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Autore: Mikhael98    06/05/2015    0 recensioni
Charlotte è una ragazza che vive un po' in un mondo tutto suo, però decide di maturare, iniziando a fare un lavoretto estivo. Ed è proprio così che incontra un ragazzo che le sconvolgerà la vita. Un biondo e attraente ragazzo per il quale si ritroverà costretta a lavorare, per il semplice fatto di essersi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
E così inizia l'avventura di un irritante immortale e una ragazza che non ha più niente da perdere, forse altrettanto irritante.
Genere: Azione, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Charlotte fu svegliata da qualcosa di leggermente umido che le sfiorava la guancia; aprì piano gli occhi, sbattendo un paio di volte le palpebre. Il sole la accecava, per cui ci volle un po’ prima che mettesse a fuoco il musetto candido del coniglio albino che le stava annusando il volto. Sospirò, accarezzandogli la testolina morbida, per poi spostarlo da sopra sé e posarlo accanto, sul cuscino. Il coniglietto stette lì a guardarla, con i suoi occhi rosa. –Lo so, lo so, è tardi.- Brontolò lei, ricambiando lo sguardo. Si tirò su a fatica, ancora insonnolita, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando. Aveva dormito dodici ore eppure non ne aveva ancora abbastanza, come sempre; meno male che era estate e poteva dormire quanto voleva. Infatti, l’orologio dava le 12:30, quasi l’una, e stranamente nessuno era venuto a disturbarla, a parte il coniglio, ma lui poteva.
Allungò per bene gli arti, stiracchiandosi, come se avesse potuto servirle a svegliarla un po’ di più. La finestra accanto al letto faceva entrare tutta la luce, senza risparmiarle neanche un raggio, illuminando appieno la stanza semplice, dalle pareti azzurro pallido, sulle quali era appeso giusto qualche disegno a china. Fissò per un po’ il muro di fronte a sé, dove il volto effeminato di un angelo pareva osservarla, costretto in quella cornice; poi tornò a guardare il coniglio, il quale la stava ancora fissando. –Sì, lo so, devo alzarmi…- Biascicò stancamente, leggendo quasi del rimprovero negli occhietti dell’animale. –È tardi, è tardi ormai!- Canticchiò, mettendosi finalmente in piedi. La testa le vorticò, per un attimo vide tutto a pois, infine si destò completamente, uscendo dalla camera e camminando a passi pesanti verso la cucina. La casa era deserta, allora si ricordò che quel giorno i suoi genitori lavoravano e suo fratello… Suo fratello non aveva idea di dove fosse, probabilmente era uscito.
Frugò nella credenza, poi nel frigo, notando con rammarico che non c’era nulla di decente da mangiare. Possibile che in quella casa i dolci non esistessero? Era immersa in quel piacevole freddo, quando suonarono al campanello. Si bloccò. Chi stava aspettando quella mattina? Cominciò a mettere sotto sopra la sua mente, rimuginando, ma proprio non ricordava. Quindi si diresse titubante verso il citofono, chiedendo di chi si trattasse. Le rispose cordiale la voce allegra della sua migliore amica, quindi aprì. Possibile che si fosse dimenticata del fatto che dovessero vedersi?
Si affacciò sull’uscio, stando appoggiata allo stipite della porta, mentre osservava la sua amica salire le scale del palazzo. Nel giro di poco, una bella ragazza la salutava con un sorriso splendente, portando con sé una busta il cui contenuto era evidentemente del cibo. Entrò, chiedendo cordialmente il permesso. –Alyssa…- La salutò Charlotte, ancora intontita, chiudendo la porta. –Spero tu non abbia ancora fatto colazione.- Le disse l’amica, sventolando la busta, con quel sorriso smagliante. Scosse la testa, sbadigliando. –Dovevamo vederci… ?- Domandò stranita, mentre si incamminava in cucina. –No!- Rispose allegra Alyssa. –… Ah.- Fu tutto ciò che riuscì a commentare; d’altronde, non erano mai stati il suo forte i rapporti umani, ma la sua amica la conosceva da tanto tempo, ci era abituata. –Ti ho preso la brioche che ti piace tanto: croissant ai cereali con ripieno al lampone.- Annunciò dolce, posando il cibo sul tavolo. Bastò questo per far scattare una scintilla negli occhi della ragazza addormentata. –Grazie… !- Esclamò, senza trattenere un sorriso ebete, ammirando la sua agognata colazione. –Siediti, ti va di bere qualcosa?- Si decise infine ad invitare l’ospite, ripresa la vitalità. –Berrò il succo che tirerai fuori per te.- Rispose tranquilla quella, mentre l’altra già iniziava a prendere i bicchieri e la bibita. Fatto questo, si sedette di fronte all’amica, guardandola.
Alyssa era molto bella, numerosi ragazzi le si erano già dichiarati, altri invece nutrivano sentimenti nei suoi confronti in segreto. Forse erano i lunghi e morbidi capelli color caramello, che le arrivavano fino ai fianchi, o forse i suoi splendenti occhi beige, così luminosi. Aveva un volto dalla forma dolce, le labbra carnose e la pelle rosea e perfetta, liscia, come fosse fatta di porcellana. I più superficiali forse notavano il fisico atletico, la sua statura alta e le curve femminili. Ma la vera bellezza era quella che custodiva dentro. Riusciva ad essere sempre gentili con tutti, e al contempo a farsi valere, anche se talvolta era un po’ ingenua, addirittura tonta. Era una persona splendida, insomma, poteva essere considerata perfetta. Charlotte non aveva idea di come una ragazza tanto magnifica avesse potuto avvicinarsi a lei, non aveva mai fatto nulla per meritarsela, e invece eccola lì: a portarle la colazione di mattina.
-Com’è andato il primo giorno di lavoro?- Le domandò premurosa Alyssa, guardandola mangiare contenta. Charlie dovette interrompersi nel bel mezzo di un morso, scostando il pezzo di brioche dalla bocca. –Bene, mi è piaciuto molto.- “Il ragazzo o il lavoro?” Fece eco una vocina irritante nella sua testa, che venne zittita subito. –Meno male.- Commentò l’altra, sorridendo. –Già… Il capo mi pareva simpatico, poi mi piace preparare il caffè!- Disse allegra, con tono infantile, nuovamente persa nei ricordi. –Te la sei cavata bene con i clienti?- Per quanto Alyssa fosse sua amica, non poteva non lasciarsi sfuggire quel dubbio, ma proprio perché conosceva bene Charlotte. –Sì… Cioè… Sono stata persino gentile con un biondo…- Mugugnò la cameriera, vagando con lo sguardo per la stanza, in cui rimbombò l’eco del sospiro dell’interlocutrice. –Charlie, devo ricordarti che sei bionda anche tu… ?- Charlotte alzò il mento. –Guarda che era davvero odioso.- Ignorò l’osservazione della sua ospite, la quale scosse la testa. –Tra l’altro, hai i capelli tutti scompigliati…- Commentò quella, facendo un sorriso divertito. –Lo so, non li ho ancora pettinati.- Borbottò l’altra, sistemandosi le ciocche corte e ribelli. –Ho avuto una strana conversazione…- Mormorò poi, quasi si vergognasse a parlarne. Alyssa la guardò, attenta. –Con chi? –Il biondo.- Disse, appoggiando il volto alla mano. –Non sapevo avessi parlato con un ragazzo!- Fece sorpresa l’amica, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della cameriera. –E di cosa avete parlato?- La incitò ancora, ignorando lo sguardo omicida. Charlotte scosse a testa. -… Del tramonto, e poi del cielo…- Rispose infine. –Ma che romantico!- Esclamò Alyssa. –Non è strano?- Chiese invece la bionda, voltando il capo a guardare con aria interrogativa la castana. –Insomma, uno sconosciuto dal nulla si mette a parlare di cose… Di cui gli altri di solito non parlano, qualcosa che ti appassiona.-  Mormorò piano, ancora immersa in quella conversazione. Alyssa ridacchiò. –Non ti sarai mica innamorata?- Scherzò. Ci fu un’altra occhiata fulminante da parte della cameriera. –Ti stai facendo troppi problemi, non preoccuparti, l’importante è che sia stato piacevole, no?- Disse divertita l’amica. –Certo, ma…- -Lo sai che c’è un mucchio di gente strana… è normale.- Sentenziò alzandosi, sorridendole. –Te ne vai già?- Chiese Charlotte, dispiaciuta. –Devi prepararti signorina, hai un aspetto spaventoso, non vorrai andare dal biondo conciata così?- La rimbeccò Alyssa, allegra. Charlie sfoderò l’espressione più minacciosa che avesse, facendo ridere la migliore amica. –Su, lo sai che scherzo, Fallo almeno per gli altri clienti!- Scherzò ancora, guardandola con i suoi occhi dolci. Sospirò. –Va bene…Lo farò… !- Ribattè, già scocciata.  Alyssa sorrise, quasi maliziosa. –Ah, e  ti conviene muoverti, non vorrai tardare a lavoro?-  Charlotte rabbrividì a quella frase. No, aveva rischiato il giorno prima, non avrebbe fatto altrettanto quel pomeriggio.
 
Stavolta non aveva dovuto correre per arrivare in tempo, si era goduta la sua passeggiata, seppur sotto il sole cocente, ascoltando i Black Veil Brides, giusto per darsi un po’ di carica. Le piaceva camminare andando a tempo con la musica e, se fosse stata da sola, si sarebbe data a un leggero canto, con la tentazione di dilettarsi in un’imitazione magistrale nel suonare la chitarra elettrica, ma questo era già troppo. Invece, camminò come una persona normale, limitandosi a seguire il ritmo con le dita delle mani, come se stesse suonando un pianoforte. Arrivò alla caffetteria fresca come una rosa, salutando allegra il suo capo. Si cambiò in un attimo e fu subito dietro al bancone, pronta a servire i suoi clienti. La sua collega a quanto pareva non sarebbe ancora tornata, era ancora malata a quanto detto dal suo capo, e continuava a chiedersi che tipo di persona sarebbe stata. Magari una persona di modo? Una ragazza di quelle fissate con i vestiti? Oppure una maschiaccio? E se fosse stata un’emo? Se la immaginava già tutta vestita di nero, pallida, con dei piercing magari… Avrebbe potuto essere una persona interessante e, sotto sotto, sperò che lo fosse.
Quel pomeriggio il locale era molto tranquillo, l’atmosfera la rilassava particolarmente, assieme all’aroma del caffè, quindi passò liscio come l’olio. Il capo la aiutava in ciò che era inesperta, essendo solo il suo secondo giorno, i clienti erano quasi tutti gentili, l’aria che si respirava serena. Molte persone andavano lì per leggere il giornale, altri per immergersi nella lettura di un libro, c’era addirittura chi scriveva. Per un attimo si perse in un sogno ad occhi aperti nel quale c’era lei seduta a uno di quei tavoli, intenta a scrivere un articolo per il giornale più popolare della città. Ah, si gustava già la soddisfazione di vedere il titolo del proprio articolo in prima pagina, con il suo nome scritto piccolo piccolo là sotto. Oppure, poteva assaporare, anche solo nella sua immaginazione, i sapori e i profumi di paesi lontani, i cui segreti, ingiustizie e qualsiasi altro fatto sarebbero stati messi nero su bianco da lei.
Si lasciò sfuggire un sospiro, intenta a mettere due palline di gelato alla fragola in una coppa, con della candida panna, per poi posarvi sopra una bella fragola matura. A vedere tutto quel cibo le stava venendo fame. Fortunatamente, dopo quell’ordine il suo turno sarebbe finito, e avrebbe potuto mangiarsi qualcosa mentre tornava a casa. Servì il gelato e si congedò dal suo lavoro, infilandosi i suoi pantaloncini di jeans e la t-shirt verde acqua. Prese la borsa, salutò il capo, e se ne andò.
Fuori spirava una piacevole brezza, che si intrufolava piacevolmente sotto la stoffa dei vestiti, spostando le nuvole rosate nel cielo arancione, al cui orizzonte v’era una linea rossa. I raggi del sole non erano più prepotenti, ma sfioravano delicatamente la pelle, come le carezze dolci del vento. Di solito Charlotte preferiva l’inverno all’estate, ma doveva ammettere che quei momenti della giornata li apprezzava molto e, anzi, li conservava accuratamente come bei ricordi. In quel momento, si ritrovò a desiderare che le sue giornate di lavoro andassero tutte così, seppur sapesse che era una cosa impossibile, pur se avesse dovuto dipendere da lei. Esistevano anche le brutte giornate, era proprio così che si distinguevano quelle belle, no? Questo pensiero la rasserenò; era talmente rilassata da aver persino rifiutato di mettersi gli auricolari alle orecchie, perché voleva godersi quella giornata appieno, ascoltando anche i suoni. Forse, era destino, o, forse, semplice sfortuna, ma fu proprio a causa di ciò che riuscì a sentire il boato di uno sparo.
Nel giro di un attimo, tutto il suo mondo rosa e fiori e la sua pace interiore si infransero.
Charlotte si bloccò di colpo, sbigottita. Nella sua mente si era cancellato ogni pensiero, così che ora è come un foglio bianco. Cosa fare? Dove andare? Doveva scappare? Ma a chi avevano sparato? Forse la persona aveva bisogno di aiuto! Dopo lo smarrimento, prese a correre nella presunta direzione da cui aveva sentito provenire il suono. Era la cosa giusta da fare? Non ne aveva idea. Non sapeva se la sua fosse semplice curiosità o un vero istinto eroico, ma se qualcuno aveva sparato a qualcun altro bisognava subito accorrere.
Procedette tra i meandri della città fino a quando non sentì delle voci provenire da dietro un angolo, allora si appiattì contro il muro di un edificio abbandonato, ascoltando attentamente.
−È  un vero peccato tu sia stato così violento, Asmodeus.- Sentì mormorare da una voce suadente. –Come ti permetti di darmi del tu e chiamarmi addirittura con il mio nome, feccia?!- Sputò una voce più grossolana, che Charlotte si immaginò appartenente a un uomo nerboruto. –Sai, di solito preferisco evitare di usare la violenza, sono un gentiluomo; inoltre, mi hai fatto sprecare una pallottola… Sai, queste cosette sono difficili da trovare, quelle normali non vi farebbero niente.- Continuò tranquilla l’altra. Era senz’altro la voce di un ragazzo. Un ruggito, poi dei rumori di colluttazione, infine, un altro sparo. Stavolta si sentì solo un sonoro tonfo. –Sarebbe bastato un no.- Commentò il ragazzo, calmo.
Charlotte si sentì rabbrividire, le tremavano persino le ginocchia, e dire che si era sempre reputata una persona coraggiosa. Ma cosa poteva fare? Doveva nascondersi, e alla svelta. Si guardò freneticamente attorno, alla disperata ricerca di un rifugio, ma non trovò nulla a parte dei cassonetti, che erano troppo lontani. Intanto i passi si avvicinavano. L’adrenalina stava salendo alle stelle. Il muro era troppo alto da scavalcare, i cassonetti troppo lontani, per raggiungere la macchina dall’altra parte avrebbe dovuto passare proprio davanti al vicolo da cui erano provenute le voci. Era in trappola. Forse, poteva optare di fingere di essere solo di passaggio. E così fece. Mise in fretta gli auricolari alle orecchie e si incamminò con le mani in tasca, badando a non avvicinarsi alla via. Tornò indietro, ostentando un passo calmo, per non destare sospetti. Non aveva neanche avuto il tempo di mettere la musica, che tanto non avrebbe sentito, sarebbe sicuramente stata sovrastata dal battito forte del suo cuore. Prese un profondo respiro, nel vano tentativo di calmarsi, ma ciò le fece solo venir timore di aver fatto troppo rumore.
Nella sua mente aleggiavano ancora mille domande, amalgamate dalla paura. Asmodeus? Aveva sentito bene? Che razza di nome era? Sembrava quello… Di un demone. Impossibile, non esistevano i demoni, magari era solo una persona molto eccentrica a cui piaceva farsi chiamare così. Ma le parole del ragazzo… “Quelle normali non vi farebbero niente”… Se aveva una stanza piena di disegni d’angeli era perché l’avevano sempre affascinata quelle storie, perciò aveva già sentito quel nome, ma non aveva mai creduto nella loro esistenza.
Sospirò, avendo bisogno di prendere delle profonde boccate d’aria, vista l’agitazione. Il suo istinto eroico se n’era andato amabilmente a farsi benedire, tanto per restare in tema. Tuttavia, nulla riuscì a sopprimere la sua curiosità. Perciò, mentre stava ancora camminando, nella sua fuga, voltò il capo per guardarsi indietro. E fu così che vide il ragazzo biondo della caffetteria sbucare dalla via maledetta, con l’aria più calma del mondo. Teneva le mani in tasca, indossava la stessa camicia bianca del giorno prima, e portava i capelli legati in un codino basso. Era decisamente lui. In quel momento, la guardò, con due occhi profondi che parevano quasi più viola che blu, e le sorrise. Dopo ciò, si incamminò dalla parte opposta alla sua, accendendosi una sigaretta.
Charlotte sospirò di sollievo da una parte, ma dall’altra sentì un’inquietudine pervaderla. Aspettò che il ragazzo si allontanasse, per poi sgattaiolare di soppiatto nel vicolo cieco dal quale era uscito.
Si fermò. Nessun corpo, nessuna traccia di sangue. Niente. Rimase per un po’ immobile, a fissare il nulla, poi se ne andò, camminando il più velocemente possibile. 


ANGOLO AUTRICE
Salve a tutti! Ah, in questo capitolo le cose si fanno un po' più interessanti! Lo so, l'inizio è un po' noioso, ma amo descrivere gli scorci di vita quotidiana, e poi volevo presentarvi Alyssa, che è un personaggio che adoro ^^
Dunque, spero vi sia piaciuto, avverto ancora di non saltare subito a conclusioni affrettate e che i capitoli che seguiranno più in là, più o meno a partire dal quarto, non saranno più molto alla "slice of life"!
Alla prossima ;)

 
  
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