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Autore: Tia Weasley    22/05/2015    1 recensioni
Victoria non è una semidea qualunque... Quante volte avete sentito questa frase? Troppe per potervelo ricordare ve lo dico io. Posso dirvi anche un'altra cosa, che la mia storia è simile a quella di moltissimi altri semidei con la sola differenza che io sarei dovuta morire molto prima della mia presunta nascita e che il mio genitore divino è il dio dei mari, ma non porta il nome di Poseidone. Il seguente racconto narra la lotta degli oceani contro se stessi, avvenuta prima che gli dei cominciassero a diventare bipolari, prima che Percy Jackson sparisse. Sono Victoria Clarck e questa è la mia storia.
Questa storia è ambientata dopo "gli dei dell'olimpo" e prima de "gli eroi dell'olimpo". E' la mia prima fan fiction su Percy Jackson e spero di non fare errori. Buona lettura ;)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Stoll, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un puffo si descrive come mia matrigna.


Argo ci aveva appena lasciati in città. Annabeth e Percy erano subito partiti alla ricerca di una certa Talia Grace, per ora avevo solo capito che essendo figlia di Zeus avrebbe potuto aiutare la loro impresa provando a far ragionare il padre. Per il resto, noi ci stavamo dirigendo a casa dei miei genitori.

Dopo varie ipotesi si era giunti alla conclusione che probabilmente mio padre, il mio vero padre, si stesse nascondendo nello stesso luogo protagonista del mio lungo sonno. Per quanto l'ipotesi potesse essere sembrata assurda combaciava in parte con un verso della profezia e questo era riuscito a convincere qualche partecipante. Poiché l'appartamento di famiglia si trovava a Brooklyn decidemmo di andarci a piedi, per evitare di spendere sin da subito i pochi soldi messi a disposizione per l'impresa.

In seguito a diverse suppliche, dispendiose promesse e qualche dracma ero riuscita a mettere su il gruppo di semidei, e nel giro di una sola giornata!
Durante il breve tragitto si fece notare prepotentemente la tensione. Emanava ovunque. Andrew e Daphne stavano chiacchierando tra loro lanciando di tanto in tanto qualche sguardo scocciato a Katerina che ricambiava apertamente mentre parlava con Connor. Josephine e Travis stavano litigando per non so quale motivo ed io ero in testa mentre cercavo di dirigere e mantenere unito il gruppo.

-Di qua!- Esclamai svoltando un angolo, appena notai che tutti stavano continuando dritti.

-Per favore Jo! Ti sto supplicando.- Disse per la millesima volta il ragazzo.

-Basta! Travis già ti ho detto che non lo so, se proprio ti interessa perché non glielo vai a chiedere tu?!- Gli rispose stufa Jo.

-Ma che bell'idea Josephine, purtroppo si dia il caso che non mi parla!- Continuò ironico Travis. La ragazza lo guardò truce.

-Non chiamarmi Josephine.- Sibilò.

-Se mi dici perché si comporta così! Josephine...- Calcò l'ultima parola Travis.

-Chiamami un'altra volta così e ti ritroverai con un palo stradale attorno al collo, sei stato avvertito.- Lo ammonì Jo.

-Che ti costa dirmelo?! Almeno spiegami che cosa le ho fatto!- Tentò di nuovo il ragazzo.

-Non lo so! Già me l'hai chiesto otto volte, non è che se continui la risposta cambia. N-o-n-l-o-s-o. Se faccio così lo capisci?!- Urlò esasperata. Ormai eravamo ad un isolato da casa quando puntai i piedi per terra ed attirai la loro attenzione.

-Allora, sono una persona paziente ma posso sopportare fino ad un certo punto.- Dissi con voce calma. -Travis e Jo, smettetela di litigare.– Sbottai. -Per favore finitela di urlare. Per la sanità mentale dei vostri compagni. Per quanto sia complicato condividere un'impresa con il proprio fratello e... parenti ma...

-Questo non è vero.- Dissero insieme Daphne ed Andrew, interrompendomi.

Kate rise sarcasticamente. -Magari non tutti sono come voi, ci avete mai pensato?

-Certo! Ma solo un'inetta come te lo avrebbe esplicitato.- Le rispose Andrew.

-Come mi hai chiamata?!- Esclamò furiosa Katerina.

-Inetta Towler, non è complicato da capire.- Continuò Daphne. A quel punto Connor cercò di calmarli.

-Andrew, Daphne e Kate. Capisco i sentimenti reciproci di odio che provate gli uni per l'altra. Ma poiché siamo costretti a stare insieme vi pregherei di smetterla.- Disse mentre si massaggiava le tempie. Cominciavo ad adorare quel ragazzo.

-Tu non mi dici cosa fare Stoll, figurati se prendo ordini da un idiota come te.- Disse Daphne.

-Modera le parole ragazzina.- Si intromise Jo. Connor era pur sempre il suo cuginetto preferito... forse il secondo... forse non lo era affatto!

-Mia sorella non è una "ragazzina"! Non la chiamare così.- Si fece avanti Andrew.

-Parla il difensore di quella che ha dato dell'idiota a mio fratello. Smith, è quello che è.- Lo appellò Travis.

-Cosa intendi insinuare?- Ringhiò Andrew, non capendo quell'enorme giro di parole usato dal ragazzo.

-Che sei un controsenso vivente! Piu veloce Smith!- Sbottò la mia migliore amica.

-Grazie Katie.- Disse con un sorriso Travis, al che la ragazza lo ignorò bellamente.

-Oh oh, qualcuno l'ha fatta arrabbiare.- Rise Daphne.

-Ma lasciamo perdere è da tutta la mattinata che fa così.- Fece cadere il discorso con uno sbuffo Travis, ciò fece brillare di rabbia gli occhi della figlia di Apollo.

-Quindi sarei io?!- Esclamò Katerina.

-Si! Sei una persona terribilmente lunatica, lo sai? Prima è tutto normale e poi, per non si sa cosa, smetti di parlarmi e fai l'offesa! Non ti ho fatto niente!- Si arrabbiò il ragazzo.

-Niente?! Niente è esattamente ciò che avresti... ciò che avrebbe dovuto fare!! Per favore qualcuno dica ad un certo Travis Stoll di chiudere il becco prima che gli salti a dosso e lo sgozzi.- Continuò una furente Katerina.

-E ci risiamo. Che cosa ti ho fatto Katie?!- Chiese Travis.

-Non chiamarmi così!- Strillò Katerina fumante di rabbia più che mai. Quel grido fece zittire immediatamente anche tutti gli altri che nel frattempo avevano preso a bisticciare tra loro. Si creò una specie di bolla di silenzio che ci separava dal caos mattutino che al contrario imperniava quella strada. Connor lanciò un fischio mentre sgranava gli occhi stupito, a quanto pare Kate non si era mai lamentata del soprannome. Continua ad essere un mio ragionamento ma, il fatto che quel momento di rabbia l'avesse costretta ad ammettere di detestare l'appellativo, era stata una buona cosa. Probabilmente si era sentita addirittura più ferita che arrabbiata.

-Adesso basta e mi riferisco a tutti.- Esclamai ricevendo finalmente l'attenzione del gruppo al completo. -Allora, siamo partiti da neanche un paio d'ore e ci stiamo già scannando a vicenda!- Mi lamentai, poi presi un respiro profondo e continuai. -Ho bisogno di tutti voi per compiere quest'impresa, ma se qualcuno non se la sente lo capisco. È ancora in tempo per tornare al Campo.- Spiegai e nel non ricevere nessuna contraddizione sorrisi sollevata. -Allora, come ha già detto Connor, saremo costretti a convivere. Quindi comportatevi come se tutti i vostri precedenti al Campo non fossero mai esistiti va bene? Ne vale della salute e della funzionalità del gruppo. Adesso tutti quanti, in silenzio, mi seguite perché siamo arrivati.- Dissi tutta fomentata. A quanto pare il mio discorso funzionò poiché passammo il tempo rimanente a bocca chiusa fino alle presentazioni con la mia famiglia.

Dopo una piccola colazione offerta dai signori Clark, Katerina ed io ci appartammo con i miei genitori per spiegare la situazione, lasciando tutti gli altri nel salone con Simon. Quando tornammo, per dare ai miei genitori il tempo di metabolizzare il tutto, notai due comportamenti completamente opposti combaciare nella stessa persona.

Simon ci stava provando spudoratamente con Daphne che, al contrario, non lo calcolava di striscio mentre Andrew gli mandava occhiate di fuoco. Nello stesso tempo, il medesimo Simon, mostrava proprio quegli sguardi a Connor che mi si era avvicinato con il solito sorriso sarcastico in volto. Gli feci una linguaccia, stupido fratello impiccione.

-Vicky?- Mi richiamò mia madre tornando dalla cucina, attirando gli sguardi di tutti. -Suppongo che aiutarvi sia lecito ma, oltre a darvi le coordinate di quel luogo, non posso fare altro.- Disse Emily.

-Stai scherzando? Con le coordinate abbiamo praticamente già tutto! Non ti ringrazierò mai abbastanza mamma.- Esclamai abbracciandola.

-Non dimentichi qualcuno?- Tossicchiò mio padre.

-Ovviamente no.- Risposi dandogli un bacio sulla guancia.

-Come fai a ricordartele ancora?- Domandai una volta che mi fui allontanata.

-Bè, diciamo che lì la nostra vita è cambiata. Trovare in questa maniera una bambina che sarebbe diventata la figlia migliore di sempre ti cambia.- Rispose papà.

-Grazie per la considerazione.- Bisbigliò ironico Simon, ciò provocò un sorriso divertito a tutti.

-Allora sono più che sicura che si tratti di 28 gradi e 24 primi Nord, 78 gradi e 42 primi Ovest.- Ripetette mia madre. -Non lo scrivete?- Chiese dopo qualche secondo.

-Fatto.- Annunciò Jo.

-Ha la memoria eidetica.- Spiegò Travis.

-Questo se lo ricorda.- Sussurrò Kate.

-Basta! Non ne posso più. Mi vuoi dire che...

-Dobbiamo andare.- Interruppi Travis, non volevo far litigare i miei amici davanti ad Emily e Michael.

-Buona fortuna e state attenti, mi piacerebbe rivedervi tutti vivi e vegeti al vostro ritorno.- Disse mamma.

-Grazie, per tutto. Vi voglio bene.- Dissi. Dopo un breve saluto, che breve non fu poiché i miei mi strapazzarono per un pò, ci rimettemmo in marcia.

-Non glielo hai detto vero?- Connor mi si era avvicinato.

-Come avrei potuto?- Risposi triste.

-Ehi! Su con il morale, siamo solo al primo giorno e poi non è sicuro che si tratti di te. Non penserai mica che l'eroe debba essere per forza tu? Che egocentrica.- Disse incrociando le braccia e voltando la testa da un'altra parte.

-Che scemo che sei.- Risi mentre gli scostavo la zazzera di capelli ricci da davanti agli occhi.

-Adesso che facciamo?- Chiese Daphne una volta arrivati al porto.

-Un momento...- Li fermai, poi mi avvicinai al bordo della banchina e scesi una piccola scaletta fino ad entrare nell'acqua.

-Vicky! Ma sai quanto è sporca quell'acqua? Esci subito!- Mi sgridò Katerina.

-Si mamma, solo un attimo.- La presi in giro e ghignai nel vederla sbuffare. Chiusi gli occhi, con le gambe immerse nel liquido mi concentravo meglio.

-Jo ripetimi le coordinate.- Le chiesi.

-28,24 gradi di latitudine Nord e 78,42 gradi di longitudine Ovest.- Mi accontentò quella. Dopo qualche secondo uscì dall'acqua cone le scarpe e i pantaloni fradici fino al ginocchio.

-E' al largo della Florida.- Dissi. -In mezzo al nulla, ad un migliaio di chilometri dalla costa centro-meridionale.- I miei amici si lanciarono un'occhiata. -Che cosa c'è?- Chiesi.

-Bè...- Prese parola Daphne. -Da come lo dici sembra nel Mare dei Mostri.

-Il Mare dei Mostri?- Domandai.

-Sarebbe l'equivalente del Triangolo delle Bermuda. Un bel posticino dove gli Dei non possono esercitare alcun potere e sicuramente non scarseggia di mostri imbattibili e isole infestate.- Spiegò Andrew.

-Ah.- Mi limitai ad aggiungere, certo questa non era una bella notizia.

Katerina si fece avanti. -Questo lo vedremo in seguito. Comunque sono sicura non si trovi effettivamente nel Mare dei Mostri. Dubito sarebbe la rotta di un viaggio su una nave da crociera.- Non faceva una piega.

Gli altri la guardarono titubanti. -Allora, a questo punto bisogna capire come arrivarci.- Riaprì il discorso Jo.

-La via più economica sarebbe prendere il treno, però fino alla Florida è lunga e dubito che in quel caso sarebbe molto economico.- Disse Andrew, dopo qualche secondo.

-Prendere l'aereo non se ne parla vero?- Chiese Josephine.

-Sennò andare in pullman?- Propose Daphne.

-Si potrebbe anche fare, si corrono meno pericoli, però non ci siamo di budjet. Da qui fino in Florida ci verrebbe a costare un occhio della testa. Per ora io mi aggrego all'idea di andare in aereo.- Disse Kate. -Innanzi tutto sarebbe più veloce e il diciassettesimo della profezia si potrebbe riferire al giorno di viaggio e se noi rimanessimo bloccati a causa di un guasto o di un mostro che distrugge il treno/pullman?- Continuò.

-Sarebbe un'idea, ma ricordatevi che dobbiamo anche tornare. E sette semidei freschi di impresa che fanno su e giù per gli Stati Uniti non attireranno di certo poca attenzione e...- Travis inizò a proporre i uoi pensieri, ma venne interrotto.

-Naturalmente non dobbiamo dimenticarci che Vicky è figlia di un dio del mare, per quanto antico possa essere non credo che a Zeus farebbe piacere che scorrazzasse per i suoi cieli.- Disse Kate.

-Ti dispiace? Stavo parlando.- La rimproverò Travis ma Kate rimase in silenzio come se non avesse parlato nessuno. Presi un respiro profondo, bisognava avere pazienza, solo tanta pazienza.

-Kate, puoi anche evitare di dirci cosa sia successo, ma così non aiuti.- Ripetei.

-Comunque avete ragione tutti e due.- Jo si intromise, provando a fare da intermediario. -Per il problema del nostro numero, ci sto pensando io da quando abbiamo lasciato il Campo Mezzosangue ma per il resto, pare impensabile arrivare sin la senza prendere un aereo.- Concluse e li notai tutti annuire. Ovviamente aveva ragione, ma cosa significava che ci stava pensando lei al nostro numero?

-Jo, ci stai pensando tu a... cosa?

-Giusto, ancora non lo sai... Bè, io posso manovrare la Foschia, mia madre ne è la Signora, la conosci giusto?- Annuì, certo che conoscevo la Foschia! Me ne avevano parlato fino alla nausea.

-Naturalmente, se la sai usare bene, riesce a mascherare l'odore dei semidei. Far vedere agli altri quello che vuoi per ingannarli, un sacco di cose... Non come questi due affetti da cleptomania.- Continuò Jo indicando Travis e Connor, mentre questi ultimi annuivano. Ci misero qualche secondo a capire.

-Ehi!!- Si lamentarono, ma la cugina li guardò cercando di imitare il loro sorriso da "faccia di angioletto così non ci sgamano".

-In ogni caso,- Prese parola Daphne. -Se dobbiamo viaggiare per forza per aria, io direi di diminuire almeno il tragitto.

-Se arrivassimo fino a Washington, da lì partono aerei per ogni direzione. Naturalmente elimineremmo poco dalla tabella di marcia, però almeno qualcosa abbiamo fatto.- Propose Kate.

-D'accordo, è andata. Direi di prendere la metropolitana per arrivare in stazione, è la strada più veloce. A Washington ci arriveremo in treno.- Esplicitai, nessuno obbiettò. Eravamo circa all'altezza del 'Holland Tunnel', in tre massimo quattro fermate saremmo arrivati. Giunti in stazione andammo subito a confrontarci con l'enorme tabellone degli arrivi e delle partenze.

-Tra quanto parte il prossimo treno per Washington?- Chiese Josephine.

-Tra un'ora e un quarto. Meglio mettersi comodi.- Rispose Kate.

-Allora, che ne dite se ci diamo mezz'ora di tempo ciascuno e ci rivediamo qui allo scoccare del tempo? Io nel frattempo vado a prendere i biglietti.- Proposi.

-Andata.- Rispose Andrew per tutti. Dopo essermi fatta dare i soldi necessari da Kate e preso i biglietti approfittai del restante tempo a disposizione per andare in bagno e raccattare una mappa degli Stati Uniti per studiarmi un po' il percorso, almeno avremmo saputo dove andare.

Quando tornai trovai Travis e Jo intenti a gustarsi una ciambella a testa e Connor mentre ammirava una banconota da 50 dollari. -Ragazzi! Non si fanno certe cose, dove li avete presi?- Chiesi sospettosa, dato che i soldi erano insieme a tutte le nostre cose nello zaino magico di Katerina e questa ancora non si vedeva.

-Lavoro di squadra.- Risposero in coro i tre.

-Per il resto, li abbiamo trovati.- Sussurrò Connor.

-Siete incorreggibili.- Dissi scuotendo la testa. -Per le ciambelle ormai è troppo tardi, piuttosto quella banconota... dove l'hai presa?

-Te l'ho detto, l'ho trovata era per terra.

Sbuffai. -Connor, guardami.- Appena si voltò inchiodai il mio sguardo nel suo. -Dove hai preso quei soldi?- Chiesi, notai il suo sguardo farsi più vacuo per poi rispondere come se stesse recitando una preghiera.

-Era nel portafoglio di un signore, sporgeva dalla tasca dei pantaloni e l'ho preso, svuotato e rimesso a posto. Ho trovato 62 dollari sfusi contando la banconota che ho fra le mani, in questo momento gli spicci sono nella mia tasca destra.- Recitò lui. Contenta del risultato ottenuto interruppi il contatto visivo. -Non è giusto fare così!- Si lamentò il ragazzo mentre Jo e Travis se la ridevano bellamente.

Quando un boccone andò di traverso a Josephine, Connor non potette fare a meno di scoppiare a ridere. Andrew ci trovò così, tutti e quattro a ridere a crepapelle per non si sa quale motivo, e fu contagiato dall'atmosfera divertente. Proprio quando notammo che erano passati più di quaranta minuti e che Daphne e Kate non fossero ancora tornate si sentì una voce provenire dagli altoparlanti.

-Attenzione: allontanarsi dall'ala nord della stazione. Il negozio di 'Monster Donut' ha preso fuoco. Attenzione: allontanarsi dall'ala nord della stazione. Il negozio 'Monster Donut' ha preso fuoco...- Sull'enorme schermo che pendeva dal soffitto della stazione cominciarono a passare delle immagini di alcune telecamere di sicurezza che ritraevano due persone mentre cercavano di tenere a bada, con strani movimenti delle braccia, quello che sembrava un enorme cagnone inferocito. Sotto la didascalia riportava "Due ragazze spaventate da un cane un po' troppo vivace decidono di spaventare quest'ultimo con il fuoco: tentativo riuscito male".

Dopo ciò gli sguardi preoccupati di cinque ragazzi si incrociarono prima di dirigersi di corsa verso l'ala nord della stazione che, effettivamente, stava andando a fuoco. Poco distante, su una panchina notammo un paramedico intento a bendare la gamba di Kate, con accanto Daphne che mostrava i vestiti bruciacchiati.

-Daphne!- Esclamò Andrew prima di correrle incontro. -Cosa è successo?- Domandò.

-Ne parliamo dopo.- Rispose la ragazza, riferendosi alla presenza del paramedico. Nel frattempo ci eravamo tutti avvicinati.

-Che cosa hai fatto alla gamba?- Chiese Jo.

-Ustione di secondo grado.- Rispose il paramedico mostrandosi, per poco non mi venne un colpo. Lo conoscevo e sono sicura che anche Kate lo avesse riconosciuto. Era un ragazzo sulla ventina che aveva fatto un piccolo stage con il nostro professore di scienze, per diventare in futuro un insegnante. Non sapevo fosse anche un paramedico! Solo al ricordo che quell'inverno avessi fatto parte del gruppetto di ragazzine che gli sbavavano dietro mi venne da vomitare.

-Oh, ma noi non ci siamo già incontrati?- Chiese infatti.

-Ehm... si. Quest'anno ha fatto uno stage nella mia scuola e...

-Giusto! Ora rammento. Katerina me la ricordavo, sempre con la risposta pronta anche se poco attenta e poi... come fai a dimenticarti di lei?- Mi interruppe. Dovetti trattenermi dal ridere per la sua affermazione. Non contando il fatto che un quasi estraneo avesse chiamato Kate così amichevolmente.

-Se non sbaglio, dovresti essere Victoria. La ragazza che finiva in presidenza tre volte su due.- Connor scoppiò a ridere, gli lanciai uno sguardo di fuoco.

-In ogni caso, potrebbe dirci che cosa è successo alla mia amica?- Chiese Travis, calcando l'aggettivo. Pareva secernere odio dagli occhi mentre osservava il paramedico. Kate lanciò un'occhiataccia al figlio di Ermes e il paramedico, dovendo aver interpellato male il segnale si sistemò meglio sulla panchina accanto a Katerina.

-Ah, si. La zona colpita è molto estesa e causerà sicuramente un forte dolore per la prossima settima. Non è da ignorare. Kate, ti consiglio di passare al pronto soccorso per ricevere da un dottore cure ed informazioni più accurate.- Fece un sorriso smagliante. L'ha davvero chiamata Kate?! -Ti lascio questo campione di pomata, potrà darti un po' di sollievo quando inizierà a farti male il polpaccio.- Continuò il ragazzo porgendo un barattolino a Kate.

-Grazie mille ma sto bene così, non fa tanto male.- Rispose gentilmente, nonostante si notasse che stava trattenendo una smorfia di dolore.

-Robert! Vieni, abbiamo bisogno di una mano!- Urlò qualcuno alle nostre spalle.

-Arrivo!- Esclamò il ragazzo. -Ti lascio lo stesso la crema, probabilmente ci rivedremo Katerina, mi farebbe molto piacere rincontrarti. Arrivederci.- Ci salutò prima di raggiungere i colleghi. Sul serio? Ci aveva davvero provato con Katerina? Fantastico! Un'altra persona che si prende una sbandata per Kate, ed io?

Osservammo la bionda in cerca di risposte.

-Perché mi guardate così? Mi ha solo fasciato la gamba, è il suo lavoro e sarebbe stato scortese non rispondere gentilmente.- Sbottò scocciata Kate.

-Certo, certo. Dicono tutti così.- Ammise con fare malizioso Josephine. Al quale la ragazza scosse la testa nel tentativo di portare capelli davanti al viso per coprire il colorirsi delle guance, come faceva tempo prima, atto che ovviamente non le riuscì a causa del taglio troppo corto. Era una persona dal rossore facile, bastava una frase fuori posto ed ecco qua. Notai Travis nascondere un ringhio. Se non fosse per la situazione, avrei chiuso quei due in una stanza fin che non si fossero spiegati. Mi stavano mandando ai matti!

-Allora, di questo ne parleremo in treno. Per il momento direi di andare a fare scorta di viveri così, magari, riusciamo a stare tranquilli per un paio di giorni.- Proposi e appena ci fummo allontanati abbastanza ne approfittai per dare dell'ambrosia alla figlia di Apollo, giusto per diminuire le sue sofferenze. Neanche un giorno e qualcuno si era già fatto male, si prospettava un viaggio intenso.

Dopo aver preso svariate bottiglie di acqua e altrettanti panini li depositammo nello zaino di Kate. In seguito salimmo sul treno ed entrammo nella cabina. Poiché ogni scomparto aveva otto posti sperammo ardentemente che nessuno avesse comprato il biglietto per l' ultimo sedile libero, almeno avremmo potuto discutere in santa pace. Dopo quindici minuti dalla partenza constatammo di essere da soli, Katerina tirò fuori il cibo e facemmo un breve pranzo.

-Spiegatemi un po' la storia del 'Monster Donut'?- Chiese Connor.

-Dunque, stavo bazzicando in giro quando ho incontrato Kate. Mi piacerebbe dire diversamente ma abbiamo cominciato a litigare...- Cominciò Daphne.

-Proprio davanti al negozio! E ad un certo punto abbiamo notato il cane del proprietario che ci guardava famelico. E' stato difficile scoprirlo attraverso la foschia ma dopo una sputata di acido siamo riuscite a constatare essere un'idra.- Disse Kate.

-In effetti non è stata una mossa intelligente separarci, non ho potuto controllare la foschia in un luogo così esteso.- Ammise Jo.

-E ce lo dici ora?!- Esclamai.

-Non me l'avete chiesto!

-Non importa, ormai è fatta. Dicevate?- Mi riferì a Daphne e Kate.

-Sisi. Insomma, non ci ho pensato due volte prima di attaccarlo, ma dopo avergli tagliato due teste con la mia spada, ne spuntarono quattro!- Esclamò scandalizzata Daphne.

-Io l'avevo detto che tagliare la testa ad un'idra è una cosa da deficienti ma...- Lanciai uno sguardo ammonitorio a Kate. -...ma non ha fatto in tempo ad ascoltarmi. Così mentre indietreggiavamo, in cerca di riparo dall'acido, mi venne un'idea. Mi avvicinai ai fornelli e presi la bombola del gas.- Disse Kate. -Lo so, è una mossa da pazzi ma non c'era altra scelta, solo il fuoco sarebbe riuscito a fermarla.- Si affrettò ad aggiungere.

-Altro che pazzi! Poi uno si sorprende di cosa ti sei fatta alla gamba.- Esclamò Travis.

-Ma questo non c'entra niente con l'ustione. Sono stata io, non avevo capito l'idea di Kate e mi sono messa in mezzo. Se lei non mi avesse scansato in tempo ora lei non riporterebbe neanche un graffio, ma io sarei cenere.- Disse Daphne prendendo le difensive della ragazza. -Grazie.- Aggiunse, con difficoltà, la figlia di Ares.

-Di niente.- Rispose sincera Kate. Dopo un momento di silenzio un urlo squarciò l'aria.

-Finalmente!! Non sapete da quanto tempo aspetto questa riappacificazione! Vero Andrew?- Esclamò Connor mettendosi tra le due ragazze e abbracciandole. Vidi lo Smith annuire mentre Katerina rispondeva affettuosamente all'abbraccio, al contrario dell'altra che si scansò.

-Basta con queste cerimonie.- Disse Daphne spolverandosi la maglietta, come se il ragazzo l'avesse appena ricoperta di terra. -Siccome abbiamo altre tre ore di viaggio io direi di farci un pisolino.- Furono le sue ultime parole, prima di mettersi comoda e sprofondare nel sonno.

-Vado a farmi un giro, non mi piace rimanere fermo a far niente. Se noto qualcosa di strano vengo ad informarvi.- Si licenziò Andrew.

-Kate mi puoi dare la cartina?- Chiesi. La ragazza aprì il suo zaino tirandone fuori un libro voluminoso e la mappa che mi passò, dopo di che sfogliò il primo iniziando a leggerlo.

-Ti sei davvero portata quel coso a presso?- Domandò divertito Travis. La ragazza si limitò a stringere le dita sulla copertina del volume facendosi sbiancare le nocche.

-Zitto Travis, quel libro riporta racconti su tutta la mitologia greca. Può essere molto utile dato il fatto che Taumante è praticamente inesistente.- Disse Jo dando uno scappellotto al cugino.

-Dunque...- Iniziai. -Arrivati a Washington dovremmo riuscire a prendere un aereo che ci porterà ad Orlando. Poi bisognerà vedere... per arrivare a destinazione potremmo prendere una di quelle barche enormi da trasporto merci che va alle Bermuda. Non guardatemi male non mi ricordo come si chiamano! Per quanto riguarda dopo, mi dispiace ammetterlo ma, in tal caso, saremo costretti a rubare una barca... o una scialuppa... o qualsiasi cosa che galleggi per arrivare al luogo desiderato.- Conclusi.

-Tranquilla, ci sono due esperti in furti a disposizione.- Si vantò Connor, come se essere capaci di rubare qualcosa senza essere beccati fosse un vanto.

-Dove? Io non li vedo.- Aggiunsi mettendomi una mano sulla fronte per ispezionare il luogo.

-Questa è vecchia.- Ridacchiò Jo. Dopo circa due ore di viaggio Andrew rientrò nella cabina.

-Guarda, guarda, chi si degna di farci compagnia.- Esclamò con ironia Jo.

-Dove sei stato?- Chiesi.

-Ho fatto su e giù per il treno fino ad ora ed ho notato una cosa abbastanza strana.- Fece una smorfia.

-Direi di svegliare gli altri.- Proposi. Detto ciò, mentre Jo svegliava Kate, riportai nel mondo dei vivi Travis e Connor, il primo dei quali si avvicinò con fare sospetto a Daphne che ancora dormiva serenamente.

-Non... osare... toccarmi... Stoll.- Sibilò questa, quando Travis si avvicinò un po' troppo alla sua faccia. -Spero ci sia un motivo importante per avermi svegliata.- Disse Daphne stiracchiandosi.

-Non so se sia importante, ma ho notato che qualcuno ha cominciato a seguire il treno da quando abbiamo fatto quel paio di chilometri sulla costa, vicino a Claymont.- Spiegò Andrew andandosi a sedere.

-Non è strano che qualcuno segua il treno. Potrebbe essere chiunque, un turista disperso, qualcuno a cui non andava di fare il biglietto...- Cominciò ad elencare Connor.

-Intendevo qualcuno non umano.- Lo interruppe Andrew con fare ovvio. -Ha la forma di una donna. Volava di fianco al treno, sembrava una folata di vento con un colore fin troppo azzurro.- Continuò il figlio di Ares.

-Potrebbe essere un buon segno, se ha aggirato la mia foschia magari ha qualcosa di importante da dirci.- Suppose Jo.

-Oppure è talmente potente dal riuscirci per ammazzarci tutti.- Ipotizzò Connor. Non l'avesse mai detto. In quell'istante qualcuno ruppe il finestrino della nostra cabina che fu inondata dal vento.

-Oh, ma guarda un po' chi c'è? Kyriake quanto tempo.- Disse zuccherosa quella che sembrava un fantasma celeste. Fu perfettamente udibile nonostante il forte rumore della corrente che pareva volesse risucchiarci.

-Ma sei pazza?! Rischi di ucciderci!- Urlò Daphne cercando di sovrastare il rumore.

-Oh ma è proprio questo l'intento.- Disse con voce dolce prima di puntare i suoi occhi blu su di me. Notai Jo avvicinarsi alla porta e proprio nell'istante in cui quell'essere mi saltò a dosso tirò la manopola dei freni di emergenza.

Questo fece cadere tutti per terra, compresa la strana creatura che al contrario scomparve nel pavimento. Durante i secondi di assenza di quell'essere noi ne approfittammo per uscire dalla finestra ormai frantumata, nonostante il treno non si fosse ancora del tutto fermato. Fu un duro impatto ma questo permise di farci allontanare dallo spiritello senza che ci muovessimo, in seguito cominciammo a correre verso quello che sembrava un piccolo boschetto. Ma dopo poco Katerina cominciò a rimanere in dietro.

-Kate! Veloce!- La spronai. Ma quella dopo aver fatto un piccolo scatto si fermò con una smorfia di dolore, per poi avvicinarsi zoppicando. Connor e Travis tornarono in dietro. L'uno prendendo il suo zaino che, appena fu poggiato sulla sua mano, questa fu trascinata a terra dal peso dell'oggetto. L'altro si girò di schiena con un chiaro invito ad issarsi in spalla. Kate sembrò riluttante all'idea.

-Insomma! Non fare la preziosa!- Esclamò nervoso. La ragazza si voltò e notando la sagoma azzurrina uscire dal treno e guardarsi attorno confusa decise di accettare l'aiuto. Appena ci raggiunsero riprendemmo a correre ma quella strana creatura si avvicinava sempre di più, con noi sempre più stanchi e lei sempre più veloce. Passammo accanto ad un fiumiciattolo e con il movimento di una mano azzurra un'onda si alzò dal suo letto e si infranse su di noi, grazie agli dei avevo i riflessi pronti e impedì che tutti venissero trascinati via. Ormai non potemmo fare altro che fermarci e affrontarla.

-Chi sei?- Urlai.

-Sul serio Kyriake? Non ti ricordi di me?- Domandò con voce ondulante.

-Perché continui a chiamarla Kyriake?- Chiese questa volta Daphne.

-Perché è il suo nome.- Continuò con voce dolce adagiandosi a terra e prendendo sembianze umane. Da un puffo volante mutò nella donna più strana e stupenda che avessi mai visto. Aveva gli occhi di un blu sorprendente, così scuro da sembrare nero, una tiara di corallo tra i lunghi capelli neri con sfumature verdastre. Ma la cosa che più mi sorprese fu la pelle, di un bianco cereo. Da lontano poteva sembrare normale ma visto da vicino si potevano notare riflessi azzurri, come se dentro di lei scorresse dell'acqua.

-Io non mi chiamo Kuria... Kyra.. o come diavolo si pronuncia, sono Victoria Clark!- Esclamai. La donna mi rivolse un sorriso materno. Il solo guardarla, in quelle sembianze e con quel sorriso mi fece venire un terribile mal di testa. L'avevo già incontrata.

-Chi sei? Perché dovrei conoscerti?- Chiesi spaventata. I miei amici se ne accorsero. Quella donna dava l'idea di conoscermi, forse anche meglio di me stessa, avrebbe potuto darmi delle risposte sulla mia vita passata, sul motivo di tutto questo. Io avevo bisogno di una spiegazione, ma il fatto che lei si ricordasse di me e io non di lei mi terrorizzava. Ogni volta che la vedevo sorridermi in quel modo era come vivere un flashback, ma il minimo sforzo di memoria mi faceva venire dolorosissime fitte alla testa. Perché non potevo ricordare?

-Io sono l'Oceanina Elettra.- Si presentò. Mi bastarono quelle parole, bastarono a tutti per far capire che le intenzioni di quella divinità non erano delle migliori. Con alla memoria la profezia quel verso cominciava ad avere senso: "Nella profondità marina si nascondono il mostro e l'oceanina." Elettra collaborava con mio padre. Il flusso dei miei pensieri fu interrotto dalla voce suadente dell'oceanina. -Moglie di Taumante, sono stata mandata da lui stesso per potarti al suo cospetto.- Disse avvicinandosi, mossa avventata poiché tutti i miei compagni sfoderarono le armi. Scusate, mi tocca correggermi, Connor, Travis e Andrew impugnarono le loro armi mentre le restanti parevano ammaliate.

-Hai detto di volerci uccidere.- Esclamò sospettoso Travis.

-Devo essermi espressa male. Dovrò uccidervi solo se opporrete resistenza e con tutte quelle armi puntate contro di me direi che non è un buon inizio. Seguite l'esempio delle vostre compagne. Devo solo portare Kyriake da suo padre.- Disse con voce dolce. Improvvisamente i miei sospetti sulla donna sparirono. Non avrei mai immaginato Elettra nell'atto di uccidere qualcuno, sembrava una persona per bene, troppo dolce.

I miei amici mi guardarono, in attesa di una risposta. La profezia diceva che avevamo bisogno l'uno dell'altro e io non volevo dividere il gruppo. Ma guardare Elettra sorriderci dolcemente mi scombussolava, non volevo dirle di no, sembrava così onesta. Sarebbe stato molto utile un passaggio, anche se comprendeva solo me.

-Clark! Risvegliati! Sta cercando di dividerci!- Esclamò Connor. Lo guardai dubbiosa. Come poteva solo pensare che quella donna tanto dolce stesse cercando di separarci?! Voleva solo aiutare, come una madre farebbe con la propria figlia. Poi sospettavo che Elettra avrebbe ritirato l'offerta se qualcun altro avesse messo in dubbio la sua proposta.

-Connor non dire idiozie! Ci vuole aiutare non l'hai capito?- Disse Kate.

-Concordo, stiamo comunque andando da Taumante. Un passaggio non farebbe male.- Aggiunse Jo.

-Ma vi siete bevute il cervello?! E' un mostro! Vuole dirottarci.- Protestò Travis.

-Stoll smettila! Elettra è una donna per bene, non dovresti rivolgerti a lei in questo modo.- Lo rimproverai e fui felice dello splendido sorriso rivoltomi dall'Oceanina.

-Ma che cosa stai dicendo?! Che cosa state dicendo tutte quante?! Vi sta confondendo, per Ares! Vuole dividerci portando via Vicky! Non avete notato che ci sta anche facendo litigare?!- Si intromise Andrew.

-Che idea stupida. D'altronde non mi aspetto altro da un deficiente come te, io direi di accettare. Victoria incontrerebbe suo padre, sistemerebbe le cose e noi potremmo tornare al Campo. Semplificherebbe tutto.- Disse Daphne. La ragazza aveva assolutamente ragione, che idea stupida quella di Andr...un momento. Daphne non insulta mai il fratello, non l'avevo mai sentita offendere il gemello. Qui qualcosa non stava andando per il verso giusto.

Osservai i miei amici; Jo, Kate e Daphne sembravano sul punto di inchinarsi all'Oceanina che rivolgeva loro degli splendidi sorrisi compiaciuti, per un momento ne rimasi incantata poi scossi la testa. Osservai Travis, Andrew e Connor che la guardavano disgustati continuando a rivolgersi alle compagne nel tentativo di risvegliarle da quello che ora potevo definire un incantesimo. Spostai di nuovo il mio sguardo su Elettra e per poco non cacciai un urlo.

Non era più tanto bella: gli occhi sembravano spiritati, i capelli erano diventati definitivamente verdi mentre il corpo era acqua fluttuante. Ma la cosa più inquietante era la bocca. Occupava circa metà della faccia e non faceva altro che sorridere malignamente mostrando un'arcata di canini aguzzi. Il suo sguardo si posò su di me.

-Kyriake la mia proposta non è valida per l'eternità.- Disse lanciandomi un sorriso che metteva in risalto soltanto i suoi raccapriccianti denti. Ormai sapevo cosa fare, risponderle con un no secco. Però lei avrebbe potuto darmi delle risposte a quelle domande che mi tormentavano da giorni. Vidi le ragazze osservarmi annuendo vigorosamente al contrario dei ragazzi che negavano scuotendo le braccia in segno di protesta... dovetti reclinare l'offerta.

-Ci scusi Elettra...- Cominciai inchinandomi. -Ma non intendiamo dividerci.- Mai avessi detto quelle parole. L'Oceanina fu attorniata da un'enorme nube vorticosa che sapeva di brezza marina, nonostante il piacevole odore la vista non era altrettanto bella.

-Perché?!- Mi urlarono contro Jo, Daphne e Kate in sincronia.

-La scusi Elettra, è solo confusa. Non si azzarderebbe mai a rifiutare una sua offerta.- Disse Kate.

-Comprendo dolce Katerina, ma gli ordini sono ordini. Kyriake ha scelto la morte al contrario della salvezza e purtroppo questo sarà anche il vostro destino mie adorate bambine.- Fece un ultimo sorriso rivolto alle altre ragazze prima che la bocca scomparve all'interno del vortice.

-Che cosa hai fatto?! Ti rendi conto che... aspettate.- Jo si fermò nel bel mezzo della frase.

-Che cosa è successo?- Chiese Daphne, mentre osservava Andrew.

-Ne parliamo dopo, per il momento direi di evitare di farci ammazzare.- Esclamai. Annuimmo tutti.

-Connor! Passami lo zaino!- Urlò Kate, il ragazzo obbedì e lei iniziò a scagliare frecce a raffica ma non facevano atro che scomparire all'interno della nube. Andrew e Daphne non si posero neanche una domanda prima di assalire il vortice. Per ora Elettra si era solo difesa. Notai la sua figura all'interno della nube salmastra con due pugnali in mano, probabilmente i due figli di Ares non l'avevano notato tanto erano impegnati a colpire l'aria che l'avvolgeva.

-Daphne! Andrew! Allontanatevi!- Urlai. Il ragazzo si girò distratto.

-Perché?!- Gridò. Potrebbero esserci due tesi sull'avvenimento seguente: o gli salvai la vita oppure rischiai di fargli amputare il braccio. Sta di fatto che mentre Andrew si girava un coltello lo colpì al braccio destro, ferendolo gravemente. Il ragazzo indietreggiò reprimendo un urlo di dolore, ma velocemente si strappò una parte della maglietta per legarsela attorno all'arto ferito e tornò alla carica.

Diversi bracci si diramarono da quello che ormai si poteva definire un piccolo uragano. Uno di essi risucchiò Jo che ne uscì ricoperta di graffi e ferite sanguinanti, non riuscivo a capire che cosa ci vorticasse dentro, ma sicuramente era qualcosa di tagliente e letale.

Dopo diversi tentativi di fermare i piccoli vortici che si erano separati dalla nube che avvolgeva Elettra decidemmo di riunirci intorno quest'ultima. Mentre i miei compagni sferravano possenti colpi all'oceanina e ne subivano altrettanti sia da quest'ultima che dalle diverse cose che il vortice aveva risucchiato o conteneva di suo, io invocai l'acqua.

Sentì una dolorosa stretta allo stomaco e inseguito fui attorniata da un'immensa quantità d'acqua vorticante, presa dal fiume. Essendo all'interno di essa riuscì a far alzare il fluido con me dentro, insomma a modo mio stavo volando! Mi spinsi all'interno della nube e mi ritrovai di fronte Elettra.

-Non puoi sconfiggermi con l'elemento che mi rappresenta!- Urlò. L'acqua dolce. Com'è possibile che io riuscissi a governare sia questa che quella degli oceani? Cercai di non pormi altre domande e decisi di avvicinarmi. Sapevo che era rischioso, ma avevo bisogno di risposte.

-Perché Taumante vuole portarmi da lui?- Chiesi.

-Oh, mia dolce bambina. La curiosità ha un brutto effetto su di te, stai abbandonando i tuoi compagni per avere delle risposte che non ti porteranno da nessuna parte.- Detto ciò tentò di trafiggermi. Riuscì a deviare il colpo con la mia lancia, nonostante le sue parole decisi di riprovare.

-Come fa a sapere della nostra impresa?- Tentai un altro approccio evitando di colpirla.

-Mio marito prevede il futuro, sa molte cose.- Disse l'Oceanina scagliandosi contro di me. Parai il suo colpo e tentai di colpirla, ma la ninfa era sin troppo veloce e la mancai diverse volte. Fece una risata degna del peggior dei Supercattivi e mi attacò.

-Elettra non voglio farle del male. Mi deve solo dire perché Taumante mi ha lasciata addormentata per tutto questo tempo!- Implorai.

-Voleva potere, immagino, e gli servivi. Comunque è inutile, mi è stato ordinato di ucciderti e io non voglio deludere il mio adorato marito. Il tuo difetto fatale ti ha portato alla rovina.- Sferrava colpì a raffica e io ero troppo impreparata per controbattere, per ora avevo solo parato i colpi con la mia lancia.

Mi colpì varie volte, ma un taglio al fianco mi lasciò senza di fiato al che la ninfa ne approfittò per darmi una bella botta in testa con l'elsa. Dal suo atteggiamento supposi volesse avermi viva, ma tutto ciò non aveva senso! Ero frastornata ma tentai lo stesso un affondo con la lancia, che la trapassò lì dove ci sarebbe dovuta essere la spalla. "Wow, emozionante" Pensai con ironia. Dato il fatto che era acqua galleggiante supposi che il mio unico raggiungimento fosse stato inutile e mi ritrovai ad imprecare in una strana lingua arcaica.

A quanto pare, però, lei era di altro avviso. Fece un urlo di dolore e spaccò in due la mia splendida lancia. Mi ci ero affezionata e vederla rompersi mi distrasse per quel fatale secondo che permise ad Elettra di spingermi fuori dalla nube. Atterrai per terra in uno scrosciare d'acqua. Connor mi venne subito vicino.

-Stai bene?- Mi chiese aiutandomi ad alzarmi. Mi scostai i capelli bagnati dalla faccia ed osservai la scena. La nube di Elettra era cresciuta di diversi metri cubi durante la mia assenza. Notai che stava risucchiando l'acqua del fiume.

-Connor! Elettra è così potente perché è vicino all'acqua corrente, dobbiamo allontanarla!- Esclamai, il ragazzo annuì poi fece segno agli altri e prendendo Kate sottobraccio ci allontanammo verso la foresta.

-Non vi salverete la vita scappando semidei!- Urlò l'oceanina prima di seguirci. Ci inoltrammo verso il folto del bosco vedendo pian piano la nube di Elettra diminuire fino a scomparire, rimase solo lei. Ci lanciò un occhiata che poteva significare soltanto: "Avete allungato la vostra vita solo di qualche giorno, perché vi ritroverò e vi ucciderò". In effetti un discorso piuttosto lungo per esser stato detto con lo sguardo. Mi vennero i brividi. Decidemmo di inoltrarci ancora un po' prima di fermarci ormai esausti. Il sole era tramontato da un pezzo quindi decidemmo di accamparci vicino ad un'enorme rupe che spiccava nella foresta. Accendemmo anche un fuoco, l'idea non era geniale ma avevamo bisogno di luce e la figlia di Apollo non se la sentiva di fare la Torcia Umana. Kate si mise a sedere mentre tirava fuori dal suo zaino magico un piccolo rotolo di garza e qualche bottiglia che, di sicuro, non conteneva acqua. Quante cose si sarà portata?

-Allora, tutti qui intorno a me.- Disse autoritaria, noi seguimmo il suo ordine mettendoci in semicerchio davanti a lei. Lanciò un veloce sguardo a tutti prima di riprendere a parlare. -Andrew avvicinati, dobbiamo sistemare quel braccio.- Dopo di che mentre gli altri mangiavano la loro porzione di cibo Kate passava a curare tutti.

In un battito di ciglia la profonda ferita sul braccio di Andrew scomparve, fece fare uno strano crak al polso di Jo prima di fasciarlo, del mio taglio sul fianco rimase solo la cicatrice, fermò lo scorrere del sangue della tempia di Daphne, curò la schiena di Travis che sembrava scartavetrata per poi chiudere gli occhi e far scomparire quell'enorme striscia rossa sulla spalla di Connor.

Pensai subito che mi sarebbe piaciuto riuscire a far guarire qualcuno così, illuminando un pò le mani e chiudendo gli occhi. Non avevo mai visto un curatore in azione. Naturalmente mi smentì poco dopo, notando come Kate pian piano che passava a curare ciascuno di noi diventava sempre più pallida e traballante, ad un certo punto sembrava che stesse addirittura per svenire e accasciarsi a terra da un momento all'altro. Alla fine fummo costretti a fermarla prima che decidesse di fare un altro giro e sistemare anche i graffi più superficiali. Mi dispiace ammetterlo ma io non ero, non sono tutt'ora, una ragazza molto altruista e l'idea di spendere così tante energie per curare qualcuno non mi allettava affatto, per questo ammiravo tanto la mia amica.

Mentre mangiavamo un boccone prima di coricarci, chiacchierammo ognuno per se sull'esperienza appena vissuta. Fino a quando Andrew richiamò l'attenzione involutamente, parlando a voce più alta. -Perché non ti sistemi la gamba con il tuo trucchetto?- Notai il suo sguardo posato sulla figlia di Apollo che aveva approfittato del momento per sciogliersi le bende dalla gamba e controllare la situazione mettendosi un pò della crema datale da Robert.

-Non funziona su di me.- Rispose in un soffio dolorante. -Che fregatura vero?- Riuscì a scherzare. Guardai il suo polpaccio e per poco non mi venne da vomitare, suppongo che abbiate presente l'aspetto di un'ustione violacea con varie bolle acquose sopra, raccapricciante. Non mi stupisco del fatto che non riuscisse a correre. Appena finì prese quelle che sembravano barrette energetiche e ce ne passò un paio per dividercele.

-Dovresti riposare.- Fece Travis, porgendole il restante contenuto della sua bottiglia d'acqua che la ragazza ignorò. Il figlio di Ermes rimase qualche secondo con il braccio alzato prima di fare un respiro profondo, il comportamento di Kate stava mettendo a dura prova il suo autocontrollo.

-Scusa Andrew.- Disse Daphne dopo qualche secondo di silenzio. -Sai, per prima. Non volevo dire quelle cose.- Continuò. Il ragazzo le si avvicinò e le diede un amichevole pugno sulla spalla. -Ti perdono solo perché so che non eri in te.- Disse.

-A proposito... Qualcuno può spiegarmi che cosa è successo questa sera?- Chiese Jo.

-Era il suo sorriso, è stato quello a distrarci.- Spiegò Kate.

-Ma per quale motivo non ha funzionato su di noi?- Chiese Connor.

-Infatti, l'avevo notato anche io. Forse funziona solo con il genere femminile.- Ipotizzò Jo.

-Ma soprattutto, perché Vicky è riuscita a risvegliarsi e noi no?- Chiese incuriosita Daphne. In effetti aveva ragione. L'unico motivo della mia esitanza era il fatto di sapere di più, avere risposte che l'Oceanina avrebbe potuto ovviamente darmi. Però non riuscivo a capacitarmene, perché io si e le altre no?

-E' un sorriso particolare. Quello che mostrava Elettra è uno di quei sorrisi che una donna rivolge alla propria figlia, che le rivolge quando è fiera di lei.- Disse Kate con il tono di voce tremolante. -Per questo Vicky ne ha subito meno di tutte quante noi l'effetto. Perché ha già una persona che le rivolge quei sorrisi, una madre che lo fa sinceramente, non come Elettra che lo fa solo per avere ciò che desidera.- Si fermò per interrompere la voce rotta. -Scusate io non...- Trattenne un singhiozzo cercando di alzarsi, ma le fu impedito dalle sue condizioni. Si rimise seduta nascondendo la faccia tra e mani.

-Che cosa le è successo?- Sussurrò Daphne, ma non ricevette risposta. Io mi avvicinai alla figlia di Apollo.

-Kate è tutto a posto.- Le disse Travis cercando di avvicinarsi, ma al tocco del semidio Kate si allontanò come scottata facendo sussultare più vigorosamente il petto nel suo pianto silenzioso. Solo ora notavo che, dalla litigata di quella mattina Travis si rivolgeva a lei chiamandola semplicemente Kate. L'abbracciai.

-Ero lì come un'idiota nel tentativo di rendere fiera di me quell'Oceanina. Una ragazza normale non dovrebbe farlo, una ragazza normale lo farebbe con la propria madre.- Riuscì a dire.

-Grazie tante.- Dissero in coro Jo e Daphne, le azzittì con lo sguardo.

-Ehi! E' tutto a posto. Non sei stata l'unica. E' successo a tutte noi, e poi fidati se ti dico che tutte le donne del mondo vorrebbero averti come figlia. Sei responsabile e autoritaria, ma talmente tanto dolce e gentile che tutto ciò ti rende praticamente perfetta. Non farti problemi su questo.- La consolai e la vidi fare un piccolo sorriso incerto che sparì nel giro di un secondo sostituito da uno sguardo duro e supplicante. Si portò una mano sulla testa come a volersi strappare i capelli e l'altra chiusa a pugno su un orecchio. Questo suo atteggiamento mi spaventò. -Che ne dici di metterti a dormire? E' stata una giornata stancante.- Le dissi guardandola negli occhi.

-Si ha ragione, specialmente per te... sembri sul punto di svenire.- Disse con la sua solita delicatezza Daphne. Ma a quanto pare funzionò perché nel giro di un paio di minuti Kate era sprofondata nel mondo dei sogni.

-Che le è preso?- Chiese a bassa voce Andrew mentre io sistemavo la ragazza su alcune coperte tirate fuori da lei in precedenza.

-Ha una situazione familiare complicata.- Spegò Travis guardando la figlia di Apollo che aveva ancora le guance bagnate.

-Strano per lei. In tutti gli anni che ci conosciamo non l'avevo mai vista piangere.- Ammisi pensierosa.

-Era anche molto stanca e per di più ci ha risistemati tutti.- Fece notare Jo.

-Che ne dite di cambiare discorso?- Fece Connor, probabilmente per il bene di Kate.

-Io proporrei il fatto che quell'Elettra è una schiavetta di Taumante.- Dissi.

-Come mai?- Chiese Andrew.

-Quando le ho parlato era tutto un 'Mi è stato detto di farlo', 'gli ordini sono ordini' e 'Non voglio deludere il mio maritino'- Dissi facendo una voce acuta.

-Bè in effetti non ci dovremmo preoccupare più di tanto per lei...- Disse Andrew.

-Sapeva della nostra impresa. Mio padre sa chi siamo e che cosa faremo.- Affermai. -Abbiamo ignorato un fatto molto importante, Taumante può predire il futuro.- Continuai. Si fece silenzio.

-Ciò significa che sa già il risultato della nostra impresa?- Domandò Daphne.

-Ne dubito. Non si disturberebbe tanto se lo conoscesse già.- Fece Travis.

-Per non contare i versi della profezia.... Elettra sicuramente ha un ruolo importante in questa storia.- Ricordò Connor.

-Bha, io non mi preoccuperei più di tanto.- Replicò Jo.

-Si, hai ragione...- Pensai ad alta voce. -Ho scoperto un'altra cosa. Dubito della sua importanza ma il fatto che diventi acqua, letteralmente, non la aiuta a non subire i colpi. L'ho trapassata con la mia lancia ed ha urlato di dolore.- Dissi.

-Rassicurante.- Bofonchiò Daphne.

-Io direi di metterci a dormire. Sto crollando dalla stanchezza.- Disse sbadigliando Andrew.

-Faccio io il primo turno di guardia.- Proclamò alzandosi Connor. -Tra un po' sveglio il prossimo malcapitato, ma nel frattempo fatevi una dormita. E' stata una giornata dura.- Continuò.

-Rimango sveglia anche io, siamo in tanti una persona non basta.- Dissi. Nel giro di un paio di minuti tutti stavano ronfando.

-Allora...- Iniziò Connor sedendomi accanto. -Che te ne pare come prima giornata?- Chiese.

-Sinceramente? Un disastro.- Ammisi. -In questo momento dovevamo essere su un aereo diretto ad Orlando e non dispersi chi sa dove tra New York e Washington.- Si, mi stavo lamentando. Si creò un piacevole silenzio interrotto dal rumore della vita notturna.

-Che cosa ti è saltato in testa prima?- Domandò Connor dopo un po'.

-Cosa Stoll?- Gli chiesi interrogativa.

-Quando sei entrata nel vortice di Elettra. Hai rischiato tantissimo! Hai visto anche tu che cosa era successo a Jo prima.- Mi spiegò il ragazzo. Feci una smorfia.

-Lo so è stata un'idea suicida. Però avevo bisogno di risposte e, come vedi, sono ancora viva e vegeta.- Dissi e notai il figlio di Ermes osservarmi interrogativo.

-Promettimi di non dirlo a nessuno.- Dissi autoritaria.

-Non posso farti promesse che so di non poter mantenere.- Mi rispose Connor.

-Stoll, per favore. Giuralo.- Aggiunsi. Il ragazzo mi guardò con una smorfia di disapprovazione, ma alla fine cedette.

-Lo giuro sullo Stige.- Tirai un sospiro di sollievo. -Guai a te se la cosa si rende importante.- Mi ammonì. Scacciai quelle parole con un movimento della mano.

-L'avevo già vista, Elettra. Ma non ricordo ne dove ne quando ed ho il presentimento che sappia molto più di quanto dia a vedere sul mio incantesimo e del motivo per cui fu creato.- Sospirai. -Io odio non sapere, ho un bisogno costantemente di risposte. Per questo ho deciso di affrontarla. Le ho posto qualche domanda venendo a sapere solo che in questo momento sono qui per un desiderio egoistico di mio padre.- Feci una risata sarcastica. -Per il potere. Ancora non ci credo. Tutte le guerre sono nate per questo e al solo pensiero di tutte le persone che faranno parte di questa mi sento sprofondare. In parte è colpa mia. Tutto ciò non sarebbe dovuto succedere.- Dissi scuotendo la testa.

-Io non credo sia così.- Mi disse invece Connor. -A mio parere era scritto, tutto ciò sarebbe dovuto accadere prima o poi. Cento anni fa, ora o tra mille anni. E francamente sono felice stia accadendo ora.- Disse lanciandomi un sorrisetto. Passò qualche secondo.

-Difetto fatale. Così l'ha chiamato.- Gli dissi.

-Cosa?

-La curiosità, l'ha chiamata il mio difetto fatale. Che cosa significa?

Connor si fece pensieroso. -Ogni eroe ne ha uno. Il mio difetto fatale è l'ambizione. Tipico no? Per un figlio di Ermes.- Mi spiegò. -Significa che questo difetto, se non lo tieni sotto controllo, ti porterà alla morte.

-Tutte cosa positive insomma.

-Già.- Mi rispose.

-Sai, c'è un'altra cosa strana che ho notato nel comportamento di Elettra: non voleva uccidermi. Ha affermato di avere gli ordini di farlo ma non l'ha fatto.- Ammisi.

-Bè, se è per questo avrebbe dovuto ucciderci tutti, ma siamo ancora qui.- Disse Connor.

-No... ti assicuro. Si comportava come se volesse incutermi paura. Come se volesse capacitarmi dell'idea di essere un difficile avversario. Ma ha mancato tante di quelle possibilità... se mi avesse davvero voluta morta, in questo momento non sarei qui.- Affermai decisa.

-E' ancora troppo presto per trarre simili conclusioni.- Mi rassicurò il ragazzo, però sembrava turbato.

-Forse hai ragione... dopotutto è ancora il primo giorno.- Dissi. -E poi, ha distrutto la mia lancia.- Continuai con tono triste. Il ragazzo sorrise.

-A quanto pare adesso puoi utilizzare la spada che ti ho rubato.- Disse, come se lo ripetesse tutti i giorni.

-Più che altro, adesso sono costretta ad utilizzare la spada che mi hai regalato.- Feci il segno delle virgolette con le dita, con sguardo tramortito.

-Guarda che così mi offendi!- Esclamò incrociando le braccia Connor.

-Più che altro, l'hai portata sul serio?- Chiesi sbalordita.

-Ovviamente, se hai uno zaino magico a disposizione come puoi trattenerti. Non oso immaginare che cosa mi farebbe Kate se scoprisse tutte le cose che ci ho infilato dentro.- Mostrò il suo tipico sguardo: "Opsss, mi hanno sgamato"; prima di scoppiare a ridere. Lo zittì subito, stava facendo troppo rumore. Anche se non potetti trattenere anche io un sorriso.

Incuriosita mi avvicinai allo zaino con l'intenzione di aprirlo. –Credo dovrai aspettare domani mattina.- Mi suggerì Connor.

-Perché?- Chiesi, mentre mettevo le mani sulla zip e tiravo. -Santi Numi, perché non si apre?- Gemetti frustrata. La cerniera sembrava incastrata.

-Tranquilla eh, puoi non di ascoltarmi. D'altronde anche io ho imparato a mie spese.- Disse Connor con un accenno di sorriso.

-Ma questo non è possibile..... Stoll, smettila di ridere e vieni a darmi una mano.- Lo spronai.

-Non posso.- Si scusò.

-In che senso non puoi?- Chiesi dubbiosa, mentre cercavo di caricarmi lo zaino sulle ginocchia. Ma, per quanto lo muovessi, quello pareva essere incollato al terreno. -Santi Numi, ma che razza di peso si porta a presso Kate. Connor, una mano?

-Per quanto io mi stia divertendo, cominci a farmi pena.- Disse stufo Connor.

-Come scusa?!- Esclamai con un piccolo, davvero piccolo, ma davvero davvero molto piccolo accenno di rabbia.

-E' un regalo di Apollo.- Mi confessò. -Ti può mostrare tutto ciò che è nelle sue competenze. Da una lira ad una fiala contenente vaiolo. Un regalo assurdo a mio parere ma, per Ermes, quanto ne vorrei uno anche io.

-Questo non spiega il fatto che non riesco ad aprirlo.

-Invece si, senza la gentil concessione di Kate non puoi fare niente. E si, ti sconsiglierei di rubarlo. Ti farebbe perdere solo tempo con il risultato che Katerina ti beccherebbe. Naturalmente a me non è mai successo.- Aggiunse.

-Naturalmente...- Lo imitai.

-Contando anche che puoi metterci dentro tutto quello che ti pare ed avrà sempre lo stesso peso di qualche grammo.- Mi spiegò.

-E' qualcosa di magnifico.- Esclamai osservando lo zaino incantata. -Grazie agli dei non le ho ridato la cartina allora.- Ripresi srotolandomi una mappa che avevo in tasca.

-Allora, Capitan Esplora, dove ci troviamo?

-Dunque...- Presi parola ignorando la battuta di Connor. -Siamo andati avanti in treno per circa un paio d'ore e abbiamo superato Baltimora. Quindi dovremmo essere finiti in questa zona verde.- Affermai mostrando al ragazzo una macchiolina verdastra sulla cartina.

-E' probabile, la ferrovia ci passa accanto.- Rispose.

-Bene. Abbiamo capito dove siamo! Adesso direi di proseguire per la foresta a piedi, per evitare altri brutti incontri. Poi dovremmo sbucare in questa città... Maryland.- Conclusi leggendone il nome. -Basta saperci orientare e in una giornata dovremmo arrivarci.- Continuai.

Dopo parecchio tempo in cui avevo studiato attentamente la mappa, notai che ormai Connor non riusciva a tenere la testa dritta con le spalle poggiate alla roccia, insomma stava crollando.

-Ehi! Sveglia! Ti sei proposto di fare da guardia, ora non mi lasci da sola mentre dormi.- Dissi battendogli le mani sotto il naso. Lui ghignò.

-La piccola Clark non vuole stare da sola.- Disse guardandomi con uno strano sorriso in faccia. Capì le sue intenzioni troppo tardi, quando mi incatenò in un terribile abbraccio che di dolce aveva ben poco. Cominciò a scompigliarmi i capelli e a farmi il solletico .

-C... Connor! Smettila... Così... così svegliamo gli altri.- Cercai di sussurrare tra le risate. Il ragazzo si allontanò con lo stesso sorriso di prima.

-Ti diverti è?- Chiesi.

-Tu non immagini quanto.- Rispose lui dandomi una spallata continuando a sorridere.

-Come ti pemetti! Guarda che...- Fui interrotta. No, state tranquilli, non fu alcun genere di mostro o rumore strano, in effetti furono le labbra di Connor ma lasciatemi spiegare. Mentre parlavo mi ero avvicinata a lui per spingerlo di lato, ma lui si era girato di scatto e... ecco come creare una situazione imbarazzante tra amici. Mi scostai subito.

-Santi Numi! Scusami! Non volevo, cercavo di spingerti ma ti sei girato... che imbarazzo... scusa!- Mentre sparavo scuse a vanvera arrossendo vistosamente notai Connor trattenere le risate con smorfie buffe prima di scoppiare.

Mi zittì stizzita, ma fui contagiata dal ragazzo che ormai se ne stava a pancia all'aria dal ridere. Dopo qualche tempo Connor si rialzò con le lacrime agli occhi dalle troppe risate.

-Dovevi vedere la tua faccia! Era diventata tutta rossa peggio di un peperone.- Fu attaccato da un'altra fase di ridarella, lo guardai male. -Scusami, ma non puoi negare la comicità della scena. E poi è risaputo, faccio questo effetto alle donne.- Affermò con ancora il sorriso divertito in faccia.

-Sei uno scemo.- Ribadii. Mi sdraiai per terra, con sotto alcuni teli che ci aveva dato in precedenza Kate, la testa poggiata alla sua spalla. -Si è fatto tardi, se svegliassimo qualcuno?- Domandai sbadigliando. Connor guardò il cielo, in effetti si vedeva una luce fievole.

-Bè, è praticamente passata la notte ma un paio di ore di sonno ce le dovremmo fare.- Affermò, prima di tirare un calcio al fratello.

-Non sono stato io!- Esclamò quello mettendosi a sedere di scatto, provocandosi un giramento di testa. Ridacchiai.

-Travis, ti passiamo la palla.- Disse Connor prima di poggiarsi completamente alla roccia. Io, a suo discapito, mi sistemai meglio con la testa sul suo petto.

-Ti voglio bene.- Dissi posandogli un bacio sulla guancia.

-Anche io contadinella.- Affermò con un ghigno quello, feci uno sbuffo divertito prima di cadere nel mondo dei sogni.

 



PICCOLO APPUNTO SU ELETTRA: ho totalmente inventato le sue sembianze e i suoi poteri, ma essendo una ninfa delle acque dolci ho ‘creato’ sia gli uni che le altre.

Nella mitologia greca, le Oceanine erano figlie del titano Oceano e della titanide Teti, sorelle dei tremila fiumi-dei detti Potamoi (Ποταμοί).
Le Oceanine erano potenti dee delle acque e dei mari, personificavano le acque correnti, ossia ogni corrente marina o grande fiume.
Elettra, il cui nome indica lo zampillare dell'acqua, con Taumante, figlio di Ponto generò Iride (personificazione dell'arcobaleno) e le tre Arpie: Aello, Ocipete e Celeno. Secondo Omero Elettra e Zeus concepirono Dardano, capostipite dei re di Troia, e perciò detti Dardanidi. Elettra era una ninfa a cui era consacrato l'ambra, un materiale importante per chi viaggiasse nel mare in quell'epoca.

  
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