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Autore: Meahb    31/12/2008    3 recensioni
Fino a che punto si spinge l’amicizia? Qual è la linea di confine tra amicizia e amore? E cosa succede quando il destino è convinto che due persone sono destinate a stare insieme, costi quel che costi?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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pickup12

PICK UP THE PHONE



You know this place,
you know this gloom?
We've been here before.
When life is a loop,
you're in a room without a door.

Pick up the phone and answer me at last.
Today I will step out of your past.

"Trouble that we've come to know will stay with us",
with every step it slowly grows.
Rub off the rust.

Pick up the phone and answer me at last.
Today I will step out of your past.

 

“Pick up the phone”, Notwist

 

 

 

 

 

 

Spirava una brezza decisamente fredda per un marzo losangelino.
Abaigeal si tirò su il bavero della giacca di velluto, cercando di coprirsi come meglio poteva.
E pensare che aveva sempre creduto di essere temperata al freddo. Sbuffò. Evidentemente aveva cominciato ad essere più californiana di quello che aveva messo in conto.
Svoltò l’incrocio di Merlose e s’infilò nella via più popolare di Los Angeles.
Camminava lenta, guardandosi intorno, soffermandosi sulle vetrine degli stilisti più famosi imponendosi di non pensare.
Imponendosi di non riflettere sul significato di quella busta gialla che le pesava nella borsa come un macigno.
Si bloccò all’altezza della vetrina di Gucci, appoggiando entrambe le mani sul vetro.
In esposizione, c’erano abiti premaman…
Sconsideratamente pensò di entrare a dare un’occhiata per vedere se trovava qualcosa che facesse al caso suo, ma proprio mentre prendeva in considerazione l’idea, doloroso come uno schiaffò gli passò per la mente un pensiero.

Stava per avere un figlio.

Aveva appena trent’anni.

Il padre del bambino era il suo miglior amico.

Il padre del bambino si stava per sposare con un’altra donna.

La stessa donna che campeggiava sulla vetrina dell’opposta Victoria’s Secret con un bikini che ne esaltava le forme perfette.

Le venne da vomitare.

Riprese un po’ fiato, quindi senza perdere ulteriore tempo fermò un taxi e si fece accompagnare a casa e forse, una volta lì, avrebbe anche potuto….
No….
Non era ancora pronta a pensarci. Erano quasi dieci giorni che si negava ad Orlando, ma non riusciva ancora ad affrontare il discorso con lui.
Aveva paura, ecco.
Era spaventata a morte da quello che le stava accadendo, terrorizzata dalla presenza di quella vita di appena due mesi che cresceva lentamente nel suo grembo.
Istintivamente si sfiorò la pancia.
Povero amore, pensò, così piccolo e con già così tante complicazioni.
Sospirando appoggiò la testa al finestrino dell’abitacolo, guardando fuori con noia e vaga inquietudine.
Le sembrava così sconosciuta quella città, adesso.
Come se fosse arrivata da poco più di due ore e non da almeno due anni.
E le sembrava così di poco valore la vita che aveva costruito. Come se non ci fosse niente di veramente reale. Come se ogni certezza affondasse le basi sulla sabbia e non sulla roccia.
Guardò i palazzi scorrere velocemente alla sua sinistra, finché il taxi non imboccò il viale familiare della sua villetta.
Frugò nella borsa e ne estrasse venti dollari da offrire al tassista. La tratta costava meno della metà, ma non le andava di rimanere in giro neanche un minuto di più.
Neanche per aspettare che il conducente contasse il resto.
Pagò, quindi scese cautamente dall’auto e si avviò per il vialetto d’ingresso finché una figura non catturò la sua attenzione.
Dominic, seduto sui gradini del patio, che la guardava con una strana espressione.

 

 “Pensi di avere ancora molto da fare con quel centrotavola?”, ironizzò Dom, alzando un sopracciglio.
Abaigeal si riscosse, quindi tornò a guardarlo.
Era abbastanza convinta che Dom sapesse tutto, ma lui non aveva ancora fatto menzione di quanto stava accadendo. Le aveva semplicemente detto di essere lì per una semplice visita.
“Dom”, sospirò lei, “Veniamo al dunque, vuoi?”
Lui sorseggiò il suo caffè, “Quale sarebbe il dunque?”
Bee sbuffò, “Perché sei qui?”, alzò un sopracciglio, “E non rifilarmi la favola della visita a sorpresa per favore”, lo ammonì.
Lui ridacchiò, “Sono due settimane che non ti vedo, ragazza dell’Eire. Volevo solo assicurarmi che sia tutto ok”.
Abaigeal non la bevve, “Sei stato da Flow ultimamente?”
“Ovvio. Vengo direttamente da casa sua”, sorrise.
Bee sbiancò e Dominic, per contro, ridacchiò.
“Siete due strani esemplari, te e OB”, sospirò, “E devo ammettere con me stesso che strani non rende ancora bene l’idea”.
Abaigeal sorseggiò la sua tisana alle erbe, guardandolo da sotto le ciglia.
“Come mai Bee, tu ed Orlando non vi sentite più?”
Lei si strinse nelle spalle, “Nessun motivo particolare. Ho avuto da fare”.
“Tu hai avuto da fare?”, Dom scoppiò a ridere, “Abe, ti conosco ormai. Non vuoi che io ti racconti le favole, quindi ricambiami il favore e non raccontarle tu a me”.
Lei lo guardò stranita, “Abbiamo avuto una divergenza, contento?”
Lui fece una smorfia, “Non direi. OB sembra la riedizione di uno zombie e tu sembri appena uscita da una centrifuga”, la soppesò con lo sguardo, “E bisognosa di parlare con qualcuno liberamente”.
Lei si sforzò di sorridergli, ma dalle labbra gli uscì uno strano mugolio, seguito da uno scoppio di pianto, tutt’altro che controllabile.
Dom la guardò interdetto, quindi allungò una mano e sfiorò la sua.
“Cristo Dom, non so proprio come gestirla ‘sta volta”, singhiozzò.
Lui le sorrise, “Tu cerca di stare tranquilla, vedrai che le cose si sistemeranno. Orlando non ti lascerebbe mai in una situazione del genere senza assumersi le sue responsabilità”.
“Questo lo so!”, borbottò lei mettendosi le mani nei capelli, “Ma è giusto? Io sono la sua migliore amica Dom. Dovrei semplificargli la vita, non aggrovigliargliela così!”
Dominic scosse la testa sconsolato. Quei due erano più cocciuti di un assemblaggio di muli testardi.
“Io proprio non vi capisco”, buttò lì, “C’è gente che passa la vita a cercarsi senza mai trovarsi, e voi due”, ridacchiò, “Voi due vi siete trovati più di dieci anni fa e ciononostante non avete mai smesso di cercarvi. Vi sembra normale?”
Lei tirò su col naso, “No”.
Dominic annuì, “No Bee, infatti. Non è normale per niente. Adesso aspettate un bambino e lo aspettate insieme. Quindi vedete di sistemare la situazione”,la guardò con aria grave, “E in fretta”.
“E Miranda?”
“Miranda non è un problema tuo, Bee”
“I problemi di Flow sono anche i miei problemi”, puntualizzò lei.
“Orlando parlerà con Miranda e tenterà di spiegarsi. Vivaddio almeno lui il cervello lo ha rimesso in moto. Tu, invece, chiamerai Sam e cercherai di spiegarle la situazione”.
Lei annuì poco convinta.
“E la stampa?”
“La stampa alzerà un polverone degno dello scandalo Clinton, ma la cosa non dovrà riguardarvi”.
“Non dovrà riguardarci?”, Bee ridacchiò, “Come se fosse possibile”.
Dom le prese entrambe le mani, “Donna dell’Eire!”, la richiamò affettuosamente, “Siete tu ed Orlando”, le sorrise, “E quel cucciolo di uomo che porti in grembo. Se non perdi di vista questo, non cadrai mai. Parola di Dom!”
La fece ridere, e gliene fu immensamente grata.
“Ci metteranno alla brace, vero?”, le domandò con una vaga punta di apprensione nella voce.
Lui annuì con solennità, “Vi arrostiranno e vi butteranno in pasto alle malelingue, ma sono sicuro che con un paio di manovre sistemeremo la situazione”.
“Me lo prometti?”
Fu in quel preciso istante che Dom si rese conto di quanto, in realtà, fosse fragile quella giovane donna. Le fece tenerezza. Perché davanti non aveva più Bee la burbera, la ragazza battagliera senza peli sulla lingua e carica di sarcasmo. Aveva una donna indifesa, esposta… e incredibilmente spaventata. La rimproverò mentalmente per aver tagliato fuori Orlando dalla sua vita, ma non le disse nulla. Preferì sorriderle.
Lei, che probabilmente aveva intuito il corso dei suoi pensieri, gli sorrise a sua volta, quindi gli fece l’occhiolino.
“Allora dimmi, elfo bastardo! Sei contento di diventare zio?”
Lui scoppiò a ridere di gusto.
“Non vedo l’ora!”, ridacchiò ancora, “Mi sento tutto elettrico!”
Bee scoppiò a ridere. Se sarebbero riusciti davvero a superare la tempesta, quel bambino che cresceva lentamente dentro di lei, sarebbe stato il bambino più fortunato del mondo.

 

 Fece il giro del divano un’altra volta, soppesando il cordless in mano e sbuffando ritmicamente.
Doveva farlo.
Doveva farlo per forza.
Ormai i muri erano caduti, e ne rimaneva poco più che un cumulo di macerie e polvere. Macerie e polvere che non potevano e non dovevano essere la base su cui costruire quella vita che doveva necessariamente aggiustare.
E per aggiustarla, aveva bisogno dell’altra metà.
Del suo complice.
Del suo migliore amico.
Del suo unico, grande amore.
Aveva bisogno di Orlando e ne aveva bisogno subito.
Doveva capire se lui era ancora rimasto su quella barca, sopra l’oceano d’Irlanda a guardare le stelle e a promettergli che avrebbe lottato per il grande amore. Sempre e ancora. E ancora. E ancora.
Compose il numero di getto, sentendo il cuore rotolarle in gola e tamburellargli nelle orecchie.
Quando poi la voce di lui, le riempì il campo uditivo, le sembrò scoppiare.
“Bee”, gridò lui, “Bee, dannazione a te. Dove sei? Stai bene? Come ti senti? E il bambino?”, inspirò, “Bee ti prego dimmi dove sei, ti raggiungo”.
Abaigeal istintivamente sorrise. Povero amore, com’era preoccupato.
“Flow, respira”, gli consigliò dolcemente, “Sto bene. Stiamo bene. Ti ho chiamato per chiederti scusa. Non volevo…”
“Bee non voglio sentire niente. Ho solo un disperato bisogno di vederti. Dimmi dove sei”.
“Sono a casa”
“Arrivo”.
Non le diede neanche il tempo materiale di rispondere, che già aveva attaccato.
Bee se lo immaginò correre per le scale, verso il garage a prendere la macchina.
Un moto di tenerezza si spanse nel suo stomaco, pervadendole ossa e cuore e anima.
Si sfiorò la pancia e sorrise.
“Sta arrivando papà”, sussurrò.

 

 


NDA

 

Come prima cosa… BUON NATALE A TUTTE!! Anche se in ritardo…ma è tipico di me, quindi non ve la prendete.

Spero che le feste siano andate sufficientemente bene e spero anche che Babbo Natale sia stato clemente con voi. Con me non lo è stato tanto, ma non temete. Ho provveduto ad ubriacargli le renne, così impara!!

 Per prima cosa: GRAZIE. Sono scontata e ridondante, ma nn so davvero cosa dire per rendervi edotte di quello che sento quando leggo i vostri commenti. Siete fantastiche. TUTTE!

 Grazie alle mie affezionatissime Bebe e Strow…che se non ci fossero dovrei inventarle. E per quel che riguarda Strow, dubito che riuscirei a farla uguale uguale!!
Siete veramente parte integrante di questa storia ormai…e anche di quelle venture!!!

 
Grazie a Klood che mi ha entusiasmato più di Ih-Oh che alza le orecchie quando batti le mani che mi hanno regalato per natale. (Voi credevate di aver a che fare con una donna adulta uhm????)

 Grazie A StarPetal per gli auguri e per la dolcezza…spero che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative!!

 Diciamo che questo è il mio augurio di Buon Anno.

Per quel che mi riguarda ne lascio uno decisamente pesante e deleterio, quindi mi auguro che questo sia migliore per me e per voi.

E mi auguro anche che il sogno più grande che vi portate dentro possa essere realizzato nell’anno che viene. Siete splendide e ve lo meritate!

 

Un abbraccio forte forte

Amaranta.

 
Stroooowwww??? Tesoro, ti ricordi il viaggio di cui ti parlavo un po’ di tempo fa??
Si???
Bhè…allaccia le cinture baby! Si parte!!!!!!!

  
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