Incontri
26 agosto 1964
Caro diario,
oggi sono finalmente andata a Diagon Alley. Non ti nasconderò che sarebbe potuta andare meglio, perché è successo un gran casino (so che i miei mi ucciderebbero se sentissero una simile parola uscire dalla bocca –o dalla penna- di una Black, ma avrei potuto dire di peggio, te lo assicuro). Ma cominciamo dall’inizio.
Visto che mio padre doveva andare a lavorare, mia madre ha accompagnato me e Bellatrix fuori casa (Narcissa è rimasta con il nostro elfo domestico, Kreacher). Siamo arrivate in poco tempo in un vecchio locale nascosto in una strada babbana, Il Paiolo Magico. Tuttavia non ci siamo fermate (mia madre sosteneva che i poco di buono frequentano posti simili) e siamo passate dal retro, entrando così a Diagon Alley. Io non ci ero mai stata, e Bellatrix era molto in vena di sentirsi superiore anche per questo motivo. Comunque, mia madre ha evitato un probabile litigio trascinandoci in fretta in mezzo a quella folla di maghi e streghe che facevano le loro compere.La prima tappa è stata la Banca Gringott. Neanche qui ero mai stata, e mi ha stupito vederla così grande e imponente.
“Smettila
di fare quella faccia sconvolta, Andromeda. La gente potrebbe
scambiarti per una nata Babbana” mi ha detto Bellatrix,
ricevendo tra l’altro l’approvazione di nostra
madre.
“Scusate” mi sono limitata a rispondere.
Il viaggio nel carrello tra le grotte sotterranee in compagnia di un folletto è stato parecchio scomodo. Non è stato un dispiacere per me arrivare destinazione. In realtà sul momento mi stava venendo un colpo: un enorme drago stava facendo la guardia ad un corridoio di camere blindate. Il folletto ha usato una specie di sonagli metallici per farlo indietreggiare, e siamo passate. Abbiamo prelevato un po’ di denaro, immerso in una quantità enorme di oggetti preziosi, e siamo risalite alla luce del sole.
“Madre,
credo di potermela cavare da sola” ha cominciato a dire
Bellatrix. “Voi andate con Andromeda”.
“Sì, lo credo anche io. Però, Bella,
stai attenta a chi incontri” ha risposto lei.
“Non vi dovete preoccupare, madre. Se uno sporco Mezzosangue
osa solo avvicinarsi a me, gliene farò pentire per il resto
della sua inutile vita”.
“Perfetto. Andromeda, vieni”.
Così, abbiamo lascito Bellatrix da sola e siamo andate a comprare l’occorrente per la scuola.
La prima cosa
che abbiamo preso è stata la divisa. Sapessi
quant’è bella! La sto indossando anche in questo
momento: è come se mi sentissi già a Hogwarts!
Poi ho preso la bacchetta magica. Avrei tanto voluto usarla subito, ma
sapevo bene che i minorenni non possono usare la magia se non sono a
Hogwarts. Il signor Olivander, un giovane mago dai capelli vaporosi e
gli occhi talmente azzurri da sembrare incolori, me ne ha data una di
legno di vite, dodici pollici, con un’anima di crini di
unicorno.
Dopodiché siamo passate per la farmacia a prendere il
calderone, la bilancia e un kit di ingredienti per le pozioni. Dopo
aver preso anche il telescopio, mia madre si è trattenuta a
parlare con una certa signora Lestrange, la quale- a quanto ho capito-
ha un figlio che dovrebbe stare al mio stesso anno e un altro un
po’ più grande.
Visto che non la smettevano più di parlare, alla fine mi
è stato concesso di andare da sola nel negozio di fronte, Il
Ghirigoro, per comprare i testi scolastici. A dirla tutta, mi sentivo
un po’ in ansia. Noi Black non siamo abituati a fare tutto da
soli, visto che abbiamo sempre Kreacher che s’incarica di
tutto.
A differenza di quanto mi aspettassi, però, non è
stato difficile. C’era una fila mostruosa ma Bellatrix era
là e, quando hanno capito che ero sua sorella, un gruppo di
maghi mi ha pregato di passare avanti. Avevano un’aria
vagamente spaventata.
“Nostra
madre sta parlando con una certa Lestrange” l’ho
informata, mentre aspettavamo. “Stava tessendo le tue
lodi…Per caso ha un figlio della tua
età?”
Bellatrix ha digrignato i denti furiosamente.
“Sì” ha risposto. “So quello
che vuole fare nostra madre, ma odio quell’imbecille. Non
voglio essere la sua fidanzata ufficiale. Ho tredici anni!”
Purtroppo temo che questo sia il destino che attende i membri della famiglia Black: sposare un Purosangue, a tutti i costi, anche se lo si detesta.
Finalmente siamo
riuscite a comprare i libri, e io ho aspettato che Bellatrix la
smettesse di parlare con alcune sue compagne di dormitorio. Ero
rannicchiata in un angolo del negozio, quando è successo il
casino di cui ti dicevo prima.
Improvvisamente, da dietro uno scaffale è spuntato fuori
qualcuno. Reggeva una pila talmente grossa di libri che io non potevo
vederlo, né lui poteva vedere me…in un secondo mi
è caracollato addosso, insieme a tutti quei pesanti volumi,
uno dei quali mi ha fatto un taglio sulla fronte con lo spigolo.
“Che
cosa combini?” gli ho urlato io.
“M-mi dispiace” ha balbettato lui, imbarazzato.
“Scusami, non ti avevo vista…”
Ancora per
terra, ho guardato in alto: era un ragazzino della mia età,
anche se dimostrava di meno. Biondo, con gli occhi azzurri, aveva un
viso tondo da bambino. Mi ha teso la mano e mi ha aiutata a rialzarmi.
In quel momento però mi sono accorta di sanguinare
leggermente dalla fronte. Devo premettere che non ho mai sopportato la
visione del sangue, né il suo solo pensiero. Per questo mi
sono messa a strillare come un’ossessa.
Molti maghi lì presenti se ne sono accorti e hanno guardato
il ragazzino, rosso come un peperone, come se fosse stato un pazzo
criminale.
“Stia
calma, signorina, ci penso io” si è offerta una
vecchia strega. Con un colpo della bacchetta mi ha guarita.
Dopodiché mi ha raccolto tutti i libri e me li ha restituiti.
Io neanche l’ho ringraziata, perché ero troppo
furiosa con quel ragazzino.
“Mi dispiace” ha ripetuto lui, e sembrava sincero.
“A me succede sempre di cadere e inciampare dappertutto, e mi
faccio spesso delle ferite…”
In quel momento si è avvicinata Bellatrix.
“Che
sta succedendo qua? Chi sei tu?” gli ha chiesto.
“Ehm…mi chiamo Ted Tonks…”
Lei l’ha guardato con aria schifata.
“Non
ho mai sentito il tu cognome. Immagino che tu sia figlio di qualche
Babbano, vero?”
“Ehm…che significa Babbano?”
“Dromeda, usciamo immediatamente…Non voglio
appestarmi!” ha concluso Bellatrix, trascinandomi via dal
negozio.
Ora sono a casa, e i miei genitori se la sono presi con me perché ho parlato con un Mezzosangue. È stato del tutto inutile tentare di spiegargli che non è stata colpa mia. Loro non mi ascoltano. Credo che dovrò interrompere la scrittura per oggi. Spero che riconoscano la mia innocenza. Accidenti a quello stupido di un Tonks!
*Angolo autrice*
Questo capitolo
è stato più lungo degli altri perchè
ci tenevo a raccontare per bene il primo incontro tra Andromeda e Ted.
Avrete sicuramente notato che me lo immagino un po' come Ninfadora,
molto pasticcione e imbranato.
Un ringraziamento
speciale alle cinque persone che hanno aggiunto la storia tra i
preferiti e alla due che hanno recensito: CharmedAlis (grazie, spero di riuscire
a soddisfare la tua curiosità) e Mina
85
(credo di capire cosa intendevi per "troppo ben descritto". L'ho
pensato anche io ma volevo descrivere la famiglia Black dal punto di
vista di Andromeda, anche se in quest'altro capitolo sono successe
più cose: spero che ti sia piaciuto!)