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Autore: lillilola    22/05/2015    3 recensioni
Camille è semplicemente bella, Daphne invece, è semplicemente sua sorella; le due hanno una cosa in comune oltre al sangue, il fatto che non si sopportano.
La guerra fredda in casa Shane dura da anni, e come tutte le guerre è destinata a finire prima o poi, e forse, se non fosse stato a causa di una caviglia storta nel momento sbagliato, le conseguenze non sarebbero state così dolorose, ma la teoria del caos è semplicemente questa: quella che a causa di un errore fa credere Daphne di essere la seconda scelta di tutti e come conseguenza fa credere a Camille di poter rubare il cuore a chiunque con il suo sguardo blu.
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E' stata un scena epocale, soprattutto perché continuava a vantarsi di avere vinto la possibilità di poter parlare con il suo idolo, per poi inciampare su uno dei vestiti che avevo lasciato per sbaglio sulle scale, e ruzzolare come un pesce lesso giù per tutta la rampa.
E indovinate chi ha visto tutta la scena? Io.
Indovinate chi ha potuto riprendere tutta la scena? Purtroppo nessuno.
-Camille Shane? – mi chiede la receptionist distraendomi.
Annuisco e mi giro.
-Carta d’identità per favore –.
Spero solo non si accorga che non sono io.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DUE :"SHE'S A REBEL" 

“She's a rebel,
She's a saint,
She's salt of the earth,
And she's dangerous,
She's a rebel,
Vigilante,
Missing link on the brink,
Of destruction”
 
Non so esattamente il motivo, ma quella stupida band si trova al completo ancora a casa mia, cosa che mi allarma un pochino, visto che non sopporto il fatto di avere troppa gente intorno per troppo tempo.
Sopporto a malapena mio padre e mia sorella in casa.
Mi avvicino a Michael, l’unico dei presenti che ha avuto la premura di presentarsi nonostante l’abbia steso a terra e lavato con latte e cereali.
 - Senti – sussurro avvicinandomi e attirando la sua attenzione – ora non per essere maleducata ma...-
 - Mi hai lavato con del latte, non puoi fare di peggio – dice.
 - Oh ma che palle, ancora pensi al passato, mi sembri mia madre e…-
 - Ma è stato un’ora fa! E ho ancora dei cereali dove i cereali non dovrebbero essere! –
Ecco perché odio avere gente in casa, continuano a lamentarsi, o meglio, continuano a lamentarsi con me.
Che poi quello che gli ho versato addosso era del semplice latte e cereali, se fosse stato acido muriatico, sì che avrebbe potuto continuare a lamentarsi, ma la sua faccia non si è liquefatta, quindi non trovo motivi ad avvalorare la sua tesi.
 - Appunto, siete qui da circa un’ora dal mio risveglio, non credete che dovreste tornare a casa? – chiedo mentre mi rendo conto che anche io ho dei cereali dove i cereali non dovrebbero essere.
Cheerios curiosi che giocano a fare Dora l’esploratrice sul mio corpo.
Michael mi guarda scocciato, credo che anche lui voglia tornare a casa, e sono quasi tentata di mettergli una mano sulla spalla quasi come se stessi facendo un gesto carino, quando nel mentre di alzare la mano noto l’orario sul mio orologio.
È l’ora in cui Daphne guarda Doctor Who.
E parlare in terza persona tra sé e sé è più inquietante di quanto non sembri.
Mi avvio verso il salotto dove si trovano tutti quelli che non si sono presentati nonostante siano in casa mia, e non so chi sia quella più scocciata tra mia sorella che mi vede arrivare nel suo harem, o io che ho intenzione di sedermi sul divano che un tipo, probabilmente coreano, sta occupando.
 - Sono contenta della rimpatriata familiare che state facendo e tante cose belle. Ma sono le una e ventidue, è l’ora in cui voi andate da un’altra parte – guardo quello sul divano – soprattutto tu -.
Odio avere gente in casa che non conosco, non hanno nemmeno avuto la decenza di presentarsi, e poi sarei io quella maleducata.
Mi guardano tutti in silenzio mentre mia sorella sembra voler farmi capire i suoi intenti omicida nei miei confronti solo con lo sguardo. Beh missione riuscita sorellina, ma per quanto io tenga alla mia pellaccia che si sta unendo con dei cereali al miele, tengo molto di più a gratificare il mio livello di nerdaggine e guardare la tv.
 - C’è un’altra stanza proprio qui affianco e…-
 - Scusatela, ha un lieve ritardo mentale – dice scusandosi con il suo harem.
Quei bellocci come minimo le staranno già sbavando dietro nonostante lei sia attualmente metà disabile, ma d’altronde come non potrebbero, lei è così fantastica per tutti.
 - Meglio un ritardo mentale che uno mestruale, stronza – borbotto mentre se ne vanno.
 - Cosa? – si gira confusa a guardarmi.
Fortunatamente non mi ha sentito.
 - Cosa? – dico io facendo finta di niente.
Alza le spalle e va verso la cucina zoppicando.
Ashton invece mi ha sentito benissimo e sta cercando di trattenersi dallo scoppiare a ridere probabilmente, anche se sembra più uno stitico che sta cercando di fare la cacca da quanto paonazzo è diventato.
Mi giro verso il divano e il tipo coreano sembra non volersi alzare.
 - Sei ancora qui? –
 - Già -. 
Faccio una smorfia, e decido di ignorarlo mentre inizio a cercare il telecomando. Se vuole rimanere lì, si sarebbe visto la mia serie tv.
Due minuti dopo di ricerca del telecomando arrivo al momento in cui il nazismo che mi è salito nel cercarlo si unisce alla depressione del non trovarlo, il che sembra portarmi a un certo bipolarismo in cui lancio cuscini piangendo, nemmeno stessi cercando Eldorado.
 - Cosa stai cercando? – mi chiede il tipo sempre fermo nella sua posizione.
 - Il telecomando –
 - Oh, ma ce l’avevo io – dice tirando fuori l’aggeggio della mia ricerca.
Mi si illuminano gli occhi e mi fiondo praticamente su di lui.
Siamo già a due dei quattro componenti della band a cui mi lancio addosso.
 - Allora, io sono l’ospite io decido cosa guardare – dice cercando di tenermi lontana da lui.
Non ha capito nulla dalla vita questo caro ragazzo, e pensare che credevo che gli asiatici fossero persone intelligenti. Probabilmente mi sbagliavo.
 - Tu decidi solo quanto puoi ancora vivere se non mi dai il telecomando, Okay? – sto pensando a dove colpirlo, probabilmente sul naso – c’è Doctor who, e io n…-
 - OMG – dice come se fosse normale dire omg, accende la tv e mette sulla serie tv – non sei più tanto strana come credevo – mi sorride e da veri fan per un’ora e mezza smettiamo quasi di respirare per goderci meglio il telefilm. 
 
 
Sono quasi le quattro del pomeriggio, e questi tipi ancora non sembrano volersene andare.
Mio padre arriverà tra poco a casa, e non credo possa essere molto contento di ritrovarsi tutta queste gente tra i piedi.
 - A proposito – mi dice il cinese raggiungendomi in giardino con due tazze in mano – io sono Calum -.
Me ne allunga una e noto essere piena di caffè.
Potrei piangere.
 - Sai, c’è una cosa che amo più di Doctor Who, ed è il caffè. E ora sono molto tentata di chiederti di sposarti se non fossi confusa dal fatto che tu non ti chiami Cheng o Chen o Xu – dico.
Lo so, parlo troppo.
Stare in silenzio non è mai stata una delle mie virtù migliori.
 - Perché dovrei chiamarmi in quel modo? – chiede confuso e sedendosi sull’erba affianco a me.
 - Non sei asiatico? – chiedo soffiando sulla tazza.
Sembra offeso, ma poi scoppia a ridere.
Cosa che mi fa dubitare delle sua sanità mentale, il che sarebbe davvero un peccato visto che già stavo pensando di sposarmi con lui in un matrimonio che avrà come tema Doctor Who e il menù del pranzo sarà a base di caffeina.
 - Era da tanto che non trovavo qualcuno così – dice ridendo – ci voleva -.
Sorride.
 - Così come? – chiedo confusa pronta a sentire un eventuale insulto, del tipo “Così fuori di testa”, “così psicopatica” e appellativi simili.
 - Così vera – dice spiazzandomi.
Oh.
Lo guardo confusa, e noto lo sguardo che mi rivolge. Sembra sentirsi in dovere di spiegarmi per filo e per segno ciò che vuole significare quello che ha appena detto.
 - Sai, nel mondo dello spettacolo non ci sono tante persone che ti dicono ciò che pensano veramente. Tutti vogliono solo leccarti il culo per avere un po’ di quello che hai ottenuto con la fatica, ed è terribile – inizia - e non puoi nemmeno rispondere male alle persone che lo fanno, perché verresti considerato uno stronzo e la tua reputazione andrebbe a puttane –
 - Sei un ragazzo volgare – lo interrompo ridendo.
Ride.
 - Per una volta che posso dire un paio di parolacce senza preoccuparmi lasciamelo fare – sorride di nuovo – e poi, è per questo ti ho portato del caffè –
 - Per dire quattro parolacce in libertà? –
 - No, per il fatto che a te non interessi ciò che dico, non pendi dalle mie labbra come chiunque altro farebbe. Era da tanto che qualcuno non lo faceva -.
Non sono un mostro senza cuore per la cronaca.
Sono quasi dispiaciuta per lui, no anzi, sono dispiaciuta per lui.
D’altronde ha praticamente la mia età, e non credo fosse contento di essersi all’improvviso ritrovato con un sacco di “amiconi” che sperano di fare successo grazie a lui.
Un po’ mi pento di aver quasi creduto che fosse fuori di testa, come me d’altronde.
Sento mia sorella ridere in modo suadente, cosa che sembra riuscire bene solo a lei.
Ci giriamo entrambi verso la provenienza del suono, e io non posso fare altro che limitarmi a sbuffare.
Le bastava un battito di ciglia per avere il mondo ai suoi piedi, e un po’ la odiavo per questo, riusciva sempre a fregare nostro padre e a far magicamente ricadere tutta la colpa su di me. Quindi sì, una parte di me la odiava, e una parte di me era ancora convinta che i capelli in realtà ricrescessero anche alle bambole, ma non era questo il punto.
 - Tua sorella fa sempre così? – mi chiede all’improvviso mentre ripensavo ai miei giorni da parrucchiera fallita nel tagliare i capelli alle sue barbie.
 - Se è sempre così carismatica, favolosa, bellissima e cheerleader? – lo guardo – la risposta è sì – dico amareggiata.
Ride contento, e la mia teoria sulla sua insanità mentale torna a farsi spazio nel mio cervello.
 - È così eccessiva. Voleva assolutamente fare colpo su di noi, quando in realtà l’unica che ha fatto colpo sei tu, anche se in senso figurato – dice scoppiando a ridere da solo.
 - Sono una persona impulsiva – borbotto.
 - No, sei una che deve fare un corso di gestione per la rabbia, Daphne -.
Gli faccio la linguaccia, cosa molto matura da parte mia.
 - Sei sempre più matura – mi dice Ashton dopo essersi improvvisamente materializzato.
Nessuno dei due si era accorto di lui finché non ha aperto bocca, cosa di cui poteva fare a meno. Si è come teletrasportato qui, e dannazione, anche io voglio teletrasportarmi ed essere un x-man.
Calum si alza sbuffando.
 - Che palle tocca già a me – sbuffa andando verso casa mentre Ashton si siede.
Guardo confusa quello che credevo essere il mio futuro marito tornare in casa, e poi rivolgo uno sguardo confuso a quello che probabilmente è un X-man.
 - Facciamo i turni – spiega come se fosse tutto chiaro.
I turni per cosa?
Per usare il bagno di casa mia? Che mi avessero intasato il cesso?
I turni per venire in giardino? Forse non lo sapevano ma non coltivavo Gangja, e anche se fosse non avrei di certo condiviso la mia fonte di felicità con loro.
 - Per stare con Camille -.
Oh.
La mia intera vita sembra essersi basata su una bugia visto che i presenti sembrano preferire stranamente me alla mia favolosa sorella, il che può essere un input per farmi intuire che sono tutti altamente fuori di testa.
 - Siete un po’ strani – dico strappando una margherita.
Noto che mi fa una smorfia, che poi sono io quella che è immatura tra i due.
Gli metto il fiore tra la matassa di capelli che ha in testa.
 - Sei un fiore – dico ridendo.
 - E poi siamo noi quelli strani – sospira e si stende – ah cosa mi tocca fare per gli Imagine Dragons –
Ah non dirlo a me, visto che siete in casa mia da questa mattina e non posso buttarvi fuori proprio per questo.
Sto quasi per rispondergli male quando mi suona il telefono, e i Green Day si fanno sentire perfino dai vicini.
La mia suoneria è troppo alta, ma d’altronde è meglio così. Faccio ascoltare un po’ di buona musica a tutto il quartiere.
 - QUELLI SONO I GREEN DAY! – grida con enfasi alzandosi di scatto.
Mi guardo attorno alla ricerca della rock band.
 - Dove? Dove!?! – se ha davvero visto i Green Day potrei quasi condividere la mia casa con lui.
Scoppia a ridere.
 - La tua suoneria cretina – dice continuando a ridere.
Stronzo che mi illude.
Gli tiro un pugno sul braccio.
 - Credevo li avessi visti qui nei dintorni! Mi hai illuso, sei uno stronzo – e io sono molto fine, ma non siamo qui per giudicare il mio modo di parlare.
Lui continua allegramente a ridersela mentre io penso a metodi alternativi per torturarlo senza poi dover ricorrere a un processo penale nei miei confronti.
 - Rispondi al telefono – mi suggerisce smettendo di ridere.
 - No, la canzone è troppo bella. Aspetto che finisca e poi richiamo –
Rebel” finisce, e io richiamo la mia migliore amica.
 - Maya, dimmi tutto –.
 - Hai sentito la canzone fino in fondo vero? Per questo non hai risposto – sbuffa, che se c’è qualcuno che mi conosce meglio di lei penso siano solo le quattro mura di casa mia.
Sorrido.
 - Ti conosce bene – mi dice origliando la mia conversazione.
 - Stai zitto e fatti gli affaracci tuoi -.
 - Ce l’hai con me? – chiede offesa Maya.
Sbuffo.
 - No Maya, ce l’ho con un tipo – guardo Ashton – che non sa farsi i cazzi suoi. E ho la casa piena di gente che non conosco a causa di Camille – mi lamento con qualcuno che capisce i miei problemi, o che almeno fa finta di capirli.
La sento ridere.
 - Che brutta cosa le persone eh – dice ridacchiando mentre minaccio Ashton che sta continuando a mettersi fiori in testa.
Molto virile.
 - Volevo chiederti com’era andata all’incontro con il … - la blocco.
 - Male. Dannatamente male. Questi bastardi girano per casa mia come se fosse casa loro. Io mi sveglio e BUM, chi mi trovo in casa? Una band che nemmeno conosco che pretende di stare a casa mia e parlare con me per tutta la giornata quando io vorrei solo starmene sul divano a mangiare cereali – il piccolo Hippie di fronte smette di mettersi fiori in testa.
 - Sono offeso –
 - Non mi interessa nulla -.
Maya sembra morta, non la sento nemmeno respirare.
Poi grida all’improvviso facendomi prendere un colpo.
Dio mio la stanno uccidendo. Devo chiamare la polizia.
È l’unica migliore amica che ho!
- I FIVE SECONDO OF SUMMER SONO A CASA TUA!! – grida di nuovo provocando un emorragia al mio timpano.
Allontano il telefono dall’orecchio mentre continua a gridare.
 - Ha un sacco di voce – dice l’hippie guardandosi al riflesso del telefono – ti piaccio con i fiori? –
Seriamente?
La mia migliore amica ha l’ugola d’oro delle grida e lui si mette i fiori, e nessuno mi paga per sopportare tutto questo.
 - Arrivo subito – dice smettendo di gridare.
Mi alzo e mi pulisco il sedere da eventuali residui di erba.
 - Lei ci conosce –
 - Lei non ascolta buona musica –
Credo sia la giornata nazionale delle offese nei suoi confronti.
 - I Green Day! – grida indicando un punto a caso della strada.
Non ci casco maledetto.
Mi tiro via una scarpa e gliela lancio prima di entrare in casa ad aspettare il delirio.


Hola ciambelline ** 
Ho deciso che aggiornerò il venerdi, o il sabato, o la domenica, o quando riuscirò a finire un capitolo in tempo. 
La scuola che brutta cosa, gli esami che brutta cosa, quando finirà tutto questo? Quando potremo correre libere, magari correre no, diciamo mangiare liberamente sul divano guardando tutte le serie tv che non abbiamo concluso, e che di certo non si conluderanno da sole.
I discorsi filosofici mi stancano, credo che andrò a recuperare energie mangiando biscotti e nutella, e faciandomi applaudire per la geniale idea dal mio diabete.
Questo angolo scrittrice è relativamente più piccino del solito, cose che vi fa capire quanto io sia stanca e vogliosa di cibarmi.
Bye little ciambelline**,
Lily
   
 
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