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Autore: ketyblack    14/06/2015    3 recensioni
La periferia di Tokyo non era mai stata un quartiere allegro, anzi, il più delle volte diventava un covo di barboni e di mafiosi che abitavano però nei quartieri alti e che facevano ronde per controllare il lavoro delle proprie ragazze, il centro del traffico della prostituzione, talvolta anche minorile. C’erano poche giapponesi che battevano, la maggior parte erano russe, polacche, tutte alte flessuose e bionde, un genere non molto frequente nella popolazione del Sol Levante…
In questo ambiente, non molto favorevole all’allevamento di figli, erano cresciuti, insieme, sempre, essendo uno la famiglia degli altri un gruppo di ragazzi, un po’ strani per certi versi, ma sicuramente amici fraterni.
Il sole stava facendo capolino tra le colline in campagna, le sveglie suonavano, spaccavano i timpani e rompevano decisamente le scatole alle anime assopite, soprattutto all’unica donna del gruppo, Konan, peccato che a lei il campanello che spaccava i timpani…
Rieccomi dopo quasi un anno di assenza, è la prima ff che scrivo sull'Akatsuki e l'ho voluta rendere a modo mio, spero vi piaccia e che recensirete in molti! Un bacione!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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E' ufficialmente l'ultimo capitoloooooo! Per la vostra gioia è luuuuungo luuuungo! Buona lettura!

 

Six guys and their band: Akatsuki

 

Capitolo 12: Akatsuki

 

A casa Uchiha i tre amici si stavano spremendo le meningi su una nuova canzone, ma l’ispirazione non veniva, doveva essere una cosa naturale, non indotta come in quella situazione.

  • Cazzo, vengono solo frasi banali, non voglio scrivere idiozie.- sbuffò Itachi buttandosi sul tappeto e guardando gli altri due nella speranza che avessero avuto idee migliori delle sue.

  • Il problema, Ita, è che quando scriviamo una nuova canzone siamo tutti insieme, al completo, non ti preoccupare, ce la faremo.- proprio in quel momento sentirono dei passi per le scale. Si alzarono dal letto per farsi trovare in una posizione decente e videro Sasuke che stava entrando in camera propria con Sakura, probabilmente l’unione era stata risaldata.

  • Simpatico tuo fratello, non ci saluta nemmeno nonostante ci conosca da anni!- osservò Hidan con una smorfia di disgusto. Non andavano proprio d’accordo.

  • Ormai avrai capito che mio fratello è una testa di cazzo!- ribatté Itachi accendendosi una sigaretta incurante del fatto che suo padre gli avesse severamente proibito di fumare in casa.

  • Chissà da chi ha preso!- fece il rosso Sasori in tono allusivo e guardandolo intensamente.

  • Basta stronzate, torniamo da Deidara, non vorrei mai che mio padre si illudesse che stanotte resto a cena e a dormire, sarebbero troppe emozioni in una sola volta per il vecchio Fugaku!- sbottò ironico il moro prendendo un borsone e riempiendolo con vestiti puliti.

Batté due colpi alla porta di Sasuke, com’era solito fare quando andava via, era una specie di rituale e scese silenziosamente le scale seguito dai due amici che guardavano in giro ancora meravigliati da quel lusso sfrenato. Prima di uscire da casa il moro fece una capatina in cucina, a vuotare l’enorme dispensa alla velocità della luce.

  • Così almeno il biondino non rompe i coglioni.- commentò Sasori prendendo una borsa colma di cibo e uscendo insieme agli altri due.

 

Arrivarono nella loro tana pochi minuti dopo, colmi di roba da mangiare e Itachi con un umore meno burrascoso di quanto non lo fosse stato la mattina. Non era più arrabbiato con Pain e nemmeno con Konan, aveva avuto modo di sbollire e accorgersi che non ce n’era ragione. Si arrampicarono fino al terzo piano, entrando sfondando quasi la porta e trovando un quadretto da diabete mai visto prima di allora: Konan e Karin che preparavano la cena chiacchierando allegramente in cucina e in salotto Pain e Deidara che non litigavano ma che non avevano occhi che per le due ragazze.

  • Quanto amore in questa casa! Mi viene da vomitare!- esclamò Sasori facendo finta di mettersi due dita in gola e piazzando un pugno sulla spalla di Pain.

  • Ah, Sasori, siamo gli unici rimasti single, che pena!- commentò Itachi abbracciando l’amico con fare fraterno. Nessuno dei due sarebbe mai caduto nelle grinfie di alcuna ragazza malefica.

Sia Pain che Deidara li guardarono interrogativi, alla fine né uno né l’altro si era messo con nessuna. La situazione tra l’arancione e Konan era sempre al punto di partenza, si erano solo chiariti ma non si poteva dire fossero fidanzati, sarebbe stato troppo strano, dopo così tanto tempo passato da amici, era diventato un casino tutto quello che riguardava loro, mentre Deidara aveva baciato Karin, probabilmente per zittirla e prendere tempo per capire che cosa provasse per lei e per conoscerla meglio.

  • Se in salotto avete finito di fare i cretini la cena è pronta!- annunciò Konan con un tono di voce decisamente troppo zuccheroso, indossava un delizioso grembiulino “Deidara is the hottiest chef in the world” regalato al biondo forse per un Natale passato.

  • Ragazzi, io sono a cena da Ino, vi saluto, torno per mezzanotte, lasciate aperto.- annunciò il grigio andandosene.

 

Karin e Konan erano un binomio terribile ai fornelli, non erano riuscite a cucinare nulla di commestibile, mandarono a fuoco due padelle e per poco non causarono un incendio per cucinare delle stupide salsicce.

  • Siete peggio di Hidan e Itachi insieme ai fornelli! Il bello è che siete ragazze, porca puttana!- esclamò Sasori schifato spostando una salsiccia agonizzante a lato del piatto e servendosi di insalata, almeno quella era mangiabile.

  • Attento a come parli, rosso! Io sono un genio in cucina, siete solo degli ignoranti!- disse Itachi in tono offeso sorseggiando della birra scura.

  • Si, certo, come no, Karin, devi sapere che una volta avevamo un microonde, un bel giorno il simpatico Itachi, qui presente, decise di far bollire una pentola d’acqua lì dentro, per poi fare la pasta, come in Italia, inutile dire che abbiamo rischiato un incendio e che il forno a microonde è esploso per le scintille!- raccontò Pain ridendo e facendo infuriare l’Uchiha che stava brandendo una forchetta a mo’ di lancia.

  • Ahahah! È vero, me n’ero quasi dimenticato! Per non parlare di quella volta che Hidan aveva creato quella salsa schifosa che si era appiccicata su tutta la moquette!- ricordò di colpo Deidara non smettendo di ridere e assaggiando, per errore, un pezzo di salsiccia finendo quasi per soffocarsi.

  • Oddio, fa davvero schifo! È la cosa più fottutamente schifosa che io abbia mai assaggiato!- corse in bagno e si chiuse dentro.

In cucina si continuavano a raccontare aneddoti divertenti sulle loro avventure, a partire dall’asilo fino alle superiori, Karin si sentiva un po’ esclusa da tutti quei guai che avevano passato insieme, si conoscevano da una vita.

  • E tu, Karin? Non hai mai avuto problemi come i nostri, immagino…- cercò Konan di coinvolgerla in qualche modo. La rossa sorrise e cominciò a parlare.

  • Beh, quando andavo alle elementari ne combinavo di ogni con le mie amiche, Ino, Sakura e Hinata, io ero un po’ il maschiaccio della situazione, picchiavo le femmine, ma non ho mai avuto una mandria di amici come i tuoi… sei una ragazza fortunata, e anche voi siete fortunati ad avere Konnie al vostro fianco.- esclamò la rossa guardandoli uno ad uno, si stava affezionando a quei ragazzi, nonostante all’inizio andasse in quella casa solo per poter incontrare Deidara.

  • Sì, dici così perché non te la devi sopportare dal mattino alla sera! Questa qui è una rompicoglioni assurda!- ribatté Itachi abbracciando la blu e prendendo il cellulare per ordinare delle pizze per salvare in qualche modo la cena.

  • Sempre gentile, ‘Tachi, grazie, eh! Lui invece è quello che appena c’è del alcool diventa incontrollabile!- commentò la blu indicando il moro.

  • Parla quella che alla festa di Ino era più sbronza di tutti noi messi insieme!- puntualizzò Pain guardandola in modo eloquente.

  • Taci, tu ballavi con l’Haruno!- lo rimbeccò lei. Karin si estraniò di nuovo, erano arrivati a parlare proprio di quella sera, le festa della Yamanaka.

  • E tu, Dei, che cosa stavi facendo? Ah già, scopavi con quella che non ti ricordi nemmeno chi sia…- Sasori disse la cosa sbagliata, Karin si alzò dal tavolo, le lacrime minacciavano di scendere da un momento all’altro. Gli altri lo fulminarono, il rosso non parlava molto ma quando interveniva aveva il potere di dire cose che non dovevano essere dette. Un cazzone, per intenderci. La rossa uscì di casa e Deidara la seguì a ruota, lasciando Sasori allibito.

  • Certo che la tua sensibilità è uguale a quella di un bradipo eh, ‘Sori?- lo rimbeccò Konan tirandogli un pugno sulla spalla non molto amichevolmente.

  • Ma che cazzo ho detto?- fece lui non avendo ancora realizzato il danno che aveva fatto.

  • La ragazza che si è scopato Deidara è Karin. Tu hai appena svelato a lei che lui non si ricordava nemmeno il suo nome il giorno dopo…- spiegò Itachi in tono solenne alzandosi da tavola sentendo il campanello e il profumo di pizza.

L’Uchiha maggiore aprì la porta per uscire, scansò come se nulla fosse Deidara e Karin che si stavano dando spiegazioni e ritornò velocemente con le pizze in mano, come un trofeo.

  • Si chiariranno, comunque, speriamo solo che adesso non si fermi anche lei a dormire qui, se Deidara avesse una ragazza probabilmente verrebbe a dormire qui e addio tana di soli uomini!- disse Itachi posando le pizze sul tavolo davanti alla folla affamata.

  • Ehi! Io sono una ragazza!- ribatté Konan sdegnata. Pain le passò un braccio attorno alle spalle, con naturalezza, fregandosene del fatto che tutti gli altri l’avrebbero preso in giro.

  • Lo sappiamo, lo sappiamo, vuoi sempre essere l’unica gallina del pollaio, Konnie.- disse l’arancione sorridendo e baciandola sulla guancia suscitando addirittura gli applausi del rosso e dell’Uchiha.

  • E bravo, Pain. Finalmente avete smesso di litigare e andate d’accordo. È un bene per tutti noi, lo sarà anche per la band, evitate solo di fidanzarvi perché diventereste insopportabili.- li ammonì il rosso sorridendo.

Deidara tornò pochi minuti dopo, con il sorriso sulle labbra. Aveva chiarito con Karin, sarebbero usciti il sabato successivo per conoscersi meglio. Lui le aveva raccontato che quella sera era particolarmente euforico, aveva bevuto parecchio e l’aveva trovata carina e così erano finiti a letto insieme e mai avrebbe immaginato che lei si sarebbe ripresentata alla sua porta.

Quando tornò in cucina li vide dividersi una pizza come un’allegra famigliola felice, la sua famiglia. Prese posto e sorrise agli amici mangiandosi una fetta di pizza.

  • Ah! Si sente che non c’è Hidan, nessuno che impreca ogni due secondi per qualsiasi cosa!- esclamò Deidara stravaccandosi sul divano e mangiandosi un biscotto. Sembrava stupidamente felice, nessuno l’aveva mai visto così, probabilmente doveva centrare Karin in quella faccenda.

  • Ma guardatelo, tutto contento perché Karin gli ha fatto le moine!- lo prese in giro Sasori tirandogli una scarpa in faccia.

  • Stronzo! Provaci ancora e ti stacco le palle, parola mia, rosso!- esclamò il biondino alzandosi e tirandogli una sberla sulla nuca.

  • A proposito, Dei, ci chiedevamo se quando ti metterai con Karin, perché sicuramente succederà a breve, dovremmo sloggiare da qui per fare posto a lei…- chiese Itachi meditando sulla sigaretta appena accesa.

  • Smettetela di fare i coglioni, lo sapete che questa è anche casa vostra, anzi, appena finisce la scuola passerete le vacanze da me, sia chiaro!- esclamò il biondo brandendo a mo’ di spada il pacco di biscotti.

  • Come se adesso invece non vivessimo qui, vero, Dedi?- intervenne Konan sarcastica pensando che ormai non dormiva praticamente più a casa sua.

  • Siete dei rompicoglioni ma alla fine posso dire di volervi bene…- sospirò il biondo abbandonando i biscotti sul tavolino in preda a Pain, Itachi e Sasori.

 

Una porta che per poco non veniva sfondata annunciò il ritorno di Hidan, con tanto di colorite imprecazioni perché aveva sbattuto l’alluce contro il portaombrelli a forma di zampa di cinghiale, una chicca speciale che Deidara aveva trovato in discarica qualche mese prima.

  • Sto cesso di portaombrelli, ma vaffanculo, Dei!- urlò il grigio mentre si apprestava a sedersi comodamente sul bracciolo della poltrona.

  • Fin quando questa rimarrà casa mia deciderò io l’arredamento, se non ti dispiace, Hidan!- sentì la voce del biondo dalla cucina. La cosa preoccupante di Deidara era che pensava davvero di avere gran gusto per l’arredamento, ne erano testimoni, a parte il magnifico portaombrelli, anche sei simpaticissimi soprammobili a forma di foca, in vetro, un’oscenità comprata con tanto entusiasmo al discount. L’unico oggetto che ornava davvero quella casa erano i quadri, ovvero foto del loro gruppo, invecchiate, in bianco e nero e incorniciate, era un regalo di Itachi per il suo compleanno.

  • Che culo…- borbottò Sasori come risvegliato da un coma.

  • Allora? Tutto bene con la tua biondina dei sogni?- chiese Pain in tono malizioso. Hidan lo squadrò in maniera eloquente facendo un gesto con il pugno, inequivocabile.

  • E bravo il nostro amico, almeno tu scopi, io è quasi un mese che sono a secco…- sospirò Itachi, era il ragazzo con i gusti più difficili al mondo, non era uno di quelli che si faceva chiunque gli capitasse a tiro, come tutti gli altri ragazzi del gruppo, ma doveva essere colpito da qualcosa di particolare.

  • Finché non imparerai ad accontentarti, Uchiha, te la farai a mano fino alla morte!- commentò solennemente Sasori appoggiandogli una mano sulla spalla.

  • Dovrei prendere esempio da te, ti infili in qualsiasi buco come se niente fosse. Sei penoso!- lo prese in giro il moro distendendosi in un sorriso.

     

Mentre tutti si apprestavano a prendere sonno Itachi si alzò a sedere come se fosse stato folgorato da una visione. Accese l’abat-jour con uno scatto felino, illuminando fiocamente la stanza, suscitando le imprecazioni di tutti i presenti.

  • ‘Tachi! Che palle, spegni quella cazzo di luce e dormi, oppure vattene in sala!- esclamò un Pain piuttosto seccato sfregandosi gli occhi. Il moro non si diede per vinto.

  • Sapete che oggi sono tornato a casa, no? Beh, ho riflettuto su quello che mi ha urlato Sasuke, forse ha ragione lui, non gli ho mai dedicato del tempo, nemmeno qualcosa di speciale, un piccolo gesto…- disse l’Uchiha maggiore fissando gli amici che continuavano a guardarlo in modo interrogativo.

  • Ah già adesso vi illustrerà la trovata geniale…- intervenne Hidan sotto i segni d’assenso di Sasori, gli unici che avevano visto prendere vita quella follia.

  • Vuole scrivergli una canzone, dedicargliela…- spiegò il rosso.

  • Ma… non è un po’… insomma… da gay?- chiese Deidara inarcando un sopracciglio, decisamente poco convinto.

  • Fottiti, Dedi, invece, secondo me, è molto dolce! Certo che ti aiuteremo!- sorrise Konan incoraggiante e avvicinandosi al moro con un foglio e una penna presi dal comodino, in attesa di mettersi al lavoro. Alla fine solamente Itachi e Konan ci misero davvero impegno, gli altri più che altro cazzeggiavano dicendo le peggio idiozie che venivano loro in mente.

  • No, è banale così! Non vogliamo un testo sdolcinato, non è nello stile di Itachi!- li rimbeccò la blu dopo l’ennesima frase scontata sulla fratellanza e su quanto due fratelli si volessero bene nonostante tutto.

 

Dopo una disastrosa mattinata a scuola, in cui gruppi di ragazzine starnazzanti non la smettevano di insidiare i membri della band, ormai famosa nell’istituto. Konan fu invece avvicinata dall’Inuzuka, che non perse l’occasione per allungare troppo le mani, rischiando di essere preso a pugni da Pain.

  • Oh, calmati, Pain. Cos’è adesso siete pure fidanzati?- chiese lui, impertinente come al solito. L’arancione gli alzò il terzo dito.

  • Accontentati di questa risposta, Inuzuka. Vai a farti fottere!- esclamò il ragazzo portando via Konan con sé.

Quando raggiunsero gli altri in classe li ritrovarono praticamente sommersi di ragazzine urlanti con macchine fotografiche, urlarono quando videro entrare anche Pain e Konan.

  • Oddio! Ecco gli Akatsuki al completo!- urlò una di loro fotografandoli a ripetizione e tempestandoli di domande, molte delle quali idiote.

  • Konan, sei l’unica ragazza della band, sicuramente ti piacerà qualcuno di loro, chi? Sei fidanzata?- la blu ringraziò il cielo quando entrò in classe il professor Kakashi per cominciare la lezione di scienze.

Durante le lezioni i ragazzi sorridevano compiaciuti alle ragazze che passavano in corridoio, l’unico che sembrava indifferente era Itachi, troppo avanti per dare retta a delle galline, nonostante si lamentasse spesso di non fare abbastanza “pratica” in quel senso.

  • Grande! Con Dei e Hidan fuori gioco più donne per noi, ragazzi!- esclamò il solito Sasori che non la smetteva di mangiare con gli occhi una certa Tenten. Negli ultimi tempi stava rasentando i limiti della decenza, saltava addosso a qualsiasi cosa respirasse…

  • Pretendo solo ragazze di un certo livello, io.- sbottò Itachi non filandosi minimamente una biondina che lo stava salutando con un sorriso provocante stampato in volto.

  • ‘Sori, smettila, cazzo! Mi disturbano quelle ragazze che ti fischiano!- borbottò Konan, la sua compagna di banco di sempre. Il rosso, di tutta risposta, le tirò una ciocca di capelli ridendo.

  • Coglione.- sillabò lei girandosi dall’altra parte.

 

Dopo la mattinata trascorsa a scuola come delle superstar internazionali andarono tutti, chi per la prima volta, a casa di Itachi, doveva preparare una sorpresa a Sasuke. Corsero da Deidara a prendere gli strumenti, portare la batteria di Sasori fu un vero calvario, infatti per poco Hidan non spaccò uno dei piatti, per poi montare tutto nel giardino degli Uchiha, pregando che i vicini non si incazzassero troppo per il casino che stavano per fare.

Sasuke rientrò poco dopo, da solo, probabilmente Sakura si era fermata a starnazzare con le sue amichette. Noncurante posò le chiavi sul mobile dell’entrata, sbuffando.

  • Ehi, fratellino…- lo chiamò Itachi con uno strano sorriso sulle labbra. Il minore degli Uchiha lo guardò con sfida.

  • Sai benissimo che odio quando mi chiami così, per cui, dimmi quello che devi che ho fretta.- fece lui già scazzato all’inverosimile.

  • Che ne dici di passare un po’ di tempo in giardino con me?- il moro realizzò solo un attimo dopo che era una delle frasi più stupide che avesse mai pronunciato. L’altro inarcò un sopracciglio, suo fratello si stava comportando in modo decisamente strano, più del solito.

  • Se proprio vuoi…- rispose l’altro infilandosi le mani in tasca seguendolo, sempre più sospettoso, di solito Itachi non lo salutava nemmeno quando tornava a casa, a stento si scambiavano due parole in tutta la giornata, già, perché lui non c’era mai a casa.

Gli altri si erano già preparati mentalmente alla colossale figura di merda che avrebbero fatto davanti a Sasuke ma aiutarono ugualmente Itachi.

Quando i due fratelli Uchiha uscirono in giardino Sasori partì a dettare il ritmo con la batteria, Itachi li raggiunse, afferrando il microfono, Konan avrebbe strimpellato qualcosa con la sua chitarra, quella canzone doveva cantarla lui, ci aveva lavorato troppo, la sentiva sua.

Alla fine di quel “teatrino”, l’espressione di Sasuke era a metà tra lo schifato e il divertito, forse era un modo alquanto contorto per chiedergli scusa per le sue mancanze, magari per dirgli che gli voleva bene, a modo suo.

Si andarono in contro, il minore con uno strano sorriso in volto, guardava sottecchi Itachi.

  • Grazie, Itachi e… non farlo mai più è troppo, come dire, ah sì, da gay!- esclamò il moro rientrando in casa, senza smettere di sorridere.

 

Era stranissimo vedere Konan e Pain tenersi imbarazzati per mano, in mezzo alla città affollata, ammoniti continuamente dal biondo che non aveva alcuna intenzione di ospitare la loro prima volta insieme nel suo comodo letto.

  • Che non vi venga in mente, eh! Io ti castro, Pain!- minacciava il biondo senza però nascondere un sorriso.

  • Non ti preoccupare, ho anche io un letto…- rispondeva l’arancione guardando Konan in modo allusivo, facendola arrossire fino alle punte dei capelli blu.

  • Smettila, idiota…- sussurrò lei stringendogli la mano, felice.

 

Intanto a scuola la voce che gli Akatsuki spaccavano come band si era diffusa, quella mattina, mentre Pain stava mangiando la merenda, probabilmente rubata a qualche studente più giovane, fu avvicinato dall’Haruno.

  • Vattene, ho solo fatto una cazzata a venire a letto con te. Non si ripeterà, adesso sto finalmente con Konan e…- la rosa non lo lasciò neanche finire.

  • Faccio finta di non aver sentito. Siete forti come band, questo sabato vorrei tanto che suonaste al locale di mio padre, la band che aveva scelto è impossibilitata a venire, quindi… ovviamente sarete pagati…- propose la ragazza un po’ imbarazzata dalla situazione.

  • Che cosa? Ma certo che accettiamo, avvisa pure tuo padre.- rispose lui cercando di trattenere l’entusiasmo davanti a lei.

  • Grazie, Pain, ci salvate, davvero.- sorrise brevemente e scappò via non appena vide Konan avvicinarsi con fare minaccioso.

  • Che cosa cazzo vuole quella?- tuonò la blu brandendo una merendina al cioccolato come arma.

  • Sabato sera suoniamo in un locale, saremo anche pagati!- esultò lui abbracciandola e stampandole un bacio sulla guancia, ovviamente la blu non riuscì a tenergli il muso a lungo.

  • Potrei morire, in questo momento!- esclamò la ragazza saltandogli al collo e baciandolo sulle labbra. Corsero fuori in cortile, dove gli altri stavano discutendo in maniera accesa riguardo l’imminente match di ping-pong tra Giappone e Cina. Idiozie.

  • Zitti tutti! Sabato avremo la nostra prima serata in un locale! Ci pagano, cazzo!- annunciò Pain con entusiasmo seguito a ruota da Konan che non riusciva a smettere di sorridere. Gli altri non crebbero alle proprie orecchie ed esultarono a loro volta, Hidan riuscendo a infilare circa due parolacce ogni parola.

  • Ci sarebbe un problema questo sabato, ragazzi…- disse Deidara con un filo di voce, si vergognava. Gli altri lo guardarono, truci.

  • Azzardati a darci buca per quella Karin e subirai la nostra ira, abbiamo bisogno del nostro chitarrista e non ti sognare neanche di perderti la nostra prima esibizione seria!- lo ammonì Sasori sostenuto da Itachi. La blu lo abbracciò.

  • Dedi, puoi dire a Karin di venirci a sentire, le donne vanno pazze per le rockstar! E poi suoniamo nel locale dell’Haruno, sono anche amiche…- gli propose la ragazza facendolo subito dopo sorridere raggiante.

 

Le prove erano riprese, sembrava che l’esibizione nel cortile della scuola fosse passata da secoli, avevano ormai qualcosa di più importante, un concerto vero, il loro sogno nel cassetto da quando avevano deciso di mettere su una band completamente da autodidatti, infatti, fatta eccezione per Itachi, nessuno di loro aveva mai preso lezioni di musica, i loro strumenti li suonavano inizialmente a caso per poi riuscire a riprodurre a orecchio qualsiasi melodia.

 

Per cena stranamente nessuno mandò a fuoco la cucina sperimentando ricette nuove, ormai avevano imparato ad usare perfettamente il microonde e quella meraviglia che portava il nome di cibo precotto.

Mentre i ragazzi erano sul balcone a fumare Konan stava lavando i piatti sporchi di due giorni, quella casa senza di lei sarebbe diventata un porcile nel giro di cinque minuti, era paradossale come ci tenesse all’ordine in quella casa che non era manco sua mentre la sua stanza sembrava un magazzino in disuso.

Deidara rientrò prima degli altri, per darle una mano. Quando il biondo entrò in cucina prese uno straccio e asciugò i piatti ricevendo un sorriso dalla blu che mai si sarebbe aspettata un gesto di tale galanteria. Solitamente tutti stavano alla larga dalla cucina non appena si sentiva la frase “lavare i piatti”.

  • A cosa devo questa gentilezza, Dedi?- chiese lei squadrandolo sottecchi. L’altro alzò le spalle non rispondendo.

  • Ho capito, sei nervoso per sabato, e non mi riferisco alla performance…- continuò lei fissandolo e aprendosi in un sorriso.

  • È che non sono mai uscito così dichiaratamente con una ragazza, mi sento in imbarazzo.- dichiarò lui posando una pila di piatti puliti dentro la credenza.

  • Karin stravede per te. Andrai benissimo!- esclamò lei incoraggiandolo.

  • Se va tutto a puttane mi avrai sulla coscienza, Konnie, non dimenticarlo!- ripose il biondo asciugando un bicchiere sbeccato, probabilmente omaggio derivante da una sbronza colossale di qualcuno di loro.

  • Ti immagini che la prossima settimana non faremo un cazzo tutto il giorno? Solo musica e uscite, non vedo l’ora!- sospirò la blu immaginandosi le vacanze insieme agli amici, sicuramente non sarebbero andati al mare o non avrebbero fatto alcun viaggio.

 

L’indomani a scuola la voce che gli Akatsuki si sarebbero nuovamente esibiti, questa volta in un locale con una performance più seria, si era già sparsa a macchia d’olio e tutti quanti confermavano la loro presenza.

  • Oh, finalmente guadagneremo dei soldi, sono stanco di essere sempre a secco e di dover contare sul figlio di papà qua presente!- esclamò Deidara al cambio dell’ora indicando un alquanto scazzato Itachi.

  • Sai benissimo che detesto essere definito così, non sono mica fighetto come mio fratello! Se posso non chiedo mai nulla a mio padre…- puntualizzò il moro sbuffando.

  • Dai, non litigate, io sto già pensando a come spendere quei soldi, è da tanto che vorrei comprarmi qualcosa di nuovo da vestire, mia madre non mi da’ più un centesimo da quando non torno a casa.- sospirò Konan sognando un vestito che aveva visto in una vetrina del centro qualche settimana prima.

 

Ci si avviava ormai verso la fine della scuola che vide Deidara, Hidan e Pain impegnati fino all’ultimo in suppliche per non essere bocciati ed interrogazioni dell’ultimo minuto addirittura un corridoio.

  • Grazie, prof per avermi dato almeno una possibilità, non se lo dimentichi che sono stato interrogato!- esclamò Pain con uno sguardo eloquente che fece rabbrividire la prof di biologia, Shizune.

  • Vedremo agli scrutini, Pain, metterò una buona parola per te.- disse la donna prendendo il registro e sorridendo al ragazzo. Non poteva essere bocciato, non di nuovo, non adesso che stava finalmente studiando qualcosa con l’aiuto di Konan e Sasori che in quel periodo non avevano nulla da fare poiché sapevano bene che sarebbero stati promossi a pieni voti.

  • E non si dimentichi neanche di noi!- esclamarono Hidan e Deidara cercando di sorridere in modo convincente. L’insegnante cercò di sorridere di rimando senza essere vista dai colleghi.

 

Al suono della campanella un boato generale si levò dalle classi e tutti presero a correre come dannati nel cortile della scuola per la tradizionale lotta con i gavettoni che tutti gli anni si disputava riportando sempre alcuni feriti, specialmente i secchioni che non volevano essere bagnati.

  • Ah! Siete dei fottuti coglioni!- urlò Konan, uscita per ultima in cortile nel quale le era stato testo un agguato dagli amici con un secchio di acqua gelata, con loro i palloncini d’acqua erano superflui.

  • Sei una secchiona, te lo meriti!- le urlarono di rimando gli amici tra una risata e l’altra vedendo che il trucco scuro della ragazza stava colando sulle guance. Pain l’abbracciò stretta, tenendosi la pancia dalle troppe risate.

  • Dai, vieni qui, non dare retta a loro!- indicò gli amici che si rotolavano a terra senza ritegno.

  • Fanculo! Centri anche tu in questo scherzone idiota!- disse lei in tono smielato dandogli un bacio sulla guancia e bagnandolo tutto abbracciandolo.

  • Ehm, chiedo scusa…- qualcuno si schiarì la voce e in quel momento Deidara divenne purpureo, cercò di darsi un contegno e si alzò da terra ancora con le lacrime agli occhi per le risate.

  • Ciao, Karin…- disse lui sfoderando un sorriso che doveva essere suadente ma che suscitò ulteriori risa da parte degli amici.

  • Volevo solo ricordarti del nostro appuntamento, ci vediamo al bar direttamente?- il biondo scosse il capo.

  • Ma no, passa da me prima, così facciamo la strada insieme!- esclamò in tono convincente facendo rimanere a bocca aperta gli amici.

  • Va bene. A domani, allora…- gli scoccò un bacio sulla guancia lasciandolo di stucco quel tanto che bastò per tirargli una secchiata d’acqua che lo bagnò dalla testa ai piedi.

  • Ahh! I miei capelli! Stronzi, me la pagherete!- urlò indemoniato inseguendo gli altri per il cortile suscitando l’ilarità generale.

 

Il viaggio di ritorno a casa fu una lagna unica, il biondo non la smetteva di lamentarsi dei capelli che diventavano crespi e che sembrava uno scappato di casa. Routine.

  • Ragazzi, pranzo veloce e poi prove fino a stasera, è il programma.- disse Sasori servendosi una porzione di sushi d’asporto che avevano acquistato per strada per festeggiare la fine dell’anno scolastico. gli altri storsero il naso ma non poterono far altro che annuire, rassegnati.

Provarono e provarono ancora, fino allo sfinimento, fin quando Konan non ebbe quasi più voce, il rosso era incontentabile, c’era sempre qualche sbavatura nella performance e lui riteneva tutto ciò inaccettabile e poco professionale.

  • Se non è perfetto possiamo sognarci altri ingaggi!- ripeteva di continuo mettendo ansia agli amici che ricominciavano daccapo appena lui si decideva a dare il ritmo con la batteria.

A mezzanotte erano sfiniti, la blu minacciava Sasori sottovoce, sperando di non perderla del tutto il giorno dopo per l’esibizione.

 

La sveglia per i ragazzi suonò alle sei, secondo Sasori il momento migliore per provare era la mattina presto, senza il caldo del sole. Secondo gli altri Sasori era un coglione ma questo è un altro discorso. Vederli provare in boxer e camicia da notte era una scena da immortalare, così decretò Hidan brandendo il suo telefono a scattando una foto a dir poco compromettente e oscena che fece saltare i nervi pure al tranquillo e placido Itachi.

All’ora di pranzo si recarono al locale per poter montare tutte le apparecchiature secondo l’attenta scaletta del rosso che gironzolava impartendo ordini a chiunque gli capitasse a tiro. Dopo una breve prova microfono e del suono ritornarono a casa per prepararsi per la serata.

  • Ragazzi ho fame!- brontolò Pain impaziente mentre si metteva il gel nei capelli arancioni e si chiudeva la cappa a nuvolette rosse. Aveva ragione, infatti avevano saltato la cena per potersi preparare al meglio e Itachi fu sgridato da Sasori quando fu beccato con un panino in mano che mangiava di nascosto in cucina.

  • Si mangia dopo il concerto, non voglio distrazioni!- fece il rosso in tono autorevole. Gli altri sbuffarono e decisero per quieto vivere di dargli retta per farlo stare tranquillo.

Konan era chiusa in camera che finiva di truccarsi e mettersi a posto, Pain entrò per chiamarla e la vide in intimo, mosso da una strana attrazione si avvicinò a lei e la cinse per i fianchi facendola sorridere quando le baciò piano una spalla.

  • Sei bellissima, Konnie.- sussurrò lui al suo orecchio cominciando a baciarle il collo, con trasporto. Anche la blu su lasciò andare a quelle effusioni che erano alquanto insolite tra lei e Pain, siccome non avevano ancora chiarito bene che cosa stessero facendo in quei giorni, se stavano davvero insieme o meno.

  • Anche tu, come sempre, d'altronde.- commentò lei accarezzandogli i capelli che rimanevano più ispidi per via del gel appena messo.

  • Non dovessimo fare un concerto non esiterei a buttarti sul letto e…- la porta che si spalancò non permise a Pain di dire che cosa avrebbe fatto dopo averla sbattuta sul letto, anche se era abbastanza evidente dato lo strano rigonfiamento che aveva nei boxer, mascherato per fortuna dalla cappa.

  • Dai, scopate dopo, adesso è ora di andare!- esclamò Itachi inespressivo e senza il minimo imbarazzo per aver appena interrotto un momento di intimità.

Poco dopo arrivò anche Karin, si era davvero tirata a lucido per la serata, pensò Deidara quando andò ad aprirle la porta. Per l’occasione aveva tolto i soliti occhiali e si era truccata leggermente, lisciato i lunghi capelli rossi e indossato un abitino che lasciava decisamente poco spazio all’immaginazione di ciò che vi era sotto.

  • Stai benissimo…- riuscì solo a borbottare Deidara arrossendo visibilmente. Gli altri lo presero in giro dandogli delle sonore pacche sulle spalle.

  • Grazie. Anche tu, ti dona davvero questa cappa.- sorrise lei entrando in salotto ed essendo quasi investita da Pain e Konan che uscivano dalla camera da letto visibilmente rossi in viso.

  • Ehi, Karin! Come stai? Ti sei proprio messa in tiro…- esclamò Konan abbracciando la ragazza come se nulla fosse. Le donne riuscivano a fare comunella in pochi secondi quando si trovavano in mezzo a soli uomini.

 

La strada fino al locale fu allietata dalle stupide battute, a sfondo ovviamente sessuale, di Hidan e Sasori, dal chiacchiericcio, che i ragazzi definirono molesto, di Konan e Karin che ridevano ogni tanto indicando ora uno e ora l’altro dei ragazzi e dalle provocazioni di Pain e Itachi nei confronti di Deidara che si rifugiava sempre dietro ad una sfilza di “fanculo, coglioni”.

Non appena varcarono la soglia del locale furono abbracciati a turno da Sakura, in visibilio per aver salvato la serata, vicino alla rosa c’era il suo ragazzo storico, Sasuke che fece un cenno del capo alla band e diede una pacca sulle spalle al fratello maggiore, Ino spuntò dal nulla e baciò Hidan sulle labbra augurandogli buona fortuna. Per l’occasione la bionda aveva allestito uno stand artigianale con le magliette stampate del gruppo, sembravano davvero delle rockstar serie, peccato che nelle immagini spiccasse solamente la faccia di Hidan.

  • Andate a prepararvi, siete in scena tra mezz’ora. Il locale è bello pieno, si è sparsa la voce anche nelle scuole vicine.- annunciò Sakura sorridente e indicando il palco ai ragazzi.

Sasori passò la mezz’ora prima dello spettacolo a ripassare la scaletta dei brani e a scrivere appunti nel suo fido taccuino. Fu affiancato da colei che quella sera era stata nominata presentatrice del gruppo, un favore tra amiche, era Sabaku no Temari, era del loro anno e frequentava un’altra classe.

  • Ehi, rosso! Ti vedo sempre così concentrato su quel quadernetto prima di suonare…- fece lei sedendosi accanto a lui.

  • Sono attento a ogni minimo dettaglio, senza questo saremmo tutti perduti, è qui che scrivo ogni cosa inerente alla band.- replicò lui in tono asciutto, come se lei lo avesse insultato pesantemente.

  • Beh, ti lascio al tuo lavoro, allora, in bocca al lupo, a proposito, io sono Temari.- si presentò lei, non ricevette risposta e fece per andarsene, in quel momento Sasori alzò lo sguardo.

  • Lo so, io sono Sasori, dovresti saperlo anche tu.- rispose con un mezzo sorriso. Era ovvio che si conoscessero a vicenda, almeno, dopo la festa di Ino almeno il nome della misteriosa ragazza che si era portato a letto se lo ricordava. Lei gli sorrise di rimando e sparì tra la folla.

 

I ragazzi si trovarono agitatissimi dietro le quinte, si preparavano velocemente, Deidara stava facendo il solito discorso di incoraggiamento alla band, Sasori annuiva ad ogni singola parola, Hidan e Itachi non prestavano alcuna attenzione, Konan e Pain si stavano dando il bacio della fortuna. Quando furono annunciati salirono sul palco con il cuore il gola che batteva all’impazzata. Si posizionarono ognuno al proprio posto e aspettarono a Sasori desse l’attacco di batteria per cominciare a suonare. Il pubblico li applaudì fragorosamente, Konan avvampò e si attaccò al braccio di Pain. Videro Deidara scomparire alla ricerca di Karin, forse imboscata da qualche parte, Itachi sembrava un’ameba messa lì tanto per occupare spazio, però circondato da una specie da fanclub che lui non sapeva nemmeno di avere, Hidan era sommerso di attenzioni da una Ino che sembrava eccitatissima e Sasori si guardava intorno alla ricerca della misteriosa Temari.

 

Scesero dal palco tutti insieme e poi si divisero sparpagliandosi per il pub, avevano da bere gratis, dovevano assolutamente approfittarne. Pain e Konan si diressero verso il bar per prendersi una birra. Itachi si volatilizzò insieme a un paio delle sue fan che sgallinavano da mezz'ora per dare loro esattamente quello che volevano. Hidan ovviamente era chiuso in bagno insieme a Ino a fare quello che facevano sempre e che riusciva a loro meglio. Sasori stava chiedendo più o meno a tutti se avevano visto Temari senza alcun successo.

 

Deidara invece sembrava una sorta di enorme pomodoro ambulante, si aggirava per il locale impacciato insieme a Karin che continuava a sorridergli allegramente, non sapendo di metterlo terribilmente a disagio. Il biondo si guardò intorno in cerca di un volto amico, non era abituato a queste uscite in due, come minimo aveva sempre avuto qualcuno come spalla. Invece ora degli altri non se ne vedeva nemmeno l'ombra.

  • Deidara, che ne dici di andare a berci qualcosa?- chiese la rossa ammiccandogli. Lui annuì senza pensare. Si dette anche dello stupido, possibile che l'unica volta che era interessato a qualcuno dovesse comportarsi da sfigato impacciato?

Arrivati davanti al bancone si incontrarono con Konan e Pain che stavano chiacchierando delle solite cose, erano la coppia peggio assortita del secolo, pensò il biondo stringendo la sua pinta di birra.

  • Dedi! Finalmente ti vedo con Karin, siete proprio una bella coppia, complimenti!- esclamò la blu abbracciandolo. Il biondo la strinse in vita, come quando quella volta era stata sua, la sua prima volta, quella sarebbe sempre appartenuta a Deidara e non a Pain. Almeno aveva detenuto questo primato. Il biondo si destò da questi pensieri, ma che cosa stava dicendo? Non doveva invece gioire della felicità degli amici e godersi finalmente una ragazza tutta per sé? Era confuso.

  • Ehi, Dei, adesso non ti allargare troppo eh! È roba mia!- disse Pain scherzoso afferrando la blu per un braccio e riportandola al suo fianco con sguardo ammaliato.

  • Lei è la mia Konnie, nessun ragazzo me la porterà mai via, nemmeno tu, Pain! Tanto stasera me la spupazzo tutta!- rise il biondo indicando la ragazza. In tutta questa scena Karin si sentiva in disparte, esclusa da quel quadretto famigliare. Strinse la mano del biondo ricordandogli la sua presenza.

  • Eh no, biondino, stasera andiamo da me, avevi detto che casa tua non era un bordello, quindi...- disse l'arancione in tono allusivo facendo arrossire Konan. Pain non le aveva nemmeno accennato a quella decisione, si sentì un po' turbata, avrebbe dovuto quantomeno avvisarla prima. Cercò lo sguardo di Deidara e il biondo capì al volo. Riuscirono ad allontanarsi con una scusa stupida. Uscirono fuori dal locale, lontano dalla vista di tutti.

  • Bene, la resa dei conti. È il momento che stavi aspettando, no?- chiese il biondo con un tono neutro e piatto.

  • Già. Ma mi ha colta alla sprovvista, secondo me è troppo presto per un passo del genere. Io non sono pronta.- confessò la blu guardandosi le mani.

  • Potevi aspettartelo, Konnie, è normale, l'euforia del dopo concerto. Con me sei stata subito pronta!- esclamò il biondo fissandola dritto negli occhi.

  • Ma tu sei il mio migliore amico, con te è tutto naturale, con Pain c'è sempre quell'insicurezza, quella paura di non essere mai abbastanza...- Deidara le accarezzò una guancia e subito dopo diede un bacio su di essa, le sorrise incoraggiante.

  • Appunto. Io sono il tuo migliore amico. So come sei fatta e ti consiglio di buttarti, tutto verrà da sé, Konnie, sei una ragazza stupenda.- la prese sotto braccio e tornarono dentro spezzando quell'imbarazzo che si era creato tra Pain e Karin che non sapevano che dirsi.

  • Tornati, problema risolto. Beh, stavate andando via, giusto?- chiese il biondo sorridendo sornione e felice e passando un braccio attorno alle spalle di Karin.

 

Pain e Konan uscirono dal locale e si presero per mano. La ragazza lo guardava intensamente nel buio della notte: era stata una bella serata, si sperava che potesse essere la prima di una lunga serie. Lui si accorse di essere fissato e si girò sorridendole.

  • beh, andiamo da me, allora?- chiese lui senza mezzi termini. La blu sorrise, parlare con Deidara le aveva fatto prendere sicurezza e ora non temeva più nulla.

  • Sì, certo.- affermò risoluta seguendolo.

 

Era strano, nonostante Konan conoscesse Pain da tempo immemore, non era mai stata a casa sua, non aveva mai conosciuto i suoi, o meglio, sua madre, il padre non lo aveva mai conosciuto nemmeno l'arancione. La prese per mano conducendola attraverso viottole decisamente strette e losche. Si strinse a lui d'istinto e lui l'abbracciò di più. Svoltarono un paio di volte a sinistra al buio e poi si ritrovarono davanti ad un palazzone enorme e dominato dal grigio, di una tristezza indicibile. Pain era a disagio, si vergognava a farle vedere quanto poco avesse. Konan non ne rimase per nulla sorpresa, era abituata a vivere nella tana di Deidara, quel palazzo a confronto sembrava una reggia imperiale. Arrivarono al terzo piano ed entrarono in casa.

Tutte le luci dell'abitazione erano spente, erano anche le quattro del mattino ed era piuttosto comprensibile. Konan si guardava intorno curiosa, come era possibile che conoscesse da così tanto tempo Pain e che non fosse mai andata a casa sua?

  • Fai piano, però, ci sono i miei che dormono...- l'avvisò il ragazzo camminando a passo di ninja verso il piano superiore. Già, Pain aveva anche dei genitori, che lei non aveva mai visto. Ma quanto poco sapeva sul suo conto al di là della sua spavalderia?

  • Vieni, dai!- sussurrò lui prendendola per mano e accompagnandola verso la sua camera.

L'arancione accese con uno scatto l'abat-jour che illuminò l'ambiente circostante. Sembrava una riproduzione in scala del bordello che c'era da Deidara, il letto sfatto da chissà quanto tempo, la scrivania ingombra di materiali vari ed eventuali, fogli di spartiti, compiti non finiti, calzini, magliette e chi più ne ha più ne metta.

Al muro erano appese diverse cornici con foto. Sorrise lievemente quando ne notò una di un Pain appena nato, già con quell'espressione da gradasso che lo caratterizzava.

  • Avevi già quell'aria da insopportabile sapientone, lo sai?- gli chiese guardandolo negli occhi grigi. Lui si passò un braccio dietro il capo e lo piegò leggermente.

  • Me lo dicono in tante...- tagliò corto esibendo quel sorriso sghembo che lei adorava. Infatti Konan non volle sapere chi fossero le “tante”. In quel momento era solo lei, lì, con Pain.

Konan si sedette sul suo letto sprofondandoci, tipico, un materasso ad acqua e come avrebbe potuto essere altrimenti?

Lui la raggiunse prendendole una mano tra le sue. La blu poteva chiaramente percepire ogni callo sulle sue dita da bassista. Lo trovava così affascinante che pure i suoi calli diventavano oggetto di interesse. Avvicinò il viso a quello del ragazzo e lo baciò semplicemente, lasciandosi trasportare dagli eventi, senza alcun pensiero.

Pain si tolse la cappa che indossava per il concerto e rimase a torso nudo, Konan constatò che era esattamente il doppio di Deidara, con quelle braccia muscolose e i pettorali decisamente pronunciati. L'afferrò per i fianchi e la fece stendere sotto di sé, con una gentilezza che non gli apparteneva affatto.

In quel momento la blu si sentì più completa che mai e rimpianse di aver avuto paura, di aver temporeggiato, lei era sempre stata pronta per quel momento, solo che non se ne rendeva nemmeno conto.

Sospirò pesantemente quando la baciò sul collo lasciandole qualche piccolo morso vicino alle clavicole, era irruento, sentiva che non voleva perder tempo e che la voleva sua. Subito.

  • Konnie. Il reggiseno...- si lamentò seccato da quell'inutile indumento. Lei arrossì e lo sganciò con semplicità, senza il minimo imbarazzo.

  • Molto meglio...- commentò lui baciandole appassionato un seno. Lei gemette forte, forse troppo.

  • Ma se i tuoi ci...- le tappò la bocca con le sue labbra. Non aveva più bisogno di parole, voleva solo passare ai fatti.

  • Dobbiamo recuperare il tempo perso, Konnie. Stanotte sei mia.- sussurrò roco. Era irresistibile. Le piccole mani di lei si intrufolarono all'interno dei suoi boxer, accarezzandolo dolcemente e scoprendolo già pronto nella sua durezza. Arrossì un po' all'idea.

  • Ti voglio da impazzire!- sussurrò lui scendendo a baciarle il ventre piatto. Ma che diavolo voleva fare? Oh, no che imbarazzo. Konan strizzò gli occhi quando lo sentì baciare la sua parte più sensibile e credette di impazzire lì, seduta stante. Sentì un grande calore che si espandeva dal bassoventre quando aprì gli occhi e mise a fuoco la zazzera arancione di Pain in mezzo alle sue gambe tese.

  • Oh, Pain!- sussurrò accarezzandogli i capelli e lasciando che la sua lingua accarezzasse il suo antro segreto. Si sentiva pronta, incredibilmente donna e per la prima volta lo guardò innamorata. Sì, era fottutamente innamorata di Pain.

  • Vieni qui...- un dolce ordine. Incontrò nuovamente le labbra del ragazzo e si sentì protetta da quell'abbraccio sensuale. Lo guardò in quegli occhi grigi, enigmatici. Così diversi da quelli che l'avevano guardata la prima volta, del tutto privi di quel tono di sfida che lo contraddistingueva. Era perso in lei. Al mondo esistevano solamente loro due, uniti finalmente in una cosa sola. Felici.

 

Deidara si svegliò nel letto praticamente vuoto la mattina seguente. Poi sorrise quando notò una manina posata sul suo petto nudo. Era uscito con Karin e le cose erano andate bene, e stavolta si ricordava anche il suo nome. Un bel miglioramento, pensò il biondo abbracciandola stretta.

Il suono odioso del cellulare diede fine all'idillio. Il biondo rispose svogliato al numero sconosciuto che lo stava chiamando.

  • Qui Deidara...- rispose strascicato accarezzando distrattamente Karin.

  • Mi dispiace disturbarla, conosce per caso Itachi Uchiha? Abbiamo il suo numero tra le chiamate rapide.- una voce sconosciuta gli rispose. Che voleva dire? Che centrava Itachi?

  • Sì, certo che lo conosco.-

  • Allora la prego di venire subito all'ospedale. L'abbiamo soccorso stamattina.- il biondo buttò giù il telefono e svegliò Karin. Avrebbero fatto i fidanzatini in un altro momento. Ma che stava succedendo a Itachi? D'istinto chiamò Sasuke.

  • Ohi. Vieni all'ospedale, subito!- gli urlò al telefono mentre stava uscendo di casa e inseguendo la corriera. Diavolo. Ma dove erano finiti tutti quanti?

 

Arrivò completamente senza fiato all'ospedale della città. Entrò a capofitto e iniziò ad urlare a chiunque fosse nel raggio di dieci metri. Ma dove cazzo sei, Itachi?

  • Cerco Itachi Uchiha, dev'essere da qualche parte qui! Cazzo, qualcuno mi aiuti!- era disperato. In quel momento venne affiancato da un'infermiera.

  • Vede, al momento ci risulta che il fratello sia già arrivato...eccolo...- con il capo indicò la figura dell'Uchiha più giovane. Sembrava avesse appena visto un fantasma. Gli occhi lucidi.

  • È fratello di entrambi.- Deidara sentì Sasuke pronunciare quelle parole. La sua voce era malferma, traballante. L'infermiera annuì e lo fece passare.

Quel corridoio era chilometrico, non sembrava portare da nessuna parte. Entrarono nell'ultima porta, una stanza singola, luminosa, con una bella finestra che dava sul giardino. Itachi giaceva inerme intubato, circondato da macchinari di cui nessuno di loro conosceva il nome. Ma che cazzo era successo?

  • L'hanno trovato stamattina, era con una ragazza. Non ne aveva mai parlato con nessuno. Poi li hanno investiti, lei è morta sul colpo e lui...- la voce di Sasuke si incrinò del tutto scoppiando a piangere nervosamente. Era sconvolto e Deidara non era da meno. Si avvicinò cautamente al letto, gli sfiorò una mano che recava delle gravi escoriazioni, ma Itachi era immobile, come una vecchia bambola di pezza.

E fu un attimo, Itachi spalancò gli occhi ed emise un gemito gutturale, poi un aggeggio infernale cominciò a trillare in modo fastidioso, furono cacciati fuori da mille medici che si riunirono a capannello intorno al ragazzo. E da lì fu oblio, passarono ore, forse giorni, seduti su quelle scomode sedie in sala d'aspetto, eppure non si muovevano, erano stati raggiunti dagli altri che, come loro, campeggiavano lì. Fino a quando un dottore non uscì da quella stanza, con la faccia scura.

  • Ho bisogno di parlare con un famigliare...- Sasuke si alzò meccanicamente e venne allontanato dal gruppo. Ma gli altri avevano già capito tutto quanto. Itachi si era spento proprio quella notte, emorragia celebrale. E quel giorno non fu solamente Sasuke a perdere un fratello.

 

Poco dopo la scuola finì, ma non fu la stessa cosa. Ci fu la festa del diploma, ma nessuno degli Akatsuki partecipò, senza Itachi niente era più lo stesso. In casa di Deidara tutti fissavano quella sedia vuota, il suo posto sul divano e sembrava di vederlo ovunque. Rimasero tutti uniti, ma la band si sciolse dopo qualche tempo, per rispetto, perché senza Itachi non aveva più senso, niente.

 

Passò qualche anno da quei giorni bui, Konan conviveva con Pain ormai da tempo e insieme avevano avuto un bambino. La prima cosa bella dopo quel tragico incidente. La blu non usava più vestirsi da metallara, era diventata decisamente più sobria. Vivevano in un quartiere residenziale, poco distante dalla tana di Deidara.

La giovane donna prese per mano un bimbo troppo simile al padre, con quei capelli fulvi, inconfondibile marchio di famiglia. Strinse nell'altra mano un mazzo di gigli bianchi, varcarono la soglia del cimitero del quartiere, camminarono un po' lungo le file di lapidi.

  • I-ta-chi U-chi-ha...- lesse traballante il bimbo con fare dubbioso. Poi guardò la sua mamma tirandola per una manica.

  • Mamma! Il signore a cui porti sempre i fiori si chiama come me!- disse vittorioso per essere riuscito a leggere bene.

  • Sì, Itachi, avete lo stesso nome...- sussurrò malinconica poggiando una mano sulla fredda lapide. Ci manchi, Uchiha, saluti dalla tana. Diede la mano a suo figlio e si asciugò gli occhi lucidi con una mano.

 

Taaaaaa daaaaan ecco finalmente la fine della storia, oddio quanti anni sono passati dall'inizio? Troppi! Ma l'ho finita! Ce l'ho fatta! Yatta!

Bene, ringrazio tutti quanti, tutti tutti, chi ha solo letto, chi ha seguito la storia, chi mi ha recensita, grazie a tutti quanti, ma ora il mio progetto è concluso, mi sento anche un po' orfana di questa storia, in realtà! Spero vi sia piaciuto l'ultimo capitolo, anche se è dal sapore un po' amaro, mi piaceva così.

 

Alla prossima!

 

ketyblack

 

  
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