CAPITOLO 2 – IL RIFUGIO
I due camminarono per giorni, trovando sentieri sempre più ripidi che costeggiavano dei burroni. Ainara aveva l'immagine della mappa in mente: avrebbe dovuto attraversare i monti del Piccolo Popolo per poter cambiare regno e cominciare nuovamente una vita tranquilla... fino a quando non sarebbe stata cacciata di nuovo.Ainara pensò a tutti i regni che aveva attraversato da quando l'avevano cacciata dalla casa paterna, alle genti dagli usi più disparati, alcuni segregavano le donne, altri gli uomini e in soltanto pochi di questi tutti godevano degli stessi diritti. Ainara aveva passato la maggior parte del tempo in quegli ultimi, ma alla fine era stata costretta ad andarsene.
Il sole iniziò a calare e Flicker volò un po' più in alto.
«Padrona Ainara, vedo una casa... sembra che sia vuota.» disse l'imp.
«Guidami.» comandò Ainara.
Flicker la guidò lungo gli alberi sempre più radi e quindi in un prato su cui i fiori si stavano chiudendo per la notte. Anche Ainara riuscì a vedere la piccola costruzione di pietra dal tetto formato anch'esso da lastre di pietra ed il suo passo si fece più leggero. Non vi era alcuna luce alle finestre ed il piccolo orto davanti alla costruzione era abbandonato a se stesso. Ainara socchiuse la porta.
«C'è nessuno?» chiese, aprendola e richiamando con uno sforzo di volontà una fiammella sulla sua mano.
Nemmeno il vento rispose al suo appello e la donna osservò l'interno, vi erano sole due stanze e quella più distante dall'ingresso conteneva un letto ed un armadio semi-distrutto, mentre quella precedente un tavolo che traballava, un paio di sedie e un caminetto annerito. Lanciò la fiammella verso il caminetto pronunciando qualche parola a mezza voce e le fiamme divamparono, iniziando a riscaldare lentamente la stanza.
«Ci fermeremo qui.» disse, andando ad appoggiarsi alla finestra e lanciando un'occhiata all'esterno: il nero della notte era punteggiato soltanto dalle stelle.
Il giorno successivo Ainara si trovava già di prima mattina con la zappa in mano. I lunghi capelli rossi erano stati raccolti in uno chignon e le maniche della blusa erano state arrotolate, mentre indossava anche dei pantaloni di tessuto scuro.
«Padrona Ainara! Padrona Ainara! Mucche!» gridò Flicker, volando il più velocemente possibile.
Ainara sollevò il capo, portando una mano a farsi ombra.
«Come “mucche”?» chiese.
«Arrivano tante mucche, padrona Ainara, con un pastore.» il piccolo imp ronzava come una zanzara attorno alla donna, non sapendo cosa fare.
«Vai sul tetto, se il pastore avesse intenzioni ostili puoi bruciarlo.» gli ordinò e lui sfrecciò come se avesse un sacerdote alle calcagna.
Ainara riprese a zappare l'orto e poco dopo udì lo scampanio delle mucche. Sollevò lo sguardo verso i grossi animali con un lieve sorriso e poi vide un giovanotto con una blusa aperta davanti e pantaloni corti, in mano teneva un lungo bastone. Si soffermò sul viso di lui, contornato da corti capelli mori e con i segni di una vita passata all'aria aperta.
«Non sapevo ci fosse di nuovo qualcuno quassù.» commentò il giovane, sorpreso.
«Come, scusate?» chiese Ainara, perplessa.
«Dicono che questa casa sia stregata, siete sola? Avete un bel coraggio a viverci...»
Lo sguardo della donna rimase perplesso.
«Come sapete che ci vivo?» commentò Ainara, sospettosa e stringendo forte la zappa.
«State sistemando l'orto, non credo che qualcuno lo farebbe se non avesse intenzione di restare.» fu la naturale risposta con un sorriso. «Mi fa piacere che qualcuno sia tornato qui: è una bella casa.» il giovanotto si batté una mano sulla fronte. «Perdonate la mia scortesia, se mio padre venisse a sapere che sto importunando una bella fanciulla senza presentarmi sarebbero cinghiate per me: il mio nome è Peter.»
Ainara sbatté gli occhi, perplessa dal comportamento del giovane. Evidentemente non doveva aver visto né i suoi occhi né i capelli visto che non stava scappando a gambe levate e non stava cercando di colpirla col bastone...
«Non... preoccupatevi... non sarò io a riferirglielo.» rispose la donna, abbassando gli occhi per riprendere a zappare. «Cosa mi potete dire di questa casa?»
Peter spostò lo sguardo sulla casa di pietra.
«Dicono che ci si sente, allo scoccare della mezzanotte di ogni luna piena tre streghe si ritrovino per compiere i loro malefici e gli spiriti di quanti muoiono ogni anno sui monti vengano a salutarle e a porsi al loro servizio.» Peter ebbe un brivido. «E se riescono a mettere le mani su un bambino, lo aprono per leggere il futuro nelle sue viscere. Dopo essersi accoppiate con un montone tornano da dove erano venute fino alla luna successiva.»
La zappa di Ainara colpì un sasso e la donna s'inginocchiò per rimuoverlo.
«Non mi sorprende che questa casa sia deserta.» rispose lei, seguendo il bordo della pietra con le dita per scalzarlo. “Sembra la casa adatta a me.”
«Potrei sapere il vostro nome?» le chiese Peter, osservandola attentamente.
Ainara non riuscì a rispondere che le mucche iniziarono a muggire terrorizzate e scapparono in ogni direzione. Peter lanciò un lamento e si mise all'inseguimento delle bestie, mentre Ainara si rialzava con una pietra tonda in mano.
«Ainara, il mio nome è Ainara.» mormorò la donna.
Un secchio si avvicinò lentamente a lei, grattando con un rumore metallico quando incontrava un sasso.
«State bene, padrona Ainara?» chiese la vocetta gracchiante e un po' metallica di Flicker. «Vi ha fatto del male?»
«Sto bene, ho... parlato con una persona senza... che scappasse via...» mormorò, rimanendo come inebetita ad osservare la direzione in cui era scappato Peter.
Flicker sollevò il secchio, osservando la donna ferma come una statua a guardare l'orizzonte. Che ne era stato della sua padrona pronta ad aggredire qualunque persona si avvicinasse e partire il prima possibile?