Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: ciabysan    12/01/2009    1 recensioni
Milano. Un ragazzo in una città frenetica. Due ragazze che sono la stessa persona. Tre amiche con atroci segreti. Un amico islandese con un crimine taciuto. Orrori e amori in una Milano più sporca di quanto appaia... attenzione...ci sono alcune scene erotiche spintarelle
Genere: Horror, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Stefania era una mia amica di vecchia data, davvero simpatica e con un carisma unico e inimitabile

Stefania era una mia amica di vecchia data, davvero simpatica e con un carisma unico e inimitabile. bastava un suo sorriso o una sua battuta innocente per illuminare anche la giornata più turbolenta e possedeva la capacità di far intravedere un arcobaleno negli spiriti delle persone. Fu grazie a lei che potei trovare un posto dove dormire a Milano, mi invitò nella casa dei suoi genitori (quel mese assenti) situato in un vicolo in cui i condominii grigi si scagliano uno dopo l'altro, senza differenza di colore o forma. Laggiù una persona triste, fragile ed alienata non avrebbe resistito: si sarebbe subito suicidato. era una amica di vecchia data sì, ma non avrei mai pensato di finire a letto con lei. questo capitò la notte del giorno in cui incontrai Michela e le sue amiche. Successe a causa di un po'di alcool di troppo e in pochi secondi ci ritrovammo tra le lenzuola candide nudi come cani a fare le cose più impulsive che non avessimo mai fatto, mentre i nostri vestiti giacevano sul pavimento.
dopo un paio di ore ci addormentammo inconsapevoli e abbracciati. poco più tardi sentii una pacca violenta sulla guancia e mi svegliai di soprassalto: Stefania era seduta sul bordo del letto e mi guardava.
"Mi hai mollato uno schiaffo?" le chiesi
"TI AMO, BASTARDO" rispose lei con uno sguardo sensuale.
non mi aspettai quel tipo di affermazione, così non seppi cosa rispondere.
scesi dal letto, mi infilai la camicia rossa, i jeans slavati e le scarpe a casaccio, poi uscii dalla casa senza voltarmi

dopo la scioccante confessione di Stefania non capii più niente e cominciai a setacciare le strade di Milano senza sapere neanche dove stessi andando. Sono uscito così di fretta e furia che in tasca ho solo il cellulare e 10€. svoltai gli angoli continuando a camminare e vidi la gente sfiorarmi, urtarmi senza sepere dove stessi andando. Senza particolare interesse per una meta nè per un particolare interesse., ogni angolo che svoltai si rivelò una pagina bianca tanto che rimasi quasi intontito nel vedere la splendida Michela ritrovarsi fuori da un centro di chirurgia estetica. Proivai a salutarla un po'atterrito nel vederla davanti a quel luogo, lei non rispose e camminò con i capelli sugli occhi, biondi come il rame calati dolcemente su quegli specchi cristallini e indifesi (oppure no?). quando si accorse che io seppi del fatto che mi stesse ignorando mi salutò agitando la mano ma con sguardo altrove. Mi avvicinai a lei, chiedendole del perchè di quel posto e lei mi rispose che era uno dei tre segreti, zittendomi con un bacio.

Dopo un po' di insicurezza Michela mi chiese se potevo venire a casa sua. Annuii, ma non ero molto sicuro di voler parlare con lei, seppur nutrendo un'insana passione nello scoprire del perchè fosse appena uscita da quel centro. Non si è fatta rifare il seno, ce l'aveva uguale. Persino naso, bocca, occhi, orecchie... tutto era come lo vidi qualche ora prima...Non mutò nulla.
"Strano" pensai "Che segreto potrebbe essere? Forse si è rifatta qualcosa prima che la conoscessi...Ma è assurdo... infatti avrebbe ancora le bende se si fosse fatta rifare qualcosa stamattina...non capisco"
Parlando con me stesso non mi accorsi che in poco tempo fummo già arrivati. Dopo un breve giro di chiavi, la porta scattò ed entrammo nell'appartamento: tremendamente ordinata e pulita. Tanto chè l'esclamazione di Michela "Scusami per il disordine" mi lasciò impietrito. Una piccola hall portava al soggiorno, tutto bianco e sterile. Un oleandro bianco vegliava accanto alla porta e i suoi fiorellini erano così piccoli da lasciare un alone di tenerezza. Come da tradizione giapponese, la ragazza si fermò all'uscio e lasciò le scarpe all'entrata, chiedendomi di fare lo stesso. Ubbidii ma comincia a pensare che fosse pazza: qualcosa nei suoi movimenti e nelle sue gesta avevano un che di inquietante e criptico. Come se non esistessi si diresse in una stanza a me ignota. Rimasi in soggiorno e mi avvicinai alla libreria: scorsi tutti i titoli dei DVD riposti accanto al grande televisore al plasma: "Opera", "Tre metri sopra il cielo", "Ho voglia di te", "A cinderella story", "Non aprite quella porta", "Fight club", Ultimo tango a Parigi"...Nulla mi attrasse: quei film o li ripudiavo o li avevo già visti. un elemento diverso dal bianco in quella stanza era lo stereo posto poco lontano dal televisore: rispecchiava grazie al suo colore torvo e scuro come un pugno in un occhio tra tutto quel bianco paradisiaco. Su di esso un po' di cd: Tutta la discografia di Tori Amos, Blink 182, Bjork, My chemical romance, Hole e Cocorosie. Tutta musica che fa eccitare. Stufo di ispezionare mi voltai: dietro di me era collocato un divano di pelle bianca a tre posti. Ci volle un bel po', poi, per notare un inquietante particolare. Sotto il mobile era nascosta una foto sgualcita e attorcigliata, come una falena notturna, bruciacchiata sui lembi. La notai perchè stavo osservando la coda di un gatto crema sbucare da sotto il sofa. Protesi le mani sotto il divano, ma immediatamente quello splendido gattaccio dagli occhi blu profondissimi mi graffiò. Nonostante tutto riuscii ad afferrare in tempo la foto: so che la privacy va rispettata, soprattutto quella di una ragazza, il fatto è che quella doto tutta spiegazzata nascosta con tutto questo riguardo m'incuriosì
Controllai il graffio sulla mano, che ancora stringeva la foto con tutte le sue forze. Il taglio era bello profondo. Cominciò ad uscire del sangue e alcune gocce caddero sui miei piedi bianchi e sul pavimento donando un certo tocco esotico al marmo freddo e candido. Quel gattaccio doveva avere dei coltelli al posto delle unghie! Gocce di sangue continuarono ad uscire, ma nonostante il dolore non me ne curai: aprii la fotografia ed ebbi uno schock, rotto solamente da "Rid of me" di Pj Harvey che giunse d'improvviso dalla stanza in cui si era introdotta, forse camera sua:

NO, NON TI SEI LIBERATO DI ME
TI FARO' LECCARE LE MIE FERITE
TI TORCERO' LA TESTA
FINO A CHE NON MI DIRAI CHE NON ME LA VUOI VEDERE

Il fatto che Michela avesse scelto proprio quella canzone per accogliermi la prima volta in casa sua m'intontì. Non capii le sue intenzioni, poi cosa significava quella foto che raffigurava una persona così famigliare da scioccare? Quella ragazzina che vidi per la prima volta in treno e poi in biblioteca, che uguale a Michela aveva solo il nome e l'attrazione che scaturì in me.
cosa ci faceva Michela con la foto di quell'unica altra Michela che conobbi?
All'improvviso sentii un brivido scorrermi sulla schiena: ero ancora impietrito davanti alla foto con la bocca spalancata quando m'interruppe una voce celebre: "Hey! non taccare la mia roba, lurido bastardo!" Ormai quell'ultima parola stava per entrare tra le più dette della giornata, eravamo già a quota due nel giro di neanche un'ora.Si diresse verso di me con gli occhi infuocati e ridusse la foto in brandelli, strappandomela dalle mani.
"Chi è la ragazza della foto?" le domandai, pur sapendo già in parte la risposta. Il fatto è che mi incuriosiva il fatto che lei la custodisse. erano forse parenti? Improbabile, l'ha nascosta con tanta curanza.
"Lo sai" mi rispose sorprendendomi. Sapeva forse leggermi nella mente? Cazzo, magari conosceva i miei segreti più oscuri, panico. no, non sarebbe stato possibile.
"Come fai a saperlo?"
"Beh...perchè quella ragazza sono io" disse lei seria, facendomi fare comunque un sorriso di compiacimento. Pensai fosse matta da legare.
La immaginai nella stanza di un manicomio, mentre si strappava i capelli, sventrava peluche e ritagliare quotidiani. ma l'immagine era troppo assurda e la cancellai dalla mente.
"Esatto" continuò lei "Quella sono io...o meglio ero io"
Beh...l'ipotesi poteva combaciare in effetti: non mi è mai capitato che due ragazze mi attraessero allo stesso modo. è come trovare due uomini con la stessa impronta digitale o due canzoni identiche cantate da differenti cantanti. ma era fin troppo assurdo e paranormale.
Iniziai a non capire e mi arrabbiai: "Ma sei diventata matta?" chiesi scaraventando a terra un vaso (ovviamente bianco) che si trovava sul tavolino accanto al divano, facendola sussultare.
"Daniele, scusa ma..." iniziò a piangere, sembrò terrorizzata
"PErchè mi chiami Daniele? Non è neanche il mio vero nome"
"Beh... perchè non lo voglio sapere...quando inizia a conoscere qualcuno finisce per deluderti"
"Sei malata" dissi rinchiudendomi in fretta nel bagno (bianco anche quello). Mi lavai le mani e l'acqua si colorò di rosso, così disinfettai la ferita.
"Daniele!Daniele!" sentii urlare alla porta "Il bagno è mio, quindi devi farmi entrare"
Rimasi in silenzio e aprii un armadietto di metallo che mi incuriosiva: medicine, cerotti, colluttorio e notai anche un paio di forbici dalla punta insanguinata. Perfetto! Quella odiosa giornata di agosto si rivelò fin troppo piena di sorprese: scoprii che Michela si tagliava la pelle. lei iniziò anche a battere dei pugni contro la porta con grande ferocia e la disperazione si trasformò in rabbia: diede anche calci, allora ubbidii: aprii la porta con tumore e appena vide il mio viso iniziò a prendermi a schiaffi e ad unghiate.
"Fermati" urlai e dopo avermi massacrato la faccia a dovere si calmò
"Scusa"
"Ora tu mi dici tutto...Non sto capendo un cazzo"
"Vuoi davvero sapere la verità?"
"Sì"
"Ne sei sicuro?"
"Sì"
"Io...io mi sono fatta rifare un volto completamente diverso...sette mesi fa"
Sette mesi prima? pochi giorni dopo aver visto la prima Michela
"Ti sei fatta rifare il volto?"
"Sì, mi hai vista al centro di chirurgia perchè ogni mese devo fare un controllo nel caso si presentino anomalie"
"Ma perchè?Perchè l'hai fatto?"
"Volevo essere irriconoscibile"
"sì, ma perchè...e poi sei troppo giovane per un'operazione"
"Ti dirò tutto non appena lo vorrò...ti dirò tutto...non preoccuparti"
"questo è uno dei 3 segreti?"
Lei annuì con sguardo perso e quasi innocnete e io rimasi scioccato...non seppi più cosa fare e dire, così mi precipitai fuori dalla porta dimenticando le scarpe, anche se non potei ritornare indietro a riprenderle: ormai avevo fatto un'uscita di gran classe e mi sarei mostrato debole tornando indietro, e poi non volevo più vederla...mi ha scioccato a tal punto da odiarla. Tuttavia appena arrivato in strada, alzai lo sguardo verso la sua finestra e vidi chiaramente Michela guardarmi con sguardo di pietà. Mi rivoltai e camminai per la mia strada, trattenendo il dolore nel caso nel mio piede nudo si infilassero scheggie, vetri o altro. Giunsi in zona duomo, ignorando gli sguardi della gente che mi fissava i piedi, ora quasi neri dallo sporco delle strade. Continuai a camminare, quando all'improvviso sentii una voce maschile chiamarmi, così mi girai. Era Thòr, un mio amico di origini islandesi. Lo conobbi durante un mio viaggio Rejkyavik e fummo amici soprattutto perchè parlava anche lui italiano, ma anche perchè possedevamo gli stessi gusti: musica, cinema, ragazze...
la particolarità sua era che nonostante fosse nordico, aveva un viso fortemente inglese, segnato da una mascella marcata, dagli occhi azzurri di un tedesco e dai capelli biondi ossigenati (tinti).
"Quanto tempo che non ci si vede" inziò lui
"Già"
"Che ti sei fatto la faccia?" mi chiese notando i lividi provocati dalla pazza (Michela)
"Niente..."
"Donne?"
Annuii, strano che non abbia notato che fossi a piedi nudi.
"Perchè sei scalzo?"
Mi sbagliai.
"Storia lunga" mi limitai a rispondere "Cosa ci fai a Milano, non abiti più in Islanda?"
"Sono qui per piacere...non posso?"
"No..no...nulla...chiedevo"
"Che ne dici di venire a casa mia? ALmeno ti offro un nuovo paio di scarpe"
"Ok...se proprio insisti"
La casa di Thòr è quella che si potrebbe aspettare da un uomo che vive da solo, l'inverso di quella di Michela, ovvero un completo disordine: vestiti buttati a casaccio sul pavimento e sul divano (c'era pure una cravatta sul lampadario, mi domandai come avesse fatto a finirci lì). Degli avanzi di pizza giacevano su di un giradischi e sulle mensole regnava il cattivo gusto:quadri orribili ricchi di allusioni sessuali, calendari pornografici non più recenti del 1972 (strano, anche perchè lui non era ancora nato in quell'anno) e cornici che non incorniciavano nulla. Poi prese un paio di scarpe da tennis malconcio che giaceva sul pavimento in modo disordinato e casuale e me lo porse.
"ORa vai...perchè sto aspettando una" mi disse
"Ok" risposi indossando le scarpe "Almeno è carina?"
una orientale...sai che a me piacciono anche così le donne"
"Sì sono eccitanti" scherzai "Comunque ora che so dove abiti ti vengo a trovare QUANDO POSSO"
"Ok, basta che non entri quando trovi una cravatta appesa alla maniglia della porta...capito?"
"Sì...penso di aver capito"

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: ciabysan