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Autore: keli    04/01/2009    2 recensioni
Edward è morto. Non c'è più, ma stranamente non provo dolore. Jacob è quasi morto per proteggere me, ed è solo unicamente colpa mia. Mi sento morire, e non capisco perchè. Forse perchè il mio sole sta per spegnersi lasciandomi sola in un buio senza speranze, che io non voglio.
Genere: Romantico, Triste, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Corro. Le fronde degli alberi mi sfiorano ed è come essere accarezzati da mille piume. I rumori della foresta gravitano attorno a me rendendomi partecipe del suo mondo. I miei occhi allenati scorgono ogni essere vivente, che, intuendo la mia natura, cerca di nascondersi dalla fonte del pericolo.
Sbuffo piano. Forse hanno ragione. E’ da parecchi giorni che non vado a caccia…sarà l’ansia. So per certo che i miei occhi sono cerchiati di rosso e questo non va bene, ne per me ne per le persone che mi stanno vicine.
Spicco un balzo mettendo un po’ troppa forza nel piede destro e spezzando in due un ramo robusto, ascolto disinteressata il rumore del legno che si spezza in due e le schegge che volano lontane. Decisamente, anche se nel mio cervello c’è molto più spazio di quando ero umana, ancora trovo difficile ritrovarmi in queste assurde distrazioni. Ma la realtà è una sola e io non posso negarla, non a me stessa.
Alzo il viso, tendendo le orecchie per cercare qualche animale, e le narici dilatate per cercare di capire di cosa si tratta. Poco avanti a me, sento il chiaro odore di selvaggio che caratterizza i puma. Sono due. Oggi deve essere il mio giorno fortunato.
I due animali sono all’erta, gli occhi dorati fissi sulle fronde dove sono nascosta. Non mi importa la loro forza è nulla pari alla mia. Aspetto qualche secondo, poi mi getto su di loro, iniziando una lotta che non dura più di tre minuti.
Quando finalmente sono sazia, alzo il viso dalla carcassa dell’animale, passandomi la lingua sulle labbra. Ormai sono esperta nella caccia, e non mi disastro più come una volta. Ghigno al ricordo.
“Sei un animale, Bella…”
Alzo il capo, voltandomi verso la voce. La riconoscerei fra mille, è come lo scampanellare argentino e acuto di mille campanellini d’argento.
Vedo la figura minuta e flessuosa di mia sorella scivolare agilmente al mio fianco, e arricciare il naso alla vista di quello che ho combinato.
Sospiro, roteando gli occhi di sicuro tornati oro, incrociando le braccia al petto.
“Se per questo, Alice, avrei parecchi anneddoti…”
“Nel senso, potevi lasciarmi almeno un puma, no?!”
La guardo e rido. E’ sempre così questo piccolo folletto. Ricambia col suo solito sorriso accattivante, che anche nel buio acceca. Poi di colpo la sua espressione si fa seria. So dove vuole arrivare, e non mi piace.
“Bella…”
“No, Alice, non farmi le tue solite ramanzine, ti prego”
Mi fissa con i suoi occhioni ambrati, apprensiva, torcendosi le mani in maniera compulsiva.
“Sai che non riesco a vederti, se sei nel raggio d’azione dei cani…e dio solo sa cosa ti può succedere nei miei momenti di cecità!So che Edward non me lo perdonere…”
Si blocca guardandomi con ansia, come se si aspettasse una mia esplosione. Chiudo gli occhi convincendomi a respirare, aspettando un dolore che però non arriva. Strano
“..oh Bella..mi dispiace così tanto..”
Cerco di sorridere, e ci riesco, come non lo so ma non risulta per niente fasullo agli occhi della piccola Cullen
“No, Alice..non preoccuparti…dovremo tornare a casa, ora, no?”
Ricambia il sorriso, più rincuorata, e annuisce. Mentre la seguo piroettare da un ramo all’altro, mi chiedo soltanto se un'altra ramanzina da parte di Carlise sia più dolorosa del suo solito, accondiscendente, silenzio.

Appena entriamo nel salotto, Alice mi da una spintarella rassicurante, correndo, o per meglio dire, danzando verso il suo Jasper, che se ne sta acquattato come al suo solito sui primi gradini delle scale.
Quando le si avvicina lui alza sorpreso lo sguardo, e inevitabilmente incrocia il mio. Lo fisso apprensiva, e ad un tratto tutta la tensione scivola via dal mio corpo. Se potessi lo farei a pezzi, non sa quant’è snervante cader vittima dei suoi cambiamenti d’umore. Intuisce i miei pensieri e mi fa un piccolo sorriso divertito. Si si, anch’io ti voglio bene…
“Sei tornata…”
Non c’è bisogno di voltarmi per capire che Carlise è seduto nella sua poltrona a leggere uno dei suoi tanti libri. Scrollo le spalle, osservandolo. Per quanto sia possibile, sembra più vecchio e stanco che mai, anche se il suo corpo è ancora quello di poco più che un trentenne altamente affascinante. Ma ad una più accurata occhiata, si nota perfettamente che la sua pelle pallida ha sfumature grigie e che l’oro dei suoi capelli ha perso lucentezza. Può un vampiro invecchiare per il dolore?
“Si Carlise…sono stata a caccia…”
Beh non è proprio una bugia, ma non posso dirgli la verità, anche se lui la conosce meglio di me. E grazie tante ad Alice. Mi fa sempre male vedere l’ombra di dolore nei suoi occhi calmi, e ancor di più constatare che fa finta di niente, sorridendomi come sempre. Preferirei mille volte che mi urlasse contro tutta la sua frustrazione. Io lo farei…
“Dove sono Rose e Emmet?”
Chiedo per cambiare discorso
“Oh…a caccia suppongo, cara, non li hai visti in giro?”
Mi sorride Esme, facendo capolino dalla cucina. Ormai la considero una madre a tutti gli effetti. Non sa il bene che le voglio. Scrollo il capo, sedendomi davanti alla tv come fa di solito Emmet tutto il santo giorno. Il mio simpatico fratello orso è un teledipendente, ormai c’ho fatto il callo.
“Umm..no. Credo si siano allontanati dal confine, perché non ho sentito le loro tracce…”
“Ah…va bene, cara…”
Fa Esme, sorridendomi dolcemente, e tornando dentro a pulire l’argenteria. Non l’ammetterà mai, ma è preoccupata per tutti quelli che considera, ormai, suoi figli. Anche se lo fa vedere certamente più del dottore.
Chiudo gli occhi, sospirando sommessamente. Che situazione…vorrei che tutto tornasse in dietro, e che nulla di quello che è successo si ripetesse. Sento qualcosa muoversi leggiadra accanto a me, non apro nemmeno gli occhi, perché so già di chi si tratta
“Che c’è, Alice?”
Lei sorride, so che lo sta facendo, anche se non capisco come, e mi prende una mano con la sua piccola e delicata, sembra euforica.
“Andiamo a Portangeles!”



Ed eccomi tornata,un po’ in ritardo. Che ne pensate?Carlise mi fa una pena, poretto…Va beh alla prossimaaa!
  
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