Autore
originale: Mai Kusakabe
Traduzione: Lilian Potter
Pairing: Marco/Ace (Raiting: Arancione)
Disclaimer: Tutti i diritti a Eiichiro Oda; nessuno scopo di lucro.
OFF ALL THE STUPID THINGS
Marco rotolò sul fianco, attento
a spostare Ace in anticipo, e si lasciò cadere sulla schiena sul letto
con un
ghigno contento. Tutta quella tensione sessuale mentre il moccioso si
rifiutava
ancora di unirsi alla ciurma era stata fastidiosa, ma ne era anche valsa la pena.
Accanto a lui, Ace era stravaccato
sul letto, non essendosi mosso da quando aveva avuto
l’orgasmo, e il suo respiro stava lentamente calando. Marco si girò,
sul punto
di avvolgere con un braccio il corpo dell’altro per portarselo più
vicino,
quando il ragazzo si sedette, usando il suo braccio come sostegno visto
che non
sembrava ancora essersi ristabilito completamente.
-Ace?-
L’uomo lentigginoso non lo guardò
mentre faceva scivolare le sue gambe sul bordo del letto.
-È stato bello.- borbottò Ace,
affrettandosi ad allontanarsi per cercare i suoi vestiti. Marco
l’osservò con
sgomento, non che Ace l’avesse notato con i suoi occhi schivi, mentre
l’altro
ormai vestito si lasciò sfuggire un appena udibile ‘Buonanotte’ prima
di
lasciare la sua cabina.
Marco
si lasciò nuovamente ricadere sul letto e grugnì. Sembrava avesse
interpretato
male Ace, perché non aveva pensato che l’altro pirata volesse solo
un’avventura
di una notte. A quanto pareva, quello era tutto ciò che Ace aveva
desiderato.
Era
stato davvero del buon sesso, il biondo non aveva intenzione di
negarlo, ma lui
aveva sperato in qualcosa di più per tutto quel tempo e, quando Ace
l’aveva
baciato quel pomeriggio, aveva pensato che anche Ace volesse di più.
Sembrava
si fosse sbagliato.
Probabilmente,
l’unica ragione per cui Marco non manifestò sorpresa fu perché l’aveva
sentito
arrivare, così invece lasciò che la sua schiena si scontrasse contro la
parete
e strinse le braccia intorno al corpo che improvvisamente era
completamente
sopra al suo, baciandolo e tastandolo con tanto entusiasmo quanto ne
stava
ricevendo.
-Ace?-
chiese quando si separarono per necessità d’aria. L’altro semplicemente
lo
baciò di nuovo. Marco ricambiò il bacio e ci riprovò la seguente volta
in cui
si separarono. –Cosa…?-
-Cosa?
Non vuoi?- fu la risposta di Ace, un ghigno sul viso, e questa volta
l’uomo più
giovane iniziò a trascinarlo in direzione della cabina di Marco,
baciando
ancora il maggiore nel processo. Marco avrebbe potuto tentare di
separarlo, per
chiedere esattamente cosa stesse succedendo, ma era una scelta dura da
compiere
con quella bocca ansiosa che cercava di divorarlo e quelle mani calde
che
esploravano ogni parte del suo corpo che riuscivano a raggiungere.
L’avrebbe
chiesto più tardi, per ora era un compito difficile a sufficienza il
cercare di
tenersi addosso tutti i vestiti prima di raggiungere la sua stanza,
dato che temeva
cosa sarebbe potuto accadere ai suddetti indumenti se fossero stati
lasciati in
mezzo al corridoio.
Marco
sapeva che non avrebbe dovuto sentirsi ferito quando Ace si alzò
nuovamente e,
senza guardarlo davvero, si vestì e se ne andò. Quindi al ragazzo era
piaciuta
tanto la prima volta che aveva voluto ripetere, era stato ovvio una
volta che
avevano finito e lui era stato in grado di pensare più chiaramente. Non
avrebbe
dovuto essere infastidito da ciò e avrebbe dovuto invece prenderlo come
il
complimento alle sue abilità che il ritorno di Ace per avere di più
significava. Ma la verità era che Marco era seccato. Perché Ace non
poteva
parlargliene, cercando di raggiungere una sorta di accordo, invece di
fuggire
ogni volta?
Non
era come se Ace avesse iniziato a comportarsi stranamente intorno a
lui. Fuori
dalla cabina di Marco, il ragazzo era perfettamente amichevole, non
aveva
problemi a scherzare con lui, a provocarlo a volte persino con audaci
allusioni
sessuali, e persino lanciandogli delle sfide che tutti sapevano Ace
avrebbe
perso.
Le
azioni di Ace riguardo al sesso erano assolutamente prive di senso; il
ragazzo
non provava vergogna, il suo comportamento lo chiariva, e non sembrava
neanche
avere alcun problema con Marco, quindi l’uomo più grande doveva
chiedersi cosa
stesse facendo. Marco suppose che Ace volesse solo una relazione di
sesso
casuale, ‘amici di letto’ forse, ma
non aveva
senso che il ragazzo non lo chiedesse.
Dopo
la terza volta di scopata e fuga, Marco decise di confrontarsi con Ace.
Era
troppo frustrante.
Quando
Marco afferrò Ace da un braccio e lo schiacciò contro la parete di un
corridoio
non particolarmente frequentato, il ragazzo gli sorrise, leccandogli le
labbra,
e il pirata più grande dovette ricordare a sé stesso che non era lì per
scoparsi il moccioso privo di senso contro la parete.
-Cosa
sta succedendo, Ace?-
L’uomo
dai capelli neri sbatté le palpebre, confuso, e sembrò essere stato
messo fuori
gioco per un momento.
-Cosa
intendi?- chiese finalmente Ace, e fu ovvio che il conversare non era
stato
nella sua mente nel momento in cui Marco l’aveva intrappolato contro la
parete.
-Questo,-
disse Marco, gesticolando con una mano tra di loro, -noi. Cosa sta
succedendo
tra di noi?-
-Oh.-
Ace si morse il labbro inferiore, e ancora una volta Marco disse
fermamente a
sé stesso che non era lì per scoparselo. –Stiamo facendo sesso.-
affermò Ace,
inclinando la sua testa di lato e guardando Marco. E dannazione se
quello non
era un gesto sexy. Il biondo si rifiutò di credere che l’altro non lo
stesse
facendo apposta.
-Sì,
questo è chiaro, ma non è questo che sto chiedendo e tu lo sai. Perché
te ne
vai semplicemente ogni volta?-
Questa
volta Ace sembrò sorpreso e scrollò le spalle.
-Perché
abbiamo finito.- rispose il ragazzo casualmente, ma quelle parole non
furono
abbastanza per distrarre l’uomo maggiore dal lieve rossore che si stava
diffondendo
sulle guance di Ace.
-Queste
sono stronzate.-
-Oh,
dai, Marco,- praticamente mugolò Ace –hai davvero
intenzione di stare qui a interrogarmi? Siamo da soli, e sono passati
tre
giorni.- E il ragazzo sollevò una mano a coppa attraverso i suoi
vestiti. –Non
riesci a pensare a qualcos’altro da farmi?-
Marco
grugnì e lo baciò. Se Ace stava cercando di distrarlo, questo
significava che
non aveva intenzione di rispondere ad altre domande e Marco non
possedeva
abbastanza informazioni per costringerlo a farlo. Poteva benissimo
accettare
l’offerta del moccioso e pensare più tardi a quello che aveva appreso
adesso.
Marco
giaceva sul letto quella notte, pensando a quel pomeriggio. A parte le
sue
parole, aveva ottenuto un nuovo e inaspettato tassello di informazione
quando,
dopo il sesso, Ace non era scappato come tutte le altre volte. Invece,
avevano
cercato insieme la cintura di Ace, che era in qualche modo finita
appollaiata
sul telaio della porta vicina, e dopo, nell’osservare la macchia
veramente evidente
che il ragazzo aveva lasciato sul muro, avevano ridacchiato ed erano
andati a
prendere qualcosa per pulirla. Era stato molto normale, nessuna traccia
dell’evidente imbarazzo che Ace aveva mostrato tutte le altre volte e
Marco si
era chiesto perché fosse stato così.
Quel
pomeriggio si era sbarazzato di qualsiasi restante, e veramente
improbabile sin
dall’inizio, dubbio sul fatto che potesse essere il sesso in sé a
imbarazzare
Ace, ma quello aveva portato Marco a domandarsi quale, esattamente,
fosse stata
la differenza tra oggi e tutte le volte precedenti.
‘Perché
abbiamo
finito.’
Quella
era stata la risposta di Ace, e ora era persino più senza senso di
quanto lo
era stata prima nel corridoio. Avevano
finito dopo che Marco era venuto dentro a Ace, anche, ma il pirata più
giovane
era rimasto in giro e loro erano persino andati insieme nella sala
mensa per
cena come in un’altra serata normale, esattamente come tutti gli altri
sulla
Moby Dick.
L’unica
differenza nel sesso in sé a cui Marco poteva pensare era che,
veramente,
l’avevano fatto nel corridoio invece che sul suo letto.
Ma
riguardo al come ciò potesse aver cambiato il comportamento di Ace così
tanto…
Aspetta,
non dirmi
che… Di tutte le cose stupide…
Quella
volta Marco non si permise di godere dei postumi dell’orgasmo e
lasciare a Ace
un’opportunità di sfuggirgli nuovamente. Invece, il biondo si mosse
mentre
l’uomo lentigginoso stava ancora cercando di guadagnare un po’ di
controllo sul
suo respiro e avvolse un braccio intorno alle spalle di Ace,
avvicinandolo.
Ace
si tese e Marco dovette trattenere un gemito di frustrazione. Perché,
seriamente, di tutte le cose stupide…
-Cosa
stai facendo?- chiese Ace, teso com’era sotto il braccio di Marco, e lì
non
c’era traccia delle provocazioni e della giocosità di prima.
-Ti
sto abbracciando.-
Ad
Ace ci volle un po’ per rispondere e mentre rimase in silenzio si
contorse,
ancora teso. In altre circostanze, Marco l’avrebbe già portato più
vicino, così
che l’uomo con le lentiggini potesse riposare la sua testa sul petto
del
biondo, e forse avrebbe avvolto anche l’altro braccio intorno a lui, ma
adesso
stava aspettando.
-Perché?-
Lo stranamente basso tono di voce che Ace utilizzò per pronunciare
quella
domanda era veramente fuori luogo se proveniva da lui, e in qualche
modo ciò
ricordò a Marco di quando il ragazzo gli aveva chiesto perché
chiamavano il
capitano ‘Babbo’. Marco cominciò ad accarezzare delicatamente la pelle
di Ace
con la mano con cui lo stava abbracciando.
-Perché
voglio.-
-Ma
perché?- insistette Ace. –Non ha niente a che fare col sesso!- esclamò,
e Marco
dovette chiedersi quanta della sua tensione fosse davvero dovuta al
disagio.
-È
davvero una ragione per non farlo?- Quando non ricevete risposta,
domandò di
nuovo. –Hai mai abbracciato qualcuno con cui hai fatto sesso?-
Ci
volle un po’ ma questa volta Ace rispose.
-Non
è qualcosa che fai con delle avventure di una notte.-
Marco
si mosse più vicino a Ace, e usò la sua mano libera per sollevargli il
mento,
visto che il ragazzo fino ad allora aveva parlato per lo più al cuscino.
-Io
non sono l’avventura di una notte.-
-No,
immagino di no.- concesse Ace. –Ancora non vedo quale significato abbia
fare questo. Le coccole sono per le
ragazzine.- borbottò l’uomo con le lentiggini e Marco ridacchiò per il
puro
infantilismo del gesto. Quindi era quello il problema. Si fece serio
immediatamente, comunque, quando realizzò le implicazioni di quella
dichiarazione.
-Ace,
sei mai stato abbracciato?-
-Ovviamente!-
ruggì Ace. –Rufy era solito balzami addosso per tutto il tempo. Sabo a
volte mi
passava il braccio sulle spalle, e anche il nonno ci provava, ma quelli erano più simili ad
attacchi
frantumanti più che altro.-
Marco
conosceva quei nomi, e non era sicuro che gli piacesse cosa ciò
significava.
Sabo era morto quando Ace aveva dieci anni, aveva sentito quella storia
il giorno
dell’anniversario del suddetto decesso, quando la ciurma si era
preoccupata
perché non c’erano stati tentativi d’omicidio e Marco aveva deciso di
assicurarsi che il ragazzino stesse bene, Garp era un pazzo violento e
Marco in
qualche modo dubitava che l’uomo sapesse persino come dare un
affettuoso, non
spacca ossa, abbraccio; e Ace aveva incontrato Rufy, il suo amato
fratellino di
cui tutti avevano già sentito parlare molto, quando aveva dieci anni.
Ciò
significava che Ace era cresciuto senza molto contatto fisico di tipo
non
violento a parte con il suo altro fratello fino all’età di dieci anni,
facendo
a meno di un genitore amorevole che potesse fornirglielo, e questo
poteva
spiegare la sua reazione a esso.
Questa
volta Marco avvolse entrambe le braccia intorno a Ace e se lo portò più
vicino,
notando come lui si irrigidiva per il gesto.
-Gli
abbracci non sono per le ragazzine. Non è necessario, hai ragione, ma
molte
coppie lo fanno. Però, se tu non vuoi, non lo farò.-
Ace
rimase silente così a lungo che Marco iniziò a temere una sorta di
esplosione,
probabilmente sotto forma di un attacco. Non si era aspettato il
sottile filo
di voce che provenne dal ragazzo.
-…Coppia?
Noi?-
Marco
lo allontanò giusto il necessario per poterlo guardare in volto, le
braccia
ancora intorno ad Ace.
-Sì.
Preferirei questo ad essere ‘amici di letto’, ma…- la bocca di Ace
contro la
sua lo interruppe e lui fu presto spinto con la schiena contro al letto.
-Anch’io.-
soffiò Ace, in bilico su di lui, e Marco ebbe la sensazione che il più
giovane,
nonostante non lo avrebbe mai ammesso, non avesse chiesto per paura che
Marco
rifiutasse. Ace aveva una stranamente bassa stima di sé che si
scontrava con la
sua sfrontatezza e l’eccessiva sicurezza in battaglia.
-Ma
se siamo una coppia adesso ti scoperò
io.-
Marco
sogghignò verso di lui.
-Pensavo
non l’avresti mai chiesto.-
FINE
Perché questo è
semplicemente… *O*
E, prima
di lasciare un opinione generale, dirò che avrei letteralmente amato
leggere
una bella lemon con Ace che stava sopra (:Q_). Ma visto il raiting
della ff,
fermerò qui la mia mente perversa. Ho adorato questa storia, e mi è
piaciuto
moltissimo seguire Marco nelle sue ‘indagini’ sul perché Ace fuggisse
ogni
volta dalla sua cabina. E, tra tutti i motivi stupidi, ecco che Marco
lo trova,
scoprendo poi che perlomeno non è insensato quanto pensava
inizialmente. E il
tutto termina con un finale con i controfiocchi *-*
Lily