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Autore: marte96    14/05/2015    2 recensioni
Talvolta le storie vengono composte da piccoli frammenti di memorie.
Come piccoli pezzi di vetro essi formano un mosaico che è la vita vera; diceva sant'Agostino che il tempo è l'estensione dell'anima, in questa raccolta vorrei delineare i personaggi di Cullen e della mia Inquisitrice correlandoli al loro passato, solo così potranno avere un senso credibile nel loro presente.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cullen, Hawke, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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Erano ore che camminavano l’uno accanto all’altra, talvolta si fissavano in viso solo per darsi manforte, sia il templare sia la cercatrice erano fermamente convinti che la maga fosse ancora viva.
Credevano in lei, a volte più di quanto credessero in Andraste stessa, forse aver la possibilità di toccare con mano una creatura quasi divina ti porta sul serio a credere che essa lo sia.
Ma in quel momento Anders non aveva nulla di divino, e ogni loro passo era silenziosamente accompagnato da una preghiera rivolta al Creatore, affinché potesse vegliare sulla giovane maga.
Alcuni soldati si erano uniti alla loro spedizione, mentre la maggior parte degli agenti reclutati dall’ Araldo stesso erano indaffarati al campo base a dare aiuto e conforto.
Erano passate almeno 8 ore, la tormenta non accennava a diminuire, e a tal proposito Solas era convinto che essa fosse anche aumentata da quando si erano incamminati.
Ma il comandante Cullen era il primo della fila, arrancava nella neve con il fiato corto. In realtà se avesse potuto avrebbe preferito correre, ma la neve copriva il ginocchio: era impossibile anche solo pensarci.
Forse passarono altre 2 ore prima che proprio Cullen scorgesse in lontananza una piccola sagoma scura che emanava piccole scariche violacee. Da prima non aveva osato proferire parola, ma quelle scariche non lasciavano molti dubbi…
Si precipitò sulla ragazza a perdifiato “Anders! Anders! Anders! Cassandra la vedo! Solas fa presto!” urlava quanto più gli permetteva la voce.
Cullen fece scivolare la sua tunica pelosa appena in tempo sulle spalle della ragazza prima che lei crollasse definitivamente tra le sue braccia.
La ragazza era gelida ma si aggrappò con tutte le sue ultime forze al biondo.
 
Anders si ridestò dopo probabilmente secoli, o pochi minuti, era difficile dirlo con tutto quel rumore: un enorme trambusto, come se una banda le stesse suonando tutt’intorno. Poi comprese, la parata militare era nella sua testa e non nel resto del mondo.  Aprì poco gli occhi e comprese di essere in una tenda, al caldo, percepì un peso anomalo su di se, e decise per precauzione di non fare movimenti bruschi.
Decise invece di cercare di ascoltare oltre il mal di testa: percepì quindi le voci di Leliana o Josephine: Scambiavano parole e consigli riguardanti scorte di cibo e coperte per la notte. O cose molto simili a queste.
Aria calda sul suo collo, ruotò delicatamente il viso e vide questa massa di criniera bionda scivolare sulla sua spalla: il comandante Cullen.
Ecco chi la stringeva, era ripiegata in un abbraccio, lui era seduto e lei gli dava la schiena, si sentì stranamente al sicuro, come una bimba che sa di aver mangiato la cioccolata, anche se la mamma non voleva, e avesse trovato complicità nel papà seduto alla poltrona.

 
Piccole luci scintillanti, apparivano quando faceva schioccare le dita.
Apparivano piccole stelle di energia pura: lei le adorava, trovava che nulla potesse essere più bello del mondo, aveva cinque anni e il mondo le pareva un luogo meraviglioso. Ma quelle piccole scintille… avevano qualcosa di assolutamente sbalorditivo.

Peccato solo che l’espressione di sua madre non avesse assolutamente alcuna sbalorditiva meraviglia quando, all’età di sette anni la piccola Anders aveva compiuto un piccolo prodigio con il fuoco, una cosa molto elementare in realtà: accendere una candela del salone. La nobildonna tuttavia aveva cominciato ad urlare a squarcia gola per tutta la loro tenuta estiva che la sua famiglia era maledetta e che molto probabilmente aveva partorito un abominio; Anders dal canto suo aveva avuto all'incirca il tempo di versare una singola lacrima, quando suo padre aveva spalancato le porte del salone prendendola in braccio, accarezzandole i neri capelli, così simili ai suoi. La cullava cercando di calmarla, come quando era una neonata; ma non le disse nulla, perché qualunque parola sarebbe stata superflua. Nonostante la sua giovane età, la piccola sapeva a cosa sarebbe andata incontro, era stato strano come non si era accorta di essere una maga, almeno finché sua madre non lo urlò ai quattro venti. Diversi suoi zii materni erano templari, la vennero a prendere due soli giorni dopo, la bimba non ebbe il tempo di salutare per bene neanche la domestica che le aveva fatto da balia.



Si ritrovava spesso ad osservare la cicatrice del giovane, la trovava curiosamente affascinate
   
 
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