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Autore: Azazel    03/05/2015    1 recensioni
E se Tarik avesse avuto un'altra figlia? la storia di Shedir, erede di leggendari eroi, sorella di San il Marvash,orfana e ultima mezzelfo del Mondo Emerso.
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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 CAP. 4 L’Anniversario
 
Ciao! Perdonatemi per l'enorme attesa...Purtroppo con l'esame di maturità alle porte non riesco a essere molto costante nella scrittura... Questo capitolo come capirete subito è ambientato 14 anni dopo e ritroveremo una Shedir ormai adolescente. Ho individuato degli attori che nella mia mente si avvicinano molto all'aspetto dei personaggi di questa serie. I prestavolto per ora sono tre: Jaimie Alexander per Shedir, Jane Levy per Nair e Sean Faris per Gareth. In seguito vi svelerò gli altri. Spero come sempre di non annoiarvi e se avete voglia vi prego di lasciare un commento, negativo o positivo che sia. Grazie e alla prossima :)






“Nair! Muovitiiii!”
“Ti prego…solo un altro po’”
“Non c’è tempo, sta per cominciare e noi dobbiamo ancora prepararci!”
“Ehi quanta fretta…Sarà mica che devi vederti con qualcuno…?”
“Togliti quel sorrisetto malizioso dalla faccia, non devo vedere nessuno!”
Detto ciò Shedir colpì in pieno la sorella con una poderosa cuscinata. Se non fosse stato per l’intervento della madre Alhena si sarebbe scatenata come al solito una feroce battaglia con la conseguente “morte” del cuscino di turno.
“Ragazze il corteo non aspetta certo voi, se non vi sbrigate lo perderete sicuramente”.
Le due allora si affrettarono a raggiungere la sala da bagno per prepararsi a tempo di record. Quello era un gran giorno per il Mondo Emerso, si festeggiava infatti l’anniversario dei 100 anni dalla Grande Battaglia d’Inverno, durante la quale la grande eroina Nihal aveva sconfitto il tiranno Aster. Come ogni anno in tutte le città del Mondo Emerso la popolazione festeggiava con cortei, bancarelle di dolci, spettacoli circensi nelle vie, musica…Insomma, era un giorno ricco di gioia e allegria per tutti, o quasi. Le ragazze si agghindavano al meglio per partecipare al corteo, con la speranza di essere notate dai ragazzi, i quali a loro volta si cimentavano in duelli amichevoli per destare ammirazione. La loro famiglia era sempre ospite d’onore al banchetto serale poiché erano discendenti di Sennar. Merak, il capofamiglia, leggeva un passo delle Cronache alla cittadinanza, per non dimenticare mai le gesta degli eroi passati. Shedir e Nair avevano tre anni di differenza, ma a prima vista potevano risultare coetanee. La primogenita, 17 anni, era magra ma formosa, con lunghi capelli rossi e occhi di un azzurro chiarissimo, particolarità tipica della loro famiglia. La seconda, invece, era già molto alta per la sua età, aveva un fisico asciutto e privo delle curve della sorella, capelli castani scuri e occhi di un verde molto particolare, che sua madre amava definire “verde sottobosco”. Ciò che più le rendeva differenti era il carattere. Nair, perennemente sulle nuvole, ingenua e stralunata, ma alle volte dispettosa nei confronti della sorella, era ambita da più di un ragazzo del villaggio, i quali vedevano nella ragazza dalla pelle lattea e lentigginosa una bellezza rara, soprattutto in una terra assolata come quella del Mare. Shedir appariva come una ragazzina dai piedi ben saldi a terra, pratica, decisa e dal sarcasmo pungente, assai invidiosa delle attenzioni riservate alla sorella, la quale infatti le ripeteva spesso “Se la smettessi di comportarti da vecchio marinaio forse qualcuno ti guarderebbe”. Nair si fece fare dalla madre un elegante chignon sul quale appuntò dei fiorellini di campo, mentre Shedir la solita lunga treccia. Dopo essersi vestite corsero letteralmente fuori casa con una fetta di pane in bocca cercando di raggiungere il corte che si dirigeva alla piazza centrale. Quando arrivarono furono accolte da tre ragazze, amiche inseparabili delle due sorelle, che spargevano petali bianchi per strada.
“Finalmente ce l’avete fatta! Pensavamo che non sareste più venute”
“Dillo a Nair che se non fosse stato per me sarebbe ancora a letto a russare”
“Ehi, io non russo! Tu semmai sei peggio di un marinaio ubriaco”
“Se tiri ancora fuori questa cosa del marinaio giuro che..”
“Va bene ragazze, non è il momento di litigare. Godiamoci questa bella giornata”
Per fortuna in assenza della madre c’era Alya, la più grande e matura del gruppetto, che fungeva sempre da mediatrice nei frequenti litigi tra le due. Quando arrivarono in piazza trovarono bancarelle di ogni tipo: dai dolci alla birra, dalla frutta esotica al pesce fresco. C’erano addirittura degli abitanti di Zalenia dai capelli chiarissimi e qualche elfo. In centro alla piazza era stato allestito un piccolo palco di legno e in ogni strada risuonavano allegre melodie e canti. In fondo alla piazza alcuni ragazzi combattevano tra di loro con delle spade prive di punta. Shedir rimaneva sempre affascinata dalla danza scintillante delle lame, era un’emozione che sentiva nel profondo, come un antico ricordo ormai seppellito. Ogni tanto, infatti, si allenava per gioco con il padre, all’insaputa di Alhena che non avrebbe mai approvato che una bella ragazza di buona famiglia si mettesse a fare “cose da uomini” e nemmeno l’esempio delle eroine del passato le facevano cambiare idea. Dopo Nihal anche l’Accademia dei Cavalieri di Drago si era aperta sempre di più alle donne. La mezzelfo era stata non solo la salvatrice del Mondo Emerso, ma anche un grande esempio di emancipazione. Girovagarono tutto il giorno spendendo un po’ di risparmi in dolci. A Shedir erano rimaste ancora delle monete guadagnate qualche tempo prima dando una mano al padre in piccoli lavoretti di manutenzione alla casa. C’era una bancarella che la incuriosiva particolarmente, una sorta di robivecchi fornito di qualsiasi cosa: vecchie bisacce in pelle consumata, attrezzi di vario genere, bauletti in legno intarsiato, stivali di seconda mano…Quando si avvicinò per curiosare, dal retro del bancone sul quale era disposta a casaccio la merce, comparve un ragazzo all’incirca della sua età, dagli stupefacenti occhi verde smeraldo e capelli neri corvini, talmente scuri e lucidi da avere quasi dei riflessi blu.
“Cerchi qualcosa?”
“No…Stavo solo dando un’occhiata”
“Capisco”
Quel ragazzo la metteva in soggezione, continuava a scrutarla come un cacciatore con la sua preda, il che la affascinava e intimoriva allo stesso tempo. Affascinava?! Nemmeno lo conosceva, non l’aveva mai visto da quelle parti, nemmeno alle fiere degli anni addietro. Quando ormai stava per allontanarsi aveva scorto dietro ad un mucchio di ferraglia qualcosa di interessante: un pugnale. All’apparenza era di semplice fattura con l’impugnatura nera e la lama appuntita e regolare. Ciò che aveva di particolare erano le incisioni in un alfabeto sconosciuto lungo tutta la superficie del lucido metallo.
“Questo non è in vendita! Serve a tagliare le mani ai ladruncoli”
Detto così il ragazzo le strappò il pugnale di mano.
“Che cosa significano quelle scritte?”
“Niente che possa interessarti”
“L’educazione non te l’ha insegnata nessuno?”
Il ragazzo fece finta di niente e riprese la lettura che aveva interrotto all’arrivo di Shedir. Che tipo strano…Quel pugnale la ragazza lo aveva già visto da qualche parte, ma non ricordava dove.
La sera si sarebbe tenuto come tradizione il banchetto in piazza.
Quando tornarono a casa trovarono la madre con due incarti di stoffa che subito porse loro.
“Questi sono per voi per stasera. Spero che vi piacciano”
Nair fu la prima ad aprire il regalo. Dentro c’era uno splendido vestito celeste dal corpetto rigido e bordato di perline e dalla gonna ampia e leggera. Quello di Shedir era invece verde scuro, a mezze maniche e stretto in vita da un nastro di seta, con uno spacco “all’amazzone”.
“Sono sicura che sarete le più belle!”
“Forza donne! basta vanità, muoviamoci!” intervenne Merak in tono scherzoso, ormai impaziente di pregustare il banchetto. Fu una serata assolutamente piacevole per tutti: Nair e Shedir si erano sedute vicino ad Alya e alle altre, Alhena aveva chiacchierato tutta la sera con altre mogli, mentre Merak aveva letto come tradizione un capitolo delle Cronache.  Finito il banchetto si diede il via alle danze, dapprima di gruppo, le preferite di Shedir, e infine di coppia. Nair fu invitata da un gran numero di giovani a ballare, mentre Shedir ne rifiutò un po’e si divertì a imitare le moine della sorella insieme a Sirrah, la sua migliore amica. Ad un certo punto, mentre si sbellicavano dalle risate per l’ennesima imitazione, un ragazzo si avvicino a Shedir, la quale, non appena alzò gli occhi rimase di stucco. Era proprio lui, il maleducato della bancarella!
“Sei venuto per chiedere scusa?”
“Sono venuto per chiederti se ti va di ballare”
“Certo che mi va, non so se mi va di ballare con te”
“Beh non mi sembra che la coda di ammiratori sia poi così lunga, non hai molta scelta” disse con un sorriso canzonatorio.
“Ma come ti permetti? Sono piena di ragazzi che vorrebbero ballare con me”
“Ah beh allora ti lascio con loro, buon divertimento!”
Non fare il vecchio marinaio, non fare il vecchio marinaio.
“No aspetta! Va bene, ti concedo un ballo” disse la ragazza calcando sulla parola concedo.
Il giovane ghignò con aria divertita e insieme si avviarono verso le coppie di ballerini.
“Com’è che improvvisamente ti sono così simpatica da venire a chiedermi un ballo?”
“Non ho mai detto di trovarti simpatica. Semplicemente mia madre ha insistito affinché mi trovassi qualcuna con cui ballare un po’ e ho chiesto a te perché eri l’unica con cui avevo già parlato”
“Sei sempre così gentile?”
“Con te mi viene naturale”
“Oh, mi sento lusingata allora. E’ la prima volta che vieni qui a Phelta?”
“Si e per fortuna tra un po’ ce ne andremo, questo posto è troppo assolato per i miei gusti.”
Intanto la musica era terminata e tutte le coppie si stavano dirigendo verso il tavolo delle birre per dissetarsi. Dopo averle fatto un lieve inchino il ragazzo fece per allontanarsi.
“Sempre per rimanere in tema di educazione non ti sei nemmeno presentato”
“Nemmeno tu l’hai fatto, comunque sono Gareth”
“Shedir”
“Bel nome, è quello della stella più luminosa di Cassiopea se non sbaglio”. Detto ciò girò i tacchi e se ne andò lasciandola interdetta. Quando tornò al suo tavolo Sirrah le diede di gomito.
“Si fanno conquiste! Chi era quello?”
“Ma non dire stupidaggini! Era uno così… Ci ho parlato oggi al mercato”
Tornarono a casa che era notte fonda. Prima di andare a letto Shedir si sfilò il vestito e si sciolse la lunga treccia guardandosi nella specchiera. Che stranezza, alla luce del lumino la base dei suoi capelli pareva quasi blu.
  
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