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Autore: tuseilamialuce    01/05/2015    1 recensioni
[Drugs]
Guardò il fondo del bicchiere vuoto e gli sembrò di aver davanti ciò che era rimasto di lui: niente. Louis non si era preso una parte di lui, ma aveva scavato fino infondo al suo essere e si era preso tutto lui stesso, lo aveva prosciugato fino all’ultima goccia.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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***
I
È complicato

 

Harry non aveva mai ammesso di essere una persona timida, ma lo era, infondo.  Dopo essere arrivato al teatro dove si sarebbe dovuto esibire Louis quella sera, continuava a chiedersi come fosse possibile che quel ragazzo avesse sempre un velo di sicurezza cucito addosso. Appariva così sereno e sicuro di qualsiasi cosa facesse o dicesse, ma senza sembrare pieno di sé. Quasi incuriosiva Harry. 

Il riccio si fermò sulla soglia della porta, appoggiò una spalla allo stipite e guardò Louis con le braccia conserte per qualche minuto prima che questo si accorgesse della sua presenza. Il concerto sarebbe iniziato di lì a poco, c’erano ancora alcuni musicisti e coristi intenti a provare i pezzi da esibire. 

“Sei qui da molto? Non ti avevo visto arrivare” 

“No, sono appena arrivato” mentì Harry, sapeva che avrebbe fatto la figura dell’idiota dicendo che era lì da più di dieci minuti.

C’erano solo un paio di spettatori in sala, probabilmente gli altri sarebbero arrivati nel giro di qualche minuto. Louis aveva chiesto al più giovane di venire un po’ prima, così avrebbero avuto del tempo per parlare. 

Il più grande spostò le iridi azzurre a controllare l’orologio e poi schiuse nuovamente le labbra fini per dire qualcosa. Harry non poteva fare a meno di osservare il modo in cui queste si muovevano mentre Louis parlava, riusciva a malapena a seguire il discorso.

“Tra un paio di minuti vado, devo aiutare i bambini degli altri corsi ad accordare i violini.”

“Va bene.”

“Non sembri un tipo che parla molto, mh?”

“Già, non ho molto da dire di solito…”

“Capisco.”

Louis se ne andò dietro le quinte dopo poco e la sala si riempì nel giro di pochissimo tempo. Harry trovò un posto in quarta fila, si vedeva abbastanza bene il palco nonostante le prime file fossero già occupate.

Louis tornò in platea due o tre minuti prima dell’inizio dello spettacolo e fece scorrere lo sguardo lungo le prime file del pubblico, fece un saluto ad Harry e poi si avvicinò ad una ragazza, le rivolse un ampio sorriso e si scambiarono qualche parola. Sembrava abbastanza alta, forse addirittura un po’ più di Louis, aveva i capelli tinti di rosso e il rossetto in pendant, o forse era un pochino più chiaro. Ad Harry però non importò molto delle labbra della ragazza fino a che non le vide stampate su quelle di Louis. E a quel punto non seppe più cosa pensare, non aveva idea di chi fosse quella ragazza, ma sicuramente non era un’amica per Louis. E allora perché diavolo lo aveva inviato a vedere il concerto? Se avesse voluto fare un’uscita tra amici, avrebbe proposto di guardare una partita con la birra o qualcosa del genere, ma non… questo.

 

“Ora tocca a te.”

Harry stava uscendo dal teatro dopo il concerto, non aveva intenzione di rimanerci nemmeno per un minuto di più, ma la voce di Louis alle sue spalle fece congelare i suoi muscoli. Uno per uno. Si girò soltanto qualche secondo dopo, quando si accorse che le parole del castano erano rivolte a lui.

“A me? In che senso?”

“Hai visto la mia esibizione di violino, ora voglio vedere cosa fai tu nel tempo libero.”

“Oh, io non credo…”

“Dai, non fare il timido” ridacchiò Louis portando una mano a scompigliare i ricci di Harry

Non voleva affatto fare la figura dell’idiota e far credere al più grande di essersela presa così tanto. E poi avrebbe dato l’impressione di aver preso una conclusione troppo affrettata, anche se in realtà i fatti erano abbastanza ovvi.

“Come vuoi. Dopodomani c’è la partita di basket, puoi venire a vederla, se ti va.” Sforzò un sorriso, mentre si dondolava sulle piante dei piedi in attesa di una risposta.

“Basket? Wow, non l’avrei mai detto.”

“Vero? Magari un giorno crescerò…” Si alzò sulle punte dei piedi nella speranza di non sembrare troppo basso, ma questo suscitò soltanto una risata di Louis.

Harry disse ancora un paio di parole, lo stretto necessario per informare il ragazzo dagli occhi azzurri sul luogo e l’orario della partita. Nulla di più, se non un “ci vediamo” abbastanza apatico.

 

Passarono due giorni, Louis continuò la sua vita tra violino, studio e amici e Harry fece lo stesso fra allenamenti e scuola. Nulla di nuovo rispetto al solito, se non la partita della domenica sera. Harry era fin troppo agitato, era passata una marea di tempo dall’ultima volta in cui aveva giocato una partita e aveva un milione di insicurezze. E, come se non bastasse l’ansia causata dall’imminente partita, c’era Louis tra il pubblico ad osservare il modo in cui il riccio si riscaldava insieme ai compagni di squadra. 

Non si erano rivolti ancora la parola, ma fin troppi sguardi, e quelli erano bastati. Il più piccolo era ancora irritato a causa della ragazza dai capelli eccessivamente rossi, che aveva, secondo lui, un rapporto troppo intimo con Louis. Non disse nulla, e non aveva affatto intenzione di farlo dopo la partita. A dire la verità non aveva nemmeno capito quali fossero le intenzioni di Louis, però confidava nel fatto che probabilmente lo avrebbe capito più avanti, anche se troppo tardi.

Passarono esattamente ottantatré minuti dall’inizio della partita, ogni secondo avrebbe potuto essere decisivo per la vittoria di una delle due squadre. Harry era completamente immerso nella concentrazione, le voci del pubblico non rimbombavano più nella sua testa, sentiva soltanto il rumore della palla a contatto con il pavimento ancora e ancora. La seguiva con lo sguardo in maniera maniacale, osservò l’avversario sfiorarla e poi tenerla saldamente solo per un istante prima di sollevare completamente i piedi da terra con una leggerissima flessione delle ginocchia. Quando la palla si poggiò completamente alle dita dell’avversario e arrivò all’altezza del suo viso, anche Harry perse il contatto con il pavimento e portò entrambe le mani a creare una barriera quasi impenetrabile tra la palla ed il canestro. Entrambi i giocatori tornarono con i piedi a terra, e Harry sentì le urla del pubblico riempirgli la mente, sul primo momento non capì per chi stessero esultando. Prima che potesse alzare lo sguardo verso il tabellone, sentì la mano del compagno di squadra più vicino sulla spalla e si girò verso di lui, si unì al cerchio che la squadra vincente aveva formato e tutti vi misero le mani al centro, urlando più volte il nome della squadra. Harry sentì l’orgoglio riempirgli i polmoni di aria nuova e il cuore di felicità, aveva sempre pensato che non ci fosse nulla di meglio dell’orgoglio. 

 

Il riccio uscì dallo spogliatoio svariati minuti più tardi con il borsone sulla spalla e dei vestiti decisamente meno sportivi della divisa. Si sollevò sulle punte dei piedi nella speranza di scorgere il viso di Louis tra la folla e pochi secondi dopo incontrò il suo sguardo. Avrebbe voluto sorridergli, ma le sue labbra erano già arricciate in un ampio sorriso stampato sul volto, quindi si avvicinò a lui.

“Bravo, dovrei guardare partite di basket più spesso.”

“Sì, dovresti” confermò il riccio ancora sorridente.

“Beh, ora dove si va?” chiese poi il più grande infilando entrambe le mani nelle rispettive tasche.

“Non lo so, vedi tu.” Scrollò le spalle dirigendosi insieme a Louis verso l’uscita, lì c’era decisamente troppa gente.

Harry ebbe una mezza idea di chiedere a Louis della ragazza che aveva baciato la sera del concerto, ma alla fine passò la sera ad esitare e sprofondò nelle coperte un paio d’ore più tardi con il rimpianto cucito addosso come il cuoio attorno ad una scarpa.

 

Il cellulare di Louis s’illuminò e il nome di Harry comparve sullo schermo. Erano passati tre giorni dalla partita, il più grande aveva deciso di invitare il ragazzo con gli occhi color smeraldo ad uscire di nuovo. Gli aveva mandato un messaggio in cui gli proponeva un’uscita al cinema, abbastanza leggera come cosa. Sollevò il cellulare dal tavolo di legno e fece scorrere il dito sullo schermo ancora illuminato, lesse il messaggio aspettandosi una risposta positiva, ma il riccio aveva rifiutato. E Louis restò interdetto, perché Harry sembrava essersi divertito qualche sera prima, sembrava stare bene con lui, perché anche il più grande stava dannatamente bene in sua compagnia. Quindi non riuscì a darsi una spiegazione valida, e questa cosa gli dava terribilmente fastidio. 

Scrisse un altro messaggio: ‘Come mai? Non sei stato bene domenica?’ e poi lo inviò senza nemmeno rileggerlo. Voleva avere una risposta, odiava le cose senza risposta.

Lesse il messaggio di Harry ad alta voce, forse in quel momento aveva paura di sapere quale fosse il motivo della sua scelta. 

‘Sono stato benissimo. Solo.. credo tu sia già impegnato, no?’

Scosse la testa, come se Harry potesse vederlo.

‘Impegnato? No, che cazzo..’

‘E la tipa che hai baciato la sera del concerto?’

‘Oh… è complicato’

‘Già, così complicato che non potevi dirmelo prima?’

‘Non credevo fosse importante, dai… è un po’ lungo da scrivere, se ci vediamo te lo spiego’

Nessuna risposta.

‘Harry? Dai, non fare così…’

Ancora nessuna risposta.

‘Voglio vederti ancora’

Nessun fottutissimo segno di vita.

‘Ti prego’

Il riccio rispose soltanto dopo svariati minuti: ’No, vaffanculo.’
 

***



SPAZIO AUTRICE 
Buongiorno! Eccomi qui con il primo aggiornamento di questa nuova storia - sono stata puntuale, eheh - spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate, come sempre.
Un bacione a tutti, Karen.xx


Aggiornamento settimanale: nuovo capitolo ogni venerdì o sabato. Vi aspetto!

 
  
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