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Autore: ladyAmaryllis    11/05/2015    0 recensioni
Magari avrete letto e sentito mille storie simili a questa: una ragazza normale, con una vita normale, improvvisamente viene a conoscenza di un mondo che credeva esistesse solo nei film. La storia di Emily è una storia d'amore, ma anche di guerra; è una storia sul capire la differenza tra bene e male, sul commettere degli errori e imparare da essi. In fondo è solo la storia di come una ragazza diventa donna, in un mondo più complicato di quello che sembra.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Per degli adolescenti prossimi al diploma, non c'è modo migliore di inaugurare l'ultimo anno di liceo se non con una bella festa a base di alcol e pessime decisioni. Questi erano i temi principali delle feste che Rachel Mass organizzava a casa sua, e quella sera volevo tuffarmici appieno.
Quando arrivai con Noemi, la mia migliore amica, la casa era già piena di gente, qualcuno era addirittura seduto in veranda. Entrando salutammo un paio di persone e Rachel che accoglieva tutti sulla porta. Una volta dentro mi guardai intorno: c'erano persone ovunque, sul divano a parlare, alcune in piedi che ballavano, altre sulle scale che pomiciavano.
«Cominciamo bene», dissi lanciando un occhiata a Noemi.
Lei continuava a guardarsi intorno, sapevo cosa stava cercando: lei e il suo ragazzo Logan, quarterback della squadra di football del nostro liceo, si erano lasciati da poco, e la capivo visto che anche la mia prima storia importante era finita da poco con Chris, altro giocatore di football. Solo che a differenza loro, io e Chris eravamo rimasti stranamente in buoni rapporti.
«Cerchi Logan?», le dissi.
«È più forte di me. Per quanto abbia paura di trovarlo avvinghiato alla prima che passa...», la interruppi subito, mi ero promessa di farla distrarre quella sera, e ci sarei riuscita.
«Senti, se anche dovesse venire, cosa che non è sicura, arriverebbe col suo branco del football, e mi ha detto Chris che loro verranno tra un po'. Quindi ora noi spegniamo i telefoni», dissi mentre tiravo fuori il mio e lo spegnevo senza controllare se ci fossero messaggi o chiamate, «spegniamo i cervelli, e ci andiamo a ubriacare».
Dopo aver preso un bicchiere di birra da un fustino in salotto ed averlo scolato in pochi minuti, decidemmo di andare a cercare qualcosa di più deciso della birra, così ci avviammo in cucina, e dopo aver un po' curiosato tra mensole e scaffali, trovammo una bottiglia aperta di Rum di cui nessuno sembrava sentire la mancanza.
«Non sarà la nostra amica Tequila, ma ci possiamo accontentare», disse lei.
Con un cenno di assenso tirai fuori due bicchierini da una credenza e buttammo giù il primo.
La sensazione era quella di un rampino infuocato che mi scorreva in gola e giù a scaldarmi lo stomaco, ma strinsi i denti e scoppiai a ridere quando vidi la stessa espressione disgustata sul volto di Noe.
Andammo avanti così per altri due o tre bicchieri, e quando la testa iniziava a sembrarci più leggera e le gambe più pesanti decidemmo che era il momento giusto di unirci alla vera festa.
A Noe serviva il bagno, così io decisi di prenderci altre due birre, ma a metà strada Chris mi si parò davanti impedendomi di continuare.
Osservandolo mi chiedevo cosa non era andato tra di noi. Era un bel ragazzo: capelli corti e biondi, occhi nocciola, un fisico palestrato, e decisamente un sorriso dolce, che mi stava rivolgendo in quel momento.
«Ehi bambolina!», mi salutò tutto contento. E mi venne in mente perché non aveva funzionato: gli volevo un gran bene, ma a volte era un vero cafone senza cervello, e ci provava con qualunque ragazza.
«Ehi, Chris, che bello vederti», dissi un po' imbarazzata.
«Senti c'ho pensato», urlò sopra la musica, «e ci tengo un sacco a te, anche se mi hai lasciato. Quindi visto che sei stata la mia prima ragazza, che pensi di essere la mia prima amica femmina?»
«Devo riconoscerlo, almeno sei diretto», dissi a metà tra l'imbarazzo e il divertimento, «ma sì, si può fare». Forse era l'alcol a parlare, ma in fondo perché no? Se non altro mi faceva divertire.
«Perfetto», disse con un sorriso a trentadue denti, e nell'abbracciarmi mi versò un po' di birra addosso. Sempre il solito, pensai.
«Allora che mi dici? Ti vedi con qualcuno ultimamente? Secondo me sì, è impossibile che una carina come te sia da sola». Diventai rossa dall'imbarazzo, non aveva nessun freno. Forse anche lui era ubriaco.
«Bé in realtà no, per ora sto bene così. E tu invece?»
«Naa», biascicò, «dopo di te non sono più riuscito a tenermi una ragazza per più di una settimana. Non è che mi hai lanciato il malocchio, eh?». In effetti quando tra noi era finita avevo sperato che patisse un po' prima di trovare un'altra, visto che mi aveva quasi tradita, ma era stato solo un pensiero passeggero.
«Ne dubito. Forse è perché spesso ragioni col cervello che hai tra le gambe invece di quello che hai nella testa», dissi con una sfacciataggine non mia. Scoppiò a ridere, almeno non si era offeso.
«Sei tremenda. E il bello è che forse hai ragione. Riesci sempre a capirmi»
«Non sei così difficile da capire sai», sorrisi. Lui mi prese per un fianco e mi avvicinò, cominciando a muoversi a tempo di musica. Con il volto un po' troppo vicino al mio disse:
«Mi ricordi perché ci siamo lasciati?», disse mentre con la punta del naso sfiorava il mio.
Per un attimo stavo per cedere, c'ero già cascata una volta da quando la nostra storia era finita, ma questa volta mi controllai.
«Per lo stesso motivo per cui non riesci a tenerti una ragazza per più di una settimana», dissi allontanandolo dolcemente. «Meglio di no Chris», continuai sperando di sembrare il più convinta possibile.
«Come vuoi baby, mi accontenterò dell'amicizia, per ora», e, dopo avermi dato un bacetto sul naso si allontanò facendomi l'occhiolino.
Sospirai tra me e me: nonostante tutto a volte era adorabile.
Mi ricordai cosa ero andata a fare in salotto: la birra! Mi resi conto di non essere del tutto lucida, così cercai Noemi tra la gente, ma non la vidi da nessuna parte, così intanto presi due bicchieri. Avevo appena finito di riempirli fino all'orlo, quando qualcuno alle mie spalle ne prese uno.
Mi voltai pensando che fosse Noemi, ma era un ragazzo che non avevo mai visto a scuola. Molto alto e con dei folti capelli neri un po' spettinati, mi sorrideva da sotto un paio di occhi verdi magnetici.
«Sei molto gentile ad avermelo riempito», disse con una voce un po' roca e profonda.
«E tu molto presuntuoso a pensare che fosse per te», risposi senza riflettere, e mi accorsi di essere stata troppo aggressiva.
«Puoi tenerlo se vuoi, ne farò un altro».
«Per il tuo ragazzo?»
Ecco, pensai, un'altro idiota che ci prova con tutto ciò che respira.
«No, Don Giovanni, per una mia amica».
«Che caratterino», disse lui scoppiando a ridere, «Stavo solo facendo conversazione. Sono nuovo in città, e non conosco praticamente nessuno. Dov'è questa amica? Ti faccio compagnia fino a che non la ritrovi».
Forse lo avevo giudicato male. Ero una ragazza socievole e lui sembrava simpatico, non c'era niente di male a fargli conoscere un po' di persone.
«Bé, grazie. Sono Emily», dissi tendendogli la mano.
«Matt», mi rispose sorridente, ma quando mi strinse la mano, nonostante la sua fosse molto calda, sentii un brivido lungo la schiena. Improvvisamente pensai alle foreste, alla notte, alla luna, ma subito quella strana sensazione passò. Forse devo rallentare con questa, pensai guardando la birra che tenevo in mano.
Ci avviammo verso la cucina dove pensavo di ritrovare Noemi, ma lei non c'era da nessuna parte, così ci ritrovammo io e lui da soli, ai lati di un'invitante bottiglia di Rum.
Neanche lo conoscevo, ma sentivo già di essere in sintonia con lui. Bastò uno scambio di sguardi, e in un sorso finimmo i nostri bicchieri di birra.
«Allora, di dove sei? Come ci sei finito quaggiù?», gli chiesi mentre mi sedevo e mi versavo un bicchiere.
«Mmh, che ne dici di rendere le cose interessanti?», disse mentre prendeva posto di fronte a me e prendeva la bottiglia, «Facciamo una domanda a testa, però se non vuoi rispondere devi bere. Vediamo quanto ci metti ad essere abbastanza ubriaca da raccontarmi la storia della tua vita», disse ammiccando.
«Se è una sfida, straniero, sappi che reggo l'alcol meglio di tutta la squadra di deficienti in salotto», risposi con un'audacia decisamente frutto dell'alcol che avevo già bevuto.
«Comincio io. Perché ti sei trasferito qui?», chiesi puntandogli addosso uno sguardo un po' appannato. Non potevo non guardarlo negli occhi, era come se fossero due calamite. Sorrise:
«Sto cercando una cosa», rispose pronto, anche lui con lo sguardo inchiodato al mio.
«Cosa?»
«Una domanda a testa, ricordi?», precisò. Sbuffai, facendogli cenno di continuare:
«La tua amica esiste davvero o era solo una scusa per restare da sola con me?».
Scoppiai a ridere:
«Esiste davvero, non fare lo sborone, con me non attacca», e invece un po' attaccava, quel ragazzo mi intrigava.
«Okay ci credo», rispose con un mezzo sorriso che sembrava sapesse qualcosa che io ignoravo.
«Allora, cosa cerchi in un'anonima città come Corvalis? L'amore della tua vita?», lo stuzzicai.
Si prese qualche secondo, in cui il mezzo sorriso non abbandonò il suo volto. Mi squadrò bene in volto, come se cercasse di capire se poteva fidarsi di me, poi buttò giù il bicchierino in un sorso senza battere ciglio.
«Lo sai che così facendo mi rendi solo più curiosa? Te lo continuerò a chiedere fino a che non sarai talmente pieno di Rum che potrai scegliere solo se dirmelo o vomitare».
«Sei molto sicura di te, eh?», disse ridendo.
«Solo quando sono ubriaca», così dicendo finii anch'io il mio bicchiere, non con la sua indifferenza però, la mia smorfia non passò inosservata.
Matt aprì la bocca per fare la sua domanda quando la porta della cucina si spalancò ed entrò Chris con una ragazza del terzo anno che lo abbracciava da dietro e ridacchiava. Quando ci videro si bloccarono, ma Chris non perse il suo sorriso e disse:
«Scusa piccola, non pensavo fosse occupata», mi fece l'occhiolino, poi prese la ragazza in spalla e uscirono ridendo.
Nonostante fosse finita tra noi e mi andasse bene così, vederlo con un'altra dopo dieci minuti che ci aveva provato con me non mi fece un bell'effetto.
Senza considerare Matt uscii e facendomi a fatica spazio tra la gente raggiunsi la porta sul retro, uscii e mi sedetti sugli scalini della veranda. L'aria pungente fu come uno schiaffo, ma mi fece riprendere. Inspirai profondamente e mi presi qualche secondo. Sentii la porta dietro di me che si apriva e sbuffai per non poter avere neanche un minuto di privacy, ma quando mi voltai vidi Matt con un messo sorriso stampato in faccia e la bottiglia di Rum in mano.
«Perché sei scappata così? Pensavo ci stessimo divertendo», disse sedendosi accanto a me.
«Quello che è entrato con quella gallina era il mio ex», dissi fissando il buio del giardino davanti a me.
Sentii che sorrideva anche se non lo stavo guardando.
«E che ci facevi tu con uno come lui?». Mi voltai a guardarlo, anche se ormai vedevo i contorni un po' sbiaditi, e mi sembrò sinceramente curioso.
«Non mi va di rispondere a questa domanda», dissi senza pensare, così gli tolsi la bottiglia dalle mani e buttai giù un sorso.
«Siamo ancora in gioco quindi»
«Sì, ma tu hai fatto due domande di fila quindi forza bevi»
«Sissignora», disse sempre con quel suo mezzo sorriso, e fece come avevo detto.
«Cosa c'è di diverso in te?», ormai le parole mi uscivano senza pensare.
«Diverso? Diverso da cosa?», disse inarcando le sopracciglia, anche se non mi sembrò reale sorpresa.
«Non lo so, diverso dagli altri, diverso da tutti. Ti conosco da dieci minuti ma ho sentito qualcosa...» non sapevo neanche io come spiegarlo.
Mi puntò addosso quel suo sguardo penetrante, era difficile mantenere il contatto visivo e allo stesso tempo non riuscivo a guardare altrove.
«Forse sei tu che hai qualcosa di diverso per avermi notato... o forse la cosa è molto più semplice»
«Cioè?», pendevo dalle sue labbra, c'era qualcosa di decisamente intrigante in lui.
«Non potrebbe essere perché semplicemente...sei attratta da me?».
Mi sentii arrossire ma non distolsi lo sguardo, sì certo che era un bel ragazzo ed ero attratta da lui, ma non era una banale cotta quella che sentivo, c'era di più...ma era difficile pensare, con l'alcol ad annebbiare la mente, e il suo corpo così vicino da sentirne il calore che emanava...
«Se non vuoi rispondere devi bere, lo sai».
«Ma sei proprio un prepotente!», dissi dandogli una gomitata, alla quale rispose ridendo, «Non mi va più di bere»
«Allora paghi pegno».
Lo guardai interrogativa: «Ah sì? Che devo fare, sentiamo».
Spostò il peso sul braccio vicino a me, così il suo volto era a pochi centimetri dal mio, e come in un soffio disse:
«Baciami».
Il mio cuore schizzò a mille e sentii che mi si stringeva lo stomaco. Era proprio un presuntuoso, ma allora perché avevo sperato che me lo dicesse?
Mentre con lo sguardo mi teneva inchiodata, il mio cervello andava a mille per decidere cosa fare, e lui non si muoveva di un millimetro. Decisi di lasciarmi andare, gli passai una mano tra i capelli fin sulla nuca, e la usai come leva per avvicinarmi lentamente, fino a che le nostre labbra furono talmente vicine da sfiorarsi, sentivo il suo respiro caldo e ogni cellula del mio corpo spingeva perché facessi quell'ultimo millimetro che ci separava, avevo già gli occhi chiusi quando lui si voltò di scatto e si alzò in piedi. Perso il mio punto di appoggio mi sbilanciai in avanti e per poco non finii a baciare il legno degli scalini.
Fu come se mi avesse dato uno schiaffo in pieno volto: tornai subito lucida e mi voltai a guardarlo pronta a fare una sfuriata ma lui neanche mi guardava, era perfettamente immobile e fissava un punto nel buio davanti a noi.
«Che sta succeden...» non feci in tempo a finire la frase che mi zittì con un gesto della mano. Abbassai la voce e mi misi accanto a lui cercando di vedere qualcosa, ma era facile mettere a fuoco, e in ogni caso era buio pesto, cosa mai poteva aver visto? Poi notai che muoveva lievemente le narici, stava annusando?!
«Mi spieghi cosa diavolo sta succedendo?», dissi in un sibilo.
«Ritorna in casa», disse secco, e in un secondo era sparito, lanciato tra gli alberi della foresta dietro casa di Rachel.
«"Ritorna in casa?" NON CI PENSO NEMMENO!» urlai senza sapere se mi avrebbe sentito, e mi lanciai dietro di lui cercando di seguire i rumori e i suoi di rami spezzati e foglie calpestate più che cercando di vedere, ma sembrava che stesse correndo. Mentre cercavo di stare al passo e sentivo il fiato farsi sempre più corto cominciai a domandarmi se fiondarmi nel bosco a quell'ora di notte, ubriaca, rincorrendo un ragazzo appena conosciuto non fosse effettivamente la migliore delle idee, ma quando avvicinandomi ad una radura da cui arrivava la fioca luce della luna vidi Matt quasi accovacciato tutti i dubbi svanirono: dovevo sapere cosa stava succedendo.
Lo persi di vista per pochi secondi per scavalcare un tronco piuttosto grosso, ma quando rialzai lo sguardo per poco non ebbi un infarto: nel centro della radura c'era una bestia completamente nera, sembrava un lupo dalla forma ma non poteva essere, era troppo grosso. Il mio cuore andò a mille e tutto sembrò fermarsi: trattenni il respiro e cercai di non fare nessun movimento, se quell'animale mi avesse per qualsiasi motivo attaccata sarei morta sicuramente.
Poi ebbi un lampo: Matt? Che fine aveva fatto? Mi guardai intorno, cercai al limitare di quel piccolo cerchio di alberi dove al centro si trovava quella bestia, ma niente. Cercai di sporgermi di lato per vedere meglio, fissando il dorso dell'animale che si alzava ed abbassava, pregando con tutta me stessa che non si accorgesse di me, ma col piede spezzai un rametto. Nel silenzio in cui mi trovavo, il rumore sembrò forte quanto uno sparo, poi fu tutto velocissimo: l'animale si voltò per un attimo e mi guardò dritto negli occhi, mentre io li chiusi in  un lampo e sentii un urlo acuto che capii dopo che proveniva da me, mentre mi abbassavo e cercavo di proteggermi al meglio con le braccia.
Avevo tutti i muscoli in tensione, i sensi al massimo pronta ad una qualsiasi offesa, ma non accadde niente.
Tremando mi costrinsi ad aprire gli occhi, ma la radura era vuota.
Rimasi ferma qualche secondo in quella posizione, poi mi azzardai ad andare a vedere: niente.
Presi fiato e mi sembrò di essere stata in apnea per ore. Non c'era niente, nessuno, né Matt né quel lupo terrificante. Ma cosa mi stava succedendo?
Presi fiato e cercai di tornare da dove ero venuta, sperando che fosse la direzione giusta, quando sentii delle voci. Emettevano dei suoni strani, ma erano molto basse, non riuscivo a distinguere le parole, così cercai di avvicinarmi alla direzione da cui proveniva, quando spostando un ramo basso vidi due persone per terra, che si muovevano lentamente, e capii che i suoni non erano parole, ma mugolii.
Mi voltai disgustata. Perfetto, ci mancava questa. Mi sentii improvvisamente a disagio, e molto stupida. Probabilmente non c'era nessun lupo gigante, Matt non stava inseguendo niente di misterioso, aveva sentito dei rumori e per qualche motivo si era preoccupato.
Senza rendermene conto ero tornata al giardino di Rachel, e improvvisamente mi sentii molto stanca, e decisamente delusa dalla serata.
  
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