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Autore: Nefer    09/01/2009    5 recensioni
FANFIC AU SOSPESA. ANNO IN CUI E' STATA INIZIATA: 2007
Medioevo. James e Lily sono figli di maghi molto influenti della loro società. I loro genitori organizzano il loro matrimonio fin da quando sono bambini, peccato che i due non si sopportino affatto e stiano sempre a litigare, se poi si aggiunge Sirius, cugino di James, guai con feste di compleanno, per non parlare della fuga prima di Sirius e poi di James (che costringe Lily ad andare promessa sposa a Lucius Malfoy)… allora sarà un gran caos!! Ma Lily non si perde d'animo e parte alla ricerca di James, preferendo di gran lunga il malandrino viziato, piuttosto che quel damerino di Lucius Malfoy! Le cose torneranno a posto? Lily e James si sposeranno superando ogni avversità??
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Altro contesto
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Volevo ringraziare per aver commentato lo scorso capitolo:
Nikki Potter
Cassandra 287
Lussissa

CAPITOLO II
Un'altra fuga
 - Dei Ribelli?! – esclamò James con un sorriso.
 - Mh… Remus, questo mi sembra felice di essere nostro prigioniero… mi sa che è un po’ tocco…
 - Non sono tocco! – fece James mentre il sorriso si spegneva – A dir la verità io vi stavo cercando!
 - E perché mai? – fece Remus.
 - Voglio diventare un Ribelle anch’io!
I due ragazzini scoppiarono a ridere di nuovo. James si imbronciò. Che c’era di così divertente?!
 - E noi ci crediamo, eh? Con quei vestiti da damerino tu vorresti diventare un Ribelle? – chiese il ragazzo dai capelli corvini. – Remus, slega la rete, lo portiamo all’accampamento.
Remus annuì e si arrampicò agilmente sull’albero, poi tagliò la rete all’estremità. James cadde e atterrò sul terreno duro, con un gemito.
Provò ad alzarsi, ma scoprì che la rete era ancora chiusa – Lasciatemi andare, ora! – intimò. Allungò un braccio e cerco di prendere la bacchetta che sporgeva dalla sua borsa.
 - Accio borsa! – fece Remus estraendo la propria bacchetta. La borsa volò fino a lui. La prese e se la mise sulle spalle.
Improvvisamente sentirono un fruscio tra i cespugli. Si voltarono. Una ragazzina uscì allo scoperto.
Era graziosa, con lunghi capelli neri, lisci e occhi giallo dorati. Con lei c’era un’altra ragazzina con mossi capelli castani e occhi del medesimo colore, screziati di verde. Non dovevano avere anche loro più di quattordici anni.
 - Che state facendo? – chiese la prima, rivolta a Remus.
 - Niente che ti riguardi, Alrisha. – replicò il ragazzino dai capelli corvini.
La ragazzina lo fulminò con lo sguardo e si voltò verso l’amica. Entrambe avevano visto James nella rete.
 - Questi stanno di nuovo giocando a fare i grandi cacciatori, Alice. – disse Alrisha.
Alice sembrava non averla sentita. Guardava Remus in adorazione. Il ragazzino, imbarazzato da quelle attenzioni, era leggermente indietreggiato.
 - Papà l’ha detto milioni di volte che non dobbiamo farci vedere, Remus! – esclamò Alrisha – Ci pensano loro ai prigionieri!
 - Si, ma questa trappola l’abbiamo fatta noi! – fece Remus.
Alrisha si mise le mani sui fianchi e si piazzò davanti a lui – Sei nei guai, ora! – fece con un sorrisetto. – Io e Alice diremo tutto, prima che riusciate ad arrivare e spiegare ogni cosa!
Afferrò la mano di Alice e iniziò a correre tra gli alberi.
 - No! Alrisha! Accidenti… che stupida!
 - E’ inutile inseguirle… sicuramente si saranno trasformate… - fece l’altro, afferrando la rete con entrambe le mani. – Coraggio, dammi una mano…
Anche Remus prese la rete e insieme iniziarono a trascinarla.

Quando arrivarono all’accampamento, James era pieno di fango e terra. Per non parlare di tutti i ramoscelli che gli si erano infilati nei posti più impensabili.
Lo avevano trascinato per circa mezz’ora per terra, era ovvio che fosse ridotto in quelle condizioni.
Si guardò però attorno, incuriosito. Era davvero quello l’accampamento dei Ribelli? Corrucciò la fronte. Ma non c’era niente. Solo alberi… dove dormivano?
Improvvisamente vide una corda calare sotto i suoi occhi e qualcuno scendere da essa. Allora lo sollevò lo sguardo e le vide. Spalancò la bocca sorpreso.
Tante case di legno e pelli di animali… sugli alberi! Perfettamente mimetizzate! Vivevano sugli alberi, per questo nessuno li aveva mai scoperti.
A scendere era stato un uomo alto e corpulento. Si avvicinò ai tre.
 - Alrisha mi ha detto tutto. – disse e non sembrava affatto contento.
 - Quella peste… - fece Remus a mezza voce.
 - Cosa hai detto? – fece l’uomo.
 - Niente, padre…
Il ragazzino abbassò lo sguardo.
 - Vorrei solo sapere cosa vi è saltato in mente! Non si fanno prigioniere le persone senza motivo! E non avete pensato che mettere trappole così vicine al nostro accampamento possa farci scoprire?
 - Ma signore… - fece l’altro.
Lui alzò la mano – Silenzio, Sirius. –fece.
James riuscì a mettersi seduto. Sirius? Dove aveva già sentito quel nome? Perché gli sembrava di conoscerlo?
Si accorse che l’uomo lo stava guardando – Stai bene, ragazzo? – chiese.
 - Sì, signore. – fece James.
 - Posso sapere perché ti aggiravi nel nostro territorio?
 - Vuole diventare un Ribelle anche lui! – fece Sirius alzando gli occhi al cielo.
 - Silenzio! – fece l’uomo e guardò nuovamente James – Veramente?
James annuì – Sì, signore…
 - Mi dispiace, ma non possiamo averti tra i Ribelli.
 - Cosa? E perché? Ma… ma io…
 - Ragazzi, legatelo a uno degli alberi. Domani lo riporteremo a casa, ovunque essa sia.
L’uomo se ne andò e i due ragazzini fecero come detto. Finito il lavoretto, lasciarono lì James e se ne andarono.
 - Sai, mi sembra di conoscerlo quello… - fece Sirius pensieroso, mentre raggiungevano il ruscello.
 - Ah sì? – disse Remus – Magari è qualcuno che conoscevi prima di arrivare da noi.
 - Può darsi…
Sirius guardò l’acqua che lambiva le pietre bianche e lisce. Il sole le rendeva luminose.
Remus si sedette su un albero abbattuto. Lui era nato e cresciuto tra i ribelli. Era il figlio di John, il capo dei Ribelli. Fin da piccolo aveva imparato le arti magiche e quelle del combattimento, ma eccelleva di più in quelle magiche. Era il più bravo di tutti i ragazzini tra i Ribelli a fare magie.
Alrisha era la sua sorellastra. Avevano lo stesso padre, ma madri differenti. Quella di Remus era morta non appena lui era nato. Ma la madre di Alrisha lo aveva cresciuto come un figlio.
Sirius si era unito solo da quattro anni a loro. Lo avevano trovato un giorno Remus e Alrisha.
Era mezzo morto. E quando si era ripreso sosteneva di ricordare solo il suo nome. John non aveva avuto il coraggio di mandarlo via e lo avevano tenuto con loro.
Sirius e Alrisha erano davvero bravi a combattere. Stavano sempre a picchiarsi, anche se si volevano bene.
Remus sospirò – Non penso che sia una buona idea rimandarlo a casa… potrebbe dire dove ci troviamo, non pensi? – guardò Sirius che si era immerso nell’acqua fino alle ginocchia.
Il ragazzino non fece in tempo a rispondere, perché qualcuno saltò giù da un albero, finendogli addosso e atterrandolo.
Vittima e predatore finirono in acqua.
Quando Sirius riuscì ad emergere, poté vedere che chi lo aveva aggredito era stata Alrisha.
 - Ah! Eccoti, piccola spiona! – esclamò lui togliendosela di dosso. Erano entrambi bagnati fradici.
Alice raggiunse Remus e si sedette accanto a lui. Gli fece un timido sorriso che lui ricambiò.
 - Ora la pagherai cara! – esclamò Sirius spingendo la testa di Alrisha sott’acqua. Lei si agitò, cercando di liberarsi.
Remus e Alice guardarono rassegnati quello spettacolo che erano costretti a sorbirsi ogni giorno…

Tornarono all’accampamento verso sera.
 - Ehi! Ehi, tu! – chiamò James.
Sirius lo guardò alzando un sopracciglio.
 - Sì, dico proprio te! Io ti conosco!
Remus lanciò un’occhiata a Sirius, poi si avvicinò a James, chinandosi davanti a lui – Davvero lo conosci?
James annuì – Ma certo, io e lui giocavamo insieme da piccoli…
Sirius corrucciò la fronte. Non lo ricordava. Anzi non ricordava niente di quello che aveva fatto prima di arrivare lì.
 - Tu… non ti ricordi di me? – chiese James.
Sirius scosse la testa.
 - Sirius ha perso la memoria… - fece una quarta voce.
I tre si voltarono. Era arrivato un ragazzino piuttosto basso – Ciao, Peter. – fece Remus.
 - Lo avete catturato oggi con la vostra trappola? – chiese Peter.
Sirius e Remus annuirono.
 - Come ti chiami? – chiese Peter.
 - James Potter…
 - Ah ecco! Il figlio dei conti Potter – fece Remus – E perché saresti scappato di casa?
 - Non voglio diventare un conte. Non voglio essere affatto un nobile! Per questo sono qui! Per unirmi a voi!
James sembrava sincero e Sirius e Remus gli credettero. Decisero di andare a parlare con John quella sera stessa.

 - Perché non può diventare dei nostri? In fondo hai permesso a Sirius di rimanere. – disse Remus rivolto al padre.
 - Sirius aveva solo dieci anni ed era ferito. – fu la risposta.
 - Ma, padre, lui davvero non vuole tornare a casa! Dagli almeno una possibilità!
John si fece pensieroso. Il problema era che la loro comunità stava diventando sempre più grande. Quando era ragazzo erano poco più di una decina, ora erano una vera e propria tribù perché tutti i loro componenti avevano trovato delle compagne e avuto figli, o si erano uniti a loro dei viandanti. Avere qualcun altro poteva aumentare il rischio di essere scoperti.
Ma in fondo quello era solo un ragazzo…
 - Va bene… lo accetterò ma ad una condizione… dovrà superare una prova…
 - Che genere di prova? – chiese Sirius corrucciando la fronte.
John li guardò entrambi, serio, ma soprattutto guardò il figlio – Ho bisogno di te, Remus…
Remus lo guardò senza capire. Che voleva dire?

 - No! – esclamò Remus scattando in piedi – Mi rifiuto!
 - Remus, è molto importante… - fece John
 - Non è vero! Ci sono molti altri modi per vedere quanto vale! Ma questo no! Tu… non… non puoi usarmi così!
Remus tremava dalla rabbia e i suoi occhi erano furenti, ma pieni di lacrime. Come aveva potuto avere un’idea del genere suo padre? E come poteva fare in modo che fosse lui a metterla in atto?
Era assurdo! Non lo avrebbe permesso.
 - Potrebbe morire! – fece poi con voce strozzata – O peggio… io potrei… e poi lui…
 - Ha ragione, Remus, signore. Non si può proprio fare.
 - Sì invece! Lo faremo! Domani notte… ci saremo noi se qualcosa va storto, Remus. Ormai questa è la mia decisione, non cambio idea.
Remus si voltò di scatto e lasciò la piccola casetta. Si aggrappò alla corda e scese giù, atterrando con un tonfo sordo.
Il silenzio aleggiò tra Sirius e John. Poi il ragazzo parlo – Sei proprio sicuro che andrà tutto bene?
 - Sicurissimo, per cui vai a rassicurare Remus
Sirius annuì e lasciò a sua volta la capanna di legno.
Remus non era da nessuna parte. Lo andò a cercare e lo trovò che tirava dei sassi in acqua, forte e con rabbia.
Si fermò accanto a lui – Remus…
 - Tu sei d’accordo con lui, vero? – lo interruppe Remus senza guardarlo.
Sirius non rispose.
 - Questo non è un gioco, Sirius… non è una delle nostre solite bravate… Si rischia la vita… anzi, solo lui rischierà! Lo sai che non sono in me quando…
 - Remus… non temere. Ci saremo noi…
Remus smise di tirare i sassi e guardò il suolo – Io… sono così stanco, Sirius. Stanco di tutto questo…
Sirius gli mise una mano sulla spalla – Non sei solo… ricorda che noi siamo sempre con te…

Lily cercò di reprimere uno sbadiglio. Era mezz’ora che passeggiava con Lucius Malfoy nella sua infinita tenuta.
Infinita nel vero senso della parola, perché il giardino di Malfoy Manor non finiva più.
Lily aveva già contato tre laghetti di grandi dimensioni, mentre fingeva di ascoltare Lucius, che si vantava di tutti gli averi dei Malfoy. Cielo che razza di damerino pieno di sé!
Imbronciata osservò una farfalla svolazzare di fiore in fiore. E in quel momento invidiò quella farfalla, perché era libera…
Libera come lei mai sarebbe stata… anche se la vita di quella farfalla sarebbe stata breve, almeno sarebbe stata libera fino alla fine.
Lanciò un’occhiata al biondo ragazzo accanto a lei. I capelli chiarissimi erano raccolti in un codino e la pelle era così diafana che riusciva a vedergli le vene del collo. Sembrava una statua.
Doveva ammettere che era davvero affascinante, ma lei lo detestava. Era troppo, troppo narciso.
Ci sarebbe voluta per lui una donna che gli somigliasse. Non Lily.
Accanto a lui la ragazza sfigurava parecchio. E poi si annoiava tantissimo. Represse un altro sbadiglio.
Merlino! Come avrebbe potuto passare l’intera vita con lui? E farci dei figli? Non poteva tollerarlo!
Ma perché James Potter non tornava? Era morto?! Accidenti! Non poteva essere morto! Doveva tornare! Assolutamente.
Lily guardò per un attimo disgustata Lucius e promise a se stessa che non lo avrebbe MAI sposato e avrebbe continuato ad aspettare il ritorno di James e se lui non fosse tornato entro il suo ventesimo compleanno, allora sarebbe andata a cercarlo lei stessa.
Era una promessa…

 - Una prova? Che tipo di prova? – fece James perplesso mentre Sirius lo slegava e gli porgeva la bacchetta.
 - Lo vedrai – fece il ragazzo.
James prese la bacchetta – Se supererò la prova, potrò essere dei vostri?
 - Sì, certo… ora James, devi inoltrarti nel bosco e… attendere, mi raccomando, stai attento…
James annuì, leggermente nervoso, e lanciando un’ultima occhiata perplessa a Sirius, si inoltrò tra gli alberi.
Iniziò a camminare chiedendosi quale genere di prova lo stesse aspettando…
Improvvisamente si bloccò, udendo un fruscio. Si guardò attorno, allerta.
Fu un attimo. Qualcosa saltò fuori dai cespugli e lo atterrò. Per un soffio James riuscì a non perdere la bacchetta e ad occhi sbarrati fissò la creatura che torreggiava su di lui.
Aveva l’aspetto di un comune lupo, ma non lo era affatto. Era un lupo mannaro. Ringhiava, a pochi centimetri dalla sua faccia.
James puntò la bacchetta contro il suo torace – Stupeficium! – gridò.
Il lupo fece un salto indietro, ma non si scompose minimamente. Voleva azzannarlo e fino a che non ci sarebbe riuscito, avrebbe continuato a puntarlo.
James doveva pensare in fretta. Non c’era più tempo. Il lupo fece un salto verso di lui e mostrò i denti, pronto ad azzannarlo.

Una lupa nera uscì allo scoperto. Annusò l’aria. Erano stati lì. I suoi occhi giallo dorati si guardarono attorno.
Poi lo vide. Il lupo grigio le andò incontro, poi strofinò il proprio muso contro il suo, con fare affettuoso.
I due furono raggiunti da un grosso cane nero e una piccola volpe rossa. Per finire un topolino.
Anche il cane nero annusò l’aria. Non c’era odore di sangue. Quindi non si erano scontrati. Ma allora dov’era James?
Tutti si voltarono nel sentire un fruscio ed ecco che dagli alberi fece la sua comparsa uno splendido cervo.
Il cervo li guardò. Poi si avvicinò lentamente. Il lupo mannaro non lo attaccò. Anzi, lo accolse gentilmente nel gruppo.
La lupa riuscì ad attirare la sua attenzione e a portarlo via dalla radura. E così il cane riprese le sembianze di Sirius, la volpe di Alice e il topolino di Peter.
Il cervo li guardò ancora, poi, sotto lo sguardo sorpreso di tutti, si trasformò in James.
 - Era questa la prova? Affrontare un lupo mannaro? – chiese con un ghigno – Niente di più facile. Allora, sono dei vostri?
In quel momento la lupa nera li raggiunse trotterellando e si trasformò in Alrisha – Incredibile! Anche tu sei un Animagus! – esclamò.
 - Dov’è, Remus? – chiese Sirius.
 - Papà l’ha legato…
 - Vorresti dire che il lupo mannaro è… Remus? – fece James sorpreso.
Alrisha annuì – Sì… - disse – E’ stato morso tre anni fa… ma ora vieni, torniamo all’accampamento! Papà sarà felice di vedere che stai bene! Era preoccupato!
E John fu sorpreso di vedere James senza nemmeno un graffio e quando gli altri, eccitati, gli raccontarono che era un Animagus e che si trasformava in un cervo, non ebbe esitazioni, e lo accolse tra loro.
Finalmente James era davvero libero. E non aveva intenzione di tornare indietro. Per nessun motivo…

Quasi sei anni dopo…
Lily aprì la finestra. Le stelle splendevano forte nel cielo quella notte. Sarebbe stato più facile andarsene.
 - Lily! Dove stai andando?! – esclamò una voce alle sue spalle.
Lily si voltò di scatto e si portò un dito alle labbra – Ssssh! – fece – Lola, vuoi svegliare tutti?!
La sua sorellastra ormai diciassettenne la raggiunse, mettendosi le mani sui fianchi – Stai forse scappando?
Lily esitò – Sì… - disse infine – Tra pochi mesi farò vent’anni. Io non voglio sposare Lucius Malfoy! Lo detesto!
 - E quindi vuoi andartene…
 - Esattamente!
 - Aspetta un attimo…
Lola per un attimo lasciò la stanza, poi tornò con una borsa piena delle sue cose – Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato prima o poi – disse con semplicità – Ho questa borsa pronta da non so quanto! Vengo con te!
 - Che cosa?! Non se ne parla, Lola! Tu devi rimanere qui!
 - Ah sì? Allora non ti dispiacerà se do l’allarme alle guardie che ti riagguanteranno in un attimo!
 - Sei una ricattatrice! Ma perché non te ne stai a letto a dormire come tutti?!
 - Lo sai che mi piace fare le ore piccole! – Lola sorrise – Dunque, andiamo?
E senza dare il tempo a Lily di rispondere, uscì dalla finestra, precedendo la sorella.
Le due raggiunsero quatte le mura. Poi Lola si issò agilmente su un albero e riuscì a salire sul muro. Si voltò verso Lily, attendendo che facesse lo stesso.
Lily si arrampicò sull’albero e saltò sul muro, ma il suo mantello si era incastrato in un ramo e lei perse l’equilibrio. Se Lola non l’avesse afferrata, di sicuro sarebbe caduta a terra.
 - Eh, che faresti tu senza di me? Non saresti nemmeno riuscita ad uscire da qui!
Le due saltarono giù e si misero in cammino.
Finalmente Lily era libera. Libera di cercare James e fargliela pagare per essersene andato così da sei anni.
Mancava così poco al ventesimo compleanno della ragazza. E lei non aveva alcuna intenzione di sposare Malfoy.
Sarebbe stato molto meglio rimanere zitella a vita!
Ma ora non voleva pensarci. La notte era silenziosa, e lei tutto sommato era felice che Lola fosse lì con lei.
CONTINUA
  
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