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Autore: _Lillian_    14/04/2015    7 recensioni
"Sarà come se non fossi mai esistito".
Aveva detto così prima di scomparire e così sarebbe stato se dentro me non stesse crescendo qualcosa che mi lega ancora più inesorabilmente a lui.
"Quando non si ha più nulla a cui potersi aggrappare anche il pericolo diventa un'ancora di salvezza, e i Volturi per me, per loro... lo sono stati"
Mi chiamo Isabella Marie Swan e sono un'immortale.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Chapter 15
 
POV BELLA
 
Nella mia vita non potevo di certo dire che tutto fosse avvenuto normalmente.
Anzi, se mai dovessi ricordare uno dei momenti normali vissuti, probabilmente starei lì ad arrovellarmi il cervello per giorni e giorni senza cavare un ragno dal buco.
Da umana non avevo avuto la solita famiglia ordinaria, sapete quella con padre e madre felicemente sposati in una città amata da entrambi, magari teatro della loro storia d’amore. Durante l’adolescenza mi ero innamorata di un vampiro bellissimo, venendo conseguentemente, catapultata in un modo fatto di sole cose sovrannaturali e poi, dal suddetto, lasciata.
Questo non prima di esserci giurati amore eterno e avermi reso madre di quattro gemelli…ovviamente.
Per metterli al mondo e avere salva la vita, sono diventata anche io un vampiro e questo mi ha risparmiato l’infarto che altrimenti avrei avuto alla notizia della vera natura dei miei bambini.
Dei cacciatori di morte destinati a sporcarsi le mani di sangue e a non essere mai adolescenti normali.
Che bello!
Ed ora dopo ottant’anni e più, mi ritrovo nel salotto di casa mia, con il padre medico del vampiro da me amato, quest’ultimo e una delle mie figlie, agonizzante tra le nostre braccia.
Normale. No?
No!
Guardavo disperata Carlisle toccare con le bianche dita le tempie di mia figlia, la sua gola, il suo torace…ma dalle sue labbra non una singola sillaba veniva fuori.
Ed il tutto era davvero snervante oltre che straziante.
Non mi resi neanche conto del momento in cui la mano di Edward si era ancorata alla mia spalla e la mia mano sinistra aveva artigliato nel vero senso della parola una sua gamba.
La mia attenzione era tutta per Lilian.
Il viso era pallido e sofferente, i suoi bei occhi serrati, le sue mani strette a pugno e le sue gambe tirate al petto per il dolore.
Mi si strinsero le viscere.
Ti prego Dio, so che sono una creatura non più degna di essere accarezzata dalla tua luce, ma salvala! Salva la mia bambina e fa di me ciò che vuoi! Ti supplico!
“Nick diavolo sta fermo!” sbottò Robert facendomi sobbalzare e portando per pochi attimi l’attenzione su di lui.
Cercava di tenere fermo Nicholas…
Ma perché Nick si stava dimenando così se non poteva muoversi? Perché lo faceva se ogni singolo movimento provocava in lui un atroce dolore?
 
Lilian…
 
Riportai l’attenzione sul mio pazzo angelo dai capelli azzurri in tempo per vedere Carlisle prelevare con un grosso ago, del sangue dal suo piccolo braccio e successivamente iniettarle qualcos’altro.
“Carlisle?” chiese Edward con uno strano tono di voce.
“Le ho iniettato della morfina ma non capisco cos’abbia. Non sono sintomi di una comune malattia umana e non c’è nulla di concreto che in lei non vada davvero. Sembra sana come un pesce e i parametri vitali nella norma” disse Carlisle guardandomi dispiaciuto.
“Ha mai avuto crisi del genere?” continuò ritornando al suo tono medico.
Ma io non risposi, non feci nulla, non ci riuscii.
“No mai. È sempre stata bene sin da neonata” rispose Robert al mio posto fulminando Carlisle.
“E tu come fai ad esserne sicuro?” chiese Edward scoccandogli un’occhiata in tralice.
Vidi Robert avvicinarsi a lui pericolosamente ed Edward alzarsi per fronteggiarlo.
“IO, ci sono sempre stato vampiro, sempre!” sputò Robert fra i denti lasciando Edward di stucco.
“Ci sarei stato anche io se solo lo avessi saputo!” gli ringhiò contro Edward.
Quella frase mi colpì con la stessa violenza di un calcio nello stomaco. E se avessi sbagliato tutto sin dall’inizio e Edward ora ce l’avesse a morte con me per averglieli tenuti nascosti?
Avevo sbagliato, ne ero consapevole.
Ma perché mai avrei dovuto costringerlo a starmi accanto quando era in realtà l’ultima cosa che lui volesse fare davvero?
Tra l’altro, lui ci sarebbe stato sul serio?
“Oh ma certo per una bella e sana scampagnata di famiglia il paparino è indispensabile!” disse cattivo Robert riportandomi al battibecco.
“Che cosa vorresti insinuare?”.
“Io? Assolutamente niente rosso. Dico solo che sei utile come un granello di sabbia per il Sahara”.
“Ora basta!” esordì Nassiri fino ad allora in disparte, riportando nella stanza il silenzio rotto solo dai gemiti di Lilian.
“Robert piantala di fare il bambino dispettoso e porta Lilian nella sua camera è inutile che stia sul pavimento, ora dobbiamo solo aspettare che la morfina faccia il suo effetto giusto dottor Cullen?” chiese Nassiri a Carlisle.
“Giusto” rispose con un lieve sorriso il padre del vampiro al mio fianco.
“Muoviti Robert!”.
“Agli ordini mogliettina” rispose con sarcasmo acido Robert guardando male ancora una volta Edward, prima di prendere la mia bambina fra le braccia e posarle un bacio tra i capelli.
“Ehi bestiolina non ti azzardare a fare scherzi, gli allenamenti aspettano solo te e non me ne frega un corno se ti si spezzano le unghie” sussurrò all’orecchio di Lilian sparendo poi al piano di sopra.
“Jacob, Daniel, Cameron portate Nicholas al piano di sopra nella stanza di Anthony. Meglio che non venga spostato nell’altra villa. Qualcuno potrebbe vederlo”.
I tre annuirono e fecero come gli era stato ordinato in religioso silenzio.
“Isabella così non sei di alcun aiuto, quindi o ti svegli o esci da questa casa. Di problemi già ne abbiamo e Lilian ha bisogno di sua madre non di un fantasma”.
Le parole di Nassiri ebbero fortunatamente il potere di risvegliarmi dallo stato catatonico in cui ero caduta.
Cosa stavo facendo?
Lilian aveva bisogno di me…
Con uno scatto mi portai in piedi correndo al piano di sopra. Ignorai la voce di Edward che aveva sussurrato il mio nome, ignorai gli occhi di Nassiri puntati su di me, ignorai il mondo intero.
Ero una madre e questo era il mio preciso dovere.
 
POV EDWARD
 
In quel momento ero semplicemente e assolutamente confuso.
Nel salotto di casa ‘Black’ vedevo gente a me sconosciuta andare avanti e indietro nervosa.
La donna bionda che prima aveva riportato l’ordine sembrava esser caduta in uno stato di trance dalla quale non era intenzionata ad uscire.
Mio padre al suo fianco taceva lanciandomi di tanto in tanto occhiatine eloquenti.
Jacob Black se ne stava stranamente placido accanto al caminetto, con lo sguardo perso nel vuoto. Era così strano che non mi stesse attaccando, credevo che la mia sola presenza per lui fosse stata fonte di disturbo.
Perché mai ora sembrava non fare neanche caso alla mia esistenza, quando saremmo dovuti essere in giardino a distruggere tutto intorno a noi?
Dio! Più stavo in quella casa e più grattacapi venivano a galla!
Cercavo di far passare il tempo ascoltando i respiri di Bella e i battiti del cuore di mia figlia.
Era di sopra con Lilian e l’altro ragazzo ferito ormai da un bel pò e per quanto io volessi raggiungerle e assicurarmi stessero bene, sapevo che me lo avrebbero impedito.
Che lui me l’avrebbe impedito.
Seduti l’uno di fronte all’altro, guardavo Robert in cagnesco venendo da quest’ultimo praticamente fulminato. I suoi occhi color ghiaccio sviavano ogni mia ipotesi sulla sua natura e quindi il fatto che fosse esattamente come i miei figli mi mandava in bestia.
Lui era vicino a loro più di quanto io avessi solo pensato e sicuramente più di quanto potessi esserlo io.
Tremila domande affollavano la mia mente e nessuna di queste aveva una risposta.
Estremamente snervante!
“Ehi moglie dove sono le bestiacce?” chiese quell’odioso rivolgendosi alla strana donna dagli occhi viola.
Era davvero sua moglie? O era una farsa come tutto il resto? E a quel punto di sorprendersi non ce n’era motivo.
“Sono qui ‘marito’” rispose pacatamente Nassiri, se non sbaglio, versandosi un’altra tazza di the e offrendone poi a Carlisle che rifiutò gentilmente l’offerta .
Ci stava per caso prendendo in giro?
Vidi Robert guardarsi intorno accigliato e poi far segno ai due ragazzi, seduti ai suoi lati, che qualche rotella nel cervello della donna non andasse come avrebbe dovuto.
Ma evidentemente così non era, in quanto la porta principale, si aprì con la stessa velocità con la quale un uragano di capelli ramati investì Jacob Black.
“Oh mio Dio Jake ti prego dimmi che sono tutti vivi e che la mia agitazione non ha motivo di esistere!”.
“Ciao anche a te Renesmee” rispose Jacob alzando gli occhi al cielo e accarezzandole i capelli.
Ripeto: estremamente snervante!
“Scusaci Jake, non siamo riusciti a trattenerla” disse Grace entrando nell’ampio salone e osservandomi accigliata.
“Come se fosse possibile!” sussurrò Deliah guardandomi dritto negli occhi.
Ricambia lo sguardo cercando in ogni modo di trasmetterle quanto fossi dispiaciuto e quanto nonostante tutto l’amassi.
Si, perché non importava quanto tecnicamente io non la conoscessi, non m’importava il fatto che questo amore smisurato nei confronti di una figlia estranea fosse pazzo, non m’importava nulla.
Rivolevo i miei figli.
Anzi io VOLEVO i miei figli.
“Ehi! Non avete davvero provato a farlo!” sbottò Renesmee incrociando le braccia sotto al seno e riportandomi alla realtà.
“Lui cosa ci fa qui?!” ringhiò una voce alle mie spalle ormai conosciuta.
Tutti gli occhi vennero puntati su di me e solo allora molti di loro, tra cui Renesmee, si accorsero della mia presenza.
Spalancò le labbra e sbarrò gli occhi in modo alquanto inverosimile.
Se la situazione fosse stata diversa ed io non fossi stato il soggetto di tanto stupore, sicuramente avrei riso.
“Sai Jay Jay me lo stavo chiedendo anche io” s’intromise Robert sorridendomi maligno.
Dio quanto avrei voluto spaccargli la faccia.
“Ora non è il momento Anthony. Nicholas è stato ferito gravemente e tua sorella sta male” lo freddò Nassiri girando il liquido verde con il cucchiaino.
Silenzio.
“Oh merda! Ovviamente con Lilian sta male s’intende un male psicologico dovuto alla vista del suo ‘non ancora ragazzo ferito’ giusto?” chiese Aria impaurita.
“No Aria. Edward l’ha portata qui in uno stato di quasi incoscienza quindi per quanto tu lo odi” disse la donna rivolgendosi nuovamente ad Anthony.
“In questo momento puoi solo tacere e dirgli grazie” continuò pratica guardando l’infuso all’interno della sua tazza.
“Un momento, COSA?!” sbottò nuovamente la mia pazza figlia con tanto di occhi fuori dalle orbite.
Lo sguardo, ora preoccupato, di Anthony, saettava impazzito da me a Nassiri e viceversa.
“Cos’ha Lilian? E che cosa ci faceva con te?” mi chiese nel tono più freddo che avessi mai sentito ma almeno non accusatorio.
Di certo non mi aspettavo delle scuse.
“Non so cos’abbia tua sorella, Anthony, anche se vorrei tanto saperlo. L’ho trovata a scuola in uno dei corridoi laterali con un aria completamente smarrita. Sembrava star male e l’ho appurato quando mi è praticamente svenuta tra le braccia”.
“Ma non è possibile che Lilian stia male… insomma lei è un mezzo vampiro!” disse una ragazza di nome Clara, se non sbaglio,  avvicinandosi di più a me.
Sempre con cautela, ma almeno alcuni di loro iniziavano a guardarmi più come si guarda una persona che un alieno.
“Io a questo non posso rispondere, non so nulla su di loro” sussurrai incerto e sicuramente triste.
“Possiamo vederli?” chiese Anthony rivolgendosi a Robert.
“Non sono io il Dottor canino appuntito bello” fece spallucce l’uomo.
Perché era sarcastico in qualunque momento?
Lo sapeva di essere fuori luogo diamine?!
“Forse è meglio che riposino ora tesoro” esordì Bella scendendo le scale e rispondendo alla domanda del figlio.
“Mamma!” disse Ren prima di fiondarsi tra le sue braccia.
Ren…Renesmee.
Sorrisi.
“Si sono addormentati entrambi ed è meglio che riposino per bene, hanno avuto una giornata abbastanza dura” disse carezzando con fare molto materno la testa di nostra figlia.
Ed io sorrisi di nuovo.
Avevo cercato in tutti i modi di vedere in quella giovane donna umana che conoscevo un immagine materna e a dirla tutta non ci ero riuscito granché bene.
Ma la realtà superava di gran lunga le aspettative della mia immaginazione.
Era perfetta.
Erano tutti e cinque perfetti.
“Ma cosa è successo?” chiese Aria rivolgendosi ad uno dei gemelli biondi. Quello che era in casa sin dall’inizio.
Daniel forse?
“Quando eravamo a Cuba abbiamo assistito ad una vera strage di cadaveri. C’erano scie di sangue ovunque e purtroppo siamo riusciti a salvarne meno della metà. Quando siamo arrivati era per molti, già troppo tardi” disse con lo sguardo perso nel vuoto.
Scie di sangue? Cadaveri?
Ma cosa stava dicendo? Perché mai erano immischiati in una situazione di cui io non ne ero neanche lontanamente a conoscenza?
“Oh…”.
“Maledizione! Quelle rogne stanno prendendo troppo potere!” sbottò Robert battendo un pugno contro il muro e beccandosi un occhiata ammonitrice da Bella.
“Il nostro ultimo giorno lì è stato teatro di altre due morti. Stavamo camminando per le strade secondarie di Cuba quando ci siamo accorti della loro presenza. Due ragazze erano già state sgozzate ma per la terza forse c’era ancora speranza. Nicholas come impazzito si è gettato contro il succhia vita per strappargliela dalle grinfie, ma per proteggerla non ha pensato a sé stesso” continuò Cameron digrignando i denti.
“Oh mio Dio” sospirò la bionda di nome Aria guardando Daniel al suo fianco.
“È la prima cosa che vi ho insegnato dannazione! La prudenza! Perché cazzo non la usate?!” urlò Robert facendoli sobbalzare.
“Cosa credi che siamo fatti di ferro?!” sbottò Grace rispondendolo a tono con occhi iniettati di sangue.
“Siamo persone! Con dei sentimenti! E se vediamo un innocente alla ghigliottina cerchiamo di salvarlo ad ogni costo! È per questo che siamo nati no?!” continuò Deliah venendo presa per le spalle dal fratello.
Non ci stavo capendo nulla! È un dolore al petto mi stava attanagliando.
Anche Deliah faceva parte di tutto quello?
Erano tutti coinvolti in un giro assurdo di morte?
“Dico semplicemente che dovete avere sale in quelle zucche vuote! Vi alleno per uscir fuori dalle situazioni più disparate non per farvi uccidere!”.
“Basta Robert!” ordinò Isabella fino ad allora in silenzio.
“Non è colpa di nessuno. Nicholas ha fatto ciò che sentiva di dover fare e non possiamo recriminarlo per questo” continuò sfidandolo con gli occhi oro fuso.
“Oh ma certo! Dirai lo stesso quando sarà una delle teste dei tuoi figli a ruzzolare sul pavimento per indulgenza o perché è quello il loro dovere morale Isabella?!” rispose acido ghiacciandola sul posto.
“Come puoi dire una cosa del genere?!” chiese in un verso strozzato.
“Perché sono l’unico che guarda in faccia la realtà qui dentro! La situazione si sta facendo pericolosa e noi siamo troppo presi dal vivere una vita normale! Beh volete una bella notizia fresca di stampa? Noi non siamo normali! E sapete dove ci porterà tutto questo?” chiese retorico guardandoli uno per uno.
“No? Oh ve lo dico subito! Verremo decimati! Ci uccideranno uno alla volta. Ieri poteva essere Nicholas, domani potrei essere io e dopodomani qualcun altro! Che cosa ce ne faremo nella tomba di una vita normale?! Cazzo!”.
Guardai Carlisle in cerca di una qualunque delucidazione perché dopo un discorso del genere, il panico aveva letteralmente preso possesso di me.
Pur tuttavia trovai la mia stessa espressione allibita.
“Non mi sembra il caso di continuare a parlare se due persone non capiscono nulla” Intervenne Nassiri acquistandosi tutta la mia stima.
Vidi gli occhi  del mio angelo posarsi su di me e una strana consapevolezza farsi strada sul suo viso. Come se si fosse nuovamente accorta della mia presenza.
“Perché dovremmo dirglielo? Loro sono degli estranei!” sputò Anthony ritornando alla carica.
“Sbagliato. Lui è tuo padre e Carlisle è tuo nonno. Hanno il diritto di sapere nonostante tutto. Isabella?”.
“Ho impedito a vostro padre di essere tale fino ad ora. E per questo mi dispiace. Ora non posso tirarlo fuori dalle vostre vite né tantomeno decidere di farlo restare. È una decisione che spetta a voi e a lui. Ma credo che  per prenderne una, debba sapere tutta la verità” rispose Isabella puntando il suo sguardo dritto nel mio.
Mi stava sfidando.
Posi la domanda da un milione di dollari.
“Che cosa siete?”.
Li vidi guardarsi tra loro in silenzio per poi osservare Renesmee, avanzare verso di me.
Ad una spanna di distanza alzò la mano verso il mio viso senza tuttavia sfiorarmi.
“Renesmee mostra solo ciò che siete, per tutto il resto parleremo con le famiglie al completo” disse il mio angelo.
“Non avere paura” sussurrò prima che il palmo della sua mano, toccasse la mia guancia.
 
POV NICHOLAS
 
Aprì di scatto gli occhi ritrovandomi in una stanza familiare, beh di certo non era la stessa dell’hotel cubano.
Le tendine azzurre svolazzavano facendo entrare una fresca brezza nonostante fosse pieno inverno.
Forse ero solo io a percepirla come tale.
Non appena ripresi consapevolezza del macigno che avevo al posto del corpo una fitta di dolore mi colpì al basso ventre.
“Dio!” imprecai sfilando dal mio braccio, l’ago della flebo a cui ero attaccato.
Sperai tanto che non me l’avesse messo Robert, lo immaginavo a bucherellarmi sadicamente e a tentativi solo per farmela pagare.
Scaccia quell’orribile immagine e mi alzai con fatica portandomi dinanzi allo specchio che, subdolamente, Renesmee aveva regalato a suo fratello per i suoi… non mi ricordo anni.
“Maledizione sembro una griglia!” sussurrai notando i tre enormi graffi sulla schiena.
“Ehi amico finalmente ti sei svegliato” disse il mio migliore amico appoggiato allo stipite della porta, facendomi prendere un infarto.
“Dannazione Anthony sii più rumoroso quando ti muovi!” sbottai sorridendo.
Ero felice di poterlo vedere ancora una volta.
“Ci hai fatto prendere uno spavento sai?” chiese retorico venendomi incontro e dandomi una leggera pacca sulla spalla. Sono sicuro che se avesse potuto mi avrebbe abbracciato come solo noi sapevamo fare.
Un abbraccio fraterno che spesso aveva risollevato gli umori più neri.
“L’ho preso anche io. Pensavo davvero che non avrei più rivisto la tua brutta faccia d’angelo” risi dandogli un pugno sulla scapola.
“Ah!” imprecai nuovamente.
“Brutta mossa amico. Cavolo hai la stessa forza di Clara ora!” rise Anthony scoprendo tutti i bianchissimi e perfettissimi denti.
“Ti ho sentito!” sbottò una voce femminile dal piano di sotto.
“Ah, bentornato tra noi Nick!” continuò Clara con la sua solita voce gioiosa.
Sorrisi.
Quanto mi erano mancati i miei pazzi amici.
 
“LILIAN!”
 
L’urlo di Isabella insieme a quello di un uomo e l’immagine di Lilian che si accasciava al pavimento, tornano come un flash nella mia mente e il mio cuore balzò a mille.
Vidi Anthony fissarmi dapprima spaventato poi sempre più consapevole.
“Sta bene, o almeno speriamo che sia così. È sotto effetto della morfina già da un bel po’ ora stiamo aspettando che si svegli. Sono successe parecchie cose in soggiorno questo pomeriggio. Rimettetevi presto che ci aspetta una lunga lunghissima chiacchierata con i Cullen” disse alleviando con le sue parole, parte del dolore al cuore che mi stava attanagliando.
Non feci neanche caso all’ultima parte del discorso.
“Va da lei” sorrise Anthony.
Sorrisi di rimando al mio migliore amico per poi dirigermi a passo spedito, per quanto mi fosse possibile, verso la stanza di Sissi.
Aprii lentamente la porta dopo aver preso un grosso sospiro ed entrai.
Attaccata ad una flebo identica alla mia se ne stava il mio angelo più pallida che mai.
Mi avvicinai lentamente a lei per paura che anche un solo singolo movimento avesse potuto recarle disturbo e mi appoggiai al suo fianco.
Sbarrai leggermente gli occhi alla vista dei suoi capelli.
Blu?
Ma quanto poteva essere matta? E… terribilmente sexy?
Dio se lo era!
Rivederla era praticamente come prendere una boccata d’aria o un sorso d’acqua dopo mesi d’arsura.
“Lilian…” sussurrai mosso dalla voglia di svegliarla per poter affondare nei suoi occhi color cioccolato fuso.
Vidi le palpebre tremare leggermente e pian piano schiudersi non celando più le sue iridi.
“Ehi…” disse in tono talmente flebile da risultare nullo.
Presi ad accarezzarle lentamente una guancia.
“Ma cosa mi combini, me ne vado per un po’ e ti ritrovo attaccata ad una flebo?” chiesi sorridendo e cercando di trattenere le lacrime che prepotenti spingevano per uscire.
Ero stato un serial killer è vero, ma nei confronti della vita di quella ragazza, nulla aveva più senso dentro il mio cuore o nella mia testa.
Vederla lì, così piccola, indifesa… fragile. Mi uccideva.
Non avevo fatto nulla, non avevo potuto fare nulla per lei.
E mi odiavo per questo.
Si aggiustò meglio, alzando leggermente la schiena contro la testiera del letto e facendo una smorfia alla vista dell’ago conficcato nel suo braccio.
“Parla colui che ritorna a casa peggio del soldato Ryan” disse sorridendomi.
I suoi occhi erano stanchi, la sua pelle pallida, il suo sorriso spento. Ma era viva e  sarcastica, questo mi fece sperare che presto sarebbe tornata a star bene.
“Ma il soldato Ryan non tirava le cuoia alla fine del film?” risposi portandole una ciocca blu dietro l’orecchio.
“In realtà ora non ricordo neanche il colore dei miei occhi”.
“Amo il cioccolato dal momento in cui ho visto i tuoi occhi” dissi di gettò facendola arrossire.
“Almeno ora hai del colore su queste guanciotte pallide” risi pizzicandogliene una.
“Oh per carità non mi guardare. Sembrerò un mostro!” disse portandosi la mano libera al viso.
“Si, un mostro terrificante direi” risposi ridendo leggermente.
“Non sei d’aiuto playboy!” sbottò capricciosa.
“Beh se volevo esserlo a quest’ora eravamo in una spa”.
Sbarrò gli occhi sino all’inverosimile.
“Sono così orribile che serve addirittura l’intervento immediato di un centro benessere? O Sant Laurent!” disse portandosi teatralmente una mano alla fronte.
Alzai gli occhi al cielo, decisamente stava meglio.
Mi sorrise radiosa per poi fissare lo sguardo nel vuoto.
In un attimo mi allarmai.
“Cosa succede Sissi?”.
“Ho avuto paura sai? Insomma è la prima volta che vedo il temibile e fortissimo Nicholas messo al tappeto con tanto di sangue attorno a lui e perdita dei sensi annessa” disse fissando le sue mani ora strette convulsamente tra loro e i suoi occhi farsi lucidi.
“Ehi, ehi, ehi! Sono qui e sto benissimo!” dissi stiracchiando i muscoli e gemendo subito dopo.
Mossa orribile.
Lilian inarcò le sopracciglia per poi guardarmi storto.
“Ops!”.
“Già Nicholas, ops! La smetti di fare il deficiente e ammetti di non passartela bene?” sibilò seria e tagliente.
“Io sto bene Lilian!”.
“Non ci provare!”.
“LILIAN! Io sto bene lo capisci? Sto bene perché tu stai bene! Perché hai la forza di sgridarmi, di scherzare, di fare sarcasmo! E no! Non sto bene!” sbottai prendendole entrambe le mani tra le mie.
“Mi stai confondendo, hai appena detto di star bene…” sussurrò smarrita.
“Non sto bene Lilian, perché mentre il mio dolore è dovuto a ferite concrete, il tuo non ha alcun tipo di origine a noi conosciuta… e questo vuol dire che potresti star male di nuovo e di nuovo noi non sapremmo cosa fare!” dissi prendendomi la testa tra le mani.
Sentii movimenti strani e poi una sua mano, quella ora liberata dalla flebo, poggiarsi leggera sulla mia schiena, proprio dove facevano bella mostra di sé le ferite.
Le percorse una ad una con le dita fresche senza farmi realmente del male, anzi, una scarica di brividi partì dal basso ventre.
Ma la cosa più inaspettata, fu quando le sue labbra si poggiarono sulla mia spalla nuda e la baciarono delicatamente.
I nostri occhi si incrociarono per un tempo indeterminato.
“L’importante e che almeno uno di noi stia bene quando succederà e se succederà, Nicholas” sussurrò ad una spanna dal mio viso.
Sentii il suo respiro fresco sfiorarmi il viso e il suo  odore alla vaniglia inebriarmi ogni senso.
Fu in quel momento che persi qualsiasi tipo di freno o contatto con la realtà.
Le mie labbra si poggiarono sulle sue e in un attimo le sue mani furono tra i miei capelli e le mie sui suoi fianchi.
Erano morbide, erano dolci, erano soffici… erano Lilian, la mia Lilian.
“Per la cronaca” dissi staccandomi leggermente da lei.
“Il blu ti dona” continuai sorridendo.
La sua risata riempì l’aria e il mio cuore.
 
Angolo Autrice .-.
 
Chiedo venia!!!!!
Dovevo postare qualche giorno fa ma sono stata attaccata da una febbre orribile che mi ha costretta a letto e con tipo dieci decimi di vista in meno -.-
Mi dispiace tanto ma spero che con questo capitolo riesca a farmi perdonare u.u
Insomma c’è il bacio!!!!!!
AHAHAHAHAH alla prossima ♥
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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