Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sere J Potter DiLaurentis    23/06/2015    1 recensioni
Sono passati diciannove anni e tutto sta veramente andando bene... o quasi. A Harry non brucia più la cicatrice, ma da qualche tempo c'è un pensiero che lo tormenta ed è questo che lo porterà nell'ufficio di un investigatore.
Chi sta cercando? Una persona che manca da molto tempo - troppo, ad opinione di Harry - ma non solo per questo la rivuole a casa.
Il ministero non è più un luogo corrotto, eppure qualcosa di oscuro sta accadendo ed è per questo che il prescelto ha bisogno di lei.
Il ritorno della strega potrebbe aiutare e rendere felici molti suoi vecchi amici, fatta eccezione per un certo biondo ex mangiamorte che soffrì molto per la sua partenza diciannove anni prima.
Cosa accadrebbe se questa strega fosse la cugina del famoso Harry Potter, ma anche una delle più probabili oscure streghe del loro tempo?
Ha un dono potente, ma che al contempo le annerisce il cuore.
La scelta tra ciò che è giusto e ciò che facile potrebbe giungere presto per lei.
È tempo per la famiglia di riunirsi.
Il passato sta tornando e con esso anche la sofferenza vissuta.
Cosa ha in serbo il destino?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Neville Paciock, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Pansy/Theodore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Capitolo I


Nei giorni successivi Harry continuò a vivere la sua vita come se l’incontro con l’investigatore Pye non ebbe mai avuto luogo. Proseguì mantenendo tutto segreto. Nessuno doveva sapere niente, oltre al fatto che era qualcosa di cui solamente lui doveva occuparsi, ma si trattava anche di affari di famiglia oltre che di stato.
Erano passati all’incirca tre mesi dall’incontro con l’investigatore, l’inverno stava arrivando e con esso ci sarebbero state molte novità.
Quel giorno il Ministero pullulava di persone, Harry non si stupì più di tanto siccome un periodo di nuove assunzioni siccome alcuni maghi o se ne erano andati in pensione o erano stati trasferiti. Persino lui avrebbe dovuto tenere qualche colloquio per verificare i nuovi auror e affiancarli a qualcuno che avesse qualche anno in più di esperienza. Harry si alzò anche più tardi perché la sveglia si era rotta e non ebbe nemmeno il tempo di fare una veloce colazione.
Hermione, che da qualche anno era diventata vicepresidente del Dipartimento per l'Applicazione della Legge Magica, gli parve davanti con due caffè d’asporto e un gran sorriso.
«Mi hai appena salvato la giornata!» esclamò Harry afferrando la sua bevanda.
«Ginny mi ha raccontato di stamattina e quindi ho pensato che un caffè ti avrebbe rigenerato. Metodo babbano, metodo funzionante!» disse Hermione squillante già di prima mattina, esattamente come quando erano ad Hogwarts, mentre la carica emozionale Harry era nettamente inferiore. «Cinque minuti fa sono passata nel tuo ufficio per invitarti a cena questa sera. Ron si vuole cimentare a preparare il polpettone, ma sapendo che ne mangerà di più di quello che cucinerà, ne ho comprato uno da asporto pronto da scaldare.»
«Sei ingegnosa, come sempre!»
«Previdente, mio caro.» affermò Hermione con un sorriso soddisfatto sulle labbra fini prima di sorpassarlo per tornare al suo lavoro. «Ah! - esclamò voltandosi di scatto - Prima ho trovato un ragazzo nel tuo ufficio, penso che debba fare un colloquio.»
«Sicuramente. Non vedi che confusione che c’è?»
«In bocca al lupo, prescelto!» Hermione ridacchiò salutandolo con un cenno della mano e utilizzando il nomignolo che lo aveva reso famoso quando erano adolescenti, ma nonostante fossero passati diciannove anni veniva ancora chiamato così da molti. Del resto c’erano delle cose che non sarebbero cambiate mai, esattamente come l’amicizia che lo legava a Ron ed Hermione. Ventisette anni di pura e leale amicizia. Erano diventati una famiglia e non perché Harry aveva sposato Ginny, ma perché c’erano sempre stati l’uno per l’altro. Avevano combattuto e sofferto insieme, si erano sostenuti e mai avevano avuto paura quando erano stati uniti.
“La famiglia non è solamente quella di sangue”: non poteva esserci affermazione più vera.
Si erano legati da quella notte di Halloween del primo anno. Un legame che non si sarebbe mai spezzato.
Harry bevve il caffè offerto da Hermione mentre raggiungeva di fretta il suo ufficio. Salutò con i capo chiunque incontrasse e buttava l’occhio sull’orologio ogni poco. Non appena entrò nel suo ufficio si tolse la giacca e la mise sull’attaccapanni e poi andò alla sua scrivania. C’era una persona seduta dalla parte opposta. Sicuramente era lì per il colloquio, come aveva detto Hermione.
«Perdona il mio ritardo, ragazzo.»
«Non si preoccupi, signor Potter.»
La voce maschile che aveva proferito tali parole suonava così soave e gentile da sembrare addirittura finta. Pensandoci su, somigliava molto al tono tenue del defunto Albus Silente. Quella era stata la prima impressione di Harry, ma il colloquio non si sarebbe di certo concentrato sulla voce del ragazzo. Ci fu qualcos’altro che attirò in maniera stupefacente l’attenzione del Prescelto. Sgranò gli occhi non appena lo guardò in faccia, si pulì addirittura gli occhiali per ben due volte. Il giovane che tanto lo stava mettendo in confusione rimase in silenzio e fermo nella sua postura alquanto elegante. Sembrava possedere il portamento di un principe e l’aspetto riportava molto a ciò che le bimbe sognavano dopo aver letto una fiaba. Riccioli biondi come il grano e due occhi chiarissimi da far invidia a Lucius Malfoy. In effetti nella mente di Harry balzò il quesito: si tratterà di un loro parente?
Eppure c’era qualcos’altro che lo metteva in subbuglio.
«Perdonami, ma… ci siamo già conosciuti?»
«Ne dubito, signore. Sebbene io conosca lei per fama.» rispose quel ragazzo molto cortese.
Harry annuì sorridendo un po’ impacciato, nonostante fossero passati quasi due decenni gli faceva strano sentirsi elogiato da chi era più giovane di lui. Ogni qualvolta che volgeva uno sguardo a coloro che possedevano molti anni in meno di lui non poteva che pensare a ciò che aveva passato lui alla loro età e coloro che morirono perché avevano creduto in lui. Fece un lungo sospiro prima di rivolgere un’occhiata al foglio che la sua segretaria gli aveva messo sulla scrivania.  
«James Petrovic. Uhm!» il nome di suo padre non fu l’unica cosa a farlo concentrare «Petrovic… Petrovic… questo cognome non mi è nuovo.»
«Forse conosce mio padre.» azzardò quel giovane dalle buone maniere. «Ha frequentato Hogwarts come lei e chiunque fosse nato nel 1980. Si tratta di Stefan Petrovic.»
«Ecco! Sì, sì! Mi rammento di tuo padre, ha combattuto dalla parte dell’Ordine della Fenice nella seconda Guerra Magica. È un vero combattente, devi esserne fiero.»
«Lo sono molto, signore.»
Harry sorrise non volendo affatto sembrare il classico futuro datore di lavoro tutto rigido e che non aveva il benché minimo rispetto per i più giovani. Era entusiasta di avere il figlio di uno dei suoi vecchi amici di scuola tra i suoi fidati auror. Ricordava bene Stefan per la sua lealtà durante la guerra contro Voldemort e gli sarebbe piaciuto molto rincontrarlo.
«Non sapevo che tuo padre fosse tornato in Inghilterra.»
Il giovane James Petrovic sgranò leggermente gli occhi. «Oh, no. Ehm… mio padre è in giro per il mondo come ambasciatore del Ministero magico russo. Io sono qui perché ho frequentato Hogwarts.»
Harry corrugò la fronte. Rimase alquanto basito siccome credeva che chiunque provenisse dall’Europa dell’est finisse per studiare a Durmstrang, sia per la vicinanza sia per la lingua, anche se dovette ammettere che James, oltre ad avere insolitamente un nome inglese, possedeva un accento perfetto. Harry non indugiò su ciò per non essere troppo invadente. Si fermò su fatti più limpidi.
«Dunque hai frequentato Hogwarts.» affermò senza tralasciare lo stupore sincero.
«Sì, signore.- rispose James abbozzando un sorriso divertito -Tutti risultano alquanto sorpresi quando lo dico. In effetti mia madre avrebbe preferito mandarmi a Durmstrang, ma mio padre ha insistito tanto che studiassi dove anche lui ha frequentato.»
«Oh, capisco. E se i tuoi genitori ti avrebbero fatto scegliere, dove saresti andato?»
«Hogwarts, senza ombra di dubbio. Me ne è stato parlato così tanto e così bene che non avrei scelto altra scuola.»
La curiosità di Harry non riuscì a trattenersi: «E quando hai imparato bene l’inglese?»
«Oh, ehm… mia madre è inglese.»
«Ha frequentato Hogwarts anche lei?»
«N-no. Lei è una babbana.»
Ecco, doveva starsene zitto!
«Capisco.» disse Harry abbassando lo sguardo. Per non creare ulteriore imbarazzo aprì il fascicolo del ragazzo per osservare i voti dei G.U.F.O. e M.A.G.O. ed erano tutti molto notevoli. «Ti sei impegnato molto a scuola, vedo. Il che è ottimo, anche se non servono solo dei voti alti. Il nostro lavoro è pericoloso e ci vuole gran serietà e soprattutto gran coraggio. Non intendo mostrarmi come un vecchio rompiballe, ma credimi ci vuole sangue freddo. Per questo sono stati creati dei test di prova fisica/magica attitudinale… che sembra tu abbia superato.- disse arrivando all’ultimo foglio. -Come non detto, figliolo. Benvenuto a bordo!» esclamò allungandogli la mano.
James abbozzò ad un sorriso e la strinse soddisfatto; ci teneva molto a diventar un auror a fianco al grande Harry Potter. Quest’ultimo fece apparire un foglio che firmò e mise il timbro del Ministero della Magia. Era un documento obbligatorio per legge, una sorta di contratto che James dovette firmare e che venne poi riposto nel suo fascicolo. Harry scorse la lista degli auror per vedere chi potesse essere disponibile per insegnare al loro nuovo collega e risultò un solo nome. Sembrava destino.
«Ogni nuovo auror viene affidato per tre anni ad uno più esperto e tu sarai affidato, a quanto pare, a me.»
Gli occhi di ghiaccio di James si illuminarono dalla sorpresa e dalla gioia, avrebbe avuto come maestro il più grande mago di cui si fosse parlato.
«Sarà un onore, signor Potter!»
Il prescelto ridacchiò spensierato. «Sarò il capo del dipartimento, ma puoi benissimo darmi del tu e quindi chiamami Harry.»
 
Harry rimase tutto il giorno con James per fargli conoscere le persone con cui avrebbe dovuto lavorare ogni giorno e per prendere confondeva con l’ambiente immenso del Ministero che poteva spaventare la prima volta. Anche durante la pausa pranzo rimase al suo fianco così da essere disponibile per qualsiasi cosa avesse bisogno, immaginando che il primo giorno non sarebbe stato facile, sicuramente si sentiva spaesato, ed Harry voleva invece farlo sentire al più presto a suo agio. Era una questione di umanità.
Quando la giornata si concluse ognuno andò per la propria strada. Harry si smaterializzò in fretta a casa sua per farsi una doccia veloce e vestirsi informale, per andare poi assieme a Ginny e a Lily a casa di Ron e Hermione.
Come previsto dalla brillante signora Weasley, Ron non resistette ad assaggiare un boccone del polpettone… e un altro boccone e un altro ancora. Per fortuna Hermione conosceva bene suo marito e quindi fece trovare ai cognati e alla dolce nipotina le più gustose prelibatezze.
La cena procedette tranquillamente, con l’introduzione di qualche pettegolezzo innocente e, come sempre, si finiva per parlare di Hogwarts soprattutto dopo che Rose aveva raggiunto i cugini assieme ad Albus.
Ormai erano via da tre mesi e i coniugi Weasley iniziarono a possedere quell’ansia da distanza che i Potter condividevano da un anno.
«La mia Rosie mi scrive spesso che prende dei voti alti e Neville conferma. Ha proprio preso da sua madre!» esclamò Ron mentre trangugiava il pezzo di polpettone.
«E meno male. - aggiunse Hermione - Se avesse preso da te sarebbe ogni poco dal preside, per fortuna è una ragazza coscienziosa, ma non avevo alcun dubbio a riguardo.»
«E con questo cosa vorresti dire, donna? che io non sono coscienzioso?»
«Ora, forse. All’epoca ricordo che eri molto pigro, lo neghi?»
«Non ti negherei mai niente, amore mio.» rispose Ron voltandosi verso la moglie e facendogli gli occhi dolci per arruffianarsela e, come ogni volta, non potè che farla ridere. Erano l’espressioni buffe che faceva ogni volta a farla divertire tanto come accadeva quando erano ad Hogwarts. La simpatia era ciò che, nonostante tutto, non lo aveva abbandonato e per Ginny ed Harry era sempre una gioia vedere come si stuzzicavano ironicamente; sembrava quasi che quei diciannove anni non fossero mai passati. Il rapporto tra le due coppie non era cambiato per niente. L’amore che condividevano era ancora forte; forte come la fiamma che era divampata durante la guerra contro Voldemort, forte come il coraggio che avevano avuto e che possedevano ancora.
«Albus mi ha scritto che per natale torna a casa assieme a James, Rosie invece cosa fa?» chiese Ginny.
«Anche lei pensa di tornare.» rispose Hermione.
Ron fece un verso simile ad un grugnito e poi deglutii in fretta ciò che aveva in bocca. «Pensa? No, no. La mia bambina deve assolutamente passare il Natale a casa!»
«Stai per caso esprimendo un sentimento equivalente alla gelosia per tua figlia?» lo prese in giro Ginny lanciando occhiata d’intesa a Hermione che se la rise sotto ai baffi.
«Baggianate! È solo che a natale è tradizione che la famiglia sia unita e poi chi si perderebbe la torta di mia madre?»
«Su questo ti do ragione!» esclamò Harry prima di battere il cinque al suo migliore amico seduto alla sua sinistra. Ron stava a capotavola, lo faceva sentire importante e inoltre ribadiva sempre che essendo il capo di quella famiglia era suo diritto sedere a quel posto! Hermione e i suoi figli lo lasciavano fare, sapendo che se c’era qualcuno che dettava regole e le faceva rispettare era la signora Weasley.
«Harry, prima di andartene ricordami che ho le carte dell’affiancamento auror che mi avevi domandato oggi.» disse Ron.
«Carte? - intervenne Ginny - Sono arrivati nuovi auror oggi?»
«Uno solo e me lo sono affiancato siccome erano tutti già occupati.» rispose Harry ricordandosi di quella lunga giornata a di James. «Il ragazzo sembra essere molto preparato, per fortuna è molto educato e indovinate un po’, è figlio di Stefan Petrovic!»
Tutti sembrarono esser avvolti dai ricordi e annuirono in fretta, rammentando del giovane che aveva combattuto al loro fianco seppur fosse della casa di Serpeverde. Ginny, in particolar modo, ne aveva un ricordo più lucido: «L’ultima volta che l’ho visto è stato ad una partita, penso nel 2005 il mio primo anno come Reporter di quidditch per la Gazzetta del Profeta.»
«E c’era anche sua moglie?» domandò curiosa Hermione.
«Uhm… non che io ricordi, però aveva il pizzetto!» esclamò prima di ridere assieme alla cognata mentre Ron e Harry alzarono gli occhi al cielo e scossero il capo. I due amici si erano sempre chiesti cosa attirava le donne ai tipi misteriosi, pompati e dall’accento nordico come Stefan. Era arrivato a Hogwarts durante il loro quinto anno e lo smistamento avvenne in privato; nonostante fosse finito in Serpeverde non finì nella combriccola di Malfoy, anzi, il bel principe delle serpi non aveva mai alzato la cresta con il russo Petrovic. Stefan entrò anche a far parte dell’Esercito di Silente. Sembrerebbe un ragazzo modello, ma ovviamente anche lui ebbe qualche pecca.
«Petrovic si è dato da fare dopo la Guerra!» sbottò Ron continuando a mangiare.
«In che senso?» chiese Harry.
«Beh, per essere un nuovo auror dovrebbe essere appena uscito da Hogwarts. Quindi diciamo che ha diciotto anni?»
«A quanto pare ha trovato la donna giusta et voilà!» disse Hermione trovando la spiegazione più logica, anche se francamente non era interessata della vita privata altrui.
«Esatto. Solo perché tu ci hai impiegato otto anni ad ammettere i tuoi sentimenti, non significa che tutti fanno così, caro fratello.»
Dopo qualche sbuffo da parte del capofamiglia Weasley-Granger, la cena continuò tranquillamente. Le due coppie chiacchierarono per la maggior parte del lavoro, fino a quando gli uomini non cominciarono a discutere di quidditch e le donne, stufe di starli a sentire, si ritirarono in cucina a scambiarsi qualche trucco femminile. I piccoli Hugo e Lily Luna andarono in cameretta a giocare o a scambiarsi figurine.
Verso le undici e mezza la famiglia Potter si ritirò tornando a Grimmauld Place n°12. Harry portò in camera Lily che, si era addormentata, e le rimboccò le coperte. Sospirava ogni volta che pensava al fatto che l’anno avvenire avrebbe dovuto separarsi anche dalla sua piccola principessa. Come ribadiva spesso Ron, avrebbe avuto casa libera e momenti di intimità da trascorrere con la sua cara mogliettina, ma per Harry non c’era gioia maggiore dei suoi figli. Fu contento di vederli diversi tra loro, ognuno con le proprie qualità. Alla fine aveva ottenuto ciò che nel profondo aveva sempre desiderato: una famiglia.
Un altro sospiro.
La famiglia era ciò che di più sacro c’era per lui, oltre che l’amicizia o l’amore per Ginny… forse proprio per quest’ultimo grande sentimento Harry prese un’altra decisione.
Dopo aver dato un bacio sulla fronte a Lily, scese al primo piano per raggiungere sua moglie che stava sistemando la cucina; era stata tutto il giorno al lavoro, come Harry, e quindi poteva ritagliarsi solamente quel momento, a tarda serata, per sistemare.
«Ehi, pensavo fossi già a letto.» disse Ginny con voce dolce, accorgendosi della presenza del marito sull’uscio della cucina.
«Ti devo dire una cosa.» andò dritto al punto Harry. Non voleva indugiare un momento di più per paura di perdere coraggio e tenersi tutto dentro, come aveva fatto negli ultimi mesi. Dall’espressione preoccupata del marito, Ginny Weasley in Potter smise di asciugare gli ultimi piatti e si avvicinò a lui per ascoltarlo, sperando di essergli d’aiuto per qualsiasi cosa lo preoccupasse. Harry si sentì ancora più in colpa quando puntò i suoi occhi smeraldini in quelli sinceramente in pena della moglie.
In pochi minuti si ritrovarono seduti l’uno di fronte all’altro nel salotto. Harry in attesa di una risposta da parte di sua moglie da quasi dieci minuti e Ginny che fissava il vuoto, pensando, materializzando ciò che suo marito le aveva appena rivelato. Non era il genere di notizia sconvolgente che si aspettava. Credeva ingenuamente che la preoccupazione di Harry si basasse su qualcosa riferita al lavoro, o alla peggio, qualcuno che lo aveva offeso in qualche modo.
«L’hai… l’hanno già trovata?» domandò in un sussurro e alzando lentamente lo sguardo sul marito.
«No.»
«Sai cos’è accaduto l’ultima volta che hai tentato di...»
«Sì, mi ricordo… però forse… sai sono passati diciannove anni, per Merlino!»
Ginny fece un lungo sospiro, sentendo vicina la tristezza in cui Harry stava nuotando. Quella donna sarebbe stata l’unica ferita aperta che si sarebbe tenuto fino alla sua morte.
«Tu meglio di me conosci Scarlett e forse senti veramente che questa volta tornerà. Ma, se me lo permetti, io l’ho vissuta durante i tempi della guerra e ricordo bene la sua posizione e ciò che ha fatto, soprattutto come ne è uscita.» cominciò cercando di tenere un tono di voce molto tenue, come si adatta alla situazione, anche perché non voleva destare la ira di Harry. Sapeva meglio di chiunque altro quanto fosse suscettibile riguardo al discorso Scarlett.  Lei non è come te seppur abbia vestito una posizione audace. Tu sei nato come il prescelto, Scarlett lo è diventata per via delle sue scelte e sicuramente non è uscita bene. Non ti voglio scoraggiare, ma sai bene che per lei sarebbe arduo tornare. Anche se sono passati diciannove anni il passato non si dimentica mai.»
Harry rimase in silenzio, col capo basso. Poteva essere testardo quanto voleva, ma nel profondo sapeva che Ginny aveva ragione. Forse era anche troppo presuntuoso chiedere a Scarlett di tornare. Sentì le mani di Ginny attorno alle sue spalle.
«Qualsiasi cosa accadrà ti starò accanto.» sussurrò lei.
Le loro mani si unirono e nei loro cuori risiedeva la speranza, ma erano due speranze diverse.
Harry sperava nel ritorno di Scarlett.
Ginny sperava che, se sarebbe avvenuto, il ritorno di Scarlett non avesse interrotto la lunga pace di quegli anni.
 

Note Autrice:
Eccoci al primo capitolo! Come vi è sembrato?

Lentamente si apre uno spiraglio su questa Scarlett e anche Ginny ne parla che appoggia suo marito pienamente nella ricerca della cugina.
Il dubbio sta in cosa ha fatto Scarlett o cos'è accaduto per andar via. Saprete tutto a tempo debito ;)
E James? questo nuovo personaggio è assolutamente da tener d'occhio perchè vi riserverà più di una sorpresa!
Un bacione a tutti voi che avete letto e grazie per chi ha recensito e ha inserito la storia nelle varie categorie :)
Sere
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sere J Potter DiLaurentis