PROLOGO
"Lorenzo!".
"Gne
gne gne".
"Lorenzo! Ridammi la mia bambola".
"Gne
gne gne".
"Piantala. Rivoglio la mia bambola".
"E
allora vieni a prenderla".
"Lo sai che la mia mamma non
vuole che salgo sugli alberi".
"La tua mamma non c'è".
"Sì, ma rovino le scarpette nuove".
"Toglile".
"E poi come faccio a salire?".
"Ti aiuto io.
Forza".
"Ma poi me la ridai la bambola?".
"Solo
se sali fino a qui".
"Se cado mi prendi?".
"Non
cadi, fidati."
"Ma se cado?".
"Va bene,
stai tranquilla. Ora sali però".
Chiara si tolse le nuove
scarpette di ginnastica che aveva comprato e che aveva voluto subito
provare e le appoggiò accanto al tronco dell'albero. Fece un
saltello per aggrapparsi al ramo più basso e, issandosi con
le
braccia e aiutandosi con i piedi, si mise a sedere.
"E
ora?", chiese all'amico.
"Alzati in piedi e continua a
salire. Ci sono i rami che ti aiutano".
"Ma sei troppo
in alto. Puoi scendere un po'?".
"Non dirmi che hai
paura!".
Chiara si morse un labbro, guardando l'amico e poi
il prato sotto i suoi piedi. "No...".
"E allora
sali. Ce la puoi fare".
"Davvero?".
"Certo.
Ti ho vista l'altro giorno mentre eri in palestra e facevi quelle
cose su quella cosa con due bastoni".
Chiara si accigliò,
alzandosi in piedi e appoggiandosi contro il tronco. "Si
chiamano parallele, stupido".
"Sì, sì, come vuoi. In
ogni caso hai fatto quella capriola fantastica lassù, quindi
puoi
anche arrampicarti su un albero".
"Non era una
capriola, ma... oh, tanto non mi capiresti comunque",
borbottò
tra sè. Si guardò intorno. "Lori, dove devo
aggrapparmi?".
"Il ramo di là", rispose il bambino indicando con il
dito la destra di Chiara, che annuì.
La bambina si allungò un
poco e afferrò anche quel ramo. Come poco prima, si
issò con
l'aiuto delle braccia e rimase ferma per un attimo. Effettivamente
era come dondolarsi sulle parallele che c'erano in palestra e,
d'istinto, si piegò in avanti, svolgendo una capovolta. Si
mise poi
a sedere sul ramo e si alzò subito, aggrappandosi ad un
altro per
salire ancora di più. In poco tempo aveva raggiunto
l'amichetto e
gli sedeva a fianco, con il fiatone, ma con un enorme sorriso sulle
labbra.
"Visto che ce l'hai fatta?", le disse Lorenzo
porgendole la bambola.
Chiara l'afferrò contenta. "Grazie",
rispose abbracciandola.
"Chiara", la chiamò l'amico.
"Mi insegni a fare quella cosa che hai fatto prima?".
Lei
lo guardò e annuì. "È facilissimo", si
pavoneggiò.
Lorenzo si alzò in piedi e, afferrando il ramo sopra le loro
teste, cercò di imitare i gesti dell'amica.
"Non lasciare
mai la presa", lo avvertì Chiara quando lo vide issarsi
sulle
braccia.
L'amico annuì e, piegandosi in avanti, girò
intorno al
tronco per poi tornare alla posizione di partenza. "Urca, è
bellissimo!", esclamò con un enorme sorriso, ripetendo
quella
capovolta ancora un paio di volte.
"Sì, ora scendi e vieni
qui", lo richiamò Chiara, sbuffando. "Non sono salita fino
a qui per vederti fare capriole".
Lorenzo appoggiò di nuovo
i piedi sul tronco e si sedette accanto a Chiara. "Mi è
venuta
fame", disse poi prendendo lo zainetto e aprendolo. "Vuoi
dividerla con me?", chiese a Chiara, mostrandole una merendina.
La bambina annuì e mangiarono in silenzio, dondolando le
gambe
in sincronia.
"È proprio proprio bello quassù", disse
Chiara all'improvviso, guardando davanti a sé.
"Lo so, ci
vengo spessissimo, sai?"
"Perché?".
Lorenzo
scosse le spalle. "Quando mamma e papà urlano non mi va di
ascoltarli. Quindi vengo fino a qui e mi porto qualche gioco".
"Posso venire anch'io quando mamma e papà urlano?",
gli chiese Chiara.
Il bambinò annuì. "Certo. Magari
possiamo costruirci anche una casetta. Come quella dei Simpson".
"Tu sei capace?".
Lorenzo fece per parlare, poi
chiuse la bocca, scuotendo il capo. "Però possiamo chiedere
al
mio papà", affermò sicuro.
"E ci aiuterà?".
"Lo spero", disse Lorenzo, infilandosi lo zaino sulle
spalle. "Forza", disse poi. "Dobbiamo scendere".
"Lori, posso tornare domani?", gli chiese la bambina.
Lui
si mise seduto, dondolando le gambe verso il tronco più
basso. "Solo
se porti tu la merenda", propose con un sorriso birichino.
Chiara annuì con forza. "Promesso".
Entrambi
scescero dall'albero aiutandosi a vicenda e, quando finalmente
toccarono il prato, sorrisero.
"Grazie albero", disse
Chiara, accarezzando la corteccia come aveva visto fare in un cartone
animato e chinandosi per prendere le scarpette.
"Chiara",
la richiamò Lorenzo. "Ma noi saremo amici per sempre?".
"Certo. Che domande fai?".
"Anche se io non
potrò più salire sull'albero con te?".
"E perché non
puoi? Sei in castigo?".
"No, non sono in castigo. Ma
devo cambiare casa", ammise.
"E perché?", ripeté
Chiara. "La tua non ti piace più?".
Il bambino scosse
la testa. "A me piace un sacco, ma mamma e papà vogliono
andare
via".
"E dove?".
"Non lo so", ammise
Lorenzo.
"E io con chi salirò sull'albero?", mormorò
mogia Chiara, stringendosi la bambola al petto.
"Saremo
sempre amici?" chiese invece Lorenzo con tono apprensivo e
urgente.
Chiara lo guardò e poi annuì. "Nel posto in cui
vai trova un albero come questo. Quando tornerai faremo a gara di chi
fa più capriole".
"Me lo prometti?".
"Promesso",
disse la bambina, allungando la mano con il mignolo teso. Lorenzo la
imitò e strinsero quella promessa guardandosi negli occhi.
Poi,
senza dire più niente, si incamminarono verso casa, uno
accanto
all'altro, senza sapere che per entrambi il tempo di dondolarsi sugli
alberi sarebbe finito molto presto.
Finalmente ho trovato il tempo, la voglia e lo spirito giusto per iniziare a pubblicare questa storia!
Sono
mesi che l'ho iniziata, ma tra una cosa e l'altra, soprattutto con la
maturità quest'anno, ho sempre rimandato questo momento. Ma
ora ce
l'ho fatta, ho sistemato gli ultimi dettagli ed ecco il primo
capitolo della mia nuova storia.
Voglio avvisarvi subito che non
sono proprio un'esperta in ginnastica artistica: quello che so, lo
devo alle lezioni che ho preso quando ero piccola, alla mia adorata
prof di ginnastica che ha creduto fin troppo in noi e l'ha messa nel
programma e, soprattutto, a Ginnaste Vite Parallele (ebbene
sì, ho
perso un sacco di pomeriggi a guardare quel programma. Una cosa molto
triste, ora che ci ripenso). Quindi, come al solito, se dico
castronerie non esistate a correggermi e lo stesso vale per errori
vari ed eventuali.
Pubblicherò presto il primo capitolo, anche perché questo prologo è davvero corto e poi ci sarà una scadenza settimanale, scuola permettendo.
Ah,
mi
piacerebbe avere un banner anche per questa storia, ma quando ho
chiesto sul forum di EFP nessuna mi ha cagata perché
evidentemente
non sono abbastanza VIP per loro, quindi chiedo a voi, che siete
umili mortali come me. QUALCHE
ANIMA PIA, BRAVA
CON I PROGRAMMI CHE NON SIANO PAINT (ovvero il massimo che
io
so usare) POTREBBE CREARMI UNA
COPERTINA PER
QUESTA STORIA?
Aspetto vostre notizie in massa
a presto
mikchan