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Autore: polvere di biscotto    27/05/2015    6 recensioni
DAL SECONDO CAPITOLO:
«Mi raccomando indossa qualcosa di sexy» mi sussurrò all’orecchio, facendomi rabbrividire.
«Sparisci, cretino!» imprecai.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quella mattina l’unica cosa che avrei voluto fare era rimanere a dormire nel mio letto. La risata fragorosa di Aaron echeggiò in tutta quanta la camera da letto. Trasalii e aprii gli occhi di scatto. Le mie gote avvamparono quando realizzai di aver dormito faccia a faccia con Aaron.
«Buongiorno, principessa» disse Aaron, stampandomi un bacio sulla fronte. Mi ripresi dallo stato di imbarazzo. Risposi al suo saluto con un sorriso.
«Dormito bene?» mi chiese dopo qualche istante. Annuii leggermente, mettendomi a sedere sul letto, poggiando la schiena allo schienale. Aaron si alzò, facendo vacillare il materasso sotto i nostri corpi. Andò verso la parete opposta e si precipitò ad aprire la finestra. La luce flebile proveniente da fuori illuminò la stanza.
«I miei vestiti!» esclamai, «E i libri!» aggiunsi subito dopo.
«Cosa?» mi domandò Aaron con un’espressione interrogativa. Mi alzai subito dal letto e mi precipitai verso di lui.
«I miei vestiti puliti sono a casa mia, così come i miei libri» spiegai.
«Cazzo, è vero!». Lo guardai con un’espressione di biasimo.
«Allora, adesso passiamo da casa tua e ti prepari, poi andiamo a scuola» disse subito dopo.
«Okay».
«Per ora metti questi». Aaron prese dall’armadio una tuta e una felpa leggera.
«Grazie» sussurrai.
«Puoi fare una doccia, se vuoi» mi indicò la porta del bagno. Acconsentii con il capo.
«Tieni anche questi» mi porse un paio di boxe con la scritta Calvin Klein sul bordo e un paio di calzini. Presi gli indumenti e imbarazzata mi diressi al bagno. Mi assicurai che la porta fosse ben chiusa a chiave prima di iniziare a spogliarmi, conoscendo Aaron Mayson bisognava essere prudenti. Iniziai a spogliarmi e rapidamente mi infilai nella doccia. Lasciai che l’acqua calda scorresse sul mio corpo e poi mi insaponai. Nel giro di dieci minuti avevo finito di lavarmi. Uscita dalla doccia, mi avvolsi nel suo accappatoio e mi asciugai. Lo sentii armeggiare con la maniglia, la vedevo alzarsi e abbassarsi continuamente. Non potei fare a meno di sorridere a quella scena. Notai che numerosi profumi e deodoranti capeggiavano sul mobiletto del bagno. Mi tolsi l’accappatoio e indossai la biancheria e i vestiti di Aaron. Per la fretta non asciugai completamente i capelli, ma li legai in una treccia che feci ricadere sulla spalla sinistra.
«Perché ti sei chiusa a chiave?» mi domandò, forse un po’ dispiaciuto.
«Prudenza, solo prudenza» risi.
«Non ti fidi di me?» mi chiese, sfidandomi con il tono della voce.
«Mm. Forse no» dissi, emettendo un lieve risolino.
«Se non ti fidi di me, perché hai accettato?» mi chiese. Ritornai seria.
«Accettato cosa?» cercai di dissimulare la domanda, in modo da poter fornire una risposta che non cadesse a pezzi.
«Di passare la notte con me, sai a cosa mi riferisco» ammiccò. Scacco matto.
«Oh», feci spallucce in segno di risposta. Lui roteò gli occhi.
«Che c’è?» esclamai, non appena lo vidi fare quel gesto.
«Quando ti deciderai ad ammettere che sono l’uomo più sexy che tu abbia mai conosciuto?» disse sarcastico.
«Pff. E tu quando deciderai di rassegnarti all’idea che non due saremo solo amici e niente di più?».
«Se fossi solo una mia amica, non avresti accettato» insistette, «A ‘sto punto andavi a dormire con quell’idiota patentato di Drew Fox» continuò.
«Smettila» lo ammonii.
«Ammettilo che non vedi più dalla voglia di venire a letto con me» mi fece un occhiolino.
«Te lo puoi anche scordare».
Aaron prese le chiavi della macchina dal mobiletto in corridoio, mentre portava un borsone con dentro i miei vestiti e le scarpe della sera precedente. Avevamo all’incirca venti minuti per tornare a casa mia, cambiarmi e tornare a scuola.
«Aspetta un attimo!» disse. Fece cadere il borsone con i miei vestiti della sera precedente e lo zaino con i libri.
«Che succede?» gli chiesi, guardandolo con aria interrogativa.
«Ho dimenticato una cosa» si precipitò verso il bagno. Istintivamente lo seguii. Stavo per chiedergli cosa avesse dimenticato quando prese una boccetta di profumo di Hugo Boss e se la spruzzò addosso. Tossii, ne aveva spruzzato una quantità esagerata.
«Scusa, ma non esco mai senza profumo» tentò di giustificarsi.
«L’avevo notato».
Improvvisamente il campanello suonò, facendo sussultare entrambi.
«Ma chi è a quest’ora?!» esclamò Aaron.
 Aaron aprì la porta e sulla soglia comparve un ragazzo alto e impettito, dagli occhi grigi. Spalancai gli occhi alla vista di Drew, che a sua volta sembrava non capire cosa ci facesse Aaron in quel posto (o meglio, cosa ci facessi io a casa di Aaron).
«Merda!» imprecai a bassa voce. Aaron guardò verso di me e con sguardo supplichevole mi rivolsi a Drew.
«Posso sapere che cazzo ci fai tu qui?» Drew aggredì verbalmente Aaron.
«Fino a prova contraria, questa è casa mia» spiegò impassibile. Ecco che arrivava il momento, Drew si sarebbe infuriato con me talmente tanto che non solo non mi avrebbe rivolto più un minimo sguardo, ma anche mi avrebbe screditata davanti a tutta la scuola. In quel momento avrei preferito se una voragine mi si fosse aperta sotto e mi avesse inghiottito, facendomi scomparire dalla faccia del pianeta.
«Cosa?» questa volta il suo sguardo era puntato su di me. Quelle fessure grigie, incorniciate da ciglia scure, trasudavano umiliazione.
«Drew, posso spiegarti» dissi in tono teatrale la solita frase che pronuncia usualmente chi vuole farsi perdonare ad ogni costo.
«Non c’è nulla da spiegare, Jordan» disse, evidentemente molto deluso.
«Scusami, mi dispiace veramente» mi scusai.
«Ero venuto qui perché volevo vederti, volevo andare a fare colazione con te, e avrei voluto accompagnarti a scuola» mi spiegò, «Ma tolgo subito il disturbo» soggiunse.
«Drew, aspetta, cazzo!» esclamai.
«Jordan, per favore. Indossi anche i suoi vestiti» mi fece notare. Guardò Aaron con sguardo truce. Aaron rispose a quell’occhiataccia alzando un sopracciglio, pronto a gongolare e a manifestare la sua soddisfazione.
«Non è come credi» cercai invano di giustificarmi, anche se in questo caso ero stata io quella a sbagliare e lui aveva perfettamente ragione ad essere infuriato con me, non lo biasimai per niente. Aaron osservava tutta la scena con un’espressione divertita.
«Se non volevi avere a che fare con me, potevi benissimo dirmelo, piuttosto che uscire con me per poi andare a scopare con un altro!» quasi urlò, in preda all’agitazione mista alla frustrazione.
«Non ho scopato con nessuno» dissi, ferita da quelle parole.
«Non ti credo» disse freddamente.
«Te lo giuro, dammi un’altra possibilità» supplicai. L’agitazione era talmente tanta che le lacrime presero a sgorgare dagli occhi.
«Un’altra possibilità? Così potrai di nuovo mentirmi sul fatto che dormi da una tua amica, quando invece te ne vai a letto con Aaron Mayson».
«Non ci sono andata a letto» ripetei con voce spezzata.
«Scusami» sussurrai dopo alcuni istanti di silenzio. Lui non mi rispose e rimase per alcuni attimi a guardarmi freddamente, l’avevo deluso, ferito soprattutto; l’avevo umiliato di fronte ad Aaron, anche se non avevo la minima intenzione. Lui si fidava di me ed io avevo tradito la sua fiducia.
«Ci vediamo in giro» disse, gettandomi un’occhiata gelida.
«Drew» sussurrai debolmente, mentre lo vedevo allontanarsi e sfrecciare sulla sua Yamaha. Rientrai in casa, Aaron chiuse la porta dietro di me e io mi appoggiai ad essa con la schiena, scivolando fino a sedermi sul pavimento. La risata di Aaron spezzò il silenzio che si era formato da quando Drew se ne era andato. Lo guardai in cagnesco.
«Sta’ zitto, coglione» lo ammonii.
«Non hai fatto una gran bella figura, eh» rise ancora.
«Grazie per avermelo fatto notare» puntualizzai.
«Di niente, principessa».
 

 
 

 
  
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