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Autore: Nox93    28/05/2015    8 recensioni
Questa è una ff ambientata dopo il 7°. Voldemort è caduto e dopo la sua sconfitta Harry scompare nel nulla senza lasciare traccia di se. Ora 7 anni dopo il male è sul punto di tornare. Qualcuno sta cercando di prendere il posto del Signore Oscuro ricreando il suo esercito per riuscire a raggiungere il proprio obiettivo. Per questo motivo qualcuno sarà costretto a fare ritorno per cambiare la situazione.
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aberforth Silente, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Notte di silenzi e ricordi

 





 
 
 
Quando si parla di una guerra o di una grande battaglia ci sono alcune cose a cui si fa sempre riferimento. Gli storici, ad esempio, si riferiscono sempre al numero di morti, agli ideali o alle grandi gesta degli eroi, i militari parlano solo di strategie e tattiche di combattimento mentre i giornalisti cercano di fare carriera parlando di quanto una guerra sia cruenta e inutile e di quanti interessi economico-politici ci siano dietro.
 
Tuttavia nessuno parla mai di una cosa, nessuno parla mai del silenzio. Nessuno parla mai del Silenzio di una guerra.
 
Molti potrebbero dire che in una battaglia il silenzio non esiste, che non può esserci. Le battaglie sono soprattutto rumore e urla, furia e frenesia, sangue e lacrime, non c’è spazio per una cosa come il silenzio. Tutti coloro che dicono questa cosa però, spesso e volentieri, sono coloro che un combattimento non l’hanno realmente mai affrontato.
 
Tutti coloro che hanno combattuto una guerra almeno una volta sanno bene invece che vi sono addirittura tre tipi di silenzio che accompagnano una battaglia. Lo sanno perché li hanno vissuti, li hanno provati sulla loro pelle.
 
Il primo di questi può essere definito come “il Silenzio dell’Uomo” e accompagna il preludio allo scontro. Nelle ore antecedenti alla battaglia, i combattenti si chiudono in un mutismo collettivo. La mente del guerriero inizia a vagare oltre il luogo in cui si trova, non si ha voglia di parlare e non serve nemmeno farlo. Si comunica senza bisogno di parole,ci si parla con gli sguardi, il mutismo si trasforma in linguaggio comune. Tutti sanno perfettamente verso cosa sono rivolti i pensieri del proprio vicino con il quale, di lì a poche ore, condivideranno il campo di battaglia.
 
Molti potrebbero interpretare questo silenzio come una muta preghiera per sopravvivere allo scontro, una richiesta silenziosa di uscire indenne dalle barbarie di una guerra sanguinosa e avrebbero anche ragione a pensarlo, tuttavia c’è altro oltre a questo dietro questa calma.
 
Il guerriero, alla vigilia dello scontro, inizia a mettere a fuoco le proprie priorità, a rivivere al propria vita e capire le cose che contano davvero per lui. Molti arrivano a capire davvero i motivi per cui stanno per combattere, le ragioni che li spingeranno di lì a poco a lottare strenuamente per la vittoria. “Il silenzio dell’uomo” che di fronte alla possibilità di morire non pensa a se ma pensa ai propri cari, ai propri affetti e si convince che ciò che sta per fare lo fa anche e soprattutto per loro.
 
Il secondo di tipo invece può essere definito come “il silenzio del Sopravvissuto” e caratterizza le ore seguenti lo scontro. Sia che abbia vinto o che abbi perso, il guerriero, ormai esausto e spossato, comincia a ripercorrere con la mente tutta la cruenta battaglia. Nel suo mutismo riflessivo rivive ogni episodio che lo ha coinvolto. Rivede davanti a se i nemici sconfitti, gli amici persi e le scelte che ha fatto. In quei momenti, iniziano i “se” e i “ma” tipici di chi resta vivo. “Se avessi combattuto meglio forse sarebbe sopravvissuto…”, “se gli avessi coperto meglio le spalle saremmo qui a parlarne insieme”, “è stata una battaglia terribile, ma poteva essere evitata”.
 
Il “Silenzio del Sopravvissuto” viene sempre accompagnato anche dalla colpa, colpa per essere rimasti vivi, colpa per essere riusciti a tornare dai propri cari, mentre altri invece giacciono ancora lì, sul campo di battaglia. La colpa poi, nella maggior parte dei casi, scema nella commemorazione. Ad un certo punto si passa dal rivivere lo scontro appena terminato, al ricordare i bei momenti vissuti con chi non c’è più e al pensare a ciò per cui loro sono morti, a pensare al futuro per cui si sono sacrificati. Un futuro che tocca ai sopravvissuti costruire.
 
Infine c’è la terza tipologia, che si potrebbe chiamare “Silenzio del Guerriero”. Non tutti possono dire di averlo provato, capita a pochi di riuscire a sentirlo e quasi mai lo raccontano, è qualcosa che non si può descrivere a pieno.
 
 Questo tipo di silenzio è quello che ti colpisce mentre sei nel cuore dell’azione. Durante la battaglia, mentre la gente urla, strepita, grida il proprio dolore e la propria disperazione, mentre i soldati si affrontano con armi e bacchette guidati dai loro comandanti, mentre incantesimi esplodono e spezzano vite, è proprio allora che il silenzio può arrivare. Quelli che lo hanno provato, e che hanno cercato di descriverlo, raccontano che ad un certo punto la mente, quando l’adrenalina e la tensione sono all’estremo, elimina semplicemente tutto, il grande rumore di una battaglia viene semplicemente eliminato dall’equazione e tutto piomba in un innaturale silenzio. È come se tutti ciò che si ha attorno iniziasse a muoversi al rallentatore, si vedono i propri alleati combattere senza sosta senza emettere suono, nemici cadere urlando per il dolore senza udire il tono agghiacciante delle loro voci, il Silenzio semplicemente cala e copre tutto come un sipario copre la scena sul palco di un teatro.
 
Harry Potter, leader di Veritas, Salvatore del Mondo Magico, a soli venticinque anni di età ha già combattuto decine di scontri, ha già superato numerose battaglie ed è sopravvissuto ad una guerra. Lui più di tutti sa perfettamente cosa sia il silenzio di una battaglia. Li ha vissuti tutti sulla sua pelle, li ha respirati e ne ha compreso a pieno il significato. Sa bene che davanti a lui e al suo esercito si prospetta ancora un solo grande silenzio, una guerra inevitabile.
 
Il Silenzio cala, quando la guerra inizia.
 
 
 
 
 
 



 
 
 
 
 
 
 
Il Prescelto camminava tranquillamente tra i ranghi del suo esercito. Focolari erano accesi in tutto l’accampamento sorto nell’immenso parco di Hogwarts e ad ogni fuoco si potevano trovare uomini e donne assorti ad osservare le fiamme, persone che si scambiavano piccoli consigli su che incantesimi utilizzare o su come sopravvivere, ma la maggior parte di loro si scambiava semplicemente muti sguardi. Quasi tutti quando lo vedevano camminare tranquillamente tra di loro, spavaldo e quasi incurante dell’imminente battaglia, sembravano rincuorati che il loro leader fosse così tranquillo e sereno tanto da mettersi a passeggiare tra di loro. Alcuni lo fermavano e gli offrivano qualcosa da mangiare o da bere e lui si fermava volentieri a scambiare qualche parola con loro. Erano tutte persone che lui conosceva e che aveva trascinato lì da mezzo mondo, il minimo che poteva fare per sdebitarsi era rincuorarli e mostrarsi forte.
 
Mentre proseguiva il suo girò nell’accampamento, l’ex grifondoro si imbatté in una sua vecchia conoscenza. Sorrise osservando una sua vecchia amica mentre dava da mangiare ad alcuni Thestral, contenuti in un recinto costruito di fortuna. Luna “Lunatica” Lovegood era sempre stata una sua cara amica, una delle poche persone che gli aveva sempre creduto, e ora si era ancora una volta fidata di lui ed era incappata nell’ennesima guerra. Il moro si avvicinò lentamente al recinto e vi si poggiò osservando la calma e la dolcezza con cui l’amica si prendeva cura di quegli animali, negli anni non era cambiata in nulla.
 
-Il grande Harry Potter, Comandante in Capo di Veritas, Ex-Salvatore del Mondo magico e Ricercato Numero Uno del Ministero, che si ferma ad osservare dei semplici Thestral e una ragazza che da loro del cibo? Una cosa assai insolita.- lo canzonò la giovane non appena lo scorse con la coda dell’occhio. Harry rise alle parole della ragazza.
 
-Forse hai ragione. Erano secoli che non facevo qualcosa di così semplice come osservare degli animali.- spiegò continuando ad osservare i Thestral. -È sempre bello vederti Luna!- aggiunse poi. La bionda sorrise.
 
-Ciao anche a te, Harry. Cosa ti porta qui?-chiese tranquilla continuando ad occuparsi delle creature nel recinto.
 
 -Non saprei. Direi che cerco di godermi le piccole cose della vita finché posso.-rispose il moro.
 
Luna a quelle parole spostò lo sguardo dagli animali alati che aveva di fronte e lo puntò su Harry. I bellissimi occhi grigi della giovane scannerizzarono con attenzione ogni centimetro del viso del moro. Quando poi lui girò la testa, il grigio e il verde dei loro sguardi si incontrarono, e ad Harry sembrò che gli occhi di Luna gli stessero perforando l’anima.
 
-Tu non credi di riuscire a vedere la fine di questa guerra, vero Harry?- Luna era fatta così, un mix tra una sincerità disarmante che lasciava allibite le persone e una capacità sorprendente di capire il suo prossimo, meglio spesso, di come egli capiva se stesso. Questa era Luna. Harry a quell’affermazione chiuse gli occhi e ridacchiò leggermente.
 
-Ti ricordi quando ci siamo conosciuti?- domandò il ragazzo riaprendo gli occhi e puntandoli sulla bionda.-Non intendo sulla carrozza per Hogwarts, quando Hermione ti chiamò “Lunatica” per errore.-specificò ricordando il loro primo incontro.-Mi riferisco a quella volta nel bosco con i Thestral, quando per la prima volta abbiamo parlato davvero. Anche allora avevo l’impressione che tu riuscissi a leggermi dentro con una facilità incredibile, non avevamo mai parlato prima eppure tu sembravi conoscermi così bene. Hai un dono Luna, un dono fantastico.-disse sincero fissandola intensamente negli occhi. La ragazza fece un sorriso triste e accarezzò il Thestral di fronte a lei.
 
-Sei uno dei pochi a pensarla così. Alla maggior parte delle persone questa cosa non piace. Questa mia capacità, unita al mio essere troppo sincera, quasi sempre lì spaventa.-esclamò con un velo di tristezza nella voce.
 
-E da quando Luna Lovegood si interessa del parere degli altri?-domandò Harry.
 
-Di solito non mi interessa. Ma se è da quando sei nata che la gente, in qualche modo, si sente minacciata da te…beh comincia ad infastidirti come cosa…-concluse.
 
-Non è di te che hanno paura, ma di loro stessi. Hanno il terrore che standoti troppo vicino potrebbero scoprire di non essere le belle persone che credevano. Le persone a volte sono semplicemente…stupide, non credi? Tu hai un grande dono, sei in grado di dare conforto alle persone Luna, ed è una cosa fantastica.- esclamò avvicinandosi e abbracciando la ragazza. Per la prima volta da quando si conoscevano, era stato Harry ad abbracciare Luna e non il contrario.
 
-Promettimi che non cambierai mai! Promettimi che resterai sempre…Lunatica!-aggiunse donandole uno dei suoi rari sorrisi sinceri.
 
-Te lo prometto.-Il ragazzo annuì soddisfatto.-Noi domani vinceremo Harry, ne sono sicura!-Il moro la guardò per qualche secondo negli occhi e poi sorrise sprezzante.
 
-Ne sono convinto anche io Luna.- e si voltò, incamminandosi verso il castello. Luna lo osservò camminare per qualche secondo e poi ebbe l’impulso di richiamarlo. La giovane non avrebbe saputo descrivere cosa di preciso, ma sapeva di aver visto qualcosa di diverso negli occhi del grifone.
 
-Harry!-urlò la bionda per attirare la sua attenzione. L’ex Grifondoro si voltò fermandosi e aspettando che la sua amica parlasse.
 
-Promettimi che non farai qualcosa di folle e avventato domani!-chiese la giovane quasi implorante. Harry sorrise, si voltò facendo svolazzare il suo mantello nero e continuò a camminare.
 
-Mi conosci Luna…- urlò il giovane mentre avanzava verso il castello.-…follia e avventatezza sono parte di me!-
 
L’ex Corvonero osservò l’amico allontanarsi, mentre in lei si faceva strada la consapevolezza che il ragazzo aveva in mente qualcosa che forse avrebbe salvato tutti, ma non lui.
 

 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
Draco stava camminando silenziosamente nei corridoi di Hogwarts. Il giovane erede della casata Malfoy aveva da poco terminato di organizzare le truppe che il suo amico aveva racimolato. Tra i due era il Serpeverde quello che possedeva doti organizzative perciò a lui erano sempre lasciati questi compiti.
 
Il ragazzo aveva suddiviso le persone, organizzato le varie sezione dell’esercito e poi aveva discusso con i centauri e sul loro apporto alla battaglia del giorno seguente. Proprio mentre stava per andare a parlare con la McGranitt per organizzare anche quei pochi studenti di Hogwarts che avevano deciso di combattere, il giovane Malfoy si era imbattuto in Neville.
 
Il ragazzo lo aveva indirizzato verso la torre di Astronomia dove, a detta dell’ex grifone, lo stesse aspettando Harry. Mentre si dirigeva verso la torre, Draco ripensò all’ultima volta che vi era salito, quasi nove anni prima. Quella notte era ancora perfettamente stampata nella sua mente, come se tutto fosse accaduto il giorno prima. Il senso di colpa per ciò che era successo lo tormentava ancora alcune notti attraverso incubi.
 
Arrivato alla base delle scale iniziò la lunga salita che lo avrebbe portato alla sommità della torre. Più camminava e si avvicinava alla cima, più un senso di angoscia e terrore lo attanagliava. Ogni passo fatto in avanti corrispondeva ad un ricordo di quella notte che si faceva più nitido nella sua mente.
 
Un passo, un ricordo.
 
Prima lui che attivava l’armadio svanitore, i mangiamorte che entravano, Bellatrix che si congratulava con lui, Grayback che chiedeva se ci sarebbero stati degli studenti con cui nutrirsi, I mangiamorte che iniziavano a ridere, il sangue che gli si gelava nelle vene per ciò che aveva appena sentito.
 
Un altro passo, un'altra immagine.
 
 Lui con la Mano della Gloria che attraversava la Polvere Buiopesto e guidava il gruppo di servitori dell’Oscuro signore, l’inizio degli scontri, i mangiamorte che attaccavano i membri dell’Ordine, Bellatrix che gli urlava di salire sulla torre.
 
Un altro passo, un'altra fitta.
 
Lui che si ritrova faccia a faccia con Silente, l’uomo che cercava di dissuaderlo dal compiere ciò per cui è venuto, lui che disarmava il Preside e gli puntava la bacchetta, l’arrivo di Bellatrix e di altri mangiamorte, la donna che lo istigava a uccidere.
 
Un altro passo, un'altra lacrima.
 
L’arrivo di Piton, la supplica di Silente, un lampo verde.
 
Draco era arrivato in cima alla torre senza nemmeno rendersene conto. Era lì, fermo immobile, davanti alla porta che lo separava dalla sommità. Il fiato corto, il battito accelerato, lacrime agli occhi e angoscia nel cuore. Draco sapeva bene di aver commesso molti errori nella sua vita, ad alcuni era riuscito a porre rimedio ma quella notte sarebbe rimasta per sempre una macchia sulla sua coscienza.
 
Si asciugò le lacrime rapidamente e cercò di calmarsi. Dopo essere riuscito a riprendere il controllo di se stesso, aprì la porta ed entrò.
La torre di Astronomia non era cambiata con il passare degli anni. Il piano inferiore era quello dove si svolgevano le lezioni. Alla giovane serpe tornarono subito in mente gli anni di Hogwarts e le ore di lezione con la professoressa Sinistra, docente di Astronomia. Non gli era mai interessata molto la materia ma gli era sempre piaciuta la torre, almeno fino a quella notte.
 
Il biondo dopo aver osservato la stanza, iniziò a salire una piccola scala a chiocciola che conduceva ai piani superiori. Il secondo piano della torre era un piccolo archivio dove si potevano trovare tutte le informazioni di cui si aveva bisogno su stelle, costellazioni e pianeti. Draco non aveva mai passato troppo tempo lì e raramente aveva compiuto ricerche astronomiche.
 
Il terzo e ultimo piano invece era dedicato all’osservatorio. Da lì, nelle notti in cui era prevista una lezione serale, si potevano osservare le stelle e le costellazione e studiarne i movimenti. Era lì che era avvenuto tutto quella notte, era lì che Silente era morto per causa sua.
 
Non appena ebbe terminato di salire le scale, il suo sguardo cadde subito sul punto in cui nove anni prima sostava la solenne figura di Albus Silente. Ora, proprio in quel punto, c’era qualcun altro.
 
 La figura di Harry Potter si ergeva in tutta la sua solennità al centro dell’osservatorio. Il leader di Veritas dava le spalle alla scala ed era intento ad osservare l’accampamento sottostante alla torre. L’unica luce nella stanza era portata dalla luna che, ormai quasi piena, si stagliava sul cielo blu scuro della notte. Al giovane Serpeverde quella scena ricordò molto la stessa che aveva già vissuto in quel posto.
 
-Sfregiato!-esordì Draco avvicinando. L’amico si voltò osservandolo.-Non c’era un posto più vicino in cui parlare?-domandò il biondo acido come sempre.
 
-Era di un posto discreto di cui avevo bisogno e questo mi è sembrato adatto.-spiegò lui voltando di nuovo il capo e mettendosi ad osservare la volta celeste.-Come vanno i preparativi per domani? Fammi un rapporto.- A Draco l’amico sembrò molto strano, era ben diverso dal se stesso di poche ore prima quando era comparso con un esercito. Il biondo tirò fuori da una tasca un blocchetto sul quale si era segnato delle cifre.
 
-Ehm si…dunque abbiamo cinquanta maghi tiratori addestrati. Non male per tenere a distanza il nemico direi. Possiamo contare su cento maghi addestrati anche al combattimento con spada e lancia, il che mi sembra piuttosto positivo. Abbiamo anche trovato un vero e proprio arsenale di vecchie spade e armi medievali qui a scuola!-esclamò il giovane.
 
-E dove le avete pescate?- domandò il moro sorpreso.
 
-Nelle segrete! È venuto fuori che quella spina nel fianco di Gazza ha passato anni a tenere pulite le segrete della scuola e tutto ciò che c’era dentro, compresa un armeria!-
 
-Interessante! I fondatori devono aver presso in considerazione l’evenienza che la scuola venisse attaccata.-
 
-L’ho pensato anche io. Sicuramente sarà stata un idea di Salazar.-commentò Draco. Harry si voltò ad osservare l’amico.
 
-Perché lui era il più “astuto”?- domandò sarcastico virgolettando la parola astuto con le dita. Draco sorrise sprezzante.
 
-Lo era ma non è per quello che l’ho detto. Era l’unico dei quattro che avrebbe potuto pensare che mettere delle armi in una scuola piena di ragazzini fosse una buona idea.-
 
-In effetti…- concordò Harry sorridendo.-Altro da riferire?-chiese poi.
-Si, dunque abbiamo una sessantina di centauri da utilizzare. Hanno acconsentito ad essere materializzati insieme a noi quando sarà il momento. Perciò sessanta di noi li porteranno con se quando arriverà l’ora. Abbiamo trenta Thestral da utilizzare, tutti gentilmente radunati dal mezzo gigante e dalla Lovegood…-
 
-Si li ho visti. Abbiamo qualcuno che li cavalchi?-
 
-Si li abbiamo. Oltre a loro, qualcuno dell’esercito che hai portato ci ha fatto dono di una ventina di Ippogriffi. Ho già trovato le persone che li cavalcheranno e ne ho conservati alcuni per noi. Non si sa mai.-
 
-Buona idea. Altro?-
 
-Ultima cosa, abbiamo ben due squadre Ombra.- Harry a quella notizia si sorprese e sul suo volto apparve un sorriso compiaciuto. Le cosiddette “squadre Ombra” erano degli uomini addestrati nell’arte dello scomparire e nel creare illusioni. Seguivano un rigido addestramento che durava anni e il risultato lo si poteva vedere poi nelle battaglie. Gli uomini di queste squadre erano in grado di aggirare il nemico senza essere visti e di prenderlo alle spalle o di creare perfette trappole in cui puntualmente gli avversari cascavano.
 
-Sei serio?-
 
-Assolutamente si. Una dalla Cina e una dal Giappone. Mi sono permesso anche io, durante queste settimane di contattare qualche mi conoscenza.-
 
-Ben fatto furetto! Bella idea!-esclamò il moro dando una pacca sulla spalla all’amico.-A quanto ammonta il nostro esercito?-
 
-Beh contando tutti, compresi quei pochi studenti che sono rimasti per combattere, direi…che ci avviciniamo alle cinquecento unità…su per giù.-
 
-Non male. Dovremmo farcela.-
 
-Non male?! Potter sei uscito di senno! Le forze di Necros ci supereranno di tre volte…se ci va bene! Non abbiamo speranze!-
 
-Da quando sei così pessimista?-domandò Harry sorpreso dalla reazione dell’amico.
 
-Da quando? Beh da quando un fottuto mago psicopatico ha radunato l’esercito di Voldemort e si prepara a risvegliare ciò che causerà la prossima Apocalisse!-
 
-Touché. Ammetto che non è una delle situazioni migliori in cui trovarsi.-
 
-Beh almeno lo ammetti, eppure tutto questo sembra che non ti tocchi. Te ne stai lì tranquillo come se fosse già certa una nostra vittoria.- A quelle parole gli occhi dei due si incontrarono e Harry sorrise.-Cos’hai in mente? Di cosa parlava il centauro prima?-chiese infine il biondo. Il grifone distolse lo sguardo puntandolo di nuovo sull’accampamento sottostante.
 
-Secondo te a cosa ha pensato Draco?-domandò Harry. Il biondo fu sorpreso di sentirsi chiamare Draco, non capitava mai che l’amico lo chiamasse così. Poteva contare sulla punta delle dita le volte in cui era successo. Al contempo il giovane non capiva a cosa il moro si riferisse.
 
-Secondo te cosa ha pensato Silente sapendo di dover morire affinché noi vincessimo?- Draco a quella domanda sgranò gli occhi e abbassò lo sguardo. Passò qualche secondo in cui rifletté su cosa rispondere e poi diede voce ai propri pensieri.
 
-Lo chiedi proprio tu che ti sei fatto una passeggiata della morte nella foresta per consegnarti a Voldemort? Cosa hai pensato tu?-
 
-Niente. Insomma è accaduto tutto in poco tempo…sapevo che sarei morto, ma non c’è stato un momento in cui io ci abbia davvero pensato .-spiegò il moro.-Silente invece sapeva da mesi quale sarebbe stato il suo destino, mi chiedo cosa abbia pensato.- Dopo quell’affermazione tra i due calò il silenzio. Entrambi erano chiusi nei proprio pensieri, il “silenzio dell’Uomo”. Fu Draco ad interrompere quel mutismo.
 
-Credi di dover morire per vincere?- domandò il biondo schietto. Era una delle sue qualità quella di essere sempre diretto.
 
-Credo che ognuno di noi debba fare ciò che deve.-rispose il moro criptico.-Prendi te ad esempio..-disse indicando la serpe.-Tu domani guiderai l’esercito.- L’erede della famiglia Malfoy credette di aver capito male. Non gli sembrava possibile che l’amico cedesse il comando, non era la prima volta che lo faceva, ma in una situazione del genere non credeva che l’avrebbe fatto.
 
-Cosa?! Io?! Perché?!-
 
-Io devo concentrarmi su Necros e sull’impedire che risvegli l’Ombra. Non posso occuparmi di dirigere gli uomini. Tocca a te, vecchio mio.-esclamò voltandosi e incamminandosi verso le scale per scendere.
 
-Non mi seguiranno mai! Lo sai bene.-
 
-Lo faranno, credi a me. Lo faranno. Non perché lo dico io, o perché lo dice Hermione o perché lo dicono gli ex membri dell’Ordine. Si fideranno di te e ti seguiranno perché vedranno che combatterai al loro fianco, senza tirarti indietro.-esclamò Harry sicuro di se continuando a camminare. Ad un certo puntò però si bloccò, come se fosse stato folgorato da un illuminazione.
 
-Ah un ultima cosa…-aggiunse tornando indietro e parandosi di fronte alla serpe. Infilò la mano dentro il mantello e ne estrasse una busta bianca, un po’ rovinata e spiegazzata.-Nel caso qualcosa andasse male.-esclamò facendo l’occhiolino e porgendola all’ex rivale. Il biondo lo guardò con un espressione interrogativa.
 
-Due settimane fa la notte in cui il magazzino saltò in aria, tu mi chiedesti, prima di partire cosa stessi scrivendo. Ecco la risposta…-disse sereno indicando la lettera. Draco si rigirò la busta tra le mani fino a che non notò una scritta su uno dei due lati. Quando lesse ciò che v’era scritto, alzò lo sguardo sul moro e annuì lentamente, senza dire una parola.
 
-Grazie Draco.- e dicendo questo sparì giù per le scale, lasciando il biondo ai suoi pensieri e alle sue domande senza risposta.
 
 
 


Angolo dell'Autore: Non ci sto credendo nemmeno io, ma finalmente siamo tornati anche con il nuovo capitolo di questa storia! L'altro giorno mi è tornata l'ispirazione vedendo un film e sull'onda dell'entusiasmo ho scritto questo capitolo! Spero di non aver fatto uno scempio, a me non sembra venuto male. Che dire, ci stiamo avvicinando all'inizio della guerra, queste sono le ore finali. Il prossimo capitolo sarà ancora in "periodo di pace" penso ma da quello successivo succederanno cose belle. Parliamo un attimo della regolarità dell'uscita di questa storia. Spero di tornare ad essere regolare ma nell'evenienza di non riuscirci non faccio promesse, non ci sarà un giorno di uscita fisso. Pubblicherò quando sarò soddisfatto del contenuto, sperando di non far passare di nuovo sei mesi, ma non credo tranquilli! Che altro dire, attendo i vostri pareri sperando di non aver scritto un capitolo terribile! Alla prossima!

 
  
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