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Autore: OfeliaMontgomery    21/06/2015    1 recensioni
[IN REVISIONE]
«Il libro delle Lune narra che diciassette anni dopo la morte di ogni Guardiano della Notte, quest'ultimi verranno reincarnati nel corpo di cinque ragazzi che compieranno diciassette anni nel giorno di Halloween. I cinque ragazzi che verranno prescelti per la reincarnazione si ritroveranno con un marchio a forma di Luna Crescente sul dorso della mano destra nel giorno del loro compleanno e saranno i discendenti delle cinque famiglie di Guardiani stessi.»
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entrai nell’edificio, una struttura dalle pareti biancastre, composta da sedici appartamenti suddivisi in quattro piani. Ovviamente io abitavo all’ultimo piano. Con passo svelto mi avvicinai all’ascensore e ci entrai dentro. Pigiai il tasto numero ‘4’ e aspettai che le porte dell’ascensore si chiudessero per poi appoggiarmi contro la parete di metallo. Feci un profondo respiro poi mi passai le mani fra i capelli e li strattonai per controllare se era successo davvero o se mi ero solamente immaginata tutto. No, era successo davvero. Quell’uomo aveva davvero cercato di uccidermi, perché secondo loro ero la guardiana della Terra. Persino secondo Derek ero la guardiana e poi quel marchio che mi era apparso sulla mano, cosa stava a significare? E come avrei fatto a nasconderlo ai miei genitori? Perché una cosa così strana era proprio dovuta capitare ad una ragazza come me? Che cosa avevo fatto di male?
Arrivai al mio piano e le porte metalliche dell’ascensore si aprirono, emettendo suoni metallici. Pregai di non aver svegliato nessuno, ma non me l’ero proprio sentita di usare le scale, mi sentivo così stanca che mi sarei potuta persino addormentare sui gradini.
Appartamento 15. Presi la chiave da sotto lo zerbino che dava il benvenuto con una faccina gialla sorridente e poi aprii la porta di casa.
Entrai nell’appartamento, appoggiai la borsa sul mobiletto vicino alla porta, sulla sinistra e poi mi guardai in giro. Tutto era avvolto nel buio. Beh d'altronde era mezzanotte passata e i miei genitori dormivano già.
Mi tolsi i tacchi e poi mi diressi verso la mia camera, che si trovava nella parete di destra. Lentamente camminai nel buio, ma ovviamente con la mia fortuna andai a sbattere contro il divano. Emisi un verso sommesso poi istintivamente mi portai una mano sulla bocca per zittirmi. Qualcuno lassù doveva proprio odiarmi se voleva che i miei genitori scoprissero che ero tornata solamente ora. Aspettai qualche secondo per vedere se si era svegliato qualcuno, ma nessuno si mosse. Emisi un sospiro di sollievo; bene, via libera. Iniziai a correre velocemente verso la mia camera, trattenendo il fiato ed emettendo il minor rumore. Entrai svelta nella mia stanza poi chiusi lentamente la porta, pigiai sull’interruttore della luce e la camera dalle pareti color verde limone si illuminò.
Mi accasciai contro la porta della mia camera e ritornai a respirare normalmente. Ero fortunatamente riuscita a scamparla.
Lentamente mi rialzai da terra poi cominciai a svestirmi perché mi sentivo sporca. Lasciai scivolare il mio vestito infondo ai piedi poi lo scalciai lontano da me.
Con una lentezza che faceva invidia ad un bradipo entrai nel bagno e aprii il rubinetto della doccia, spostando la manovella verso l’acqua calda. Avevo proprio bisogno di una doccia per togliermi di dosso l’odore di fumo, alcool e polvere e di estraniarmi dal mondo per qualche minuto. Tolsi anche l’intimo poi entrai nella doccia. Un getto d’acqua fredda mi investì in pieno, facendomi rabbrividire al primo impatto. Girai in fretta e furia la manovella verso quella calda e stetti lì a godermi lo scorrere dell’acqua bollente sulla pelle. Mi isolai per qualche attimo dal resto del mondo. Purtroppo però le immagini di quella sera continuavano ad apparirmi davanti agli occhi e anche se provavo a scacciarle, quelle tornavano ancora più nitide. Sospirai rumorosamente poi mi passai esasperata le mani tra i capelli zuppi d’acqua e scossi la testa cercando di scacciare via le immagini. Strinsi fortemente gli occhi su cui scivolarono delle gocce di acqua calda ma niente, quelle dannate immagini continuavano a tornare e a farmi venire fitte al cuore per le sensazioni di terrore che avevo provato in quelle ore.
Di colpo la luce si spense, lasciandomi nella doccia completamente al buio e con il fiato sospeso per la paura. Chiusi l’acqua ed avvolgendomi in un asciugamano uscii dalla doccia poi zigzagando al buio tornai nella mia camera con i capelli che grondavano d’acqua.
Mi asciugai in fretta e furia poi indossai il mio pigiama: una maglietta bianca con su delle paperelle e dei pantaloncini rosa ed infine presi in mano la lampada che stava sul mio comodino e mi misi davanti alla porta della mia camera pronta a colpire chiunque provasse ad entrare. Probabilmente se l’assassino mi avesse vista vestita in quel modo e con in mano una lampada sarebbe scoppiato a ridermi in faccia per quanto ero patetica.
Di colpo sentii bussare alla mia porta e sobbalzai in aria spaurita, «Avis, posso entrare?» domandò Amanda, la mia sorella maggiore. Emisi un sospiro sollevato poi andai a sedermi sul mio letto però non prima di aver rimesso al suo posto la lampada.
«Certo» bisbigliai tamponandomi con l’asciugamano, che avevo usato per il corpo, i capelli perché avevo la schiena completamente bagnata.
Amanda entrò nella mia camera con indosso il suo pigiama con i maialini abbinato al mio con le paperelle e con i capelli color cioccolato fondente legati in uno chignon disordinato.
«Ehi. Buon compleanno diciassettenne!» esclamò sorridendomi radiosa. Ricambiai il sorriso poi le feci segno di venire sul mio letto. Non se lo fece ripetere due volte. Corse verso di me e mi saltò letteralmente addosso. Emisi un verso strozzato mentre quel orso di mia sorella mi schiacciava sotto al suo peso.
«Come ci si sette ad essere una diciassettenne?» mi chiese dolcemente mentre si sedeva comodamente sopra il mio bacino poi indicò i miei capelli e alzò un sopracciglio. Le mimai un «ho fatto la doccia» poi ridacchiai stranamente allegra, «Normale. E tu come ti senti ad essere una ventiduenne?» domandai, intrecciando le mie dita di entrambe le mani con quelle di Amanda. Amanda a differenza mia era nata il trenta ottobre, ma essendo che il suo compleanno lo aveva festeggiato con i suoi amici non era stata a casa con noi però ogni anno i nostri genitori ci facevano un grande party nel giorno del mio compleanno per poter festeggiare sia il mio che quello di Amanda quindi stavamo tutti insieme per un’intera giornata.
Amanda alzò le spalle, «Vecchia» rispose ridacchiando poi staccò una mano dalla mia per accarezzarmi una guancia, «Come mai se tornata a casa così presto? Pensavo saresti stata fuori a sballarti fino a non reggerti più in piedi» mi chiese premurosa ma con un tono malizioso nella voce.
Scrollai le spalle poi feci spallucce «Non mi divertivo in discoteca, ma le altre hanno voluto lo stesso andarci» spiegai scocciata roteando gli occhi.
Amanda emise un sospiro deluso, «Capisco. Beh ora ci sono qui io» esclamò allegramente poi iniziò a farmi il solletico. Iniziai a ridere come una pazza e a muovermi come un anguilla sotto al tocco e al peso di mia sorella che mi teneva ferma sotto al suo corpo.
«Shh, sennò quei due si incazzeranno» mormorò Amanda poi mi picchiettò un dito sul mio naso divertita dalla situazione. La fulminai con lo sguardo «E chissà di chi è la colpa. Una pazza mi fa il solletico a mezzanotte passata e poi mi dice di fare silenzio» replicai sorridendole furbamente.
Amanda annuì scettica e incrociando le braccia al petto «In realtà è l’una passata. Sai cosa ti dico va bene, ho capito, il regalo che ti ho fatto me lo tengo per me dato che sono una pazza» borbottò lei punzecchiandomi poi si alzò da me, lasciandomi finalmente respirare normalmente.
Io fui svelta e la afferrai per una braccio, invertendo le posizioni. Ora ero io a trovarmi sopra di lei. «Regalo? Quale regalo? Non avevi accennato a nessun regalo. Dov’è?» domandai con voce infantile e curiosa come una bambina di cinque anni che aspettava impaziente il suo regalo di compleanno.
Amanda, sotto di me, scoppiò a ridere facendo vibrare il suo petto «Sì, ti ho fatto un regalo perché ti voglio bene cretinetta» rispose lei continuando a ridacchiare. Le sorrisi affettuosamente poi la strinsi fortemente a me, alzandole di poco la schiena dal letto. Il calore dell’abbraccio di Amanda era la cosa che mi faceva stare meglio, tanto che per un attimo dimenticai quello che mi era successo qualche ora prima. Amanda mi strinse di più a sé premendo le sue mani sulla mia schiena e appoggiando la testa nell’incavo del mio collo. Affondai il viso nell’incavo del suo collo ed inspirai a pieni polmoni il suo profumo. Sentii il profumo dello suo shampoo alla fragola penetrarmi con dolcezza le narici e ciuffi di capelli castani solleticarmi il naso.
«Sei la sorella migliore del mondo. Ora però voglio il regalo» strillai estremamente allegra. Amanda sogghignò divertita, «E’ in camera mia. Vado a prenderlo» ribatté accennandomi un sorriso sghembo. Mi spostai da sopra mia sorella e lei strisciò via dal mio letto, «Arrivo subito» disse poi sparì dietro la porta della mia camera lasciandomi da sola e con il cuore in gola per l’eccitazione. Chissà cosa mi aveva regalato mia sorella.
Dopo cinque minuti, nei quali restai ferma a fissare il soffitto per calmare la mia euforia, Amanda tornò in camera mia con una busta rosa. Saltellai sul letto allegramente, facendo scricchiolare le molle.
«Dammelo. Dammelo» strillai mentre allungavo una mano verso la busta rosa come una bambina che non vedeva l’ora di ricevere il suo gelato. Mia sorella mi guardò scioccata, «Attenta che ti sta scendendo della bava» esclamò compiaciuta. La guardai di sottecchi e Amanda ricambiò lo sguardo, incrociando le braccia sotto al seno quasi inesistente poi scoccò la lingua contro al palato come per gustare al meglio il momento delle mie suppliche.
«Ti prego» la supplicai con labbro inferiore sporto in avanti, muovendo le dita verso la busta e facendole gli occhi da cerbiatto.
Amanda sbuffò stizza, «Ruffiana» borbottò infine poi mi diede ufficialmente la busta rosa contenente il mio regalo.
Saltellai sul letto mentre tiravo fuori il pacchetto con attaccato anche un piccolo fiocco rosa. 
«Buon compleanno pazza» disse dolcemente Amanda sedendosi sul bordo del mio letto in attesa del mio ringraziamento. Le scoccai un bacio sulla guancia poi mi avventai sul pacchetto come una belva che si accaniva sulla sua preda per poterla sbranare. Scartai il pacchetto alla velocità della luce ed infine alzai il coperchio della scatolina. Spalancai gli occhi e la bocca euforica. Al interno della scatolina trovai una meravigliosa collana composta da una pietra verde smerlarlo, contornata da una sottile cornice d'oro.
La presi in mano e sgranai ancor di più gli occhi sempre se era possibile. La collana era meravigliosa, davvero, davvero bellissima. Era proprio il mio genere. Amanda sapeva che adoravo i gioielli, ma soprattutto qualsiasi cosa centrasse con pietre e gemme.
«Amanda è stupenda!» esclamai meravigliata con la bocca che andava a formare una ‘O’.
Amanda mi sorrise dolcemente poi mi aiutò ad indossarla. «Questa collana ti proteggerà sempre, ricordalo. Ora va a dormire che doma- oggi sarà dura» mi scoccò un bacio sulla fronte poi mi strinse a sé con forza, più forza del normale e con fare protettivo ed infine si alzò dal mio letto per poi uscire dalla mia camera.
«Grazie sorellona» sussurrai mentre stringevo al petto il ciondolo della collana e mi lasciavo cadere con la schiena contro al morbido materasso del mio letto.
«Buon compleanno a me» sussurrai tra me e me mentre fissavo malinconicamente e senza un motivo preciso il soffitto bianco della mia stanza.
Chiusi gli occhi poi pensai a mia sorella, al suo dolce sorriso e al suo calore e dopo pochi secondi crollai stanca morta, cullata dalle braccia di Morfeo.

 

  
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