Crossover
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Autore: michiredfox    05/01/2009    1 recensioni
Il male esiste da sempre, dalla creazione dell'intero universo... due mondi diversi, eppure così simili, quello degli uomini e quello dei cyborg, sono chiamati ad una nuova lotta contro di esso... (il merito di questa fic va interamente a Costigan, io ho solo coadiuvato alcune parti).
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: la trovata dei bigliettini d’amore di Amy , come le reazioni di Sayonji, sono liberamente tratte dal testo di una bellissima commedia interpretata negli anni ’70 dal grande  Erminio Macario ed intitolata “Pautasso Antonio, esperto di matrimonio” (Autori Amendola e Corbucci). Quando, bambino, la vidi in televisione, risi per mesi ripensando all’avvocato Pautasso che, segretamente innamorato della giovane Margherita, strappava inferocito i bigliettini d’amore che la sua non proprio bella governante Teresa, da anni innamorata di lui, gli seminava dappertutto nelle pratiche (e che, spesso, venivano letti anche da altri)

 

“Ingegnere, c’è una visita per lei”

Hilda si rivolse a Sayonji, che alzò lo sguardo dal suo ennesimo progetto, chiese a Yamato di attendere e le rivolse la sua attenzione.

Albert ed Hilda si erano temporaneamente aggregati al gruppo di Sayonji in modo da discutere gli ultimi dettagli dell’azione assieme a Joe e Jet. Nell’attesa che il Professor Gilmoure venisse a prelevare lui ed Hilda con il Dolphin, Albert si era messo anche a lavorare come meccanico insieme a Yamato, in modo da accelerare la partenza del Big Carry, ed Hilda, con il suo cervello elettronicamente potenziato, aveva aiutato Sayonji con la progettazione Autocad. Sayonji si era meravigliato delle capacità di Hilda, ed Hilda si era meravigliata di quelle di Sayonji. La giovane tedesca era felice di rendersi utile, e di avere trovato amiche come Romy e Sakura. Albert, poi, pareva un altro uomo. L’unica cosa importante, per lui, era il sorriso di Hilda. E lei sorrideva. Sorrise anche a Sayonji, non appena questi le chiese chi fosse il visitatore.

“Una certa Amy Belle Van Valkenburgh”

Sayonji si irrigidì.

“Bene, gli dica che non ci sono!”

“Va bene, ingegnere”

Sakura, in tuta da meccanico, si intromise, continuando a pulirsi le mani sporche di grasso con uno straccio.

“Per favore, aspetta un attimo Hilda!” le disse cortese, ma decisa.

Poi si rivolse al fratello.

“Ma insomma! Cosa vuoi che ti faccia, che ti mangi?”

“Se posso scegliere, voglio che mi stia fuori dai piedi!”

“E perché?”

“Perché è frivola, vanesia, impicciona…”

“Perché è una donna che ti fa delle avances, e questo basta a mandarti in crisi!”

“Sì, chiamale “avances”, quegli sciocchi bigliettini d’amore vergati di idiozie che semina dappertutto! E poi, con quello che c’è in gioco adesso ti pare che….”

“Sì!” replicò Sakura, con la sua consueta verve.

Jet la osservava, divertito. Com’era forte e fiera, la sua piccola giapponese…..come sapeva essere gentile e rude al contempo. Romy ed Hilda ascoltarono con un lampo di curiosità femminile negli occhi.

Mentre il battibecco fra Sayonji e sua sorella continuava, Hilda chiese a Gantetsu di chi stessero parlando.

“L’innamorata di Sayonji, colei che lo insegue da tre anni” rispose il gigante, visibilmente divertito.

“Ma chi è questa Amy Belle?” chiese precipitosamente a sua volta Romy a Ken.

“Oh!” rispose Ken, sorridendo “Una giornalista free-lancer che continua a tallonare Sayonji da quando lo conobbe, circa tre anni fa. Diciamo che è la sua “compagna non ufficiale””

“Non ufficiale?” la curiosità di Romy salì alle stelle “In che senso?”

“Nel senso che Sayonji non la pensa allo stesso modo” rispose Ken.

“Ed i bigliettini d’amore?”

“Ah, quelli! Gliene scrive a decine, e riesce sempre a farglieli avere nei modi più inaspettati”

“Davvero? E Sayonji come reagisce, quando li legge?”

“Beh, in genere si limita ad appallottolarli imprecando…”

Romy chinò il capo, si coprì la bocca con la mano e prese a ridere silenziosamente.

Dopo tutta la tensione dei giorni precedenti, dopo la fatica degli allenamenti e delle messe a punto all’ombra del pericolo dello Spettro Nero, quella scena da situation comedy fu un balsamo. Riuscirono a dimenticare per un attimo la consapevolezza che, forse, tra una ventina di giorni, il mondo come lo conoscevano sarebbe finito. Sakura e suo fratello erano una coppia stranamente assortita, dato il loro carattere opposto, e le loro discussioni erano irresistibili, specie se riguardanti gli atteggiamenti di Sayonji con l’altro sesso.

Sakura troncò le proteste di Sayonji facendo dietro front, raggiungendo la porta ed invitando la visitatrice ad entrare.

“Vieni avanti, cara!”

Sayonji reagì con una sorta di riflesso condizionato. Fece cadere un cacciavite di proposito e, fingendo di raccoglierlo, prese a camminare a quattro zampe dietro un banco di attrezzature nel tentativo di sottrarsi all’incontro. Proprio in quell’istante giunsero Albert e Mutsu, occupati a discutere fra loro esaminando un iniettore con sguardo critico, quando videro il leader della scuderia Sayonji camminare a gatto.

“Ingegnere, che cosa fa?” chiese Albert, candidamente.

Mutsu rimase interdetto .

Sayonji alzò lo sguardo al cielo e strinse i pugni, mentre Amy Belle si avvicinò e gli sorrise.

“Ah! Si nasconde lì dietro, cattivaccio?”

“In qualche posto bisogna ben stare!” replicò Sayonji

Amy era una ragazza piuttosto graziosa, snella ed abbigliata con gusto classico. Aveva l’aria della persona spontanea, sveglia e stravagante. Il suo tono di voce era piuttosto petulante e la sua gestualità un poco affettata. Un tipo decisamente mondano, quindi amante di tutto ciò da cui Sayonji si teneva alla larga. Cosa ci trovasse in Sayonji, era un mistero.

“Ma cosa fai?” gli domandò Sakura

“Cerco un cacciavite!”

“Andiamo, finiscila di camminare come un gatto!”

“Non lo trovo…”

“Abbiamo ospiti, ok?”

Sayonji fece per alzarsi in piedi, battè la testa contro una sporgenza e poi riguadagnò una posizione eretta. Venne investito dal profumo di Amy. Era essenza di tuberosa: proprio quella che Sayonji non poteva soffrire. Romy ed Hilda osservavano la scena con eccitata aspettativa. Ken si chiese se non fosse il caso di intervenire, mentre Jet cercava di non ridere.

“Ingegnere” fece Amy, sfacciata e sensuale “Potremmo restare soli?”

“Ehm…” Replicò Sayonji

“Certo che potete!” scattò Sakura.

Jet si fece avanti.

“Tesoro, credo che Joe abbia bisogno di  noi”

Prese Sakura sotto braccio e la trascinò letteralmente via.

Anche Albert prese Hilda sottobraccio.

“Vieni, cara, ho bisogno di te!”

Hilda resistette un poco e si lasciò condurre via.

Romy resistette maggiormente, ma alla fine Ken l’ebbe vinta.

Mutsu capì da sé di essere di troppo.

I due rimasero soli.

“Ebbene, eccoci soli” disse Sayonji con tono rude.

“Andiamo, ingegnere, non è contento della mia visita?”

“Mi spieghi a cosa è dovuta”

 “Devo consegnarle questo” rispose lei, con aria soddisfatta

Porse a Sayonji un fascicolo con le note organizzative relative alla partecipazione del Sayonji Racing Team alla gara di Tortica.

“Se è lei a consegnarmelo significa che…”

“Che sono il vostro contatto: lavoro per l’ente organizzativo internazionale della gara di Tortica”

“Sul libro paga di Ayab, per caso?”

“Oh, no! Non  mi metto con quella gente… preferisco voi… soprattutto lei, ingegnere…”

“Oh, la ringrazio!”

“Non potrebbe iniziare a darmi del tu, visto che saremo spesso a contatto?”

“Vedremo. Ok, mi segua nel mio ufficio, ho diverse domande da farle”

Amy lo seguì dicendo a se stessa “Adesso sì che posso starti vicino, istrice… potrò scriverti i miei messaggi d’amore… ma perché ti amo?… Saranno i tuoi baffi da sparviero? Le tue spalle? I tuoi lunghi capelli?... ah, cosa non si fa per amore!”

 

La barretta metallica del mirino tagliò in due la sobbalzante sagoma del cavaliere biancovestito che, in piedi sulle staffe, reggeva contemporaneamente con la sinistra briglie e fucile spianato. La coda di rondine della tacca di mira si  alzò fino a collocare il mirino esattamente nella sua bisettrice, mantenendo sullo sfondo il cavaliere. Da sotto il casco da esploratore che completava la divisa kaki da deserto dei cyborg,  sdraiato con il gomito sinistro piantato nella sabbia per reggere il fucile, Geronimo invocò devotamente il Grande Spirito, fece scorrere il suo sguardo lungo la linea immaginaria che attraversava mirino e bersaglio, e piegò l’indice sul grilletto del suo Lee-Enfield fino al punto di scatto,  aumentando gradualmente la pressione. Il cavaliere fece fuoco, colpendo con uno sbuffo di polvere l’argine della trincea di sabbia che Geronimo aveva scavato a mani nude con la sua forza di cyborg. Subito dopo partì il colpo di Geronimo. Il cavaliere lasciò cadere briglie e fucile per portarsi di scatto le mani al volto, e stramazzò al suolo. Il cavallo proseguì a sella vuota. Il gigantesco pellerossa roteò l’arma sopra la sua testa, lanciando il grido di guerra dei suoi padri all’indirizzo degli altri cavalieri, che si ritiravano.

“Hoka-hey!”

Bretagna fece fuoco a sua volta, ed un altro avversario cadde.

Anche Chang fece fuoco.

I loro assalitori si radunarono lontani. Uno di loro si bilanciò un tubo sulla spalla e li bersagliò con un missile.

Piunma estrasse il laser, ma non fece in tempo ad usarlo.

Françoise, sdraiata vicino a lui, aveva fatto fuoco con il suo Lee-Enfield mandando venti grammi di piombo ad impattare contro il piccolo razzo, che esplose. I cavalieri si ritirarono definitivamente, ma sarebbero tornati più numerosi.

“Mi dimentico sempre la tua supervista!” esclamò Piunma

Françoise gli fece un rapido sorriso. Sotto lo strato di polvere rigata da rivoli di sudore il suo volto, reso color miele dal sole del deserto che batteva come se avesse fatto di loro la sua incudine, aveva una bellezza differente. La ragazza pareva smagrita dalla fatica, e lo stoicismo con cui aveva deciso di affrontare quella prova senza avere vicino Joe dava al suo sguardo e ad ogni suo sorriso un significato più profondo.

“Brava, piccola!” le disse Bretagna, cameratescamente, come ad un commilitone.

Françoise sorrise anche a lui, e, servendosi del suo foulard bianco ormai sporco, si asciugò dal volto il sudore che la sabbia bollente su cui era stata costretta a sdraiarsi continuava a spremere dal suo corpo.

“Sai” le disse Bretagna, il cui volto non rasato pareva più duro “Mi fai tornare in mente un verso di quella canzone degli Spandau Ballett…”Through the Barricades””

“Ma va là!” fece lei, fingendo impazienza

“No, davvero… sai, la strofa in cui dicono “when she smiles she shows the lines of sacrifice”… beh, è come se i segni del sacrificio ti donassero una nuova bellezza”

“E’ vero” convenne Geronimo.

La ragazza si sedette ai piedi dell’argine di sabbia, estrasse il caricatore, tolse il colpo in canna e ricaricò il suo fucile. Piunma la invitò a riposarsi.

“Se non lo fate voi, non lo faccio neanch’io!” ribattè lei. Non voleva favoritismi. Voleva sentirsi come loro, essere come loro.

“Ascolta, Françoise” le disse Geronimo “Io sono a capo di questa missione. Devo rispondere solo a 009 di ciò che decido, e lui al Professore. Tu dovrai eseguire una danza. Non potrai se avrai il fisico a pezzi. Ora sdraiati, e togliti gli stivali ed anche le calze. Massaggiati i piedi e riposa per due ore. Se avverti dolore alle caviglie o ai piedi, fasciali! C’è troppo in gioco, non occorre che te lo ricordi. Obbedisci, squaw! 006, dalle da bere.”

“Solo se bevete anche voi”

Geronimo la guardò con ammirazione.

“Sei testarda, ed apprezziamo il tuo desiderio di affrontare le nostre stesse fatiche” le disse “Ma quando ti avremo portato a destinazione il nostro compito terminerà. Il tuo no, quindi berrai”

Chang si fece avanti con una borraccia, riempì il tappo di acqua e lo porse a Françoise.

“Solo questa misura”

Françoise bevve lentamente, rendendosi conto di quanto la sua gola fosse arsa, poi si tolse gli stivali e le calze. Mandavano un’odore terrificante. Lo stesso che probabilmente avevano addosso tutti, dopo tre giorni di marcia nel deserto immersi nella polvere e nel sudore, senza una goccia di acqua per lavarsi. Il Professore aveva munito le loro parti cibernetiche di tutti i filtri antisabbia necessari per operare nel deserto, ma la loro parte umana doveva soffrire. Françoise si massaggiò i piedi, cercando di scacciare dalla mente l’idea della vasca da bagno, un bel bagno di essenze profumate…

“Certo” pensò “In questo contesto, sono bella e profumata anche così”. I piedi le facevano male. Se li lasciò fasciare da Piunma, esperto in questo genere di cose. Era un africano, avvezzo al deserto. Aveva imparato fin da piccolo ad armonizzarsi con esso. Anche Geronimo aveva imparato a sopravviverci, ad affrontarlo senza tecnologia. Una prova che tutti i pellerossa dovevano affrontare nel cammino della loro formazione. Lei e Bretagna erano europei, per loro era diverso. Per questo, forse, la loro amicizia in quella situazione si stava facendo più forte.  Si tolse anche il foulard, si sbottonò la camicia kaki e si sdraiò, coprendosi il volto con il casco. Piunma e Chang le improvvisarono un riparo con un telo, concedendole un poco di ombra. Il piccolo cinese non aveva perso un grammo della sua consueta giovialità.

Dopo aver esaminato una mappa riportandovi i rilevamenti effettuati con una bussola a traguardo, Piunma si rivole a Geronimo.

“005, ormai non dovrebbe mancare molto al villaggio della tribù dei tuoi amici Pueblo”

“No, 008! Ancora mezza giornata di marcia, e saremo in vista della parete di roccia che ne segna il territorio”

Quando avevano discusso il problema di intraprendere le ricerche della Camera del Cristallo nella Tortica sotterranea, erano tutti consapevoli del fatto che i soldati del Fantasma Nero fossero già sul posto. Geronimo ebbe un’idea. La sua tribù, in Arizona, aveva contatti con altre riserve indiane e, nel corso di un raduno nazionale, Geronimo aveva conosciuto alcuni ospiti provenienti dallo Yucatan, membri di una tribù dell’etnia Pueblo, quella che nel 1540 aveva fornito all’esploratore spagnolo Francisco Vasquez de Coronado informazioni in merito alla favolosa città d’oro di Cibola. Il loro villaggio consisteva di una rete di caverne adattate all’insediamento umano. Essi avevano fatto cenno alla possibilità di raggiungere le misteriose rovine della Tortica sotterranea attraversando caverne collegate al loro villaggio. Geronimo si recò in Arizona insieme a 008 dal suo capo-tribù che lo mise in contatto con Honecoza, il capo dei Pueblo dello Yucatan, tramite gli uffici dell’amministrazione della riserva.  Ottennero promessa di ospitalità per chi avesse presentato l’”Wampum”, un corto bastone rituale di riconoscimento, della tribù di 005. Geronimo aveva anche mostrato all’uomo della medicina della sua tribù un calco del cerchio alato che aveva inciso durante la “Notte di Halloween”. Aveva avuto la giusta intuizione. L’anziano uomo della medicina della tribù annuì con approvazione quando lo vide. “Buona medicina!” fu il suo commento, ed intercesse in favore dei due cyborg. Makuati, tale era il suo nome, non volle però dare a Geronimo nessun ragguaglio in merito a cosa sapesse del cerchio alato. Gli disse che lui ed i suoi compagni dovevano scoprirlo durante il cammino. Dovevano dimostrarsi degni affrontando pericolo e fatica.

La cultura accademica ufficiale non sapeva nulla del cerchio alato, ma forse gli sciamani indiani sì. Probabilmente si tramandavano un segreto che non doveva essere svelato se non agli iniziati alle loro arti magiche. Che qualcuno di loro avesse avuto visioni di Myoltecopang? Ai Cyborg, in fin dei conti,  era capitato, aveva pensato Geronimo, ed anche alla squadra di Sayonji.

 

Il Big Carry era già in volo per lo Yucatan. Sayonji era al telefono con Amy. Era facile intuirlo, soprattutto dal modo in cui la telefonata ebbe termine.

“No, non le do del “tu”! E la pianti di chiamarmi “orsetto”, chiaro?! Mi mandi quel fax senza dire altre sciocchezze! La saluto!”

Romy indugiava di proposito davanti alla macchinetta del caffè, nel corridoio del gigantesco aeromobile. In realtà, stava ascoltando Sayonji. Non voleva perdersi la telefonata, il che implicava l’autocontollo di non ridere forte. 

Mentre si recava da Sayonji con i test al simulatore climatico della sua auto, Joe la incontrò e la salutò. Avevano avuto modo di conoscersi più a fondo, durante gli allenamenti nel circuito del Centro Ricerche Sayonji. Ciascuno dei due aveva avuto conferma della prima impressione positiva che si era fatta dell’altro.

 “Ah, Shimamura!” lo salutò Sayonji.

“Ho i test della mia auto, ingegnere. Tutti positivi”

“Certo, Shimamura! Parliamo di una macchina Sayonji, che diamine! Devo immettere un ultimo dettaglio nel software del computer di bordo del Big Carry. Potresti leggermi le note di sollecitazione termica delle gomme? E’ il cartoncino allegato in basso sinistra, quello scritto in inglese.”

“Veramente è scritto in giapponese” rispose Joe, imbarazzato.

“Beh, leggilo ugualmente”

“Come volete, ingegnere” rispose Joe, e lesse a voce alta. 

“Ho visto una figura aitante

uscire di corsa dal bosco,

con i baffi da sparviero

i capelli scarmigliati,

la bocca che mi gridava “Ti amo!”

Ed un fluido caldo mi invadeva il corpo….”

Sayonji si inferocì.

“Dà qua!” sbottò, strappandogli di mano i test e scagliando furiosamente il bigliettino d’amore di Amy nella spazzatura.

Nel corridoio, Romy si era accasciata dal ridere. Ken dovette portarsela via praticamente in braccio.

 

Avevano trovato riparo per la notte dentro una grotta, nella parete di un canyon. Era stata una ricognizione aerea di Bretagna ad individuarla. La vista e l’udito di Françoise avevano confermato l’assenza di pericoli. Geronimo ne aveva chiuso l’ingresso con un macigno, lasciando una fessura per assicurare il ricambio d’aria. Se fosse stata necessaria una fuga improvvisa, ci avrebbe pensato Chang a scavare un tunnel nella roccia fondendola. Con il tramonto, la temperatura si era abbassata, rinfrancandoli. I cinque si sentivano sereni ed al sicuro in quel rifugio naturale. La temperatura della grotta era piacevole, ed i loro occhi, soprattutto quelli di Françoise, vedevano perfettamente anche nell’oscurità della caverna. La luce della luna entrava dalla fessura del macigno come una lama d’argento. Uno sciacallo ululò in lontanaza. Poi dal cielo giunse la voce stridula di un avvoltoio. Avrebbero fatto dei turni di guardia per la notte, dopo avere mangiato. Chang rese incandescente una pietra con le sue fiamme, ed iniziò a cucinare alla piastra. Françoise si tolse il casco, appoggiò il fucile alla parete di roccia, aprì i primi due bottoni della camicia, si sedette in terra a gambe incrociate  e si concesse un sorso dalla borraccia. Piunma, Geronimo e Bretagna si sedetteroa loro volta, formando un cerchio intorno al cuoco della spedizione.

Geronimo si era aspettato di incontrare resistenza, dopo il conflitto a fuoco di ieri, ed espresse la sua perplessità.

“Già” convenne Bretagna “Con quello che c’è in gioco, non avrebbero dovuto darci tregua. Deve esserci una ragione davvero importante per trascurarci… sempre che lo stiano facendo”

“Io credo che si tratti di una loro strategia” replicò il pellerossa “Sotto Tortica vi sono le rovine di Myoltecopang… mi chiedo come abbiano fatto a rimanere celate per tanto tempo… ed è sicuramente lì che le loro forze si sono concentrate. Le loro pattuglie di superficie hanno il compito di prendere contatto con il nemico, in modo da impedirgli la sorpresa, ma è nei sotterranei che si dovrà combattere davvero”

“Dimmi, Françoise” chiese Piunma “Enoah ed Ivan ci hanno detto che quella pietra… quella della nostra missione nel passato… ci guiderà attraverso te alla Camera del Cristallo. Hai avuto qualche percezione?”

“Per il momento no, a dire il vero. Ho la sensazione di essere sulla giusta strada, ma nulla di più”. Françoise estrasse il cristallo dalla scollatura e lo guardò con aria assorta. Il suo legame con quella pietra si stava rafforzando, da quando, sonnambula, due notti dopo la partenza di Sayonji, aveva aperto il portello della cassaforte senza toccarlo, solo tendendo la mano destra. Le manopole della combinazione si erano mosse da sole, il pesante portello si era aperto  e la pietra si era depositata sul suo palmo. La pietra chiamava il suo portatore… prima Hathor, poi Françoise. Quando aveva ripreso coscienza, in camicia da notte e circondata dai suoi amici, aveva sentito il freddo pavimento sotto i piedi ed aveva visto la gemma brillare di un’alone blu cobalto. La luce blu aveva illuminato il volto di Joe, che le aveva chiesto di spiegare l’accaduto, se poteva. Françoise gli rispose di avere agito del tutto inconsapevolmente. La Luce li stava guidando, e dovevano accettarlo per fede, andando incontro alle prove che li attendevano.

“Beh” commentò Bretagna “quando verrà il momento ci guiderai, Françoise D’Arabia” e, mentre Françoise gli faceva il verso ed una boccaccia,  continuò “Se sei riuscita nell’impresa di far sorridere Sayonji ad una serata di gala, non c’è nulla che non sia alla tua portata, oh scorritrice del deserto! Ho saputo dell’omaggio floreale che il Sayonji Racing Team ti ha tributato”

Françoise rise, ripensando alla scena. Joe era immobile di fronte a quel vaso pieno di rose. Fissava attonito il biglietto che diceva “Mademoiselle Arnoul” e, quando lei entrò in salotto, si voltò di scatto verso di lei. Françoise rimase perplessa scoprendo di essere la destianataria dell’omaggio e, mentre apriva la busta per connoscere il mittente disse a Joe: “Calmati, Otello, non ho perso il fazzoletto!”. Poi lesse il biglietto e rise di cuore. “Che matti!” aveva pensato. Poi aveva passato il biglietto a Joe.

“Leggi anche tu, gelosone!”

Joe lesse, cercando di ostentare una calma che non aveva.

Lei si avvicinò languida e sorniona e prese a carezzargli il braccio e la spalla.

“Visto fin dove arriva il fascino della tua fidanzata?”

Piunma rise silenziosamente a sua volta.

“I ragazzi di Sayonji sono davvero simpatici. Brava gente. Altro che la Black Shadow!” disse.

“Già” disse Geronimo “Falco che Corre ed i suoi amici sono veri amici. Sono fiero di poter contare su di loro. Il nostro piano riuscirà”

“Già” commentò Piunma “Deve riuscire o…”

“Riuscirà” tagliò Geronimo.

Il piano concordato con Sayonji prevedeva tre squadre. La loro era la prima, ed aveva il compito di scortare Françoise a destinazione. La seconda, sul Dolphin, aveva il compito di appoggiarli. Era formata da Albert, Hilda, Ivan ed il Professor Gilmoure. La terza da Joe e Jet, che avrebbero partecipato alla gara insieme alla squadra di Sayonji, approfittandone per infiltrarsi nei cantieri di scavo fingendo di uscire di pista. Avrebbero agito come guastatori, scompaginando il sistema difensivo dei Fantasmi Neri ed offrendo il loro appoggio alla squadra di Geronimo. Ken, Romy e gli altri, invece, avrebbero affrontato Ayab, che, a quanto pareva, avrebbe partecipato personalmente alla gara come pilota. Ayab voleva occuparsene personalmente, dato che i Tre Fratelli lo avevano ammonito dopo il rapimento di Hilda, avvenuto sotto il naso del suo braccio destro Baron, che, sotto sua responsabilità personale (il che, con i Tre Fratelli, ha implicazioni terribili) avrebbe dovuto riscattarsi trovando e distruggendo la Camera del Cristallo alla guida delle loro truppe.

 

 

NOTA: Questa fic è stata scritta in collaborazione con COSTIGAN, a cui deve essere attribuito pienamente il merito della trama, io mi sono limitata a coadiuvarlo nella stesura ed a completare alcune parti. Pertanto la fanfic è da considerarsi scritta da due autori: Costigan e Michiredfox. Grazie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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