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Autore: Askel    11/06/2015    0 recensioni
Isabella Swan, per gli amici Bella, è una ragazza di sedici anni che vive a Manhattan, New York, con sua madre e il suo nuovo marito. Sua madre pretende troppo da lei e quest’ultima non la vuole mai deludere, frequentando sia le numerose cene e party mondani sia un ragazzo ricco che non ama. Bella è la ragazza che aspetta ancora il vero amore, quell’amore travolgente da togliere il fiato. Nonostante ciò, la sua vita è abbastanza monotona, tra il suo fidanzato, Mike, e la sua migliore amica, Rosalie, fin quando non inizia una convivenza forzata con la sua sorellastra, Alice, ed è proprio grazie a lei che le cose cambieranno, conoscendo un ragazzo, Edward. Quest’ultimo riuscirà con la sua determinazione a far breccia nel cuore di Bella, cambiando anche l’opinione che si era fatta di lui?
****
Dal capitolo cinque:
-Come ti chiami?- mi chiese.
[...]
-Io sono Edward!- disse lui –E tu?-
-Scordatelo!- dissi io ridendo.
-Bel nome, anche se non ti si addice!-
-Non devi lamentarti con me, devi farlo con i miei genitori-
***
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
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That's amore
Capitolo due- Lite
I raggi di un sole newyorkese, troppo caldo per essere già a Settembre, mi fecero svegliare da quel torpore in cui mi trovavo. Cazzo, questo era l’ultimo giorno in cui avrei potuto godere il beneficio di dormire fino a tardi e ci si metteva il sole a infastidirmi. Beh, non potevo di certo dire di aver passato una nottata tranquilla con Alice che aveva scalciato e fatto la lotta con i cuscini per tutta la notte. Si muoveva in continuazione e a quanto avevo capito, era un terremoto anche quando era attivo solo il suo subconscio. Sinceramente, speravo che oggi le portassero la nuova stanza in modo tale da farmi dormire al meglio. Averla a casa era già una tortura e non potevo subire ancora avendola nella mia stanza. Era troppo espansiva nei miei confronti, senza peli sulla lingua e approfittatrice. Mi dava sui nervi e quando la prima e ultima volta che le feci notare che le persone non erano giocattoli da manipolare, lei mi rispose semplicemente che non le interessava poi tanto se arrivava allo scopo. Beh, da allora mi ero sempre comportata civilmente con lei ma purtroppo dovevo farla sentire un po’ a casa. Pensai alla conversazione avvenuta con lei durante la notte e ricordai di averle proposto di fare shopping durante il pomeriggio insieme a Rose. Far stare tanto tempo a contatto lei e la mia migliore amica non era una buona idea e si rischiava perfino ad arrivare a qualche lite. Beh, in qualsiasi momento potevano arrivare a una lite visto che Rose, in assenza di mia madre e Phil, si trasferiva per una settimana qui per farmi “compagnia” e “proteggermi” dalla “campionessa mondiale di urli senza alcun senso”. Mia madre e Phil sarebbero partiti per una settimana per la luna di miele nelle capitali italiane: Roma e Milano. Questo significava che rimanevamo io e Alice sole in casa e, in mio soccorso, era arrivata Super Rose, proprio come un’eroina dei fumetti. Dopo l’ennesimo calcio all’aria di Alice, manco fosse un ninja, decisi che era il momento di alzarmi. Ero stata anche troppo sul letto a rimuginare su Alice, Rose e a quello che potrebbe capitare vivendo per una settimana sotto lo stesso tetto tutti insieme. Presi il cellulare e mi andai a chiudere in bagno. Avevo proprio bisogno di qualche ora per me. Mi lavai la faccia e i denti e mi guardai i capelli. Erano peggio del solito, forse non li avevo mai visti così. Li toccai ed erano impastati a causa della lacca di ieri. Mi vibrò il cellulare e lo presi. Era un messaggio da parte di Mike ma quando stavo per aprirlo, mi cadde l’occhio sull’orario. Non svenni solo perché non avevo tempo per un mancamento. Erano già le dieci e il mio cellulare mi indicava che proprio tra dieci minuti avevo la riunione per decidere il tema del ballo di inizio anno. Ero la presidentessa del corpo studentesco e tra i miei compiti c’era l’organizzazione dei più importanti balli e party della scuola e non potevo fare tardi. L’appuntamento era tra dieci minuti al Plaza e non potevo presentarmi in queste condizioni pietose. Eravamo nell’Upper East Side e presentarsi con un capello fuori posto era considerato un delitto. Mi spogliai e mi lavai alla velocità della luce. Forse nemmeno Flash poteva superarmi. Presi un asciugamano, non trovando il mio accappatoio e andai dritta nella mia cabina armadio. Il problema era la mia sbadataggine e feci un urlo disumano quando il mio piede sbatte contro la scrivania. Purtroppo svegliai Alice che mi guardava come se fossi una pazza da rinchiudere in un manicomio. Beh, era vero. Avevo un asciugamano in testa e uno sul corpo e saltellavo in giro per la stanza a imprecare per il dolore.
-Ehi, che succede qui?- mi chiese stiracchiandosi.
-Succede che sono in ritardo per la riunione- dissi io prendendo un intimo a caso e indossandolo –Ho dieci minuti per rendermi presentabile ed essere al Plaza!-
Lei mi guardò scioccata, alzandosi dal letto e controllando l’orario sul suo iPhone.
-Vai, ci penso io. Asciugati i capelli e truccati!- disse lei –Ci penso io ai tuoi vestiti!-
Andai di là e quando finii di mettere la schiuma nei capelli, mi venne un colpo di genio. Presi il cellulare e chiamai Rose.
-Faccio tardi!- dissi io senza darle nemmeno il tempo di replicare.
-Tutto bene?- mi chiese
-Certo, ci vediamo dopo!- dissi e chiusi la telefonata.
Dovevo dirle dell’ospite durante la nostra sessione pomeridiana di shopping ma non mi andava di farlo mentre Alice ci sentiva. Le avrei parlato subito dopo la riunione. I capelli mi divennero subito pieni di boccoli, cosa di cui andavo fiera. Poi pensai al trucco, misi il fondotinta, cipria e correttore.
-Alice come sono i vestiti?- urlai io
-Bianco e blu!-
Misi un ombretto blu elettrico su tutta la palpebra e poi feci una linea di eyeliner blu. Amavo abbinare il trucco ai vestiti e se proprio non mi andava optavo per colori neutri. Uscii dal bagno dopo aver messo un lucida labbra rosso che risaltasse le labbra, mascara e phard, andai nella cabina armadio. Guardai cosa aveva in mano Alice e annuii decisa. Era un genio. Non avevo mai pensato a questo tipo di abbinamento ma mi piaceva molto e poi per una giornata afosa come quella era proprio adatto. Le diedi un bacio sulla guancia per ringraziarla e indossai tutto ciò che mi passava. Senza pensarci infilai chiavi, portafogli, cuffie, fazzoletti e trucchi in borsa. Diedi un altro bacio sulla guancia alla mia sorellastra, lasciandole il rossetto, e scesi di sotto.
-Grazie Ali, ci vediamo a pranzo al The Plaza!- le urlai io dalle scale.
Subito dopo diedi un frettoloso bacio a mia madre e a Phil che si stavano godendo una buona colazione in tranquillità, finalmente riuscii a uscire da casa. Con un gesto rapido della mano, un taxi si fermò proprio davanti a me. Entrai e dissi la via al tassista che mi guardò male. In effetti era un po’ strano chiamare un taxi visto la poca distanza ma ero davvero in ritardo e non potevo correre. Presi lo specchio e aggiustai il rossetto e il mascara e poi mi dedicai al cellulare. Solo dopo aver risposto al messaggio di Mike, pagai e scesi dall’auto. L’hotel che mi si parava davanti era maestoso e lussuoso. Era uno dei posti dove amavo ritrovarmi per parlare privatamente e poi i camerieri erano molto gentili. Spesso usavamo le loro sale da ballo per qualche party quindi questo posto, personalmente, m’ispirava molto. Solitamente per parlare dei party usavamo qualche aula libera della scuola, l’unico problema era che oggi la scuola era chiusa e quindi avevo io stesso proposto di fare la nostra riunione al bar dell’hotel. Mi diressi al bar a passo spedito e raggiunsi le mie amiche. Diedi un bacio sulla guancia a Rose e mi sedetti accanto a lei.
-Ciao ragazze!- iniziai io sorridendo–Scusate per il ritardo ma ieri notte ho dimenticato di azionare la sveglia!-
Ordinai la mia prima dose di caffeina e quando arrivò, mi sentii subito a mio agio e soprattutto sveglia. Avevo fatto tutto talmente in fretta che a casa non avevo preso niente e fin quando il mio corpo non ingeriva una dose di caffè, mi sentivo intontita.
-Tranquilla, stavamo commentando il matrimonio. Eri proprio bella e ci siamo divertiti tutti!- disse Jessica con un pizzico d’invidia -Tutti i giornali ne parlano come matrimonio del secolo!-
Le sorrisi a mo’ di ringraziamento e lei ricambiò. Quella frase non mi stupii per nulla: era un amante di gossip, sia sui giornali sia sulle persone che abitualmente frequentava. Nonostante fosse una ragazza solare e gentile, non mi fidavo tanto di lei visto il suo difetto di non riuscire a mantenere un segreto di qualsiasi tipo.
-Si, è stato bellissimo!- dissi io contenta –Sono contenta che siete venute anche se non ho avuto tantissimo tempo per stare con voi!-
-Così adesso tua madre è sposata con Phil, uno dei giocatori più ambiti da tutte le squadre USA!- disse Lauren velenosa –Come farete se lui dovesse trasferirsi in qualche altra città?-
La guardai con il suo stesso sguardo: di sfida. Beh, dire di essere amiche era proprio un’assurdità. Sapevo che non mi poteva sopportare e sapevo anche che continuava a stare con me più per popolarità che altro. Sapevo che ce l’aveva con me per il ruolo importante che avevo occupato a scuola e in città e sapevo anche che voleva rubarmelo. Il problema era che fin quando ci saremo stati io e Rose, le cose non sarebbero cambiate e lei rimaneva l’antagonista numero due, ovviamente la prima era Victoria, che ormai da anni voleva abbattermi senza mai riuscirci.
-Sai Phil ha firmato un contratto con i Jets una settimana prima di chiedere la mano di mia madre. Quindi starà qui a New York per altri due anni e poi io e Ali andremo al college e loro saranno liberi di viaggiare!- dissi io –E adesso, dopo i vari gossip, perché non pensiamo al ballo che avverrà tra due settimane?-
-Ci vuole un’idea assolutamente straordinaria!- mi sostenne Rose.
Le sorrisi, bevvi l’ultimo sorso di caffè e chiesi al cameriere di portarmene un altro. Nel nostro tavolo era sceso un silenzio di tomba, com’eravamo tutti presi a pensare a qualche idea originale per questo ballo. Presi carta e penna ed esclusi quelli tradizionali  che non dovevano essere copiati come il ballo in bianco della famiglia di Mike, il ballo in maschera per carnevale, il ballo in rosso per Natale e poi l’ultimo ma non meno importante quello dei tanti colori che cambiavano ogni anno organizzato da mia madre e da me. Questi erano solo quelli a cui io aiutavo nell’organizzazione ma all’incirca i balli e i party erano almeno una o due volte al mese senza contare le feste che organizzavamo noi ragazzi. Tutti qui volevano apparire al meglio possibile e i party privati erano diventati delle vere e proprie sfide. Odiavo questa cosa ma era così e se non ti facevi vedere a due party consecutivi, eri tagliata fuori e qualcun altro prendeva il tuo posto. Per non parlare poi dei brunch della domenica e delle cene con amici e colleghi. Ero impegnatissima al cento per cento e non mi pesava poi tanto, mi divertivo tantissimo e poi riuscivo anche a ritagliare un po’ di spazio anche per Mike e Rose.
-Bianco?- chiese Lauren.
-No, è il party dei Newton!- dissi io fredda.
Lessi tutti quelli che facevano parte dei off limits e loro si sentirono demoralizzate. Avevamo levato tutte le idee e adesso era difficile. Non sapevamo cosa inventarci per quest’anno e le idee scarseggiavano.
-Grease?- chiese Lauren.
-Banale!- rispose Jessica al posto mio –Anni venti?-
-Più banale di Grease!- disse Rose.
Passò un’altra mezz’ora senza riuscire a concepire un’idea decente e io avevo già ingurgitato tre caffè. Era davvero difficile partorire un’idea geniale. Eravamo sedute qui da mezz’ora e ci venivano in mente solo cose scontate. Dovevamo avere un’idea stupefacente, da essere ricordata per tutta la vita e soprattutto chissà se poteva diventare una vera e propria tradizione. Magari l’idea sarebbe piaciuta talmente tanto che il prossimo anno sarebbe diventata un figurone.
-Ci sono!- disse Rose sorridendo entusiasta –Ci sono!-
-Dicci!- le suggerii io.
-Disney!- disse Rose con un sorriso.
-Non abbiamo dieci anni!- disse Lauren sprezzante.
-Ne abbiamo sedici, allora?- disse Rose –Deve essere fantastico! Le ragazze dovranno essere delle vere principesse e i maschi dei veri principi! Sarà tutto molto fiabesco!-
-Mi piace!- disse Jessica.
Ci fu un accordo da tutti tranne che da Lauren che ancora non riusciva a capire il senso di questo tema. Era davvero un tema geniale ma adesso dovevamo pensare a una frase geniale che doveva rimanere in mente a tutti. Questo ballo, doveva ricordarsi come uno dei più favolosi. Doveva fare notizia e quando concordai questo pensiero con le mie amiche mi diedero ragione. Beh, la riunione era ormai conclusa anche perché erano l’una e tra un po’ avrei dovuto pranzare con la mia famiglia. Le altre andarono a causa dei vari pranzi con famiglie e fidanzati mentre io e Rose rimanemmo lì. Dovevo dirle di Alice, era questo il momento giusto per farlo.  
-Sai, ho invitato Alice a fare shopping oggi pomeriggio con noi!- dissi io mordendomi un labbro.
Lei smise di bere il suo cocktail analcolico e mi guardò scioccata. Mi guardava incredula, forse non aveva capito le mie parole oppure pensava che stessi scherzando. Annuii convinta e solo quando la mia migliore amica vide la mia faccia seria, poté ragionare sulle mie parole.
-No!- disse lei convinta –Bella, come ti è venuta in mente questa idea alquanto stupida?-
-Beh, è sola qui! Mi sono messa nei suoi panni. Ricordati che se non fosse stato per Seth e Leah anch’io l’anno scorso mi trovavo nella sua stessa situazione!-
-In pratica vuoi fare beneficenza!-
-Non si tratta di beneficenza, Rose. Lo faccio per mia madre e soprattutto anche perché ormai è la mia sorellastra, dovrò abituarmi a stare con lei più di un’ora!- dissi io sbuffando.
Odiavo questa situazione. Non potevano farsi questa cavolo di luna di miele durante la settimana dove io stavo da Charlie? No, perché la luna di miele si faceva dopo le nozze e visto che domani m’iniziava la scuola non potevo assentarmi. Odiavo questa situazione, punto.
-E va bene! Ci sarò!-
-Grazie Rose, ti voglio bene!- dissi io sorridendole.
-Andiamo va’!- disse lei dicendo al cameriere di mettere tutto sul suo conto.
La ringraziai educatamente e lei mi spinse con fare scherzoso. Non dovevo ringraziarla per così poco, come diceva lei, ma io ero troppo educata e quindi ogni volta era la stessa storia. Arrivò un taxi in tempo record e prima di salire, Rose mi diede appuntamento qui davanti tra due ore. La vidi scomparire nelle immense strade newyorkesi e poi presi il telefono, decidendo di chiamare Mike che mi rispose immediatamente.
-Ehi amore, ti stavo pensando. Hai finito?- chiese lui gentile.
-Si, sto aspettando la mia famiglia per pranzare insieme!- dissi io –Tu che fai?-
-Ho aiutato mio padre con alcuni clienti e adesso vado a casa a pranzare e poi mi devo vedere con Eric per una partita di tennis! Tu, invece?-
-Oggi vado a fare shopping con Alice e Rose!- dissi io passeggiando avanti e indietro per la strada.
Guardavo tutti i taxi che passavano alla ricerca di quello giusto per poter mettere fine a quella telefonata. Volevo un gran bene a Mike ed ero contenta per tutte le attenzioni che mi dedicava ma oltre questo non c’era niente. La mia storia con lui era sempre stata monotona ma sicura, non avevamo mai fatto una lite. Insomma era un porto sicuro per me e di questo lo ringrazierò sempre.
-Bella, ci sei?- mi chiese Mike interrompendo i miei pensieri.
-Si scusa! Dicevi?- dissi io velocemente.
-Ti va di andare in quel ristorante giapponese che ti piace tanto?- mi chiese lui.
Pensai a tutto. Domani si sarebbe trasferita Rose a casa mia quindi significava che stasera c’erano due possibilità: rimanere a casa con Alice oppure uscire con Mike.
-Certo che mi va!- dissi io felice.
-Allora prenoto!- disse lui –Comunque devo andare, ti amo!-
-Ciao, ti amo anch’io!-
Perché era vero, lo amavo anch’io ma non nel modo in cui si dovrebbe amare un fidanzato. Lo amavo per tutte le attenzioni che mi dedicava e perché mi amava. Era questo il motivo principale e poi lo amavo perché a mia madre piaceva per il partito della sua famiglia e perché era proprio un tesoro con me. Allora, la situazione era complicata, quando stavo con lui amavo la sua presenza accanto a me ma quando ero da sola la tentazione di lasciarlo non mi abbandonava. Forse era normale dopo che stai con quella persona da quattro mesi oppure ero proprio io il problema. Venni interrotta da i miei profondi pensieri quando vidi Alice, arrivare spumeggiante verso di me. Mi diede un bacio sulla guancia e io le sorrisi.
-Stasera vado con Mike al Sushi, okay?- chiesi io –E domani viene a stare da noi Rose!-
-Okay, sai mi è arrivata la nuova stanza quindi penso che inviterò anche io una mia cara amica per festeggiare la mia nuova vita!- disse lei ma capii che stava mentendo.
Le sorrisi e due secondi dopo arrivarono anche Phil e mia madre mano per mano. Li salutai con un breve bacio sulla guancia e poi entrammo dentro il ristorante.
-Grazie!- mi sussurrò mia madre all’orecchio quando ci sedemmo a tavolo.
-Per cosa?- chiesi io ancora sottovoce senza farci sentire da Phil e Alice.
-Per dare una possibilità ad Alice!- disse lei –Ti conosco e quando sei così silenziosa significa che non ti va di stare con quella persona. Nonostante ciò hai deciso di passare un pomeriggio di shopping con lei! Grazie!-
-Di nulla!- dissi sorridendo –Lo sto facendo per te e poi Phil mi piace!-
Dovevo farlo per lei. Vederla così felice e innamorata mi faceva davvero piacere e dopo il divorzio con Charlie si era chiusa in se stessa. Credeva in questa famiglia e dovevo farlo anche io, per lei. 
***
Il pranzo era andato decisamente meglio di quello che mi aspettavo. Alice era stata gentile anche se qualche volta scappava qualche urlo da ochetta che io odiavo. Per quanto riguardava Phil, non c’era assolutamente nulla da dire. L’importante era la felicità di mia madre e lui riusciva a farlo. Questo era l’essenziale. Non m’importava se dovevo stare a contatto con Alice, fin quando mia madre, dopo quello che aveva passato, era serena, lo sarei stata anch’io. Mi guardai allo specchio del bagno e mi rifeci il trucco. Dovevo stare calma. Adesso anche a me sembrava una cattiva idea quella di aver fatto venire Alice con noi. Rose mi continuava a persuadere via messaggi da questa mia pazzia ma io ero decisa più che mai. Come mi aveva detto Jasper ieri: “non si può giudicare il libro dalla copertina”. Era difficile farlo solo per il motivo che ogni volta che era contenta e doveva esprimerlo usava i suoi urletti. Presi un respiro profondo e andai di là. Alice era seduta al bancone del bar ad aspettarmi mentre girava con la cannuccia il suo bicchiere di Coca Cola annoiata. Mi andai a sedere accanto a lei e ordinai un bicchiere di Coca anch’io.
-Rose è un po’ in ritardo!- dissi io ad Alice.
-Okay!- disse lei bevendo.
Non sapevo che dirle e lei di certo non mi aiutava a fare conversazione. Stava zitta a bere la sua Coca Cola e io la imitai. Non ero un tipo da iniziare la conversazione a meno che non fossi costretta. Fortunatamente in mio soccorso arrivò Rose che appena vide Alice, le fece un’occhiataccia. Va bene che la odiava per i suoi modi di fare ma cavolo se dovevamo iniziare così non andavamo da nessuna parte. Ero proprio nervosa per questa giornata e speravo sinceramente che andasse per il verso giusto. Rose mi sorrise tranquillizzandomi. Mi conosceva troppo bene per sapere anche quello che pensavo. La ringraziai e poi uscimmo fuori, cercando un taxi per portarci sulla Fifth Avenue.
-Sai, ho deciso! Stasera farò l’amore con Royce!- disse Rose quando salimmo sul taxi.
La guardai scioccata. Perché non me lo aveva detto prima? Eravamo insieme da questa mattina e lei non si era degnata di farmelo sapere per tutto questo tempo.
-Perché non me lo hai detto?- chiesi io curiosa e arrabbiata.
-Beh, stavo tornando a casa dopo la nostra riunione e mi ha detto che stasera ha organizzato qualcosa di speciale, quindi è arrivato quel giorno!- disse lei.
-Chi è Royce?- chiese Alice interrompendo le parole di Rose.
Royce King è un ragazzo che studia al college Berkeley e stanno insieme da circa tre mesi!-
Lei annuii sorridendomi. Arrivammo alla via dello shopping più importante di New York e un sorriso s’impossessò delle mie labbra. Amavo fare shopping, mi faceva stare bene. Oltre al caffè era la mia droga. Una droga piacevole, ovviamente, che non faceva male a nessuno a parte il portafoglio. Era una piacevole sensazione che mi dava benessere. Quando entravo in un negozio era come entrare in un altro mondo dove c’ero io, solo e solamente io, che mi perdevo negli immensi scaffali magari sorseggiando champagne. La mia mente si annebbiava completamente e tutto quello che riguardava il mondo esterno era solo un ricordo sfuocato. Poteva anche scoppiare la terza guerra mondiale fuori da un centro commerciale e io potevo anche non saperlo. Era un vero piacere, era come fare sesso, anche se io non lo avevo mai fatto, o mangiare una fetta di torta al cioccolato. Una vera goduria che creava dipendenza, molta dipendenza.
***
Dovevo ammettere che non era andata male questa giornata di spese folli. Mi ero proprio divertita anche con la presenza di Alice. Non era stato male passare un pomeriggio tutte e tre insieme ma di certo non potevo dire che era stata una delle mie giornate preferite. Rose e Alice cercavano di scambiarsi la parola il minimo indispensabile e io cercavo in tutti i modi di non far succedere un putiferio. In compenso, eravamo piene di buste e avevamo comprato di tutto e di più, dall’intimo fino alle scarpe con il tacco. Potevo ritenermi abbastanza soddisfatta anche se sapevo che tra due giorni avrei costretto qualcuno ad accompagnarmi di nuovo in giro per negozi.
-Allora belle signorine- iniziò il cameriere interrompendo i miei pensieri –Cosa vi porto?-
-Per me un martini!- disse Alice sorridendogli.
Io e Rose ci scambiammo uno sguardo d’intesa e poi ordinammo anche noi la stessa cosa, ovviamente senza fare molto le gatte morte. Non ci piaceva apparire in modi così da troia. Odiavo questi atteggiamenti. Mi facevano venire l’orticaria. Mi sapeva di prostitute e, per il nostro ambiente, tutto ciò era solo una cattiva reputazione. Arrivarono i martini con qualche stuzzichino e noi iniziammo a bere in silenzio. Intorno a noi albergava un imbarazzante silenzio. Io non sapevo assolutamente che dire e Alice e Rose non ci provavano minimamente.
-Ah, Rose- dissi io con la prima cosa che mi venne in mente –Ringrazia Jasper da parte mia. È stato un vero tesoro essersi presentato al matrimonio ieri!-
-Beh, ha sorpreso anche me. Lo sai che odia tutte queste cose. L’ha fatto per te, Bells. Ti considera come una sorella, nonostante il tempo vi ha allontanato!- disse lei sorridendomi.
-Anch’io gli voglio tanto bene!- dissi io –Jasper Hale è stato il mio primo e unico migliore amico!-
-Aspettate!- disse Alice includendosi nella conversazione –Jasper Hale è tuo fratello?-
Rose mi guardò e io feci spallucce. Non aveva senso quella frase anche perché, teoricamente, Jazz e Alice non si conoscevano. Vidi Rose annuire e chiedere spiegazioni ad Alice per quella frase.
-Beh, sai ieri al matrimonio abbiamo ballato insieme ed è carino. Infatti volevo chiedere a Bella se mi dava il suo numero. Mi piacerebbe conoscerlo!- disse lei sorridendo e marcando l’ultima parola.
-Non ti devi permettere nemmeno di pensarci a una cosa del genere!- disse Rose piano in modo tale che le arrivasse il concetto.
-Che è successo?- chiese Alice sfidandola –Non posso farmi degli amici adesso?-
-Alice, per favore. Non provarci con Jasper è come un fratello per me!- dissi io quasi calma –E poi è anche fidanzato!-
-Vedi se ci metti le mani addosso..- disse Rose minacciandola senza concludere la frase –Lui è fidanzato! Povera Maria!-
-Come ho fatto ieri alla festa?- chiese lei sorridendomi –Sai, ci sa proprio fare il tuo caro fratellino!-
Rimasi scioccata a quella frase. Non riuscivo a crederci ed ero senza parole. Sorseggiava il suo martini come se nulla fosse successo. Rose però fu più pronta di me e diede un colpo al suo bicchiere così il liquido trasparente bagnò completamente il suo abbigliamento. Lei rimase a bocca aperta, scioccata. Mi alzai dalla sedia insieme a Rose e presi le buste.
-Sei solo una troia! Non ci sono spiegazioni!- disse Rose andandosene.
Rimasi da sola con Alice e la guardai negli occhi. Mi aveva proprio delusa da tutto ciò che era successo e cosa aveva fatto.
-Ho provato a fare amicizia con te e a costruire almeno una famiglia felice. Ma a questo punto, non m’interessa se ti vai a buttare da un ponte. Mi fai schifo. Ho provato a esserti amica e a illudermi che ci fosse una persona con un cervello sotto il tuo essere troia e superficiale, ma mi sbagliavo!-
Raggiunsi Rose e lasciai di stucco e da sola Alice. Abbracciai la mia migliore amica. La colpa era anche mia, anzi solo mia. Avevo creduto alle belle parole di Alice dove mi prometteva che qui voleva essere una persona diversa. Lei aveva fatto uno sbaglio bello grosso e questo non gliel’avrei perdonata. Jasper era un ragazzo fidanzato e amava la sua ragazza. Purtroppo in questo momento era in Europa per un viaggio e di certo Jazz non si poteva sognare di tradirla. La colpa era solo di Alice che lo aveva abbindolato e forse, dopo qualche bicchiere, lui aveva perso la testa. Chiamai un taxi e andammo a casa mia, chiudendoci nella mia stanza. Non volevo vederla dopo quello che era successo. Rose, in lacrime, chiamò il fratello e mise il vivavoce.
-Come hai potuto?- disse lei arrabbiata –Maria è una brava ragazza e tu l’hai tradita con una troia. Ma ti rendi conto? Per caso ieri eri fatto? Perché non si trovano spiegazioni!-
Beh, la colpa non era solo di Alice ma anche di Jazz che ci era cascato con tutte le scarpe. Maledetti uomini che quando vedono culi e tette, dopo un po’ di alcool, non capiscono più niente.
-Rose, ti prego!- disse lui agitato –Non ho capito più niente. Due ore prima avevo litigato con lei e ci ero rimasto male e quando Alice si è avvicinata non c’ho visto più!-
-Non sono scuse, Jasper!- dissi io parlando per la prima volta –Non è una scusa andare a letto con una troia solo perché hai litigato con la tua ragazza. Non ci sono scuse per ciò che hai fatto e soprattutto ci hai deluso!-
Chiudemmo la conversazione in questo modo. Rose continuava a piangere ed era molto scossa. Non potevo biasimarla, in fondo. Maria era una sua amica e col tempo si era molto affezionata a lei. Stava con Jasper da due anni. Era simpatica e dolce e poi si vedeva lontano un miglio che era innamorata cotta di Jasper. Mi dispiaceva tantissimo per lei, in fondo era una bravissima ragazza. Sentii la porta dell’altra stanza sbattere, segno che Alice era tornata a casa.
-Ehi!- dissi io abbracciando Rosalie –Vuoi che chiamo Royce per dirgli di rimandare?-
Scosse la testa e poi tirò su con il naso. Mi fece un sorriso e poi mi disse che la sua vita non doveva intralciarsi con quella stupida di suo fratello. Le diedi ragione e poi lasciai farle la doccia per prima. Io mi buttai sul letto stremata. Cazzo, ci stavamo divertendo. Avevamo fatto tanto shopping e ci era anche piaciuto ma da un minuto all’altro era successo il finimondo. Il comportamento di Jazz mi aveva deluso ma anche quello di Alice non era stato proprio da medaglia. Lei provocava e i maschi ci cascavano e a lei, di certo, non dispiaceva. Provocava e si divertiva. Era irritante vedere come trattava le persone. Le usava e quando non le servivano più, le gettava, proprio come i giocattoli. Secondo lei, tutte le persone erano burattini con cui giocare ma non sapeva che esistevano anche i sentimenti. Fortunatamente che mia madre e Phil erano via per la luna di miele, se no non sapevo quando avrei potuto sopportare di continuare a fare il teatrino della nuova famigliola felice. Avrei smaltito il tutto con calma e poi ne avrei parlato. Forse per tutto quello che era successo o forse anche perché stanotte non avevo dormito molto, mi abbandonai e iniziai a dormire anche se a breve mi sarei dovuta alzare per andarmi a preparare. Mi aspettava una serata piacevole e io non vedevo l’ora.
 
  
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