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Autore: Love_in_London_night    20/04/2015    5 recensioni
Jared, Jade, Jamaica. L’iniziale è la stessa, è la combinazione a essere disastrosa.
Perché?
Perché in realtà oltre a loro due ci sono altre 18 persone, un presentatore e una crew con le telecamere pronte a seguirli durante il loro soggiorno.
Già, perché Jared, a causa dell’insistenza di Constance, si è trovato a partecipare al programma di MTV “Are you the one?”. Un reality dove i concorrenti devono cercare la loro anima gemella: se formeranno le 10 coppie esatte si porteranno a casa un milione di dollari da dividere tra loro. Non è un reality rose e fiori però, perché per trovare i match giusti si sacrificano i sentimenti nati tra le persone sbagliate. Tutto pur di trovare le coppie perfette.
E in un simile scenario cosa succederà a Jared, Jade e gli altri?
E poi c’è l’America: Tomo e Vicki seguono le puntate settimanali, lo stesso fanno Constance e Shannon, anche se quest’ultimo vorrebbe che al gruppo intimo si aggiungesse la sua ragazza Kirstina, detestata dalla madre.
Dieci settimane per capire chi possa essere l’anima gemella e non innamorarsi della persona sbagliata, due mesi e mezzo per seguire il resto dei Mars accomodati sul divano davanti alla TV.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2


Seconda puntata



Il gruppo era rientrato in casa combattuto: se da una parte erano contenti di aver trovato già due coppie, dall’altro erano preoccupati di averne trovate soltanto due e, a complicare ulteriormente le cose, a impensierire i ragazzi era il non essere a conoscenza di chi fossero questi match.
L’unica certezza che avevano era che Jared e Mia non erano un’accoppiata perfetta, e doveva essere il loro punto di partenza. Di sicuro era stato così per il cantante.
Sul bancone dell’angolo bar avevano trovato un rifornimento di alcoolici che decisero di usare per11 far decollare la serata: in fondo, dato che otto coppie su dieci non erano giuste, avrebbero dovuto scaldare l’atmosfera per trovare nuovi occhi con cui guardare le altre persone e cercare in essi la loro probabile anima gemella.
Il bello del programma era potersi focalizzare su più persone alla volta senza sentirsi in colpa, il brutto era che in ballo c’erano dei soldi che avrebbero fatto comodo ai più.
Mia si era avvicinata a Jared con fare suadente, ma quest’ultimo era deciso a non lasciarsi abbindolare ancora una volta. Determinato a mettere le cose in chiaro, tentò di guidarla sotto al portico dove c’era un dondolo, ben lontano dalla piscina dove tutti si stavano buttando a turno, cercando di far venire a contatto i corpi per cercare di far partire la scintilla tra loro.
«Ehi!» urlò Mark con un bicchiere in mano mentre li guardava allontanarsi in silenzio e con aria furtiva. «Non siete un match perfetto, dateci un taglio con questa storia e non complicateci la vita!»
I presenti attorno a lui guardarono l’acqua a disagio: per quanto non avessero condiviso i toni poco gentili ma comunque limpidi di Mark, di sicuro concordavano con il suo argomento, erano lì da una settimana e tutto poteva ancora essere messo in gioco, non volevano complicazioni inutili da persone che sapevano già di non essere una coppia.
Tra i due la più scocciata per quel richiamo fu Mia, perché era lei quella con le intenzioni poco pulite; a Jared scocciò soltanto essere ripreso da un ragazzo di quindici anni più giovane di lui e con un quarto della sua intelligenza, a occhio e croce, ma non lo diede a vedere.
Non subito, almeno.
«Devo parlarle» sentenziò lapidario verso Mark e, senza attendere risposta da lui o da chi aveva assistito alla scena, la trascinò in una zona più appartata della casa, sul lato opposto rispetto al solarium.
Avrebbe voluto divertirsi con gli altri e iniziare a fare gruppo, ma sapeva che per Mia la questione non era del tutto chiusa e preferiva mettere le cose in chiaro, per quanto sapeva che gli sarebbe costata la nottata, dato che lei sembrava intenzionata a strusciarsi su di lui ancora per molto tempo.
Fu così che passarono ore a parlare del loro rapporto, per quanto per Jared la parola fosse troppo grande per delineare quello che c’era stato tra loro. Mia insisteva nel dire che avrebbero potuto divertirsi mentre avrebbero conosciuto gli altri in casa, ma Jared la contraddisse con decisione.
Non solo non voleva bruciarsi la possibilità di conoscere la sua anima gemella, per quanto avesse seri dubbi riguardo la potenzialità della cosa, ma vedeva questo ipotetico continuare a giocare con Mia come prendere in giro lei e le rispettive metà di match perfetto.
Jared le aveva detto che non era rispettoso comportarsi in quel modo nei confronti delle proprie “metà” e degli altri ragazzi della casa, anche perché era convinto che continuare a intrattenersi con lei sarebbe stato controproducente: avrebbe creato un legame tra loro una cosa simile, e alla fine uno dei due sarebbe rimasto coinvolto da quel gioco inutile. Le aveva detto che avrebbe voluto trovare la sua anima gemella e poter dire di avere almeno interesse in lei, non voleva finire come alcune coppie della prima stagione in cui si era formato il match perfetto però uno dei due era coinvolto sentimentalmente con un altro. 
Già non era convinto che con la propria metà potesse funzionare, figurarsi con una persona che non era fatta per lui: sarebbe stato come imbarcarsi in una relazione destinata a naufragare in partenza, e non voleva questo.
L’aveva detto per convincerla e per evitare di dire a Mia che non le interessava una ragazza come lei, che per lui poteva essere solo il divertimento di una sera, ma pensava che quello fosse molto più carino e signorile come modo. Senza contare che, una volta pronunciate quelle parole, aveva capito di pensarle davvero. Voleva trovare il proprio match e vedere se poteva funzionare, per quanti dubbi avesse a riguardo, voleva darsi una possibilità anche se non era alla ricerca di una storia ma soltanto della felicità della madre.
Eppure, se non si fosse impegnato con un po’ di criterio, se ne sarebbe pentito a vita; anche solo per poter dire di averci provato. Questo perché era raro avere la certezza di essere in presenza della persona perfettamente compatibile con se stessi, ed era una cosa da sfruttare.
Ci mise gran parte della notte a convincere Mia, ma alla fine riuscì a farle capire il proprio pensiero e a farle ammettere che le sue motivazioni erano valide, e che anche lei avrebbe dovuto agire così. A malincuore decise di lasciare andare Jared per dedicarsi al proprio percorso in quella casa.
Furono interrotti alla fine del loro discorso solo dai rumori concitati e spaventati che venivano dalla villa.


Mark, dopo aver seguito con lo sguardo Mia e Jared allontanarsi, si scolò il contenuto dell’intero bicchiere in pochi sorsi, piccato dal fatto che – nonostante lei sembrasse felice di essere stata scelta da lui alla cerimonia di accoppiamento – fosse corsa subito dietro a Jared per elemosinare qualsiasi cosa, che fosse un bacio o una sveltina. Era convinto di meritarsi di meglio, non le attenzioni di rimando di qualcun’altra.
«Secondo voi, dunque, chi sono le coppie giuste?» esordì Taylor mentre cercava di sedersi sulla poltrona gonfiabile in mezzo agli altri in ammollo, ormai quasi al completo.
Qualcuno cercò di rispondere, ma l’arrivo di Jade in costume, intenta a farsi uno chignon con i lunghi capelli, li interruppe.
«Carino il costume». Le sorrise Liam che apprezzava quel lato così ironico, dato che indossava un bikini a fascia rosa con dei gelati colorati, in netto contrasto con quelli più seducenti delle altre ragazze. Era sarcastica con discrezione, ma non aveva paura di dimostrarlo.
«Grazie». Si sedette sul bordo per immergere i piedi in acqua e acclimatarsi, più distesa del solito. Solo allora saltò agli occhi di tutti il portamento aggraziato e quasi elegante che la contraddistingueva. L’avevano scambiata per altezzosità, invece era classe.
«Non spaventiamo più?» domandò Olivia per prendere in giro lei e Leighton, sdraiata su un lettino accanto alla piscina, intenta a parlare con Nick.
«Forse solo la mattina, senza trucco» rispose pronta con un sorriso innocente. «Ma vale solo per voi ragazze».
Le altre risero. Jade – per quanto silenziosa – era riuscita a farsi voler bene dalle donne della casa, solo Olivia nutriva qualche dubbio a riguardo, ma era dovuto alle sue mosse e ai rispettivi pensieri.
«Quindi è vero, sei pronta per unirti a noi?» domandò Scott con occhi vivi, sorpreso dal cambio di registro della ragazza.
«Diciamo che la cerimonia è servita a rompere il ghiaccio: è stato come far sesso la prima volta, ora non siete degli estranei». Li fece ridere di nuovo prima di entrare in acqua. Era strano come fosse più rilassata e partecipe rispetto alla settimana precedente, ma Jade conosceva bene il motivo di quella serenità. «Non sono timida, davvero, diciamo che ci metto un po’ a lasciarmi andare. Prima mi piace osservare la gente con cui devo avere a che fare»
«Insomma, ci hai studiati tutti» disse Dylan allegro mentre abbracciava Haylee, che strizzò l’occhio a Jade. Avevano parlato parecchio quei giorni e avevano deciso di piacersi.
«Dunque, quali sono i match perfetti secondo voi?» riprese Olivia. Era curiosa di ragionare con gli altri elementi della casa e, inoltre, voleva riportare l’attenzione su altri che non fossero Jade. Se quella ragazza avesse iniziato ad attirare interesse – lei e la sua faccia da finta innocente – sarebbe stata la fine per molte ragazze nella casa, lei per prima. Non poteva correre il rischio di essere messa in un angolo dalla classica “scialba senza nulla di particolare”, come la reputava lei stessa.
«Per me siamo Haylee e io» rispose sicuro Dylan, facendo alzare gli occhi al cielo alla maggior parte dei presenti.
«Potreste, perché no» convenne Simon.
«Ma sareste così scontati!» rispose Larissa divertita.
«Di sicuro sappiamo che non lo sono Jared e Mia» rispose pragmatico Scott. «E per quanto poco sia, è comunque un punto di partenza».
Gli altri annuirono convinti.
«Io al momento non ho certezze» intervenne Leighton con voce sottile, spaventata dall’avere l’attenzione di tutti addosso. «È difficile avanzare ipotesi ora, è presto. Potrebbe trattarsi di coppie “prevedibili” come Dylan e Haylee, oppure di match azzardati come… Drew e Daisy o Simon e Jade»
«O tu e Jared» intervenne Dakota senza accusarla.
«È possibile tutto ora, non credete?» domandò per levarsi da quella posizione scomoda. Non voleva dare l’impressione di avanzare pretese sul proprio accoppiamento della serata, ma solo dare un parere obiettivo riguardo il risultato ottenuto, difatti gli altri le diedero ragione.
«Ognuno dovrebbe dedicarsi a conoscere altre persone meglio, e provare a mandare le coppie forti e più coinvolte in cabina, qualora riuscissero a vincere la sfida». Fu CJ a fare un sunto della situazione, idea che piacque a tutti.
Continuarono comunque ad analizzare le altre ipotetiche coppie senza giungere a una qualche soluzione che potesse aiutarli nel gioco.
«Bene, siccome è un’ottima idea io direi di brindare con gli ottimi cocktail preparati da Dylan, chi ne vuole un po’?» Mark aveva posto quella domanda mentre usciva dalla piscina, pronto a dirigersi in casa per portare fuori le brocche preparate in precedenza, già su di giri a causa dei drink precedenti.
Una volta fatto sgocciolare il costume, Jade, in acqua, lo interruppe: «Mi passeresti il mio bicchiere per favore? È quello pieno vicino alla sdraio, grazie».
Se brindavano tutti poteva farlo pure lei, al diavolo. Era umana, sapeva come divertirsi ed essere partecipe.
Mark annuì e  prese solerte il bicchiere per poi tornare da lei con passi veloci quasi quanto una piccola corsa, ma qualcosa andò storto.
Nei pressi di Jade trovò la pozza formata da lui stesso poco prima, cosa che gli fece perdere l’equilibrio e scivolare, tanto da fargli fare movimenti maldestri sul posto. Era riuscito a evitarsi una caduta e la conseguente botta, ma il bicchiere era caduto tra lui e Jade, infrangendosi in mille pezzi.
Da dentro la piscina lei si riparò gli occhi con un braccio per paura che potessero arrivarle in faccia, e fece bene: varie schegge finirono nella sua direzione, e una la colpì nella zona del tricipite, la parte posteriore dell’omero.
Tutti trattennero il fiato, per quanto le parti delicate di Jade fossero state protette grazie ai suoi riflessi pronti.
Mark, ripresosi dallo shock, si inginocchiò davanti a lei per assicurarsi che tutto fosse a posto.
«Stai bene? Mi spiace, giuro che non l’ho fatto apposta!»
Lei tolse il braccio dal viso, ancora scossa, per poter dimostrare di non aver subito danni.
«Io… Sto bene, credo. Mi sono solo spaventata»
«Scusami» continuava a ripetere un mortificato Mark, fu solo l’urlo preoccupato di Annah a metterli di nuovo in allarme.
«Jade, respira». Iniziò. «Non ti agitare, ma devi sollevare il braccio con cui ti sei protetta il viso, ora».
Seguì le istruzioni della ragazza e, una volta che portò il gomito in aria, vide tre schegge di vetro nel braccio contornate da alcuni tagli provocati da altri pezzi rotti che erano volati dopo l’urto con il pavimento.
Videro Jade spalancare gli occhi terrorizzata, cosa che li impressionò dato che erano già abbastanza grandi. Dalle ferite fluiva lentamente sangue che andava a coprire il tatuaggio che aveva nell’interno del braccio, un particolare che nessuno fino a quel momento aveva notato.
Stava per mettersi a piangere, ma nessuno era pronto a prenderla in giro o giudicarla, nemmeno Olivia.
Leighton così, da buona assistente personale quale era, prese il controllo della situazione.
«Ok, calma tutti quanti». Più facile a dirsi che a farsi, dato che erano tutti pietrificati e piccole gocce di sangue iniziavano a sporcare la piscina. «Qualcuno dello staff del programma chiami la produzione e un’ambulanza, gli altri la tirino fuori dalla piscina, subito».
Ringraziarono Leigh mentalmente per averli tolti da un agghiacciante impasse e si adoperarono subito. 
Scott balzò fuori dall’acqua e, insieme a Mark, la tirò fuori dalla piscina nel modo più delicato possibile. Haylee, facendo molta attenzione a non scivolare, corse in camera per prenderle un telo con cui asciugarla e un qualcosa per coprirla e non presentarsi in ospedale mezza nuda. Non aveva trovato niente di adatto nel guardaroba di Jade, così le aveva portato un proprio vestito da spiaggia senza spalline.
Fu Scott a prendersi cura di lei fino all’arrivo dei soccorsi, l’aveva asciugata, aiutata a vestirsi e poi condotta insieme a Mark, sempre più dispiaciuto, fino all’entrata della casa, dove si fece trovare dai paramedici che la scortarono all’ospedale più vicino per le adeguate medicazioni. Scott e Mark avevano insisto per accompagnarla, ma quelli della produzione avevano detto loro di rimanere in casa, che Jade avrebbe avuto l’assistenza necessaria e che tutto sarebbe andato bene.
Lei li ringraziò e prima di andar via sentì Mark chiedere a Scott dove avesse già visto il simbolo del tatuaggio che Jade aveva all’interno del braccio, tra bicipite e tricipite.
Li guardò mortificata e con un solo cenno del capo indicò Jared, che aveva assistito alla scena preoccupato davanti al dondolo su cui era stato seduto con Mia, prima che lei passasse accompagnata dai due ragazzi e dalle voci concitate di tutti gli altri concorrenti che, infine, raggiunsero il punto di raccolta.
Ora tutti avrebbero saputo la verità.


Ciò che era successo a Jade aveva animato davvero la situazione in casa: le ragazze coccolavano Mark, preda dei sensi di colpa per aver fatto del male – seppur involontariamente – a una donna, la sfida era stata spostata e fatta in modo che Jade non fosse fuori dalla strategia, ma in modo che non partecipasse ad alcuna attività che potesse nuocerle; infine, la scoperta di quel tatuaggio aveva imbastito un grosso argomento a riguardo.
Prima che Jade se ne andasse, alla domanda di Mark a Scott, aveva indicato con la testa Jared che, non capendo la situazione, non aveva chiesto ulteriori dettagli.
Dopo che fu caricata sull’ambulanza gli altri concorrenti della villa si ritrovarono tutti in salotto, ancora scossi per l’accaduto e non più così vogliosi di rientrare in piscina, dove erano cadute gocce del sangue della ragazza, cosa che avrebbe ricordato loro la brutta esperienza.
Si ritrovarono dunque sui divani, i ragazzi a consolare le ragazze e tutti a cercare di distrarsi da quello successo poco prima.
«Mi dispiace, non volevo» continuava a ripetere Mark, atterrito per l’increscioso inconveniente.
«Lo sappiamo e lo sa anche Jade, sta’ tranquillo». Larissa gli accarezzava la schiena per cercare di calmarlo, anche se non sembrava possibile.
«Vedrai che tornerà prima di quanto immagini e avrà solo qualche graffio, niente di serio». Lo rassicurò CJ. Tutti gli altri annuirono, convinti che avesse ragione. 
«Jared…» intervenne Scott per stemperare gli animi.
«Sì?» si girò verso di lui, incuriosito dal fatto che gli stesse rivolgendo la parola.
«Quanti tatuaggi hai?» gli chiese diretto. «E, soprattutto, quali?»
Jared si grattò scettico la tempia. Sapeva che Scott era tatuatore – per quanto non lo desse a vedere dato che non ne aveva poi molti – però gli sembrava strano che fosse colto dalla deformazione professionale proprio in quel momento. Capiva il bisogno di distrarre la casa, ma focalizzare l’attenzione su di lui non era la mossa giusta, almeno per il diretto interessato.
«Dunque… ne ho otto. Le due frecce sui polpacci, l’orbis sulla schiena, il provehito in altum sul pettorale, l’echelon nell’interno dell’avambraccio, il simbolo del “trenta” nel polso e le due triadi vicino al gomito, nella parte esterna dell’avambraccio».
Li aveva mostrati tutti mentre li elencava, finendo così per porre l’attenzione sulle braccia, cosa che fece sospirare tutti, tranne Mia.
«Sono tutti legati alla band». Tentò di giustificarsi. Non sapeva come interpretare le diverse reazioni dei coinquilini e il silenzio carico di tensione non lo aiutava a distendere i nervi.
Essere al centro dell’attenzione senza capirne i motivi iniziava a irritarlo, era difficile sviare le occhiate avide e smarrite di altre diciotto persone, la cosa iniziava a innervosirlo, e lui era bravo a dissimulare la propria irrequietezza, detestava dunque dimostrare di non avere autocontrollo.
«Come abbiamo fatto a non accorgercene prima?» domandò Annah senza rivolgersi a qualcuno in particolare.
«Potrei sapere anche io, di grazia, di cosa state parlando dato che sembra riguardarmi?»
Scott, come suo solito, si fece portavoce per gli altri, ancora confusi dalle ultime scoperte. 
«Jade» rispose prendendosi poi del tempo per formulare un pensiero di senso compiuto. «Solo a causa dell’incidente ci siamo accorti che ha un tatuaggio… una scritta al cui interno ha uno strano simbolo. Ed è una triade, come quelle che hai tu. Identica».
Jared rimase spiazzato, non si aspettava una simile rivelazione. Eppure avrebbe voluto dire tante cose, perché la triade era il simbolo alchemico dell’aria, non per forza era un qualcosa che la legava ai Thirty Seconds To Mars. 
«Questo… cambia tutto». Liam si passò le mani sulla faccia, quasi non volesse vedere i fatti, come se fossero troppo grandi per coinvolgerlo.
«E perché?» Jared non capiva dove volessero arrivare, dato che gli altri sembravano dare ragione a Liam.
«Perché se lei è una tua fan» incominciò Daisy. «Potrebbe essere la tua anima gemella».
A questo Jared non aveva pensato. Poteva una sua relazione dipendere da un tatuaggio e una passione comune? Possibile che avesse cercato l’amore nei posti sbagliati? Sarebbe riuscito a superare il fatto che la sua potenziale anima gemella fosse echelon?
Ma, soprattutto, chi gli diceva che lei fosse la sua anima gemella? Al momento era a conoscenza di un tatuaggio con lo stesso simbolo, ma quello non significava che per entrambi avesse lo stesso significato. Di sicuro però avrebbe indagato sulla frase che lo accompagnava.
I pensieri di Jared furono gli stessi degli altri coinquilini: alcuni erano convinti che Jade fosse la sua anima gemella perché, sostenevano, chi avrebbe potuto capire meglio il cantante? Gli altri dicevano che era troppo scontata come cosa, che sarebbe stato un rapporto con basi alquanto strane e che, se anche Jade fosse stata fan di Jared e del gruppo, non implicava che fosse anche la sua anima gemella.
Olivia, molto partecipe nella discussione, aveva sostenuto con molti punti la tesi che Jade potesse essere echelon, ma che questo non significasse poi nulla.
Jared, dal canto suo, detestava che si parlasse di lui e di una ragazza nemmeno presente al momento in termini amorosi, atti a vederli coinvolti in una relazione quando nemmeno conosceva il cognome o il lavoro di questa donna, ma doveva ammettere che quelle domande se le sarebbe poste lui stesso nella sua solitudine, non trovando mezza risposta che potesse dargli le certezze che cercava. Conoscere i vari punti di vista della casa gli aveva aperto gli occhi su alcuni aspetti che non pensava di poter prendere in considerazione da solo.
Alla fine, dopo una lunga discussione, Olivia e Larissa erano riuscite a mettere d’accordo tutti sul fatto che Jade avesse bisogno di spazio e che quel tatuaggio, anche se legato a Jared, non implicava nulla tra loro.
«Andiamo, sarebbe troppo scontato!» concluse per l’ennesima volta Drew, poco convinto che la presenza di una fan con il proprio idolo sfociasse in un match perfetto.
«Già, un po’ come quelle coppie prese dall’inizio che pensano di essere una coppia perfetta e invece sono solo due persone attratte l’una dall’altra». Una frecciatina di Olivia rivolta proprio a lui e Daisy, che sembravano certi di essere le due metà della mela almeno quanto lei era convinta fossero in realtà un colossale buco nell’acqua.
«Concordo con il vostro parere» intervenne Leighton, pacata come sempre. «Ma noi a riguardo non possiamo fare nulla. Penso sia una questione che va risolta tra Jade e Jared, in caso, e dipenderà da loro scoprire se vogliono approfondire la loro conoscenza o meno».
Jared, risvegliato dal proprio nome, si ritrovò ad annuire. Non ci aveva minimamente pensato, ma le parti interessate erano loro due: lui in quanto tenuto all’oscuro di una echelon in casa, mentre lei sola con quel peso, accompagnata dall’imbarazzo che provava nei confronti di una persona che probabilmente stimava.
Il cantante per la prima volta non sapeva come sentirsi e che sentimento provare, ma di sicuro aveva ormai chiara una cosa: avrebbe affrontato Jade il prima possibile per scoprire la verità, non riusciva a stare sulle spine in quel modo.
«Sai che c’è Leigh?» le disse Spencer. «Sei sveglia e sei obiettiva. Mi stai simpatica».
Le strizzò l’occhio in un gesto complice e di accettazione che lei accolse volentieri.
«Potresti essere la nostra arma segreta per vincere» aggiunse Dakota.
«O la chiave per tutti i nostri problemi».
Haylee, come sempre, vedeva più lontano di tutti.


Jade era rientrata in casa il giorno successivo poco dopo pranzo. Era stata accolta dal gruppo con calore – fatta qualche eccezione – contenti che fosse tornata così velocemente, segno che non era successo nulla di grave.
Qualcuno, ma non era riuscita a capire chi, le aveva chiesto cosa le avevano fatto, così si era ritrovata a essere spinta dalla piccola folla sul divano con un cuscino sotto il braccio, pronta a raccontare come aveva trascorso le ultime ore.
«Niente di che». Minimizzò per non far sentire in colpa Mark, che la guardava con gli occhi di un cucciolo sofferente. «Mi hanno pulito le ferite, mi hanno dato un paio di punti, hanno fasciato il tutto e mi hanno fatta dormire là perché ero stremata».
«Punti?» Haylee la fissò con gli occhi sgranati.
«Ehm… sì, ma giusto un paio, davvero. Niente di grave, non ho sentito nemmeno male, hanno fatto un’anestesia locale». Si girò verso Mark. «Guarda qui».
Mosse il braccio sotto gli occhi di tutti. Certo, non movimenti bruschi o ampi, ma un qualcosa che facesse capire che non era affatto menomata e poteva comunque continuare a svolgere le normali attività in casa.
«Devo evitare di bagnarli per i primi cinque giorni, poi quando potrò tornare a lavarli dovrò farli asciugare molto bene. Devo disinfettare la ferita ogni volta, però». Si sedette sul pavimento accanto a Mark, il quale non riusciva a staccare gli occhi dal pavimento, colpevole. «Come vedi non sono in fin di vita, il tutto si riduce a una fasciatura di sette centimetri circa attorno al bicipite».
Jade parlava con calma, stava affascinando tutti. Sembrava fosse appena tornata da un giorno in una SPA, non da un giro gratis in ospedale.
«Lo so che non l’hai fatto apposta, sei scivolato. Poteva capitare a chiunque». Appoggiò la faccia sulla sua spalla e gli cinse la larghezza della schiena con il braccio, con fare protettivo. A tutti era sembrata una mamma chioccia estremamente delicata, cosa che li fece sorridere di dolcezza.
«Giuro che mi dispiace» le disse sottovoce Mark, convinto che se avesse bevuto di meno avrebbe avuto più controllo di se stesso.
Fu Jared ad alleggerire il momento: «Beh, vedetela così: potreste essere anime gemelle e l’avreste scoperto in modo alquanto singolare». Sorrise, conscio di aver catalizzato l’attenzione su di sé, cosa che aveva desiderato per la prima volta in quell’esperienza. «Di sicuro avreste un aneddoto interessante da raccontare ai vostri figli: “Sai tesoro, ho conosciuto tua madre in un programma televisivo, e ho capito che era la mia anima gemella quando le ho conficcato una scheggia di vetro nel braccio…”».
Funzionò. Jade rise divertita, trascinando Mark e poi tutti gli altri, più rilassati dal fatto che le persone coinvolte riuscissero a riderci su, a dimostrazione del fatto che tutto si sarebbe risolto per il meglio.
«Bene» disse Jade per riportare le cose alla normalità. «Ora potete tornare a flirtare, pomiciare e fare quello che stavate facendo prima che io rimanessi quasi senza un braccio?»
Sapeva che avrebbe dovuto fare anche lei le stesse cose, ma era troppo presto. Non era una di quelle persone che si buttava a capofitto su un uomo solo per attrazione, aveva bisogno di un po’ di alchimia mentale per sentirsi affascinata da una persona.
Gli altri risero e acconsentirono, in fondo aveva bisogno di respirare un po’ e tornare a godersi la casa senza le pressioni dei coinquilini.
Mark faticò a lasciarla in pace, ma Liam, Nick e Olivia lo distrassero a sufficienza affinché facessero un giro in piscina. Sui divani rimasero Haylee, Dylan, Jared, Annah e Scott, intenti a distrarla con discorsi abbastanza leggeri, quali viaggi e libri, argomenti su cui Jade sembrava ferrata e verso cui dimostrava una passione al di fuori del comune. In effetti la sua conoscenza a riguardo era abbastanza vasta e, dopo un po’ di tempo, erano riusciti a strapparle qualche parola a riguardo, soprattutto sul fatto che si documentasse su qualcosa anche se non aveva avuto modo di conoscerlo di persona. Era la curiosità a spingere le sue azioni, e Haylee le aveva fatto notare che quello era il motore dell’intelligenza, rendendola di una sfumatura simile al riflesso dei suoi capelli.


Uno della produzione aveva riaccompagnato Jade in casa per poter comunicare alcune notizie: dato che lei non poteva prendere parte alla prova l’avrebbero affrontata il giorno dopo, e sarebbe toccata ai maschi. Niente di preoccupante, ma avevano variato l’ordine delle prove in modo che lei non fosse fuori dai giochi.
Così, il giorno successivo al rientro della ragazza, il gruppo si fece trovare per le dieci e mezza nella zona piscina, dove ad aspettarli c’era Ryan. Dopo essersi accertato delle condizioni di salute di Jade e aver salutato gli altri spiegò la prova: i ragazzi dovevano collegare alcune frasi alle ragazze, pescare il cubo con la faccia di ognuna di loro dalla piscina e associarlo alla rispettiva citazione. Avrebbero vinto i primi tre che ne avessero indovinati di più, poi avrebbero potuto scegliere la ragazza da portare in fuga d’amore.
Drew era partito bene: voleva conquistare a tutti i costi la vittoria per poter entrare nella cabina della verità con Daisy. Dylan aveva i suoi stessi propositi, e Mark voleva riscattarsi con Jade. Jared indovinò qualche frase, ma non quante gliene sarebbero servite per conquistarsi la gita.
Vinsero dunque Nick, Drew e Simon.
Drew scelse di nuovo Daisy come alla cerimonia, Simon nominò Leighton e Nick, non sapendo bene su chi far ricadere la propria scelta, decise di portare con sé Jade, la più bisognosa tra tutti di un giro per cambiare aria, che non fosse all’ospedale, ovvio. Inoltre aveva detto che sarebbe stata l’occasione ideale per conoscerla meglio.
«Bene, allora sarete felici di sapere che la vostra fuga d’amore consisterà in un giro serale per Montego Bay, con un’ottima cena offerta in un ristorante esperto in cucina caraibica».
I ragazzi si dichiararono entusiasti e rientrarono in casa nel fermento generale.
Arrivò la sera seguente e, quindi, l’uscita, cosa che rese il gruppo ancora più agitato. C’erano i sei che dovevano uscire e gli altri che, in casa, dovevano decidere chi mandare nella cabina. Sarebbe toccato a Ryan annunciare alla casa che avevano scelto di mandare la coppia formata da Drew e Daisy, che però si sarebbe rivelata un altro NO MATCH.
Era un giorno ozioso e senza impegni quello che separava la sera della cabina della verità dalla cerimonia di accoppiamento. Jade era in cucina a sistemare i piatti usati per il pranzo; nonostante gli altri partecipanti del gioco avessero insistito per evitarle il proprio turno – dato che si erano spartiti i compiti con una efficientissima tabella sfornata da Leigh – ma lei non aveva voluto sentire ragioni: ce la faceva benissimo, inoltre non avrebbe potuto fare il bagno o prendere parte a qualsiasi passatempo che le avrebbe permesso di tirare i punti, quindi quella sarebbe stata l’unica attività della giornata, anche se ci avesse messo più tempo del previsto non sarebbe stato un dramma. L’importante era svolgere il proprio compito e occupare la giornata.
Si era ritrovata da sola in cucina dopo pranzo. Alcuni parlavano a bassa voce sul divano, ma la maggior parte degli altri ragazzi schiacciava un pisolino nelle camere o sui lettini attorno alla piscina. L’unica eccezione riguardava Drew e Daisy, che per quanto non fossero risultati un match perfetto continuavano a cercare un contatto tra loro, anche se con meno insistenza rispetto a prima. Erano combattuti dalla voglia di cercare la rispettiva anima gemella, ma non erano così convinti di volersi lasciar perdere. Insomma, non sapevano che percorso intraprendere ed era tutto un gran casino, perché quella casa e il programma amplificavano le emozioni.
Anche Jade riuscì a sperimentarlo su se stessa, e nel modo peggiore possibile: scontrandosi con la persona con cui meno avrebbe voluto avere a che fare dentro la casa, l’unica che riusciva a inibirla.
«Ehi…» Jared voleva approfittare del momento di calma e in cui gli altri erano intenti a farsi gli affari propri per risolvere la questione con Jade. Si era dunque avvicinato in silenzio alla cucina, cogliendola di sorpresa, appoggiandosi al ripiano di marmo accanto al quale lei stava sciacquando i piatti prima di metterli in lavastoviglie.
«Ehi…» gli rispose in tono neutro per non incappare in qualche errore. Jade non alzò lo sguardo, sicura che potesse tradirsi da sola sotto la forza dell’azzurro di Jared. Ostentò concentrazione verso il lavoro che stava eseguendo, quasi le servisse tutta l’attenzione possibile per non farsi male ai punti o rompere qualche stoviglia.
«Come va il braccio?» aveva deciso di iniziare in modo neutro per non lasciarsi influenzare dalle emozioni che aveva dentro, la rabbia su tutte, perché se quella ragazza fosse stata una echelon si sarebbe sentito preso in giro per tutti quei giorni, senza contare l’offesa di non essersi accorto di ciò che lo circondava – e non era da lui – e la paura di dover interagire con una fan in termini relazionali. Prima però di far scattare il panico e lasciare che quelle emozioni lo travolgessero, aveva deciso di indagare sull’origine di quel tatuaggio.
«Questo?» e lo sventolò per mostrare che poteva muoverlo senza provare dolore. «Diciamo che non posso ancora scalare una montagna, ma di sicuro non mi impedisce di sistemare i piatti nella lavastoviglie»
«O partecipare al programma» aggiunse Jared pratico.
«O partecipare al programma, esatto» convenne seria Jade cercando di mantenere l’autocontrollo. Non capitava tutti i giorni di aver a che fare con un premio Oscar e, nonostante convivessero da giorni, non era riuscita a farci ancora l’abitudine. «Suppongo che sarebbe stato esagerato rimuovermi da un programma simile per un paio di punti, soprattutto se si considera che, togliendo e sostituendo me, avrebbero dovuto farlo con la mia anima gemella».
Alzò le spalle per cercare di minimizzare il suo ragionamento, ma in effetti era una cosa a cui non aveva pensato nessuno in casa, nemmeno lo stesso Jared, e doveva darle il merito di essere una buona osservatrice e avere una mente acuta, caratteristica che lui apprezzava in una donna. Uno dei tanti pregi che l’aveva spinto senza nemmeno accorgersene a innamorarsi di Cameron anni addietro.
«E il tatuaggio? Si è rovinato?» un solo accenno per poi scendere nei particolari, con la speranza che quella triade non fosse legata a lui in alcun modo. Già quell’esperienza era difficile, non sentiva il bisogno di una echelon a complicare il tutto.
La vide irrigidirsi e smettere per un attimo di posizionare le stoviglie nel carrello accanto a lei, ma decise di non darci peso, in fondo Jade era passata subito per una persona riservata, scoprire che ora era sotto l’occhio inquisitore del più quotato della casa doveva innervosirla almeno un po’.
«No, per fortuna no» rispose infine con un filo di voce, arresa a quella domanda. «Vedo comunque che le voci corrono. E dire che l’ho fatto in un posto simile per evitare che fosse sotto gli occhi di tutti…»
Jared iniziava a essere irritato, aveva il presentimento che le sue speranze fossero vane visto il suo temporeggiare, e la cosa non gli piaceva poi molto.
«Potrei vederlo? Mi è stato detto che è simile al mio… sono curioso di capire quanto». Entrambi sapevano dove il cantante voleva andare a parare, e Jade era perfettamente a conoscenza del fatto che non potesse scappare da nessuna parte. Era in trappola, ma si aspettava un simile atteggiamento da un uomo arrivato così in alto: diretto e pronto a prendersi quello che voleva, non avrebbe fatto eccezione in quel caso; era abituato a stanare un preda. Il vero problema era rendersi suo pari e non semplice vittima.
Jade in    questo non aveva possibilità.
«Suppongo di non avere dei veri motivi per dirti di no, purtroppo». Nel dirlo girò la testa di lato, dalla parte opposta rispetto al viso di Jared, nel tentativo di trattenere le lacrime – umiliata – mentre porgeva l’interno del bicipite all’attore, che le afferrò il polso con le proprie dita affusolate.
Capì di aver raggiunto il punto di non ritorno quando Jared strinse di più la presa per sollevare un po’ di più il braccio e poi lo lasciò andare di colpo, un gesto freddo e rabbioso che la fece sentire ancora più colpevole e sporca.
Center of fate compariva dalla fascia che, viste le dimensioni, copriva la prima parte della scritta.
«Dive into the center of fate?» lei annuì senza il coraggio di aggiungere nulla, la triade nella scritta parlava da sola e assumeva il significato che milioni di echelon attribuivano a essa. Lo stesso significato che aveva per Jared e i Thirty Seconds To Mars.
«Perché non me l’hai detto?» chiese con un velo di accusa nella voce. La rabbia iniziò a divampare in lui, non pensava di potersi complicare la vita più di quanto avesse già fatto decidendo di partecipare al programma, e invece Jade era lì a ricordargli il contrario. Lei era una echelon e non solo non glielo aveva detto, ma lui non se ne era minimamente accorto. Ora riusciva a capire il terrore reverenziale nei suoi confronti, il suo irrigidirsi quando lui era nei paraggi, i movimenti controllati per non mostrare il tatuaggio.
Non gli piaceva la cosa, si sentiva preso in giro perché era come se Jade avesse una sorta di potere su di lui, un vantaggio che Jared non le aveva concesso volontariamente. Per non parlare dell’idea che lei si era fatta di lui e che difficilmente sarebbe corrisposta alla realtà, e non era pronto a scontrarsi con le aspettative disilluse di una ragazza solo per essere se stesso, non aveva voglia di dare giustificazioni a nessuno a riguardo.
«Scusa, non pensavo di doverti dire tutto, né che servisse il tuo consenso per rimanere nel programma o per parlarti. Cosa che, per inciso, non ho fatto proprio per risparmiare a entrambi l’umiliazione di questa conversazione». Non avrebbe voluto essere così secca, né tantomeno usare il tono stridulo che sottolineava il suo disappunto riguardo la rabbia di Jared, ma era stato più forte di lei usare dei modi simili. Dopo la sua reazione si domandava ancora perché non era corsa a rivelarglielo? 
La stava accusando per una cosa di cui non era colpevole. Andiamo, da quando essere echelon era un’onta? Non era colpa sua se si erano trovati in casa insieme, non l’aveva voluto lei. Non aveva di certo il potere di pilotare le persone a partecipare né i match in modo che il famoso Jared Leto fosse presente in casa. Anzi, la verità era che, quando l’aveva visto, sarebbe voluta sprofondare. Si sentiva inibita dalla sua presenza perché per lei era una persona inarrivabile, idealizzata allo stremo. Un idolo che stimava e la spronava con i suoi discorsi. Ritrovarlo lì, umano e alla ricerca di un qualcosa che lo rendeva simile a lei, la faceva sentire terribilmente a disagio, come se rendesse i discorsi di Jared meno reali.
«Anzi, a dire il vero ho cercato di evitare ogni contatto per non far insinuare agli altri che io mi avvicinassi a te solo perché tua fan o per cercare di sfruttare il tuo ascendente e ottenere privilegi che la gente solo si immagina. Perché, se non te ne fossi accorto, gran parte delle ragazze qui dentro punta a te per questo motivo».
Boom. 
Jared l’aveva guardata allibito. Di sicuro non si aspettava tutta quella rabbia repressa nelle sue parole. Eppure a colpirlo non erano state le ultime insinuazioni, perché sapeva che alcune persone si erano avvicinate a lui – o avrebbero voluto farlo – per poter vivere della sua luce riflessa, gli capitava in continuazione da anni ormai, a sorprenderlo era stata la prima parte di quel discorso sommesso e arrabbiato, perché Jade aveva ragione.
Non aveva mai cercato un contatto o un dialogo con lui, quasi avesse voluto lasciargli la scelta di fare il primo passo, magari dopo gli avrebbe rivelato la verità. Sentì l’irritazione per la strana situazione venutasi a creare sgonfiarsi di colpo, perché Jade aveva lasciato a entrambi la dignità di non sfruttare una situazione e, anzi, far sì che per lei divenisse complicata, più del previsto.
Avere a disposizione una persona che si conosce solo per la musica e non porle alcuna domanda a riguardo, non potergli dire che si era sua fan o altre confessioni non doveva essere facile e, forse, non doveva farla sentire a posto con la coscienza, per quanto non fosse colpa sua.
Aveva pensato ancora una volta solo e soltanto a se stesso, giungendo alle conclusioni sbagliate.
«Non capita solo qui dentro» ammise dopo un sospiro arrendevole. «È così anche fuori, so come difendermi… ma grazie». Iniziò ad asciugare qualche padella che nella lavastoviglie non ci stava più, anche se in realtà c’era ben poco da fare ormai.
Era il modo di Jared per avvicinarsi a lei senza renderlo un gesto evidente a tutti, a loro due soprattutto. «Allora… perché dive into the center of fate?»
A quel punto era importante capire. Aveva davanti una echelon che sembrava conoscere i Mars molto bene, dato che la frase risaliva a una canzone del primo album, avrebbe potuto essere interessante approfondire la conoscenza di una persona simile.
Jade divenne rossa, una cosa che sottolineò le sue lentiggini. «Sono una persona tremendamente razionale, avevo bisogno di ricordarmi che a volte le cose succedono anche se non voglio, quindi basta seguire il flusso dei fatti. Sai, tuffarsi nelle cose senza pensare alle conseguenze»
«E funziona?» chiese cercando un dialogo.
«Beh… sono qui, in un programma dove non ho il controllo di nulla. E c’è in gioco molto, anche se al momento fatico a credere di poter trovare l’uomo che mi sconvolgerà la vita, in questa casa». Era strano rivolgere quelle parole proprio a Jared, ma era stufa di tenersi tutto dentro, se avesse continuato così per l’intera durata della trasmissione avrebbe finito per avere un crollo nervoso.
«Beh… però non stai giocando davvero. Non ancora». Obiettò Jared facendole notare che sì, era vero, era all’interno del programma, ma ancora non aveva fatto nulla per farsi notare e tuffarsi al centro dell’azione, dove il destino sarebbe stato libero di agire al posto suo.
«Non esageriamo ora. Un passo alla volta» rispose sorridente. «E da che pulpito poi arriva la predica».
Jared si appoggiò di nuovo al bancone della cucina, interessato alla sua ultima frase.
«Perché?»
«Dopo Mia… come pensi di agire?»
Sorrise divertito, per essere una che parlava poco osservava tanto, e doveva averlo studiato bene anche durante le sue interviste. Ecco perché era pericoloso aver a che fare con una fan, era sempre un passo avanti a lui e odiava questa cosa. Jade aveva capito che dalla settimana precedente era riuscito a imparare la lezione, ovvero quello di essere meno avventato e non mettersi al centro dell’attenzione.
«Volo basso finché non ho le idee un po’ più chiare. Lascio che gli altri facciano il resto e io tirerò le somme più avanti. E tu? C’è qualcuno che ti interessa?» se fosse stato qualcun altro della casa non avrebbe risposto con una tale sincerità, ma Jade era così pacata anche nell’arrabbiarsi, con quel suo contenersi per paura di disturbare e mostrarsi, che riusciva a metterlo a suo agio, e gli capitava raramente con gli estranei. Per quanto fosse gradevole con gli altri in superficie era una persona che non si lasciava andare con poco.
«Al solito rimarrò imprigionata dalla classica tipologia di ragazzo che mi piace». Si perse a guardare qualche persona accomodata sui divani giganti, Scott in particolare. 
«Ehi, non ti ho chiesto se hai una tipologia, ma un interesse per qualcuno» cercò di guardarla negli occhi, ma sembrava impossibile entrare nei pensieri che le affollavano la mente.
«Non proprio» esordì mentre osservava Scott rigirarsi sul divano nel sonno. «Però c’è un ragazzo che è simile a tutti quelli che ho già avuto. Di sicuro sarà lui il mio match. Faccia pulita ma abbigliamento giusto, migliori intenzioni ma poi arriva la falla: io non sono abbastanza, sono ordinaria e noiosa, lui si interessa ad altr, molto più spesso ad altre, e niente va per il verso giusto, come al solito».
Sospirò come se avesse rivissuto per l’ennesima volta un copione già andato in scena, prima di riprendere con la parte finale del suo ragionamento.
«Diciamo che non punto mai in alto verso quello che mi interessa davvero, perché so che chi sta in cima alla catena alimentare non fa per me».
Wow. Jared aveva conosciuto tante persone in vita sua, ma una così disfattista mai. 
Jade, nei suoi occhi chiari, custodiva i propri sogni. Nell’azzurro si potevano percepire i barlumi delle sue aspirazioni, i bagliori che caratterizzavano il suo sguardo erano davvero composti dalle rispettive ambizioni, peccato che fosse così ancorata a terra dalla paura da non avere il coraggio di fare un passo in più per provare a rincorrerli. Sembrava si fosse auto convinta di essere mediocre per evitare di soffrire a causa di un ipotetico fallimento, per lei certo. Eppure Jared era esperto a riguardo, lui le persone affini – i sognatori – le sapeva riconoscere con poco, e in Jade aveva percepito le stesse sfumature con cui lui era riuscito a colorare il proprio mondo, doveva solo trovare il coraggio per rincorrere ciò in cui credeva davvero. Era destinata a grandi cose, avrebbe dovuto soltanto crederci.
«Sbagli a pensarla così, non dovresti darti per vinta».
Era facile parlare per lui, si disse Jade, doveva sempre aver avuto le idee chiare e quindi il percorso da seguire era sempre stato ben definito. Per lei, invece, tutto era stato sfocato: aveva sogni e ideali, eppure c’era sempre qualcuno più bravo di lei pronto a ricordarle che a farcela era uno su un milione, e non era mai Jade. Più talentuoso, più determinato, più fortunato… Cosa aveva lei di quei più?
Niente. Quindi perché tentare se sapeva già in partenza di fallire? Si era risparmiata del tempo che al contrario avrebbe perso, aveva costruito una vita comunque appagante che le piaceva davvero, e non era da tutti poter dire una simile cosa. Nonostante vivesse nella mediocrità come la maggior parte delle persone, era riuscita a costruirsi una realtà soddisfacente.
I sogni costellavano la sua vita vera, lei li traduceva in modo che fossero sotto gli occhi di tutti.
«Ma non ottengo mai ciò che voglio. Sono abituata, è la storia della mia vita». Lo guardò negli occhi con una convinzione che Jared non le aveva mai visto in quei giorni di permanenza nella casa.
Jade si era fermata per fare in modo che quelle parole venissero assimilate da Jared, che quel ciò assumesse le tonalità di un chi, una persona per lei irraggiungibile. 
In effetti tutto quello che aveva pensato prima non riguardava i propri desideri, perché quelli li aveva realizzati, la riguardavano come persona. A dire il vero nelle sue relazioni c’era sempre stata una più bella, più disinvolta, più sicura di sé, più bendisposta o più brava in determinate cose perché lei, per i propri ex, potesse essere abbastanza. Era quella la sicurezza che le mancava, la disillusione negli uomini e, di conseguenza, nell’amore.
Non era il lavoro, non era la vita, perché quelli la rendevano completa, soddisfatta e felice… era l’amore. Quello l’aveva resa remissiva e debole. Le donne come Olivia, Mia e Larissa, così perfette e padrone di loro stesse da risultare irreali al confronto di Jade che, perfetta nei suoi difetti, sembrava una bambina che muoveva i primi passi nel mondo.
«Forse, in realtà, non hai il coraggio di prendertelo. Magari raggiungere quello che desideri ti spaventa più di quanto tu lo voglia».
Jade lo fissò seria, Jared era riuscito a capirla in una ventina di minuti. Non che fosse stupita, le avevano detto anche quello: “Sei troppo poco misteriosa Jade, ti si legge tutto in faccia. Non sei una persona da scoprire. Leilah, quella sì che stuzzica la fantasia”. Todd, uno dei suoi primi ragazzi, l’inizio del percorso di decomposizione della sua autostima. Nonostante tutto era convinta che essere pacata non fosse un difetto, e che prima o poi qualcuno l’avrebbe trovato un pregio, un punto di forza a cui questa persona avrebbe potuto appoggiarsi.
«Come posso trovare il coraggio se so in partenza di non essere all’altezza di una simile… cosa?»
No, Jared non aveva capito che il suo essere così inarrivabile poteva essere il motivo destabilizzante della sicurezza di Jade, e nemmeno che le sue scelte in fatto di donne confermassero quanto i pensieri di lei fossero fondati e lui non avesse compreso poi molto di quella ragazza che gli stava accanto.
In fondo il problema di Jade era proprio Jared. Lui e tutto ciò che rappresentava.
«Dovresti crederci, o credere un po’ più in te stessa. Dici che ascolti i Mars e ci conosci… non ti abbiamo insegnato niente?» le sorrise a mo’ di incoraggiamento. Percepiva quanto quel suo pessimismo fosse legato al suo fare remissivo dovuto al sentirsi in colpa per non avergli detto di essere una echelon, si sentiva dunque in dovere di difenderla e proteggerla, perché Jade non era debole, ma delicata. Una bolla di sapone pronta a infrangersi.
«Senti ma… perché ti stai facendo in quattro per aiutarmi?» non voleva appesantire ulteriormente una conversazione che già non era partita in modo facile, quindi Jade gli sorrise sfrontata e allegra, perché era sempre stata così: nonostante tutto non si lasciava abbattere da ciò che non andava.
Jared si grattò la barba incolta mentre si spostava i capelli lunghi dietro la schiena con un gesto del capo, era contento che i toni si stessero stemperando, perché non si era presentato da lei per della filosofia spiccia anche se, doveva ammetterlo, in Jade c’era da scoprire più di quanto si fosse aspettato.
In effetti, durante quel discorso, aveva elaborato uno strano pensiero.
«Non saprei, in effetti. Ma, ora che ci penso, potremmo esserci d’aiuto a vicenda» rispose con uno sguardo furbo e il sopracciglio alzato.
Jade, invece, sembrava solo confusa, quindi con un gesto del capo lo esortò a parlare.
«Potremmo… diventare amici. Una specie. In fondo qualcosa ci lega, partiamo avvantaggiati rispetto agli altri».
Sapeva che non era corretto approfittarsi così dell’affetto di una fan, ma non era ancora pronto per rivelarle il vero motivo di quella richiesta, né tantomeno era pronto a dirle di sentirsi solo, soprattutto perché non lo aveva ammesso nemmeno con se stesso. Era stato egoista e lo sapeva, ma era un gioco e quella – al momento – era la sua unica, nuova, strategia.
Inoltre era un modo per sentirsi in contatto con il suo mondo: era come se avesse fatto irruzione in casa di colpo e, dopo un iniziale momento di fastidio per l’omissione a riguardo e la presenza di una echelon, ora iniziasse a capire il potenziale della situazione.
«Suppongo che si possa fare, o almeno possiamo provarci». Accettò a fatica e fingendo entusiasmo, ma Jade era abbastanza sveglia da capire che quella proposta definiva bene il loro rapporto e, soprattutto, i suoi limiti, perché essere amici voleva dire avere in chiaro quali confini potessero intercorrere tra lei e Jared. Lo reputava troppo intelligente per credere che non avesse ben in mente le implicazioni di una simile proposta. In poche parole le stava offrendo l’opportunità di essere parte della sua vita, almeno in minima parte, ma le stava dicendo che c’erano dei paletti da prendere in considerazione in modo che nessuno ne uscisse ferito o che Jade si facesse aspettative a riguardo, recriminando poi un qualcosa che aveva sperato solo lei.
Accettò perché a Jared – con quella faccia luminosa da cucciolo speranzoso – non si poteva negare nulla, senza contare che anche lei sapeva farsi due calcoli al volo: o così o niente. Quello era l’unico modo per poter interagire con lui. 
E Jade era abbastanza furba, da fan quale era, da non farsi scappare l’occasione. Meglio quello del nulla, e lo pensava davvero.
Jared, elettrizzato dalla sua risposta affermativa, le circondò le spalle con un braccio: «Sei l’echelon meno entusiasta che io abbia mai conosciuto. Al posto tuo altri avrebbero reagito con gioia alla proposta di diventare amica di Jared Leto».
Era la prima volta che si concedeva di scherzare con lei, ma sentiva che la tensione che aveva caratterizzato il loro discorso fino a prima fosse sparita di colpo, lasciando a disposizione un terreno più neutro su cui muoversi.
Jade sorrise divertita, per quanto dentro di sé stesse pensando che, forse, non era entusiasta perché non avrebbe voluto accontentarsi di questo. Pensiero che le fece capire che offrirsi di essere l’amica di Jared Leto sarebbe stato più difficoltoso di quanto avesse previsto.
«Mi dispiace per il tuo ego Jared, ma io non mi lascio andare a dimostrazioni plateali e imbarazzanti di affetto o grande entusiasmo, questo però non vuol dire che io sia irriconoscente o ingrata per l’opportunità che mi stai offrendo» rispose pratica e con un sorriso sincero.
Era la prima volta che si concedeva di essere se stessa in sua presenza e… beh, distendersi era la migliore delle cose. Era come iniziare davvero a viversi la casa e quell’esperienza.
Dopotutto non era stato male aprirsi con lui a quel modo, per quanto non l’avesse preso in considerazione.
«In poche parole mi stai dicendo che sei frigida?» le domandò con un sorriso sfrontato e lo sguardo divertito.
«No, solo riservata e tendenzialmente dignitosa, come penso di averti già dimostrato prima». Jade rise di rimando, contagiata dall’entusiasmo di Jared. Era come ritrovare la persona che aveva conosciuto tramite le interviste, ed era bellissimo.
«Allora penso proprio che l’essere amici non sarà affatto un problema».
Jared chiuse lo sportello della lavastoviglie e avviò il programma di lavaggio. Peccato che con i sentimenti umani non funzionasse allo stesso modo.


Qualcosa tra loro era cambiato, si sorridevano tranquilli e Jade non si chiudeva più a riccio se Jared si univa al gruppo con cui lei socializzava, però altro non era avvenuto. La verità era che Jade, forte di sentirsi accettata da tutti – da Jared più che dagli altri – riusciva a sciogliersi e a risultare piacevole, tanto da lasciarsi andare a battute e giochi sciocchi che servivano a fare unire i concorrenti, ma ancora quell’amicizia non aveva dato i suoi frutti. Nessuna confidenza, nessuno sfogo lontano da orecchie indiscrete.
Jade pensava che la proposta fosse meno solenne di quel che le era parsa, atta a mettere in chiaro il loro rapporto, ma le andava bene così: aveva imparato a partecipare alle attività del programma e ne andava fiera.
E così arrivarono alla seconda cerimonia di accoppiamento.
Ryan aveva salutato i concorrenti e, curioso di conoscere le evoluzioni di quella settimana, aveva aperto le danze, convocando davanti a sé Larissa, perché in quell’occasione erano le ragazze a scegliere la propria anima gemella. E lei, forte dei dialoghi che aveva scambiato con lui in settimana, scelse Jared.
Era logico a quasi tutte le ragazze e agli uomini – che non avevano preso bene la cosa – che Jared sarebbe stata la prima scelta di ogni donna nel tentativo di risultare convincente e sperare così di fare il salto di qualità che in precedenza avevano sperato di ottenere con la sola visibilità del programma.
Dopo fu il turno di Leighton che nominò Nick, la persona con cui in quella settimana aveva passato più tempo. Riusciva a farla ridere e a con cui faceva spesso discorsi seri, una buona base per una coppia perfetta.
La successiva fu Mia che, memore del discorso fatto con Jared dopo la cabina della settimana precedente, si era buttata a capofitto nella conoscenza degli altri ragazzi, e la sua scelta ricadde su Spencer, ragazzo con cui aveva avuto più chimica. 
Jade si fermò davanti a Ryan che, al posto di domandarle chi fosse la sua anima gemella, le chiese come andava la convalescenza.
«Benone. Non è niente di che, davvero, ma mi basta seguire le istruzioni dei dottori che mi hanno curata per vedere il taglio rimarginarsi alla velocità della luce» rispose convinta e solare, una Jade totalmente diversa da quella che si era presentata alla prima cerimonia solo sette giorni prima.
«E dimmi, come è andata la tua settimana? Ho visto che hai stretto nuove amicizie…»
Lei arrossì ma non perse il buonumore. In casa sapevano che Jade e Jared avevano chiarito la questione, però nessuno era a conoscenza del loro patto, non volevano che la loro vicinanza fosse vista come strategia e, quindi, compresa in modo errato. Era una cosa loro, e tale sarebbe rimasta.
«Sì, come ti avevo promesso mi sono lasciata andare e i risultati sono stati più che positivi. Ho trovato ragazzi piacevoli con cui confrontarmi e ragazze con cui mi sono confidata. Insomma, mi sto divertendo molto!»
«È bello saperti in gioco, tutto diventa più interessante» sorrise il presentatore, quasi avesse più chiaro di tutti le dinamiche che spingevano le persone le une verso le altre. «Ma ora dimmi Jade, chi è la tua anima gemella?»
«Beh, come qualcuno ha giustamente detto quando mi sono fatta male, sarebbe interessante raccontare ai posteri che ho conosciuto la mia metà perfetta quando questa mi ha mandato al pronto soccorso senza volerlo, no?» scherzò facendo ridere tutti. «Quindi scelgo Mark».
Un riferimento indiretto a Jared che colsero davvero in pochi.
Tutti sembravano convinti che la vicenda accaduta all’inizio di quella settimana fosse una specie di segno del destino e Jade, per tenere fede al proprio tatuaggio, decise di assecondare le vibrazioni altrui, che a lungo andare erano diventate anche le sue e di Mark.
Mark si disse d’accordo con lei e così, dopo aver confermato la coppia, la accompagnò galantemente al divanetto sul quale si sarebbero dovuti accomodare.
Daisy, triste a causa del match mancato con Drew, scelse CJ, una persona simile a lei che almeno sulla carta poteva essere la sua metà. Discorso che fece intendere a tutti la sua volontà di continuare a stare con Drew nonostante il risultato fallimentare della cabina della verità.
Olivia, bella e fatale nella sua classe un po’ costruita, chiamò a sé Scott che, vista la ragazza che gli era capitata, non si lamentò di certo. Gli piacevano le persone di carattere perché erano stimolanti, quindi disse che Ols aveva buone probabilità di essere la sua anima gemella.
Fu il turno di Haylee che, senza alcuna sorpresa scelse Dylan. Sembravano convinti di essere anime gemelle, e tutta la casa era intenzionata a mandarli nella cabina della verità qualora avessero vinto delle prove: non volevano che si verificasse un altro caso come quello di Drew e Daisy e, in caso contrario, se fossero stati una coppia avrebbero trovato il primo match perfetto.
Annah scelse Liam, due sportivi speravano di avere dei buoni punti in comune da cui partire, Dakota nominò Simon perché le piaceva molto fisicamente, e infine Taylor scelse Drew, rimasto per ultimo a causa della sua assidua conoscenza con Daisy.
«Ora che le coppie sono formate verifichiamo quanti match perfetti siete riusciti a trovare a vostra insaputa». Ryan diede le spalle ai ragazzi per voltarsi verso i fasci di luce, gli unici indizi riguardo le coppie corrette che potessero avere i concorrenti.
Alla fine di quell’estenuante attesa i bagliori nella notte furono due come nella prima puntata, lasciando i ragazzi a rimuginare sulle loro scelte e sulle prossime mosse da fare.
«C’è ancora tanto lavoro da fare, dovete trovare il modo di smuovere la situazione, io vi auguro buona fortuna, a presto e buona serata!»
Li lasciò liberi di tornare nella casa, chi con la convinzione di essere una coppia perfetta e chi, invece, con la certezza che la propria metà non l’avrebbe trovata mai.


 

*



«Cos’hai mamma?»
Shannon doveva ammettere che la puntata l’aveva davvero sorpreso, ma sua mamma sembrava stesse esagerando un po’, con la mano appoggiata sulla fronte, il pollice sulla tempia e lo sguardo sgranato.
«Ti prego, dimmi che non sono l’unica a essere molto confusa». La verità era che era sempre più convinta di aver mandato Jared nel posto peggiore che potesse scegliere, anche se non l’avrebbe mai ammesso davanti ai propri figli. Ma cosa le era passato per la testa?
«No, in effetti no». Convenne Shannon. «Vogliamo parlare della ragazza echelon?»
Alzò un sopracciglio, la questione l’aveva colpito e voleva un parere. Quella ragazza era carina ed era sveglia, ma aveva l’aria troppo innocente perché sopravvivesse alle altre dopo aver deciso di diventare amica di Jared. Si domandava inoltre dove quel rapporto potesse portare entrambi.
Shannon era curioso, sapeva che da quel momento in poi in casa le cose si sarebbero movimentate parecchio e lui si sarebbe divertito a guardarle. Un po’ gli dispiaceva tagliar fuori Kirstina, ma a tempo debito avrebbe chiesto a Constance di inserirla nel loro gruppo ristretto, in fondo era quasi una di famiglia ormai.
«No, per nulla. Non ho ancora capito quanto possa irritare Jared».
A lei Jade piaceva, era particolare e ordinaria allo stesso tempo. La ragazza qualsiasi che però aveva qualcosa di diverso rispetto alle altre, un qualcosa che riusciva a colpire e a renderla difficile da dimenticare. Eppure era a conoscenza dell’opinione dei figli riguardo alle echelon, o meglio, sapeva quali fan prediligessero. Quelle tutte reggiseni e minigonne al concerto, perché era più facile adescarle e poi lasciarsele alle spalle senza che qualcuno si facesse male. Le ragazze come Jade, le echelon come lei, invece, credevano nei sentimenti e avrebbero sperato in qualcosa di più che del semplice sesso, ecco perché Jared e Shannon le evitavano: a loro modo simili ragazze erano pericolose, e non era da Jay e Shan distruggere i sogni altrui, non dopo avere rincorso i propri con tanta fatica.
«Molto. Anche se alla fine ha deciso che le piace, se no non le avrebbe fatto una simile offerta». Ne era convinto, conosceva abbastanza il fratello per poter affermare una simile cosa.
«Il problema è che piace anche a me, molto più di quanto piaccia a Jay probabilmente» rincarò sincera. Quella ragazza le ricordava se stessa da giovane, quando aveva due figli piccoli al seguito e tanto caos dentro quanto fuori.
«A me piace Olivia. Ha carattere». Era serio, ma sapeva di non poter durare ancora a lungo con sua madre.
«Con carattere intendi che ha un bel seno?» si sistemò meglio sul divano, parlare in quel modo aperto con Shannon le faceva capire quanto fosse stato faticoso per lei crescere due bambini da sola, ma che erano valsi ogni sacrificio fatto e non rimpiangeva un solo istante speso per loro. Aveva fatto la cosa giusta, e ogni volta che li guardava ne aveva la certezza. «Non mi stupisce comunque che ti piaccia, e non mi stupirei se anche tuo fratello le mettesse gli occhi addosso»
«L’ha già fatto, ma ora sta volando basso in attesa di capirci qualcosa di più». Ripeté le parole di Jared rivolte proprio a Jade riguardo la sua strategia, probabilmente lui avrebbe agito allo stesso modo, ma per depistare gli altri ci avrebbe provato con tutte le coinquiline.
«Se aspetta di capirci qualcosa di più in fatto di donne e relazioni potrei morire di vecchiaia nell’attesa. In fondo è in quel programma apposta, ed è lì perché l’ho costretto» rispose con una smorfia furba e soddisfatta, d’altronde il sarcasmo era di famiglia. Gene materno.
«A te quale piace, Miss Lungimiranza?» la provocò con lo stesso tono canzonatorio con cui gli si era rivolta
«Annah. È una di quelle che mi piace di più, ha un qualcosa di puro nello sguardo». Constance aveva gli occhi che brillavano a riguardo. Su Jade era troppo presto per esprimersi visto il suo coinvolgimento con i figli, e Leighton, per quanto le piacesse, era ancora da scoprire, aveva ancora poco materiale per trarre le dovute conclusioni.
«Sul serio? Andiamo! Poi saremmo io e Jared quelli banali e prevedibili? È la classica ragazza americana impostata, una di quelle con la faccia innocente che però al liceo era popolare e bullizzava le altre ragazze, e al college faceva parte di qualche confraternita importante e si divertiva a tiranneggiare su quelle che lei stessa aveva rifiutato». A scuola era pieno di ragazze simili ai tempi, e per non diventare loro vittime Jared e lui erano diventati i tipi temuti e rispettati, quelli che non si sarebbero fatti mettere in testa da nessuno, ma che piuttosto li avrebbero messi se provocati. «Una di quelle pie e devote con il filo di perle al collo e una parabola della Bibbia in bocca, le stesse labbra che usava per fare Dio solo sa cosa, perché quella si inginocchiava, ma non per pregare, garantisco io». 
Quante ne aveva castigate di ragazze simili? Innocenti all’apparenza che si rivelavano le vere peccatrici: quelle che si lasciavano fare di tutto e chiedevano anche di più, con suggerimenti al limite del perverso. Non negava che Annah fosse una persona deliziosa ora, ma in passato doveva essere stata totalmente diversa, ed era convinto che Jared avesse bisogno di una persona che fosse stata dalla loro parte, cresciuta dal lato di chi gli altri li guardava con invidia per la loro normalità, una cosa irraggiungibile per chi – come loro – era considerato strano.
«Shannon!» lo rimbeccò la madre. «Signore Gesù, forse vi ho lasciato troppa libertà da piccoli, sembrate cresciuti con degli aborigeni».
«No, con degli hippies». Shannon rise divertito, scandalizzare sua madre era sempre divertente e gli usciva sempre un gran bene.
«Sì, forse però hai ragione» convenne Constance dopo essersi ricomposta. «Jared ha bisogno di una persona riservata, non di una frigida finta bigotta. Non penso che tuo fratello sia un santo, vista la vostra fama sotto le lenzuola, ma spero vivamente che non sia gelido come vuole apparire. Ci vorrebbe una donna in grado di sciogliere il pezzo di ghiaccio che dimostra di essere il più delle volte, almeno in privato, ma una ragazza che lo faccia senza essere troppo esuberante».
Sembrava che più che parlare al figlio avesse finito per ragionare ad alta voce.
Shannon la guardò stupito, non tanto per aver sentito Jared apostrofato dalla madre come gelido, quanto più per le parole frigida e bigotta accostate insieme.
E si domandava anche da chi avessero preso loro due, sul serio?
Constance sfoggiò un ghigno divertito e sagace, quasi avesse letto i pensieri di Shannon.
«Beh ok, diciamo che siamo sicuri che siete miei figli, niente aborigeni».
Sorrise, rimandando con uno sbadiglio eventuali commenti alla prossima puntata.


 



Innanzitutto scusatemi, per due motivi:
1) per aver posticipato la pubblicazione a lunedì, ma ho notato che mi è più comodo. La domenica mi serve per revisionare i capitoli, dato che in settimana ho poco tempo, cosa che la volta scorsa non ho fatto e ho dovuto recuperare post-pubblicazione.
2) perché ho dimenticato di postare due foto. Prima di tutto la camera da letto (screen della prima serie. I letti tutti vicini, però, li immagino perpendicolari a quello singolo di Jared, e quello di Jade, per me, è quello che rimane esterno rispetto al mucchio),  e poi una foto generica e MOLTO INDICATIVA (eccezion fatta per Mia, Haylee, Leighton, Jade e Olivia che immagino come nella foto. Su Jared niente da appuntare) dei concorrenti
So che la dinamica del tatuaggio è simile a Whoopsie, ma le idee – lo ammetto – sono nate in contemporanea  e non ho pensato nemmeno un momento di modificare la dinamica. Tra l’altro… segreto che è stato svelato/aggiunto nel banner. Quante se ne erano accorte?
Così abbiamo conosciuto meglio Jade. Cosa ne pensate? Non è così estroversa e frizzante come i personaggi di cui scrivo di solito, ma ha il suo bel caratterino eh, solo che è più discreta e introversa, spero possa essere apprezzata.
Teoria su questo rapporto che, ipoteticamente, è già stato delineato?
So che Tomo e Vicki non ci sono, ma il capitolo sarebbe venuto troppo lungo, quindi ho deciso che sarà la loro parte ad aprire il terzo capitolo se non ricordo male, e sarà sulla seconda settimana. Alla fine della terza saranno tutti in pari, giuro.
Precisazione: quello che mostro nei capitoli ha una duplice valenza: da una parte sono i momenti che immagino vengano mostrati nell’episodio settimanale (almeno per quanto riguarda la coppia Jared-Jade), anche perché se pensate a chi guarda il programma è una cosa visiva, le scene sono veloci e durano poco (al massimo in fase di montaggio possono tagliare dei pezzi), dall’altra, invece, abbiamo una descrizione dei momenti – data dall’introspezione – in ordine cronologico della settimana. Quindi è sì quello che il montaggio offre, ma è anche un focus mio sui protagonisti e quindi mi concentro su di loro e su come vivono la settimana o, almeno, i fatti più importanti che li coinvolgono.
Spero di essere stata chiara nella mia spiegazione.
Qui trovate la playlist di canzoni che mi hanno aiutato a descrivere particolari sensazioni o situazioni durante la storia, e che hanno accompagnato la definizione della trama.
Io sono qui: Love Doses.
Volevo anche ringraziarvi per il caloroso bentornato e la fiducia che mi state dando, spero di non deluderla e che anche questo capitolo sia all'altezza delle vostre aspettative!
A lunedì prossimo nella speranza che questo capitolo vi sia piaciuto, XO, Cris.
   
 
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