Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mue    16/05/2015    2 recensioni
«Ehi, Folletto Saputello!»
Ecco come nei corridoi di Hogwarts il divino James Sirius Potter apostrofa Emily Hale, Corvonero, anonima, impacciata e senz'altra dote -se dote si può chiamare- che non un'estrema bibliofilia.
Sarebbe un episodio di potteriana impertinenza come tanti altri che Emily è costretta a subire se Stuart Dunneth, suo misantropo e ambiguo compagno di classe, non si trovasse per caso nei paraggi.
Emily, ligia alle regole, timida all'ennesima potenza e avversa a qualsiasi tipo di azione eroica, ancora non sa che questo incontro la coinvolgerà nel vischioso mistero che avvolge il ragazzo e sarà costretta, suo malgrado, a dare fondo a tutte le sue risorse per risolvere quello che, da giallo inquietante, potrebbe rivelarsi invece una storia dell'orrore delle peggiori. E i Potter, con le loro smanie di protagonismo, ovviamente non possono stare molto lontani.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Bentrovati!
Chiedo umilmente perdono per aver mancato all'aggiornamento ieri ma ho lavorato fino a tardi e oggi ho smesso solo poco fa. Spero che non me ne vorrete e interrompo subito qui i preamboli per lasciarvi al capitolo.
Grazie a tutti coloro che leggono e in particolar modo a chi mi lascerà un commento.
E buon sabato sera :)
 

XIV.
Notte movimentata


La sera del giorno dopo Emily e Drilla scesero quatte quatte dal dormitorio alle undici in punto.
Drilla era eccitata, adorava il rischio, e quando Emily le aveva parlato dell’offerta di Jamie, aveva accettato al volo. Così si erano preparate e si erano inoltrate nei corridoi bui della scuola, silenziose.
Emily era nervosa: non le erano mai piaciute quel genere di esperienze, non era un’amante del brivido. Continuava a chiedersi perché mai avesse acconsentito. Se n’era pentita molto in fretta. Prima di tutto perché era una cosa proibita, ed Emily aveva una paura folle di infrangere le regole. Poi perché aveva paura. Non lo aveva ammesso con Drilla, ma si stava sforzando con tutta se stessa di non tremare.
Raggiunsero la Sala d’Ingresso, si guardarono intorno, Emily nervosamente, Drilla impaziente, e sgusciarono fuori dal grosso portone.
Il luogo dell’appuntamento era vicino al Platano Picchiatore. Quando Emily a Drilla ci arrivarono, si guardarono intorno e non scorsero nessuno. Poi dal buio emersero delle figure scure. Emily, che tremava come una foglia, non poté trattenere un sospiro di sollievo quando li riconobbe. Uno era Jamie, e l’altro era David Steeval.
Drilla, quando lo notò, fece un’espressione disgustata. «E tu che ci fai qui?»
David sogghignò. «Che c’è, hai visto da qualche parte un cartello che dice che il parco di notte è riservato alle cornacchie? No, e allora ci posso camminare come mi pare!»
Emily e Jamie dovettero metterci tutta la loro capacità di persuasione per convincerli di stare calmi almeno per quella notte.
«Non hai portato nessun altro?», chiese Emily a Jamie quando finalmente Drilla si fu calmata.
«No, ma siamo già in buona compagnia, non ti sembra?», replicò lui, divertito.
Emily non ne era così sicura. Guardò incerta David e Jamie che tiravano fuori le bacchette e li seguì riluttante mentre si dirigevano verso il margine scuro della foresta. Gli alberi, colpiti dalla luce della luna, sembravano più spettrali e inquietanti del solito.
I suoi tre compagni varcarono la soglia scura del bosco e si inoltrarono piano tra i cespugli, facendo quello che a Emily sembrò un gran frastuono. Li seguì, timorosa di restare sola, e si tenne quanto più vicina possibile a Jamie, lanciandosi attorno occhiate ansiose.
«Dove stiamo andando?», mormorò a Jamie impercettibilmente. Lui si voltò e sorrise malizioso.
«E chi lo sa?»
Quando vide la faccia spaurita che fece lei dovette mettersi una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere. «Sto scherzando. Aspetta e vedrai.»
Proseguirono e più volte degli strani fruscii intorno a loro fecero balzare il cuore in gola a Emily. Stava morendo di paura. Si guardò indietro per vedere quanta strada avevano fatto: il castello e il parco non si vedevano più, inghiottiti dalla notte.
Emily deglutì, si voltò a vedere dove fossero gli altri e per poco urlò quando vide che c’era qualcosa proprio davanti alla sua faccia. Era solo la mano tesa di Jamie.
Emily lo guardò interrogativa.
«Dammi la mano: almeno smetterai di tremare», spiegò lui sorridendo.
Emily arrossì violentemente e bofonchiò qualcosa ma lui le afferrò la sua e la trascinò con sé avanti dove gli altri due si erano fermati ad aspettarli.
«Grazie», mormorò Emily che, nonostante il suo scarso orgoglio si risentisse di quel gesto, era veramente grata. E, le sussurrò una vocina nella testa, pure compiaciuta. Emily la soffocò immediatamente.
Dopo mezz’ora –ma che a Emily era parso molto, molto più tempo- gli alberi si spalancarono improvvisamente e arrivarono tutti in mezzo a una radura.
«Che posto è?», chiese Drilla incuriosita, facendo un passo avanti per entrarci.
«No!», sibilarono Jamie e David all’unisono.
«Perché?», fece Drilla sorpresa, indietreggiando.
«Li vedi quei fiori?», domandò David indicando qualcosa sul terreno.
«E allora?», replicò Drilla scocciata. Evidentemente non vedeva come dei banali fiori dovessero impedirle di entrare in quel posto.
«Sono Campanule della Morte», disse Emily, sorprendendo persino se stessa.
Jamie la osservò stupito. «Come lo sai?»
«Le ho…»
«… viste su un libro, ci scommetto!», la interruppe David ridacchiando.
Jamie lo mise a tacere con un’occhiataccia. «Probabile. E sai anche dove crescono?», chiese eccitato a Emily.
Lei si morse il labbro ed esitò prima di rispondere. «Sui tumuli antichi e sulle tombe maledette.»
Un silenzio denso di significato seguì quell’affermazione.
«Vuoi dire che qui c’è una tomba maledetta?», domandò alla fine Drilla con la voce un po’ acuta. Adesso aveva paura anche lei.
«Non solo qui», replicò Jamie serio. «La Foresta Proibita è piena di questi fiori. Non sapete la leggenda?»
Emily e Drilla scuoterono il capo.
«Giù a Hogsmeade la usano per spaventare i bambini, ma il vecchio Aberforth, quello della Testa di Porco, dice che è vera. Prima che Hogwarts fosse fondata», e qui il suo tono si fece sognante e lontano; evidentemente gli piaceva tenere così in sospeso l’attenzione delle due ragazze, «qui abitava una tribù di streghe potentissime e corrotte. Si dice che attirassero i Babbani nei loro tranelli e ne succhiassero via la vita. Queste con i fiori sopra sono le loro tombe» Fece un pausa d’effetto.
«In che senso succhiare via la vita?», fece Drilla perplessa. «Come facevano?»
«È questo il bello: non si sa. Però una cosa è certa: i Babbani dovevano essere d’accordo, altrimenti le streghe non potevano farlo.»
Drilla rise. «Andiamo, nemmeno il Babbano più stupido del mondo potrebbe dirsi d’accordo se qualcuno volesse succhiargli via la vita.»
«Ma se la strega lo avesse ammaliato o gli avesse promesso qualcosa?», insinuò Jamie.
Emily e Drilla si guardarono a disagio.
«Perciò quella tribù di streghe oscure visse qui a lungo. Ma, un giorno, arrivò Godric Grifondoro con un grosso esercito di Maghi.»
Drilla fece uno sbuffo. «Ma andiamo, non farmi ridere, questa è una gran scemenza!»
«In effetti Godric Grifondoro era famoso per aver combattuto molte battaglie coraggiosamente e di averne vinta una proprio sul luogo dove sorse Hogwarts», la contraddisse Emily ricordando alcune pagine quasi illeggibili di Storia di Hogwarts della biblioteca.
Jamie annuì. «Infatti. E quella battaglia fu proprio contro queste streghe. Vedete, il parco di Hogwarts una volta non esisteva. Era tutta foresta, un mucchio d’alberi avvizziti e malsani. Gli alberi crescevano persino sulle sponde del lago, fino alle montagne. La strega più potente viveva dove ora c’è il castello. Proprio sotto. E si dice che sia l’unica che Godric non si mai riuscito a sconfiggere perché è riuscita a fuggire appena in tempo. E alcuni dicono», e la sua voce si abbassò tanto che Emily e Drilla dovettero protendersi verso di lui per sentire, «che vaghi ancora inquieta da qualche parte nelle viscere della scuola e che…ASPETTI!», gridò, e le due ragazze fecero un sobbalzo talmente improvviso che David, alle loro spalle, scoppiò a ridere selvaggiamente.
«Che fifone!», le derise tenendosi la pancia per il gran ridere.
Jamie, davanti a loro sorrideva: era riuscito nel suo intento, cioè spaventarle a morte.
Drilla ringhiò e si scaraventò contro David, che con un balzo fu fuori dalla sua portata. Le fece una smorfia e sparì dietro un albero. Drilla lo rincorse e ben presto entrambi scomparvero dalla vista.
«Attenti a dove andate!», gridò loro dietro Jamie con un ghigno.
«Non è pericoloso girare da soli qui?», domandò allarmata Emily.
Jamie scrollò le spalle. «Niente affatto. Io e David abbiamo incrociato un paio di volte dei Trow, ma ce la siamo cavata senza problemi. Le cose più pericolose che ci sono in giro sono le Acromantule, ma vivono molto più all’interno della foresta, perciò basta non andare troppo avanti e non si corrono rischi.
Emily non ne era molto sicura. Aveva ancora il cuore in gola dopo che Jamie l’aveva spaventata. «È vera la tua storia?», domandò incerta.
Jamie abbassò gli occhi su di lei e sorrise. «Non lo so. Me l’ha raccontata il vecchio Aberforth, te l’ho detto, e lui ci crede. Ma Aberforth crede a un sacco di scemenze.»
«Ne sei proprio sicuro?»
Jamie alzò le spalle, come a dire che non gli importava, si inoltrò di pochi passi nella radura e si sedette tra i fiori blu elettrico.
«Ti conviene sederti, prima che quei due tornino ci vorranno secoli», le disse sbadigliando.
Emily, dopo un attimo di esitazione, seguì il consiglio e si rannicchiò insicura accanto a lui, esplorando con lo sguardo il prato. Era nervosa.
«Tranquilla, anche se ci fosse una tomba qui sotto, non credo che nessun morto che cammina ne salterebbe fuori a sgozzarti», la rassicurò allegramente Jamie.
Emily deglutì e sospirò, cercando di darsi una calmata. Restò in silenzio per un po’ e Jamie, lì vicino, stranamente fece altrettanto, pensieroso.
«Al mi ha raccontato di Stuart», disse lui poi con uno strano tono di voce. «Mi dispiace. Si è ripreso?»
Emily scosse il capo. «No.» Voleva aggiungere qualcos’altro ma poi chiuse la bocca, sconsolata.
Jamie la trapassò con gli occhi scuri. «Non si sa che cos’abbia?»
«Lui… non vuole dirlo», confessò Emily.
Jamie si accigliò. «In che senso non vuole dirlo, scusa?»
«Solo lui sa che cos’ha. È una cosa che nasconde, l’ha ammesso. Ma non vuole rivelarlo.»
«Nemmeno a te?», chiese lui perspicace.
Emily scosse il capo con un nodo alla gola.
«Avete litigato?», domandò Jamie di punto in bianco.
«Sì», assentì lei amareggiata.
«Ma ti piace ancora», disse lui in tono strascicato.
Emily si riscosse dal torpore. «Cosa?!»
Jamie, che stava guardando i fiori, si voltò a fissarla inarcando un sopracciglio. «Andiamo, hai sentito benissimo.»
Emily arrossì e si irritò. Perché anche lui lo pensava? «A me non piace Stuart», protestò vivacemente. «Cioè, come amico sì, ma nient’altro.»
Jamie sembrava sbalordito. «Dici sul serio? Ma se a Natale eri felicissima che fosse venuto!»
Emily si infiammò. «Solo perché non mi viene mai a trovare nessuno. Era la prima volta che avevo un amico che veniva a casa mia!»
Jamie fece una faccia imbronciata. «Non sembravi molto felice di vedere me, però…»
«Non è vero. È solo perché non me l’aspettavo, tutto qua! Sono felice che sia venuto anche tu quel giorno!», dichiarò impacciata.
«Dici sul serio?» Jamie aveva una faccia strana.
Emily annuì. «Sì.»
«Non ti è mai piaciuto Stuart?»
«Non in quel senso.»
«E ti piace qualcun altro?»
Emily non si aspettava quella domanda. Teneva lo sguardo rivolto a terra ed era già pronta a negare quando lui con una mano la costrinse ad alzare il mento e fissarlo negli occhi.
«Io ti piaccio?»
Emily ammutolì e spalancò gli occhi. Jamie la guardava serio, il viso vicinissimo al suo.
La vocina dentro la sua testa sembrò tornare prepotentemente: . Ma Emily cercò di nuovo di ricacciarla indietro mentre si sentiva andare a fuoco tutta la faccia, mentre i suoi occhi cercavano di guardare da qualsiasi altra parte tranne che Jamie.
La sua lotta interiore era ancora in atto quando Jamie, impaziente, la attirò con violenza a sé e la baciò.
Emily, immobilizzata dallo stupore, dall'indecisione e forse anche dalla gioia -no, Emily, no!, si disse disperatamente-, sentì esplodere dentro di sé una ridda di emozioni incontrollabili. Era stordita e il suo cervello sembrava funzionare al rallentatore. Sentì l’impulso di rispondergli, di abbracciarlo come stava facendo lui con lei, ma non osava farlo. Prima che potesse decidersi, però, lui si scostò di poco e la fissò negli occhi.
«Tu mi piaci, Emily.»
Emily, l’espressione frastornata, non riusciva a parlare.
«Dimmi che ti piaccio... Ti prego…», implorò lui metà sorridendo e metà interrogando, avvicinandosi di nuovo pericolosamente.
Le loro labbra si sfiorarono, ma prima che Emily potesse trovare la forza di rispondere al suo bacio, sentì un fruscio poco più in là e, imbarazzata, lo spinse via di colpo, temendo che David e Drilla fossero di ritorno. Non voleva che li vedessero così.
Jamie, fraintendendo il gesto, ci rimase malissimo. Le rivolse uno sguardo deluso e irritato. «Bastava un no», sibilò a denti stretti, amareggiato.
I fruscii si fecero più vicini, ma lui non sembrava essersene accorto. Emily, quando capì che stava pensando che lo stesse respingendo, scosse la testa con forza. «Jamie, non volevo…»
Jamie si alzò con una smorfia irritata, allontanandosi da lei. «Non preoccuparti, non devi spiegarmi nulla. In fondo sono l’odioso Potter che ti ha fatto da aguzzino fin dal primo giorno in cui hai messo piede a scuola, no?»
Emily sbiancò. «No, non è vero, non ho mai detto una cosa del genere!», protestò.
«Ah no?», disse lui con un sorriso amaro.
«Io… sì, l’ho detto, ma quando non ti conoscevo bene, davvero! Ora io…», cercò di spiagarsi disperatamente Emily.
Non riuscì a finire la frase. David e Drilla emersero dal bosco, piuttosto scarmigliati e malridotti. Evidentemente Drilla era riuscita a raggiungerlo, perché lui aveva un occhio pesto. Ma furono le loro facce spaventate a colpire Emily e Jamie.
«Jamie», disse agitato David. «C’è un’Acromantula qui in giro.»
«Cosa?!», sbottò Jamie.
Come a confermare la verità delle parole di David, un fruscio violento scosse degli alberi poco lontani. I ragazzi rimasero per un attimo al loro posto immobilizzati dal terrore. Poi…
«CORRETE!», gridò Jamie, e tutti scattarono tra gli alberi, percorrendo all'inverso la strada da cui erano venuti. Dietro di loro il fruscio cominciò a crescere, e per un solo, orribile istante, Emily, voltandosi, vide qualcosa di grande e peloso emergere dagli alberi: un ragno gigante.
Corsero fino a non avere più fiato, e stavano ormai per credersi spacciati quando da lontano videro emergere tra gli alberi la figura familiare del castello.
Siamo salvi!, fu il pensiero immediato di ognuno di loro.
Sfrecciarono senza fiato per il parco, voltandosi indietro: il ragno non aveva osato uscire fuori dagli alberi. Sollevati, salirono a due a due i gradini di pietra dell’ingresso ed entrarono dal portone chiudendoselo alle spalle fragorosamente. Ansimanti, si guardarono gli uni gli altri nel buio e, dopo un istante di silenzio, scoppiarono a ridere come se fossero ubriachi.
«Potrei sapere perché siete così allegri, signori?»
I quattro si raddrizzarono, atterriti. In piedi nel vano della porta che portava alle aule del pianterreno c’era Quebec con una lanterna accesa in una mano e la bacchetta nell’altra.
Emily tremò: altra punizione in vista, e probabilmente stavolta molto più severa della precedente.
Invece, contrariamente a quanto si era aspettata, Quebec alzò la lanterna, li guardò in faccia e il suo sguardo si fermò con uno scintillio nervoso su di lei.
«Tornate tutti ai vostri dormitori», ordinò brusco. «Hale, ti dispiace seguirmi?»
«Perché?», chiese Emily sbigottita. Perché solo lei? Che cos’aveva fatto più degli altri.
«Non è una punizione», chiarì Quebec senza abbandonare l’espressione ansiosa. «È il tuo amico, Dunneth. Non riusciamo più a svegliarlo.»

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mue