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Autore: Ronnie92    10/04/2015    1 recensioni
Pietro è un ragazzo dalla scarsa autostima, proiettato in una società insoddisfacente. Cercherà il contatto con i lettori, sperando di incontrare qualcuno pronto a interagire con lui senza riserve, nè timori nè remore.
Pietro è pronto a rivelarsi senza veli e senza pudori.. ma aspetta solo noi.
Genere: Introspettivo, Poesia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Tanti discorsi intorno a me, parole e fiumi di pensieri.
E’ molto tempo che non scrivo su questo Diario e racconto liberamente.
Alla fine la scrittura non deve essere “forzata”, ma quando arriva arriva, come le cose migliori della vita dopotutto.
Proprio ora, su questa metro di ritorno verso casa, un pensiero ronzante mi assorda, e allora prendo la biro e scrivo.
Ho sempre visto Superman come più di un superore (premetto che non sono un fan sfegatato) quasi invincibile, ma come una lunga metafora che avvolge parte della nostra vita.
Vorrei descrivere alcune analogie, ma soprattutto differenze con l’alieno naturalizzato umano.
Partiamo dal punto fondamentale: la debolezza.
Superman ha solo 2 punti deboli: Kryptonite e Lois Lane.
Ecco la prima analogia e la prima differenza, spiattellate su un piatto d’argento.
La mistica pietra non avrebbe alcun effetto sulle mie capacità fisiche, motorie e cognitive, ma Lois?
Bene, ho trovato un punto debole in comune con Superman!
Mica c’è da scherzarci. Lui è più di un uomo, quasi una divinità, eppure condividiamo una cosa così importante, qualcosa che mettiamo addirittura sopra la nostra sicurezza e la nostra sopravvivenza.
Nulla da dire, le “mie” donne sono state come la Kryptonite per Superman.
Per tutti quelli che non hanno mai seguito una singola avventura del nostro volatile superore, ricordo che la Kryptonite (pietra tipica di Kripton, pianeta natale del volante alieno) ha diversi effetti sul malcapitato eroe, a seconda della tipologia.
E anch’io ho avuto persone al mio fianco che mi hanno cambiato radicalmente al solo contatto.
E’ bastato un piccolo sfiorarsi, un unico contatto, per farmi cambiare per sempre.
Ma non soffermiamoci troppo su questa riflessione troppo personale e meschina, scaviamo in profondità, più in profondità.
Superman ha un alterego: Clark Kent, giornalista, sfigato di professione.
Ed ecco l’ennesima analogia: anch’io ho il mio alterego, la maschera che propino ripetutamente alla società per le ovvie condizioni di ipocrita moralità e saccente vittimismo.
Eppure scopro la mia reale natura nella nuda e atavica scrittura.
E’ qui a portata di mano.
So di poter fare qualcosa di buono con una penna in mano, quasi come se fosse “Il mio superpotere”.
La mia biro che scorre veloce su carta.
Non serve la superforza o la supervelocità per essere un supereroe, per essere “eccezionali” in questo mondo di paglia.
Basta lanciare un grido d’aiuto e prestare ascolto a chi grida come me, per scoprire in fondo che l’eroe giace dentro ognuno di noi.
Sono a metà della corsa, un uomo goffo mi blocca il braccio con la sua corpulenza, continuo a scrivere; una ragazza mi guarda stranita, forse perché è curiosa di sapere cosa scrivo. Ma cosa leggerebbe? Cosa può intuire dal movimento celere della mia mano sulla carta, o dal sorriso beota che compare sul mio viso dopo aver scritto questa cosa?
Mille domande, mille modi per non rispondere.
E Superman? Avrebbe preso la metro per tornare a casa? No mai, ma Clark Kent si.
Forse non si troverebbe comunque così, sempre pronto a salvare delle vittime “innocenti” in questo mondo di peccatori e bugiardi.
Mi piacerebbe conoscere il Superman in ognuno di Voi.
Parlargli, stringergli la mano, e perché no, conoscere cosa si cela dietro le “vostre” maschere, allontanando per sempre questi Clark in cui viviamo costantemente, e liberare il Superman che cerca di emergere dal profondo.
Si può scrivere e controllare ciò che si è scritto prima di mandarlo in lettura per tutti, ma l’istinto è incontrollabile. E’ una frase la poco senso pratico, ma di un indiscutibile senso teorico.
La metro mi fa questo effetto.
Forse non scrivere da tanto mi fa questo effetto.
Come se dovessi liberarmi dalle catene del tempo che ho trascorso lontano dalla biro.
In conclusione di questo sconclusionato racconto vi dirò che non è più la Kryptonite stessa a spaventarmi, ma il negare che la Kryptonite esiste perché gli altri non la vogliono vedere.
Alla prossima amici miei, il tempo a mia disposizione è finito. La prossima è la mia fermata.   



 
   
 
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