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Autore: Jules_Kennedy    08/05/2015    4 recensioni
Shanks, dopo la morte di Makino, deve gestire due figli scatenati e famelici.
Rufy e Sabo, figli del rosso, non stanno mai lontani dai guai, e la cosa sembra non importargli granchè.
Killer e il suo fratellino Kidd vivono in una tranquillità costruita a fatica, ma sempre pronta a scoppiare.
Corazon cerca una cura per qualcosa che affligge suo nipote Law, impedendogli di essere come gli altri bambini.
Perona ed Ace vivono insieme all'orfanotrofio, quando un giorno lei scompare dalla vita di lui.
Come può un intreccio così incasinato di vite, trovare la propria armonia?
La risposta in realtà, è semplice.
Con un sorriso.
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ace/Rufy, Corazòn, Donquijote Rocinante, Eustass Kidd, Un po' tutti | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law, Nami/Zoro
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Telefonate e misteri 


-Suppongo che non mi spiegherai il perchè di quel livido, vero Sabo?-

Cavolo.

Pensava di averla scampata, considerando che a pranzo nessuno dei tre presenti (stranamente, nemmeno Rufy) avevano accennato a ciò che poteva essere successo quella mattina, facendo rilassare il biondo almeno fino alla fine del pasto, già abbastanza teso a causa delle continue ruberie che suo fratello praticava ai danni del suo già esiguo pasto. "Non se ne è accorto.. è anche più stonato di quanto pensassi!" ghignava tra se il Sabo, che, terminato il pasto, corse su per le scale insieme al fratello per godersi un po' di meritata lotta corpo a corpo nella stanza dei giochi.
Sembrava aver arginato il problema, ridendo di se stesso per essersi preoccupato inutilmente, quando la voce tranquilla di suo padre lo aveva fatto raggelare sul posto, dando adito a tutti i suoi timori.
 Si voltò, incontrando lo sguardo soddisfatto di suo padre, certo di aver colto nel segno.
Era arrivato il momento della verità.
-Beh, papà..- iniziò il biondo, raccattando scuse plausibili dagli angolini più nascosti della sua mente e scartando un'opzione dopo l'altra.
 
Non sarebbe servito.
 
-Oggi Sabo si è azzuffato con dei tizi che volevano rubarmi i soldi del pranzo, papi! Dovevi vederlo, dava bastonate a tutti, è stato fighissimo!! Anche se io non avevo bisogno di aiuto, me la sarei cavata benissimo da solo..- sbraitò infatti un eccitatissimo Rufy, chiarendo la situazione e svelando l'arcano mistero con un candore invidiabile.
 Sabo girò la testa lentamente lanciando uno sguardo raggelante al fratello, che capita l'antifona, si fece piccolo piccolo contro la ringhiera delle scale, sotto lo sguardo impassibile di Shanks.
 
-..Rufy.-
-Si, fratellone?-
-Non ti avevo detto di non fare parola di quello che era successo oggi?- chiese con calma glaciale il biondo, dando le spalle al padre.
-Ecco.. si.. ma dai Sabo, è stato davvero..-
 
-FIGHISSIMO!-
 
Un'esclamazione gioiosa aveva interrotto il battibecco tra i due fratelli, impedendo che si azzuffassero li sulle scale. Non vi erano dubbi su chi potesse essere stato a parlare, ma Sabo e Rufy decisero di verificare per essere sicuri di non esserselo immaginato. Sconvolti, si voltarono verso la voce che aveva pronunciato quell'ultima parola, incontrando lo sguardo emozionato del rosso, che li guardava sorridente.
 
Non era arrabbiato?
 
Reset.  Non poteva essere, si disse il Sabo, sbattendo le palpebre per essere sicuro di non aver preso un
abbaglio. Pensò di ripetere la scena e voltarsi nuovamente, credendo di trovare ai piedi della scala una scena totalmente diversa.
 
Eppure suo padre era li, con le mani sui fianchi e un  grande sorriso stampato in viso.
 
-Papà.. non sei arrabbiato?- chiese con voce tremolante il maggiore, alzando un sopracciglio interrogativo. Rufy guardava entrambi, senza dar segno di aver capito cosa fosse successo.  Quando mai.
 
-Arrabbiato? E perchè mai dovrei esserlo? Hai salvato tuo fratello dai bulli (non che ce ne fosse bisogno Rufy, non guardarmi in quel modo) e te la sei cavata solo con un bernoccolo sulla tempia. Non male direi!- chiosò il rosso, ridendo di gusto.  Sul viso di Sabo l'espressione perplessa lasciò spazio ad un grande sorriso, seguito a ruota dal fratello.
Si guardarono intensamente Shanks e il biondo, scambiandosi occhiate ben più eloquenti delle parole. Non vi era bisogno di discorsi complicati per comunicare a suo padre che si, sarebbe stato più attento la prossima volta, e che nonostante tutto, lui avrebbe sempre protetto suo fratello.
Shanks sembrava soddisfatto della reazione del figlio, congedandolo insieme al minore per tornare a svolgere le sue faccende.
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-Papà!-
-Si, Sabo?- rispose il rosso senza alzare lo sguardo dal lavandino dove stava risciacquando i piatti.
-Posso usare il tuo telefono? Devo fare una chiamata importantissima!-
-.. Certo, è nella tasca dei pantaloni. Devi chiamare chi penso io?-
-..Non sono affari tuoi papà!-
-Beh, divertitevi  alla casa sull'albero, e salutami..-
Non fece in tempo a finire la frase che già suo figlio era scappato su per le scale, per svolgere la sua chiamata "importantissima" con maggiore privacy.
 
Sospirò Shanks, continuando a strofinare le stoviglie. "Qualche volta quelli si fanno arrestare.." disse tra se e se, ridendo sommessamente al solo immaginare la scena.
 
Sabo corse a perdifiato su per le scale e si chiuse in bagno, temendo che Rufy potesse intercettare l'interlocutore dal suono della voce al telefono, strappandogli l'aggeggio di mano e impedendogli di parlare in santa pace con il suo socio.
 
Digitò i numeri che conosceva fin troppo bene, sperando che la chiamata fosse inoltrata subito. 
 
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-C'è una chiamata per te, ragazzino!-
 
Il moro si avviò verso la cornetta con fare svogliato, sbadigliando sonoramente. No, non era proprio giornata quella.
 
-Pronto?-
-Ace?-
-No, mia nonna.  Si sono io, che vuoi Sabo?-
-Sei sempre così allegro o ti è finita una spina sul sedere? Comunque preparati, che ti passo a prendere e andiamo alla casa sull'albero.-
-Non sono in vena, andate tu e Rufy, casomai vi raggiungo..-
-Non se ne parla, dobbiamo discutere di una cosa di importanza vitale e tu devi essere presente. E comunque Rufy non c'è, è appena andato a casa di Nami. Dovevano completare una ricerca.
-E' il primo giorno di scuola e già lasciano ricerche?-
-Lo sai come funziona in prima elementare, ti mettono subito sotto per farti capire chi comanda, e poi..-
-E poi arriviamo noi due che mettiamo una rana morta nella borsa della prof di matematica.-
-Vedo che hai capito l'antifona amico mio. Comunque sia, saremo da soli.
-Come ai vecchi tempi?-
-.. Già.
-Quindi vedi di muovere il tuo deretano e prendi l'attrezzatura!-
-Ma..-
-"Ma" un corno, preparati che arrivo.-
-Aspetta, ho detto che...Sabo?-
-....-
 
Aveva riattaccato.
 
Era sempre così, quando gli passavano le chiamate in orfanotrofio Ace sapeva che poteva essere solo Sabo a cercarlo, considerando che nessuno ei due possedeva un telefono cellulare o un computer.  Discutevano per un  po' lanciandosi frecciatine, e poi uno dei due attaccava il telefono per il solo gusto di immaginare la faccia sconvolta dell'altro.
 
Si avviò stancamente verso la sua stanza, sbuffando.
 
Perchè quel biondo lo cercava sempre nei momenti sbagliati? Okay, in realtà era stato Ace a fare amicizia con lui all'asilo, ma questo non significava che lui potesse decidere della sua intera esistenza!
 
E poi da quando c'era Rufy, Ace non riusciva più a dire no alle folli richieste di Sabo (specialmente sotto le pressanti richieste di quel piccoletto che lo venerava) finendo sempre per mettersi nei guai insieme a quei due fratelli che lo trattavano praticamente come uno della famiglia.
Sorrise, pensando a Shanks e a come lo aveva accolto in casa sua, trattandolo alla pari dei suoi figli.
 
Si riscosse, cercando di concentrarsi su ciò che sarebbe successo di li a poco. Ripensò alle parole di Sabo, meditando attentamente. Che cosa poteva esserci di così importante da discutere subito dopo pranzo, interrompendo la tradizionale "lotta post pasto"  che Sabo e Rufy facevano praticamente da quando avevano acquisito facoltà motorie?
 
E sopratutto, perchè suo "fratello" aveva deciso di incontrarlo da solo, senza Rufy?
 
-Spero che sia una cosa importante, altrimenti è la volta buona che lo abbatto, quel biondo sdentato..- borbottò tra i denti Ace raccattando il suo bastone (gemello di quello che possedeva il biondo) e avviandosi verso la finestra.
 
Sogghignò, pensando a come da anni ormai eludeva i controlli dell'orfanotrofio sgattaiolando via dalla finestra e arrampicandosi lungo il muro per rientrare in tutta calma poco prima della chiamata per cena.
 
Si calò giù velocemente, già di buon umore e tremendamente curioso.
Forse quella giornata non avrebbe fatto poi così schifo.
 
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DLIN-DLON.
 
-Cora-san, la porta.- 
-Quante volte ti ho chiesto di chiamarmi zio Cora, Law?-
-Con questa sono 196.-
-E tu non intendi cambiare idea, giusto?-
-Non al momento.-
 
Perchè Cora si ostinasse a farsi chiamare zio non riusciva proprio a concepirlo, Law. Alla fine a lui andava bene un nome come un'altro, non era importante.
Alzò lo sguardo annoiato dal libro che si stava godendo, guardando l'alta figura del biondo muoversi verso la porta, dietro alla quale qualcuno di molto insistente ci teneva a far notare la propria presenza.
 
Si rituffò nelle parole dell'atlante anatomico che Cora gli aveva regalato per il suo compleanno, ignorando la conversazione che l'uomo stava avendo con chiunque si fosse preso la briga di andare a trovarli. Ciò non accadeva quasi mai, a meno che..
 
Non fece in tempo a partorire quel pensiero che due figure si lanciarono su di lui, atterrandolo e facendogli cadere il libro dalle mani, sotto lo sguardo divertito di Corazon.
 
-Sorpresa!!-
-Shachi, non credo che sia una sorpresa se ci ha visti entrare.-
-Oh, dai Pen! Sii almeno un po' nella parte!-
-.. Oh, e va bene! SORPRESA!-
 
-VI DISPIACEREBBE ALZARVI DA SOPRA DI ME, PER PIACERE?-
 
I due intrusi si scostarono dal suo piccolo corpicino, schiacciato sotto il loro peso, per sedersi di fronte a lui e godersi la sua espressione incazzata.
 
Law se lo sentiva che quei due idioti sarebbero venuti a rompere. Era nella natura di Penguin e Shachi essere dannatamente fastidiosi e rumorosi, e sopratutto, fissati con quegli scherzi del cavolo.
Si rimise il cappello in testa e freddandoli con un'occhiata gelida, chiese con molto candore che diavolo ci facessero li  due stangoni di diciotto anni, la cui occupazione più consona sarebbe dovuta essere a drogarsi o a correre dietro alle ragazze. Considerando i soggetti, di studiare non se ne parlava.
O almeno, questi erano i piani che i due amici avevano condiviso con lui durante l'estate, immaginando estasiati come sarebbe stato poter finalmente avere accesso alle ragazze del quinto anno e all'erba "di quella buona", a detta di Pen.
 
-Oh beh fratellino, non potevamo mica festeggiare il nostro primo giorno di scuola senza di te!-
-Già, lo sai che se non ci sei tu non ci divertiamo..-
-E a che cosa vi servirei io, di grazia?-
Stava perdendo la pazienza, e la minoranza d'età non era un problema contro quei due. Sapeva bene come confonderli con le parole, ed era pronto ad utilizzare tutte le sue armi contro i loro buoni propositi.
I suoi monologhi mentali di morte furono tuttavia interrotti da Cora, che salutati i due ragazzi, intrattenne con loro una conversazione stupida quanto inutile.
 
"Perchè?" si chiese il moro, riprendendo posto a sedere sulla sua poltrona, cercando di ignorare i nuovi arrivati per rivolgere la sua attenzione al libro.
Si, il libro.
 
DOVE DIAVOLO ERA FINITO IL SUO LIBRO?
 
Non fece in tempo a dare risposta ai suoi interrogativi che Penguin si parò davanti a lui, con il suo prezioso atlante tra le mani. Aveva uno sguardo indecifrabile, e sotto la visiera del cappello, Law sapeva che i suoi occhi erano estremamente divertiti.
 
-Dammi il mio libro.-
-Solo se vieni al parco con noi.-
-... sei un ricattatore. Non ci vengo al parco, non ne ho voglia.-
-Beh, allora vorrà dire che andrò con Shachi a prendermi un bel gelato e poi magari.. ti porteremo un panino.-
 
Panino.
 
Quella parola lo fece rabbrividire di disgusto, scatenando le risate sommesse di Pen, che conosceva il suo punto debole e sapeva come sfruttarlo contro di lui.
-Allora, Law? Verrai con  noi o te ne starai qui ad aspettare il tuo panino?- chiese mellifluo il corvino, scambiandosi un'occhiata di intesa con Shachi e Cora che lottavano per non scoppiare a ridere.
 
Si sentì in trappola, ma non aveva scelta.
Tutto tranne il pane.
 
-Verrò con voi, dannazione. E voglio un gelato a quattro gusti!- si lamentò il piccolo moro, prendendo la giacca ed avviandosi verso la porta di casa, senza salutare Cora se non con un gesto della mano piuttosto stizzito.
 
-Sta tranquillo Law, anche cinque gusti!-
-Magari al gusto di pane..-
-FINITELA!-
 
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Cora vide la piccola figura del nipote scomparire dalla porta, tirando un sospiro di sollievo. Ringraziò la celerità con cui i due ragazzi avevano risposto al suo messaggio, accogliendo la richiesta di portare Law lontano da casa per qualche ora.
 
Tornò al tavolo della cucina, rileggendo per l'ennesima volta quelle parole che da quando quella missiva era arrivata, gli rigiravano in testa come una trottola impazzita.
 
"Ti aspetto alla villa, Corazon. Non deludermi."
 
La rabbia montò nel biondo, che si avviò fuori dall'abitazione stringendo convulsamente le chiavi della macchina. Ringraziò mentalmente l'assenza di Law, ingranando la marcia e immettendosi per strada, sperando di terminare quanto prima quell'incontro sgradevole a cui stava per presenziare.
 
Non avrebbe permesso a nessuno di fare del male a Law, e se per proteggerlo avrebbe dovuto riaprire ponti con il passato ormai recisi da anni, lo avrebbe fatto.
 
Respirò profondamente, ripercorrendo quella strada che la sua memoria conosceva fin troppo bene.
 
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Killer e Kidd avevano pochi modi di passare il tempo insieme civilmente e senza aggredirsi verbalmente e fisicamente, e uno di questi era la boxe in tv.
 
Nonostante la differenza di età, i due amavano quello sport così coraggioso e cruento alla follia, seguendo con ansia le gesta dei loro pugili preferiti.
 
Il match che passava alla tv si stava svolgendo tuttavia senza particolari colpi di scena, cosa che innervosì Killer parecchio, mentre Kidd sembrava semplicemente annoiato.
 
Quel pomeriggio stava passando anche fin troppo tranquillamente, quindi Killer ringraziò mentalmente il telefono che si mise a squillare, pregando perchè qualcuno lo salvasse da quella noia mortale.
Sbloccò il telefono pigramente, mentre se lo portava all'orecchio.
 
-Pronto?-
-DOVE SEI?!-
-Ciao anche a te Heat, e comunque sono a casa idiota, dove dovrei essere?-
-DEVI VENIRE AL PARCO. SUBITO.-
-E perchè dovrei, fata turchina di sto cazzo? Sai bene quanto io odi il parco, e poi dovrei portarmi anche il moccioso, quindi non se ne parla.-
-Beh quello non è un problema, qui è pieno di mocciosi.-
 
-MOCCIOSO A CHI?!- sbraitò il rosso, scattando sul divano e rivolgendo sguardi carichi di odio al fratello e a chiunque si trovasse dall'altra parte della cornetta.
-Tu sta zitto Kidd, sono al telefono!- disse infastidito il biondo, facendo cenno al fratello di chiudere la bocca.
-Scusa Heat, dicevi?-
-C'è il pinguino.-
 
Killer perse un paio di battiti a sentir pronunciare il suo nome, respirando profondamente per calmarsi.
 
Si erano lasciati da poco con Penguin, e ancora a Killer la cosa non andava giù. Non lo avrebbe ammesso mai, ma ancora a quello stronzo ci teneva, e tanto.
Perso com'era tra i suoi pensieri, non si accorse nemmeno del cuscino che gli arrivò dritto in faccia, risvegliandolo bruscamente dalle sue riflessioni e facendolo incazzare come non mai.
Avrebbe ucciso Kidd se non fosse stato per Heat, che dall'altra parte del telefono gli aveva intimato per l'ennesima volta di sbrigarsi ad andare al parco, facendolo distrarre e impedendogli di acchiapparlo per i capelli e menarlo fino all'indomani.
 
-Arrivo Heat. E mi porto anche il MOCCIOSO.- sibilò tra i denti, chiudendo la chiamata senza aspettare la risposta del suo amico (che probabilmente non sarebbe arrivata.)
Tempo un secondo ed i due fratelli erano per terra a menarsi di brutto, tirandosi i capelli e insultandosi con termini su cui forse è meglio sorvolare.
 
Estenuato, Kidd dovette ammettere la sconfitta. In fondo suo fratello era il doppio di lui, ma gli bastava averlo messo in difficoltà e avergli strappato una ciocca di capelli per sentirsi soddisfatto e gongolante. Killer sembrava però distante, e questo il rosso lo capì subito. Avevano litigato come al solito, ma Killer non si era pavoneggiato di averlo schiacciato come una formica come faceva sempre, limitandosi a rimetterlo giù e a guardare fuori dalla finestra con aria assente.
-Oggi niente formica?- chiese Kidd, spazientito dall'assenza di reazioni del biondo.
-Già. Preparati, andiamo al parco.- sentenziò Killer, con un tono che nonostante il carattere riottoso del rosso, non ammetteva lamentele di alcun tipo. Il bambino sbuffò,  prese il gilet di pelle e si infilò gli occhialoni da aviatore sulla testa per tenere ferme le ciocche ribelli che gli cadevano sul viso, avviandosi verso la porta di casa preceduto dal fratello.
Non aveva nemmeno varcato la soglia di casa che la voce di suo fratello lo bloccò.
 
-Kidd?-
-Che vuoi?-
-... ti ho schiacciato come una formica.-
 
Ghignò di gusto il rosso, ignorando quelle parole e progettando vendetta contro il suo biondo fratello.
Sicuramente quell'escursione al parco di sarebbe rivelata più divertente del previsto.
 
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-E quindi questo è Kumachi?- chiese Drakul Mihawk, stringendo la mano di Perona mentre si avviavano verso il centro del parco cittadino, rivolgendole di tanto in tanto qualche occhiata apprensiva.
 
Adorava quella bambina alla follia, e gli erano bastati un pranzo ed un gelato per fargliela amare ancora di più. Aveva un modo così delicato e curioso di mangiare, portandosi piccoli bocconi alla bocca e dando sempre una piccola parte del suo cibo all'orsetto che teneva stretto al petto, che a detta della bambina, si chiamava Kumachi ed era il suo compagno di giochi.
Non che Mihawk fosse un tipo particolarmente affettivo, ma quella bambina aveva il potere di stregarlo e di renderlo.. quasi umano.
 
L'aveva fatto per Cindry, in realtà. Sapeva quanto la sua compagna desiderasse un figlio, e la notizia di non poterne avere uno naturalmente l'aveva distrutta. Lo vedeva Drakul come la sua donna gli stava scivolando tra le mani, consumandosi lentamente come un moncone di candela.
 
E così aveva deciso.
 
L'aveva portata all'orfanotrofio, godendosi il suo sorriso mentre le rassicurava che non si sarebbero arresi, e che avrebbero avuto un figlio a tutti i costi, naturale o meno che fosse.
Appena entrati erano stati accolti dal rettore della struttura, un tale Edward Newgate, un omone gioviale e sorridente, che li aveva condotti nella stanza dove i più piccoli giocavano durante le ore pomeridiane.
 
Non c'era stato bisogno di parlare, per capire che la loro bambina era in quella stanza, seduta ad un tavolino con un ragazzino moro e lentigginoso, mentre serviva del the invisibile per loro due e per il suo inseparabile orsacchiotto.
 
Non avrebbe saputo spiegare perchè proprio lei. Istinto, destino, qualsiasi cosa fosse, li aveva condotti li per prendersi cura di quella bambina dagli occhi neri come la pece e con quella cascata di riccioli rosa che le incorniciavano il viso.
 
Drakul era felice, anche se non si sarebbe detto oservandolo da fuori. Aveva insistito per portare Perona a prendere un gelato da solo, per cercare di avere un contatto con lei che non fosse facilitato dalla presenza angelica della compagna, capace di fargli amare anche i sassi.
No, lui avrebbe dovuto affrontare i suoi blocchi emotivi e aprirsi alla piccola di sua spontanea volontà.
L'avrebbe fatto per Cindry, ma sopratutto per Perona.
 
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-A Kumachi piace il parco, anche se non ci veniamo spesso..- disse la bambina sovrappensiero, più a se stessa che al padre che le stringeva la mano mentre camminavano sotto dei grandi alberi, diretti al parco giochi.
Le emozioni che quella giornata le stava regalando non smettevano di susseguirsi, riempiendo il piccolo cuore della rosa che sprizzava gioia ad ogni passo.
Tutto attirava la sua attenzione, dalle grida dei ragazzini agli uccellini che passavano sopra la sua testa,  in un vorticare di suoni e colori che si imprimevano nella sua mente.
 
Camminavano da un po' di tempo, quando finalmente giunsero alla zona dove vi erano le giostre per bambini. Cavallucci, strutture per arrampicarsi, trottole e una casetta sull'albero.
 
Nel vederlo, Perona quasi cadde a terra. Si fermò di scatto, preoccupando il padre che si era inginocchiato accanto a lei chiedendole se andasse tutto bene.
Perona non sentiva le parole di Drakul, perchè la sua attenzione era completamente concentrata su un ragazzino con un cappello arancione da cowboy che si arrampicava per raggiungere la casa sull'albero, seguito da un biondo con un cappello a cilindro.
 
Non sperava di vederlo, forse aveva paura.
Ma non appena i suoi occhi incontrarono quelli di Ace, un sorriso spontaneo si formò sul suo viso, illuminandolo.
 
Si, quella giornata si stava facendo decisamente movimentata.
E Perona sperò con tutta se stessa che non finisse mai.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Eeeeed eccomi qui, per la gioia di chi aspettava il capitolo e anche perchè non me la sentivo di pubblicarlo stasera. Davvero, l'esperienza di ieri mi ha insegnato che pubblicare la sera danneggia la salute xD
E quindi vediamo finalmente un po' di azione, e anche qualche mistero qua e la..
E sopratutto... KILLER x PENGUIN *q* (ancora Kidd e Law son piccolini, lasciamoli crescere che poi mi divertirò anche con loro u.u)
E chi sarà il misterioso interlocutore di Cora?  *telenovela brasiliana mode on*
 
Insomma, spero che il capitolo vi possa piacere e che il prossimo non arrivi troppo in ritardo. ^^
Ringrazio chi ha letto e recensito il primo capitolo, e al solito, un grande bacio e alla prossima! <3
 
Jules
 
   
 
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