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Autore: marte96    13/05/2015    2 recensioni
Talvolta le storie vengono composte da piccoli frammenti di memorie.
Come piccoli pezzi di vetro essi formano un mosaico che è la vita vera; diceva sant'Agostino che il tempo è l'estensione dell'anima, in questa raccolta vorrei delineare i personaggi di Cullen e della mia Inquisitrice correlandoli al loro passato, solo così potranno avere un senso credibile nel loro presente.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cullen, Hawke, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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Ebbe un moto di rabbia, accompagnato da un gutturale ruggito tenuto a stento a freno; alcune reclute saltarono impaurite da così tanto ardore. Non avevano mai visto il Comandante Cullen in quello stato, solitamente era un uomo pacato, talvolta imperioso, ma mai realmente furioso, non come in quel momento. Ma neanche questo rende bene l’immagine dell’uomo: deluso, amareggiato, spostato, dolorante e fisicamente stanco.
Un'anima in pena.
Ma come poterlo biasimare? Erano tutti in quello stato.
 Avevano perso la loro “casa”, avevano perso la loro “guida” e cosa più importante, avevano perso tutta la fiducia nel domani che avevano faticosamente accumulato in quei mesi. Ed ora, con pochi viveri, erano nel bel mezzo del nulla, infreddoliti fino alle ossa e d il loro comandante era proprio quello che sembrava… un uomo sconfitto dalla vita.
Ma non per questo smetteva di prendersi cura dei suoi uomini, dopo aver finito di montare l’ultima tenda il giovane andò a ravvivare il fuoco precedentemente acceso dagli agenti di Leliana, non che ce ne fosse sul serio bisogno. Era più un modo per non pensare, tenersi occupato lo aiutava parecchio.
Passarono pochi minuti o forse anche meno, in cui gli riapparve tutta la sua vita…
 
Gli anni spensierati dell’infanzia, l’addestramento al circolo, il primo tormento, il primo assaggio di Lyrium e poi il primo mago del sangue ucciso. La prima volta che la sua spada aveva trapassato un corpo vivo.  Ed i sensi di colpa sotto la doccia, le mille docce per far scivolare via il sangue e i brutti pensieri: si era sentito un assassino per mesi. Ma l’indottrinamento aveva fornito i suoi frutti, e col tempo e con parecchi sermoni la colpa era andata via. Poi era apparso Uldred, e dal circolo erano usciti vivi solo in 4; era cambiato, dopo una possessione demoniaca chi non cambierebbe, e in questo suo cambiamento non era riuscito a riconoscere se stesso: un ragazzo appena venticinquenne eppure così arrabbiato e amareggiato. Era stato arrabbiato per anni, se l’era presa con giovani reclute e piccoli apprendisti, con i più moderati templari e i più intransigenti incantatori. Poi era arrivato a Kirkwall, e Meredith la più dura delle guide. Ed in lei si era finalmente rivisto, ecco in lei aveva trovato la pace. Ma era pura illusione. Meredith era male e vendetta cieca, senza alcun reale motivo; come una lucciola (o zanzara fastidiosa) era successivamente apparso Hawke. Cielo, che ricordi che aveva di Maferat Hawke! L’unico mago a cui aveva donato la libertà: ogni volta che si convinceva a portarlo alla Forca, Maferat faceva qualcosa di sconvolgente e giusto. Ecco perché non era mai riuscito a catturarlo. Ogni volta che il Campione compiva una nuova gesta, in Cullen cresceva il seme del dubbio: più conosceva l’eretico più la sua fede in Meredith vacillava.
Una sera, stanco della lunga giornata e con un braccio dolorante per una nuova ferita collezionata, si era andato a rilassare nel cortile della Forca, l’ora era tarda, e tutti erano a mensa, ma lui aveva preferito concedersi un attimo di solitudine; così credeva perché poco dopo sentì dei passi alle sue spalle, voltandosi vide il Primo Incantatore Orsino scendere le scale con una mano emanante un leggero fuoco, per farsi strada nella notte. Orsino salutò il templare sedendosi accanto a lui.  Cullen non ricordò come, ma presto divenne un appuntamento quotidiano. Parlarono a lungo: del circolo, dei templari, della magia, degli abomini. E poi come se Orsino potesse capire, una sera il ragazzo scoppiò in un pianto disperatissimo: gli raccontò della sua giovinezza, dell’addestramento, dei sacrifici e delle soddisfazioni, della dolcezza del Lyrium e di come lo stesse consumando da dentro, ed ovviamente di Uldred. Del circolo spezzato dalla magia del sangue. E piangeva, piangeva per quello che era diventato e per quello che Meredith era diventata, piangeva perché era arrivato ad un punto in cui non credeva assolutamente più in nulla ed Orsino sembrava l’unica creatura che potesse capirlo.
Ed era vero, il mago anziano gli carezzava dolcemente i riccioli biondi del capo, lasciandolo sfogare, e sussurrandogli parole dolci come quelle di un nonno.  Rapportò la vita del giovane fatta di sacrifici e rinunce a quelle di molti maghi, lui in primis.
Cullen scoprì di essere molto simile al vecchio elfo.
 
Era curioso come un fuoco di un accampamento possa far tornare alla mente molte cose..., per lui la perdita di Orsino era stata inestimabile, insostituibile, ma contro ogni regola dell’ordine, lui aveva capito.
Proprio come il vecchio elfo aveva fatto con lui quella sera, lui aveva capito le esigenze dei maghi e ora si sarebbe battuto per un mondo in cui ci fosse più giustizia per tutti.
Ma la perdita dell’Araldo era troppo da sopportare.
Si alzò di scatto, passando di fronte alla tenda di Cassandra, che gli rispose con un cenno del capo, invitando anche Solas a seguirli.
L’avrebbero cercata: l’avrebbero trovata viva o avrebbero pianto sul suo cadavere.
 
 
 
   
 
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