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Autore: Criscias    10/04/2015    5 recensioni
Quando Harry vede Louis per la prima volta, il suo respiro si blocca per un attimo.
Cosa ci fa una creatura come quella in quel posto?
Dentro si sente tremare.
Quando Louis alza gli occhi e poggia il suo sguardo su di lui, Harry sente un brivido
percorrergli ogni vertebra.
Louis è azzurro come il cielo, Louis ha due occhi che Harry non scorderà mai.
Quando Louis vede Harry la prima volta, il suo respiro si blocca per un attimo.
Cosa ci fa una creatura come quella in quel posto?
Dentro si sente tremare.
Quando Harry sorride dischiudendo le labbra, sembra sia primavera. Louis sente un brivido
percorrergli ogni vertebra.
Harry è verde come la speranza, Harry ha due occhi che Louis non scorderà mai.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Harry si sveglia di soprassalto e gli ci vuole qualche secondo per capire dove si trova, prima di guardare l’orologio e accorgersi che la sveglia sta per suonare. Ha appena fatto un incubo, per questo il suo respiro è accelerato e i suoi occhi verdi sono ancora sgranati. Louis era morto, nel suo incubo Louis Tomlinson era morto ed Harry lo aveva trovato disteso sotto il salice piangente del Bethlem Royal Hospital in una pozza di sangue con i polsi squarciati. Harry fa un respiro profondo e cerca di calmarsi mentre promette a se stesso di non bere più the poco prima di andare a dormire.

Dopo una settimana che non lo vede, Louis sogna Harry per la prima volta. Lo scorge in lontananza mentre parla con Johannah. Ad un tratto la figura di sua madre sparisce davanti ai suoi occhi azzurri, mentre quella di Harry si volta verso di lui e gli sorride dolcemente.


‘Per sempre nel mio cuore’ gli sussurra con voce roca Harry, poi lo guarda e gli regala una piuma bianca. Louis è sicuro che sia la piuma di una delle ali di Harry, perchè Harry è il suo angelo.
Louis lo guarda, tende una mano verso di lui e quando è quasi arrivato a toccarlo si sveglia. Anne sta bussando alla porta della sua camera, ma lui si gira dall’altra parte e prova a dormire di nuovo. Spera di riuscire a continuare il sogno, perché è sicuro che solo lì Harry non lo lascerà mai.

Harry Styles non ha mai amato svegliarsi presto la mattina, ma da quando conosce Louis Tomlinson dormire non gli sembra più così importante. Il cielo di Londra è grigio anche quel giorno sebbene abbia smesso di piovere da qualche ora. Harry si alza dal suo letto e pigramente si trascina verso il bagno. Dopo essersi dato una ripulita, si infila il giubbotto ed esce.
Nonostante Harry abbia perso quasi le speranze di rivedere Louis, anche quella mattina si ferma al bar sotto casa per comprargli un croissant alla marmellata di albicocche. Sean, il barista del locale, lo avvisa che i croissant che Harry compra tutte le mattine sono finiti dopo che una gita di persone anziane si è fermata dentro il bar a fare colazione poco prima. Harry guarda Sean accigliato e dopo avergli fatto un mezzo sorriso esce senza dire una parola. Neanche ascolta mentre Sean gli consiglia di comprarne uno alla crema chantilly che è altrettanto buono.
Dopo varie ricerche, ( quella mattina tutti i bar sembrano aver finito i croissant alla marmellata ) Harry trova quello che cerca in una pasticceria vicino al Bethlem Royal Hospital, e per un momento si sente felice perché pensa ad un Louis sporco di marmellata di albicocche sul mento. Ride da solo in mezzo alla strada mentre si immagina la scena.

Louis si alza dal letto verso le 09.00 e va a cercare Anne, quella mattina sente il bisogno di camminare, la sua stanza sta diventando troppo opprimente e lui ha davvero bisogno di un abbraccio. Ha deciso cosa deve fare dopo aver visto sua madre in sogno che spariva dalla sua vita per la centesima volta, forse la millesima. Sa che sarà difficile, sa che probabilmente soffrirà, ma qualcosa dentro di lui gli suggerisce che il momento è arrivato, non vuole più vivere con quel peso opprimente nel petto. Louis Tomlinson vuole sentirsi libero.

Harry arriva al Bethlem intorno alle 09:10. Una volta entrato si dirige verso l’ufficio di Anne, ed è proprio davanti alla porta che la vede, Louis davanti a lei. Harry si paralizza sul posto, sgrana gli occhi, vorrebbe chiamarlo ma le parole gli muoiono in gola. Louis non si accorge di niente finché non si volta e i suoi occhi azzurri si scontrano con quelli verdi di un Harry immobile che lo fissa. Neanche dieci secondi dopo Louis sparisce dietro l’angolo in fondo al corridoio e Harry rimane a guardare il vuoto prima di sentire la voce dolce di Anne che lo chiama.

“Harry, tesoro, vieni qui? Entriamo.”

Harry si sente come intorpidito, ma dopo aver spostato il suo sguardo verso la donna inizia a camminare verso di lei.

“Louis è venuto qui per farmi sapere che ha preso una decisione…”

Anne poggia una mano sulla spalla di Harry e lo spinge delicatamente verso l’interno della stanza.

“Siediti pure, ne avremo per un po’.”

Harry obbedisce e in silenzio si siede, non sa cosa sta per succedere ma non si sente affatto tranquillo. Una specie di nodo alla gola quasi lo soffoca e neanche sa perchè. Anne è in piedi davanti a lui, sta cercando qualcosa in un cassetto, ci mette quasi un minuto prima di voltarsi con un fascicolo giallo in mano. Gli occhi di Harry sono puntati in direzione di quell’oggetto di cui lui non conosce il contenuto, il suo braccio vorrebbe afferrarlo e scappare via. La curiosità adesso lo sta divorando dall’interno. Lì dentro c’è la vita di Louis Tomlinson.

“Vedi Harry, Louis ha preso una decisione importante.” dice la donna sedendosi.
“Me lo hai già detto Anne. Adesso però puoi dirmi cosa ha deciso?” il tono di Harry non è duro, ma è sicuramente impaziente.
“Lui ha deciso di mostrarti qualcosa di molto personale caro, ma non sarà facile…” la voce di Anne si incrina mentre una delle sue mani quasi accarezza la copertina del fascicolo giallo davanti a lei.
“Non mi importa, io voglio sapere, io voglio aiutarlo Anne.”
“So che lo vuoi Harry, lo voglio anche io, ma vedi, io non sono la persona giusta, tu invece lo sei. Harry tu lo sei.”

Anne allunga un braccio e accarezza il dorso della mano di Harry mentre un sorriso stanco le nasce sul volto.

“Non so se lo sono Anne, lui non ha voluto vedermi per così tanto, cosa è cambiato?”
“Non lo so Harry, non so cosa è cambiato, so solo che Louis ha avuto dei traumi infantili non indifferenti. Per lui fidarsi di qualcuno è quasi impossibile, credo che sia per questo che ha voluto allontanarsi da te.
Probabilmente qualcosa deve averlo turbato, ma stai tranquillo, tu non c’entri niente, devi solo avere pazienza, devi essere forte.”
“Ce l’avrò. Avrò tutta la pazienza e la forza del mondo se necessario.”
“Bene, adesso ti mostrerò cosa c’è qui dentro, così potrai vedere tu stesso…”

Anne si appresta ad aprire il fascicolo che ha sotto le mani mentre Harry la osserva inquieto, gli occhi spalancati.
Un pila di fogli giace all’interno. Anne ne prende uno dal fondo e lo osserva un attimo prima di metterlo sotto gli occhi di Harry. Un disegno fatto con il carboncino che raffigura due persone, quella a destra è alta e ha gli occhi rossi, quella a sinistra è più bassa, è un bambino con gli occhi azzurri. Harry capisce subito cosa significa.  Il dito di Anne si va a posare sulla figura più grande.

“Il padre.” sussurra poi.

Harry sta in silenzio, fissa il dito di Anne perchè non ha il coraggio di parlare. Ha capito cosa rappresenta il disegno che ha sotto gli occhi, ha visto nei suoi libri universitari cose simili più di una volta. Un brivido gli percorre ogni vertebra, il sangue gli si gela nelle vene, chiude entrambi le mani a pugno.

“Harry, è dura per tutti, ma questo è il nostro lavoro.”

Passa un intero minuto prima che Harry riesca a parlare, ma Anne non ha fretta perchè sa bene quanto disegni come questi possano ferire. Persino lei, dopo anni di lavoro al Bethlem ancora non riesce a distaccarsi da quelle visioni. Un bambino che subisce abusi non può diventare abitudine.

“Quanto tempo fa è stato fatto questo disegno?” chiede Harry provando a trattenere la rabbia che gli sale piano piano.
“Questo è il primo che Louis mi ha mostrato, è dell’anno in cui lo abbiamo accolto qui.”

Harry Styles è sempre stata una persona calma e pacata, è difficile che perda il controllo e che abbia voglia di urlare ma in quel momento lo fa, lo fa e basta perchè quello che prova non può controllarlo. La persona che avrebbe dovuto difendere Louis ha abusato di lui quando era solo un bambino, e Harry non ce la fa a controllarsi, non quella volta.

“ANNE DIMMI CHE è UNO SCHERZO, DIMMI CHE è UNO SCHERZO! DIMMI CHE NON GLI HANNO FATTO QUESTO!”

Louis è fuori la porta dell’ufficio di Anne, è tornato lì perchè ha un regalo per Harry, il primo regalo che nella sua vita ha pensato di fare a qualcuno, quando sente Harry gridare però si spaventa e si sente in colpa.

Harry urla e piange e Anne va a stringerlo forte mentre con una mano gli accarezza piano i ricci per farlo calmare. Harry urla e piange per un tempo che gli pare infinito, ma Anne non si muove, continua a stringerlo e aspetta.

Louis sente Harry urlare e piangere mentre è ancora fuori nel corridoio. Il cuore gli fa cosi male che per un momento crede di morire esattamente lì su quel pavimento bianco, per questo scappa via correndo mentre delle lacrime gli rigano il volto, il regalo di Harry stretto al petto.


Quella notte Harry non chiude occhio. Non ha visto Louis dopo l’incontro con Anne perchè lei stessa si è presa la responsabilità di parlarci per prima, è la sua dottoressa da anni. Verso le 4am Harry si alza e si trascina stancamente in cucina per prendere un bicchiere d’acqua. Mentre passa dal corridoio intravede un libro che ha studiato qualche mese prima per un esame in cui ha preso trenta. Harry si ricorda in quel momento che poco tempo fa ha studiato quello che è stato fatto a Louis senza neanche rendersi conto di cosa significhi in realtà. Sente un moto di ira pervadergli ogni cellula, si dirige verso il libro e una volta afferrato lo scaraventa a terra, poi ne prende un altro e fa lo stesso. Si ferma solo quando tutti i volumi giacciono sul pavimento del suo salotto, lo stesso momento in cui ricomincia a piangere.

 



 

     
Anne sta parlando animatamente al telefono quando Harry varca il grande portone d’ingresso con un sacchetto della pasticceria stretto nella mano destra, i lunghi capelli tirati indietro con una sciarpa azzurra.
Si avvicina in silenzio, abbastanza vicino da poter sentire chiaramente la voce di Anne.

“Non sta bene, chiede spesso dei sonniferi per riuscire a dormire.” spiega Anne, il tono della voce chiaramente preoccupato, ed Harry capisce immediatamente di chi sta parlando. Louis non sta bene.
“I soliti incubi Johannah, gli stessi che lo tormentano da anni.”

Ancora silenzio mentre Anne ascolta la voce al di là della cornetta e lo stomaco di Harry si contorce dolorosamente.

“Per questo mese la retta è saldata, il tuo bonifico è arrivato ieri sera. Cerca di riposare adesso Jo, ci sono io qui con lui” il tono di Anne si fa più dolce.
Ancora silenzio.
“Nessuna parola, no.” la voce di Anne si spezza su quell’ultima parola. NO.

Anne chiude la telefonata, ravviandosi i capelli con una mano segnata dal tempo, voltandosi verso Harry che si avvicina al bancone.

“Buongiorno Harry caro” gli sorride lei, il volto stanco ma sereno come sempre.
“Buongiorno Anne” sorride a sua volta Harry, un accenno di fossette ad incorniciare il suo meraviglioso sorriso, ed Anne si addolcisce un po’.

Harry le porge il sacchetto della pasticceria senza specificare che ancora una volta, è per Louis.

“Sei un tesoro Harry” dice lei poggiando una mano su quella di Harry in modo materno prima di allontanarsi e sparire dietro la porta infondo al corridoio.


Harry rimane qualche secondo immobile, la mano sul bancone, la sensazione del calore della mano di Anne svanisce lentamente, mentre molto più velocemente l’adrenalina cresce e si disperde in tutto il suo corpo, rendendo incapace di pensare razionalmente.
Harry non sa cosa gli stia succedendo, non è mai stato un ragazzo maleducato, non si è mai intromesso negli affari altrui, ma Louis, Louis in qualche modo è affar suo. Louis fa parte di lui ed Harry non può far altro che assecondare il suo istinto.
In un attimo si ritrova nell’ufficio di Anne, si osserva mentre chiude piano la porta alle sue spalle lanciando un’occhiata furtiva ad entrambi i lati del lungo corridoio, spettatore delle sue stesse azioni, incapace di controllarsi, un solo nome impresso nella mente. Johannah.
Johannah che paga la retta di Louis, Johannah che si preoccupa di come sta, ed Harry deve sapere, se sulla terra esiste anche una sola persona che può aiutarlo a salvare Louis allora Harry deve trovarla. DEVE.
Con l’indice sfiora i cassetti del grande armadio attaccato alla parete, sono organizzati in ordine alfabetico, e dio quanti sono.
Harry non si era mai reso conto di quante anime vagassero per l’istituto dove trascorreva la maggior parte del suo tempo, troppo concentrato sull’unico caso che aveva preso veramente a cuore, sull’unica anima di cui gli importasse davvero, perfino più della sua.
Non sa come sia accaduto Harry, non sa che cosa in quel ragazzo lo stia spingendo ad infrangere ogni regola morale e non, ma da quando ha incrociato il ghiaccio nei suoi occhi, tutto il resto è diventato superfluo, al confronto.
Un scintilla brilla nei grandi occhi verdi quando con l’indice si sofferma sulla lettera T, apre il cassetto attento a non far rumore estraendo il blocco di cartelle dei pazienti accomunati da quell’unica lettera, scorre le cartelle tra le dita lunghe finché non la trova, la risposta a tutte le sue domande, e si odia, si odia immensamente per questo, si odia perché Louis lo odierebbe se soltanto potesse vederlo.
Inspira profondamente fino a riempire tutti i polmoni, e con le mani tremanti apre la cartellina.

Louis Tomlinson, paziente dal 2002

Harry viene percorso da un brivido mentre osserva le lettere cubitali raccontare la verità che non avrebbe dovuto sapere. Tredici anni, sono tredici anni che Louis vive in quel posto, tredici anni di silenzio, o forse più.
Una fitta lancinante allo stomaco lo costringe a chinarsi in avanti, le mani poggiate contro l’armadio freddo, i fogli caduti in disordine sul pavimento.
Respira forte Harry mentre si inginocchia a terra e raggruppa i fogli velocemente, voltandosi a verso la porta d’ingresso, allarmato dalla voce di Anne in fondo al corridoio.
Adesso o mai più, adesso o mai più pensa Harry, e cerca quel nome tra quegli spaventosi fogli che non ha il coraggio di leggere, né il tempo, e poi la trova : Johannah Deakin , 112 Rooswelt Street Londra.
Harry ripone la cartellina nel cassetto mentre annota mentalmente l’indirizzo per non dimenticarlo, e dopo essersi accertato che il corridoio sia deserto si lascia l’ufficio alle spalle per raggiungere Paul sulla solita panchina verde, solo.


Harry percorre il vialetto deserto illuminato dalla luce debole degli alti lampioni che costeggiano la Rooswelt, le mani affondate nelle tasche dei Jeans scuri.
Respira profondamente con lo sguardo fisso sulla piccola casa bianca finché non si ritrova di fronte a quella porta chiusa, Deakin scritto in una calligrafia ordinata terribilmente simile a quella di Louis.
Harry suona il campanello ed attende tendendo l’orecchio, dei passi leggeri si avvicinano e la maniglia si abbassa lentamente, un paio di occhi di ghiaccio si scontrano con quelli grigi di Harry, che solo in quel momento si accorge che aveva smesso di respirare nel momento in cui il suo indice aveva premuto sul campanello.
Il paio di occhi trasparenti scrutano Harry con aria interrogativa, ed Harry pensa solo di aver commesso un grande errore.

“Mi dispiace, io, io credo di aver sbagliato…” dice tutto d’un fiato voltandosi verso il vialetto pronto a tornare indietro.
“Harry?” esclama la donna, assomiglia a Louis.

Louis

Harry non può muovere un passo, incastrato da quella semplice richiesta, torna a guardare la donna sulla soglia della porta che gli sorride debolmente, senza però riuscire ad incrociare il suo sguardo.

“Anne mi ha parlato di te, per favore entra.” aggiunge poi con un sorriso d’incoraggiamento sul volto spostandosi per lasciar passare Harry, che titubante asseconda la richiesta della donna.

Johannah è più bassa di lui, indossa una vestaglia scura lunga fino ai piedi, lunghi capelli castani le cadono sulle spalle, le labbra piene, gli occhi di Louis.

“Mi dispiace essere piombato qui all’improvviso, non volevo disturbarla.” si scusa Harry, la voce più roca del solito mentre affonda ancora una volta le mani grandi nelle tasche dei jeans.
“Dammi del tu per favore, mi fai sentire vecchia.” scherza Johannah lasciando sfuggire un risolino dalle labbra sottili, ed Harry pensa che sia pura melodia, e non può non chiedersi quanto sarebbe bello sentir la risata di Louis.
“Accomodati pure Harry, vuoi qualcosa da bere?”
“Un bicchier d’acqua per favore.” la ringrazia Harry, la gola improvvisamente secca mentre si accomoda sul piccolo divano al centro del salotto ricoperto dalla carta da parati azzurra.

Johannah sparisce dietro la piccola porta dalla cucina, lasciando Harry in balia dei suoi pensieri, mentre si guarda intorno con i grandi occhi verdi lucidi.
Il suo sguardo si posa sul piccolo caminetto nell’angolo, delle foto vi sono disposte ordinatamente sopra, ed ancora una volta Harry asseconda il suo istinto avvicinandosi per osservarle da vicino.
Un bambino dagli occhioni azzurri sta seduto su una piccola seggiola rossa in un giardinetto curato, il sorriso ampio immortalato per sempre in quello scatto, ed Harry vorrebbe scomparire per sempre, dimenticarsi di tutto, dimenticarsi di Louis, dei cornetti alla marmellata, dei fogli strappati, delle grida strazianti nel cuore della notte, delle lacrime che adesso stanno rigando il suo volto.
Una mano si poggia delicata sulla sua spalla, Johannah gli porge il bicchiere d’acqua, gli occhi trasparenti sono lucidi.

“Grazie.” dice soltanto Harry, riponendo la foto al suo posto.

“Era un bambino bellissimo, una piccola peste con le magliette a righe.”

Johannah asciuga una lacrima con il dorso della mano prima di continuare il suo racconto.

“Eravamo una famiglia felice Harry, finché Mark…” la voce le si spezza quando pronuncia quel nome, percossa da un brivido “...finché non ha perso il lavoro e poco dopo suo fratello fu ucciso in un incidente stradale. L’alcool è stato il suo luogo sicuro, e il l’inizio della fine, il nostro biglietto di sola andata per l’inferno. Era diventato violento, ingestibile. Ho provato in tutti i modi Harry, ho cercato di salvarlo, di sopportare, di tenere Louis al sicuro, ma non ci sono riuscita.”

La voce le si incrina ancora una volta per il pianto, questa volta non si preoccupa di asciugarsi le lacrime, intenta a continuare il suo racconto, lo sguardo perso nei ricordi di una vita passata.

“Ho fallito Harry, ho fallito come moglie, come madre, come donna. Sono fuggita e ho abbandonato mio figlio nelle mani di un mostro, un mostro che ha distrutto la vita di suo figlio, che gli ha rubato l’anima. Non sai quante volte ho pensato di andare a trovarlo, ogni notte sogno i suoi occhi, sento la sua vocina supplicarmi di restare. Ma non sono mai tornata, non sono abbastanza forte, non sono riuscita a salvarlo e non ci riuscirò mai” piange Johannah, ed Harry l’abbraccia forte, stringendo quella donna distrutta dal dolore contro il suo petto, senza giudicarla, senza fare domande.
“Lo salverò io.” dice soltanto, e non è mai stato più sicuro di qualcosa in tutta la sua vita.


Johannah si scosta da quell’abbraccio, aggrappandosi agli occhi smeraldo di quel meraviglioso ragazzo in piedi di fronte a lei.

“Louis non dice una parola dall’età di cinque anni…” sussurra Johannah, troppo stanca anche solo per sostenere un tono di voce normale.
“Ci proverò, fosse l’ultima cosa che faccio nella vita, te lo prometto.” la rassicura Harry, credendoci davvero.

Harry le sfiora il volto con una mano e si incammina verso la porta d’ingresso quando la voce appena udibile di Johannah lo blocca ancora una volta “Louis ama i cornetti…”

“Alla marmellata di albicocche, lo so” conclude Harry, il cuore carico di emozioni, per Louis.



La mattina seguente Harry raggiunge Anne prima di incontrare Paul per la solita passeggiata, ma Paul quella mattina non c’è, e non ci sarà più.
Paul è morto quella notte nel sonno, non ha sofferto, gli ha spiegato Anne, era giunto il suo momento, il lavoro di Harry al Bethlem Royal Hospital era finito insieme alla vita di Paul. Harry rimane in piedi di fronte ad Anne, gli occhi verdi improvvisamente grigi, cupi, asciutti.
Vorrebbe piangere Harry, vorrebbe gridare che no, non può andarsene, non può lasciare Louis, non può muovere un passo nella direzione opposta a quella di una paio d’occhi di ghiaccio.
Anne osserva le mille espressioni apparire e scomparire dal volto di Harry, incapace di capire cosa stia passando per la mente di quel ragazzo splendido, indecifrabile.
Harry fa qualche passo a ritroso lungo il corridoio allontanandosi da Anne, senza distogliere gli occhi da quelli di lei, mentre scuote il capo in segno di diniego, le labbra dischiuse in un grido silenzioso, e corre, corre fuori dal portone che ha varcato per la prima volta un mese fa, inconsapevole di quello che il suo destino gli riservasse.
Corre Harry, corre attraverso il parco che profuma di lavanda, corre verso il salice piangente, verso l’erba curata, verso il suo corpo disteso al fianco di quello di Louis, verso i suoi occhi imprigionati in quelli di ghiaccio, verso la prima volta che si è innamorato, verso il suo destino, verso un bambino seduto su una piccola seggiola rossa.
Batte forte i pugni contro il grande albero secolare e grida tutta la sua sofferenza, le lacrime bollenti che colano lungo il suo volto, fino a scomparire nella colletto della felpa scura.
Batte forte i pugni nella speranza che il dolore fisico superi quello che gli sta straziando l’anima, ma niente, niente è così forte, niente può alleviare quel dolore, la certezza che non potrà mantenere quella promessa sussurrata solo poche ore prima, la certezza che non potrà salvare il ragazzo che gli è entrato nel cuore, per non andarsene ma più.
Harry si accascia a terra, la schiena contro il tronco dell’albero e si tiene la testa tra le mani mordendosi il labbro inferiore con forza, facendosi male, senza sentirlo.
Non si accorge del paio di occhi azzurri che lo stanno osservando da una finestra lontana, né dei passi leggeri che poco dopo calpestano l’erba curata vicino al grande salice piangente.
Louis osserva Harry raggomitolato su se stesso e gli fa male il cuore, il desiderio di toccarlo incontrollabile mentre allunga una mano e accarezza i riccioli morbidi di Harry facendolo sussultare.
Harry alza lentamente il volto, gli occhi sorprendentemente azzurri colmi di lacrime brillano quando si specchiano in quelli trasparenti del ragazzo avvolto nella felpa bianca inginocchiato di fronte a lui.
Dischiude le labbra ma nessun suono esce dalla sua gola secca, ed ancora una volta il silenzio avvolge quei due ragazzi l’uno di fronte all’altro, la mani intrecciate in una stretta delicata, una carica di energia li avvolge entrambi, come magia, la magia più bella a cui Louis abbia mai assistito.
Si distendono entrambi su un fianco, specchiandosi negli occhi l’uno dell’atro per un tempo infinito, che non sarà mai abbastanza.


Harry prende il blocco degli appunti che Louis tiene nella tasca della felpa e impugna la pena nella mano destra mordendosi un labbro.

Sono felice di essere qui con te Lou.

Louis prende il blocchetto che Harry gli porge ed un sorriso sereno si allarga sul suo volto, uno di quelli che Harry fatica per conquistare, ma che quando appaiono su quel volto stupendo gli scaldano il cuore.

Sono felice che tu sia qui con me

Scrive a sua volta Louis con la sua calligrafia elegante sotto quella disordinata di Harry, che prende di nuovo il blocchetto e traccia ancora una volta le parole sul foglio di carta.

Vederti sorridere è meraviglioso. Vorrei poterti far sorridere sempre.

Louis sorride ancora un volta, gli occhi fissi in quelli di Harry mentre prende la penna dalla sua mano soffermandosi a sfiorare la sua pelle.

Puoi restare, se vuoi. Puoi restare e non lasciarmi mai. Puoi?

Gli occhi azzurri di Louis si fanno più scuri mentre osserva la sua stessa mano tracciare quella richiesta silenziosa sul foglio bianco macchiato da promesse d’inchiostro nero.
Louis per la prima volta dopo anni riesce a comunicare con qualcuno, con qualcuno che non pretende da lui delle parole dette ad alta voce, qualcuno che ha scelto di esprimersi nel suo stesso modo, con una penna tra le mani ed il silenzio a far da cornice.
È in quel preciso istante che Louis decide di tirare fuori il regalo che ha fatto a quel ragazzo così speciale che gli è stato accanto, nonostante il suo mutismo, nonostante tutto. Harry prende il pezzo di carta che Louis gli sta porgendo e lo apre. Quello che vede lo lascia senza parole, si ritrova davanti il suo stesso viso, Louis gli ha fatto un ritratto. Sul foglio, due enormi ali bianche spuntano dalla schiena di Harry, il verde con cui sono stati colorati i suoi occhi ha diverse tonalità che vanno dal chiaro allo scuro, Louis le conosce tutte. Sotto il disegno c’è una scritta.

Un angelo dagli occhi verdi chiamato Harry

Perché Louis non può dimenticare le giornate trascorse al suo fianco, mano nella mano, ascoltando la sua voce melodiosa e sfiorando con i polpastrelli la sua pelle candida, non può dimenticare quella mattina in cui è stato svegliato dalla luce del sole, dopo una notte senza incubi, dopo che Harry quegli incubi li ha scacciati via con il suo sorriso.
Non può dimenticare Louis, non può farlo mai più.
Perché Louis nella sua vita non ha amato mai, perchè Louis nella sua vita non è stato amato mai.
Perché Louis non sa cosa significa l’amore, non sa cosa significa addormentarsi con la testa sul petto di un angelo dagli occhi verdi, non sa cosa significa sentirsi libero di rompere il silenzio che gli urla dentro da tutta la vita, non sa cosa significa chiudere gli occhi e lasciarsi guidare, e vorrebbe tanto scoprirlo, adesso.

Posso restare, finché vorrai.

Le parole di Harry prendono forma mentre scorre la grande mano sul foglio, sotto lo sguardo emozionato di Louis.

Louis si solleva da terra, tende una mano piccola a Harry che la prende ancora una volta senza esitare, il verde dei suoi occhi perso nell’azzurro di Louis.
Sono in piedi uno di fronte all’altro, Harry è più alto di Louis, che si solleva sulle punte per poggiando le mani sulle sue spalle grandi.
Ancora una volta il silenzio regna tra loro quando le labbra di Louis sfiorano delicate quelle di Harry che accoglie quel bacio, una promessa silenziosa che profuma di per sempre.


Louis porta una mano all’altezza della gola, massaggiandola piano, mentre una sensazione sconosciuta percorre tutto il suo corpo, un desiderio irrefrenabile cresce dentro di lui, e non può far altro che assecondarlo quando le parole escono fuori in un sussurro dalle sue labbra ancora premute contro quelle di Harry.

“Ti amo”

Dice, mentre il cuore gli scoppia e la gola gli brucia, come arsa da fiamme dopo il lungo silenzio che è stata la sua intera vita.
Harry non risponde, lascia le mani di Louis distogliendo i grandi occhi da quelli di Louis che lo osserva spaventato mentre si china a raccogliere il foglio e la penna abbandonati sull’erba.

Ti amo anche io.

Scrive Harry su una nuova pagina bianca, la loro pagina bianca, il loro nuovo inizio.






Note Criscias :
Intanto un immenso scusa a tutte le ragazze che hanno aspettato questo capitolo che sarebbe dovuto uscire
molto prima. Ma se state leggendo questo speriamo che l'attesa sia valsa la pena.


Ho pensato e scritto questa storia ormai tre anni fa, parla di un ragazzo ed una ragazza, ma soprattutto parlava d'amore.
Qualche mese fa la mia amica Giuls mi ha fatto conoscere la storia d'amore più bella bella di sempre, un amore non convenzionale, semplice, tra due ragazzi meravigliosi, ed è grazie a lei se oggi quell'idea ha preso forma, diventando la loro storia, di Harry e Louis.
Vorrei dedicare questa storia a Giuls, colei che mi ha insegnato a vedere l'amore sotto un nuovo punto di vista, quindi grazie, Giuls, GRAZIE di essere esattamente come sei.
                                                                      























   
 
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