Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Medy    20/04/2015    2 recensioni
"Well, I’ve got thick skin and an elastic heart, But your blade it might be too sharp I’m like a rubber band until you pull too hard, I may snap and I move fast But you won’t see me fall apart Cause I’ve got an elastic heart"
Quanto può sopportare un cuore? Quanto può attendere, senza disgregarsi del tutto? Quanto l'amore può essere abbastanza per tener legate due persone?
Dopo gli amori complicati, improbabili e attesi di "Vacanze Romane", ritorno nuovamente con una nuova fan fiction dove questa volta è la New Generation la protagonista di tutto. Nuovi amori, nuove amicizie, nuovi dolori e tormenti e forse nuovi lieti fine!
Spero che non rimarrete delusi!!
Medy
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Luna
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Elastic Heart

 
II°Chapter
Les belles de Jour 


"Non ce la faccio" Drake Zabini si trascinava a fatica tra i tunnel dei sotterranei. La prima lezione dell'anno sarebbe stata Pozioni e quella mattina, nei sotterranei umidi che gelavano fino all'ultimo osso del corpo, Kyron aveva utilizzato metodi brutali pur di destare l'amico dal lungo sonno. La notte brava - nonostante il festino di benvenuto rinviato - aveva lasciato sul bel volto di Drake solo stanchezza, camuffata alla perfezione dai suoi inseparabili occhiali scuri. Ma la camicia abbottonata male, il cravattino abbandonato in qualche angolo della stanza e i calzoni calanti, erano la chiara prova che quella di Drake non era stata una notte all'insegna della tranquillità.
"Se tu e Tyra vi foste dati una regolata, adesso saresti fresco come un fiore in sboccio" Gli intimò Kyron, che - come l'intera Sala Comune dei Serpeverde - aveva dovuto sottostare agli stramazzi della notte provocati da lui e Tyra Corner, fidanzata e compagna di sbronze da due anni; causa del suo malumore e del viso stanco e corrucciato. Kenny camminava silenziosamente accanto a Kyron, avvolto in un silenzio di pura stanchezza e malumore: non avevano permesso a nessuno di poter coricarsi tranquilli e la stanchezza del viaggio si era unito alla stanchezza del primo mattino. Sarebbe stata una lunga giornata per tutti e non tutti sarebbero arrivati alla fine.
"Tanto vale unirvi a me! Non avete dormito comunque" La borsa scivolò dalla spalla ma fu ripresa in tempo e un sorriso volò in direzione di un gruppetto di ragazzine del secondo anno, dirette ai piani superiori, che ridacchiarono eccitate all'idea che DRAKE ZABINI avesse sorriso proprio a loro.
"Ma NOI volevamo dormire, Drake!" Puntualizzò Kenny, per poi ritornare nel suo silenzio tombale. I suoi passi erano incerti e avrebbe preferito ritornare nella sua stanza e riprendersi quelle ore di sonno che Drake aveva "gentilmente" sottratto a tutti. Ma il professore Pelois li attendeva e per quel primo giorno la loro presentazione non sarebbe stata delle migliori.
"Che amici noiosi, dovrei iniziare a pensare di cambiare compagnie" La solita battuta che ormai Drake non tardava di sfoderare ogni volta che gli amici non assecondavano le sue azioni geniali - come amava definirle lui - ed erano passati più di sette anni che il trio verde-argento mantenava salda la propria amicizia. Parole che servivano solo a Drake a non doversi scusare e ammettere della stronzata compiuta.
"Lo dici sempre... e sono più di dieci anni che ci stai attaccato al culo!" Kyron gli saltò alle spalle, aggrappandosi e tirandolo giù con lui e serrandogli la testa intorno al braccio. Kenny sembrò destarsi dal torbido sonno che lo teneva estraneo dalla realtà e si unì a loro, gettandosi con tutto il peso del corpo su entrambi. La polvere dei sotterranei si imprignò sulle divise e fece tossire i tre ragazzi stesi sul pavimento, che intaccavano il passaggio agli studenti intenzionati a seguire la lezione del giorno.
"Nott, maledetto! Togliti di dosso" Drake tossiva e rideva, la borsa era intrecciata intorno al busto e il peso del piccolo Kenny schiacciava lui e Kyron.
"Kenny togli il tuo culo di merda! Pesi" Kyron tentò di scrollarsi Kenny da dosso, che intanto  in cima al cumulo stringeva il collo ad entrambi e intonava l'inno di Hogwarts senza un perché.
"Ehm ehm..." Il tossicchiare alle loro spalle spense il canto di Kenny e l'imprecare di Drake, rimasto quasi schiacciato sotto il peso dei due. Si voltarono all'unisono con una certa difficoltà - a causa dell'intreccio di braccia e gambe - e restarono a bocca aperta di fronte alla sinuosa figura della ragazza sconosciuta che li guardava con aria divertita.
"Togliti di dosso" Bisbigliò Drake scaraventando il povero Kenny sul pavimento in pietra e con lui Kyron, che riuscì a ricomporsi con una certa indifferenza: come se quella situazione non potesse apparire strana agli occhi di chi la guardava dall'esterno. Drake si sistemò per bene la camicia, posando gli occhiali nel taschino dei pantaloni della divisa. Si passò una mano sul volto - come  strappandosi il sorriso infantile che appariva sul suo volto solo in compagnia dei due - e sfoderò il suo mezzo sorriso che lasciava intravedere i perfetti denti bianchi. Il tentativo di apparire seducente sembrò funzionare, perché la ragazza - che non indossava la divisa scolastica - sorrise quasi imbarazzata e si lisciò i lunghi capelli biondo cenere. Portava una gonna molto stretta che lasciava allo sguardo, di chi apprezzava la sua figura, la possibilità di compiacersi per quelle curve sinuose. La camicetta azzurro cielo era sbottonata appena, non apparendo volgare ma toccava la curiosità di chi posava gli occhi sul collo sottile e candido. Le bamboline al piede erano delicate esattamente come chi le indossava, come il cerchietto in tono con la camicia.
"Ciao" La voce di Drake era calante, calda. Gli occhi erano fermi al viso e i loro occhi - entrambi verdi - si catturarono e non sembravano volersi staccare. Le labbra carnose e lucide si schiusero in un sorriso più largo e Drake rispose con un sorriso simile.
"Bonjur les gars... mi sono persa, volevo raggiungere la leçon del Professor Pelois. Ma mi sono persa. Questo castello è IMMENSE" La voce era delicata della ragazza misteriosa, che aveva attirato su di sè l'attenzione non solo di Drake, gettatosi in un approccio immediato, ma anche di Kyron e Kenny che la guardavano ammirandone la delicata presenza.  L'accento Francese, che non si univa alla perfezione con la lingua Inglese, la rendeva più appetibile agli occhi di Drake che sorrise, cogliendo al volo l'occasione per poter mettere in atto le sue doti che avevano fatto di lui il sogno di molte studentesse e non solo. Si morse il labbro, abbassando gli occhi un po' più in basso: il suo sguardo era sicuro e faceva intendere l'apprezzamento provato per le lunghe gambe sottili.
"Se mi permette, Mlle, sarò lieto di farle strada. Ma non prima di averle fatto vedere i giardini della scuola. Sono assolutamente splendidi... come lei" Nonna Dana aveva accettato il matrimonio tra Blaise e Hanne ad una sola condizione: che i suoi adorati nipoti apprendessero alla perfezione le tradizioni della famiglia Zabini e questo aveva comportato, non solo il maturare l'amore per il patrimonio Italiano, ma anche per le lingue romanze come il francese e lo spagnolo. Carta che Drake adorava utilizzare nei suoi giochi di seduzione, che non aveva mai fallito. Drake si fece avanti con passo sicuro e, non preoccupandosi della reazione della ragazza, le poggiò la mano al fianco invitandola a seguirlo.
Ma lei rimase inchiodata al pavimento in pietra e lo sguardo restava fisso sul volto di Drake, altrettanto sicuro e intenso, anche se per un attimo i suoi occhi si spostarono alle sue spalle: Kyron ricambiò lo sguardo, ma la ragazza aveva qualcosa nei suoi occhi semplici e delicati che lo mise in estremo imbarazzo. Nella loro intensità, Kyron notò una luce che lo schiaffeggiò e l'obbligò ad abbassare gli occhi e arrossire. Si sentì estraneo di quel comportamento e Kenny ridacchiò divertito, avendo notato la situazione in cui la misteriosa ragazza aveva messo il suo amico.
"Oh, no no, je ai besoin de savoir où est la classe des pozioni. Grazie, ma non posso" Scosse il capo, sorridendo gentilmente alla gentile proposta di Drake, passandogli accanto e avvicinandosi a Kenny e Kyron che si misero sull'attenti. Doveva avere più o meno la loro età e vista meglio non sembrava tanto innocente come voleva far credere con quei suoi modi stralunati di ragazza confusa. Kyron alzò lo sguardo e le sorrise con un pizzico di malizia: aveva colto qualcosa e si sarebbe divertito con Drake che ancora tentava un approccio, credendo di essere il perfetto cavaliere di cui lei aveva bisogno.
"Va bene. Noi stiamo andando proprio lì, sei fortunata." Si sentì spaesato, confuso: chi avrebbe mai rifiutato un'invito di Drake? Nessuna, a parer suo. La sua breve e intensa esperienza con le ragazze glielo aveva dimostrato svariate volte, ma quel suo primo tentativo andato male fece intensificare la curiosità di conoscerla, di sapere il suo nome e il motivo per cui era ostinata nel cercare il Professore Pelois.
"Comunque mi presento: sono Drake Zabini. E se avremo modo di conoscerci meglio, questo nome non ti suonerà sconosciuto tanto a lungo" Ritentò l'approccio, tendendole la mano e - quando lei fece lo stesso - la baciò delicatamente, mantenendo lo sguardo che molte avrebbero desiderato veder posarsi su di sè. La ragazza ridacchiò ingenuamente.
"Che gentleman. Mon nom est Ameliè Tresàl-Mauroz. J'ai le plasir" Tutta l'attenzione era posata su di lei e la ragazza si muoveva a suo agio sotto quelle occhiate apprezzanti, che nascondevano le reali intenzioni di Drake e che smuovevano il suo essere estremamente gentile.
"Andiamo?" Indicò il lungo tunnel che avrebbe condotto nei meandri freddi e umidi dei sotterranei: l'unico luogo apprezzato dal ex Professor Piton che non avrebbe più adorato l'umidità di quel luogo. Ameliè sorrise ancora e, con passo leggero, si incamminò insieme a Drake.
"Non dice mai no ad un culetto bello sodo" Kenny - rimasto indietro con Kyron - spostò di poco la testa sul lato, per apprezzare il piccolo e sodo lato B ben stretto dalla gonna. Kyron lo affiancò e godette con lui di quel panorama.
"Chi lo farebbe?" Si guardarono, concordanti per quell'osservazione.
 
 
 
Drake lasciò che la dolce Ameliè parlasse senza sosta di quanto fosse rimasta ammaliata di fronte allo splendore che animava l'antica scuola. L'entrata  che, con l'avanzare dell'autunno, regalava il panorama suggestivo, colorato da foglie cadenti e leggera brina mattutina. Lo splendido lago nero che si estendeva immenso e lasciava un filo di inquetudine sulla pelle ma era inevitabile perdersi nella sua meraviglia: cose di cui Drake non trovava interesse, ma era un bravo attore e alimentava l'interesse di Ameliè raccontando storie di cui lui non era stato protagonista, anche se la sua voce era intrisa da tanto pathos da far credere che fosse tutto reale.
"Ecco l'aula. Il professore ancora deve arrivare." Si sentiva lo scalminare degli alunni che ancora attendevano l'arrivo del nuovo professore. Corvonero e Serpeverde dividevano l'aula e solo poche persone ruppero le due fazioni per agglomerarsi con gli altri dell'altra casa: la tradizione permaneva ed era ancora forte, per alcuni di loro - soprattutto serpeverde - non intenzionati a mischiarsi con i membri di case diverse dalla propria.
"Se vuoi puoi sederti con noi" I tre occuparono senza dubbio le ultime file. La stanchezza era ancora visibile sui loro volti come l'intenzione di trascorrere l'intera lezione a sonnecchiare, nascosti codardamente alle ultime file.
Ameliè sorrise e guardò Kyron nuovamente con lo stesso sguardo che lo aveva imbarazzato e - con leggero passo - avanzò lungo l'aula, lasciando Drake impalato lì. Il suo bel sedere si muoveva con legiadro portamento e rimasero nuovamente a fissarlo come incantati.
"Zabini hai la bava alla bocca" Drake fu distratto un secondo da Tyra Corner che arrivò alle spalle dei tre. Nonostante avesse trascorso la notte fuori dal suo letto il suo viso porcellanato era intatto e i lunghi capelli scarlatti erano impeccabilmente ondeggianti. Gli occhi - marcati fortemente dal trucco - guardarono prima il suo fidanzato senza alcuna traccia di rabbia o gelosia - ma solo con una vena di paradossale divertimento - e poi caddero sulla ragazza che ad ogni passo guardava gli studenti che ancora girovagavano per l'aula liberamente, urlando e utilizzando anche un linguaggio poco consono; approfittando dell'assenza del professore Pelois si sentivano in diritto di manifestare l'essenza dei loro anni.
"Con quella è inevitabile! Ma tranquilla, anche il sottoscritto non scherza!" Rispose lui a tono, pizzicandole una guancia distrattamente, per poi ritornare a guardare Amelie, che avanzava sempre più vicino alla cattedra dove si sarebbe seduto il Professore.
"Magari vuole attenderlo ai primi banchi" Kenny iniziò a sentire una forte preoccupazione farsi strada e si aggrappò al braccio di Kyron, che iniziò a maturare un sospetto. Più avanzava alla cattedra e più quel sospetto diventava conferma; e più diventava conferma e più Kenny stringeva la presa intorno al braccio. Drake fissava imbambolato Ameliè e, quando si appoggiò alla cattedra e si voltò mutando completamente sguardo, sbiancò e Kenny gettò un urletto di terrore, imprecando a bassa voce, mentre Kayron ridacchiò per l'enorme cazzata fatta dall'amico.
"Ragazzi, ordine!" La porta dell'aula si chiuse di botto e Kenny piagnucolò pensando alle conseguenze che si sarebbero riversate sull'amico che sprofondò nel banco con Kyron che, con sguardo derisorio, gli mimò: "Ben ti sta"
La bella Ameliè sembrò essere mutata: la dolce, ingenua e ridacchiante ragazza del corridoio dallo sguardo delicato e gentile  aveva lasciato spazio ad una ragazza dallo sguardo tagliente, severo e dispotico. L'accento francese, che aveva reso appetibile la "preda" agli occhi di Drake, veniva masticato con una certa severità: la Mcgranitt al confronto sarebbe apparsa come docile e gentile.
"Silenzio adesso." Una lunga pausa accompagnò l'accomodarsi dell'intera aula, che sembrò aver perso la capacità di parola. Tutti seduti al proprio posto, spaesati ma in ordine. Drake era completamente nascosto sotto il banco, pregando Merlino e Salazar che quello scherzo di poco gusto non avrebbe trovato una "vendetta". Kyron invece era ritto e divertito e sperava che accadesse. Kenny guardava lei e poi Drake e nuovamente lei.
"Cazzo, cazzo... Drake... CAZZO" Il filo di voce sembrò un urlo nel silenzio dell'aula e attirò lo sguardo dell'arpia, appoggiata alla cattedra, che mosse le labbra carnose in un sorriso sadico.
"Tu, occhioni verdi, che ti nascondi... Passa ai primi banchi" Drake sobbalzò, essendo chiamato in causa e, dopo aver battuto con la testa sotto al banco, si alzò e si incamminò a testa bassa sotto lo sguardo dell'intera aula e le sottili imprecazioni di Kenny che sembrava perso nel panico. Ameliè fissò Drake divertita e lo invitò ad occupare i primi banchi che di solito restavano sempre vuoti.
"Ricorderò il tuo nome, come tu ricorderai il mio" Ammiccò in sua direzione e, voltandosi, si avvicinò alla lavagna sulla quale - con un gesto secco della bacchetta - apparì il suo nome per intero. Si voltò verso la classe, mantenendo il suo finto sorriso e nuovamente lo sguardo cadde su Kyron, che questa volta non si lasciò imbarazzare; anzi, ricambiò un sorriso congratulatorio per la splendida recita.
"Buongiorno a tutti. Io sono Ameliè Trèsal-Mauroz e sono l'assistente del Professor Pierre Pelois che oggi, purtroppo, non potrà tenere la lezione in quanto è impegnato altrove." Ritornò il silenzio in cui Ameliè volle accertarsi che tutti, soprattutto Drake, stessero ascoltando e rimanessero sull' attenti.
"Spero che non vi facciate ingannare dal mio aspetto. Ho conseguito da poco i M.D.O.A a Beauxbatons che coinciderebbero ai vostri M.A.G.O ma non per questo potrete rivolgervi a me come una vostra compagna o altro" Gli occhi dolci caddero nuovamente su Drake: se solo avesse saputo prima della vera identità di quella fattucchiera non si sarebbe spinto tanto. Sentiva le vene del palmo della mano pulsare violentemente. Ameliè stava facendo di tutto per metterlo in imbarazzo e fargli pagare del comportamento avuto  poco prima nei corridoi. Drake mutò espressione: cancellò l'imbarazzo, che fu sostituito con la rabbia e l'intento di farle pagare quel tentativo di ingannarlo e renderlo lo zimbello del momento. Acquistò una posa più degna di uno Zabini e il suo sguardo non si abbassò un solo momento, ma si tenne fisso a quello di Ameliè.
"Quindi avrò il medesimo ruolo del Professore e pretendo che mi sia rivolto lo stesso rispetto. Detto questo possiamo iniziare la prima lezione." Fece per voltarsi ma Drake alzò la mano, continuando a tenere lo sguardo sfidante puntato a lei. Ameliè sorrise, gustandosi il momento in cui avrebbe potuto far valere le sue parole.
"Signor Zabini, deduco che abbia qualche domanda da farmi. Prego"
Kenny sentì un brivido freddo percorrergli la schiena e guardò Kyron, che comprese la preoccupazione dell'amico. C'era da aspettarsi che Drake non sarebbe rimasto muto di fronte a quella sfida che Ameliè aveva lanciato involontariamente.
Drake si schiarì la voce e, con il suo splendido sorriso stampato sul volto, esclamò con tono impertinente la domanda che avrebbe dato avvio ad una lunga ed estenuante battaglia, nonostante l'elsa della spada la tenesse in pugno la bella assistente.
"Ha detto che da poco ha conseguito i M.A.G.O, quindi le competenze acquisite sarebbero più o meno pari alle nostre." Calò il silenzio e Kyron si gettò le mani sul volto, già conoscendo la domanda. Ameliè annuì fieramente e diede a Drake la possibilità di continuare, soddisfatto di aver incassato un colpo in risposta a quello sferrato, codardamente, da lei.
"Quindi mi spieghi, signorina Trèsal-Mauroz, con quale criterio il Professor Pelois l'ha scelta come assistente? Tralasciando che sia davvero una ragazza dall'aspetto gradevole, ma non credo che sia stato questo... o almeno spero" L'intera aula si mosse sulle proprie sedie, creando un unico rumore di imbarazzo. Kenny si gettò con il capo sul banco: ennesima cazzata di Drake, ennesimo motivo per portare l'assistente del Professore - e quindi lo stesso Professore - ad odiarlo. Con Piton era finita un'epoca e con Drake i favoritismi che i Serpeverde avevano goduto per anni grazie al Professore di Pozioni. Kyron scosse il capo, stupito dall'idiozia appena fatta: maledetta superbia che non teneva a freno quella lingua.
"Prima di tutto, la ringrazio per il gentile complimento. Voglio rispondere alla sua domanda, sperando di poter iniziare la lezione. A Beaxbatons vantiamo di un ottimo programma di Pozioni, molto più avanzato del vostro. C'è la possibilità di poter accedere a corsi formativi avanzati che permettono di acquisire competenze della materia superiore ad un qualunque studente del settimo anno. Il vostro professore non ve ne ha mai parlato perché ovviamente noi studenti diretti di Beaxbatons abbiamo la priorità e se anche facesse domanda verrete scartati a priori. Ma potreste chiedere meglio a suo zio, Draco Malfoy, che in quanto capo dell'ordine dei Pozionisti si è recato molto spesso a Beaxbatons per tener dei corsi di formazione. E se lei sta insinuando che io abbia potuto ammaliare il Professore per il ruolo, la informo - signor Zabini - che non tutti si lasciano abbindolare da un bel culetto" Drake irrigidì il volto e ingoiò amaramente quelle parole: aveva colto la sua accusa e aveva dato una risposta che lo aveva ammutolito, ritornando ad attaccarlo e colpirlo.
"Qualcuno fermi quell'idiota, perché altrimenti lo strozzo con le mie mani" Kenny aveva il viso paonazzo e si alzò di poco dalla sedia sperando di assistere alla sconfitta di Drake, che forse avrebbe accettato di essere stato ammutolito e di aver appena portato problemi a tutti quelli del suo corso; ma l'ego enorme del Serpeverde non glielo avrebbe mai fatto notare.
"Calmati tigre, che per arrivare al collo di Drake ti ci vuole una scala" Kyron si stava divertendo e aveva anche capito perché il Professor Pelois avesse scelto lei come assistente: teneva tutti a freno, compreso Drake, come solo la Mcgranitt - con una carriera alle spalle che comprendeva anche l'aver zittito lo stesso Lord Voldemort - riusciva a fare.
"Ma lo senti? IO LO AMMAZZO" Bisciò Kenny tra i denti, intento a prendere la testa dell'amico, a fine lezione, e sbatterla ripetutamente contro il muro.
"La tipa sà il fatto suo però" Tyra si allungò verso i due, gustandosi il momento: mai una donna aveva osato rispondere con tanta sicurezza a Drake.
"Ha altre domande, Signor Zabini?" Ameliè manteneva il suo sorriso ammaliatore e reggeva lo sguardo del suo interlocutore con una certa dimestichezza.
"No, Miss Trèsal-Mauroz" Drake abbassò le armi e ritornò al suo posto da studente: zitto e in attesa solo di apprendere.
"Bene... Iniziamo e voi di Serpeverde ringraziate il signor Zabini per i 50 punti in meno. E lei signor Zabini, non vada a pranzo: ci sono delle provette da pulire."
 
 
**
 
 
 
La porta dell'aula di Pozioni si aprì solo dopo due ore, in cui Ameliè aveva mostrato a tutti il perché il Professore avesse scelto proprio lei come assistente: ammetteva solo la perfezione e nonostante Drake avesse preparato un distillato della morte perfetto, lo aveva ignorato, ammirando il lavoro di Kenny e Kyron più di tutti, compreso quello di alcuni Corvonero. Il restante della classe aveva solo ottenuto un appunto sulla sua cartellina e il sorriso gentile che nascondeva ben altro.
"E' UNA STRONZA!" Drake fu uno dei primi ad uscire dall'aula e scaraventò la borsa sul pavimento con furia. Kyron, Kenny e Tyra lo seguirono restando tranquilli, con solo lo stress del duro lavoro appena svolto.
"Tu sei un idiota! Cosa ti viene in mente?" Kyron gli sferrò uno schiaffo dietro la nuca provocandogli una reazione di fastidio.
"E LEI? CHE MOTIVO AVEVA DI FARE LA CERBIATTA IN CALORE ?NESSUNO MI HA MAI FATTO PULIRE PROVETTE! QUESTO E' UN LAVORO DA ELFI!" Sferrò un calcio alla borsa che volò lungo il tunnel che portava ai piani superiori: lontano dall'umidità e dalla malefica Ameliè.
Lo spirito degli Zabini, che nonna Dana aveva accuratamente curato e coltivato, stava esplodendo da tutti i pori di Drake che scoppiava di rabbia.
"E tu la prossima volta non fai ragionare il tuo gingillo! Quello che è sempre in calore sei tu" Kenny si grattò nervosamente in testa: l'inferno che avrebbe vissuto Drake sarebbe stato vissuto anche da lui. Troppo legati, troppo coinvolti l'uno nella vita dell'altro. Tyra soffiò stancamente e si appoggiò al muro, guardando in modo disinteressato l'intera scena. Non proferì parola, fregandosene poco dei punti sottratti, dell'umore di Drake. Interessata solo ad uscire fuori dai sotterranei. Con il proseguire della giornata era spuntato un caldo sole che attendeva di essere goduto nei cortili di Hogwarts: quella poca traccia d'estate sarebbe rimasta ancora per poco.
"Drake, andiamo a fumare una sigaretta e poi andiamo a Trasfigurazione" Kyron lo cinse le spalle con il braccio e cercò di risollevarlo. Ma lui si scostò rabbiosamente, allontanandosi di poco: bruciava di rabbia pura.
"MIA MUSA, MIA DEA. BELLEZZA INFINITA CHE CAMMINI VERSO DI ME, LASCIANDOMI SENZA FIATO, TRACCIANDO IL MIO CUORE CON QUELLO SGUARDO CHE MI INCATENA" Drake - poggiato ad una colonna, con il volto al pavimento - Kyron - alle sue spalle - e Tyra alzarono all'unisono gli occhi al cielo e qualsiasi interesse di Kenny, per la situazione avvenuta fino a poco tempo prima in aula, svanì completamente: adesso i suoi occhi erano puntati in un unico punto, su un'unica persona. Bree Potter e Mya Zabini avanzavano verso l'aula con al seguito altri studenti Corvonero e Serpeverde del quinto anno.
Kyron salutò Bree con un sorriso che non svanì quando i suoi occhi si posarono su Mya, che cercò di reggere quell'incontro che aveva sperato di evitare.
"Bree... Luce divina, amore infinito, sei più bella del solito" Bree Potter alzò gli occhi azzurri e sognanti - identici a quelli di sua  madre Luna - al cielo, restando però divertita da quella teatralità a cui ormai era abituata.
"Kenny ti prego..." Tyra era disgustata da quella solita sceneggiata che ormai veniva ripetuta ogni giorno da due anni; senza sosta, senza recensioni: Kenny si prostrava a Bree e le dichiarava ogni giorno il suo amore, in modo tanto teatrale che la giovane Potter non considerava una sola parola come vera.
"Vorrei che i tuoi capelli scendessero su di me come la notte e mi accarezzassero mentre i tuoi occhi, grandi e belli come il mare, mi porterebbero lontano, su isole lontane" Bree rideva divertita. Non aveva mai disprezzato Kenny, ma non riusciva nemmeno a prendere sul serio le sue parole. Le fece scivolare la mano sul viso e poi accarezzò una ciocca di capelli scuri - neri ereditati come Noah, da suo padre - sfuggita alla presa del codino.
Drake riuscì a scrollarsi di dosso quella rabbia, gustandosi la solita scena esilarante mentre Kyron fingeva di partecipare: i suoi occhi cadevano su Mya che, alle spalle di Bree, rideva a crepapelle. Non aveva mai notato come il suo sorriso fosse coinvolgente; se Kyron stava ridendo era solo perché fissava Mya più del solito.
"Montague, la vuoi smettere? Liam potrebbe essere nei paraggi" Bree cercò di contenere il sorriso, ma non riusciva a farlo quando di fronte a lei c'era Kenny che, con il bel viso vivace, metteva in scena la solita commedia.
"DOV'E'! DIMMI DOV'E'! SFIDEREI A DUELLO CHIUNQUE SE QUESTO BASTASSE PER PORTARTI UN SOLO GIORNO AD HOGSMEADE" Kenny gonfiò il petto e si alzò sulle punte, per aumentare la sua piccola statura e tentare di apparire minaccioso e pronto a qualsiasi duello.
"Quante volte devo dirti no? No, Kenny! Niente Hogsmeade, niente appuntamento. Niente di niente." Gli altri studenti del quinto anno che avanzavano in aula buttavano un occhiata alla scena e molte ragazze ridacchiavano eccitate: anche Kenny, nonostante la sua piccola figura, era acclamato dal popolo femminile di Hogwarts. Ma lui, da quando la sua strada si era scontrata con quella di Bree, aveva perso una qualsiasi attrazione per chiunque che non fosse lei. Rifiutava ragazze da ben due anni e, nonostante lo facesse presente a Bree, lei si ostinava a non crederci.
"Dovete seguire pozioni?" Kyron era intenzionato a parlare con Mya. Non si parlavano da quella notte a Roma e non sopportava la situazione. Non si rivolse a Bree ma si fece avanti di qualche passo per attirare l'attenzione di Mya che quasi sobbalzò: era stata colta improvvisamente e il suo cuore ebbe un colpo violento. Non era sicura di poter masticare qualche parola di senso compiuto fin quando non disse un sicuro si e lasciò cadere il terrore di parlare con lui: temeva di apparire sciocca, impacciata. Ma anche lei era una Zabini e gli Zabini non lasciavano che potessero essere ammutoliti.
"Si. Il Professore sembrava simpatico ieri sera a cena, magari è molto più coinvolgente di Piton. Voi cosa dovete seguire?" Mya non notò il viso rabbioso di suo fratello che ancora rimuginava sull'accaduto di poco prima, ma la sua attenzione era completamente catturata dal volto di Kyron che sorrise, felice di notare che riusciva a parlargli tranquillamente: come se nulla fosse accaduto, come se quella sera non fosse mai esistita.
"Non c'è il Professor Pelois, ma la sua assistente TROIA" Drake intervenì interrompendo il tentativo di Kyron di recuperare il rapporto, che adorava, con Mya, e non permise alla sorella di dimostrare a Kyron che anche lei poteva fingere che mai fosse successo nulla tra di loro: orgoglio puro che l'alimentava.
"Cosa hai combinato?" Mya incrociò le braccia al petto e, nonostante fosse la copia di suo padre esattamente come Drake, per una attimo quest'ultimo ebbe un momento di familiarità: sembrava sua madre, con quegli occhi intensi e rimproveratori. Kyron quasi ebbe un colpo: Mya aveva sempre avuto occhi splendidi ma perché guardarla adesso le sembrava diverso? Perché gli sembrava di non aver a che fare con la piccola Mya che interrompeva i loro giochi, che voleva che le fosse raccontata la storia dei tre fratelli mentre si stringeva a lui per la paura? Perché guardarla adesso gli appariva tutto così estraneo?
"Io niente... è stata lei." Guardò Kyron in cerca di supporto ma lui riuscì a captare il segnale tardi, impegnato a trovare un perché che non arrivava.
"Basta ti prego. Andiamo a distrarci..." Tyra intervenne e si aggrappò alle spalle di Drake, arrivando al suo collo e baciandolo delicatamente. Era annoiata da quelle scene d'amore e famiglia. Voleva andar via dai sotterranei e fare qualcosa di più interessante. Mya storse il naso: nonostante frequentasse suo fratello, lei non aveva mai provato un approccio con la Serpeverde, riuscendo solo a notare il peggio che non aveva mai provato a nascondere, e Tyra dal canto suo non aveva mai cercato di farsi piacere. 
"Si, saltiamo Trasfigurazione. Manca poco che la Mcgranitt venga messa in una tomba, non credo che noterà la nostra assenza" Drake ignorò sua sorella - che tentò di rifilargli una nuova predica - e raccogliendo la borsa abbandonata sul pavimento prese Tyra per i fianchi e la baciò, non tralasciando il dettaglio di pizzicarle il sedere. Mya sentì il sangue salirgli alla testa e strinse i pugni; rischiava di rifilare un pugno ad entrambi: a suo fratello per la stupidità che continuava a mostrare e a lei per mille motivi che vorticavano tutti insieme nella sua testa.
Kyron la riprese con lo sguardo e, con un lieve cenno del capo, cercò di calmarla e lei trattenne l'urlo che stava per sfuggirle.
"Ci si vede, cari" Drake baciò velocemente la sua piccola Mya e poi scivolò lungo i corridoi dei sotterranei per sparire su per le scale.
"La odio" Mya strinse i pugni e i denti e fece per andarsene; ma ricordò di avere lezione e rimase ferma di fronte a Kyron, incapace di fare qualcosa: in un altra situazione l'avrebbe abracciata mentre adesso restava rigido e immobile. Allungò appena la mano e tentò di accarezzarla il viso ma, quando Mya gli rivolse lo sguardo, ritrasse la mano e ingoiò tutte le parole che avrebbe potuto dedicarle, che avrebbe potuto dedicare alla vecchia Mya; ma adesso gli sembrava di avere di fronte un'altra persona.
"Non sei l'unica e comunque Drake è grande, sà quando deve calmarsi. Non preoccuparti per lui" Dubitava anche lui delle sue stesse parole, ma voleva tranquillizzare Mya che, se avesse lasciato che la rabbia prendesse il sopravvento, quel suo primo giorno di lezione sarebbe stato un disastro e non voleva che a causa di Tyra si rovinasse la reputazione e i voti. Mya respirò profondamente, sperando di rivedere suo fratello scendere le scale dei sotterranei e urlare al mondo che aveva messo fine a quella storia. Sorrise, un sorriso tirato ancora intriso di rabbia che tentò di placare.
"Lo spero... ora vado a lezione. Se Kenny decide di lasciare stare Bree." Si voltarono entrambi verso i due che ancora si tenevano in disparte.
Nei corridoi dei sotterranei erano rimasti solo loro quattro e Kenny e Bree erano intenti a ripetersi sempre le stesse battute:
"Esci con me" Kenny la teneva bloccata al muro e la teatralità aveva lasciato il posto ad un tono serio, anche se non mancava il sorriso sul suo volto. Bree tentava di superarlo e liberarsi di quelle parole che la seguivano sempre, ogni giorno, anche quando era in compagnia di Liam: motivi di scontri ripetuti ovunque.
"Kenny, ti prego. Faccio tardi a lezione" Fece per andarsene ma lui ritornò a interporsi tra Bree e l'aula di pozioni.
"Bree, dammi una sola possibilità! Una sola giornata con me e credimi... non te ne pentirai" Sorrideva, tentava di inculcarle fiducia. Chiedeva fiducia, voleva che Bree chiudesse gli occhi e si affidasse a lui. Ma l'espressione che assunse, gli fece comprendere che per il momento doveva lasciare che andasse a lezione. Corrucciò lo sguardo e nessun sorriso trasportò Bree a fare lo stesso.
Kenny alzò le mani e la fece passare senza che lei parlasse.
"Buona lezione ragazze..." Kenny la guardò allontanarsi con malinconica resa.
"Ci vediamo..." Mya salutò appena Kyron ed entrambe entrarono in aula lasciandoli imbambolati sulla porta.
"Quella donna mi farà impazzire...." Erano rimasti fermi lì a fissare la porta ormai chiusa, ad ascoltare il silenzio. Kyron battè una pacca sulla spalla dell'amico e sospirò.
"Lo credo anche io" Ma furono parole dette per non restare zitto. Il suo pensiero era ancora a Mya e alla sua incapacità di rivedere la bambina cresciuta come una sorella.
Un cambiamento tanto radicale poteva avvenire in una notte? Un distacco da ciò che era stato poteva avvenire senza che lui potesse rendersene conto? Non ebbe tempo di rispondere, Kenny lo tirò via: la Mcgranitt li avrebbe ammazzati.
 
 
**
 
 
Dakota entrò frettolosamente in Sala Grande con lo stomaco che brontolava e il tempo che non era mai abbastanza. Non appena l'ultima lezione della giornata si era conclusa, Dakota era corsa in Sala Comune, pronta a ripartire per la seconda parte della giornata, quella che preferiva di più. Indossava la divisa di Quidditch e con scopa in spalle e capelli ben trattenuti da un elastico avanzò verso il tavolo dei Corvonero, dove ad attenderla c'era il resto della squadra, già intenti a consumare l'abbondante pranzo preparatorio per l'estenuante fase di primo allenamento dell'anno. Dakota era intenzionata a vincere quel nuovo campionato dopo che quello dell'anno precedente era stato vinto dai Serpeverde. Ovviamente i Corvonero avevano lottato con le unghie e con i denti. Era stata una delle poche partite che sarebbero state ricordate per molto tempo. Dieci ore senza sosta, un testa a testa da veri professionisti. Silente era rimastso entusiasta, il pubblico non si era stancato a sostenere le due case e i giocatori avevano forzato il proprio corpo affinchè desse il meglio. Ma l'ultimo intervento di Kenny Montague - che aveva afferrato il boccino con maestria da riconoscere con tanto di cappello - aveva decretato la vittoria ai Serpeverde e costretto Dakota a sottostare per un'intera estate alle prese in giro di Kyron, Drake, Kenny e Mya.
Era l'unica donna tra i sette giocatori, ma non c'era mai stato situazione di disagio per quel particolare che sembrava non esistere. Si sentiva a proprio agio, senza alcun favoritismo o trattamento che poteva farle pesare di essere l'unica tra quel gruppo di soli uomini.
Appartenevano tutti al settimo anno, a differenza sua e questo era stato l'unico problema che Dakota - con l'avanzare del nuovo anno - si era posta. I suoi sei ragazzi costituivano una squadra vincente, non solo in termini di tecnica, e cambiarli avrebbe comportato una grave perdita per il nome della squadra di Corvonero. Lo spirito creatosi tra loro, la complicità, l'amicizia, il conoscersi non solo all'interno del campo, aveva permesso che quando giocavano impiegassero un'unica forza per un unico obiettivo: c'era un forte spirito di squadra e Dakota come capitano permetteva che anche i disguidi più forti scivolassero via. Era severa, dispotica, pretendeva il meglio ma dava anche ai suoi giocatori il suo meglio e la possibilità di parlare se chiedevano di parlare. Ascoltava suggerimenti e permetteva anche a loro di prendere parte alle tecniche per una formazione migliore. Tutti credevano che Dakota adottasse una politica da vera tiranna, inconsapevoli del vero clima che si viveva all'interno del gruppo.
"Malfoy" il sorriso di Dakota, rivolto ai dieci componenti della sua squadra che l'acclamarono non appena la videro entrare, si spense quando la fastidiosa voce - stridula, quasi pungente - di Alyson la raggiunse alle spalle.
"Belby" Si voltò e non riuscì a non riservarle la smorfia di disgusto che appariva sul suo volto ogni volta che incrociava quel viso perfettamente levigato e curato. Come sempre indossava la divisa in modo impeccabile e i lunghi capelli neri erano in ordine: perfettamente immobili, che cadevano a cascata fino alle spalle. Quel sorriso - che non creava nemmeno un imperfezione sul volto - le fece intendere che aveva da riferirle qualcosa che la rendeva estremamente felice e le mani ben curate e smaltate sfilarono, con gesto sottile e delicato, un volantino dalla borsa: non era spiegazzano o maltrattato, era come se fosse appena stato stampato. Alyson era tutto ciò che Dakota aveva sempre odiato e ciò che lei non sarebbe mai stata. Il volantino si spiegazzò tra le sue mani e perse la bellezza accuratamente studiata. Richiamava i colori dell'autunno, con decorazioni di foglie e pigne. Dakota comprese di cosa si trattava ancora prima che Alyson iniziasse a parlare.
"Dato che abbiamo tutti accettato la questione dei balli, volevo solo informarti che siamo pronti a organizzare. Il 21 settembre ci sarà il primo ballo. Il tema ovviamente sarà l'autunno e abbiamo già pensato al titolo" Dakota lesse e non trattenne il sorriso derisorio.
"September fest... immagino che sia stata tu a scegliere il titolo" Le restituì il volantino maltrattato e incrociò le braccia al petto: chiaro segno del poco interesse che provava per quella stupida festa che le stava facendo perdere solo tempo. Aveva fame e doveva allenarsi e le parole di Alyson perdevano di interesse ad ogni sillaba e vocale pronunciata.
"Si, sono anche organizzatrice esecutiva" Lo disse come se quella festa fosse la risoluzione del male nel mondo. Dakota alzò un sopracciglio, non riuscendo a dedicarle espressioni che potessero essere accostate all'entusiasmo.
"Non ci avrei mai scommesso..." Le stava tentando tutte ma la sua testa le comunicava solo quelle risposte. Non riusciva a far scattare in lei stimoli diversi dal comportarsi con naturale saccenza. Non riusciva a fingere, voleva farlo, perché le prediche di Noah sul comportamento che aveva con Alyson non le avrebbero reso la giornata migliore.
"Noah mi ha dato massima libertà nell'organizzare ed ovviamente io ho accettato. Solo che ho bisogno anche di un aiuto. Magari tu potresti aiutarmi a distribuire i volantini e affiggere nelle bacheche delle Sale Comuni la locandina." Dalla borsa tirò fuori un formato gigante del volantino di poco prima e Dakota sentiva che se non avesse smesso l'avrebbe cruciata in quell'istante. Strinse i pugni e fece scricchiolare le nocche della mani.
"Siamo maghi, perché non chiedere a Vitious di far apparire la locandina nelle varie Sale Comuni e distribuire i volantini con lo stesso incantesimo? Non vedo motivo per cui dovrei sprecare una giornata intera solo per la distribuzione di stupidi volantini che verranno usati per alimentare il fuoco nelle Sale Comuni" Il sorriso che apparve sul volto non voleva comunicare l'eccitazione per quella proposta ma era solo un allarme: se avesse continuato a parlare sarebbe esplosa e le lacrime non sarebbero bastate per eliminare il senso di disagio che Dakota era pronta a gettarle addosso.
"Perché è tradizione babbana fare così. Mia sorella che frequenta una scuola babbana ha organizzato la stessa festa e mi piacerebbe portare le tradizioni babbane anche qui a Hogwarts. Verrà anche premiata la coppia più bella! La regina e il re dell'autunno" La borsa era un pozzo senza fondo: Alyson tirò fuori una rappresentazione sua e di Noah con indosso delle stupide corone fatte con le pigne, rami secchi e foglie morte. Dakota non sapeva se ridere a crepapelle o urlarle di smetterla con quelle stupidagini che le stava solo facendo perdere tempo e lo stomaco brontolava.
"Ascolta ALYSON! Devo andare ad allenarmi e ho una marea di compiti da fare. Non posso esserti d'aiuto..." Tentò di defilarsela per evitare di creare caos in Sala Grande e attirare su di sè le occhiatacce dell'intera scuola: Alyson a differenza sua era acclamata come Prefetto. Ligia alle regole, pronta ad aiutare il prossimo e sempre sorridente e gentile con tutti. Dakota riusciva a far piangere solo con lo sguardo. Ma non appena le voltò le spalle, Alyson fece il madornale errore di fermarla toccando la scopa che aveva in spalla: Dakota sentì la scopa staccarsi dalla schiena e la testa iniziò a ribollire, a formulare le torture peggiori per l'idiota che, con risa stridule, si scusò. Aveva gli occhi iniettati di puro odio e se non fosse intervenuto Regan Smith, portiere della squadra, Alyson avrebbe ricevuto la manifestazione dell'odio che Dakota provava da lei da sempre.
"Dakota, calmati. Non ha fatto niente alla scopa" Dakota sentiva solo la voce di Regan e la barba che le pizzicava la guancia destra; l'aveva trattenuta per le spalle e lei respirava a fatica. La rabbia era stata tale che non si era resa conto di essersi voltata, pronta ad attaccare.
"Toglimi questa di torno, altrimenti l'ammazzo" Alyson sobbalzò a quell'urlo che Dakota le gettò contro. Regan era abbastanza forte da poter trattenere la furia che Dakota sentiva smuovere il suo corpo. Nonostante fosse esile, la giovane Malfoy aveva trovato il suo ruolo da battitore nella squadra: prendersela con i bolidi era terapeutico.
"Non mi interessa del tuo ballo del cazzo, Belby! DEL TUO RE E DELLA TUA REGINA D'AUTUNNO! Togliti dalla mia vista altrimenti quei volantini te..." Regan le tappò la bocca e, sollevandola dal pavimento, la portò scalciando fuori dalla Sala Grande con gli sguardi dell'intera scuola puntati su di lei. Aveva dato altro materiale per essere dipinta come la bisbetica, nevrotica Dakota Malfoy e adornare Alyson con le vesti della povera vittima. Seguirono l'intera squadra che uno ad uno guardarono Alyson con disprezzo: uniti anche nell'odio di un'unica persona.
"Merlino! Io l'ammazzo quell'oca! IO DO FUOCO AL SUO BALLO D'AUTUNNO" Erano in cortile e Dakota aveva selciato il prato andando avanti e indietro, quasi a formare voragini. Regan era immobile a fissarla a braccia conserte come il resto della squadra che, nell'accettare Dakota come capitano, avevano accettato anche momenti di nevrosi femminile. Si sciolse i capelli per poi ritornare a legarli al centro del capo.
"Calmati e andiamo ad allenarci! E' un'idiota. E dopo gli allenamenti andrai a parlare con Noah Potter per dirgli che tu vuoi essere lasciata fuori da queste sciocchezze" Regan seguiva il movimento frenetico di Dakota che, avanzando avanti e indietro a ritmo ridondante, teneva lo sguardo fisso al prato: la tipica posa da capitano adottata quando la partita stava diventando difficile.
"Devo sabotarlo quel cazzo di ballo!" Sussurrò tra sè e sè, non riferendosi a nessuno dei presenti.
"Dakota non vaneggiare" La voce di Regan era quasi un sussurro lontano, perché in quel momento alla mente di Dakota balzò un solo nome: l'unico che avrebbe potuto aiutarla.
Non ascoltava i richiami continui di Regan, al quale si aggiunsero quelli di Alexander Frobischer il cercatore; Ian Goldestein l'altro battitore che affiancava il suo gioco, Marcus Miller, Steve Tullin e Ben Turpin, i tre cacciatori. Non stava ascoltando nessuno perché nella sua testa si alimentava solo l'ipotesi del piano che avrebbe adottato per sabotare il ballo d'autunno. Non riusciva a non odiare quella ragazza. Non riusciva ad ignorarla e non permetterle di rovinarle la giornata. Fin dal primo anno, quando con sua grande sfortuna si erano presentate al tavolo dopo lo smistamento, l'aveva guardata negli occhi e non era riuscita ad intravedere un briciolo di sincerità nei suoi modi di fare da principessa indifesa. E dal primo anno Alyson aveva cercato in tutti i modi di far apparire lei come la strega malvagia che tentava di rovinarle la vita.
Ricordava alla perfezione quando al quinto anno, l'innocente Alyson incolpò Dakota per non averla aiutata nei preparativi della festa di Natale per gli alunni che non tornavano a casa, e che tutto il duro lavoro fatto era stata causa dell'incidente che le aveva procurato il braccio rotto. La realtà dei fatti raccontava ben altro: Alyson aveva tentato di cavalcare una scopa in piena notte per dimostrare a Noah che era capace di farlo e, non essendone realmente capace, si era fratturata un braccio. Dire la verità le sarebbe costata qualche settimana a pulire i calderoni o lucidare le armature, e quelle manine delicate non avrebbero retto allo sforzo. E Dakota, sotto richiesta di Noah, aveva dovuto ammettere la falsa versione dei fatti e lei era stata quasi privata del suo titolo da prefetto, aspirato da sempre e ottenuto con grandi sforzi. Odiava Alyson dal più profondo del cuore e non riusciva a mandare giù la sua presenza. Non voleva che le parlasse: la sua voce era stridula e fastidiosa come le unghie sulla lavagna.
"Ora ti calmi e andiamo ad allenarci! Basta parlare di Alyson Belby, del ballo di autunno e dei mille e uno modi in cui vorresti torturala! Andiamo al campo" Il suo andare avanti e indietro fu frenato da Regan che, prendendola per le spalle, la costrinse a riprendere lucidità inchiodandola con gli occhi. Regan era seriamente preoccupato e Dakota si lasciò andare in un sospiro liberatorio.
"Hai ragione... Mi farà impazzire quella ragazza" Aveva quasi le lacrime agli occhi ma Regan fece in modo che le nascondesse poggiando il suo viso al petto.
"Sei una bisbetica rompi coglioni..." Le soffiò tra i capelli dolcemente. Dakota gli diede un pugno sul petto per allontanarsi da quell'abbraccio carico d'affetto.
"Malfoy, povero uomo che ti sposerà un giorno" Alexander la prese per un braccio per condurla al campo, allontanandola da Regan che seguì la squadra lungo l'immerso giardino che avrebbe condotto al campo di Quidditch che attendeva loro.
"Povera Kathrin, vorrai dire. Non riesco ad immaginare come possa sopportarti" Dakota più si avvicinava al campo più sentiva la rabbia lasciarle il corpo. I suoi sei ragazzi le camminavano accanto, come per proteggerla, e Regan era poco lontano da lei. Aveva ritrovato un briciolo di serenità e la sua preoccupazione era svanita con l'apparizione del bel sorriso che teneva nascosto troppo spesso.
"Io sono adorabile" Un coro di dissenso si levò per contrariare l'affermazione di Alexander, che sembrò rimpicciolirsi sotto le accuse della sua squadra. Dakota aveva lasciato Alyson e il ballo al castello; ora c'era solo la sua scopa, il suo campo e la sua squadra.
 
 
**
 
 
La Sala Grande bisbigliava ancora di ciò che era accaduto tra Alyson e Dakota e Kyron riuscì a cogliere solo qualche parola, ma non comprese alla perfezione l'intera faccenda.
"Dakota avrà combinato una delle sue" Sospirò Kenny, preoccupato sentendo come il nome di Dakota passasse da una bocca all'altra.
"O Alyson ne ha combinata una delle sue... guarda" Kyron notò un piccolo particolare che stonava con il resto della Sala. Indicò l'enorme locandina affissa dietro al tavolo degli insegnanti, abbastanza grande da essere vista dall'intera scuola presente per il pranzo.
"Inviterò Bree..." Gli occhi di Kenny si illuminarono nel vedere l'ennesima possibilità cadergli tra le braccia.
"Tu sei testardo! Quanti altri no dovrà urlarti contro per vedere una tua resa?" Kyron si avviò al tavolo dei Serpeverde dove intravide Mya mentre parlottava con Madison e Bree nascosta alla vista di Kenny.
"Senti, io la guardo con quel Liam e non la vedo felice! Lei dovrebbe stare con me! E' una cosa che non si può spiegare, lo senti dentro... qua!" Si toccò la pancia, ma dallo sguardo di Kyron comprese di non aver comunicato bene la sensazione di vuoto allo stomaco che provava ogni volta che vedeva Liam Martinèz posare le mani su Bree.
"Io quello lo chiamo intossicazione alimentare o mal di pancia. Non ho altri significati da dare ad un qualcosa qui" Imitò il gesto di Kenny per poi ritornare a setacciare la Sala Grande. Era indeciso se mettersi insieme al gruppetto di Mya o allontanarsi e magari dare possibilità a Bree e a Mya stessa di pranzare tranquillamente. Ma Kenny ebbe la risposta ancora prima che lui potesse decidere: sgranò gli occhi e, con passo saltellante, si unì alle tre ragazze. Mya si voltò di scatto e notò la presenza di Kyron che avanzava lentamente. Le fece spallucce come a scusarsi della presenza di Kenny scivolato accanto a Bree.
"Hai mangiato, luce dei miei occhi? " Bree fece per alzarsi e andare, ma Kenny la fece sedere sulla panca supplichevole.
"Farò il bravo ma mangiamo insieme"
"Kenny se arriva Liam succedono guai! Per favore non mettermi in situazioni che non saprei gestire" Bree non riusciva a mostrarsi arrabbiata con lui, ma chiedeva - con disperato desiderio di essere capita - di non creare spiacevoli situazioni.
"Madison, ti prego, convincila tu" Madison arrossì essendo stata chiamata in causa e guardò Bree, come per chiederle consiglio sulla risposta. Bree alzò gli occhi al cielo, fingendosi infastidita; ma il sorriso che si allargava sul suo volto sottile faceva intendere altro e non aiutò Madison a comprendere cosa realmente volesse: che Kenny andasse via o che rimanesse. Quindi optò nel dire ciò che pensava realmente.
"Io credo che dovresti restare, ha solo chiesto di pranzare con te" La sua voce era sottile e incerta ma Kenny la trovò adorabile soprattutto per ciò che aveva appena detto.
"Madison Diggory, sarai la testimone del nostro matrimonio" Madison sorrise intimidita da quel contatto troppo diretto da parte di Kenny che, voltandosi verso Bree, sorrise soddisfatto.
"Anche le tue amiche vogliono che sia io a restare e non Liam... questo dovrebbe farti pensare"
"Mangiamo solo. Non ho intenzione di venire al ballo con te!" Si scostò di poco da lui ma gli permise comunque di tenere le gambe vicino alle sue e Kenny fu compiaciuto da quel lieve contatto.
"Facciamo un brindisi" Sorrise ad entrambe e, versando del succo di zucca nei tre bicchiere, alzò il calice invitando anche Madison e Bree a fare lo stesso. Madison era incerta ma partecipò comunque a quei festeggiamenti imrpovvisati.
"Ad un amore che prima o poi sboccerà" Bree quasi si strozzò nel ridere: non era solo ciù che Kenny osava dire senza mezze misure ma erano i suoi modi che mettevano in moto in lei quella parte di ilarità che scattava come una molla ogni volta che si trovava accanto a lei o nelle vicinanze. Era una piccola carica di felicità che la travolgeva totalmente. Di questo ne sentiva anche il peso, soprattutto perchè con Liam non aveva mai provato una sensazione simile: c'era altro nel migliore amico del fratello che l'aveva attratta e condotta alla storia con lui che durava da un anno, con alti e bassi che non sempre riusciva a gestire. Ma il ragazzo seduto in quel momento sulla sua destra possedeva una capacità che la metteva a disagio molte volte: la faceva sentire a suo agio, in perfetta armonia con tutto, nella totale spensieratezza.
Kyron intanto aveva preso posto accanto a Mya e continuava a cercare di spiegarsi perché quella mattina aveva provato la strana sensazione di non riconoscerla. Adesso però, standole vicino, rivedeva la piccola Mya.
"Com'è stata la lezione di Pozioni?" Dopo l'incontro nei sotterranei non avevano avuto modo di vedersi ed era interessato nel sapere cosa ne pensava dell'assistente del nuovo professore. Mya sorrise, ritrovandosi nel parlare con lui. Voleva tralasciare quello accaduto a Roma e riconquistare il suo amico Kyron. Anche se la mancata risposta rimaneva un dubbio che avrebbe voluto risanare. Anche un rifiuto le sarebbe bastato ma non il silenzio; perché quel silenzio poteva essere interpretato in una miriade di modi, tutti vorticanti nella sua testa.
"Molto competente ma per niente simpatica. Con me non ha proferito parola, con Bree invece ha rotto un po' le scatole e Maddy ha quasi pianto. I tassorosso hanno avuto la lezione dopo di noi e mi ha detto che l'ha trattata davvero male" Mya nutriva per l'ingenua Madison come un dovere di proteggerla: lei era molto più forte, lei era capace di reggere le situazioni difficili ed era suo dovere impiegare queste forze per insegnare all'amica a rafforzarsi. Non adottava un metodo di guardaspalle ma semplicemente, dopo averla tranquillizzata, cercava di farle comprendere che molte volte la paura di mostrarsi doveva essere evitata: semplicemente per non permettere di farsi divorare dai pesci grossi.
"Tuo fratello è a pulire le provette! " Kyron rideva ancora all'idea di Drake alle prese con le "pulizie da elfo". Anche Mya sorrise soddisfatta.
"Il mio fratellone a volte fa sciocchezze ed è giusto che le paghi" Brindarono sorridendo maleficamente e divertiti dall'idea di Drake che imprecava mentre sgrassava le provette da sostanze melmose.
"Se solo papà lo sapesse! Sono tentata nel dirglielo" Si versò altro succo di zucca e guardò Kyron con quell'idea che ronzava nella sua testa in attesa di un complice.
"Sei perfida Mya! Mi piaci..." Calò il silenzio ed entrambi - anche se non se lo dissero - rivissero quella sera a Roma. Era iniziata proprio così, tra risate e spensieratezza. Nello stare a suo agio, nel ridere con lui come non era capace di fare con altri, nel poter parlare sapendo di essere capita. Era stata quell'atmosfera semplice a dare a Mya la folle idea di confessare tutto; e adesso Kyron, non appositamente, aveva tirato fuori quel ricordo che aveva messo entrambi a disagio, nuovamente.
Mya si inumidì le labbra, trovandosi in forte imbarazzo. Lei gli aveva detto che lui era stato la sua prima cotta, la prima persona con la quale aveva immaginato un futuro, i primi cuori incisi su albero portavano le loro iniziali, come i primi disegni sul diario: era sempre stato lui. E Kyron adesso come allora era caduto in un silenzio tombale.
"Mya..." Voleva parlare, dirle che gli dispiaceva, ma le parole gli morirono in gola.
"Tranquillo... non è successo niente" Bevve frenetica il suo succo di zucca e sperò che finisse quella sensazione di imbarazzo che le stava accaldando il viso.
"Kyron" L'interruzione arrivò con una voce sottile dall'accento straniero: Ameliè era alle loro spalle, bella nella sua cattiveria da assistente.
Kyron si stupì che ricordasse il suo nome e in più che lo chiamasse per nome. Si voltò e con lui Mya.
"Volevo congratularmi per il lavoro fatto oggi. E volevo invitarti ad un congresso di pozionisti che si svolgerà a maggio a Beauxbatons. Ci saranno figure molto importanti, se hai interesse a venire... Puoi passare nel mio ufficio" Kyron si sentiì un attimo spaesato: il buon lavoro non era stato svolto solo da lui, ma anche Kenny aveva miscelato alla perfezione gli ingredienti e il suo distillato era superiore a quello prodotto da Kyron. Ma Ameliè aveva appena invitato solo lui, nonostante Kenny si trovasse poco lontano. Si guardarono e Ameliè ritornò a fissarlo con quell'intensità che gli gettò addosso una sensazione di disagio e compiacimento. Riuscì a tradurre quelle parole in un altro modo. Sorrise, e il suo sorriso non fu di cortesia ma fu la risposta a quell'invito criptico.
"Magari passo più tardi... mi interessa molto" Assaporò la sensazione di essere colto in flagrante in una situazione scomoda e vide Mya mutare espressione: anche lei aveva colto quello che aveva colto Kyron e aveva compreso che lui aveva accettato. Riuscì prendere la borsa di fretta e furia e, salutando appena l'assistente, scappò via dalla Sala Grande. Kyron non ebbe il coraggio di fermarla, perché farlo a cosa sarebbe servito? Lei aveva detto di provare qualcosa per lui mentre Kyron continuava a vederla semplicemente come Mya, la piccola Mya. Non poteva correrle dietro e mandarla in confusione, dirle cose non vere e darle speranza. Ameliè si allontanò innocentemente, come se quel suo comportamento non avesse causato nulla, mentre Mya - rifugiatasi nella Sala Comune - si chiuse il mondo alle spalle e il cuscino le fu amico. Maledetto Kyron, maledetto stupido che non aveva avuto l'accortenza di nasconderle quella realtà che lei aveva sperato di non vivere in quel modo: il suo silenzio quella sera era valso più di qualsiasi altra scusa o giustifica. Mya affondava il viso nel cuscino e le lacrime scendevano a fiumi. Era scappata, presa alla sprovvista; avrebbe dovuto gestire la sua reazione e non manifestare così teatralmente la delusione e il dolore che avrebbe provato, da ora in poi, ogni volta che avrebbe visto Kyron con qualcun'altra che non fosse lei. Doveva aspettarselo, doveva immaginarsi in situazioni analoghe perché ce ne sarebbero state e lei non voleva sentire quel dolore che le premeva il petto, quasi a soffocarla.
Voleva che smettesse, voleva spegnere quella sensazione che la faceva sentire una sciocca. Lei era una Zabini, i Zabini non vengono feriti. I Zabini mantengono il contegno, restano impassibili al dolore. Nonna Dana glielo aveva promesso che il dolore per loro sarebbe stato immune: erano una delle famiglie magiche più potenti al mondo da generazioni e loro non venivano feriti. Eppure non riusciva a farlo smettere. Piangeva nonostante lei volesse che le sue lacrime trovassero un freno. Si sentiva ingannata nonostante Kyron non le avesse mai promesso nulla, non le avesse mai detto nulla. Strinse le lenzuola tra le piccole mani e si addormentò.
 
 
Kyron era rimasto fermo al suo posto: non aveva tentato di rincorrere Mya ma era rimasto fermo ad osservare il suo pranzo rimasto intatto nel piatto. Bree e Madison avevano assistito all'intera scena e con loro Kenny, ma restavano muti non proferendo parola. Bree e Madison conoscevano il perché della reazione di Mya ma seppero che per il momento sarebbe stato giusto che restasse sola e trovasse la sua calma. Kenny guardava l'amico: lui non conosceva gli eventi accaduti a Roma, ma aveva osservato l'intera scena e qualcosa era balzato alla sua testa.
Drake entrò poco dopo e, per grazia di Kyron, non aveva incrociato la delusa Mya che si era rintanata nella sua stanza. Si accomodò accanto a Kyron e tirò via il suo pranzo e lo mangiò senza chiedergli se volesse finirlo.
"Cos'è questo silenzio tombale?" Guardo i due amici rimasti in silenzio, ignorando Bree Potter e Madison Diggory che, con il suo arrivo, era sprofondata con lo sguardo nel piatto. Iniziò a contare le foglie di insalata e i mais contenuti all'interno: non voleva alzare lo sguardo verso Drake e ritrovarsi a guardarlo come un'ebete.
"Niente... com'è andata la tua punizione?" Kyron scrollò via il volto di Mya che era impregnato nella sua mente e non riusciva a gettare giù il senso di colpa e la sensazione di essere stato meschino. Era pesante sulle spalle e lo stava schiacciando silenziosamente: forse doveva andare da lei e parlarle. Ma cosa dirle? Si passò una mano sul volto e guardò l'amico che fece spallucce.
"Ho convinto un ragazzo del secondo anno a fare il lavoro al posto mio. La bella Ameliè non era lì per poter controllare" Kenny si allungò verso di loro per ascoltare delle mirabilanti avventure di Drake che riusciva sempre a cavarsela ed uscirne indenne.
"Quel laboratorio di Pozioni era un macello! Piton non ci entrava da secoli" Al solo pensiero di quello che aveva trovato nel laboratorio di pozioni Drake rabbrividì. Non aveva osato mettere una sola mano su una di quelle boccette ricoperte da polvere e altre sostanze altamente disgustose e aveva costretto un malcapitato studente del secondo anno, che non era riuscito a ribellarsi a quella richiesta.
"Le tue manine non potevano sporcarsi, ovviamente!" Kenny diede nuovamente voce alla sua spensieratezza, lasciando per un po' il dramma che aveva letto negli occhi di Kyron; avrebbero avuto modo di parlare quando Drake non fosse stato presente. Aveva compreso bene che riguardasse Mya e conosceva bene il rapporto morboso che Drake avesse con sua sorella.
Non era un amico assente, coglieva piccoli dettagli e non aveva intenzione di far sentire Kyron solo: se i suoi drammi potevano trovare voce lui li avrebbe ascoltati.
"Ovvio che no! E qualla stronza avrà vita molto breve qui a Hogwarts." Drake gettò il suo sguardo oltre le spalle di Kenny e intravide la bella assistente che, con i suoi grandi occhi di finta innocenza, parlava con il preside Silente stappandogli qualche sorriso.
"Ritornerà a Beauxbatons piangendo" Sussurrò tra sè, cercando di rintracciare nella sua mente il modo migliore per poter contrattaccare l'attacco appena subito.
"Drake se posso darti un consiglio, evita di fare la guerra ad una persona che potrebbe rovinarti. Ha semplicemente fatto il suo dovere." Bree intervenne, con il suo tono gentile. Kenny si illuminò e annuì ammirandola con lo sguardo.
"Tu smettila." Gli mise una mano sul volto. Quando la guardava così la metteva in estremo imbarazzo, anche perché il suo stomaco solleticava e il rossore che le accaldava il viso era visibile: quelle reazioni non poteva averle con lui. Era fidanzata e doveva contenere quel piacere di essere corteggiata in quel modo tanto eclatante.
"Potter, quella lì è solo una sgualdrinella che fa abuso di potere! Avrei dovuto incontrarla in una situazione diversa da questa... Le avrei fatto venir voglia di chiudersi in un convento e non uscirne piu!" Drake inforcò con rabbia il pezzo di roast-beef del suo piatto, caricando tutta la rabbia che Ameliè riusciva a fargli passare nelle vene. Non aveva mai odiato una donna come odiava lei e, tutta la bellezza che Ameliè fieramente mostrava al mondo, veniva storpiata da quell'odio che Drake sentiva. La guardava e l'unica cosa che riusciva a notare più di tutte era quel sadico sorriso che si schiudeva mellifluamente sul suo volto. Non c'era nulla di attraente in lei, nulla che poteva far emergere in Drake qualche ripensamento sul suo futuro comportamento. Avrebbe trovato il modo per cacciarla via da Hogwarts ma non prima di averla sfidata costantemente.
Bree alzò le mani, accettando il rifiuto per il suo aiuto. Guardò l'orologio in cuoio che portava al polso sinistro e richiamò Madison alla realtà, schioccandole le dita davanti agli occhi.
"Ehi, piccolina! Ritorna tra noi che tra poco abbiamo Erbologia" Madison alzò lo sguardo e non riuscì a non farlo cadere su Drake che, con aria scocciata, mangiava il pranzo di Kyron.
"Si, adesso andiamo" Era evidente che Drake non aveva notato la sua presenza. Era lontana quella sua aspirazione. Non c'era nulla di Madison che Drake avrebbe potuto apprezzare: la pelle chiara, gli occhi grandi, i capelli lisci, anonimi di un colore che non saltava agli occhi; un semplice e banale rosso carota. Troppo magra, troppo bassa, troppo silenziosa. Come avrebbe potuto pretendere che notasse proprio lei con un'intera scuola di ragazze da capogiro che avrebbero fatto di tutto per farsi notare? Ma lei ci sperava. Poteva essere considerata banale, una sciocca ragazzina cotta del bello di turno: ma Drake la incantava anche con i suoi modi di fare non tanto gentili o umili.
"Comunque ho ricevuto un invito un pò strano da Ameliè" Kyron lo guardò con un cipiglio soddisfatto, sorridendo marpione e compiaciuto del fatto che, senza adottare alcuna strategia, aveva fatto evidentemente colpo. Drake gettò il piatto lontano e lo guardò incredulo.

"Non pensi di accettare vero?"
"Sarei un idiota se non lo facessi!" Non avevano mai avuto disguidi sulle ragazze da frequentare. Drake aveva sempre dato appoggio a Kyron e Kenny quando si trattava di "DONNE". Ma quella volta no! Drake avrebbe categoricamente bocciato ogni pensiero di Kyron su quella malefica donna.
"E' una STRONZA! No, Kyron, ti proibisco di andare da lei" Drake scosse il capo indignato.
"Sembri mio padre... anzi no! Mio padre mi direbbe altro! E comunque mi ha solo invitato per parlare di un certo congresso di Pozioni. Non è detto che abbiamo pensato entrambi la stessa cosa."
Ma era chiaro che le parole di Ameliè non erano state un invito di interesse accademico. Il suo volto lo aveva manifestato chiaramente quello che in realtà sarebbe accaduto se Kyron quella sera stessa si fosse recato nell'ufficio di Ameliè.
"Sappi che non avrai il mio sostegno amico! " Drake gli sventolò la forchetta davanti al naso, serio nelle sue parole.
"Non morirò" Rispose Kyron a tono, addentando un panino lasciato nel cesto. Si saziò subito: aveva lo stomaco serrato totalmente.
Drake aprì bocca per incidere ancora, per cercare di far valere l'idea che lui aveva maturato di Ameliè nel corso di quell'unica e quasi interminabile giornata, convinto che facendolo avrebbe portato dalla sua parte anche Kyron e sottrarlo dall'interesse che provava per quella bellezza fittizia che nascondeva la mostruosità che realmente era. Ma le sue intenzioni vennero zittite dall'arrivo di Aisha Pucey che, ignorando Kyron, Kenny, Madison e Bree (che titubavano ancora al tavolo, nonostante avessero lezione) si sistemò sulle sue gambe e lo baciò, tralasciando la presenza dei professori e anche di Tyra seduta in fondo al tavolo.
"Drake! Ieri non sei venuto a salutarmi! E nemmeno oggi lo avresti fatto" Aisha Pucey socchiuse le labbra carnose guardandolo con lussuria. Drake sembrò gettare il pensiero di Ameliè lontano, seppellendolo totalmente e ammirando la bellezza della Serpeverde che - accavallando le gambe - alzò un pò la gonna, intendendo perfettamente le sue intenzioni.
"Non è vero, piccola! Ho avuto altri impegni, ma lo avrei fatto... prima o poi" Le carezzò le gambe completamente scoperte, stringendole forte. Aisha finse di offendersi ma non lasciò che le mani si fermassero sulla sua pelle.
"E stasera? Perché non vieni a salutarmi? Magari nel bagno dei prefetti" Si avvicinò alle sue labbra e le morse delicatamente. Anche Drake sembrò del tutto disinteressato dal fatto che poco più in là, ad osservarli ci fosse Tyra e che comportamenti del genere avrebbero attirato su di lui l'ira dei Professori: non erano ammissibili comportamenti che potevano essere visti in un bordello, piuttosto che in una scuola. Ma la preoccupazione di tutto ciò non gli toccò minimamente la ragione.
"Vieni da sola?" Le passò una mano nei capelli scuri, per poi far scivolare le mani nella camicetta. Aisha trasalì, sorridendo lasciva a Drake che ricambiò lo sguardo carico di desiderio, intenzionato a condurla fuori dala Sala Grande e mettere in pratica quei pensieri che vorticavano veloci e chiari nelle loro menti.
"Ovvio che no. Anche Swami voleva salutarti..." Bree si alzò da tavola, infastdita dai loro atteggiamenti: mancava poco che si spogliassero e avessero dato spettacolo sul tavolo. Madison fece lo stesso, sentendo un groppo alla gola che non riusciva a mandare giù; Aisha era la persona giusta per Drake Zabini: bella, intraprendente, con tanta femminilità che poteva essere notata dal suo semplice aggiustarsi i capelli. Non poteva esserci nulla, di Madison, che Drake avrebbe potuto notare.
"Andate via?" Kenny si voltò verso Bree, disperato nel vederla già lasciare il tavolo.
"Abbiamo Erbologia. E siamo in ritardo di 20 minuti... Ci vediamo in giro ragazzi" Poggiò gentilmente una mano sulla spalla di Kenny - regalandogli la gioia del suo dolce sorriso - e con la mano salutò Kyron che ricambiò, comprendendo il fastidio provato per quella situazione. Drake era suo amico ma non per questo avrebbe accettato qualunque comportamento.
"Credo che andrò anche io. Ho una relazione di Artimanzia da fare e una ricerca di Incantesimi. Ci vediamo in Aala Comune" Anche Kyron lasciò il campo, salutando Drake ancora impegnato con Aisha, che veniva solleticata all'orecchio con parole che Kyron non avrebbe ascoltato volentieri. Kenny pensò di fare lo stesso, lasciando che Drake potesse godere della compagnia della bella Serpeverde senza i loro occhi puntati addosso. Drake avrebbe consumato il suo desiderio quella sera, ma non avrebbe rinunciato a qualche stuzzicante assaggio pre-serata.
 
 
**
 
 
Drake alzò lo sguardo verso Dakota, sedutasi di fronte a lui. Era appena tornata dagli allenamenti: alcuni capelli erano incollati alla fronte sudata, e la divisa di Quidditch era sporca di terreno. Gli occhi chiari nascondevano un messaggio che fremeva nell’essere comunicato. Drake chiuse il libro di Incantesimi che stava leggendo con un certo disinteresse, ma rimase con i piedi sul tavolo, ignorando che si trovasse in biblioteca e non in una sala da tè.
“Qual buon vento conduce la mia bellissima cugina da me?” Non aveva un tono che si addiceva al luogo, ignorando del tutto la nuova bibliotecaria: l’anziana madama Piince era andata in pensione anni prima, troppo vecchia per poter tenere i suoi preziosi libri al sicuro. Ma la sua sostituta, la signorina Young – una donna sulla cinquantina, amorevole ma non tollerante - era giunta in soccorso alla scuola, portando avanti egregiamente la sorveglianza dei tomi antichi e polverosi. Ma Drake Zabini aveva calpestato le sue regole e in quel luogo si comportava secondo le sue, di regole.
Non erano bastate le punizioni, i rimproveri e i punti sottratti: lui ritornava lì ogni volta e continuava a fare secondo le sue regole, al punto che la signorina Young aveva ceduto e lasciava che Drake si trovasse a suo agio; cosa non permessa ad altri.
“Ho una richiesta da farti” Dakota depositò la scopa ai suoi piedi e congiunse le mani, segno che sarebbe rimasta lì fin quando Drake non avrebbe accettato.
Il Serpeverde si sistemò meglio sulla sedia sfoderando un sorriso, allettato all’idea che Dakota chiedeva il suo aiuto: mai accaduto in diciassette anni di vita.
“Interessante! Però tu sai che il diavolo per esaudire le richieste richiede sempre un sacrificio?” Dakota alzò un sopracciglio irritata. Quando la sua testa le aveva suggerito suo cugino Drake come risolutore dei suoi problemi, non aveva messo in conto il suo essere estremamente malvagio; soprattutto quando gli veniva chiesto aiuto. Ecco perché nella sua vita non aveva mai chiesto il suo intervento in qualunque problema; farlo avrebbe comportato un contributo.
“Cosa vuoi, Drake?” Ricevette un sorriso soddisfatto e vittorioso e Drake le strinse le mani, incoraggiandola a parlare.                                                                                                     
“Nulla, per ora. Ricorda però che hai un debito con me… adesso fammi questa tua richiesta! Ti accontenterò volentieri”
“Riguarda Alyson e la sua stupida festa di autunno!” Sfoderò uno dei miliardi di volantini che, nel giro di mezza giornata, Alyson Belby era riuscita a diffondere per il castello. Qualcuno le era anche volato sul viso durante gli allenamenti: non avevano capito ancora come fosse accaduto.
“Ah, Alyson…” Drake lo prese tra le mani, osservandolo con un sadico sorriso stampato in volto. Un sorriso che nascondeva qualche parola che avrebbe omesso per non allontanare Dakota. Se avesse puntualizzato su un piccolo dettaglio che conoscevano solo lui e Kyron, Dakota si sarebbe alzata infuriata e sarebbe uscita di scena dimenticando che aveva bisogno di lui. Quella fu una delle poche volte che Drake Zabini si morse la lingua pur di non parlare.
“Esattamente! Io non ho intenzione di partecipare ad uno stupido ballo dove verranno anche coronati il re e la regina che sicuramente già hanno deciso chi saranno. E non ho intenzione di mandare giù tutte queste sciocchezze” Drake ascoltava ma aveva gli occhi rapiti dall’elaborato volantino ridicolo quanto la persona che lo aveva pensato.
“Quindi io cosa dovrei fare?” Ritornò a fissarla dopo una pausa di qualche minuto; pausa in cui Dakota aveva atteso che parlasse e in cui Drake stava architettando già cosa fare. Ma voleva che Dakota si “sporcasse” con qualche richiesta degna solo di lui.
“Ah, non lo so. Lascio fare a te. Non ho idea di come colpire Alyson e magari sabotarle il ballo. Non sono mai stata brava nelle vendette. Ecco perché ho chiesto aiuto a te” La risposta di Dakota fu deludente ma Drake già aveva il piano perfettamente stampato in testa e sorrise soddisfatto di sé.
“Bene… Quindi mi lasci campo libero?”
Dakota rimase in silenzio, rivalutando la sua richiesta: da Drake ci si poteva aspettare tutto e lei non voleva ritrovarsi in una situazione ingestibile. Una situazione che avrebbe potuto mettere nei guai lo stesso architettore del piano. Ma ormai era seduta al suo tavolo e il dado era tratto.
“Si, ti lascio il campo libero. Sorprendimi” L’accordo si era concluso in poco tempo, estremamente breve e questo dettaglio fece preoccupare maggiormente Dakota; ma aveva già stretto la mano a Drake, quindi bisognava solo attendere la mossa accordata. Non c’era più via di fuga, l’accordo era stato concluso.
 
 
**
 
 
Kyron aveva zittito Drake quando, raggiunto in biblioteca, gli aveva tartassato la testa: non voleva che andasse da Ameliè; la odiava e non avrebbe mai accettato che LUI, proprio LUI, non fosse suo complice in quell’odio e nei suoi tentativi di sabotarla. Ma Kyron aveva zittito l’amico e, lasciandolo solo lì, aveva comunicato il suo intento di raggiungerla nell’ufficio e accettare quella proposta. Non era sicuro che Ameliè avesse utilizzato la scusa del congresso per adescarlo, ma voleva togliersi quel dubbio. Lo aveva guardato per tutta la lezione con un’espressione che lasciava solo intendere ciò che aveva compreso lui e anche Mya, guardandoli per poco.
L’ufficio dell’assistente non era sepolto nell’umidità dei sotterranei, ma Ameliè aveva occupato una delle tante stanze poste nella Torre Ovest del castello. I corridoi erano completamente vuoti, a parte qualche fantasma che fluttuava indifferentemente, come la presenza di anime bloccate nel mondo dei vivi fosse normale; e lo era.
Gli studenti erano rintanati nelle proprie Sale Comuni o nelle aule studio, per completare i compiti che quella giornata erano stati assegnati e avevano occupato tutto il pomeriggio. Una volta che l’anno iniziava a Hogwarts non c’era attimo che non si trascorresse sui libri. Ecco perché tutti erano in attesa del Week End, ancora lontano.
La porta dell’ufficio era semichiusa, come se Ameliè sapesse che Kyron avrebbe accettato il suo invito e lei avesse lasciato la sicurezza che per lui l’entrata era permessa.
Entrò senza bussare e l’ufficio era completamente vuoto della presenza dell’assistente, a parte i vari scatoloni ancora depositati e non aperti, le valige che occupavano le pareti in pietra; solo qualche oggettino era stato sistemato: una foto che ritraeva Ameliè con delle ragazze in divisa, una piccola sfera di neve con parigi racchiusa al suo interno, un ferma carte e dei fascicoletti chiusi, ancora non consultati. Era arrivata da poco e ancora doveva dare una sistemata al suo nuovo ufficio, alla sua nuova casa.
Kyron si mosse tra gli scatoloni ancora imballati accuratamente e andò ad accomodarsi su una delle sedie poste di fronte alla scrivania di legno lucido: avrebbe atteso fino quando non si sarebbe annoiato.
Ma non dovette attendere molto perché la porta dell’ufficio si chiuse in un colpo secco richiamando l’attenzione di Kyron, che voltandosi la vide avanzare: indossava altri abiti, diversi da quelli indossati tutto il giorno e sul volto aveva stampato il suo meraviglioso e ammaliante sorriso che aveva ingannato lo stesso Drake.
“Perdonami, Kyron, non sapevo che saresti venuto e non mi sono fatta trovare. Spero che tu non abbia aspettato molto” Il suo accento Francese era meno rude, più morbido ed elegante e non gli staccò gli occhi di dosso, mentre girava intorno alla scrivania per accomodarsi al suo posto. Si allungò appena sulla scrivania per recuperare un fascicolo e la camicetta bianca mostrò appena i piccoli seni stretti dal reggiseno in pizzo. Kyron non fu discreto nel buttare uno sguardo e lei - accorgendosene - sorrise, non infastidita.
“No, sono appena arrivato” Alzò immediatamente lo sguardo, sorridendo innocentemente, anche se sapevano entrambi i suoi occhi dove erano scesi e a Kyron sembrò di leggere una lusinga nel modo in cui lo guardava. Nuovamente quello sguardo posato su di lui, quelle intenzioni tenute taciute ma chiare come i suoi occhi, limpide e sicure.
“Bene. Ti interessa quindi del congresso che si terrà a maggio a Beaxbatons” Dal fascicolo appena recuperato Ameliè sfilò via qualche modulo cartaceo: nessuna pergamena, nessuna boccetta e inchiostro. Era una semplice copia in carta. Si alzò e fece il giro della cattedra, posizionandosi di fronte a lui, appoggiando un fianco ad essa e tenendolo troppo vicino al suo perfetto corpo, fasciato solo dalla camicetta bianca e una gonna dello stesso colore.
“Certo, magari volevo che mi spiegasse maggiormente come funziona, quanto tempo dura e se c’è bisogno di qualche compenso” Kyron non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Era bella e in bianco, con le sue gambe scoperte senza vergogna, sarebbe apparsa appetibile a chiunque. Ma lui riusciva a mantenere la calma, il contegno e non dare spazio ai suoi pensieri che in quel momento giocavano a inventare mille modi con cui avrebbe potuto tastare le sue forme.
“Nessun compenso, ovviamente dovrai avere ottimi voti nella materia e inoltre devi essere disposto a conseguire gli studi a Beauxbatons e non qui a Hogwarts. Il congresso sarà anche un modo per continuare gli studi dopo i M.A.G.O” Kyron guardava le sue labbra muoversi e  di quello che dicevano gliene importava poco. Guardava il suo modo di gettarsi i capelli di lato, o come si accarezzava il collo e le gambe, mentre continuava a guardarlo intensamente come a dirgli “Tutto ciò che pensi fallo adesso”
“Interessante.” Riuscì a pronunciare solo quelle parole mentre si alzava dalla sedia e sovrastava Ameliè. L’assistente finse di non essere completamente attaccata al suo corpo e continuò a parlare. Spostandosi di poco e facendo aderire perfettamente i suoi fianchi a quelli di Kyron.
“Se sei interessato, puoi mandare un gufo a Beauxbatons e comunicare il tuo interessamento all’evento. Ovviamente devi sperare che non ci siano altri interessati come te, è molto difficile entrare nelle grazie dell’ordine dei pozionisti..” Kyron non si trattenne e fece scivolare la sua mano sul collo di Ameliè che si tradì trasalendo a quel tocco.
“Ho abbastanza conoscenze per farmi entrare nelle grazie di chiunque” Rispose lui, puntando ancora lo sguardo alla scollatura.
“Interessante, bene allora. Spero che valuterai la cosa…” Ameliè gli voltò le spalle e ritornò a sedersi al suo posto, dietro la scrivania e lontano da lui. Kyron era giunto lì accettando la proposta di Ameliè che, senza alcuna riservatezza,  gli aveva dato chiare indicazioni sulle sue intenzioni. Ma nulla era accaduto e lui non aveva intenzione di rischiare: tastato il terreno aveva compreso che quelle intenzioni così chiare erano state solo frutto della sua fervida immaginazione o semplicemente ad Ameliè piaceva giocare.
“Mi interessa molto. Quindi credo che manderò un gufo a Beauxbatons per fare richiesta. La ringrazio molte per aver pensato a me, Ameliè” Anche lui sapeva giocare molto bene. L’assistente aveva giocato per poco e anche bene. Il movimento sinuoso del corpo, lo sguardo: Kyron non era sciocco ma nemmeno tanto sciocco da avventarsi intraprendentemente, come avrebbe invece fatto Drake. Si allungò verso di lei per prenderle il foglio che stringeva tra le mani, non staccandole per un attimo gli occhi di dosso. Le sfiorò appena le mani, non troppo ma abbastanza da solleticarle le nocche e sorridendo si congedò.
“Ci vediamo a lezione” Disse lui, voltandole le spalle e con passo calmo si avviò all’uscita.
“Kyron aspetta un attimo” La voce sottile lo chiamò nuovamente, facendolo fermare all’uscio della porta. Si voltò e la vide avanzare con passo calmo e occhi puntati a lui. Si fermò nuovamente incollando il suo corpo a quello di Kyron e sorridendo, nella sua finta ingenuità, si alzò sulle punte per baciarlo delicatamente. Kyron tentò di toccarle i capelli ma lei si allontanò e con sorriso vittorioso concluse l’incontro.
“Ci vediamo a lezione” Sussurrò mordendosi le labbra, prima di farlo uscire di scena. Kyron rimase a fissare la porta per qualche minuto prima di sorridere di rimando. Aveva colto chiaramente il messaggio e Drake lo avrebbe divorato appena avrebbe saputo della notizia. Girò sui tacchi e si avviò in Sala Comune fischiettando.
 
 
**
 
 
Alyson Belby si svegliò quella mattina molto più riposata del solito: il bagno caldo alle rose e la tisana alle more erano stati un perfetto aiuto per un riposo lungo e rinvigorente. La maschera ai cetrioli le aveva lasciato la pelle morbida e i bigodini avevano permesso che i suoi capelli scendessero morbidamente fino le spalle. Si truccò accuratamente, indossò la sua divisa con la massima calma, mentre il resto delle coinquiline della stanza dormivano ancora. Aveva i suoi rituali da rispettare non appena i suoi occhi si aprivano al nuovo giorno e doveva rispettarli con la massima calma.
Si smaltò le unghie, si spruzzò il suo solito profumo alla cannella e , girando su se stessa davanti allo specchio, valutò che era pronta ad andare. Un nuovo meraviglioso giorno.
La Sala Comune dei Corvonero non era del tutto vuota; c’era chi come lei adorava le luci di primo mattino. Erano appena le otto quando entrò Dakota Malfoy che, come Alyson, aveva i suoi rituali da rispettare: indossava una felpa dei Corvonero, quattro volte la sua taglia normale, che le scendeva fino al ginocchio. Indossava dei leggins sportivi e i capelli erano ben stretti in una coda di cavallo; era appena ritornata dalla sua consuetidinale corsa mattutina.
“Buongiorno Dakota” Alyson la salutò come se il giorno prima non fosse stata fonte della sua rabbia che l’aveva costretta quasi a saltarle addosso. Dakota accennò un saluto con la testa prima di dirigersi ai piani superiori.
“Dakota aspetta….” Fu fermata all’ultimo scalino e dovette fermarsi: non poteva fingere di non averla sentita, anche perché la sua voce era squillante ed era inevitabile non sentirla trapanare il cervello.
“Spero che quello successo ieri non vada ad incidere sulla nostra collaborazione per il ballo” Dakota strinse i pugni e pregò Merlino affinché aiutasse Drake a risolverle quella faccenda.
“Ovvio che no, Alyson. Ora scusa ma voglio farmi una doccia” Tirò un sorriso, che le venne molto male, e accettò quello di Alyson disgustosamente dolce.
“Certo, va pure. Ci vediamo a lezione” La salutò con la manina e, soddisfatta per quell’ennesimo atto di finto buonismo, uscì dalla Sala Comune diretta per la sua prima colazione. Noah come ogni mattina l’avrebbe attesa all’entrata della Sala Grande e insieme avrebbero consumato la loro colazione, fatta di caffè nero per lui e tè ai mirtilli per lei. Poi si sarebbero salutati per dividersi e seguire le rispettive lezioni. Dopo, lui avrebbe iniziato gli allenamenti e lei i preparativi per il ballo ma non prima di essersi salutati e raccontati di quelle poche, ma infinite, ore trascorse lontani.
Dopo avrebbero atteso per la cena e dopo cenato, come ogni sera, si sarebbero incontrati - con la scusante della ronda - nella Stanza delle Necessità, dove avrebbero fatto l’amore prima di salutarsi e darsi appuntamento solito per il giorno dopo: la sua tipica giornata perfetta e programmata stava iniziando e nulla avrebbe potuto rovinare il suo buon’umore. Scese le scale con la sua calma innata, sorridendo ai passanti e al sole di quella splendida mattina di Settembre. Respirò il buon profumo della colazione che dalla Sala Grande si diffondeva per tutto il castello. Aspirò a pieni polmoni il buon aroma del bacon caldo e del caffè quando qualcosa le colpì il volto, ridestandola dal suo assaporare quel nuovo giorno. Raccolse il piccolo volantino che le era volato sugli occhi e lesse, sentendo la rabbia - tenuta sempre ben nascosta nel fondo del suo animo - salire incontrollabilmente. Il volto si colorò e accaldò e strinse il volantino tra la mani, riducendolo ad un’insignificante pallina di carta. Alzò lo sguardo e quasi urlò quando vide altri volantini che scendevano a cascata dai piani superiori. La scuola stava iniziando a popolarsi - essendo l’ora per la colazione - e tutti furono inondati da questi volantini, causa della rabbia che stava avvolgendo Alyson che non riusciva a capire chi fosse la fonte di quel sabotaggio.
Deviò il suo solito percorso e ritornò a salire ai piani superiori, con ancora i volantini che le arrivavano sul volto. Gli altri studenti sembravano eccitati, nessuno era rabbioso quanto lei.
Un ennesimo volantino le finì tra i capelli e, quando giunse alla fonte, quasi urlò nuovamente nel notare Drake e Kenny che con grande entusiasmo gettavano quei volantini dall’alto delle scale.
“Zabini! Montague! Cosa state facendo?” Si avvicinò a passo rabbioso ai due che si voltarono ma non smisero di diffondere gli inviti.
“Non vedi, Belby? Inauguriamo l’autunno. Esattamente come te” Drake passò il resto dei suoi volantini a Kenny per fronteggiare la non più pacata Alyson Belby.
“Appunto! Un ballo è già stato organizzato, perché farne un altro?” Alyson cercava di mantenere la massima calma, ma tutti i suoi piani si stavano sgretolando davanti ai suoi occhi. Strinse i pugni e si ripeté più volte di non perdere il controllo. Respirava piano, respirava profondamente e ripeteva alla sua testa di non lasciarsi abbindolare da quel tentativo, da parte di Drake Zabini, di vederla scoppiare definitivamente.
“Perché il tuo ballo d’autunno è troppo per bacchettoni! Io ne ho proposto un altro molto più sobrio e soft! Ma non costringo nessuno a parteciparvi. L’ingresso è libero e può venire chi vuole. È semplice concorrenza, piccola” Drake ammiccò indifferente, come se la sua azione non fosse motivo di rabbia. Alyson distese un sorriso molto stentato. Non c’era nulla di divertente in  tutto ciò che stava succedendo quella mattina.
“Si ma non capisco perché farlo lo stesso giorno!” Non riusciva ad accettarlo. Non poteva accadere proprio a lei: aveva organizzato tutto alla perfezione e non avrebbe dato a Drake Zabini campo libero per poterle rovinare il suo meraviglioso ballo.
“Perché inizia l’autunno e se dobbiamo celebrarlo, quale giorno migliore? Quindi Belby rilassati e accetta questa simpatica sfida. Sicuramente tu avrai molto più da offrire, ma a me piacciono le sfide. Quindi: che vinca il migliore” Gli gettò un volantino sul volto e si allontanò soddisfatto per quel primo attacco sferrato. Alyson lo stringeva tra le mani, indignata e rabbiosa. Abbassò gli occhi e rilesse il volantino: era disgustosamente colorato, non c’era nulla che richiamasse l’autunno, nemmeno il nome: The Dakota’s day: free entry, free night.
Non c’era alcuna scaletta della sera o indicazione dell’abito da indossare: sarebbe stata una semplice festa con fiumi di alcol e musica che avrebbe fracassato le tempie. Sarebbe stata una tipica festa alla Drake Zabini.
Raggiunse la Sala Comune con 20minuti di ritardo: Noah non c’era ad attenderla e questo contribuì ad incrementare il suo malumore. Alyson Belby non aveva mai lasciato spazio alla rabbia come quella mattina. Scorse Dakota seduta al tavolo dei Corvonero e sentì la rabbia salire rapidamente, paralizzarle completamente il cervello e dare voce solo ai suoi istinti. Nella tranquilla mattina del 3 Settembre si sparse un grido feroce e quasi disumano.
“TU, MALFOY” Dakota alzò lo sguardo in tempo per vederla avanzare come una belva verso di lei.
“Cosa diavolo vuoi, Belby” Dakota non comprese fin quando anche sotto il suo naso non apparve il volantino e il volto di Drake divertito. Aveva sferrato un attacco nel punto più sensibile di Alyson; era stata sabotata a dovere e dal suo viso voleva prendersela con Dakota.
“SEI STATA TU” Indicò esattamente il volantino, tremante di rabbia e desiderosa solo di metterle le mani al collo. Dakota sorrise innocentemente.
“No, mi dispiace Alyson ma io non ne sapevo niente” Sapeva che chiedendo aiuto a Drake avrebbe ottenuto ciò che voleva e Alyson si stava manifestando nella sua vera natura. L’intera Sala Grande era voltata a osservare la scena, e anche ai tavoli dei Professori Silente si alzò per far sentire e vedere la sua presenza.
“SEI UNA MALEDETTA! INVIDIOSA E ANCHE... BRUTTA!” Fu l’offesa più pungente che riuscì a pronunciare in quell’urlo sottile e stizzoso. Dakota si finse indignata ma in cuor suo stava gioendo.
Silente iniziava a infastidirsi per tutto quel baccano di prima mattina e non avrebbe potuto fingere se fosse continuato. Noah Potter, assistendo a quello spettacolo non piacevole - che vedeva Alyson rapita da una crisi di nervi - la raggiunse frettolosamente e la prese tra le braccia.
“Calmati Aly… Non è detto che il tuo ballo verrà cancellato” Le soffiò delicatamente la rassicurazione tra i capelli, sperando che si calmasse e rivolse a Dakota uno sguardo rabbioso.
“Noah è stata lei, vuole sabotarmi! Mi odia” Si voltò teatralmente, Alyson, e si aggrappò al suo adorato Noah scoppiando in lacrime. Sembrò che tutta l’attenzione adesso fosse rivolta solo a Dakota e all’orribile gesto fatto nei confronti di Alyson. La guardavano tutti male, accusandola con gli sguardi, compreso Noah.
Dakota si sentì completamente schiacciare sotto quelle accuse silenziose ma non era intenzionata a mostrarsi debole di fronte ad Alyson, che fingeva ottimamente nelle vesti della povera ragazzina al quale avevano sottratto il sognato ballo. Si alzò e con sguardo corrucciato - quello indossato ormai da sempre, per poter mostrarsi forte e non colpita come invece lo era - si allontanò dalla Sala Grande.
Sentì Drake urlare qualcosa ai presenti nella Sala, difendendo la cugina che era stata appena messa in cattiva luce, ma non bastò: Dakota uscì di scena con il volto rude e il cuore che martellava di dolore e di quel pianto trattenuto con forza.

 

 

Angolo autore: Salveee! Sono ritornata ( il più velocemente possibile, record da riportare negli annali) con il secondo Capitolo! Ho voluto rendere i primi capitoli abbastanza statici in modo che siano un "terreno fertile" per poter sviluppare poi l'intera storia! Voglio gradualmente farvi conoscere tutti i personaggi, in  quanto nuovi, in modo che capiata i caratteri di ognuno di loro. Spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto, e ringrazio la mia adorata Meds senza il quale non avrei il coraggio di pubblicare nemmeno uno sprazzo di fan fiction! è grazie a lei che potete non assistere agli ORRORI grammaticali! mi scuso se la fic è scritta in grassetto ma non capisco il perché, è la 300 volta che cancello e riprovo, ma niente... vuole che rimanga in grassetto. Spero di risolvere anche questo problema nel prossimo capitolo. Con la speranza che vi sia piaciuto, questo secondo capitolo, vi lascio per darvi " appuntamento" al prossimo... Un bacioneeeee a tutteeeee 
Medy <3 


 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Medy