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Autore: _browneyes    02/06/2015    6 recensioni
“Le paure superficiali sono facili, la paura del buio che hai quando sei bambino, solo perché temi che un mostro salti fuori dal tuo armadio, è facile.
Sai quando arriva il difficile?
Quando le tue fobie sono radicate dentro di te, quando la tua mente continua a farti rivivere le cose peggiori che ti sono capitate e ti tormenti, perché temi che possano succederti di nuovo, quelle cose.
E forse tu non lo capisci, ma è dannatamente difficile vivere in un mondo che ti sbatte in faccia le tue paure peggiori in continuazione, senza che tu possa fare nulla per impedirlo.
Vivere in questo mondo è come vivere in un incubo e il problema è che non puoi svegliarti."
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Capitolo Otto.
 
Ritorno.
 
 
 
Che Nate sia dannatamente nervoso, lo si capirebbe anche a chilometri di distanza. Sta lì, in silenzio, che si tortura il labbro con i denti e tiene lo sguardo fisso sul suo piatto, senza mangiare nulla; si limita a giocherellare col cibo, ma è solo segno di ansia. E Calum, questo, lo nota.
«Nate, va tutto bene?», chiede cauto il moro, che un po’ si sente anche in dovere di farlo, visto che comunque Nate è uno degli unici amici che s’è fatto qui. Forse dovrebbe andare in giro un po’ di più, invece che cercare di star dietro ad Amethyst; che poi, perché gli interessi così tanto, è un po’ un mistero anche per lui.
Nate scuote leggermente la testa, abbandonando di scatto la forchetta sul piatto, producendo un suono terribile; fa una smorfia, «Non lo so», mugugna.
Calum lascia anche la sua, di forchetta, facendo meno rumore dell’altro e lo guarda incuriosito, «Cosa succede?».
Il castano si alza di scatto da una delle sedie beige che circondano il tavolo e sprofonda nel divano bianco, la testa affondata tra due cuscini, gli occhi blu chiusi e un’espressione preoccupata. Un sospiro stressato gli abbandona le labbra, «Sono solo preoccupato per mia sorella», confessa mentre Calum, con ben poca grazia, si butta anche lui sul divano.
Calum, che c’entrasse Euphemia, un po’ se l’era immaginato, ‘chè ormai l’ha capito che l’unica cosa che sembra preoccupare Nate davvero, è la sorella; è sempre lì, ad informarsi di lei come se avesse paura di vederla sgretolarsi davanti a sé. E, in realtà, Nate sta solo aspettando che Euphemia crolli ‘chè lo sa che succederà, e ha una paura assurda di quel momento, non sa se riuscirebbe a rimetterla in piedi di nuovo. Il moro lo guarda, senza trovare le parole, non è mai stato bravo lui con quelle, «Che cos’ha?», azzarda alla fine, sperando di non essere stato troppo invadente.
«Ho paura per lei», confessa Nate con gli occhi ancora chiusi.
Calum sta zitto ‘chè non sa cosa dirgli, così lui continua: «Ho paura del momento in cui si innamorerà e io non potrò fare nulla, ho paura che farà lo stesso errore di nostra madre e scelga un uomo sbagliato. Lei dice che non si innamorerà mai e so che ha solo paura, ma succederà». Nate sospira e Calum resta ancora zitto, così il castano continua ancora a parlare, in quello che ormai sembra un soliloquio più che un dialogo, «E questa domenica vedrà di nuovo nostro padre e ho paura di come potrebbe reagire, l’ultima volta non ha reagito affatto bene e penso che non sia ancora pronta. Ho solo paura che questo mondo sia troppo difficile per lei».
Calum rimane ancora in silenzio, a disagio in quella situazione ‘chè mica si aspettava delle confessioni del genere. Sta zitto e, per la prima volta da quando si è trasferito a Sydney, si chiede se c’è qualcuno che si preoccupa per lui a casa, a Melbourne. E, per la prima volta, sente un po’ di nostalgia e una punta di rimpianto per essersene andato senza salutare nessuno, senza alcun preavviso.
 
Nirvana s’aspettava di tutto, tranne che trovarsi Hayden davanti la porta di casa. Vorrebbe riuscire a convincersi che è solamente un brutto incubo, come quelli che ha cominciato a fare nelle ultime settimane, ma stavolta non si sveglia, stavolta è tremendamente reale. Lui è lì e Nirvana sa che questo incontro non sarà piacevole per lei, lo sa e comincia a tremare. ‘Chè la causa di tutte le sue paure peggiori, è proprio lì davanti a lei, che la guarda con un sorrisetto malizioso stampato in viso. Hayden le si avvicina di un passo, lo sguardo ardente, «Sei tornata, finalmente, ti stavo aspettando da ore».
Nirvana fa un passo indietro, gli occhi a terra ‘chè non ce la fa nemmeno a guardarlo e la voce tremante che lei cerca di tenere salda; non può permettersi di apparirgli debole. «Cosa ci fai qui?».
Lui sorride, gli occhi nero pece che brillano di una luce maliziosa che Nirvana sa non promettere niente di buono e le si avvicina ancora, finche lei non ha più spazio per retrocedere e si trova con le spalle contro il muro vicino la porta di casa sua. Ghigna, «Te l’avevo detto che sarei venuto a prenderti, se non fossi tornata a Los Angeles. E sappi che sono molto arrabbiato per questo», mormora facendo correre la mano sulla guancia della ragazza. Nirvana sussulta e sente il cuore aumentare il battito per il terrore, i ricordi di quella notte si fanno sempre più vividi. Si dibatte e scosta la testa dal tocco di Hayden, terrorizzata, «Non toccarmi». La voce le trema, sta per spezzarsi, ma non può proprio farci nulla. Arde solo di paura e Hayden, invece, ride. Lui, anzi, si avvicina di più, fino a premere il suo corpo contro quello di Nirvana, che non può muoversi e vorrebbe solo piangere. Sta succedendo tutto di nuovo e lei, di nuovo, non è in grado di reagire.
«Ti ho detto di non toccarmi Hayden», ripete con la voce che somiglia da uno strillo mentre cerca di spingerlo via da sé, ma non c’è niente da fare, lui non si sposta. Hayden ride e avvicina il viso al suo, col ghigno in viso, «Perché no? In fondo non ci vediamo da un mese, devi anche farti perdonare per essertene andata così». Lei prova di nuovo a spingerlo via, senza risultato, e lui stringe di più la presa intorno al suo fianco con una mano, mentre l’altra scende verso il suo sedere.
«Hayden lasciami», strilla Nirvana, i ricordi sempre più vividi in mente. È tutto uguale alla prima volta.
Lui ride di nuovo, abbassandosi di nuovo alla sua altezza ma senza mollare la presa, «Apri la porta e entriamo a casa, così ti fai perdonare, che dici?».
Nirvana stringe le labbra e gli occhi, il respiro affannoso e le lacrime che minacciano di uscire; è troppo debole per allontanarlo da lei, non può levarsi quelle mani di dosso, non riesce nemmeno a scacciare i flashback. È impotente contro di lui, lo è sempre stata, da quando si conoscono.
Scuote la testa, «Lasciami», mormora e non riesce a trattenere una lacrima e un singhiozzo.
Lo odia.
Lei piange e lui ride.
È sempre stato così.
«Ti ha detto di lasciarla», questa volta a parlare è, Nirvana la riconosce questa voce anche senza vedere il proprietario, Luke Hemmings, che sta guardando Hayden con l’odio negli occhi e la voce di ghiaccio.
 
Amethyst Lee ed Euphemia Scott sono amiche da tanti anni anche se negli ultimi mesi si sono un po’ allontanate, dopo che Euphemia ha lasciato Ashton; e lo sa, Euphemia, che Amethyst ce l’ha ancora con lei per questo.
Però la mora ha bisogno della piccola Scott adesso, ha bisogno della sua migliore amica, nonostante lei abbia fatto soffrire una delle persone più importanti per lei. Adesso sono in quella che fino a un paio di settimane fa era camera di Amethyst, raccolgono le cose rimanenti in fretta, prima che Seth torni a casa.
Stanno entrambe in silenzio.
«Lui ti piace?», chiede dopo un po’ la mora chiudendo l’ennesimo borsone, in cui ha appena finito di infilare i suoi innumerevoli jeans stretti.
Euphemia infila con cura una cornice in un altro dei borsoni che hanno trovato nell’armadio della mora e corruga la fronte, «Chi?». Tiene lo sguardo basso e sente le guance colorarsi lievemente di rosso ‘chè s’è sempre sentita un po’ a disagio a parlare dei suoi sentimenti, lei.
Amethyst si alza spolverando con le mani i jeans chiari sulle cosce e la guarda, inarcando scettica le sopracciglia scure, «Quello che hai portato un paio di giorni fa da Luke. Michael, giusto?».
Nel sentire quel nome, le guance della castana ribollono di un rosso ancora più intenso e lei continua a tenere lo sguardo basso, fingendosi improvvisamente interessatissima a sistemare in ordine nel borsone le cianfrusaglie che erano sul comodino. Si morde il labbro e alza leggermente le spalle, «Credo di si. Cioè, si, mi piace. È solo che non voglio essere troppo affrettata». Mormora, come temesse di essere sentita ‘chè, per lei, è già destabilizzante ammettere di avere una cotta per qualcuno. Ha una paura terribile, Euphemia, che quella cotta per Michael Clifford possa trasformarsi in qualcosa di più.
«Hai intenzione di spezzare il cuore anche a lui?», la rimbecca la mora, intenta a tirare fuori dall’armadio un vestito verde, il suo preferito.
Euphemia stringe le labbra e abbandona in uno scatto di rabbia il borsone a terra, lo sguardo lampeggiante sull’altra, «Quanto a lungo ancora dovrai farmi pesare questa cosa di Ashton?», sbotta.
Amethyst alza lo sguardo verso di lei e scuote piano la testa, «’Mia, non lo faccio per fartelo pesare, è che mi viene naturale okay? Ashton è una delle persone più importanti che ho e tu gli hai fatto davvero male e, anche se non lo ammette, lui ancora soffre».
Euphemia abbassa di nuovo lo sguardo, tremendamente a disagio, «Cosa? Prova ancora qualcosa per me?».
La mora stringe le labbra e scuote piano la testa, «No, è solo che gli brucia non sapere il motivo per cui l’hai lasciato», chiude con uno scatto secco l’anta dell’armadio bianco e si mette il borsone in spalla, facendo cenno alla castana che è meglio andare. Lei annuisce e si alza, «E’ che Ashton mi piaceva un sacco e avrei potuto davvero innamorarmi di lui, l’anno scorso. Ho dovuto allontanarlo», mormora mentre segue la mora per le scale.
L’altra sospira e rimane in silenzio, ‘chè questa non era certo la risposta che s’aspettava.
«E tu? Con Calum? Lui ti piace?», chiede la castana seguendo Amethyst fino alla macchina, una vecchia Toyota di seconda mano arancione che si regge in piedi per miracolo. Amethyst apre il cofano e sospira, lanciandoci dentro i tre borsoni che aveva sulle spalle, «Non lo so. Non posso affezionarmi ad un’altra persona per avere poi la paura costante di perderla, okay? Non posso», sbotta chiudendo di scatto lo sportello. Ed Euphemia sa di avere fatto centro, «Però non gli sei indifferente come vorresti», la rimbecca con un sorrisetto compiaciuto. Finalmente ha un po’ di informazioni su quei due, ‘chè Calum s’è rifiutato categoricamente di dirle qualcosa, quando gliel’ha chiesto.
Amethyst sospira profondamente e alza il volume della radio, la compilation che le ha fatto Ashton un paio di mesi prima adesso sta passando una canzone di Bruce Spingsteen. La mora sospira di nuovo, «Non gli sono indifferente per niente», bisbiglia, sperando ardentemente che le note di “No surrender” abbiano coperto le sue parole.
 
Ashton Irwin, in quasi diciassette anni di amicizia, non s’è mai nemmeno lontanamente accorto di quando sia bella Rain Wilson.
Adesso la sta guardando, seduto davanti a lei al solito tavolino all’angolo, vicino alla finestra, dello Starstruck, la loro caffetteria preferita da quasi una vita intera, e la trova davvero bellissima.
Non se ne rende conto di come abbia fatto a non rendersene conto per tutto questo tempo, pur avendola avuta sotto gli occhi per anni. ‘Chè, poi, guardandola, la sua bellezza è lampante, salta subito all’occhio. I capelli biondo grano e gli occhi cerulei che fanno un po’ contrasto con la pelle dorata, costantemente abbronzata; il naso piccolo e leggermente all’insù, le labbra carnose e il sorriso smagliante che sembra illuminarla ogni volta. Come ha fatto a non accorgersene?
La mano di lei è così piccola, intrecciata alla sua in bella vista sul tavolino.
Isaac è dall’altra parte del locale e lei deve portare avanti la sua messa in scena. Che poi Ashton mica capisce perché ci mette tanto impegno per un coglione del genere. Rain gli sorride, strappandolo dai suoi pensieri, «So che te lo ripeto tutte le volte che usciamo, ma non so come ringraziarti per questo. Sai che ieri Isaac mi ha scritto e mi ha chiesto se mi vedo con qualcun altro? Sta funzionando».
Ashton tende le labbra in un sorrisetto, felice di vederla sorride davvero e con la solita parlantina allegra, «Devi smetterla di ringraziarmi, è solo un favore che ti sto facendo, sono contento che funzioni».
Rain torna a scrutare con attenzione Isaac dall’altra parte del locale, sta parlando con una ragazza, che lei riconosce essere quella con cui l’ha visto qualche sera prima. Stringe le labbra mentre sente un po’ la morsa della gelosia sullo stomaco. Poi lui guarda nella loro direzione e la bionda riporta lo sguardo sul migliore amico, una nuova idea in mente. Bisogna passare all’offensiva, si dice.
«Ash, devi baciarmi, Isaac ci sta guardando», mormora guardandolo negli occhi cangianti, che le sono sempre piaciuti da morire.
Ashton tentenna qualche secondo poi annuisce e obbedisce, allungandosi sopra il tavolino del bar per premere con dolcezza le labbra su quelle di Rain.
E, certo, mica se l’aspettava quella strana sensazione allo stomaco, Ashton.
 
Luke sta guardando Nirvana con gli occhi azzurri carichi di preoccupazione. Lei sta seduta sul divano di casa sua, gli occhi verdi persi nel vuoto e l’espressione stanca e apatica. Non ha detto nulla se non un “non toccarmi” soffocato e qualche “grazie” confuso dai singhiozzi.
Lui non sa cosa fare, non s’è mai trovato in una situazione del genere e non ha la minima idea di cosa dovrebbe dire o fare.
Si alza lentamente dalla sedia e la raggiunge, inginocchiandosi davanti al divano per esserle di fronte, fa la massima attenzione per non sfiorarla nemmeno per sbaglio. Nirvana sposta lo sguardo nel suo e lo guarda, interrogativa e, si Luke lo coglie, anche con il terrore negli occhi. È troppo vicino.
«Nirvana, non ti faccio niente, te lo giuro. Davvero, non guardarmi in quel modo, non ti farei mai del male, voglio solo aiutarti», le sussurra, allontanandosi un po’ da lei, ‘chè capisce che abbia bisogno del suo spazio, dopo quello che è successo. Non può nemmeno ripensarci, a quello che ha visto, ‘chè sente la rabbia montargli dentro e l’ardente desiderio di ammazzarlo di botte, quella testa di cazzo. Ma non può. ‘Chè adesso ci sono delle priorità. Nirvana è una sua priorità. Per la rabbia, poi, ci sarà tutto il tempo, ora però deve assicurarsi che lei stia bene.
«Parlami Nirvana. Chi è quello? Che cosa sta succedendo?», mormora di nuovo, senza mollare la presa sui suoi occhi magnetici, che ora almeno lo guardano con meno spavento.
Lei scuote la testa e non ci riesce, a tenere salda la voce e trattenere le lacrime, «Ora sai perché ho tanta paura del contatto fisico e il motivo per cui me ne sono andata da Los Angeles», mormora e sospira prima di riprendere a parlare, «Che cretina sono stata, a credere che scapare avrebbe risolto tutti i miei problemi». Scoppia in lacrime e vorrebbe solo abbracciarla, Luke, stringerla a sé e sussurrarle che andrà tutto bene, ma non può.
«Aspetta, è già successo?» chiede, guardandola serissimo negli occhi, dopo aver soppesato le sue parole. La rabbia, quasi quasi, non riesce a frenarla.
Nirvana abbassa lo sguardo e annuisce impercettibilmente, «La notte prima che tornassi, è per questo che sono tornata», singhiozza con i ricordi che le pulsano in testa a cui si aggiungono gli avvenimenti appena vissuti.
È sul punto di rottura, lo sente.
Luke deglutisce, ma non fa nulla di affrettato, non vuole spaventarla ancora di più, «Ne vuoi parlare?».
Nirvana scuote la testa e cerca di frenare le lacrime affondando la testa nella manca della felpa che Luke ha insistito tanto per darle. Non capisce, poi, perché sia lì a perdere tempo con lei, quando sicuramente ha di meglio da fare, e non capisce nemmeno perché sia cosi carino e perché si preoccupi tanto per lei.
Sa solo che era da troppo che qualcuno la trattava così, tanto che non c’era più abituata, «Grazie, Luke. Davvero, grazie», mormora sforzandosi di rivolgergli un piccolo sorriso stanco.
Lui le sorride raggiante, gli occhi azzurri che brillano e Nirvana, un po’, sembra di vedere il sole fare capolino di nuovo, «Non ho fatto niente, Nirvana. È un piacere aiutarti». A quelle parole sente la pelle andare a fuoco, Nirvana, e un piccolo sorriso, sincero questa volta, fiorire sul suo viso; lo guarda, seria, «Perché sei così carino con me? Perché non mi odi anche tu?».
«Perché sei meravigliosa e non ho nessun motivo per odiarti», sussurra piano lui, continuando a sorriderle con leggerezza e sempre con gli occhi rapiti che affondano in quelli lucidi di lei.
Lei abbassa lo sguardo, «Non è vero per niente, ma grazie, di nuovo».
Vorrebbe lasciare perdere, Luke, ma non può passare oltre quell’argomento, non può lasciare correre quello che è successo, vuole capire. Deve capire.
«Nirvana, chi era quello lì?», le chiede cercando di apparire più rassicurante possibile, vuole solo aiutarla e vuole che lei abbia fiducia in lui.
A quella domanda, Nirvana, deglutisce e abbassa lo sguardo mentre si tortura con i denti il labbro inferiore per il nervosismo. «Si chiama Hayden, era il mio ragazzo», risponde a bassa voce con lo sguardo ancora basso, senza il coraggio di guardare Luke negli occhi.
Lui stringe le labbra, «Ti ha mai fatto altro? Ti ha mai alzato le mani?» domanda, con la preoccupazione crescente nella voce, ‘chè ha paura per Nirvana, paura che la cosa sia troppo difficile per poterla aggiustare, anche con tutta la sua buona volontà. Nirvana annuisce impercettibilmente e una nuova seria di singhiozzi la scuote, ‘chè ricordare tutti quei colpi che ha cercato invano di dimenticare, fa proprio malissimo. E Luke, a quel gesto, la sente montare di nuovo, quella rabbia quasi incontrollabile. Guarda Nirvana, serissimo, «Devi dirlo a qualcuno. Soprattutto dopo quello che ha fatto e ora che è in città».
Lei scuote la testa, «Non ce la faccio», mormora a mezza voce cercando di nuovo di soffocare le lacrime, senza risultato. E, per la prima volta da un po’, non sente altro se non il pressante desiderio di essere abbracciata da Luke Hemmings, nonostante tutto.
Luke la guarda, ancora serio, ancora preoccupato ‘chè gli fa proprio male fisico vederla così, «Non devi farlo da sola, sarò con te tutto il tempo, se vuoi»; lei annuisce riconoscente con un piccolo sorriso e il biondo la guarda negli occhi, con una serietà e una sincerità quasi disarmanti, «Non permetterò che ti succeda più niente di brutto, te lo prometto».
 
 
Writer’s wall.
Ehilà.
Mi scuso per l’orario, ma oggi ho iniziato a scrivere e ho scritto tipo quattro ore filate, senza riuscire a staccarmi dalla tastiera e quindi eccomi qui.
So che non c’è Michael qui, rimedierò nel prossimo, ma c’è una bella dose di Luke e Nirvana, quindi possiamo anche passarci sopra, no?
C’è un piccolo dialogo tra Nate e Calum e si inizia a scoprire di più sul nostro moro; perché se ne sarà andato così, senza dire nulla a nessuno?
E poi entra in scena Hayden, so che lo odiate, anche io lo odio e si inizia a capire cosa vuole da Nirvana e il motivo della paura di lei, anche se entrambe le cose sono più complicate di quanto potrebbero sembrare. Menomale che c’è Luke per lei, no?
Amethyst ed Euphemia ammettono, anche se controvoglia, i loro sentimenti per Calum e Michael e scopriamo anche il motivo per il quale Euphemia ha lasciato Ashton.
E proprio Ashton, si accorge di quanto sia bella Rain e quando la bacia, per quella che per lei è solo una recita, sente qualcosa. Che fra loro stia nascendo qualcosa?
Scusatemi ma sono un po’ di fretta, domani ho un’interrogazione e non ho ancora finito di studiare quindi scappo.
Fatemi sapere che cosa ne pensate.
Un bacio,
-Mars
  
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