Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: blackytte    25/05/2015    0 recensioni
Ellen Malley è una piratessa, nonchè Vice Capitano dei pirati Heart. E' nata in una piccola isola chiama Stella Marina, situata nel Mare Meridionale. Lei è entrata a far parte della Peggior Generazione diventando così la dodicesima supernova. La sua storia, tuttavia inizia da un tragico passato pieno di tristezza e rancore verso colui che sterminò la sua famiglia e distrusse il suo villaggio.
Ellen partirà per un viaggio incredibile insieme a Trafalgar Law e alla ciurma dei Pirati Heart intenta ad annientare i demoni del suo passato che l'affliggono da tempo e decisa a mantenere una promessa a costo della sua stessa vita.
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Supernova, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
TRAGEDY ;; 
La piccola stellina solitaria;
(-PART 2-)

Sembrava una notte come tante altre calma e tranquilla, e il silenzio la faceva da padrone su quell'isola a forma di Stella del Mare Meridionale. Ellen dormiva beata e anche la sua famiglia, così come gli abitanti del villaggio. Tutto sembrava avvolto da una bolla insonorizzata di pace e tranquillità, quando, improvvisamente qualcosa si udì in lontananza. Un boato, come di un fuoco d'artificio che fece sobbalzare Ellen dalla paura. «Che cos'è stato?» Disse strofinandosi l'occhio destro e sbadigliando ancora mezza assonnata avvicinandosi alla grande finestra di fianco al letto dal letto, osservando il paesaggio fuori dall'abitazione cercando di capire da dove il suono potesse provenire. Subito la sua domanda trovò una risposta quando vide qualcosa andare a fuoco nel villaggio e fu allora che gli occhi di Ellen sembrano diventare due fessure mentre il suo cuore sembrava accelerare il battito quasi a voler scoppiare. Improvvisamente si sentì un altro suono, questa volta pià vicino e questo causo lo scoppio di ben due case del villaggio. Ellen sembrò ancora più confusa finchè non vide qualcosa in lontananza, una sagoma scura che metteva in Ellen una certa soggezione. Lei non capì cosa fosse, o forse non voleva capire, per un attimo pensò che tutto questo fosse un brutto incubo e scrollò la testa più volte pizzicandosi addirittura le guance finendo per colorarle con un rosso accesso. La moretta allora decise di indietreggiare mentre il respiro sempre più affannoso ostruiva il regolare funzionamento del suo corpo. All'improvviso la porta della stanza della piccola bambina si spalancò completamente facendo prendere quasi un colpo ad Ellen prima di voltarsi e vedere una figura familiare che bastò completamente a tranquillizzarla. «Ellen stai bene vero?» Disse Grace guardando la figlia confusa e stringendola forte tra le braccia. «Ascoltami attentamente, adesso dovrai essere coraggiosa, credi di farcela?» Ellen fece un piccolo cenno senza rispondere a parole prendendo la mano della madre che nel frattempo, indietreggiando da lei, la stava letteralmente trascinando fuori dalla sua stanza ancora con il pigiama addosso. Entrambe scesero le scale mentre la piccola, trovato il coraggio di parlare grazie alle parole della madre, continuava a fare domande, domande che vennero completamente ignorate dalla madre. Finendo di scendere le scale e arrivando in soggiorno, l'attenzione di Grace cadde sul marito e sulla piccola Alice che, non appena le vide tirò un sospiro di sollievo raggiungendole e sorridendo ad Ellen mentre Grace raggiungeva a passi veloci Zero che, digrignando i denti iniziò a parlarle velocemente sulla situazione che si stava creando. «Ellen!!! Meno male! Ero preoccupata per te.» Disse Alice stringendola forte nelle sue braccia e guardandola con occhi protettivi tuttavia Ellen aveva lo sguardo perso nel vuoto e i suoi occhi brillanti erano totalmente scoparsi, l'albina fece un sorriso fasullo cercando di tranquillizzare la sorellina però, era chiaro come il sole che entrambe avevano la consapevolezza di qualcosa di diverso, qualcosa che stava cambiando, e che, purtroppo non poteva essere fermato. «Grace, cosa facciamo?» «I porti saranno tutti assediati e dubito che i promontori non siano assediati. L'unica cosa che possiamo fare è andare alla baia che si trova a EST. Lì avremo qualche possibilità e nel caso ci fossero dei nemici, potrò senza dubbio spazzarli via usando il mio frutto del diavolo.» «Grace non pensi alle bambine? Certo potrai anche combattere ma come faremo? Come faremo a sconfiggere tutti quei nemici e allo stesso tempo proteggere le piccole?» «Hai qualche idea migliore?» In quel preciso istante Zero si zittì, occhi pieni di incertezze e di preoccupazione verso la sua famiglia. «Zero questo è l'unico modo, e credimi, sto cercando di trovare una soluzione prima che lui le trovi.» «Dannazione!» Ellen intanto si era posizionata davanti alla grande finestra che si affacciava sul villaggio, lo la testa piena di mille pensieri mentre con la piccola mano toccava il vetro freddo. «Sorellona che cosa sta succedendo?» Alice semplicemente abbassò la testa scuotendola. Nemmeno lei sapeva a cosa sarebbero andate incontro, era tutto così confuso tutto così surreale. Come era possibile che la calma e la tranquillità di prima si fossero trasformate in questo? Ellen non riusciva a capire, no, non riusciva proprio a capire e mentre guardava fuori da quella finestra, dal villaggio si udirono distintamente delle urla e grida strazianti misti a spari e cannonate delle quali Ellen rimase impietrita mentre il fuoco si stava avvicinando sempre di più alla loro casa. Fu allora che Grace e Zero, prendendo in braccio rispettivamente Ellen ed Alice uscirono dalla porta di casa, spalancandola ed iniziarono a correre verso quella luce rossa scendendo in città e cercando di passare inosservati, nascondendosi dietro ad alcune case ancora integre.

Entranti nel cuore della città tutto ciò che Ellen vide fu la consapevolezza del terrore incarnato e sceso in terra. C'erano un infinità di persone che urlavano e che scappavano da qualcosa, o meglio da qualcuno. Persone che Ellen conosceva e che aveva imparato ad amare e a conoscere vivendo in quel villaggio. «Ellen, non guardare ti prego.»  Grace sussurrò parole gentili ad Ellen, accarezzandole i capelli cercando di tranquillizzarla e di distrarre la figlia da quel terrore che ormai aveva perso il sopravvento sopra ogni cosa. E cercando di far tenere la testa bassa alla piccola, in modo tale che i suoi occhi non vedessero questo inferno, si chiedeva come era possibile che quella persona fosse arrivata a tanto? Come era possibile contenere tanto odio verso lei stessa e la sua famiglia che non c'entrava nulla. Ellen intanto, per quanto la madre stesse cercando di nascondere il suo volto e i suoi occhi da quell'inferno, quelle due gemme color acquamarina rimanevano acute e pronte a captare e sopratutto a memorizzare ogni singola immagine di quella tragedia. Grace invece, cercando di correre più velocemente che mai, fu costretta ad indietreggiare più e più volte a causa dei nemici in lontananza che stavano circondando il villaggio. Il suo sguardo in quei momento andava sempre al marito che faceva segno di seguirla entrando in vie che si dimostravano inutili e per la maggior parte delle volte anch'esse piene di nemici. E proprio in una di quelle vie la loro corsa fu fermata da un gruppo di persone armate di sciabole e fucili che li circondarono sorridendo sadicamente verso la piccola famiglia. Ellen in quel preciso momento chiuse gli occhi stringendo la madre più forte, chiedendo protezione e sicurezza e pregando che questo fosse solo un brutto incubo. Del resto lei era solo una bambina di 8 anni una bambina troppo piccola per capire, troppo pura per riuscire a captare i segnali di disperazione e di tristezza. Troppo piccola eppure così consapevole di ciò che attorno a lei stava succedendo non era buono. Grace però senza il benché minino sforzo e usando una piccola parte del potere del suo frutto del diavolo riuscì a sconfiggere tutti i nemici facendo piazza pulita sorridendo vittoriosa e accarezzandola la schiena di sua figlia. «Visto. Non c'è niente da temere. Vedrai Ellen, io e papà ed Alice ti proteggeremo.» A quelle parole Ellen si sentì così sollevata e così felice. Non c'era spazio per tutti quei pensieri negativi che qualche minuto fa Ellen aveva racchiuso nel suo piccolo cuoricino, macchiandolo leggermente di un colore nero pece. Non c'era spazio per l'odio e per la tristezza, anche se questo non fosse stato un incubo o se lo fosse stato, alla fine, tutto si sarebbe risolto. E proprio ora sulle sue labbra si stava dipingendo un sorriso sicuro, di una persona che non conosce la parola tristezza o paura. Lei davvero sembrava quasi felice non rendendosi conto di quell'illusione creata da se stessa e dalle parole tranquille della madre. Un illusione che presto sarebbe sfinita mostrando la cruda ed orribile realtà. Fu allora che Grace si bloccò vedendo una figura familiare. Una figura che le fece quasi bloccare il respiro, mentre il suo battito cardiaco iniziò ad accelerare raggiungendo un astratto punto di rottura. «N-No....» Zero che era sempre rimasto vicino alla sua amata e vedendo anch'egli quella figura maligna sembrò crollare. Dopo qualche secondo di momentaneo silenzio bastò uno sguardo di Grace verso Zero per comprendere la situazione. L'albina cercò di mandare giù un singhiozzo e riuscì a trattenere le sue lacrime mentre Zero digrignando i denti posava a terra Alice che inclinò di lato la testa prendendo il volto di suo padre tra le mani. Grace invece non aveva ancora posato a terra Ellen e cercando di farsi forza esalò un lungo respiro posando a sua volta la piccola a terra e accucciandosi come Zero verso sua figlia. «Ellen, ti ricordi cosa ti dissi qualche tempo fa?» «La nostra promessa?» Innocenti parole mentre Grace cercava di darsi un qualche tipo di auto-controllo. «Esatto. Sai quella promessa è davvero importante, ma è ancora più importante quello che ti dissi dopo.» Ora quel muro indistruttibile stava crollando e Grace iniziò a piangere sotto gli occhi increduli di Ellen che voleva dire qualcosa ma fu subito interrotta dalla madre che, portando all'infuori il mignolo della sua mano e facendo un sorrisetto innocente iniziò a sussurrare dolci parole alla piccola. «Promettimi che manterrai fede a quella promessa. Okay?» «M-mamma....» Vedere sua madre in quelle condizioni fece rabbrividire Ellen che iniziò a singhiozzare a sua volta cercando l'abbraccio di sua madre che però la respinse rivolgendo lo sguardo verso Alice che sembrava sul punto di piangere come sua sorella. «Alice ora ti chiederò una cosa davvero difficile ed egoista.» Un cenno un po' insicuro dalla piccola albina. «Proteggi la piccola Ellen a qualunque costo. Non permettere a nessuno di toccarla. Ti prego Alice sei la mia ultima speranza.» Ora le sue difese crollarono completamente, un pianto disperato si levò nel cielo mentre Grace cercava con tutte le sue forze di respingere Ellen che voleva semplicemente abbracciarla e stringerla forte. «Alice sii forte. Io conto su di te. Porta tua sorella al sicuro e proteggila, ti prego Alice.» Zero abbassando lo sguardo e stringendo i pugni rivolse questa sua disperata richiesta alla piccola Alice che portandosi una mano sugli occhi e strofinando via le ultime gocce salate dagli occhi iniziò a correre verso Ellen, prendendola per mano e trascinandola via, mentre lei con tutte le sue forze cercò di opporsi a questa decisione, cercando di rallentare sua sorella e voltandosi allungando la mano in avanti come per raggiungere suo padre e sua madre che, rimasero lì, immobili piangenti finché quelle due figure non scomparvero dalla sua vista, fu allora che un grido disperato si levò per tutta l'isola.

 
****
 
«PERCHE'?? Perchè gli hai abbandonati!?! SORELLONA! BASTA! FERMATI!!!» Alice continuò a correre imperterrita senza mai voltarsi le lacrime che qualche minuto prima aveva trattenuto mostrandosi forte ora uscivano imperterrite senza il minimo cenno di volersi fermare. E chiudendo gli occhi cercando di fermare quell'agonia interiore non si accorse di aver sbattuto conto qualcosa, o meglio qualcuno. Lei aprì subito gli occhi e vedendo quella figura tutte le sue certezze crollarono. Aveva una sciabola tra le mani ed il suo aspetto era quello di un uomo senza anima ne cuore, qualcuno disposto a tutto pur di uccidere. Alice indietreggiando iniziò a scappare nella direzione opposta mentre Ellen aveva smesso di protestare vedendo il pericolo davanti a loro. «Sorellina ascoltami. Ti ricordi? Hai detto che vuoi diventare un pirata, bene per diventarlo bisogna essere coraggiosi. Ora se davvero vuoi diventare un pirata, devi correre e scappare il pi lontano possibile da qui.» «Se credi che io ti lasci qui, come ho fatto con mamma e papà, ti sbagli di grosso!» «DANNAZIONE ELLEN! Smettila di fare la testarda! Tu non sei un eroina! SEI SOLO UNA BAMBINA COME ME! Adesso smettila di fare la stupida e inizia a correre più veloce che puoi!» Ellen scrollando la testa strinse saldamente la mano della maggiore che sembrò completamente spiazzata, ma forse, dentro di se sembrò sollevata nel vedere quanto amore sua sorella avesse per lei. Tuttavia rimaneva il fatto che Alice, come aveva detto, rimaneva una bambina e cosa avrebbe potuto fare lei per salvare sua sorella? Continuare a scappare non avrebbe risolto nulla e prima o poi quell'uomo nero le avrebbe prese e allora, non ci sarebbe stato più niente da fare. L'albina dagli occhi scarlatti cercava in tutti i modo di trattenere quelle lacrime amare, lacrime che non voleva far uscire come le sue insicurezze, lei avrebbe tento tutto dentro di se, soffocando quell'agonia interiore cercando di portare in salvo l'unica cosa che gli era rimasta. E mentre raccoglieva quei mille pensieri nella sua testa, non si accorse di essere entrata in un vicolo che non portava a nulla. Davanti a loro un muro troppo alto da scalare. Era la fine. L'albina si stava maledicendo per non aver fatto attenzione alla strada, ma come darle torto, era in preda al panico, e la precedenza della protezione di Ellen le aveva fatto perdere ogni punto di riferimento. La figura minacciosa dietro di loro con passo lento e barcollante, quasi a voler imitare un mostro senza anima e senza cervello, mentre la lama nella mano destra sgocciolava a terra, creando un suono macabro e disgustoso, avanzava e avanzava, finché non arrivò proprio davanti ad entrambe. Un sorriso macabro e sadico si creò sul suo volto mentre Alice davanti ad Ellen cercava di farla indietreggiare sempre di più fino a toccare il muro con la schiena. «S-Sorellona....» Alice poté fare solo e soltanto un'unica cosa, stringere quel piccolo tesoro a se, inglobandolo e facendole abbassare la testa. «Ellen, io ti proteggerò.» La sciabola alzata in aria pronta a fendere l'aria e a stroncare le vite di due giovani vite che tremando chiedevano pietà ad un Dio falso e maligno. Bastarono pochi attimi, secondi per udire l'aria fendersi mentre un altro colpo di cannone colpiva una casa a pochi metri di distanza da loro. Entrambe avevano chiuso gli occhi, credendo che la loro fine fosse giunta, tuttavia quella spada non toccò mai la carne tenera e candida delle due ragazzine che stupite di essere ancora vive e vegete osarono alzare la testa vedendo l'uomo disarmato mentre una voce maschile e familiare si fece largo in quello stretto vicolo. «Osa solo toccarle. E giuro che la prossima volta il proiettile te lo ritroverai in testa.» Alice ed Ellen quasi commosse si inginocchiarono a terra e insieme urlarono a gran voce: «MATTHEW!!» Il corvino sorridendo vittorioso e con ben 2 pistole tra le mani le guardò intensamente e puntando le armi contro il nemico. «Ellen, Alice mentre lo tengo sotto tiro voi cercate di aggirarlo e uscire fuori da questo maledetto vicolo.» Alice senza pensarci due volte, prendendo la mano della più piccola ancora scioccata sia per l'adrenalina accumulata che per la gioia di vedere un caro amico, correndo velocemente e aggirando l'ostacolo riuscì a mettersi dietro il ragazzo che sparando un colpo d'avvertimento a pochi centimetri dai piedi dell'uomo lo avvertì che non stava scherzando. «Ragazze state bene?» «Si, adesso si. Non so cosa avremmo fatto se tu non fossi intervenuto.» «Non preoccuparti Alice, ora dobbiamo assolutamente scappare e seminare questo impiastro.» Il trio iniziando ad indietreggiare iniziò a correre nella direzione opposta venendo avvolti dalle fiamme che ormai avevano quasi circondato il villaggio. «Matt sei sicuro che questa strada ci porterà fuori di qui?» Alice con tono preoccupato sembrò incerta sul senso d'orientamento del ragazzino che a sua volta sembrava confuso da tutte queste fiamme mentre Ellen stava cominciando a risentire gli effetti della corsa e del fumo sul suo corpo. «Ellen, stai bene?» Dissero in coro l'albina ed il corvino inginocchiandosi verso di lei e mettendole entrambi le mani sulle spalle. «Mi fa male la gola.....» Disse quest'ultima iniziando a tossire violentemente e chiudendo gli occhi per il troppo fumo. «Dobbiamo portarla via di qui, altrimenti rischia di soffocare.» «Credi che non lo sappia Alice? Ma con tutte queste fiamme non riesco a capire dove siamo....»  Mentre i due stavano discutendo animatamente sul da farsi Ellen tossendo ancora una volta e aprendo leggermente gli occhi notò una figura nera, familiare dietro ai suoi amici ed urlando tra un respiro affannoso ed un altro cercò di farli indietreggiare. «Ellen?» Disse Alice guardandola mentre Matthew che sentendo un rumore pesante alle sue spalle, senza voltarsi, si gettò letteralmente contro Alice che venne scaraventata a qualche metro di distanza mentre piccole perle rosse iniziarono a volare sotto gli occhi increduli di Ellen. «MATTHEW!!!» Disse Alice alzandosi da terra e facendo leva sulle sue braccia guardando il ragazzo che a terra, inerme venne calpestato dalla figura malefica dell'uomo maligno con la sciabola di qualche minuto fa. Alice in quel momento posò lo sguardo sulla sorellina che inerme rimase immobile mentre il mostro a pesanti passi si avvicinava pericolosamente a lei. Fu proprio in quel momento che il corvino a terra racimolando tutte le sue ultime forze strinse con forza la caviglia a quell'uomo terribile che si fermò guardandolo con occhi pieni di odio e di rabbia. «Non ti permetterò di fare del male ad Ellen e ad Alice. Non......Non te lo permetterò....» Lo disse sputando sangue dalla bocca mentre Ellen incredula, in ginocchio iniziò a tremare violentemente mentre Alice che si stava alzando da terra per aiutare il suo amico venne fermata da lui stesso con un NO sonoro. «Proteggi Ellen, non pensare a me Alice....Proteggi Ellen.» Lacrime amare sul volto della piccola albina dai capelli corti e proprio in quel momento il mostro nero con un calcio ben assestato spedì il povero ragazzino contro un muro integro spegnendo la sua luce una volta per tutte. Dopo ciò il mostro sadico riportò la sua attenzione sulla sua preda: Ellen. «ELLEN, SCAPPA! ELLEN!!!» Il grido disperato di sua sorella mentre con velocità, tra mille lacrime correva verso di lei, immobile, impietrita ed ancorata a terra. La foga di quel mostro terribile ora pronto, con velocità ad infilzare quella lama contro la piccola. Lacrime, grida, disperazione, terrore. In quel preciso istante tutte queste azioni, vennero incentrate e raggruppate in un punto solo. L'aria completamente rarefatta dal fumo e da un odore nuovo, ferro arrugginito dove piccole perle di vetro rosso iniziarono a cadere sul terreno, sul vestito della piccola Ellen e sui suoi occhi. Un liquido viscoso che gocciolava dal petto della sorella maggiore posizionata sopra di lei. «S-s-sorellona?» Disse Ellen con un filo di voce quasi impercettibile mentre qualcosa fuoriusciva dal corpo dell'albina formando un suono talmente macabro e tetro da far rabbrividire anche il più impavido cavaliere di questo mondo. «A-Alice?» Di nuovo a chiamare il suo nome, ad invocarla, ad avere qualsiasi tipo di risposta da lei, ma quest'ultima non parlava. Non emetteva suono, eppure sul suo volto era stampato un grande ed immenso sorriso. «A-...Ali....» Occhi pieni di confusione, disperazione, angoscia, terrore. Ellen si stava rompendo in mille pezzi ed Alice, rimaneva lì, con quel sorriso stupido. Perchè? Pensò Ellen in preda al panico e cercando qualcosa a cui aggrapparsi, prima di sprofondare in un coma profondo e senza via d'uscita. «E-Ellen...» Una voce flebile, dolce e sensibile, Ellen si risvegliò improvvisamente, sbattendo più velocemente le palpebre. «Sono così felice. Sono così felice che tu............stia bene.....» Ora qualche goccia salata iniziò a bagnare il volto della mora che tremando cercò di calmare il suo respiro affannoso. «Ellen promettimi che....che realizzerai il nostro sogno. Promettimi che vivrai grandi avventure e che non smetterai mai di sorridere.» Una smorfia di dolore sul volto della piccola Ellen mentre con mani tremanti cercava di prendere la sorella nelle sue braccia, ma lei scuotendo la testa e mantenendo quel sorriso si lasciò cadere a fianco della piccola esalando l'ultimo respiro e le sue ultime parole. Ti voglio bene Ellen.
 
****

Iniziò a correre, veloce, sempre di più, cercando di schivare tutti i nemici che gli si paravano davanti. Ellen non riusciva nemmeno più a piangere, le pupille dei suoi occhi erano dilatate mentre vedeva davanti a lei persone che combattevano, gridavano, morivano. Lei in realtà non sapeva esattamente cosa fosse la morte, o forse si rifiutava di capire, capire il significato di quella parola terribile. E proprio grazie a questa convinzione pensò che sua madre, suo padre, Matt ed Alice fossero vivi, si, tutto sarebbe andato per il meglio. Continuava a ripeterselo, più e più volte cercando di ignorare tutti quei demoni negativi che sembrarono incatenarla ad una realtà che non si poteva cambiare. Eppure lei sperava, sperava che tutto questo fosse uno stupido incubo, sperava che tutto questo fosse finto, sperava che tutto fosse un' illusione. E mentre pensava a questo castello di carte, costruito da pile di sabbia, la piccola Ellen cadde a terra sbattendo la faccia al terreno e finendo per toccare con la mano destra qualcosa di viscoso, quando vide cosa la sua mano aveva toccato un brivido le percorse la schiena facendola indietreggiare e facendola urlare di terrore. Un liquido rosso aveva ricoperto la sua mano, cercò di pulire quella parte del corpo con il suo pigiama intriso di sangue familiare, ma tutto fu vano, qualche goccia di quel colore rosso era rimasto impresso su quella piccola mano. Ellen chiuse gli occhi portandosi le mani sulle orecchie sperando che tutto questo finisse, poco importava se avrebbe sporcato i suoi capelli con la sua mano, poco importava se nessuno l'avrebbe aiutata, voleva solo fermare il mondo, voleva fermare le urla, il dolore, la paura. Voleva urlare basta, ma la sua voce non usciva, ed ora, in mezzo alla strada giaceva, accucciata con le mani sulle orecchie e gli occhi chiusi, un facile bersaglio per chiunque. Fu allora che una folata di vento la colpì in pieno volto, mentre in lontananza si udiva il rumore dei tuoni segno che stava per mettersi a piovere. Ellen si tolse le mani dalle orecchie e lentamente aprì gli occhi, davanti a lei la tragedia. Case bruciate ed insieme a loro persone che bruciavano e che chiedevano aiuto. Un uomo alto e piuttosto corpulento osservò quella piccola figura indifesa, nella sua mano destra una spada molto affilata. Gli occhi di quell'uomo erano occhi simili se non uguali a quelli dell'uomo nero che aveva portato Ellen quasi ad uno stato di coma. E lentamente quell'uomo, a grandi passi, si avvicinò alla preda che, aveva capito cosa sarebbe successo. Ellen si alzò subito in piedi scappando via, nascondendosi dietro ad un abitazione in fiamme, il suo respiro affannoso e i suoi occhi pieni di paura, poteva sentire persino i battiti del suo cuore, che sembrava volesse esplodere. Mai aveva provato una sensazione del genere. Sentì i passi dell'uomo che si stava avvicinando e lei d'istinto cercò di scappare, indietreggiando, nascondendosi dietro ad un altra casa, ma l'uomo sembrava molto più intelligente di lei ed ora eccolo, dietro di lei, era riuscito a percepire ogni sua singola mossa. Tuttavia Ellen essendo minuta e molto più agile di quel gigante, facendo un ruzzolone in avanti riuscì a sfuggire all'arma nemica che aveva scagliato un colpo verso di lei. Ellen riuscì ad arrivare di nuovo sulla strada principale e non rallentò la sua corsa, anche se sia fisicamente che psicologicamente la piccola stava lentamente perdendo le forze. Cadde di nuovo questa volta a causa di un nemico che giaceva a terra in fin di vita, Ellen lo guardò schifata e spaventata anche se la sua attenzione fu attirata da qualcosa che luccicò, un piccolo coltello, ma ben affilato, Ellen non esitò ad associare quel coltello come arma. E mentre lo prendeva nella sua mano destra, che tremava quasi in preda a convulsioni, la figura del nemico riuscì ad afferrarla al collo, arpionandola al terreno, la spada che saliva sopra di lei, pronta a colpire la preda. Furono secondi interminabili eppure questi, bastarono per far copiare un azione che Ellen non si sarebbe mai aspettata. L'istito? La paura? Le promesse? Qualcosa l'aveva comandata ed ora con forza il coltello era conficcato nel cuore del nemico. I tuoni iniziarono a rimbombare e qualche goccia trasparente iniziò a cadere dal cielo. Il nemico si accasciò a terra ed Ellen sgattaiolò fuori da quella posizione prima di rimare schiacciata dalla massa corporea di quell'uomo. Ora la pioggia iniziò a scendere copiosa e il rumore di essa inghiottì tutte le urla e le grida di quella tragedia. Il fuoco delle case si stava spegnendo mentre il silenzio aleggiava in tutta l'isola. Ellen rimase a terra. Tremava, aveva paura e sentiva una fitta al petto. Gli occhi che sembravano due fessure e cercavano disperatamente una figura paterna o qualcuno di familiare, purtroppo invano. Il suo respiro era affannoso, il suo corpo bloccato, il suo cuore ormai si era tinto di un colore nero pece e tutto ciò che sentiva e vedeva era odio e disperazione. Chiudendo gli occhi e portando le mani sulle orecchie cercò di dimenticare ogni cosa, iniziò a sbattere la testa sul terreno fangoso urlando e piangendo ripetendo nella sua piccola testolina una cantilena fasulla. Cercava di trovare qualche punto di appoggio, qualsiasi cosa che riuscisse a smuoverla. Bastava anche solo un segno, un piccolo segno e se proprio doveva svegliarsi da quell'incubo allora si sarebbe fatta del male da sola, si sarebbe rotta la spalla, una gamba, qualsiasi cosa pur di non credere a quella tragedia. Pur di non credere a quella solitudine. E lei, quella piccola bambina, l'unica sopravvissuta di quell'isola restò lì, impalata a terra, per chissà quanto tempo, a chiedersi perchè, perchè proprio lei, perchè quest'isola? Occhi completamente arrossati e un viso sporco di terra e di sudiciume mentre la piccola si alzava dal terreno, il suo pigiama era un miscuglio di sangue e fango. «Sono....sola...» Disse con occhi ancora pieni di lacrime ed una voce roca, rotta da mille singhiozzi. Fu allora che le ritornarono in mente le parole di sua madre e anche quelle di sua sorella. Promettimi che manterrai fede a quella promessa. Okay? Ellen promettimi che....che realizzerai il nostro sogno. Promettimi che vivrai grandi avventure e che non smetterai mai di sorridere. «Tutti loro hanno creduto in me. Tutti hanno sacrificato la loro vita per me. Sono così stupida. Non ho saputo proteggere nessuno. Non ho mantenuto la promessa di Alice.........» Mille singhiozzi vennero esalati e sempre di più nella piccola Ellen si stava facendo spazio l'opzione di arrendersi e di morire lì, nel silenzio, dimenticata da tutto e tutti. Tuttavia un piccolo tinttinniò attirò la sua attenzione. La palla di vetro contro il braccialetto di ferro risuonava formando echi musicali magici e riuscendo a far smettere il pianto di Ellen. Lei guardò quel bracciale e tirando su con il nasino completamente rosso, strofinandosi gli occhi e scuotendo la testa alzò lo sguardo al cielo che sembrava sul procinto di aprirsi lasciando passare raggi solari caldi ed estivi. «Non permetterò più a nessuno di proteggermi, d'ora in avanti, io proteggerò me stessa senza l'aiuto di nessuno. Alice, mamma, papà, Matthew. Ve lo prometto io continuerò a vivere in modo tale che i vostri sforzi non siano stati vani. Ve lo prometto

Angolo Autrice:
Ed ecco la parte N°2 di questo primo capitolo! Sarò sincera è lunga ma quando mi sono messa a scriverla ho voluto trasmettere tutte le emozioni di Ellen di questa terribile tragedia. E spero vivamente di essere riuscita nel mio intento.
Ringrazio di cuore chi ha visualizzato la storia e ringrazio in anticipo chi troverà il tempo di leggerla.
Un bacione e alla prossima, Red.  
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: blackytte