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Autore: softkitty    20/04/2015    3 recensioni
La protagonista di questa storia è Nicky, neolaureata in lettere e barista per necessità.
Accanto a lei vedremo Noah, il suo fidanzato dalla famiglia ingombrante, Diane, la sua amica di una vita e Oneweek, metodico giovane incontrato in metro.
Attorno a loro ruoteranno vari personaggi, dalla ex fidanzata decisamente poco "ex" alla suocera molto "suocera", passando per genitori amorevoli e amici privi di tatto.
SOSPESA.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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In metro con amore

 

Capitolo 20

 

Nicky afferrò il cellulare e lo sbloccò, ma iniziò a vibrare prima che potesse avviare la chiamata. «Pronto?»

«Nicky, sono Missy»

«Missy, tutto a posto?»

«Più o meno, sono al pronto soccorso»

Nicky si allarmò: «Cosa è successo?»

«Benny è scivolata dalla scala in magazzino, ora le stanno facendo gli esami perché ha battuto la testa, ma sembra non sia nulla di grave, ora è cosciente»

«Vuoi che vi raggiunga?»

«A dir la verità mi servirebbe un favore»

«Tutto quello che vuoi»

«Potresti andare al locale? Ho lasciato la ragazza nuova da sola e non credo se la sappia cavare da sola. Non so a chi altro chiedere. Si tratta solo di coprire il turno fino alle 20, poi arriva Venice»

«Non c'è nessun problema, Missy! Volo al locale. Tienimi aggiornata su Benny, per favore»

«Certamente, ti chiamo appena so qualcosa, grazie ancora». La giovane riattaccò e allungò il passo per raggiungere la fermata della metro.

Mentre scendeva le scale, cercò di contattare Daniel, senza tuttavia riuscirci: il telefono era staccato. Che fosse impegnato con il lavoro?

Rimise il telefono nella borsa, decisa a richiamarlo più tardi.

Arrivò al locale di Missy con il fiato corto e si poggiò al bancone. «Ciao! Sono Nicky»

La giovane di fronte a lei si aprì in un sorriso a trentadue denti e sospirò sollevata. «Per fortuna sei arrivata! Io sono Josie, la ragazza nuova e stavo andando in iperventilazione da sola»

«Non ti preoccupare, rimarrò con te fino a che non arriva Venice».

Nicky recuperò una vecchia divisa e la indossò, legandosi accuratamente i capelli. Per sua fortuna, il locale non fu preso d'assalto, così poté spiegare a Josie qualche trucco del mestiere per ottimizzare i tempi e non impazzire del tutto nei momenti di maggior caos. Teneva sempre d'occhio il suo telefono, in attesa di una chiamata di Missy per sapere qualcosa sulla salute di Benny e nella speranza che Daniel la richiamasse o le inviasse un messaggio.

Provò a richiamarlo, senza successo. Così telefonò a Diane che, preoccupata per l'amica in ospedale, disse a Nicky che sarebbe passata a prenderla alla fine del turno così entrambe sarebbero andate a trovarla.

Missy telefonò qualche ora più tardi, sollevata. «Benny sta bene! Non ha niente di rotto, le hanno fatto una risonanza alla testa e sembra che sia tutto a posto. Però per questa notte preferiscono tenerla in osservazione, per precauzione»

«Sta bene? Davvero? Per fortuna! Appena stacco, io e Diane arriviamo! In che stanza si trova?»

«Primo piano, stanza 127»

«Ha bisogno di qualcosa?»

«No, le ho comprato un pigiama al negozio qui accanto, è a posto. A tra poco e... grazie, Nicky».

***

Poco prima delle 20, Venice entrò al locale con sua sorella che, per quella sera, avrebbe sostituito Benny. Nicky salutò loro e Josie ed uscì, trovando Diane fuori ad attenderla, per avere notizie.

Quando arrivarono all'ospedale, trovarono Missy stravolta e Benny sdraiata ed annoiata a letto. «Sto bene! Non capisco perché devo stare qui! E non posso neppure alzarmi»

«Ciao Benny! Noto con piacere che sei polemica e attiva come al solito»

La giovane sorrise, vedendo entrare Diane, seguita da Nicky. «Ragazze, che ci fate qui?»

Nicky le diede due baci sulle guance: «Un uccellino ci ha detto che qualcuno ha battuto la testa. Chissà, magari ora migliori!»

«Ah ah ah. Non mi sei mancata per niente, stronza»

«Ok, nessun miglioramento! Mi sa che ti dobbiamo tenere così come sei, non c'è speranza per te» le rispose Dominique, mentre Diane e Missy ridevano.

«Scusate, disturbo?» A parlare era stato un medico che era appena entrato nella stanza.

Diane e Nicky si voltarono ed esclamarono insieme: «Finn!»

Il giovane si sistemò il cartellino identificativo, gonfiando il petto: «Sono il dottor Janners, signorine». Scoppiarono tutti a ridere.

«Cosa la porta da queste parti, dottor Janners?»

«Stavo per smontare il turno, quando ho letto il nome di Benny sulla cartelletta, così sono passato a fare un giro!»

***

«Cazzo!» Daniel chiuse la chiamata, frustrato. Era la quarta volta che provava a chiamare Dom, ma il telefono era spento.

Nella sua testa prendevano forma le peggiori ipotesi. La giovane lo aveva chiamato un paio di volte e lui non aveva risposto, troppo occupato con un nuovo cliente dello studio. E ora era lei a negarsi. Che si fosse stufata di lui? Forse lo aveva chiamato per dirgli addio. Magari era partita per l'Antartide per studiare i pinguini, magari...

Il telefono squillò e Daniel rispose senza leggere il nome sul display. «Dom?»

«No, Colin»

«Oh» rispose Daniel, abbacchiato.

«Quanto entusiasmo, amico»

«Aspettavo una chiamata da Dom. Mi ha chiamato prima, ma non ho potuto rispondere e ora ha il telefono staccato»

«So io dov'è! Finn mi ha appena scritto. È all'ospedale con Missy e Diane per Benny. Non ho capito cosa...»

«Grazie!» Daniel non gli lasciò terminare la frase e riattaccò. «Mamma, papà, vado da Dom!»

«Va bene! Ma vedi di tornare per il dolce, arriveranno anche Nelson e Terry con Taylor».

L'avvocato fece un rapido cenno di saluto e sgusciò fuori casa, salì in auto e si precipitò all'ospedale.

Coglione. Primo piano, stanza 127

Sorrise, leggendo il messaggio di Colin.

***

Daniel entrò nella stanza senza bussare e con il fiatone.

«Dom!»

La giovane si voltò di scatto e sgranò gli occhi: «Daniel!»

«Benny! Missy! Diane! Finn!» Finn pronunciò tutti i nomi, attirando su di se gli sguardi interrogativi degli amici. «Li ho detti tutti, così risparmiamo tempo, no?» disse, stringendosi nelle spalle.

Diane alzò gli occhi al cielo. «Il solito coglione»

Daniel si avvicinò a Benny e le chiese come stesse. «Benone! Domani mattina potrò tornarmene a casa. Ora però temo che l'orario delle visite sia finito, quindi fuori dalle balle! Tu – e indicò Missy – hai bisogno di dormire, grazie per essere stata qui. Voi due – ed indicò Finn e Diane – avrete un po' di ginnastica da fare, visto che nessuno dei due è di turno stanotte. E voi – terminò rivolta a Daniel e Dom – dovreste fare una bella chiacchierata»

I cinque, colti in castagna, la salutarono ed uscirono dalla stanza, incrociando Colin che entrava con un piccolo mazzo di fiori.

Nicky placcò Diane: «Io e te domani dovremo fare un lungo discorso. E dovrò parlare anche con Benny, a quanto pare! Nessuno mi dice più niente!»

La giovane le diede delle pacche sulla spalla: «Povera piccola esclusa! Domani parliamo, promesso. Ma ora vai da Daniel. Hey – aggiunse rivolta a quest'ultimo – la riporti a casa tu?»

«Agli ordini! Ciao a tutti». I due rimasero soli, di fronte all'auto di Daniel. «Dove vuoi che ti porti?»

«Ti dispiace portarmi a casa? Ho bisogno di una doccia veloce, poi vorrei... parlarti».

***

Una volta a casa di Nicky, la giovane lo invitò ad accomodarsi. «Fai come se fossi a casa tua. Faccio la doccia e arrivo».

Lo vide sedersi sul divano, teso e in ansia. Lo trovò nella stessa identica posizione un quarto d'ora dopo, quando lo raggiunse, dopo aver fatto la doccia ed essersi vestita.

«Potevi muoverti, eh» gli fece un debole sorriso. «Vuoi qualcosa da bere?»

«Nicky» le rispose, supplicandola con lo sguardo. «Basta convenevoli, per favore. Possiamo... parlare?»

La giovane si sedette sul tavolino di fronte a lui e prese fiato. Non era facile. «Ahm...»

«Perché prima non hai risposto alle mie chiamate?»

Nicky si picchiò una mano sulla fronte e si alzò di scatto, schizzando verso la camera, dalla quale riemerse con il cellulare in una mano e il caricabatterie nell'altra. «Mi è morto il telefono, scusa! È che Missy mi ha chiamata quando ero appena uscita dalla scuola, sono andata direttamente al locale e poi in ospedale e...»

«Non fa nulla. Pensavo mi stessi evitando»

«No! Non lo farei mai». Prese nuovamente posto di fronte a lui. «Ti ho chiamato perché volevo vederti per parlarti»

Daniel fece un respiro e la fissò, incerto. «Ok»

«Hai fatto una cazzata, tenendomi nascosto chi sei». Lo vide chinare il capo, colpevole. «Hai tradito la mia fiducia». A quelle parole, le spalle di Daniel si afflosciarono. «So perché l'hai fatto, ma ciò non cambia che sia sbagliato»

«Lo so»

«Ieri avrei voluto scappare il più lontano possibile e non vederti più»

Daniel alzò timidamente lo sguardo: «Ieri? E oggi?»

«Oggi...» Nicky iniziò a parlare, ma la voce le uscì roca, così la schiarì, prima di riprendere: «Oggi... Ti devo fare delle domande. Ho bisogno di sapere...»

«Chiedimi tutto quello che vuoi, Dom»

«Giuri che, se staremo insieme, cercherai di essere onesto e sincero con me? Giuri che non ometterai mai più nulla, per nessun motivo?»

Daniel la fissò dritto negli occhi: «Farò del mio meglio, te lo giuro»

«Mi ami?»

L'avvocato prese le mani di Nicky e le strinse tra le sue. «Sì, ti amo, Dom»

Nicky prese un respiro profondo. Sapeva che quello che stava per fare era un salto nel vuoto, sapeva che quelle parole avrebbero cambiato tutto, ma sentiva la necessità di dirle perché erano vere, ineluttabili.

«Ti amo anche io». Daniel rimase immobile a fissarla, senza parlare. «Daniel?» Il giovane non diede segno di vita. «Dan? Danny? Daniel Stephen Fisher-Morris?»

Finalmente sembrò riprendersi e le strinse appena di più le mani, prima di tornare a guardarla, a vederla. «Sto cercando di capire cosa ho fatto per meritarmi... te»

Nicky buttò fuori tutto il fiato che stava trattenendo. «Sei un coglione»

«Un coglione fortunato» le rispose tirandosela sulle ginocchia e avvolgendola tra le sue braccia per baciarla. «Ti amo»

Nicky sorrise sulle sue labbra, prima di rispondere. «Ti amo. Però dovrai farti perdonare e soprattutto: niente più cazzate»

«Niente più cazzate»

Si baciarono nuovamente, ma Nicky si separò da lui. «Tu sapevi di Diane e Finn? E Colin e Benny?»

«In questo momento ti vengono in mente loro?»

«Rispondi!»

«No, evidentemente, siamo stati troppo impegnati per accorgercene, ma domani farò una bella chiacchierata con entrambi e scommetto che tu farai lo stesso»

«Ovvio! Però domani»

Daniel le passò una mano sul fianco, accarezzandola. «Domani... ora però...» riprese a baciarla.

La ragazza iniziò a slacciargli la camicia, ma Daniel la fermò. Lo guardò confusa: «Non vuoi?»

«Sì che voglio, ma abbiamo una cosa più importante da fare, adesso»

«Cosa?»

«Voglio portarti in un posto»

«Dove?»

«Sorpresa!»

«Ma...»

«Niente ma! Prendi la borsa, chiudi casa e andiamo».

Quando Daniel parcheggiò l'auto all'interno di un enorme garage, la mente di Nicky fu invasa da domande. Che fosse casa sua? Impossibile, le aveva detto di abitare in un appartamento in un centro residenziale poco distante da dove abitava lei, mentre quello era il garage di una enorme villa fuori città.

E poi, la risposta alla sua domanda le arrivò addosso come una secchiata d'acqua gelata.

Casa dei suoi genitori.

 

 

 

Il mio angolo.

Buonasera! :)

Come state?

Si sono riappacificati, contente? Mi dispiace non riuscire a pubblicare con maggior frequenza, spero solo di non crearvi troppo scazzo!

Come al solito, voglio ringraziare tantissimo tutte le persone che continuano a leggere la storia nonostante tutto, ringrazio chiunque abbia avuto il fegato di inserirla tra le preferite/ricordate/seguite, e ringrazio tutti i buoni samaritani che hanno lasciato e/o lasceranno una recensione, per me sono importartissime!

Spero non ci siano errori, ma non vi assicuro niente, non ho avuto tempo di ricontrollarlo.

Abraçada,

Softkitty

  
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