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Autore: Jane P Noire    21/06/2015    2 recensioni
Andromeda Black/Ted Tonks. | Introspettivo, Romantico, Sentimentale. | MiniLong.
"« Rifletti un momento su quello che mi stai chiedendo ».
Lui la costringe a guardarlo, voltandola con una forte presa sul suo braccio.
« Ti sto chiedendo di amarmi. Non mi sembra un sacrificio tanto grande... »
Lei scuote la testa, piangendo.
« No, mi stai chiedendo di abbandonare e rinnegare la mia famiglia. Pensaci: cosa ne sarà di Narcissa, se me ne vado di casa? Quanto sarà facile plasmare Regulus e Sirius, senza di me a proteggerli? » Si divincola dalla sua presa e lo guarda con occhi determinati. « Io sono felice quando stiamo insieme, ma ho capito che è una cosa da egoisti. Devo pensare alla mia famiglia, adesso ».
« Andromeda, ti prego. Dimenticali tutti e resta con me » la implorò. Gli occhi gonfi di lacrime e colmi di una sofferenza che lei non avrebbe mai voluto provocargli."
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Paint it Black'
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Parte Terza
Una nuova vita

 
Agosto 1971
 
Narcissa continua a singhiozzare, con la ginocchia piegate verso il petto e la testa china in avanti. Andromeda la guarda dall’ingresso, con il cuore in gola e gli occhi pieni di lacrime. Vorrebbe andare da lei, scostare i capelli biondi dalla faccia e sussurrarle parole di conforto, ma sa che nulla cambierebbe la situazione: non può più restare in quella casa.
Bellatrix, agitando la sua chioma corvina, continua a sbraitare insulti a destra e manca, mentre muove le braccia in aria come se stesse cercando di scacciare una mosca. Sputando un po’ di saliva contro la sua maglia, lancia un ultimo sprezzante commento in direzione della sorella – « Puttana! » – e poi sparisce, correndo come una furia al paino superiore.
Suo padre è fermo immobile di fronte alla “sua bambina” e le riserva lo stesso sguardo disgustato che rivolge agli elfi domestici, o ogni tipo di creatura magica e non che ritiene inferiore.
« Andromeda, smettila subito con questo tuo capriccio adolescenziale! » la rimprovera con tono burbero e infastidito. « Tu sposerai Victor Nott entro la fine di questo mese. Fine della discussione ».
« Nemmeno morta! » grida lei di rimando.
Ma non avrebbe mai potuto prevedere ciò che sussegue: uno schiaffo la colpisce in pieno viso, così forte e improvviso da farle perdere l’equilibro e rovinare malamente in terra. Puntellandosi sui gomiti e portandosi una mano sul labbro che la violenza del colpo è riuscito a spaccare, solleva lo sguardo su quello ghiacciato del padre. Si tira in piedi e lo guarda con indifferenza, prima di raccogliere le valige che ha preparato all’ingresso e dirigersi verso la porta.
« Va’ all’inferno » è l’ultima cosa che la famiglia Black sente dire ad Andromeda, prima di vederla far scattare la maniglia e sparire dietro una spessa coltre di pioggia.

 
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La pioggia si abbatte sulle strade con così tanta violenza che è difficile riuscire a vedere qualcosa oltre il proprio naso; bagna ogni cosa che incontra, creando profonde correnti d’acqua ai lati dei marciapiedi e scrosciando pesantemente contro i cofani della macchine parcheggiate in strada.
Ted cammina lentamente con la testa china, malamente coperta dal cappuccio della sua felpa con lo stemma di Hogwarts. Si è diplomato da qualche mese ormai, ma è ancora molto legato al periodo che ha passato fra le sicure mura del castello. La Scuola di Magia e Stregoneria che lo ha ospitato per sette lunghi anni è stata la testimone diretta della sua vita che cambiava: da bambino ingenuo, che pensava di poter cambiare il mondo con la sua bontà – come gli diceva sua madre –, a uomo maturo, consapevole di sé e del suo stato di sangue in una società magica dove la purezza è la cosa più importante. Ma soprattutto, è il luogo che l’ha visto innamorarsi perdutamente, irrimediabilmente, profondamente, intensamente della donna sbagliata.
Andromeda ancora gli manca, a volte così tanto che gli risulta difficile persino respirare, ma ora ha capito i motivi che li hanno separati in inverno. Sa che appartengono a due realtà opposte e parallele, che non avrebbero mai dovuto incontrarsi. Hanno sfidato ogni regola nel loro sciocco e ingenuo tentativo di far vincere l’amore su tutto il resto. E fa male pensare che sia stato vano.
Nel suo campo visivo, improvvisamente, compare un figura oscura che con tutta quella pioggia Ted non riesce bene a definire. Solo quando si avvicina un altro po’ si accorge che davanti a sé c’è una giovane donna, avvolta in un mantello verde scuro e che trema di freddo. No, non di freddo: sta piangendo, di quel pianto silenzioso e disperato che ti lacera l’anima. Le spalle si muovono compulsivamente mentre la giovane si accascia stancamente in terra, con le braccia strette intorno al corpo fradicio.
Fa qualche passo in quella direzione per controllare che la ragazza stia bene. Poi si accorge, osservando quella lunga chioma di capelli castani e quel dolce viso angelico, che è Andromeda Black, la donna che ama e che gli ha spezzato il cuore, il febbraio scorso.
Le corre incontro perché, nonostante tutto, lui sente la necessità di andare a salvarla. Si inginocchia in terra per poter raggiungere la sua altezza e guardarla direttamente negli occhi.
« Andie? » si preoccupa, scostandole qualche ciocca bagnata dal viso.
Lei solleva di colpo la testa verso i suoi occhi verdi e vi si immerge senza nessuna riserva. Gli afferra i lembi della felpa e lo scuote con nessuna forza.
« Io... Ted, io...» singhiozza, « l’ho fatto ».
« Hai fatto cosa? »
Andromeda serra gli occhi per scacciare le ultime lacrime rimaste ad annebbiarle la vista.
« Ho detto di no » esclama, scoppiando in una risata amara.
Ted corruga la fronte, perplesso.
« Come? »
« Mi sono rifiutata, Ted. Ho detto di no » grida per sovrastare il rumore scrosciante del temporale. « Non sposerò Victor Nott, perché amo te! »
Amo te.
Amo te.
Amo. Te.
« Ho lasciato la mia famiglia. Mia madre era fuori di testa, Bella gridava così tanto che sembrava sull’orlo di una crisi nevrotica ». Ridacchia al ricordo delle due donne, ma si adombra subito dopo. « Ho chiesto a Cissy di venire con me... ma ha detto di no. Sono molto preoccupata per Sirius e Regulus, ma ce la faremo insieme, io e te, vero? »
Andromeda lo ama. Andromeda non sposerà un altro uomo. Andromeda ha tenuto testa alla sua famiglia. Quello erano decisamente troppo informazioni per poter essere ingerite in così poco tempo.
Il cuore di Ted si ferma di colpo. Il suo respiro si mozza. Le parole muoiono nella sua gola.
Non può crederci, perché se mai dovesse svegliarsi da quel bellissimo sogno che sta facendo ne morirebbe. È talmente bello da sembrare reale, ma sa che non può esserlo... perché Andromeda è una Black e il suo primo dovere è sempre stato nei confronti della sua famiglia. Prima non lo capiva, ma adesso sì.
« Di’ qualcosa » lo incita lei.
Ma Ted non può parlare: ha paura che se provasse ad aprire la bocca tutto quanto sparirà nell’aria come una bolla di sapone.
« T-tu... »
« Ho lasciato la mia famiglia » ripete. « Ho lasciato la mia famiglia per stare con te, Ted ».
Ted si azzarda a sfiorare l’idea che tutto ciò stia accadendo realmente.
« Tu mi ami? »
Andromeda si scioglie in un dolce sorriso comprensivo.
« Sì. Io sono innamorata di te e, se ancora tu mi vuoi, voglio passare tutta la mia vita con te. Avevi ragione: tu sei l’uomo giusto per me ».
A quel punto, deciso a godersi quel meraviglioso momento – che sia reale, oppure no – Ted incornicia il viso di Andromeda con le mani e sfiora quelle bellissime labbra rosa, baciandole lentamente e dolcemente.
« Ti amo, Andromeda Black ».
« E io amo te, Ted Tonks ».
 
Dicembre 1973
 
Nymphadora Tonks, con quel suo ciuffo rosa shocking e un’adorabile spruzzata di lentiggini sul naso e le guance tonde, dorme profondamente con il pollice tra le labbra. Andromeda la osserva con aria stanca, ma molto felice. Ancora non riesce a credere che quel meraviglioso essere è il frutto del suo amore che la lega a Ted. E ogni notte passata a piangere al ricordo della sua famiglia, ogni dubbio sulla sua scelta, ogni pensiero malinconico nei confronti dei suoi due piccoli cugini viene immediatamente cancellato dalla visione della sua bambina che dorme serenamente, certa che sarà sempre amata ed accettata.
Sente qualcuno schiarirsi la gola alle sue spalle e si volta per incontrare gli occhi verdi del marito.
« Dorme, finalmente » lo informa.
Ted si limita ad annuire.
« Tua sorella è qui ».
« Narcissa? »
Lui fa un cenno del capo, rivolgendole un sorriso comprensivo.
« L’ho fatta accomodare in salotto. Ho fatto bene? »
Andromeda deglutisce a vuoto, sentendo la gola farsi improvvisamente arida e secca.
« Sì ».
Con il cuore che batte freneticamente nel petto e un nodo che le stringe la gola, Andromeda scende le scale della loro modesta – spoglia, in confronto allo sfarzo della Villa nella quale è cresciuta – casetta, per raggiungere il rustico salottino. Lì, seduta composta e con la schiena dritta, trova sua sorella minore.
Non è cambiata molto dall’ultima volta che l’ha vista, se si escludono quelle profonde occhiaie nere che le cerchiano gli occhi. I capelli sono sempre di quel biondo platino, perfettamente legati nella solita elegante acconciatura sulla nuca. Gli abiti costosi di una stoffa pregiata e morbida sono gli stessi che hanno sempre coperto quel suo corpo esile e snello, che non si è sformato nemmeno di un centimetro. Il viso, però, ha qualcosa di diverso: una maturità, una consapevolezza che Andromeda non era solita scorgere nel volto fanciullesco e ingenuo della sorellina.
« Narcissa » la saluta, mentre entra nella stanza. La voce suona dura e distaccata, ma dentro di sé prova il desiderio di correrle incontro e stringerla in un abbraccio confortevole.
« Andromeda ».
« Cosa fai qui, sorella? »
Narcissa Black fa un vago cenno del capo.
« Ho saputo che hai avuto una bambina. Sono venuta a farti le felicitazioni da parte di tutta la famiglia ».
Andromeda sbuffa una risata amara.
« Ma, per favore, Cissy! So bene che nessuno a casa è felice che io abbia avuto un figlio da un Sanguesporco. Sto macchiando il buon nome della mia casata... sempre che per loro faccia ancora parte delle famiglia, cosa di cui dubito fortemente ». Incrocia le braccia al petto. « La zia Walburga ha certamente cancellato il mio nome dall’albero genealogico, come ha fatto con zio Alphard ».
Narcissa abbassa lo sguardo sul pavimento e si porta una mano sulla fronte, come se quelle parole le avessero procurato un malore. E in quel momento, Andromeda nota un luccicante anello di zaffiri blu notte sull’anulare della sua mano sinistra.
« Sei fidanzata? » sussurra, spaventata all’idea di chi potrebbe essere il futuro consorte. Un nome sicuramente molto importante nella società magica. Un Mangiamorte, quasi per certo sottomesso al volere di Tu-Sai-Chi e servizievole di fronte alle sue folli idea sulla purezza di sangue.
Narcissa porta distrattamente lo sguardo sul solitario che le circonda il dito.
« Sì. A breve uscirà l’articolo sulla Gazzetta del Profeta ».
« Chi... » Ma non riesce a terminare di formulare la domanda, perché la sua gola si serra, facendola prorompere in un singhiozzo strozzato.
« Lucius Malfoy » risponde, « e prima che tu possa dire una delle tue assurdità, io sono molto felice della scelta che mi è stata imposta. Sposare un Malfoy è un onore e, in seguito alla tua sciocca bravata, la nostra famiglia ha perso credibilità. Se ci unissimo alla casata dei Malfoy, insieme, riusciremo a risollevare il nome dei Black ».
Andromeda serra la mandibola, ingoiando il conato di vomito che le è salito in gola dallo stomaco. Le viene da vomitare mentre il suono di quelle parole continua ad echeggiarle nella testa.
« Allora, presumo che delle congratulazioni siano obbligatorie ».
Narcissa annuisce e, recuperando il suo capello che ha ancora il profumo del negozio, si sposta verso il piccolo ingresso di casa Tonks.
« Io scelto la mia strada, e tu la tua. Non abbiamo più niente da dirci ». Inspira profondamente. « Ma mi mancavi, Meda » aggiunge, con una mano sulla maniglia della porta.
« Anche tu, Cissy ».
 
Luglio 1976
 
Andromeda Tonks, per quanto abbia rivoluzionato completamente la sua vita negli ultimi anni, fa ancora fatica a gestire le dimostrazioni di affetto così plateali come l’abbraccio di Dorea Potter, che continua a stringerla al suo petto con dolcezza materna. Dorea è una sua cugina di secondo grado con la quale avrà scambiato due parole in tutta la sua vita, prima di quel momento. Eppure, le è bastata una semplice occhiata alla chioma rosso fiammante e agli occhi azzurri come il cielo, per capire che non ha quasi nulla della freddezza d’animo dei Black con la quale lei è stata cresciuta.
Charlus Potter, la metà perfetta per quella sua lontana parente, è espansivo e divertente allo stesso modo. Non appena li ha fatti accomodare nel salotto della loro immensa e bellissima villa nel villaggio di Godric’s Hollow, ha dato inizio ad una lunga serie di battute e aneddoti divertenti che fanno ridere fino alle lacrime suo marito Ted e sorridere appena lei.
In questo momento, sta raccontando una delle tante avventure di suo figlio James e dei suoi amici. Ma Andromeda smette di ascoltarlo quando vede con la coda dell’occhio il motivo per cui si trova lì: Sirius, il suo adorato cugino che ha sempre tentato di proteggere dai pregiudizi e dai cattivi insegnamenti della loro famiglia, che li osserva con un’espressione indecifrabile dipinta su quell’imperturbabile volto dai dolci lineamenti. Sirius ha la classica bellezza algida dei Black, ma un cuore coraggioso e un’anima prorompente che lo differenziano da tutti gli altri componenti della nobile casata inglese.
Andromeda si alza lentamente dal divano per raggiungere il ragazzo. Quando gli è abbastanza vicino, nota subito il violaceo livido che gli cerchia un occhio e un taglio ancora aperto che gli ha spaccato il labbro inferiore. Trattiene il fiato quando comprende il significato di quelle ferite: lo hanno picchiato.
James Potter, un adorabile ragazzino di sedici anni con un paio di spessi occhiali sul naso e due grandi occhi color nocciola che esprimono solo bontà e spensieratezza, lascia una sonora pacca sulla spalla del suo migliore amico e lo supera per lasciare soli i due Black. Andromeda gli rivolge un sincero sorriso, grata della sua presenza nella vita tormentata di suo cugino. James ha fatto ciò che lei non è riuscita: gli è stato vicino, lo ha amato e... lo ha salvato.
Sirius abbassa lo sguardo sulla punta delle sue scarpe.
« Ho chiesto a Reg di venire con me » sussurra con voce ferma e modulata. « Ha detto di no ».
« Non fartene una colpa, Sirius. Gli hai dato una scelta e lui ha scelto di restare con loro ».
« Dovevo insistere. Dovevo portarlo via di lì ».
Andromeda posa una delle sue mani affusolate sulla spalla ampia del cugino e gliela stringe fra le dita, come se volesse infondergli un po’ di forza.
« Non potevi certo trascinarlo via contro la sua volontà ». Fa una pausa nella quale si umetta le labbra. « Sirius, ascoltami, lasciare quella casa è sicuramente la cosa migliore che potessi fare. Regulus lo capirà prima o poi... »
« E se fosse troppo tardi? E se non potessi più salvarlo? »
« Poniti questa domanda, Sirius: vuoi davvero perdere te stesso in quella casa per salvare qualcun altro? » Riprende a parlare, senza aspettarsi alcuna risposta: « A volte, è giusto essere un po’ egoisti ».
Sirius finalmente cede e annuisce. Lascia cadere la testa sulla spalla ossuta di Andromeda e fa ricadere i lunghi capelli corvini davanti al suo viso per nascondere il dolore che gli sforma i lineamenti solitamente perfetti. Lei gli accarezza la schiena, confortandolo in modo silenzioso, e attende pazientemente che ritorni in posizione verticale a guardarla con i suoi freddi occhi grigi.
Quando riacquista il controllo delle sue emozioni – come gli è stato insegnato dalla famiglia – Sirius riesce a domandare: « Adesso cosa succede? Vengo a vivere con te? »
Andromeda gli rivolge un sorriso materno.
« Le porte di casa nostra saranno sempre aperte per te, Sirius, e sai che Nymphadora ti adora. Ma ora sei libero di prendere la decisione che ritieni più giusta. Nessuno di noi – io, zio Alphard, i Potter – sceglierà al tuo posto ».
Sirius lancia una furtiva occhiata in direzione del gruppetto di persone che sta amabilmente conversando nel salotto di Villa Potter. Passa in rassegna tutti i volti di quelle persone così importanti per lui e che lo hanno amato proprio perché diverso da tutti i componenti della sua famiglia. Incrocia lo sguardo con gli occhi color nocciola del suo migliore amico e capisce che la sua scelta è già stata prese, cinque anni prima in un vagone dell’Espresso per Hogwarts.
« Pensi... che potrei restare qui? »
Andromeda sorride ancora una volta. Il suo cuore è gonfio di orgoglio per il ragazzo che ha di fronte a sé, che è riuscito a rimanere integro e buono nonostante i cattivi ideali che lo hanno cresciuto.
« Penso che James ne sarebbe molto felice ».
«Grazie, Andie» sussurra Sirius, mentre scendono le scale per comunicare la decisione presa anche al resto dei presenti. «È stato il tuo esempio a darmi il coraggio di dire di no».
   
 
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