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Autore: Vega_95    28/05/2015    1 recensioni
Yugi correva a perdifiato nell'oscurità, qualcosa lo inseguiva e lui doveva sfuggirgli, lontano, lungo una strada oscura saltando ed evitando ostacoli invisibili. Non ce la faceva più, non riusciva più a respirare il petto gli andava a fuoco e le gambe minacciavano di cedere da un momento all'altro. Dov'era lui? Perché lo stava abbandonando? Possibile che un innocuo bacio l’avesse turbato così tanto?
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Dark/Yami Yuugi, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Essendo passate quasi due settimane, vi lascio senzai ndugi al nuovo capitolo. ci vediamo alla fine, ho un paio di cose da dire ^^

BUONA LETTURA!






Era notte fonda, il nonno dormiva nella sua camera, mentre la mamma era restata a vegliare il piccolo malato che finalmente, dopo tante urla, si era calmato tornando a riposare tranquillamente.
 
Alla fine Yugi aveva ripreso conoscenza per qualche ora, sostenuto dalla mamma e dal nonno, era riuscito ad alzarsi per qualche minuto e a bere un po’. Poi era crollato di nuovo, la febbre era ancora molto alta. Non minacciava più di sfiorare i 40°C, ma superava i 38 e ogni tanto saliva a 39°C, non c’era da scherzare. Senza contare che era piuttosto inquieto in quelle poche ore di coscienza la totale assenza dello spirito lo preoccupò parecchio, non lo vedeva, non avvertiva la sua presenza, si sentì totalmente perso quando, chiamandolo, non apparve. Era dalla sera precedente che non lo vedeva.
«che ti è successo? »
Se l’era domandato più volte in quelle poche ore fissando il puzzle. Che anche l’altro se stesso fosse soggetto alle sue malattie? Magari era nella sua stanza a contorcersi per la febbre. No, gli spiriti possono ammalarsi?
Era tutto troppo strano e anche quando provò a proiettarsi nelle stanze dell’anima, non ci riuscì, era come se il puzzle gli negasse l’accesso. Come sempre la luce dell’occhio lo avvolse, ma di ritrovarsi nella sua stanza piena di giochi, si ritrovò a vagare in una sorta di vortice bianco che lo ributtò nel mondo reale, esausto e stordito dalla malattia.
 
Ormai dormivano tutti da ore, quando, dal nulla, il vortice bianco che l’aveva risucchiato, si aprì nella camera sputando fuori l’altro Yugi che rotolò sul pavimento.
Gli spiriti di norma non provano dolore fisico, ma la caduta sul pavimento lo spinse a esclamare comunque un sonoro «ahi» e massaggiarsi le zone che sarebbero dovute essere dolenti. C’era riuscito, era uscito dal puzzle.
La mamma sonnecchiava sulla poltrona e Yugi era lì nel suo letto a riposare, da dove si trovava, sembrava che stesse semplicemente dormendo, ma avvicinandosi, il faraone, benché avvolto dall’oscurità della notte, poté notare il rossore della sua pelle e le goccioline di sudore fredde scivolargli dalle tempie
«Aibo sono qui» sorrise prendendogli la mano. Era un fantasma, ma una cosa del genere non era mai accaduta, aveva sempre potuto avere un contatto con lui, era l’unico con cui il suo spirito trovava resistenza al tocco, ma in quel momento, quando cercò di prendergli la mano, questa passò attraverso sprofondando nel nulla facendolo piombare in un baratro oscuro in cui era solo e Aibo non c’era.
«Aibo…no, ti prego…»
Aveva passato tremila anni da solo, imprigionato, senza nessuno che potesse sentirlo, confuso e spaventato e stava accadendo di nuovo. Oppure no, poteva esser solo un effetto della febbre di Yugi, doveva solo attendere che si svegliasse, ma anche con quella possibilità, l’ansia non lo abbandonò specialmente quando Yugi ricominciò a parlare nel sonno.
«Mo Hitori no Boku, dove sei? » era la miliardesima volta che delirava chiedendoselo, cercandolo.
«sono qui! Aibo mi senti? Sono proprio qui vicino a te! »
«dove sei? Non lasciarmi solo» stava tornando ad agitarsi, scalciava e stritolava le coperte buttandole poi via.
«Aibo svegliati! Sono qui! » aveva capito di non poterlo toccare, ma posò lo stesso le mani sulle sue spalle nel tentativo di scrollarlo e svegliarlo. Alle sue, però, si sovrapposero quelle della mamma che fece il medesimo gesto per ridestarlo prima che un altro brutto incubo prendesse il sopravvento.
«Yugi, tesoro svegliati»
«mamma, dov’è? Dov’è Mo Hitori no Boku? Perché non c’è? » le domandò quasi in lacrime e febbricitante.
«Aibo sono qui! » esclamò balzando sul letto mettendosi carponi vicino a lui urlando nel vano tentativo di essere sentito «non ti lascio solo! Aibo sono qui! »
 
La mamma sembrò titubante, non aveva idea di cosa volesse dire suo figlio, se stesse solo delirando o se chiamasse qualcuno in particolare, però aveva notato che quando l’aveva nominato, Jonouchi gli aveva messo il puzzle in mano. Che avesse dato un nome a quel pendente? Poteva essere, ci aveva messo otto anni a metterlo insieme, era un regalo di suo nonno, doveva esserci molto affezionato, a tal punto da dargli un nome, anche se Mo Hitori no Boku era un po’ strano.
Sfoggiò il suo miglior sorriso materno e prese la piramide dalla testiera del letto mettendogliela in mano, ma ciò non tranquillizzò Yugi che sembrò mettersi a parlare con l’oggetto.
«dove sei? Sei così arrabbiato con me? Mi dispiace… non volevo ferirti, Mo Hitori no Boku, per favore vieni fuori! » lo pregò mettendosi a piangere e stringendo forte il puzzle, non gli importava di essere sentito dalla mamma, ma non si rendeva nemmeno conto che il faraone che tanto cercava era proprio di fronte a lui e si sentiva morire ogni volta che lo chiamava e lui non poteva sentirlo.
 
Possibile che la febbre provocasse una cosa del genere?
 
«Aibo ti prego guardami…. Sono qui» mormorò, ormai esausto, allungando la mano verso il visino di Yugi rosso per la temperatura e bagnato di lacrime «non piangere»
Stava cedendo anche lui, la sua voce tremò per un momento, ma non poteva lasciarsi andare, doveva essere forte e resistere, per entrambi, stare vicino al suo piccolo tesoro, vegliarlo e prendersi cura di lui per quanto la sua condizione gli permettesse.
Dovette scostarsi quando la mamma coprì Yugi con la coperta che aveva buttato sul pavimento.
«vuoi mangiare qualcosa? »
Yugi scosse piano la testa girandosi di lato con il puzzle stretto al petto, era molto abbattuto, qualcosa legato a quella piramide lo faceva stare molto male, ma forse lei, la sua mamma, avrebbe potuto sollevargli un po’ il morale. Si sedette accanto a lui posandogli il fazzoletto bagnato sul viso
«ovunque sia, non tarderà ad arrivare» disse con un tenero sorriso.
Nemmeno capiva cosa diceva, ma sembrava stare molto a cuore a Yugi. L’assenza di qualsiasi cosa fosse ‘Mo Hitori no Boku’, doveva essere molto importante per suo figlio. Ignorava totalmente che lo spirito cui si riferiva era proprio accanto a loro, invisibile a tutti, impotente di fronte al suo Aibo malato che lo chiamava disperatamente e piangeva per la sua assenza credendo di avere qualche colpa per il suo allontanamento, se solo ci fosse stato il modo di farsi sentire da Yugi. Aveva paura di tornare nel puzzle per comunicare con la sua anima, correva il rischio di restare di nuovo intrappolato.
 
La notte passò e anche la mattina.
Yugi sembrava stare meglio, la febbre scendeva molto lentamente, ma almeno diminuiva, non aveva incubi da molto tempo. La mamma e il nonno cambiavano regolarmente il ghiaccio e lo tamponavano con il panno umido. Il battito era ancora molto accelerato e il respiro affannato, ma se anche la mamma si era calmata e aveva desistito dal volerlo portare in ospedale, significava che le cose andavano meglio.
L’altro Yugi gli restò accanto per tutto il tempo finché la stanchezza non ebbe il sopravvento e finì per addormentarsi, steso proprio accanto a lui, la fronte che sfiorava la sua e il respiro un po’ affannato che accarezzava il suo corpo evanescente. Lo sentiva, avvertiva la sua pelle bollente, i suoi piccoli gemiti nel sonno e quel fiato caldo ma Yugi non sentiva lui, era come se tra loro ci fosse un vetro, uno di quelli a senso unico che celava totalmente al piccolo la presenza del suo amico.
 
Era ormai pomeriggio, in quelle ore Yugi si era svegliato più volte, aveva bevuto, assaggiato un po’ di brodo caldo della mamma, si era alzato, anche se a fatica e per tutto il tempo il faraone gli era stato accanto, quando lo vedeva perdere l’equilibrio, aveva, ogni volta, l’istinto si sostenerlo ignorando completamente di essere invisibile e inconsistente anche per lui. Lo lasciò solo giusto per quei pochi minuti che passò nel bagno, con l’ansia che potesse perdere di nuovo i sensi. Era sempre stato molto apprensivo con lui, anche inconsciamente alle volte, ma mai lo era stato tanto quanto in quel momento. Girava per la casa come un’anima in pena come se, seguendo il nonno che andava a prendere il ghiaccio o la mamma che cambiava l’acqua nella bacinella, potesse aiutarli.
 
Poi, la mente di Yugi tornò in fermento, un altro incubo giunse a tormentarlo, era come se il suo subconscio volesse torturarlo facendogli pesare il fatto di non poter vedere l’altro se stesso. Si può anche dire che stavolta Yugi se l’andò a cercare, stava migliorando, la febbre scendeva e passava sempre più tempo sveglio riuscendo a muoversi e mangiare, ma il desiderio di vedere e parlare con lo spirito fu talmente forte da spingerlo ad addentrarsi di nuovo nella stanza dell’anima. Stavolta non fu ributtato fuori, ma si ritrovò di fronte ai suoi ricordi, tutti quelli condivisi con lui e nessuno di quelli fu piacevole.
Si ritrovò faccia a faccia con Kaiba, pronto a suicidarsi e l’altro Yugi pronto ad assecondarlo per vincere. Yugi lo chiamava, gridava per attirare la sua attenzione e riuscire a farlo desistere, ma non c’era verso, lo spirito non lo sentiva e riuscì a riprendere il controllo all’ultimo per pura fortuna.
 
«no!! Mo Hitori no Boku, fermati! » strillò nel sonno facendo prendere l’ennesimo coccolone allo spirito e al nonno
«Yugi calmati, è solo un brutto sogno! »
Svegliarlo fu impossibile, deciso a trovare il suo amico, Yugi si spinse nei meandri più oscuri della sua mente, anche se consapevole che avrebbe incontrato fantasmi del suo passato che non avrebbe più voluto vedere.
 
Correva di nuovo, ma stavolta di sua volontà, non fuggiva da nessuno, semplicemente era alla disperata ricerca del faraone, svanito da troppo tempo ormai.
Si addentrò troppo dentro ad un ricordo ritrovandosi imprigionato nella morsa delle tenebre, come vittima sacrificale nel duello contro Marik. Era la seconda volta in poco tempo che il ragazzo egiziano appariva nei suoi sogni, doveva averlo spaventato più di quanto credesse o forse perché, fino a quel momento, era stato quello che più in assoluto, aveva cercato di dividerli.
I danni aumentavano e il suo corpo era inghiottito dalle tenebre, avvertì l’oscurità bruciargli il viso inghiottendone una parte, un dolore lancinante che non volle sfogare, avrebbe reso ancora più nervoso il suo amico che invece doveva concentrarsi, mandò giù una grossa boccata d’aria e sorrise, certo doveva continuare a sorridere e convincersi che era tutto a posto, ma non andava tutto bene, quello era un ricordo orribile, quel giorno rischiò davvero di non vederlo più, erano stati davvero a un passo dalla sconfitta, se solo il vero Marik non avesse scelto la resa, loro sarebbero morti.
 
No, si stava sbagliando. Morì. Ancora braccato dalla trappola di Marik, Yugi vide il mondo attorno a lui oscurarsi totalmente, i loro lifepoints erano scesi a 0 e  il peso delle tenebre lo fece affondare, mentre la voce di Mo Hitori no Boku si fece sempre più fioca fino a svanire e lui si ritrovò a vagare nell’oscurità più totale, da solo. Chiuse gli occhi per un momento e quando li riaprì, si ritrovò su una terra fredda e arida, sotto un cielo terso e con un’aria gelida che gli entrò nelle ossa facendolo rabbrividire, attorno a lui c’erano delle statue, tre creature di pietra per metà sepolte dalla sabbia. Aveva già visto tutto quello, era accaduto in una delle visioni del passato, quella che avevano avuto durante il duello con Kaiba.  Quelle tre statue erano le divinità egizie e l’edificio in rovina poco distante doveva essere il palazzo reale, lui si trovava lì, ma non ci arrivò mai, si ritrovò, invece, all’interno dell’intricatissimo labirinto del puzzle. Ce l’aveva fatta, l’aveva trovato.
«Mo Hitori no Boku! » non aveva importanza come ci era arrivato, l’unica cosa che voleva era trovarlo e chiarirsi con lui. Era assurdo pensare che quel semplice gesto d’affetto avesse turbato lo spirito a tal punto.
 
Non ci mise molto a trovarlo, era ai piedi di una scala che lo attendeva, serio e impassibile come sempre, ma quella volta non gli sorrise quando i loro sguardi s’incrociarono, anzi gli voltò le spalle salendo quella scalinata
«aspetta! » lo inseguì, ma quando credette di averlo raggiunto, lo trovò ancora più distante, era come se i gradini aumentassero per tenerli distanti «aspetta ti prego! Mo Hitori no Boku mi dispiace! »
Non servì a nulla, lo spirito salì imperterrito quelle scale raggiungendo un ampio atrio circondato da stanze, una era aperta e da essa proveniva una calda luce bianca. Il faraone si voltò, lo guardò per un momento mentre il bagliore rosso nei suoi occhi s’intensificò per colpa di quella luce
«cosa vuoi fare? Ti prego fermati! ».
Probabilmente intuiva cosa voleva dire quella porta, corse ancora, ma fu bloccato da un parapetto che apparve così dal nulla innalzandolo di diversi metri rispetto allo spirito che si mosse verso la luce
«non andare! »
L’urlo gli morì in gola, il labirinto svanì, tutto scomparve, solo l’oscurità e quella luce bianca che chiamava a se il faraone. Un mantello color porpora gli volò davanti agli occhi impedendogli di vedere, ma quando questo si abbassò, gli mostrò lo spirito nelle vesti di faraone, con la tunica scura e la cintura d’oro in vita, sulla soglia e, senza la minima esitazione la varcò
«non abbandonarmi…» non poteva sopportarlo, non avrebbe mai accettato una fine del genere, la visione del faraone che svaniva nella luce gli fece il cuore a pezzi. Non poteva permettergli di varcare definitivamente quella soglia, non da solo almeno. Corse verso quella porta che si stava richiudendo alle sue spalle, ma fu tutto inutile. Vi sbatté contro. Era finita, lo spirito del faraone senza nome se n’era andato abbandonandolo, senza dirgli nemmeno addio
 
«Mo Hitori no Boku!!! »
 
Strillò. La sua voce risuonò nel labirinto, scoppiò a piangere, le lacrime invasero ancora una volta quel visino delicato e i singhiozzi lo travolsero mozzandogli il respiro in gola. Batté con forza i pugni su quella porta di legno, ma quando capì che era tutto inutile si lasciò scivolare a terra in preda a un pianto che non accennava a voler smettere.
«avevi promesso… avevi detto che non mi avresti mai lasciato»
Quella notte, gliel’aveva promesso, aveva detto di voler restare con lui per sempre, che non gli importava di recuperare la memoria se così sarebbe rimasto al suo fianco e invece se n’era andato senza dire nulla.
«sei cattivo…»
 
Una mano calda gli si posò dolcemente sulla spalla spingendolo a voltarsi. Era lui, era lì davanti con quel suo caldo sorriso e quegli occhi viola così belli e brillanti
«sei tornato…» sibilò Yugi ricacciando in gola un singhiozzo.
Scosse la testa, perché doveva smontarlo così? Proprio quando si era calmato.
«sai di non poterlo evitare» mormorò con quel suo tono calmo e rassicurante, ma non c’era nulla di rassicurante in quelle parole che suonavano come stilettate nel cuoricino del povero Yugi «non ci sarà l’eternità per noi, non un per sempre. Lo sai, l’hai sempre saputo Yugi »
Yugi. Non lo chiamava mai in quel modo, non usava mai il suo nome, perché lo stava facendo? Che cosa voleva ottenere in quel modo?
«cerca di capire, tu hai una vita che ti aspetta, io sono solo uno spirito intrappolato e grazie a te, presto troverò la pace»
«non voglio! »
«Yugi devi accettarlo prima che sia troppo tardi»
«smettila! » sbottò di colpo il ragazzino scattando in piedi «smettila di chiamarmi così! »
 
Non resistette, non poteva dirgli quelle cose orribili e sperare che lui non reagisse. Probabilmente aveva ragione, il ‘ per sempre’ a loro non era concesso e ormai non restava nemmeno molto tempo e per quello stesso motivo non bisognava sprecarlo. Raccolto tutto il coraggio che nemmeno sapeva di avere, s’inginocchiò di nuovo a terra, lo fissò negli occhi e, senza lasciargli dire mezza parola in più prese il suo viso tra le mani.
L’aveva fatto, ancora non ci credeva eppure era lì, lo stava baciando davvero. Sentì il sapore delle labbra del faraone, dolci e sensuali, il calore di quella pelle calda sulla sua e quei capelli indomiti intrecciarsi tra le sue dita via via che le mani scivolavano sulla nuca. Era bello, anzi no, meraviglioso, da quanto tempo desiderava farlo. Assaporò quel momento fino alla fine pregando perché non fosse l’ultimo, ma il primo di molti, poi lo lasciò molto lentamente.
Lo sguardo del faraone, non fu particolarmente sorpreso, sorrideva leggermente e lo guardava dritto negli occhi, non sembrava avesse qualcosa in contrario e ciò incoraggiò ancora di più Yugi a riprovarci, solo che stavolta lo bloccò e gli prese le mani, le strinse con forza tra le sue portandosele al petto dove c’era un cuore che batteva all’impazzata.
«adesso svegliati. Apri gli occhi»
 
Solo con quelle parole Yugi concepì di essere in un sogno e non nel puzzle, per cui quello non era nemmeno il vero Mo Hitori no Yugi, solo un riflesso della sua mente, non se n’era mai andato, ma nemmeno era tornato. Era semplicemente svanito o rinchiuso in qualche meandro del suo cuore per stargli lontano.
 
Non voleva farlo, aprire gli occhi e ritrovarsi in quella realtà in cui lui non c‘era e chissà quando l’avrebbe rivisto.
Non sentiva più la testa pesante e la luce che filtrava dalla finestra non gli diede particolarmente fastidio. Il caldo lo sentiva appena, anzi era piacevole, specialmente quello sulla mano.
Doveva essere pomeriggio, almeno lo pensò vedendo che il sole non batteva proprio contro il vetro. Il calore sul dorso della mano era piacevole, voleva sapere chi gliela stava stringendo, magari la mamma, era un tocco gentile e delicato.
No. Non era la mamma a stringergli la mano, era qualcun altro. L’aveva vegliato tutto il tempo fino ad addormentarsi al suo capezzale, inginocchiato a terra con la mano posata su quella di Yugi nel vano tentativo di poterlo toccare, lo spirito era lì vicino a lui che dormiva, con la testa posata sulle sue gambe e la mano stretta alla sua.
Sorrise, finalmente lo vedeva, era tornato da lui.
Restò seduto a osservarlo dormire per un po’. Era raro vederlo così, con quell’aria dolce e indifesa, senza nessuna espressione truce a contorcere quei lineamenti delicati da eterno bambino. Le labbra leggermente aperte che mormoravano qualcosa che non riuscì a capire.
Era così bello, l’aveva sempre pensato, ma con un grande imbarazzo, in quel momento invece, fu un pensiero spontaneo che gli dipinse sul volto un tenero sorriso.
Volle toccarlo, ma ebbe un momento di esitazione, e se fosse svanito? Se fosse stata l’ennesima visione? Non aveva senso farsi certi problemi, l’avrebbe scoperto presto. Posò delicatamente una mano in quel cespuglio rosso e nero di capelli, affondò intrecciandosi in quel groviglio. Era vero, lo spirito era lì accanto a lui a vegliarlo e il suo tocco lo risvegliò.
 
«Aibo » mormorò osservandolo. Sembrava stare meglio, il viso non era più arrossato come prima, solo un pochino e poi si era alzato, significava che aveva riacquistato un po’ le forze.
«sei tornato» disse il ragazzino che dopo un primo sorriso si fece serio.
Il faraone fece appena in tempo a capire che Yugi poteva vederlo e sentirlo che fu travolto da un abbraccio così forte che si sentì soffocare.
«Mo… Mo Hitori no Boku! Sei tornato! » singhiozzò stringendosi al suo collo «io… io credevo che ce l’avessi con me, non ti vedevo, non ti sentivo… non riuscivo a comunicare con te, ero convinto che te ne fossi andato! »
Come poteva anche solo pensare che l’avrebbe abbandonato? La sola idea di lasciare Aibo lo distruggeva. Ebbe solo un momento di esitazione quando gli si strinse al collo, ma quando Yugi sfogò la sua inquietudine, tutto svanì e gli strinse le braccia attorno alla vita avvicinandolo ancora di più a se, lo volle consolare, tranquillizzare, ma in quel momento la fantasia fu davvero poca e le uniche parole che riuscirono a uscire furono
 «sono qui Aibo, non piangere»
Yugi in realtà non aveva versato ancora nessuna lacrima, aveva avuto un fremito all’inizio, ma sentirlo vicino aveva scacciato ogni timore e inquietudine, era lo spirito, invece, a tremare e fu sicuro anche di aver sentito un singhiozzo. Scostò la testa dalla sua spalla e dovette darsi ragione, l’altro Yugi stava piangendo. Stretto al pigiama del suo Aibo, era scoppiato in lacrime.
«Mo Hitori no Boku cosa dici? Sei tu che stai piangendo»
Gli fece notare con una certa ironia avvicinandogli la manica del pigiama per asciugargli il viso, non l’aveva mai visto così, ma non sapeva nemmeno quello che aveva passato in quelle interminabili ore.
«ero… ero così preoccupato, non capivo cosa stava succedendo, tu non mi vedevi, nessuno mi sentiva… ero intrappolato nel puzzle senza sapere cosa ti stava accadendo e poi ti ho visto… stavi male ed io non potevo fare niente…»
Si era trattenuto per tutto quel tempo, era stato forte fino alla fine, nonostante non ci fosse nessuno cui dimostrarlo e alla fine aveva ceduto, anche se davanti all’ultima persona che avrebbe dovuto vederlo così. Si accasciò sulle gambe di Yugi faticando a trattenere i singhiozzi «l’ho fatto ancora… non sono riuscito ad aiutarti… ero lì e non potevo fare niente per aiutarti… io… io mi sono sentito così inutile. Vorrei proteggerti, ma alla fine non combino mai nulla…»
«Mo Hitori no Boku, non dire così» aveva bisogno di essere consolato, Yugi si era spaventato non vedendolo, ma mai avrebbe immaginato che mentre lui delirava e lo chiamava, lo spirito era lì accanto e soffriva per non potersi far vedere. Era stata una tortura per entrambi, ma molto più grande per l’altro Yugi. Non sfogava mai i suoi malesseri di fronte a lui, mentre in quel momento lo stava facendo senza riuscire a darsi un contegno, doveva essersi spaventato moltissimo e per una volta fu Yugi a rincuorarlo accarezzandogli di nuovo la fronte «tu mi proteggi sempre, non ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? Se non fosse stato per te, quel bullo mi avrebbe conciato proprio male e sei stato sempre tu a salvare il nonno da Pegasus, non ricordi? »
«io… io in quell’incendio non ho potuto fare nulla… non volevi lasciarmi, avresti fatto qualunque cosa per salvarmi mentre io…»
Poteva trovare mille scuse, mille episodi in cui Yugi aveva dovuto cavarsela da solo, ma anche altrettanti, se non di più, in cui dal suo intervento era dipeso tutto e anche quella volta, nell’incendio, se lui non avesse aiutato  Jonouchi, probabilmente non sarebbero mai usciti da quel capannone.
«Jonouchi mi ha detto quello che hai fatto quel giorno durante l’incendio. Mo Hitori no Boku, tu sei sempre al mio fianco per proteggermi. Tu… tu sei il mio eroe»
Lo disse con tutta la naturalezza del mondo, senza imbarazzo, senza alcun tono d’ironia, era serio e ci credeva.
«io credo in te»
«Aibo…» davvero non se lo aspettava, non credeva proprio che Yugi fosse così fiducioso in lui, non l’aveva mai visto sotto da quel punto di vista e non poté che sorridere e dargli ragione. «io resterò con te sempre e ti proteggerò»
Yugi annuì, anche se sapeva che non sarebbe stato così, il faraone forse non se ne rendeva ancora conto, ma un giorno avrebbe dovuto lasciarlo e probabilmente sarebbe accaduto prima di quanto pensassero. In quel momento, però, non voleva pensarci, lui era lì e ciò gli bastava.
Finito il momento delle lacrime , lo spirito prese le mani di Yugi stringendole forte aggiungendo un’ultima e forse un po’ assurda, promessa «non ti costringerò più a studiare fino a tardi, anzi se vuoi prenderò il tuo posto nei test, farò i tuoi compiti così non ti stancherai troppo e rischierai di ammalarti»
Era una proposta allettante e Yugi avrebbe anche potuto accettare, chissà quante insufficienze si sarebbe risparmiato e avrebbe potuto godere di tutti i benefici che gli ottimi voti avrebbero comportato, ma sarebbe stato scorretto, non gli avrebbe mai chiesto una cosa del genere
«mi dispiace ammetterlo, ma per quanto sia convinto che studiare faccia male, questa volta non centra» ridacchiò asciugandogli l’ultima lacrima che ancora solcava la guancia, bloccata lì sullo zigomo «credo che sia stato l’allenamento dell’altro giorno. C’era vento e il professore ci ha fatto correre lo stesso. Poi ci siamo presi la pioggia e poi sono caduto nel canale. Direi che di occasione per ammalarmi ne ho avute parecchie» cercò di fargli capire ridacchiando un po’. Era strano che non si fosse preso una polmonite o peggio, ma una semplice infezione che aveva mandato tutti nel panico.
«comunque credo che il tuo collegamento con me e il puzzle abbia complicato le cose» aggiunse lo spirito che nel frattempo si era accomodato dietro di lui in modo che Yugi potesse appoggiarsi al suo petto e sentirlo di nuovo vicino e non solo spiritualmente, ma anche fisicamente. «era la prima volta che sentivo caldo nel labirinto »
All’inizio a Yugi venne da ridere, in quella stanza sembrava sempre inverno, ancora un po’ e ci avrebbero potuto fare i pupazzi di neve lì dentro, per una volta che si sarebbe potuto tirare fuori il costume e mettersi a prendere il sole se l’era perso. Pensò ironicamente, ma prima ancora di poterlo dire e ridere con lui, la sua attenzione fu attirata dalla mano dello spirito, era ferito aveva un segno rosso sul palmo che Yugi non seppe spiegarsi. Il faraone forse sì, anche perché un po’ di dolore lo sentiva, doveva essersi bruciato quando aveva afferrato la maniglia della porta.
«mi dispiace, è stata colpa mia? »
«no! » scattò immediatamente lo spirito «no… non è niente». In realtà era quasi felice di sentire dolore, insomma si era ferito cercando di aiutare Aibo, ne andava quasi orgoglioso, ma non era il caso di dirglielo, anzi era meglio cambiare discorso «ah e il compito? »
«non lo so… sono svenuto mentre rispondevo alle domande» sospirò Yugi «mi dispiace, ti sei impegnato tanto per aiutarmi»
«la smetti di chiedere scusa? » sembrava abbastanza irritato. All’inizio Yugi era sembrato tanto forte e poi era tornato il ragazzino ingenuo e timoroso di sempre, quella cosa lo irritava abbastanza specialmente perché non era assolutamente colpa sua «quello che si è impegnato sei tu! Non importa il risultato, tu ce l’hai messa tutta e io lo so»
Era così serio e anche così dolce, Yugi si voltò verso di lui quasi stupito osservando i suoi occhi viola fissarlo. Quanto voleva rendere vero quel sogno. Le dita leggere come piume scivolarono su quel velluto che solo lui poteva toccare, era una sua esclusiva che non avrebbe mai voluto condividere con nessuno. Mille sensazioni scaturirono da quel tocco, un cuore che ricominciava a battere all’impazzata e non per la febbre e un viso che si colorava di cremisi. La piuma scivolò nell’incavo della guancia, in quella tenera fossetta che si formava quando sorrideva, verso quelle labbra che nel suo sogno erano così morbide e invitanti.
Grandi cristalli d’ametista che brillavano e cercavano lo stesso desiderio in quello sguardo felino che lo faceva fremere. Era tra le sue braccia, lo stava toccando e probabilmente non si sarebbe sottratto, magari l’avrebbe ricambiato.
«tu sei l’eroe del puzzle millenario… sei il mio eroe…» sussurrò. Attirato come una calamita da quelle iridi viola che sembrava gridassero. Le regali dita del faraone scostarono quei fili d’oro dalla fronte del piccolo Yugi per vedere meglio quel visino d’angelo color rubino.
Non aveva un vero e proprio cuore che batteva nel suo petto, ma avvertì quello di Aibo sbattere violentemente contro di lui facendo sussultare a sua volta quel petto immobile.
 
Per poco Yugi non tirò una testata contro il letto quando il cigolio della porta che si apriva spaventò entrambi e il faraone svanì, come se la mamma avesse potuto vederlo. Peggior momento per entrare non avrebbe potuto trovarlo.
«ah sei sveglio» sorrise vedendolo molto più in forma di quando l’aveva lasciato «come ti senti? »
Gli sentì la fronte, la febbre era scesa, doveva avere solo qualche linea ormai, anche se non seppe proprio spiegarsi quelle guance così rosse e gli occhi tanto lucidi.
«va meglio, anzi sai? Ho fame » disse in fretta con un sorrisetto abbastanza infastidito. Aveva fame, ma più che altro voleva allontanarla, magari erano ancora in tempo per riprendere da dove erano stati interrotti, solo che la mamma doveva prima fare qualcos’altro.
«allora vado a prepararti qualcosa» sorrise posando la medicina sul tavolo «dai girati, è l’ultima dose» disse riempiendo la siringa.
Adesso Yugi era cosciente, l’ago l’avrebbe sentito eccome. Ah no, non si sarebbe fatto bucare da quel coso
«no! » piagnucolò seppellendosi sotto alle coperte «io sto bene»
«non fare il bambino. Ci metto un attimo» insistette la mamma cercando di districarlo dalle coperte.
 
«Mo Hitori no Boku…» lo chiamò con un mormorio soffuso il piccolo Yugi ancora avvolto sotto le coperte per sfuggire alla mamma. Arrivò subito, lì al suo fianco come ogni volta. Non poteva capire perché si stesse nascondendo, non aveva idea della folle paura che gli aghi scatenavano nelle persone.
«visto che mi vuoi proteggere…»
 
SWITCH
 
Ecco che finalmente anche lo spirito capì. Per lo stupore sbucò fuori dalle coperte ritrovandosi faccia a faccia con la mamma quello sguardo terrificante e quella siringa in mano pronta per lui.
 
Questa me la paghi Aibo! Pensò fissando la mamma che si avvicinava in modo inquietante. D’un tratto ebbe una voglia matta di tornare ad affrontare Pegasus, Marik e i loro scagnozzi tutti insieme.
 
«Aibo!!! »








Duque... sta cosa avrei dovuto scriverla fin dall'inizio, ma me la sono dimenticata... Questa voleva essere una one-shot in preparazione (e soprattuto presentazione in questa sezione) alla vera fic in produzione. Solo che come al solito mi sono lasciata andare un po' troppo e ho dovuto dividerla in due.
E' stato solo uno scorcio di vita quotidiana dei nostri eroi, stravolto da un piccolo malanno che non ha fatto altro che avvicinarli ancora di più.

Non so cosa penserete del finale, èstato un colpo di testa che non sono riuscita a farmi passare e boh... l'ho tenuto XD

grazie per la vostra attenzione e le vostre recensioni, semprea apprezzate! <3

Bye!
Vega

 
   
 
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