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Autore: Crystal Wright    23/05/2015    3 recensioni
"Dopo la battaglia di Hogwarts, Draco Malfoy andò da Harry Potter e, con le lacrime agli occhi, disse: “Mi dispiace, voglio ricominciare tutto da capo. Io sono Draco, Draco Malfoy.” E gli porse la mano. Harry, sul punto di piangere, gliela strinse."
17 maggio: giornata mondiale contro l'omofobia. JK Rowling ci ha insegnato a non discriminare persone di nessun genere, ad amare qualsiasi persona senza pregiudizi. Oggi il mondo intero ringrazia persona come lei che lottano affinché tutti abbiano gli stessi diritti e pari opportunità. Mi appello a tutti coloro che, nel 2015, continuano a volere una comunità tutta uguale, basata sugli stessi principi e lo stesso modo di vivere. Ma noi abbiamo imparato a lottare contro gli stereotipi. Viva la diversità! Viva coloro che hanno tanto coraggio da vivere come vogliono! Viva la Drarry!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Love is never wrong.
Capitolo 3: I will always choose you, my love.
 
-Andiamo nel salone.- propose Draco subito dopo la cena, alzandosi dalla tavola. Aveva bisogno di far affluire un po’ di sangue alle gambe.
Harry accolse la proposta con un sorriso e seguì a ruota il padrone di casa, finché non attraversarono un enorme portone di legno intarsiato con stupendi arabeschi. Harry si fermò sulla soglia, come per non profanare quello spazio raffinato e magico, e studiò quella bellissima stanza.
Era un enorme salone, due terzi della Sala Grande di Hogwarts. Le due pareti adiacenti alla porta erano piene di libri perfettamente ordinati in ordine alfabetico e per genere letterario, mente sulla parete opposta c’era un enorme e bellissimo camino di marmo in cui scoppiettava un fuoco rassicurante. L’unica cosa che colpì quasi negativamente Harry era la totale assenza di foto o quadri alle pareti.
-Ti piace?- chiese mestamente Draco, guardandosi le scarpe. –Entra, forza.-
Harry entrò lentamente, contemplando i dettagli che non aveva ancora notato. -È una bellissima stanza.-
I loro occhi si incontrarono e si sorrisero. Ormai i pregiudizi che avevano entrambi erano scemati con il dolce tepore del caminetto scoppiettante. Draco fece cenno a Harry di seguirlo al centro della sala, dove c’erano diversi divani e poltrone all’apparenza molto comodi.
Draco si sedette delicatamente su una poltrona e accavallò le gambe con un gesto plateale. Harry, invece, si lasciò cadere scompostamente sul divano, strappando una risata sarcastica a Draco.
-La tua grazia è rimasta quella di un tempo.- lo schermì il biondo sorridendo.
Harry sorrise a sua volta, notando che quel commento non voleva essere un insulto, piuttosto una presa in giro tra amici.
Amici. Erano davvero diventati amici? Dopo tutto quello che li aveva divisi fin dal primo giorno a Hogwarts? Harry si promise che, prima o poi, avrebbe posto la stessa domanda anche a Draco.
Quest’ultimo, notando il cambiamento negli occhi di Harry, entrò nel panico. Non voleva assolutamente rovinare la serata. –Non volevo insultarti. Era solo…-
-Lo so, Draco.- rispose Harry, provocando una cascata di brividi freddi al biondo.
A Draco facevano male le guance per tutti i sorrisi che stava facendo al suo ospite, ma non poteva fare nulla per eliminare quello sguardo da pesce lesso che aveva fin da quando Harry aveva messo piede in casa sua. Ancora non riusciva a credere che Harry lo avesse perdonato. Anzi, non ci credeva affatto.
-Sei sicuro di non odiarmi più?- chiese tutto a un tratto Draco, evitando accuratamente lo sguardo di Harry.
Harry, dal canto suo, rimase basito. –Sono venuto fino a qui, ho cenato con te, ti sto parlando senza saltarti al collo… Mi sembra una prova della folle fiducia che ora ho riposto in te. Non trovi?-
Draco annuì. –Ti prometto che farò di tutto per mantenere viva questa fiducia.-
Finalmente Draco alzò gli occhi e si perse nel liquido color smeraldo degli occhi di Harry. Il moro, come suo solito, sorrideva. Draco rimase a contemplare quel sorriso per un po’ di tempo, poi anche lui accennò un timido sorriso. Harry, dal canto suo, smise di sorridere.
Draco entrò nel panico. –Vuoi qualcosa da bere?- chiese. Stava iniziando a convivere con la paura di poter perdere da un momento all’altro la sua amicizia che tanto aveva bramato fin dal primo giorno in cui si erano incontrati ad Hogwarts.
Dopo un attimo di silenzio, Harry annuì con vigore.
Il biondo si alzò e, con mano tremante, prese due bicchieri da una vetrina e una bottiglia con un liquido ambrato.
-È punch fatto in casa.- spiegò. –Lo bevo sempre quando ho mangiato troppo. È fantastico per la digestione.-
Ne versò un po’ in uno dei bicchieri, che poi passò a Harry. Lui lo prese e se lo portò alle labbra. Draco deglutì, seguendo con lo sguardo il pomo di Adamo del suo ospite. Allontanò in fretta lo sguardo quando vide Harry sorridere ancora. Non sarebbe riuscito a trattenersi ancora a lungo.
Si versò anche lui del punch.
-Hai ragione.- disse Harry a un certo punto. –Questo punch è davvero molto buono.-
Draco annuì soddisfatto.
Bevvero ancora un po’ e Harry riempì il suo bicchiere altre due volte.
-Noto con piacere che hai gradito.- disse alla fine Draco.
-Oh, sì che ho gradito.- rispose Harry.
Draco interpretò male quell’affermazione e dovette alzarsi velocemente e fare un giro per la camera per calmare i suoi bollenti spiriti. Non provava nulla del genere da un paio d’anni, ormai. Da quando aveva capito che la storia con Daphne non sarebbe durata a lungo.
Aveva cercato in tutti i modi di opprimere i suoi sentimenti, ma non c’era stato verso: ogni volta che si trovava a letto con Daphne cercava una scusa per andare a dormire presto. Finché lei non aveva capito ciò che Draco faticava ormai a nascondere: era attratto dai maschi.
Così un giorno Daphne lo aveva lasciato di punto in bianco e si era trasferita dalla sorella. Draco aveva impiegato mesi interi ad accettare la sua nuova natura e alla fine era riuscito a convincersi del fatto che sarebbe bastato accettare un “nuovo se stesso”.
Spesso rivedeva Daphne e chiedeva consigli sui ragazzi. Più tardi aveva avuto una relazione con Theo, un ex Serpeverde, ma era naufragata quando Theo lo aveva tradito con altri ex compagni di casata. Draco si era sentito deluso, arrabbiato come non mai, e aveva chiuso i ponti con tutti, perfino con Daphne.
Ma adesso si ritrovava a maledirsi mentalmente per aver invitato Harry: era dannatamente consapevole di provare qualcosa di profondo per lui, ma non avrebbe rovinato questa nuova amicizia per niente al mondo.
-Tutto bene?- chiese Harry, poggiando il suo bicchiere mezzo pieno sul tavolino.
Draco annuì, più per convincere se stesso che il suo ospite.
-Credo di aver bevuto abbastanza.- rivelò Harry con un sorriso, anche se le sue guance rosate dicevano più che abbastanza. –Torno a casa. Grazie dell’invito.-
Draco fece un cenno con il capo e lo accompagnò alla porta.
-Ti serve un passaggio?- chiese il biondo, pentendosi quasi subito della richiesta. L’unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento era una bella doccia fredda.
-No, grazie.- rispose Harry. –Userò la smaterializzazione.-
Draco annuì e salutò Harry con un veloce “Arrivederci”. Harry sorrise raggiante e si voltò, giusto in tempo per non notare il viso di Draco colorarsi di un rosso scarlatto.
 
-Sei in ritardo.- sussurrò qualcuno appena Harry varcò la soglia del suo appartamento, di ritorno dalla cena con Draco.
L’uomo si passò una mano sul viso e si accomodò su una poltrona, troppo brillo per tenersi in piedi.
-Ti sei divertito?- chiese Ginny sarcastica.
Harry la fissò con insistenza. –Sì.-
Ginny sbiancò all’istante. –Harry, è un Mangiamorte. Non puoi aspettarti niente da lui.-
-Quante volte ancora te lo devo dire? È cambiato.-
Ginny rimase un attimo in silenzio. –Lo vedrai ancora?-
-Probabilmente.-
La donna girò su se stessa e si fiondò in camera da letto, sbattendo con forza la porta. Harry socchiuse gli occhi, preparandosi a una lunga nottata insonne sul divano scomodo del suo salotto.
 
La mattina seguente Harry si svegliò presto per andare al lavoro. Preparò la colazione a Ginny come tutte le mattine e colse una margherita dal giardino, posandola sul tavolo. Adorava le margherite: gli infondevano un senso di felicità e riposo che non riusciva a provare più dai tempi di Hogwarts.
Prese la sua valigetta e uscì di casa, chiudendo lentamente la porta. Si smaterializzò appena fuori la soglia del suo appartamento e sperò che Ginny lo perdonasse in fretta, mentre varcava l’entrata del Ministero della Magia.
Ginny era una donna forte e più di una volta aveva dimostrato di avere una forza d’animo e una tenacia superiore rispetto a chiunque altro, specialmente rispetto agli uomini. Ma era molto territoriale: una volta era anche arrivata alle mani con una segretaria di Harry, solo perché si era azzardata a presentarsi a casa per una cena di lavoro, che tra l’altro, aveva organizzato Harry stesso.
Il mago scosse la testa, cercando di concentrarsi solo sul suo lavoro: ora era un Auror di primo livello, una delle persone più stimate di tutto il Ministero non solo per il suo nome, ma anche per tutte le missioni che aveva portato a termine durante i suoi mandati.
Entrò nel suo ufficio, dove venne subito bombardato da notizie sui casi che stava seguendo o che avrebbe dovuto seguire a breve. Quel giorno Harry non  riusciva proprio a prestare attenzione alla sua segretaria, che elencava in modo monotono tutto ciò che Harry avrebbe dovuto fare quel giorno. Dovette ricominciare un paio di volte, dato che Harry aveva la testa da tutta altra parte, sebbene non sapesse di preciso dove.
Durante la pausa pranzo Harry sentì che la testa era sul punto di scoppiare: non sarebbe riuscito a portare a termine una nuova missione. Chiese dunque a Ron – suo migliore amico e Auror – di coprirlo per il turno del giorno. Lui annuì e Harry poté tornare a casa a godersi un po’ di pace. O almeno così sperava.

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Ciao a tutti, bei maghetti! Oggi mi sento particolarmente felice e fiera di aver concluso così questa bellissima giornata: in Irlanda, Paese conosciuto per essere radicalmente Cattolico, i matrimoni gay sono stati approvati dalla legge. E se un Paese come l'Irlanda l'ha fatto, cosa impedisce al nostro di fare altrettanto? Mi piace pensare che tutto questo sia un passo verso la direzione giusta, verso un futuro in cui tutti potranno essere chi sono. In questo clima di cambiamenti radicali pubblico il terzo capitolo della mia Drarry, sperando che vi piaccia.
PS: se lasciate un commento non mi offendo mica!
A presto, con affetto,
Crystal :)
  
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