulle labbra truccate, da bambina grande.
Gira per la scuola come se le appartenesse, ridendo e parlando ad alta voce senza preoccuparsi di ciò che possano gli altri pensare di lei, senza preoccuparsi di quel puttana scritto con l'indelebile sul muro davanti alla porta, così che chiunque possa guardarlo e rifletterci su.
Georgia sa anche che Lottie la conosce, ha capito chi è lei. Si vede dalle occhiate che le rivolge in mensa e durante l'unica lezione – arte – che hanno in comune: ha gli occhi che quasi ridono, gli occhi azzurri che si prendono gioco di lei come farebbero quelli di un vincitore avido nei confronti di chi ha sconfitto.
E, a pensarci bene, è proprio così.
 


 
 
La mensa scolastica è grande, col pavimento chiaro e le pareti fatte a finestre per quando c'è il bel tempo e si riesce a mangiare fuori, nei tavoli da picnic.
Georgia mangia la sua patatina fritta con lo sguardo allucinato fisso sulla poltiglia di patate, carne e ketchup che Oscar ha appena creato nel suo piatto con orgoglio. Mangiano in uno dei tavoli rotondi l'uno davanti all'altra come al solito, mentre intorno a loro qualcuno ride più forte e altri aspettano ancora di essere serviti.
Oscar ha la lingua incastrata tra la fila di denti bianchissimi e lo sguardo affamato mentre mescola con la forchetta il proprio pasticcio di legumi, salsa e carne, Georgia sbatte le palpebre e si riprende, scuote la testa e addenta un'altra patatina. “Sei davvero disgustoso” dichiara.
Hey! – lui protesta subito, risentito – Sono un atleta, io. Ho bisogno di nutrirmi adeguatamente”
La ragazza afferra la banana nel suo vassoio, porgendogliela, ma Oscar arriccia le labbra in modo schifato e “Credi che del misero potassio basti a sfamare uno stallone come me?”
Georgia ride e alza gli occhi al cielo, senza dire altro.
Restano in silenzio per qualche istante, finché lui non se ne rende conto e la guarda, smettendo muovere la forchetta. Si inumidisce le labbra scure e “Come stai?” le domanda, inclinando appena il capo.
Lei lo fissa di rimando e ha le sopracciglia aggrottate e l'espressione spaurita, piena di incertezze.
“Me lo hai chiesto almeno quattro volte, oggi – mormora – Non sono...non sono fatta di vetro, Oscar. Posso sopportare certe cose”
“Puoi?” chiede subito lui, col tono scettico.
“Certo che posso – gli risponde, dispiaciuta che lui pensi il contrario – Sono solo...”
Sbuffa a quel punto, perché l'agitazione riesce a bloccarle le parole in gola come ogni volta. È come se la potenza dei suoi pensieri fosse talmente lesionante da farla tremare ancora prima che questi si trasformino in concretezza, diventino parole dette ad alta voce.
Pensa tanto, anche adesso. Pensa che ci sono situazioni in cui vuole semplicemente stare da sola, situazioni (persone, persone) a cui è abituata ma che comunque ogni volta hanno il potere di romperla un pochino.
Pensa tanto, talmente tanto che la forza di parlare a volte manca, a volte non è sufficiente.
A volte, tipo adesso.
“Sono solo..?” Oscar cerca di aiutarla, le viene incontro.
Georgia si morde forte le labbra e guarda lontano, verso il cortile interno.
Lottie Tomlinson ride apertamente a una battuta che il ragazzo in piedi davanti a lei ha appena detto, si scosta i capelli lunghissimi e biondi dal volto grande e paffuto e accavalla le gambe da nuotatrice. È seduta sulla superficie in legno di uno dei tavoli, circondata da persone sempre diverse, sempre così sorridenti e false.
Georgia non la invidia, non vorrebbe mai essere come Lottie. Non ne sarebbe nemmeno in grado, dopotutto.
“Parlavano di un certo Harry, l'altro pomeriggio”
Riporta gli occhi spenti dentro quelli di Oscar, la sua voce adesso è controllata, quasi lontana. Lui annuisce e aggrotta le sopracciglia senza capire.
“È il ragazzo che vive nella casa della vedova Styles. Suo nipote. È...era un soldato”
“Come fai a saperlo?” le chiede l'amico, ma dal tono che usa sembra che lui per primo sappia quella storia.
Georgia respira profondamente, si appoggia allo schienale della sedia. “Ho...collegato i pezzi. Ci siamo parlati un paio di volte, per caso”
“E..?”
“E lui è strano
Oscar ridacchia appena, spazza via quella tensione che si era creata qualche istante prima. “Raggio di sole, detto da te è davvero buffo”
Lei sbuffa ma sorride, più tranquilla. “Davvero, però – insiste – Lui è veramente strano. Ma non lo biasimo, insomma, hai sentito Cyndi, no?”
A quel nome gli occhi di occhi di Oscar scintillano. “Come non sentirla” esclama, facendola ridere.
Georgia decide che è il momento di cambiare argomento, passare a tematiche che non la coinvolgano fino a farla sentire minuscola.
“Ci sei proprio rimasto con quella ragazza” insinua.
Allora Oscar, a cui piace parlare e parlare di sé, ride e racconta di come lui e Cyndi potrebbero stare benissimo insieme, come Kim e Kanye West inglesi.
Lottie Tomlinson bacia leggermente il ragazzo davanti a lei e spezza il cuore a qualche altra povera ragazza.
 


 
 
Jodie è a cena fuori con le sue amiche e la casa è buia perché serate come queste sono magiche.
Ci sono le luci delle candele che tracciano i sentieri sul pavimento, decine di luci destinate a spegnersi che sanno di limone e rose, vaniglia e cioccolato.
A Georgia le candele piacciono più di quanto ci si potrebbe immaginare, forse per questo Oscar la considera strana, forse per questo lui ha ragione nel farlo.
È una passione nata per caso, lei nemmeno si ricorda bene come.
Le candele hanno effetto su di lei, in un certo senso. La calmano, spengono i rumori dentro la sua testa, le parole fioche bloccate contro la gola.
Con le candele si sta in silenzio, per lo meno nella loro casa. Si ascoltano le fiamme bruciare la cera bollente, se è una bella giornata magari anche qualche cd non ancora rigato.
A Georgia piacciono le candele perché le piace il fuoco, la sensazione di calore protettivo contro i palmi delle mani prima di sentire il dolore, ama ciò che le candele significano, l'illuminare solo i dettagli importanti, essenziali.
Da camera sua si sente la voce di Ed Sheeran che contro un microfono sussurra Would you take away my hopes and dreams and just stay with me? mentre lei ha gli occhi chiusi sul tappeto dell'ingresso, le mani appoggiate sul ventre piatto e i capelli sparpagliati.
Le candele sotto le pareti le respirano contro facendola sorridere e nella sua testa tutte le paure sono liquide, scappano dalle dita aperte lasciando solo un fresco ricordo di bagnato, come acqua.
Con le candele, Georgia è forte.
È un bel contrasto, un bel pensiero.
Non ci sono più quelle parole da sputare, niente più ansia e voce piccola, occhi grandi e feriti. Ci sono le candele, il respiro, c'è lei.
Poi qualcuno suona il campanello ed è come spalancare una finestra e far entrare dentro il sole. La sensazione di smarrimento e rabbia è la stessa, Georgia è tanto così dallo scoppiare a piangere per la frustrazione.
Apre gli occhi e fissa il soffitto che la luce fioca non riesce a raggiungere e perciò è solo nero, una macchia d'inchiostro secca. Si alza in piedi a fatica, controlla che intorno a lei vada tutto bene e sbatte le palpebre localizzando il portone d'ingresso.
Non accende la luce, non lo farebbe mai.
È Harry quello che ha un braccio alto appoggiato contro lo stipite e il volto chinato a terra come le sue spalle, a fissare lo zerbino con espressione confusa, incerta.
Georgia non ha nemmeno il tempo di capire che lui alza gli occhi verdi e “Mi dispiace” butta fuori, con difficoltà.
“C-come?” lei sbatte le palpebre, perfino la luce dei lampioni è più forte di quella a cui è abituata.
Il ragazzo toglie il braccio dallo stipite, si schiarisce la voce e raddrizza le spalle. “Mi dispiace, per l'altro pomeriggio – mormora, le sfugge con gli occhi – Io non...non credo di ricordarmi quello che ho detto, ma può essere che ti abbia spaventata e-”
No
Le esce spontaneo, forte, talmente tanto che Harry sembra sorpreso quanto lei. Georgia deglutisce, si spiega meglio: “Non mi hai spaventata. Non c'è bisogno che tu mi chieda scusa”
“Ho avuto una brutta giornata ed ero stanco...”
“Non fa nulla, davvero – le dita piccole della ragazza si stringono alla maniglia con forza – Non devi giustificare qualcosa che non hai commesso. Non è successo niente”
Harry la osserva con circospezione a quel punto, e Georgia s'irrigidisce tutta per la paura di arrossire per quegli occhi diffidenti che la guardano senza rivelare nulla.
Le candele alle sue spalle continuano a bruciare.
“Tu continui a...a trattarmi bene e io non...non riesco a capire” le parole di Harry sono basse, veloci e incisive come pugni, lei trattiene appena il fiato e le dita contro il metallo della maniglia rischiano di avere degli spasmi per la forza con cui stringono.
“Cosa?”
“Cosa stai facendo?”
Adesso lui guarda oltre la sua schiena, osserva duramente l'interno della casa spenta per non lasciare nulla che la luce gialla delle candele. Il suo sguardo giudicante la sentire quasi in colpa, stupida. Ed Sheeran da qualche parte dice Just hiding my misguiding thoughts that I'm trying to kill.
“Volevo solo...smettere di pensare a qualcosa” sussurra lei, vaga, colpevole.
“E ci sei riuscita?” la voce di Harry sembra per la prima volta curiosa, cauta.
Georia scuote appena la testa, i suoi occhi gli guardano il maglione grigio: “Non più”
Lo vede fare un passo indietro, si sente il sussurro pigro dentro un sorriso morto. “Come immaginavo”
Le dà la buonanotte con uno sguardo che Georgia non coglie, uno sguardo che neanche riceve.
Le finestre bloccate chiudono fuori una luce che non c'è più, lei torna sdraiata sul tappetto e con gli occhi di nuovo serrati pensa finché non ci sono più lacrime.







 

mia madre per pasqua mi ha regalato il nuovo cd di ed sheeran quindi perché mai non inserirlo??
buonasera a tutti!
allora, prima che mi dimentichi e mi senta in colpa, ecco le mie precisazioni anche oggi:
  • lottie tomlinson non è di certo una mia creazione BUT ci tengo a sottolineare che ciò che è scritto qui - e vale per gli altri personaggi ispirati a persone vere, of course - e tutti frutto della mia fantasia ! ! ! lottie non è ! ! ! una poco di buono ! ! ! ad essere sincera volevo cambiarle nome per non coinvolgere altre persone reali, poi mi sono accorta di averla menzionata nel prologo e quindi it was tooooo late
  • le due canzoni citate nell'ultimo paragrafo sono opere (d'arti) firmate ed sheeran, la prima è "one" e la seconda "the man"
  • il titolo del capitolo e la frase iniziale sono presi dalla canzone dei twenty one pilots

detto questo, passiamo al capitolo! sono contenta di aver finalmente introdotto lottie, perché avrà un ruolo abbastanza rilevante per la storia. che ne pensate?
comunque, direi che le protagoniste indiscusse qui siano le famose candele! ho amato scriverci su, perché fino ad adesso non avevo mai avuto modo di dettagliare (esiste?) con chiarezza il rapporto che georgia ha con loro e sono abbastanza soddisfatta del risultato. spero che sia chiaro il fatto che georgia, a contatto con le candele, in situazioni come queste, si senta coraggiosa, forte. è contenta, perché chiude tutto fuori e riesce a pensare solo a se stessa.
poi c'è harry che beh, è harry, insomma. il suo comportamento è il classico one step forward two steps back (scusate ma in queste vacanze ho parlato più inglese che italiano e non capisco più nulla), quindi non pensate che abbia abbassato la guardia o che si sia "aperto" (eh veronica!!!) perché non è così!
niente, spero con tutto il cuore che il capitolo nuovo vi sia piaciuto, e spero che abbiate passato delle vacanze serene come le mie!
vi mando un bacione gigantesco e aspetto con impazienza qualsiasi cosa vogliate scrivermi!
a presto,
caterina


 

 

 

  
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