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Autore: Aagainst    12/04/2015    3 recensioni
Angel ha diciannove anni e una vita di inferno.
Angel non ha mai avuto il coraggio di ribellarsi ai suoi aguzzini e, soprattutto, non ha mai avuto il coraggio di provare a cambiare la sua condizione.
Angel ha diciannove anni ed è stanca.
Angel ha diciannove anni ed è pronta a ribellarsi.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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3.
 
Sono sdraiata a letto da almeno tre ore e inizio a sentirmi un po' meglio. Martha è seduta accanto a me, silenziosa. Volto il capo verso di lei e la fisso. La ragazza mi sorride. «Chi diamine siete?» domando flebilmente. Martha sospira e, estratta dalla tasca una sigaretta, se la accende. «Allora, secondo te chi siamo?». Devo ammetterlo, è brava a rigirare la frittata dalla sua parte. «Se lo chiedo è perché non lo so.» rispondo io. «Sì, ma puoi sempre immaginarlo.» replica lei, impassibile. «Siete degli psicopatici?» chiedo. Proviamo entrambe a trattenere le risate, ma non ci riusciamo. Le costole mi fanno malissimo, ma non posso non ridere. «Sai, forse lo siamo. Ma, andiamo, chi è che non è un po' psicopatico?». Ci giriamo entrambe: a parlare è stato Matt. Il ragazzo si avvicina a noi e posa le mani sulle spalle di Martha. Noto solo ora che entrambi indossano pantaloni strappati e magliette di gruppi punk come The Clash e Sex Pistols. Mi sento sempre più confusa e fuori posto. «So cosa pensi, ma non devi avere paura. Capirai ogni cosa a tempo debito.» asserisce Matt. Questa storia che riescono a capire cosa penso e provo mi irrita da morire, ma non ho la forza per replicare. «Hai fame?» mi chiede Martha. Annuisco, pensando al fatto che non ho mai pranzato seduta ad un tavolo in una casa negli ultimi due anni. «Ce la fai a tornare di sotto?» domanda la ragazza, visibilmente preoccupata per le mie condizioni di salute. «Ce la faccio, tranquilla.» rispondo, abbastanza stufa di tutte queste premure. Mi alzo con calma e arrivo in cucina, dove trovo Mitch seduto con quelli che presumo essere Kyle e Jane, un ragazzo e una ragazza di poco più grandi di me e con due mohawk da far paura, quello del ragazzo tinto di biondo e quello della ragazza rosso. Appena mio fratello mi vede mi corre incontro, un po' impacciato come tutti i bambini di tre anni. Lo abbraccio con affetto, accovacciandomi per essere alla sua altezza. «Kyle e Jane mi hanno dato il gelato.» annuncia orgoglioso. «Il gelato? Al cioccolato?» «Alla crema!» esclama lui. Sorrido e gli schiocco un bacino sulla guancia. Lo prendo per mano e ci accomodiamo a tavola. Kyle e Jane si presentano e io li ringrazio per essere stati con Mitch. Accanto a me si siede Luke. «Come stai?» mi domanda. «Meglio. Ho anche fame.» rispondo. Martha si sistema di fronte a me e mi porge un piatto pieno di zuppa. Ringrazio e passo il piatto a Mitch. Il bambino prende il cucchiaio e inizia a mangiare, quando io gli faccio cenno di attendere che tutti abbiano il cibo. Mi guarda e posa il cucchiaio sul tavolo, diligente. Matt e Kyle servono il pranzo agli altri e accomodano. Luke mi fa cenno di mangiare, ma la mia attenzione viene catturata dal posto a capo tavola non occupato, ma apparecchiato. «Lì non si siede nessuno?» chiedo, curiosa. «Quello è il posto di Tom.» risponde Jane. «È il nostro mentore, in un certo senso. È un punto di riferimento. È lui che ha creato questo posto.» spiega Kyle. «E perché non lo aspettiamo?» insisto. «Perché lui e Rose, sua moglie, arrivano sempre tardi. Li aspettiamo di rado. E poi tuo fratello non può mangiare alle quattro, e nemmeno tu.». Chino lo sguardo sul piatto pieno di zuppa. Affondo il cucchiaio in quel liquido fumante e verde, leggermente denso, ne raccolgo quanto più possibile e lo gusto intensamente. Saranno secoli che non mangio una zuppa come si deve. «Mitch, attento!» esclamo, vedendo mio fratello che si sbrodola tutto. Cerco di pulirlo il più possibile con il tovagliolo, sotto lo sguardo divertito di Luke, a cui tiro una gomitata. «Ragazzi, metto un po' di musica!» annuncia Matt, alzandosi. Si avvicina a uno scaffale pieno zeppo di cd e ne sceglie uno, per poi inserirlo nello stereo posto accanto al tavolo. «No, la merda rap metal, no!» si lamenta Kyle. «I Rage Against The Machine non sono merda, sono ottima musica.» replica Matt, facendo partire il cd. Subito le note di "Bombtrack" si diffondono per la stanza e Matt si esalta. «Dai, buffone, torna a mangiare!» lo prende in giro Jane. Io osservo, in silenzio. Soprattutto, ascolto. Quell'album lo conosco fin troppo bene. Era uno dei preferiti di mio padre. Parte "Killing In The Name" e inizio a cantare, seguendo la voce di Zack De La Rocha. «Matt, abbiamo trovato qualcun altro a cui piace quella roba!» esclama Kyle. Arrossisco violentemente e taccio. «Kyle, sei una testa di cazzo bella e buona!» lo rimprovera l'amico. «C'è un bambino, smettetela di dire parolacce!» li sgrida Martha, severa. I due ragazzi le lanciano un'occhiataccia, per poi tornare a discutere riguardo ai Rage Against The Machine. «Uomini...» si rassegna la ragazza.  Sorrido divertita, pensando se intervenire o meno nella discussione, quando un uomo altissimo entra, seguito da una donna. «Sempre a discutere su cose futili voi due!» afferma, indicando Matt e Kyle. In questo momento mi sento altamente fuori luogo. Si tratta di un uomo molto alto, sui due metri. Avrà circa quarantacinque anni e porta, come Kyle e Jane, il mohawk colorato, stavolta di blu. Indossa una maglietta nera, un giubbotto di pelle e dei pantaloni attillati strappati sulle ginocchia. La donna, invece, è una signora aggraziata, più o meno della stessa età, dai capelli castani. Inizio a pensare di essere finita in una gabbia di psicopatici punk. Stringo Mitch al mio petto, in cerca di una certezza. L'uomo abbassa lo stereo e mi guarda, dall'alto della sua notevole stazza. «Tu devi essere quella ragazza che Matt ha soccorso ieri notte. Come stai?» «Io sto abbastanza bene, grazie.» rispondo, con tono timido. «Io sono Tom e lei è mia moglie Rose.» si presenta, gentilmente. Mi sento davvero troppo al centro dell'attenzione. «Scusatemi.» biascico, alzandomi da tavola e correndo su per le scale, cercando il bagno. Lo trovo e mi getto sul lavandino. Mi sciacquo la faccia e mi specchio. Troppa gente nuova, troppa gente nuova e gentile. Non so cosa si fa in questi casi. Quando ti trattano male le reazioni sono essenzialmente due: o stare male e sentirsi enormemente in colpa oppure la rabbia. Spesso la prima reazione segue la seconda oppure la seconda segue la prima. Ma quando ti trattano bene come si reagisce? Cosa si fa? Cosa si dice? Mi sento stramaledettamente confusa. In più nessuno mi spiega dove diamine sia finita. Magari non sono psicopatici, ma i miei ospiti sono sicuramente fuori dal normale. E quel Tom sembra il più strano di tutti. Mi siedo per terra, quando Luke entra nel bagno. «La privacy non sai cos'è?» mi innervosisco. «Volevo solo sapere come stavi.» spiega. Lo guardo, fissando i suoi occhi verde smeraldo. «Io vorrei solo capire chi siete.» affermo, seria. Il biondo sospira, torturandosi il labret. «Tom ti spiegherà ogni cosa. Vieni.» dice, porgendomi la mano. Mi rialzo e lo seguo verso la cucina, curiosa di capire, finalmente, se sono finita tra gente a posto o in una gabbia di matti.


Angolo dell'Autrice

Grazie a Sassanders, Eilan21, Hailtothematty e bersa1 per le recensioni. Il mohawk è l'acconciatura più comunemente chiamata "cresta", tipica dei punk. 
   
 
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