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Autore: Paperink    07/04/2015    0 recensioni
L'amore può dare senso a tutto... ma il senso del tutto chi può darlo? Inoltriamoci nella vita di chi ha fatto il giusto per essere felice con se stesso. Due cuori che inaspettatamente si collegano coinvolgendo ciò che li circonda, distruggendo e fortificando ciò a cui si tiene. La vita si sgretola da un lato e dall'altro si cristallizza. Tutto si divide in due parti... nel bene e nel male. Nel giusto e nello sbagliato. Solo loro sapranno cosa sarà giusto per continuare senza dar troppo conto a ciò che c'è intorno. Loro sono nell'occhio del ciclone, e dovranno essere forti per riuscire a salvare chi ritengono abbastanza opportuno od importante....
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sentii un rumore in sottofondo ma non era chiaro. Un suono lento, ovattato che arrivava alle mie orecchie con un soave piacere. Cominciai a riaccendere il mio sistema e mi accorsi che non era niente di paradisiaco, era solamente il rumore della mia sveglia che riecheggiava in tutta la camera. Una canzone che con il tempo mi era cominciata a piacere, "Ink" dei Coldplay. Con le mani toccai il vuoto con l'intento di prendere il mio telefono, ma colpii il lampadario e finalmente arrivai a prendere ciò che volevo. Illuminai lo schermo che mi accecò al primo impatto e lasciai la canzone suonare per concedermi quell'istante di buon risveglio.
Mi feci forza e mi scostai via le coperte, poi mi sedetti e cominciai a cercare le ciabatte sotto il letto.
Era una mattinata di settembre, soleggiata e con ancora quell'afa che caratterizza l'estate. Uscii fuori dal balcone per prendere una boccata d'aria e mi accorsi che sotto di me c'era un giardino con un laghetto dove nuotavano, in senso circolare senza fermarsi, i pesci .
Rientrai e decisi di andare a fare colazione ma non feci in tempo per uscire dalla camera che la porta del bagno si aprì di scatto e mi sfiorò il volto. Rimasi fermo e vidi che era Viola.
- Oddio scusami! Io.. non volevo! -
La guardai con aria assonnata.
- Non ti preoccupare... comunque Buongiorno! -
- Buongiorno... -
Se ne andò in camera sua e so chiuse la porta dietro le spalle.
Entrai in bagno e decisi di dare uno sguardo al mio bellissimo volto da appena sveglio. I miei capelli castani erano organizzati decentemente sul mio ciuffo laterale ed i miei occhi blu si erano scuriti, evidentemente per la scarsa luce.
Le vidi in cucina già vestite pronte per fare la colazione. Dovevano andare a scuola quindi avrei già dovuto abituarmi a svegliarmi con la casa completamente libera. Era ancora presto, e mi ero svegliato a quell'ora giusto perchè dovevo sbrigare delle faccende nell'unico giorno libero prima dell'inizio del semestre.
- Buongiorno ragazze... - dissi mentre cominciai a prepararmi il latte e ad apparecchiare la tavola con le cose che avrei mangiato.
Fu una colazione alquanto strana, perchè nessuno di noi parlò. Il silenzio è l'arma più imbarazzante che può presentarsi in queste situazioni. Finimmo insieme e Chiara si voltò verso di me.
- Andrea noi andiamo a scuola... le nostre tazze lasciale lì, ce ne occupiamo noi appena torniamo da scuola. -
La guardai e le sorrisi.
- Tranquille, ora me ne occupo io... voi andate prima che facciate tardi! -
Posai le mie tazze nel lavandino e cominciai a sparecchiare la tavola ed a lavare i piatti. Era tutto così facile in quel momento, perchè sembrava tutto pacifico e felice. Mi sarebbe piaciuto vivere in quell'armonia ancora per molto. Solamente che avevo brutti presentimenti, quella spensieratezza sarebbe durata ancora per poco.
Le ragazze chiusero la porta d'ingresso e finalmente mi ritrovai da solo. Dovevo svolgere diverse faccende in quella giornata. Sarei dovuto andare a iscrivermi in palestra, avrei dovuto fare la spesa e sarei dovuto andare a cercare qualcosa di più per mettere in camera.
Sarebbe stata una lunga giornata, ma tutto ancora doveva cominciare.
In meno di mezz'ora mi ritrovai al di fuori del palazzo. L'aria estiva mi accarezzava i capelli ed il calore cominciava lentamente ad attutirsi. Ero leggermente spaesato, non sapevo con molta certezza dove dovevo andare.
Cominciai ad inoltrarmi nelle strade annodate della città aspettando di uscire salvo da quel posto, sperando di ritrovare la via di casa.
 
 
 
Uscii dal supermercato con pesanti buste con maniglie che mi tiravano la pelle delle mani. Avevo della strada da fare prima di arrivare a casa, ma il tempo sembrò volare all'istante.
In poco tempo mi ritrovai davanti al cancello di ferro e in meno di cinque minuti mi ritrovai davanti alla porta di casa con le mani che imploravano pietà.
Entrai ed improvvisamente notai qualcosa di strano. Sul divano del salone c'erano delle borse di scuola, nuove ed estranee.
Non ci feci più tanto caso e arrivai in cucina con le buste e trovai un nuovo volto. Un ragazzo, biondo ed occhi castani. Con una corporatura magra e longilinea. Stava seduto vicino la finestra e appena arrivai mi cominciò a fissare. Odiavo vedere le persone che mi fissavano e quindi decisi di distogliere lo sguardo e spezzare quell'imbarazzante silenzio con le presentazioni.
- Ciao... Piacere Andrea -
Il ragazzo non si mosse, si stava sentendo in soggezione e io cercai il più possibile di non farlo preoccupare. Sembrava timido perchè ci mise del tempo per riuscire a parlare.
- Ehm... Piacere, io sono Marco -
Mi sorrise, ma non gli diedi più di tanto conto. Cominciai a mettere apposto la roba nella mia dispensa quando improvvisamente arrivò Viola, che stranamente sorrideva.
- Ciao Andrea... lui è Marco! Non te l'abbiamo detto ma lui sarà sempre qui a pranzo visto che viene da lontano... -
Sembrava più sciolta rispetto alla giornata prima. Sorrideva e si sentiva che ogni tanto canticchiava qualche canzone di Mina.
- Ho saputo che tu studi all'università... Fisioterapia. E' abbastanza interessante non è vero? -
Marco spezzò i miei pensieri. Mi girai verso di lui mentre continuavo con le mie faccende.
- Sì... ma per adesso non saprei dire niente. E' il mio primo anno ed i corsi cominciano domani. Ma penso di sì sarà interessante. -
Sogghignò. Era un strano personaggio. Mi fissava dietro quegli occhiali in maniera strana. Come se mi stesse analizzando dalla testa ai piedi, ma non cercai di dargli importanza. Forse era una sua caratteristica o forse lo stava facendo giusto per mettermi in soggezione, cosa che non gli stava riuscendo bene.
- Eggià... Io invece vado a scuola insieme a Viola e Chiara. Solamente che sto in classe con Chiara perchè Viola il primo giorno di scuola la misero in un'altra classe e non è riuscita a farsi spostare. -
Non riuscivo a comprendere il motivo di tanta euforia. Continuava a parlare di cose che non gli venivano chieste, era logorroico. Ma mi piaceva la sua intraprendenza, non si stava facendo più di tanto dei scrupoli e tanto meno cercava di informarmi direttamente cercando in un certo senso di prevedere le mie domande successive.
- Ho capito! -
Cominciai a mettermi su l'acqua per prepararmi la pasta e mi sedetti di fianco a lui. Vedevo che accendeva e spegneva lo schermo del suo cellulare tanto per passare il tempo. Aveva appogiato il piede sotto la mia sedia ed ogni tanto cominciava a tremargli per gli spasmi di nervosismo.
- Quindi tu starai qui ogni giorno a pranzo? -
Gli chiesi cercando di aprire in qualche modo una sorta di conversazione. Era una persona semplice nel modo ma strana nel parlare. M'incuriosiva in un certo senso cercare di capire fchi avessi affianco.
- Sì... vivendo lontano non posso tornare a casa perchè poi nel pomeriggio ho dei miei impegni, e quindi ho chiesto a loro due se potevano ospitarmi qui per pranzare, e loro mi hanno dato il consenso.. tutto qua! -
Sorrideva una continuazione. Era solare nella sua natura ma i suoi occhi non me la raccontavano giusta. Nel frattempo preparai la mia pasta e cominciai a mangiare. Lui era sempre lì fermo, che non si muoveva.
- Hai un accento strano... non sei di Roma vero? - disse lui.
- Giusta osservazione, comunque no... vengo dalla Sicilia come si può ben sentire. Mi sono trasferito qui, come puoi ben vedere, per gli studi. -
Cominciava a farmi simpatia. Mangiò insieme a me e non si azzardò a dire una parola. Forse si sentiva in soggezione stando con una persona sconosciuta, però all'impatto sembrava molto socievole e di compagnia. Finito di mangiare decisi di preparare il caffè. Mi girai verso di lui.
- Vuoi il caffè? -
Si pietrificò. Guardo il basso e poi mi riguardò negli occhi.
- No, grazie... -
Uscì il suo lato timido, ed io gli sorrisi dicendo.
- Oh... non fare complimenti! -
Cercai di non andare oltre. Ancora si doveva sciogliere, ancora doveva capire bene la situazione. Gli lasciai il suo tempo e preparai lo stesso il caffè. Nei suoi occhi c'era imbarazzo, molto.
Passarono diversi minuti quando finalmente lui si alzò e prese la borsa ed il giubotto da sopra il divano in salone. Tornò in cucina e mi strinse la mano e riusciva a stento a guardarmi negli occhi.
- Penso di dover andare perchè sono già in ritardo. E' stato un piacere conoscerti Andrea, e grazie ancora per l'ospitalità. -
Gli strinsi la mano e gli mostrai un sorriso affettuoso.
- E' stato un piacere anche per me, e non ti preoccupare... per quanto riguarda me tu sei ben accetto. E mi raccomando, la prossima volta niente complimenti... -
Si fece una risata nervosa ed inclinò la testa sulla spalla destra per poi tornare dritto.
- Non contarci... -
Mi lasciò da solo in cucina ed andò a salutare le altre due ragazze che erano segregate nelle loro camere. Lo vidi muoversi con il suo passo saltellante verso l'uscita e si chiuse la porta dietro le spalle.
Un personaggio da individuare, insolito ma curioso. Si sarebbe sicuramente sciolto a lungo andare, ma per adesso gli avrei dato i suoi spazi... forse un giorno diventeremo amici, ma per il momento lasciamo decidere al tempo.
 
  
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