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Autore: Mue    15/06/2015    2 recensioni
«Ehi, Folletto Saputello!»
Ecco come nei corridoi di Hogwarts il divino James Sirius Potter apostrofa Emily Hale, Corvonero, anonima, impacciata e senz'altra dote -se dote si può chiamare- che non un'estrema bibliofilia.
Sarebbe un episodio di potteriana impertinenza come tanti altri che Emily è costretta a subire se Stuart Dunneth, suo misantropo e ambiguo compagno di classe, non si trovasse per caso nei paraggi.
Emily, ligia alle regole, timida all'ennesima potenza e avversa a qualsiasi tipo di azione eroica, ancora non sa che questo incontro la coinvolgerà nel vischioso mistero che avvolge il ragazzo e sarà costretta, suo malgrado, a dare fondo a tutte le sue risorse per risolvere quello che, da giallo inquietante, potrebbe rivelarsi invece una storia dell'orrore delle peggiori. E i Potter, con le loro smanie di protagonismo, ovviamente non possono stare molto lontani.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
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XXI.
Il morso della spada


Emily chiuse gli occhi, in attesa.
Fu come se il tempo rallentasse. La strega scomparve dalla sua vista, la sua mente si svuotò. Aspettava la morte.
Ma la morte non venne.
«Stupeficium
«Petrificus Totalus!»
«Fulmina!»
«Territum!»
Quattro voci squarciarono l’aria, all’unisono.
Emily aprì gli occhi. La strega, a pochi centimetri da lei fino ad un istante prima, era stata catapultata a dieci metri di distanza da quattro attacchi contemporanei ed si era schiantata pesantemente a terra, vicino al pozzo.
Incredula, Emily si voltò. E li vide.
Erano lì, tutti e quattro, le bacchette alzate ancora vibranti per gli incantesimi appena lanciati. Al e Drilla. E, un passo più indietro, appena emersi dal bosco, David… e Jamie.
Emily spalancò la bocca, senza capire. Non era possibile, doveva essere già morta. Jamie e David non potevano essere lì. Non potevano sapere dell’isola, della strega... O sì?
«EMILY!», gridò Jamie e si lanciò in avanti, trascinandola per terra con sé.
La strega, che si era lanciata verso di lei dalle sue spalle, li oltrepassò passando a pochi centimetri da loro. Emily vide il suo volto e urlò: aveva perso ogni traccia di umanità, l’espressione ormai identica a quella di un cacciatore assetato del sangue della sua preda.
Quel volto da mostro guardò Emily e Jamie e ringhiò ferocemente. Fece un passo per attaccare, ma gli altri tre le erano già addosso.
«Evola!», gridò David, e un lampo verde partì dalla sua bacchetta, colpendola in pieno petto.
La strega fu spinta indietro di pochi passi, poi, come se niente fosse, si mise di nuovo a marciare minacciosa verso Emily e Jamie.
«Scappiamo!», mormorò lei terrorizzata. Erano finiti: i suoi amici avevano attaccato la strega, e ora lei aveva il diritto di fare altrettanto. Un’altra legge degli elfi. Un altro loro vantaggio perso.
Mentre gli altri tre cercavano di arrestarla in tutti i modi che conoscevano, Jamie tirò Emily in piedi a forza e se la trascinò dietro.
«Muoviti, presto!»
Emily non se lo fece ripetere due volte e gli corse dietro, mentre la strega, indifferente agli incantesimi di David, Drilla e Al, li seguiva inarrestabile, feroce.
Jamie la guidò fino al pozzo, poi si fermò, indeciso. «Dannazione! Perché non funzionano gli incantesimi?», esclamò, puntando la sua bacchetta verso la nemica.
Emily si aggrappò al suo braccio. «È un elfo. La maggior parte delle magie sono inefficaci con lei!»
Jamie imprecò. «E quali sono gli incantesimi che funzionano?»
Emily scosse la testa: non ne aveva idea.
La strega era vicinissima. Jamie le scagliò una fattura, che la colpì e la arrestò per un attimo. Lui ne approfittò subito e spinse Emily oltre il pozzo, dall’altra parte della conca rocciosa.
La strega non li seguì. Si fermò accanto al pozzo, lo sguardo iniettato di sangue, e improvvisamente il suo volto sfigurato si aprì in un crudele, orribile sorriso.
«Credete di potermi sfuggire in eterno?», domandò con una calma raggelante.
Alzò un braccio teso, fece un gesto pigro con la mano e il liquido del pozzo prese a roteare, dapprima lentamente, poi sempre più veloce.
Da esso cominciò a salire qualcosa, forse vapore, forse…
«Non è possibile!», strillò Drilla istericamente.
La strega rise acutamente. «Pensavate davvero che fosse così facile uccidere le streghe della tribù? Grifondoro ha fatto perdere loro i corpi, ma gli spiriti delle sorelle sono ancora qui, con me!»
Ciò che era uscito dall’acqua si riprodusse più e più volte: forme vagamente umane, sebbene corrotte da tratti animaleschi come corna, code e artigli presero a vorticare nell’aria, apparentemente solo figure di fumo, ma letali per qualunque mortale.
«Cosa diavolo vuole…?», cominciò Jamie, ma non riuscì a terminare.
Le figure scattarono in quell’istante in avanti, sfrecciando verso di loro, sempre più vicine. Emily, senza nemmeno pensare, alzò al sua bacchetta e gridò: «Saeptum!»
Una grande cupola luminosa di luce viola si materializzò intorno a loro, racchiudendoli in un riparo sicuro. Le figure fumose cozzarono contro di essa e si ritrassero, frustrate, continuando ad aleggiare minacciose intorno ad essa.
«Gran bel trucchetto», osservò Jamie nervosamente.
«Non durerà a lungo», rispose Emily tremando.
In effetti era vero. Già si stava sbiadendo a vista d’occhio.
«Oh-oh!», fece Jamie.
La barriera di dissolse completamente e le donne spettrali si gettarono su di loro.
«Sapetum!», ripeté una voce diversa da quella di Emily, e un’altra barriera si stagliò tra loro e le streghe evanescenti. Emily e Jamie si voltarono: Al, David e Drilla, quest'ultima con la bacchetta puntata in alto, erano arrivati vicino a loro, dentro la barriera, aggirando il pozzo e tenendosi lontani dalla strega.
«Che cosa facciamo, Emily?», domandò Drilla esasperata vedendo che anche la sua barriera cominciava a svanire in fretta.
Emily scosse la testa. Non le veniva in mente nulla per trarsi da quella situazione.
«Possibile che nessuno qui abbia un’idea?», sbottò David seccato.
«Perché non fai lavorare un po’ tu il cervello e te ne fai venire una?», ribatté istericamente Drilla.
David sbuffò. «Sono i Corvonero quelli con il cervello fino, e non mi pare di essere uno di loro!»
«Sto pensando!», li interruppe Emily. In quel momento i litigi tra i suoi amici erano l’ultima cosa che poteva servir loro per salvarsi.
«Sono... sono creature spettrali… quindi ci vorrebbe qualcosa di consistenza uguale contro di loro… magari qualcosa di opposto: sono spiriti di umani corrotti, perciò se ci fosse qualcosa di puro…»
«Un Patronus?», azzardò Drilla.
Emily annuì. «Sì, esatto!»
«Bene, ottimo! E adesso che sappiamo che ce ne serve uno, vediamo: qui qualcuno sa come si fa?», chiese sarcastico David.
Nessuno rispose. Nessuno a parte Drilla. «Sì, io sì.»
Tutti la fissarono esterrefatti.
«Tu?», chiese David attonito.
Drilla lo guardò in tono di sfida. «Sono figlia di un Auror, e sono una Corvonero. Certo che so come si fa!»
«Anch’io e Jamie siamo figli di un Auror, ma non siamo mai riusciti a impararlo, è magia avanzatissima», obbiettò Al.
«Scusate, non vorrei interrompervi, ma stanno ARRIVANDO!» David urlò l'ultima parola quando lo scudo si infranse di nuovo.
Drilla non esitò un attimo: puntò in alto la bacchetta e ruggì: «Expexto Patronum!»
Un grande, nitido falco argentato si levò in volo e si gettò contro gli spettri delle streghe, che spalancarono le bocche in urla silenziose e si dissolsero nell’aria.
La strega ancora viva gridò frustrata per il suo attacco fallito.
«Me la pagherete! Avete sconfitto loro, ma questo non significa che io sia altrettanto debole! Vi pentirete di avermi voluto affrontare di persona!»
E, detto questo, si gettò su di loro.
David e Al furono i primi a reagire, scagliandole addosso ogni fattura o incantesimo di difesa che conoscessero, ma fu tutto inutile. Sembrava che nulla potesse arrestarla.
Jamie trascinò di nuovo Emily lontano dalla scena dello scontro, portandola in disparte.
«Dannazione!», imprecò, vedendo che nemmeno uno dei colpi degli altri sembrava dare frutti. «Ci sarà qualcosa che possa avere effetto su di lei!»
Emily si concentrò. «Sì, ma… certo!» Si voltò di scatto verso di lui. «La spada di Grifondoro! È con quella che le ha uccise! Non può essere diversamente! Quella spada è il solo modo per ferirla!»
Jamie recepì al volo il messaggio. Alzò la bacchetta e gridò: «Accio spada!»
Nel momento in cui la strega si rese conto di quello che stava facendo, abbandonò i suoi tre avversari e si gettò su di lui. Jamie cadde a terra, la strega che torreggiava su di lui. Con le mani artigliate gli afferrò al gola e gliela strinse, graffiandolo in profondità con le unghie. Jamie aprì la bocca per respirare: stava soffocando. Lottò per un po’, poi, lentamente, si accasciò.
«JAMIE!», strillò Emily.
Non si accorse di qualcosa che le sfrecciò vicinissimo, a pochi centimetri dalla guancia. Al, invece, se ne rese conto, abbandonò la bacchetta e con un balzo allungò la mano e la strinse attorno all’elsa tempestata di rubini.
Senza nemmeno pensare a quello che stava facendo, afferrò saldamente con entrambe le mani la spada di Grifondoro e si scagliò verso la strega e il fratello.
Lei si voltò lentamente, quasi come se il tempo fosse rallentato, lo vide a pochi centimetri, il volto tirato in un’espressione determinata, vide le sue mani alzarsi sollevando la spada e abbassarsi di colpo, la lama che baluginava nella nebbia.
E fu la fine.
La strega si accasciò, la spada conficcata a fondo nel suo petto, il sangue che sgorgava, nero misto a rosso, natura umana mista a natura elfica. Poi, senza un suono, il suo corpo avvolto nel vestito blu si sfaldò ed svanì nell’aria in una nuvola di frammenti neri, simili a foglie secche d’autunno.
Era morta.
Al guardò sbalordito la spada, che teneva ancora stretta in pugno, incredulo di quello che aveva appena fatto. Jamie, a terra, si massaggiò la gola e lo fissò con altrettanto stupore. Poi il suo viso si allargò in un sorriso.
«Bel colpo.»
Al ricambiò lo sguardo frastornato.
Poi Drilla gridò di gioia. «Al, sei stato grande! Sei un eroe! Un mito!», strillò estasiata abbracciandolo. Al la lasciò fare inerte, ancora non del tutto cosciente del suo gesto.
David sogghignò e gli sbatté un pugno su una spalla facendogli parecchio male. «Grande prova!»
Jamie concordò con un rigoroso assentire di capo e intercettò lo sguardo di Emily, rimasta in disparte. Smise di sorridere e la raggiunse con un’espressione accigliata.
«Sei proprio una stupida!», la rimproverò aspro. «Ti rendi conto che se non arrivavamo io e David ti ammazzava?»
Emily annuì, sorrise, poi, chissà per quale motivo, scoppiò a piangere.
Jamie si irritò. «Insomma, sei salva, perché piangi ? Perché devi sempre piangere quando ci sono io?»
Emily scosse il capo. «È colpa tua!», lo accusò.
Jamie sbatté gli occhi, sorpreso. «Mia? Ma scusa, che ho fatto adesso?»
Emily non rispose e tirò su con il naso, asciugandosi le lacrime.
«Ehi, voi due, volete rimanere qui a vita? Quebec ci sta aspettando!», gridò in quel momento David.
Emily, Drilla e Al si allarmarono. «Quebec?»
Jamie sbuffò. «È una lunga storia. Chiedete al vostro amico Dunneth, lui sarà felicissimo di spiegarvela.»
Emily sussultò. «Stuart! Sta bene?»
Jamie annuì. «Sì, anche se magari ha avuto giorni migliori.»
«Non capisco», lo interruppe Drilla. «Che cosa c'entra Quebec con questa storia?»
David, che camminava accanto a lei mentre iniziarono a dirigersi alla barca, ghignò. «Pensavo che i Corvonero fossero più svegli. Insomma, credete che a noi del quarto anno insegnino come evocare la nebbia per due ore? Senza Quebec non avremmo mai potuto arrivare, e voi ora sareste spacciati tutti quanti.»
Emily sospirò, ripensando a quello che avrebbe potuto accadere. Era viva, viva! E anche Stuart! Non le era mai successo di essere tanto felice.
Non parlarono per il resto della traversata sulle due barche, forse perché erano tutti troppo esausti per farlo, forse perché in fondo non c’era nulla da dire. Il pericolo era passato, ed erano di nuovo lì, insieme. Magari Drilla rimpiangeva di non aver lasciato sull’isola David, ma, a parte questo, nessuno poteva lamentarsi di quello che era successo. Anche se Emily sperava con tutto il cuore di non dover mai, mai ripetere un’avventura simile. Le bastava e avanzava per tutta la vita.
Quando emersero dalla nebbia videro che essa era circoscritta solo al lago e che sulla riva stava dritta in piedi una figura, che li scrutava arrivare accigliata. Quebec.
«Non ha l’aria molto felice», osservò divertito David.
«Ci credo!», ribatté Jamie. «Hai presente quanto si è arrabbiato quando si è reso conto che doveva lasciar andare noi perché era lui il solo che poteva mantenere la nebbia finché non fossimo tornati?»
Sogghignarono entrambi ma smisero quando approdarono a riva e Quebec si avvicinò con il volto calmo, studiandoli uno ad uno.
«A quanto vedo siete riusciti a cavarvela. Che ci fa la spada di Grifondoro nelle tue mani, Potter?», domandò accigliato vedendo l’arma che Al teneva in mano.
«Ci è servita per uccidere la strega», spiegò Al candidamente.
Quebec inarcò un sopracciglio. «Vedo.» Poi sorrise, inquietante quasi quanto la strega. «Spero che non vi siate stancati troppo.»
David rise. «Lo farei altre dieci volte, è stato divertente!»
Quebec continuò a sorridere. «Spero che conservi le tue energie, invece, Steeval: ti serviranno. Serviranno a tutti voi, in realtà, dato che siete tutti in punizione da qui fino a giugno.»
 

   
 
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