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Autore: SimonQuestor    31/12/2008    6 recensioni
Harry è al suo Quinto Anno, e si sta preparando per i GUFO tra le tante altre difficoltà, soprattutto quelle morali. La storia si ambienta però nell'aula di Pozioni, dando uno scorcio di quella che può essere una lezione con Severus Piton e la successiva punizione assegnatagli dal Docente. Buona lettura
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry, Potter, Serpeverde, Severus, Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con un clangore di posate cadute per terra ed il rumore di pugni che colpivano il tavolo, Harry Potter prese posto accanto a Ron di fronte ad Hermione. Era semplicemente furibondo, come del resto ogni volta che Piton dava il meglio di sé nel prenderlo di mira. I due amici si scambiarono un veloce sguardo di intesa. Sapevano bene entrambi che sarebbe stato difficile farlo tornare in sé.
« Harry è stato tremendo…» Osservò Hermione con voce incerta, non tanto perché non fosse convinta di ciò che diceva, ma preoccupata per la reazione dell’amico.
« Si, è stato il solito brutto Pipistrello unticcio!» Rincarò invece la dose il suo migliore amico sicuro quanto l’altra era esitante, riempiendo il piatto del neoarrivato di stufato di maiale.
« Si bèh…Non è una novità no? Fa così da quando ho messo piede ad Hogwarts. E questo perché?! Perché odiava mio padre. Una maturità esemplare. E Silente gli permette di insegnare…»
« Silente avrà i suoi motivi per consentirglielo, no? » Domandò la ragazza appena stizzita, come sempre quando venivano messe in discussione le decisioni del Preside.
« Non ne eri così sicura quando dicevi che cercava di fare il Malocchio alla scopa di Harry eh? O quando pensavamo che fosse lui a cercare di rubare la Pietra Filosofale! » Ribattè Ron infervorato.
« Ronald, è successo quattro anni fa. E in quel periodo se non avessi appoggiato le tue teorie, probabilmente saresti andato in giro a dire che fossi un’insopportabile sotuttoio senza amici. » Un breve silenzio carico di imbarazzo seguì quelle gelide parole. Ma Weasley si riprese immediatamente.
« Non dire sciocchezze! Non l’ho mai detto! E poi hai saputo rifarti eh? Come sta Vicky?! »
« Non cambiare discorso. Ma visto che ti interessa, è stato promosso con il massimo dei voti, ha ottenuto un premio pari a mille galeoni per la sua straordinaria carriera nel Quidditch, e ci ha tenuto a farmi sapere che sarebbe molto contento di ospitarmi quest’estate nella sua villa in Bulgaria. »
Il Quindicenne rimase a bocca aperta, gli occhi spalancati, la gola riarsa. E il cuore che batteva a mille, ma almeno di questo gli altri non potevano accorgersi.
« E…E tu hai intenzione di andarci? » La sua voce era cambiata radicalmente.
« Si. » Rispose con aria di sfida Hermione.
« Oh…Ecco vedi? Hai saputo rifarti, appunto. Con la peggior specie di Maghi Oscuri…Il nemico…»
« Devo ricordarti ancora una volta che hai un suo modellino che svolazza nel tuo dormitorio?! »
« HEY! Diamine smettetela con i vostri stupidi battibecchi! » La voce di Harry irruppe così violentemente, che un ragazzino del primo anno sobbalzò rovesciando il proprio bicchiere.
« Scusa. » Biascicò l’amico guardando fisso da un’altra parte, imbronciato.
« Un corno Harry! Dovresti metterti in testa che il mondo non gira intorno a te! E poi se tu provassi almeno a non cercartele con Piton, e magari ti mettessi a studiare, eviteresti certe cose. Bene, visto che state evidentemente meglio senza di me, levo il disturbo.» Il volume della sua voce si era innalzato tanto quanto quella di Potter, ma era molto più acuta del normale, tanto da far voltare decine di teste curiose. Si alzò, lasciando poi la Sala Grande a gran velocità, prorompente nella sua furia. « Ron…Siete degli idioti…Io vi…» Biascicò impercettibilmente mentre oltrepassava la soglia.
« E’ matta quella lì. » Ron aveva persino rinunciato a mangiare, ed ora aspettava la fine del pranzo a braccia conserte.
« Si. » Tagliò corto Harry, con ben poca convinzione.


Le lezioni del pomeriggio si conclusero con un’ora di Divinazione, al termine della quale la Cooman non mancò di assegnargli un tema di venticinque righi su un celebre Profeta della storia a scelta.
« Vecchia ciarlatana…Da quando si studia la Storia della Divinazione?! Bah…»
I due Grifondoro erano sinceramente furiosi. Non volevano nemmeno pensare alla catasta di compiti che avrebbero dovuto svolgere per il giorno seguente. Mesti e silenziosi procedettero a grandi passi finchè non giunsero dinanzi al ritratto della Signora Grassa.

« Spada di Damocle. »

Il quadro si spostò fino a lasciargli lo spazio per entrare nella Sala Comune, piuttosto affollata. Non si fermarono, ma anzi corsero sui gradini fino al proprio dormitorio, gettando via le borse e tutto, e lanciandosi sui letti, come sempre. Una sacra tradizione quella. Passarono cinque minuti così, come due statue sonnolente, prima che Harry si mettesse a sedere. Era il ritratto dell’infelicità. L’orologio segnava le cinque meno dieci. Avrebbe dovuto sbrigarsi o sarebbe arrivato in ritardo per la punizione.
« Buona fortuna! » Gli augurò il Rosso mentre celermente usciva dalla stanza.
Il Bambino che è Sopravvissuto si slanciò attraverso la Sala Comune, sbucando poi su di un corridoio laterale del Settimo Piano. Raggiunse le scale, scendendo gli scalini a quattro a quattro, e dopo una manciata di minuti giunse nel Salone d’Ingresso. Imboccò quindi una rampa di scale che conduceva ai Sotterranei. Correva, spintonando quelli che gli sbarravano la strada. Piton gli avrebbe fatto pagare il più infinitesimale ritardo.
Con il fiato mozzo raggiunse la porta dell’Ufficio del Docente. Chiuse gli occhi, battendo due colpi con le nocche.
« Avanti. »
E nel momento stesso in cui Harry chiuse la porta dietro di sé ed osservò l’uomo seduto dietro la scrivania, si pentì amaramente, desiderando vivamente di non aver risposto alle sue provocazioni. Ma era tutto inutile. L’unica cosa in cui potesse sperare, era che sarebbe durato poco.
« Sei in ritardo, come al solito. Cinque punti in meno a Grifondoro. »
L’ennesima ingiustizia a cui però non poteva reagire in alcun modo se non tacendo. Erano soltanto le cinque ed un minuto.
« Bene, Potter…Per quanto questa sia più una punizione per me che sono costretto a vederti oltre l’orario scolastico, non posso sottrarmene. Su quel banco è già tutto pronto. Spero che almeno riesca a sventrare le Lumache Cornute meglio di quanto tu riesca in Pozioni. »
« …Certo, Signore. »
Sventrare Lumache Cornute?! Perfettamente il genere di cose schifose che avrebbe affibbiato quell’orrido docente per una punizione esemplare. E qualcosa gli suggeriva che non era tutto. Non poteva limitarsi a “così poco”. Velocemente prese posto lì dove gli era stato indicato.
« Oh, Potter, non darti pena a cercare i tuoi guanti. Dovrai farlo a mani nude ovviamente. Voglio che tu selezioni il fegato, le corna, il cervello ed il cuore di almeno quindici Lumache, perché come certamente non sai sono utili per molte Misture. Ma sicuramente il Rospo di Paciock capirebbe meglio di te. Mi aspetto un lavoro perfetto ed impeccabile, intesi? » Domandò, con voce ferma ed imperiosa.
« Certo, Signore. »
Passò qualche secondo a fissare profondamente disgustato il cumulo di lumache mollicce e vischiose, mentre Piton correggeva un mucchio di compiti. Si decise dopo un po’ a sfiorare con l’indice il corpo gelido e molle di una lumaca, e trovò quel solo contatto rivoltante. Ma non c’era tempo per comportarsi da ragazzina isterica. Meglio iniziare subito senza troppi problemi, per quanto fosse spiacevole. Prese la prima e con un rumore che non stiamo nemmeno a descrivere per quanto fu viscido, la aprì in due, sezionandola e scavando all’interno per prenderne gli organi selezionati. Con estrema delicatezza prese quello che corrispondeva al cuore secondo lo schema che Piton aveva incollato al banco, e lo depose in un barattolo. Stessa cosa fece con il fegato ed il cervello. Per le corna le stacco singolarmente mettendole nello stesso loco.
“Fuori una!” Pensò con un moto di speranza. Forse sarebbe riuscito a cavarsela prima di quanto sperasse.
Anche la seconda andò liscia. Alla terza però, il fegato gli si spappolò tra le dita. E all’improvviso tutto ciò che aveva raccolto fin ora sparì dal barattolo. Strabuzzò gli occhi. Di certo doveva essere stata soltanto una sua allucinazione. E invece no. Atterrito alzò lo sguardo verso il docente, la cui vista gli fece capire subito. Il suo braccio era piegato, e la mano reggeva pigramente la bacchetta. Aveva fatto Evanescere il suo lavoro.
« Mi sembrava di essere stato chiaro, Potter. Un lavoro Perfetto» Sillabò quell’ultima parola come se Harry fosse un bambino un po’ tardo. « E bada bene a non sprecarne troppo, altrimenti ti metterò in castigo di nuovo. »
Il Grifondoro non riuscì a rispondere con il solito “Certo, Signore”, perché sarebbe stato un attentato troppo grave al suo orgoglio. Si limitò ad abbassare la testa e a fissarla sulle Lumache Cornute, cercando di allontanare il più possibile Piton dalla propria mente. Cosa più impossibile che difficile.
« Ah complimenti…Noto che hai avuto problemi con l’Inquisitore Supremo. Noto che le sue punizioni sono davvero più interessanti…Devo farmi suggerire dove compra quelle penne. Magari, scrivendo col tuo sangue riusciresti ad afferrare qualcosa in più. Anche se ne dubito fermamente. »
Silenzio. L’unico rumore udibile era il lavoro delle dita di Harry tra le interiora delle Lumache, e non si può dire che fosse piacevole, certamente.
« Disgustoso, vero, Potter? » La voce di Piton si era fatta più bassa, e per un momento per la testa di Harry passò l’idea inverosimile che fosse addirittura confidenziale. « Lo pensava anche tuo padre, lo sapevi? »
Il giovane alzò per un attimo lo sguardo, ma senza incrociare quello del docente. Sentì il collo e le mani irrigidirsi come al solito quando Piton accennava a suo padre. Ecco, ora era tutto più chiaro. Sventrare le Lumache era soltanto una maschera, ma il vero castigo cominciava soltanto adesso. Si morse dolorosamente il labbro, ritornando al proprio lavoro cercando di ignorare il più possibile le parole melliflue del Professore.
«…Infatti pensò bene di rovesciarmene un secchio in testa mentre era a cavallo della sua scopa. Perché ovviamente, da codardo qual era, non avrebbe mai osato farlo se non avesse avuto la certezza di poter fuggire subito. »
Le gote cominciarono a farsi più rosse e calde, e la testa a turbinare sempre di più per l’odio verso quel brutto vecchio pipistrello. Mentiva, e su questo non c’erano dubbi. Voleva soltanto farlo star male, approfittare del fatto che lui non sapeva niente dei suoi per offuscare la figura del Padre, a cui tanto gli dicevano di assomigliare.
« Oh sì…» Un sorriso che di buono non prometteva nulla, si aprì sulle labbra dell’Ex Serpeverde, mentre vedeva come le sue parole facevano breccia nelle difese del ragazzo. «…Lui e Black, due simpaticoni. Sempre lì a mettersi in mostra, e a braccare gli altri quattro contro uno per dimostrare quanto fossero abili negli incantesimi. Vili! » Abbaiò all’improvviso, ma senza scomporsi troppo, rimanendo invece posato e calmo come sempre. « Ecco cos’erano…Un manipolo di sciocchi, maleducati e prepotenti ragazzini. Piangiamo quell’Insulso come se fosse un povero martire quand’invece ha avuto soltanto quello che si meritava, lui…»

« Come osi, piccolo impertinente…Venti punti in meno a Grifondoro. Riprendi il tuo lavoro prima che trovi ben altra punizione. »
« Me ne sbatto dei punti, e comunque ho finito. Eccole lì le sue schifose lumache. »
Il barattolo era pieno. E prima che Piton avesse possibilità di proferir ulterior motto, corse fuori dalla stanza, colmo di disprezzo ed odio più di quanto non lo fosse quand’era entrato.


Severus Piton rimase per qualche istante immobile, colto in effetti alla sprovvista dalla risposta del ragazzo.
Ma subito dopo un piccolo sorriso indecifrabile si aprì sulle sue labbra, nel veder uscire dal suo ufficio, come una Furia, il Figlio di Lily. La stessa tenacia di sua Madre.



Fine



  
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