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Autore: pamina71    08/04/2015    5 recensioni
Ho utilizzato i 3 movimenti di ognuno dei 4 concerti de "Le quattro stagioni" per una "song-fic" in cui ad ogni movimento di ogni stagione associo una scena dall'autunno 1788 all'estate 1789.
L'associazione è data più dalle sonorità che dai titoli dei singoli movimenti, oltre che dalla stagione rappresentata dal concerto. Suggerisco di leggere ogni racconto ascoltandone il tema, magari nell'esecuzione del Giardino Armonico. Per ogni tempo avremo un "violino solista" diverso.
La base dei racconti è principalmente il Manga della Ikeda (traduzione francese) comprese le Storie gotiche e il Gaiden di André.
E' la mia prima fanfic, ed ammetto di essere partita con un progetto ambizioso, visto che la cronologia e i singoli tempi dei concerti mi concedono davvero pochi gradi di libertà.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lame e violini'
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Estate in Sol Minore – Adagio

Solista: André Grandier


Toglie alle membra lasse il suo riposo


Siamo davvero stanchi, tutti quanti.
Un'altra notte passata di ronda...siamo tutti affaticati, anzi, esausti. E lei più di tutti.
Dormiamo poco, di giorno sorvegliamo la sala del Jeu de Paume, di notte le ronde si susseguono ad un ritmo feroce. So invece che la guardia Reale ha dei turni meno massacranti. So anche che ne ha parlato al Generale Bouillet, ma senza ottenere risultati.
La notte sta per terminare, anzi ormai già sta albeggiando.

Tra poco saremo in caserma e potremo tutti riposare. Stiamo rientrando, passando nella zona dell'Università, dinnanzi alla chiesa di Saint-Étienne-du-Mont, pochi minuti ed avremo attraversato la Senna, saremo arrivati agli acquartieramenti. Così potrò almeno abbracciarla.
Invece Oscar si ferma sul sagrato. Perché? Non vedo pericoli. E' già l'alba, le ore peggiori sono passate. In giro solo qualche garzone che va al lavoro. E allora?
Scende e lega il cavallo. Gli altri si guardano perplessi.
Si sente una musica provenire dall'interno. Monsieur Lascaux1 sta suonando.
Ma vorrà davvero entrare? Gli altri non capiranno, si infurieranno.
Gentilmente, Oscar dice loro che, se desiderano, possono ritornare in Caserma senza di lei, mentre spiega che preferisce prendersi dieci minuti per ascoltare.
Quasi tutti se ne vanno. Alcuni rimangono, più per curiosità che per altro. Se dopo una simile notte il Comandante vuole fermarsi, vorrà dire che ne vale la pena, sembrano dire i loro sguardi.
Io resto. Ho riconosciuto alcuni passi della Toccata e Fuga. Se si sta esercitando, magari la eseguirà per intero2. Ne varrebbe la pena, l'organo di questa chiesa ha un suono meraviglioso, Lascaux è bravissimo ed il pezzo è un capolavoro.

Entriamo nella chiesa. Cerchiamo di non fare rumore con gli stivali. Ci sediamo in un angolo. Questa chiesa non mi piace. E' troppa. Preferisco il gotico pulito di molte altre, non queste spirali, curve, decori e volute. Ma questa ha una voce, che la rende speciale.
Silenzio. Non si ode un suono.
Oscar alza il viso alla volta della chiesa. Ma non guarda le decorazioni dell'ogiva. Non degna di uno sguardo i merletti di marmo che ha di fronte. Sta attendendo. Ed ecco che Monsieur Lascaux comincia.
Le prime note scendono dall'alto delle canne dell'organo. Acute e leggere. Poi arrivano le note gravi, che risuonano ricadendo dalle volte e premono sullo stomaco. Le note scendono su di noi come una cascata d'acqua. Oscar chiude gli occhi. Guardo i ragazzi. Sono stupiti da quello che ascoltano. Una musica solo per loro in una chiesa vuota. Con le note velocissime e i passaggi in cui sembra che la melodia si stia fermando. Con i raddoppi e con quegli accordi a dieci dita che ti esplodono nella testa e nella pancia. Poi chiudo gli occhi anch'io.
Dicono che questo pezzo è diabolico. Dicono anche che è il suono della Trinità. Non credo che mi importi. Mi piace, lo lascio entrare in me.
Una piccola pausa, poi inizia il gioco della fuga. Siamo in alto, negli acuti, sul tetto della chiesa. Giochiamo tra le ogive e passeggiamo davanti ai rosoni. Forse voliamo. A lungo. Poi scendiamo lungo le colonne e i contrafforti. Andiamo verso un mondo più terreno. Più solido. Siamo al livello del suolo. Al livello del pavimento. E scendiamo ancora. Siamo nelle cripte, nelle basi delle colonne, nelle radici di questo edificio pomposo. Siamo il sostegno delle colonne e delle volte. Il sostegno del mondo.
Poi la musica scappa e tenta di riportarci su Verso la luce, o verso Dio, questo non saprei dirlo. Ma ci alza di nuovo. Eppure ricadiamo a terra su un tappeto di bassi. Eppure ricadiamo. A terra. Siamo terra e qui restiamo.
Monsieur Lascaux termina la sua esecuzione, ma non apro gli occhi, non subito. Non sento gli altri parlare. Saranno usciti? Guardo. No, non sono usciti. Sono ancora lì, un pochino stupiti. Forse ammirati. Forse felici.

In questi giorni di dolore, di fatica, di dubbi, abbiamo avuto in dono dieci minuti di bellezza. Nella Francia di questo luglio, è un grande dono.




1Guillaume Lascaux, organista di Saint-Étienne-du-Mont dal 1769.

2Toccata e fuga in Re minore bwv 565 di J. S. Bach

   
 
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