Riflessioni
Erano
passati altri
due giorni e già si sentiva
morire.
“papà, ti prego torna presto, non ce
la
faccio più, ti prego papà”frignava
mentalmente Shino(ma poro tatino) Era
da almeno quattro ore che stava sfregando quel dannato pavimento con
quella
dannatissima spazzola per pavimenti per togliere quell’ancora
più dannatissima
macchia di sangue che non voleva saperne di sparire. Non ce la faceva
più, non
sentiva più i muscoli delle braccia e le ginocchia e gli
occhi non volevano più
saperne di rimanere aperti. Ma doveva resistere se non voleva che sua
madre si
infuriasse davvero. Per quel giorno ne aveva già prese a
sufficienza per non
aver fatto nulla di male, figurarsi se la madre lo avesse beccato a
batter la
fiacca. Lo avrebbe spedito all’ospedale come era successo
molte volte
negli anni passati. Shino non si capacitava
dell’atteggiamento che la madre
aveva nei suoi confronti e quello che più lo faceva
arrabbiare era il non
comprendere il motivo. Dacché Shino aveva memoria, la madre
aveva sempre avuto
quell’atteggiamento nei suoi confronti. Era violenta,
violenta fino
all’inverosimile, per niente femminile sadica giusto per il
gusto di esserlo e
terribilmente intransigente. Ma non era questo che gli faceva male, no,
quello
che lo faceva soffrire come un cane(ei! Lui ha già i suoi
insetti! Perché deve
rubarmi i cani?ndKiba) era il fatto che quel comportamento era
riservato solo e
unicamente a lui. Era lui che prendeva a calci e pugni quando le aveva
girate e
voleva sfogarsi era lui che umiliava per ogni cosa che faceva era con
lui se la
prendeva quando non aveva niente da fare era solo e soltanto lui la sua
preda
che si divertiva a torturare fisicamente e psicologicamente. E
nonostante
fossero passati diciassette lunghi anni dalla sua nascita non riusciva
ancora a
capirne il motivo. Shino cominciava a sospettare che non ci fosse un
motivo,
proprio come era successo qualche ora prima. Shino
dopo
aver sostato a lungo di fronte casa sua si era finalmente fatto
coraggio ed era
entrato, suo padre sarebbe stato via un paio di giorni e questo per lui
significava una cosa sola: l’inferno. Perché era
proprio nei giorni in cui il
marito era assente che la cara Riku Aburame dava il peggio di se. Come
al
solito era entrato silenziosamente in casa e si era avviato altrettanto
silenziosamente in camera sua per farsi una doccia. Purtroppo per lui a
metà
della scala aveva incontrato sua
madre.
“ciao mamma” salutò Shino un
po’ intimidito “ com’è andata
og….” Non
finì la parola che gli arrivò una ginocchiata nel
bassoventre. Shino cadde dalle scale procurandosi una serie di
abrasioni e
botte. Arrivò al termine della sua rotolata e cadde
malamente sulla schiena,
gli si smorzò il respiro; fece per mettersi in piedi ma una
fitta atroce lo
colpì e lo fece cadere a carponi sul
pavimento.
“ stammi a sentire
inutile e ributtante ammasso di cellule” disse acidamente
Riku dando un altro
calcio nello stomaco al figlio che emise un rantolo sordo ma non si
mosse dalla
sua
posizione.
“questa casa non è un albergo e
tu, stupida copia mal riuscita di un uomo non puoi
permetterti di andare
e venire come meglio ti pare” completò Riku per
poi ricominciare a prenderlo a
calci e a insultarlo con frasi tipo “ schifosissima feccia
umana” oppure
“figlio bastardo di un cane”(ma la volete smettere
di fregare i miei cani?
ndKiba). La storia andò avanti per un buon quarto
d’ora poi Riku soddisfatta
del proprio lavoro uscì di casa dicendo al figlio d ripulire
il SUO pavimento
dal suo sangue sporco. Non appena finì di pronunciare quelle
parole Riku prese
la borsetta e uscì di casa mentre suo figlio si accasciava a
terra privo
di sensi mentre dell’altro sangue si aggiungeva a quello che
già stava
sporcando il candido pavimento
.
E ora era li,a pulire il preziosissimo pavimento di
sua madre. Per due giorni era stato incosciente e nonostante le fitte
atroci
che aveva un po’ dappertutto si era costretto a stringere i
denti anche perché
nei due giorni che era stato incosciente Riku non si era nemmeno
sognata di
pulire il pavimento e non appena aveva visto il figlio gli aveva
rifilato due
cartoni in faccia, urlandogli di muovere quella sua inutile carcassa e
andare a
pulire il macello che LUI aveva combinato. Finalmente dopo quattro
interminabili ore e un consumo industriale di detersivi, spray e
solventi vari
quella dannata macchia si era decisa a cedere. Questo voleva dire che
finalmente poteva tornarsene a letto e riposare. Poi però fu
colto da un lampo
di paura: come si sarebbe giustificato con la sensei e i suoi compagni
di
squadra per essere sparito per due giorni interi? Ormai aveva terminato
tutte
le scuse possibili e immaginabili di questo mondo per giustificare le
sue
assenze. Dalla febbre alla sveglia che si era dimenticato di puntare la
sera
precedente. Aveva una paura matta che qualcuno scoprisse cosa gli
faceva la
madre. Con quel terrore addosso Shino si rintanò in camera
sua e dopo essersi
spogliato entrò nella doccia dove rimase per
un’ora vagliando le varie scuse da
poter rifilare ai suoi compagni. Alla fine optò per la scusa
più
plausibile:influenza. Infondo perché non avrebbero dovuto
credergli? Erano a
metà ottobre e faceva un freddo cane e bastava un nonnulla
per ammalarsi. Uscì
dalla doccia e cominciò a tamponarsi i capelli con un
asciugamano. Per caso gli
cadde l’occhio sull’enorme specchio del suo bagno.
La superficie che occupava
un’intera facciata rifletteva l’immagine di un
adolescente con i capelli e gli
occhi scurissimi. Il suo fisico scultoreo e tonico era
costellato da
lividi, tagli e abrasioni e per sua immensa sfortuna una di queste
ultime
l’aveva in faccia. Parti dalla tempia destra e scendeva
verticalmente fino alla
mascella. “cazzo” pensò il
moro “questa volta sono proprio fottuto la mia
giacca a vento non può coprirla tutta e ora come diavolo la
giustifico questa?”
il suo cervello mosse gli ingranaggi ed escogitò una
soluzione accettabile “se
dovessero chiedermi qualcosa dirò che la febbre stava
aumentando e quindi mi
sono alzato dal letto per scendere al piano inferiore per prendere una
compressa di tachipirina ma scendendole scale ho messo un piede in
fallo e sono
ruzzolato giù, non dovrebbero avere problemi a
credermi.” Soddisfatto delle sue
scuse si disinfettò le ferite dopodiché si
infilò i pantaloni del pigiama e poi
fece una delle cose più stupide della sua vita: si
buttò di peso sul letto.
Grosso, grossissimo errore. Tutte le ferite si riaprirono
simultaneamente e
Shino lanciò un urlò di dolore, un fiume di
sangue scorreva lungo tutto il
corpo del ragazzo. Ora si che era nei guai! Cosa poteva fare ora? Se
fosse
andato dalla madre sicuramente lo avrebbe ammazzato di botte, a
chiedere aiuto
a un medico non ci pensava minimamente. Fece la cosa che gli
sembrò più ovvia:
aspettare che le ferite si rimarginassero da sole. Più il
tempo passava più
Shino sentiva freddo e piano piano cominciò a perdere
sensibilità alle mani e
ai piedi, poi fu il turno delle braccia e delle gambe
dopodiché il freddo si
fece insopportabile e poco dopo il ragazzo cadde a terra svenuto.
Un
raggio do sole
penetrò dalle tende e colpì Shino in pieno viso
facendolo ridestare dal suo lungo sonno. Guardò la sveglia
sul suo comodino,
segnava le
14:19.
“maledizione” esclamò . fece per alzarsi
ma un violento capogiro lo costrinse a
rimanere sdraiato sul pavimento. Tutto intorno a lui una grossa macchia
di
sangue secco si era espansa fino a raggiungere la vaga figura di un
uomo. Ora
ricordava tutto, le ferite s i erano riaperte e poi era svenuto, ma
quanto
sangue aveva perso? Ecco perché si sentiva così
spossato nonostante avesse
dormito più di dodici ore e tutte le sue ossa erano
doloranti. Tentò nuovamente
di alzarsi questa volta con molta calma e ci riuscì, la
testa gli girava
vorticosamente e faceva una fatica tremenda a focalizzare gli oggetti
intorno a
lui. Con passo infermo andò verso il bagno e munitosi di
straccio e secchio
cominciò a sfregare il pavimento. Quando ebbe finito
sistemò tutto nel bagno e
si fece una doccia calda ,lavandosi via il sangue e il sudore. Si
vestì
frettolosamente e scese in cucina per mangiare qual cosina, ora che ci
pensava
erano due giorni e mezzo che non metteva nulla sotto i denti.
Sgattaiolò in
cucina e cominciò a frugare nei vari cassetti e ante
finchè trovò qualcosa di
suo gradimento: la nutella. Cominciò a prepararsi
la merenda quando una
voce alle sue spalle lo fece
sussultare
“ben
tornato dal mondo dei sogni”esclamò
affettuosamente la voce.
Shino si voltò verso la fonte di quella voce e dopo due
lunghi giorni quel
macigno che aveva sullo stomaco si
sciolse.
“ben tornato a casa
papà”rispose Shino calorosamente
“ vuoi che ti prepari qualcosa da
mangiare?”
“
no grazie cucciolotto mio, ho già mangiato”(se
continuo di questo passo mi
verrà il diabete) rispose Shibi andando ad abbracciare il
figlio. Shino
arrossì vistosamente non era abituato a ricevere una
così esplicita
dimostrazione d’affetto dal padre. Shibi non era il
tipo d’uomo che si
lasciava andare in simili gesti ma comunque lasciava intuire i
sentimenti che
provava nei confronti di una
persona
“allora?
Cos’hai fatto di bello
durante la mia assenza?” chiese Shibi al suo
cucciolo
“i-i-io? Niente di particolare! Le solite
missioni, abbiamo
riaccompagnato una bambina che si era persa al villaggio delle risaie,
poi
siamo stati sequestrati e torturati dalla madre della bambina che non
la finiva
più di rimpinzarci di dolci vari, ma alla fine
siamo riusciti a fuggire
anche se ci ha obbligati a portarci a casa una cascata di
dolciumi” disse Shino
indicando uno zaino poggiato sulla superficie di marmo della cucina. A
quelle
parole Shibi cominciò a ridere. L’immagine di suo
figlio e dei suoi compagni
costretti da una donna a mangiare dolci era davvero
esilarante.
“be
figliolo io te l’ho sempre detto che le
donne sono terribili e infime” disse l’uomo dando
una pacca sulla spalla del
figlio e uscendo dalla cucina. Quel gesto semplice e amorevole
strappò un
gemito di dolore al ragazzo.
“ lo so papà, e non puoi immaginare quanto io lo
sappia bene” pensò Shino mentre un rivoletto di
sangue impregnava la stoffa
della sua giacca a vento verde.
“Shinooooooo”
un urlo squarciò la quiete che regnava in casa
Aburame. Il ragazzo si precipitò al piano di sotto a rotta
di collo e raggiunse
la madre in
cucina
“si mamma? Cosa
c’è?”
aveva chiesto in tono remissivo il
ragazzo
“ stammi bene a sentire mangia
pane a tradimento, io vado dal parrucchiere e quando torno voglio
trovare
questa cucina in perfetto ordine! Chiaro?” urlò la
donna
“ si mamma tutto chiaro”
rispose sconsolato
Shino.
“sarà meglio per
te” detto questo girò sui tacchi e uscì
dalla
grande villa. Shino guardò la cucina sconsolatamente era un
vero e proprio
disastro. Il lavello era pieno di pentole, tegami e piatti sporchi il
bancone
della cucina era tutto sporco di sugo, olio,farina e chissà
cos’altro per non
parlare del pavimento. Ok era il caso di rimboccarsi le maniche e
mettersi al
lavoro.
Shino
aveva quasi
finito di lavare i piatti quando qualcuno suonò
il campanello. Andò ad aprire e indovinate un po’
chi era? Quella testa calda
di Kiba assieme alla
fidanzata.
“oih Shino” lo
salutò allegramente
Kiba “ sono secoli che non ci vediamo, credevamo che fossi
tenuto prigioniero
dalla matta del villaggio delle risaie” scherzò
Kiba
“Kiba! Non è educato
parlare
così” lo rimproverò Hinata con
dolcezza.
“come mai siete
passati da queste parti? Oggi non avete nessuna
missione?”chiese Shino con una
malcelata ansia. Non voleva che i suoi compagni vedessero
l’abrasione sul suo
volto
.
“come sarebbe a dire perché siamo venuti?
È la missione di oggi: recuperare il
nostro compagno di squadra”gli rispose Kiba con una faccia
fintamente
offesa.
“vi ringrazio ma non
ce n’era bisogno non appena mi sentirò meglio
io……”
“AAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRGGGGGGGGGGGGG”
Hinata si lanciò di
getto sul compagno
“scomparso”
“S_Shino,
la tua
faccia! Cosa hai?.......” lasciò in sospeso la
frase
“questa? Non preoccuparti Hinata non è
nulla è solo una piccola abrasione”
rispose Shino cominciando a sudare
freddo
“ma ma ma come piccola? È enorme Shino e
poi……. E poi potrebbe infettarsi. Oh
poverino ma come te la sei fatta?”chiese la piccola
Hinata quasi
sull’orlo delle lacrime. Shino le raccontò la
storiella che aveva inventato la
sera
prima.
“AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA”
Kiba si stava rotolando a terra dalle risate tenendosi la pancia
“ AHAHAHAHAHA
non ci posso credere AHAHAHAHAHAHAH Shino che ruzzola giù
dalle scale come un
novellino
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA”
“Kiba,
smettila di prenderlo in giro, brutto
maleducato” lo sgridò Hinata sta volta con rabbia
“Shino ti prego di non
starlo a sentire è solo uno stupido” disse
lanciando un’occhiata torva
“andiamo dentro, così te la medico”
propose Hinata andando a recuperare il suo
ragazzo e il legittimo
cane.
“ti
ringrazio molto
Hinata ma l’ho già medicata stamattina, non credo
che ce ne sia bisogno.
Comunque sarà meglio entrare perché ho dei
lavoretti da sbrigare” disse il moro
dirigendosi in casa e facendo cenno agli amici di
seguirlo.
“scusate il disordine ma stavo giusto pulendo quando siete
arrivati voi” disse
portando gli amici in cucina e facendoli accomodare sulle
sedie.
“posso offrivi qualcosa” chiese Shino mentre con
uno straccio puliva alla
meglio peggio il
tavolo.
“si,
grazie”rispose Kiba “ io vorrei qualcosa di fresco
da bere tu ci? Vuoi
qualcosa?”chiese rivolto ad
Hinata
“un bicchiere d’acqua se è possibile
grazie” disse Hinata
arrossendo
“d’accordo! Kiba ti va bene
una birra?” chiese Shino ispezionando
il
frigo.
“non potrei
chiedere di meglio” rispose l’altro. Non appena
tutti ebbero davanti ciò che
avevano chiesto Shino ritornò a occuparsi delle stoviglie
per poi cominciare a
chiacchierare con i
compagni.
“non
hai idea di che missione orribile ci sia capitata” si
lamentava Kiba “ abbiamo
dovuto prenderci cura della madre di un riccone, perché la
governante si era
ammalata. Quella donna era un vero mostro, mi ha fatto sgobbare come
uno
schiavetto, ho dovuto spostare i mobili del suo salotto un miliardo di
volte.
Mentre la signorina qui presente se l’è spassata a
prepararle i te e i
pasticcini.”disse rivolgendo una finta occhiata inviperita
alla sua
ragazza.
“ma amore mio!” protestò
Hinata “ l’ultima volta che hai provato a preparami
la colazione ho dovuto
farmi una lavanda gastrica! Non potevo permetterti di uccidere la
vecchia
altrimenti avremmo fallito la missione e non avremo ricevuto il nostro
compenso. E niente compenso uguale niente matrimonio.”
Rispose Hinata dando un
bacetto sulla fronte al
ragazzo.
“meno male che ci sei tu che
pensi a queste cose! A proposito. Shino ho proprio bisogno di una tata
non è
che verresti a casa mia a fare le faccende domestiche? Camera mia
è un vero e
proprio disastro” chiese Kiba cominciando a
sghignazzare.
“Inuzuka se vuoi fare a botte basta chiedere”
rispose acidamente il moro “ non
sono mica Cenerentolo, mi basta casa mia da pulire!”
esclamò Shino sciacquando
l’ennesimo
tegame.
“scusa tanto principessa non era mia
intenzione offendervi” gli
fece il verso
Kiba
“ripeto:
se vuoi fare a botte
basta chiedere” ribadì Shino asciugandosi le mani
con uno strofinaccio e
guardando Kiba in
cagnesco.
“ragazzi! Domani è
domenica e quindi niente missioni. Che ne dite di andare a fare
shopping? C’è
la svendita su tutto l’abbigliamento” se ne
uscì la piccola Hinata. I due
ragazzi la guardarono come se fosse un fantasma e poi scoppiarono a
ridere. Il
pomeriggio trascorse piacevolmente tra una chiacchiera e
l’altra e ora
finalmente la cucina di casa Aburame brillava come un
diamante.
“ah sentite questa! Non
indovinerete mai cosa è successo l’altra
notte mentre tornavo a casa”
disse Kiba sperando di aver suscitato la curiosità dei
presenti
“un povero gattino indifeso
che si era arrampicato sull’albero e non riusciva
più a scendere? E poi tu
l’hai salvato diventando il suo eroe?” lo
prese in giro Shino sedendosi
finalmente al tavolo con
loro.
“no idiota” rispose innervosito Kiba mentre Shino
sorrideva divertito dalla
reazione
dell’amico
“allora stavo tornando a casa mia
bello tranquillo e pacifico” cominciò a raccontare
Kiba
“Inuzuka
chi ti dice che a noi interessi
quello che hai da dire?” lo stuzzicò Shino
fingendo di sbadigliare. Al che Kiba
gli rivolse un’altra occhiata obliqua ma preferì
far finta di
nulla.
“allora dicevo, stavo tornando a casa quando sento delle urla
provenire da un
bar allora affretto il passo per vedere cosa
succede…..”
“
figurarsi se si faceva gli affaracci suoi, sei peggio delle vecchie
pettegole”
lo interruppe nuovamente
Shino
“stammi a sentire brutta copia di Cenerentola,
perché non torni alla fase mute?
Ti preferivo quando parlavi solo sporadicamente che adesso!”
disse infastidito
Kiba per poi ricominciare il suo racconto “ allora affretto
il passo e davanti
al bar indovinate chi c’era!?? Yoshino che prendeva a calci
nel sedere Shikaku
urlandogli che era solo uno stupido ubriacone senza cervello e che lo
avrebbe
addrizzato lei!” concluse Kiba con un ghigno sulla
faccia
“povero Shikaku, la moglie gli
avrà fatto passare un brutto
quarto d’ora” rise sommessamente
Hinata.
“parola mia, quella donna è un demonio. Non so
come abbia fatto il padre di
Shikamaru a sposarla! Non ho mai visto nessuna peggio di lei anzi mi ci
gioco
le palle che una peggio di lei non esiste” rise Kiba
“mi
spiace per le tue palle ma ti assicuro che
quella donna esiste e abita nella tua stessa città. E ti
assicuro che Yoshino a
suo confronto non è nessuno” pensò
Shino ripensando al rapporto che aveva con
sua madre.
Erano
ormai le 8
quando i due piccioncini decisero di togliere le
tende.
“allora a domani Shino- kun?” chiese
Hinata
“ sì d’accordo a domani”
rispose Shino salutando i due amici e cercando di
staccare Akamaru che si era attaccato alla sua gamba e non dava cenno
di
volersi
staccare.
“allora a domani Cenerentolo, passiamo a prenderti per le
10” detto questo,
Kiba cinse la vita della sua ragazza e richiamato il fedele cagnolino
si
incamminò verso casa.